Di Fabrizio (del 31/01/2008 @ 20:48:44 in Italia, visitato 3135 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro:
Nei giorni 22 e 23 gennaio si è svolta la Conferenza Europea sulle
Popolazioni rrom e sinte organizzata dai Ministri dell’Intermo e della
Solidarietà Sociale. L’iniziativa ha registrato un successo superiore alle
attesa in ragione della folta partecipazione di rrom e sinti di fronte a
sindaci, governatori regionali, sottosegretari, ministri della repubblica,
rappresentanti di istituzioni europee, ministri esteri. Si è trattato del primo
incontro con respiro internazionale sul suolo italiano in cui ai rrom e sinti è
stata offerta l’opportunità di prendere la parola ed esplicitare esigenze e
attese rispetto a una situazione obiettiva che è una delle più degradate e
emarginate d’Europa a causa della sistematica violazione di diritti primari e
della negazione delle più elementari spettanze di cittadinanza sociale. I rrom
hanno dimostrato in questa “solenne” occasione di sapersi autorappresentare
dimostrando una forte volontà a proseguire nel processo di costituzione di
propri organismi nazionali in grado d’interloquire con le autorità pubbliche.
Tuttavia questo evento positivo, che si spera non rimanga un bel gesto isolato
ma preluda a un cambiamento di rotta, rimane in aperta e patente contraddizione
con l’incapacità da parte delle istituzioni di offrire un riconoscimento
giuridico a rrom stranieri in Italia da decenni, e pertanto di fatto
appartenenti alla nostra comunità, cui non solo non è riconosciuto l’accesso
alla cittadinanza ma è rifiutato anche il permesso di soggiorno. I rrom e i
sinti italiani d’altra parte, alcuni dei quali (kalderasha e sinti giostrai)
sono gli unici a praticare sia pure parzialmente il nomadismo, vengono
sottoposti a pressioni e vessazioni di ogni tipo nonostante il riconoscimento
legislativo del diritto al nomadismo (cfr. legge Corona sullo spettacolo
viaggiante).
Le autorità presenti all’incontro hanno manifestato una apprezzabile convergenza
nell’ammettere il ritardo dello Stato italiano nel predisporre adeguate
politiche sociali e di partecipazione delle comunità rrom e sinte.
Il risultato complessivo e il clima instauratosi lasciava sperare che la
questione dei rrom non si configurasse più come solo un mero problema di ordine
pubblico e malintesa sicurezza, come è avvenuto durante il corso del 2007 con
sgomberi indiscriminati sia di miserabili insediamenti informali sia di veri e
propri campi attrezzati.
A meno di una settimana dalla conferenza, il 29 gennaio alle 7.00 del mattino si
è presentato un massiccio numero di agenti di PS nel campo sosta di Saxa Rubra,
dove era stata indirizzata dalle autorità comunali la comunità dei rrom
kalderasha proveniente dall’area dell’ex Foro Boario in cui si era stabilita fin
dal 1993. L’allontanamento forzato dall’area è avvenuto senza alcun preavviso e
senza alcuna delle giustificazioni avanzate a fondamento degli sgomberi degli
insediamenti dei rrom stranieri. I kalderasha sono tutti cittadini italiani per
cui nei loro confronti non vale l’accusa di essere clandestini. Inoltre l’area
era stata occupata non indebitamente in quanto suggerita dalla stessa
amministrazione comunale. Anche l’eventuale accusa di degrado non avrebbe senso
alcuno dal momento che i campi e le roulottes dei kalderasha sono universalmente
conosciute per il lindore, la pulizia, l’ordine con cui sono amorevolmente
curate. Inoltre non era possibile neppure avanzare il pretesto della crescita
incontrollata dell’insediamento in quanto il numero delle roulottes si era nel
tempo ridotto.
I rrom kalderasha quando si trovavano al Foro Boario erano perfettamente
integrati non solo con gli abitanti del territorio, ma anche con i numerosi
soggetti che nel tempo erano stati ospitati in quello spazio che è stato uno dei
laboratori sociali più importanti d’Europa degli ultimi decenni. Il centro
sociale “Villaggio globale”, la radio “Spazio Aperto”, l’associazione
“Stalker-Osservatorio nomade”, l’associazione “Senza Confine” nella quale aveva
militato Dino Frisullo, al quale hanno intitolato il piazzale, mostrando però di
non tenere in alcun conto la sua testimonianza di solidarietà con migranti e
rrom. Sin dal 2003 l’Assessorato alle politiche sociali (Franco Alvaro, Enrico
Serpieri) aveva promesso di trovare un’area nella quale potessero essere
adeguatamente ospitate le 40 famiglie nel caso di dover lasciare l’area per le
trasformazioni in progetto che riguardavano anche l’università di Roma Tre. Il
portavoce della comunità si era impegnato per lungo tempo a trovare aree adatte
ed ogni volta a comunicarle al Comune, ma sempre senza successo. Nel frattempo
l’impresa “Altra Economia” era riuscita a portare avanti lavori importanti
nell’area del Mattatoio restringendo lo spazio occupato dalle roulotte. Tutto si
era svolto senza alcun disagio per loro. Nel marzo 2007 s’ingiunse ai Kalderash
di lasciare l’area con l’indicazione di trasferirsi nel parcheggio di Saxa Rubra
dove già sostavano alcuni Kalderash. Per cercare di lenire lo sradicamento
imposto l’Assessorato si era impegnato a dare contributi economici per il
servizio scolastico, buoni benzina per le famiglie ed un contributo di 2.000
euro a famiglia una tantum (tutte promesse mai mantenute).
La stessa università di Roma Tre ancora una volta aveva contribuito a compiere
un sopruso nei confronti dei rrom. Infatti già si era adoperata a far deportare
a Castel Romano i Rom di Vicolo Savini, troppo prossimi ad alcuni edifici
acquistati dall’Ateneo, lo stesso che tra i suoi master ne vanta uno
sull’intercultura. In pieno anno scolastico i minori di vicolo Savini, inseriti
nelle scuole da anni, furono sradicati fuori dal raccordo anulare e ricoverati
in tende in attesa di realizzare container, il massimo a cui può aspirare un
rrom. Lo stesso è dunque avvenuto per i bambini dei Kalderash, ma avevamo
comunque accettato il trasferimento confidando nelle molte promesse che erano
state fatte loro.
L’anno 2007 sarà ricordato come l’anno degli sgomberi forzati perpetrati nei
confronti di miserabili insediamenti informali sui greti dei fiumi o anche ai
danni di veri e propri campi attrezzati che l’incuria delle istituzioni aveva
abbandonato in mano della devianza anche se praticata solo una parte delle
persone dei campi. I rrom romeni, ultimo flusso consistente dall’Europa
dell’est, sono state soprattutto le vittime di questi sgomberi, sostenuti da una
campagna mediatica, senza precedenti per ampiezza, allarmismo ingiustificato e
deformazione dei fatti, sulla sicurezza. Purtroppo le amministrazioni di
sinistra sono state in molti casi le promotrici di questi pogrom indiscriminati
contro lavavetri e mendicanti.
13 delle 40 famiglie non accettarono lo spostamento a Saxa Rubra e restarono
accampate nei pressi del Foro Boario, dimostrandosi lungimiranti rispetto a
quanti avevano creduto alle promesse comunali.
Gli sgomberati da Saxa Rubra (14 roulotte, 30 adulti, 10 tra neonati e bimbi
nella primissima ionfanzia, 8 minori che lo choc dello sradicamento dalle scuole
di Testaccio già li aveva portati ad un disagio pronunciato nelle nuove scuole,
6 anziani malati ed una disabile, un ricoverato in gravi condizioni al
Policlinico Gemelli, sono stati costretti a trovare rifugio temporaneo presso il
terreno di un privato che però ha preteso la promessa a non restare che per
qualche giorno.
Tutto ciò viola i principi espressi chiaramente nelle stesse leggi regionali,
nelle quali si riconosce il diritto al nomadismo, ma senza la precisa garanzia
di aree di sosta e di transito di fatto s’impedisce la possibilità di ogni
tradizionale attività economica come quella dei Kalderah o quella dei Sinti
giostrai. Solo con aree di sosta non precarie è possibile conciliare nomadismo e
diritti alla salute e allo studio.
Aldo Hudorovic, rrom Kalderash, vice presidente dell’associazione UNIRSI (Unione
nazionale e internazionale Rom-Sinti in Italia)
Bruno Nicolini (Centro Studi Zingari)
Marco Brazzoduro (docente di “Politiche sociali”, Università di Roma “La
Sapienza”)
Roberto De Angelis (docente di “Sociologia urbana”, Università di Roma “La
Sapienza)
Al Commissario Europeo per i Diritti Umani, Thomas Hammarberg
Al Ministro degli Affari Interni, Giuliano Amato
Al Ministro della Salute, Livia Turco
Al Ministro per le Politiche della Famiglia, Rosy Bindi
Al Ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero
Al Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo
Al Presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra
Al Sindaco di Roma, Walter Veltroni
All’Assessore alle Politiche Sociali e Sanitarie, Raffaella Milano
Al Prefetto di Roma, Carlo Mosca
Al membro italiano del Comitato di Esperti su Rom e Viaggianti del Consiglio
d’Europa, Claudio Marta
Di Fabrizio (del 17/05/2005 @ 20:24:35 in Italia, visitato 3711 volte)
da Marta Rabbiosi
I medici che volontariamente svolgono servizio di ambulatorio in un container presso i campi nomadi di via Triboniano, costituitisi nell'associazione Fuoriluogo, organizzano una serata di raccolta fondi sabato 21 maggio alle 22 presso Colore-via Moncucco 29 Milano (zona Famagosta)
Di Sucar Drom (del 03/06/2009 @ 19:39:49 in Italia, visitato 2369 volte)
Dijana Pavlovic chiuderà a Mantova la campagna elettorale di Rifondazione
Comunista con lo spettacolo teatrale Rom Cabaret, insieme ai musicisti Jovica
Jovic e Marta Pistocchi.
Siete tutti invitati venerdì 5 giugno 2009, alle ore 21.00, presso la sede
di Rifondazione Comunista a Mantova, in via Bettinelli n.12 (di fianco alla
Stazione Ferroviaria). A tutti sarà offerto un piccolo rinfresco.
Lo spettacolo è nato tre anni fa come occasione di incontro tra la cultura
Rom e la rappresentazione che ne ha fatto la tradizione letteraria
occidentale attraverso l’immagine romantica dei mondi rom e sinti
(Cervantes, Puskin, Merimée, ecc).
Di fronte alle vicende drammatiche degli ultimi due anni, che a partire dal
caso di Opera sono culminate nella cosiddetta “emergenza Rom”, è nata l’esigenza
di attualizzare lo spettacolo e trasformarlo in uno strumento non solo di
conoscenza e di confronto, ma anche di denuncia.
È quindi diventato uno spettacolo mosaico fatto di poesie e racconti popolari e
di autori Rom, di musica e canzoni popolari, di testi, di video e interviste che
raccontano la condizione dei Rom oggi in Italia fatta di sgomberi e di
pregiudizi. Ma tocca anche i momenti duri e drammatici della storia, come quello
dello sterminio nei campi di concentramento nazisti, passando dai toni poetici a
quelli amari e drammatici, senza dimenticare l’ironia e anche l’ autoironia
delle barzellette Rom.
Con Marta Pistocchi (italiana) e Jovica Jovic (rom serbo) - due musicisti
molto diversi tra loro per origine, provenienza e formazione professionale si
incontrano nel 2006 e animati dalla passione per la musica rom dei Balcani
formano un duo unico nel suo genere; i Muzikanti sono la realizzazione di un
autentico incontro di culture che si esprime in un linguaggio musicale
originale, fantasioso, libero e vitale.
Di Fabrizio (del 16/07/2005 @ 19:00:12 in Italia, visitato 2088 volte)
Ricevo da Marta Rabbiosi (martarab @ libero.it) domenica 17 luglio alle 20.30 presso la Casa della Carità - via Brambilla, 10 Milano - "Contaminiamoci senza frontiere", serata di musiche e danze organizzata dai rom rumeni ospiti della Casa in emergenza, in attesa della risposta istituzionale; i referenti istituzionali sono infatti invitati, ma chissà.... ben vengano tutti gli altri!
su www.redattoresociale.it del 14/7/05: NOMADI/1 - "Noi Rom i campi non li vogliamo"
"Sono stati un'invenzione delle organizzazioni pro-zingari; e oggi sono solo ghetti dove la criminalità impera". Parla Nazareno Guarnieri, rom, insegnante e mediatore culturale, ex-vicepresidente di Opera Nomadi. "Per una vera integrazione, l’alternativa è dar loro una casa". Come è avvenuto, con successo, in Abruzzo e a Lamezia Terme.
Di Fabrizio (del 20/11/2005 @ 18:40:50 in Italia, visitato 3680 volte)
PER LA LIBERTÀ E I DIRITTI DEI MIGRANTI
per la chiusura dei Cpt e l’abrogazione della Bossi-Fini
Milano e l’Italia sono cambiate, sono diventate multietniche. Sono tre milioni i nuovi cittadini e le nuove cittadine in Italia. A Milano rappresentano il 14% della popolazione e oltre un alunno su dieci nelle scuole milanesi è figlio di migranti. Eppure, le politiche susseguitesi in questi anni hanno continuato a trattare i/le migranti come cittadini di serie B, sottoposti ad una legislazione speciale e differenziata, costretti al lavoro sottopagato o in nero, periodicamente vittime di campagne xenofobe e securitarie.
Leggi razziste come la Bossi-Fini, portando alle estreme conseguenze la logica delle legislazioni precedenti, compresa la Turco-Napolitano, producono e riproducono clandestinità, emarginazione e negazione di diritti. Simbolo umanamente e politicamente più ripugnante di quelle politiche sono i Cpt, galere per migranti che non hanno commesso alcun reato.
Il 3 dicembre si terrà a Roma una manifestazione nazionale per la libertà e i diritti dei migranti, organizzata da un ampio arco di reti e associazioni di migranti e antirazziste. Come organizzazioni e persone che a Milano si sono battute e si battono per la chiusura del Cpt di Via Corelli, per l’abrogazione della razzista Bossi-Fini e per una città dell’inclusione e dei diritti sociali e di cittadinanza per tutti e tutte, riteniamo fondamentale partecipare a questa manifestazione.
È giunto il momento di chiudere quella stagione e di aprirne una nuova. Di chiudere i Cpt, di abrogare le leggi che fabbricano clandestinità ed esclusione, di riconoscere il diritto di voto e la libertà di circolazione, di fare finalmente un legge sul diritto d’asilo. Ma sarà possibile soltanto con la mobilitazione e la partecipazione della società civile. Ecco perché facciamo appello ai/alle migranti, alle forze sociali e politiche, ai cittadini e alle cittadine di Milano a partecipare alla manifestazione del 3 dicembre.
3 DICEMBRE 2005
MANIFESTAZIONE NAZIONALE - ROMA
(ore 14.00 – p.zza della Repubblica)
treno da Milano: euro 30 – partenza da staz. Centrale ore 7.10 (appuntamento ore 6.40)
Acea Onlus, Arci Milano, Arci Blob, Arciragazzi Milano, Arci Metromondo, Ass. Alfabeti Onlus, Ass. "Amici della casa Marta Larcher", Ass. Dimensioni Diverse, Ass. La Camera Chiara, Ass. Megachip Lombardia, Ass. Interculturale Todo Cambia, Attac Milano, Azad per la libertà del popolo kurdo, Bastaguerra Milano, Berretti Bianchi, Centro delle Culture, Comitato Pace Intercomunale exmagentino, Comunità kurda Milano, Coordinamento Bicocca per la Pace, CS Leoncavallo, Filef Lombardia, Fiom Milano, Marcia Mondiale delle Donne, Naga, newsletter Ecumenici, Opera Nomadi Milano, Partito della Rifondazione Comunista, Partito Umanista, SinCobas, Social Press, UnAltraLombardia, Verdi
Luciano Muhlbauer (cons. reg. Prc), Mario Agostinelli (cons. reg. Prc), Carlo Monguzzi (cons. reg. Verdi), Bebo Storti (cons. reg. PdCI), Piero Maestri (cons. prov. Prc), Gigi Malabarba (capogruppo Prc Senato), Vittorio Agnoletto (europarlamentare GUE – Sinistra unitaria europea), Augusto Rocchi (segr. Prc Milano), , Stefano Costa (portavoce Fed. Verdi Milano), Antonio Oldani (Assessore ai Problemi Immigrazione, Sedriano), Enrico Coviello (Assessore agli stranieri, S. Donato Mil.se), Luca Prini (capogruppo Prc, CdZ 3), Tommaso Vitale (Università di Milano Bicocca), Alberto Giasanti (Università Milano Bicocca), Maurizio Pagani (Opera Nomadi), Marco Bersani (Attac), Fabrizio Casavola (Mahala), Paolo Limonta (Azad), Roberto Firenze (resp. dip. movimenti Prc MI), Marco Dal Toso (resp. comm. giustizia e problemi dello stato Prc MI), Renato Pomari (direttivo Prc Monza)
Su
Rom Sinti @ Politica è apparso un post sulla presentazione alla Mostra di
Venezia del film PA-RA-DA di Marco Pontecorvo, ambientato a Bucarest sulla
storia (vera) di Milud e dei ragazzi di strada. Ho ritrovato questa vecchia intervista (22 marzo 2004) ai
ragazzi di Miloud, che penso possa interessare:
Premessa tratta dalla presentazione in italiano del progetto (a cura di
COOPI)
A seguito della grave crisi economica e sociale attraversata dalla Romania
all’inizio degli anni Novanta dopo la caduta del regime di Ceasescu, migliaia di
bambini e di ragazzi sono scappati dalle loro famiglie o dagli orfanotrofi
finendo sulle strade di Bucarest e del resto del paese, esposti alla solitudine,
alla violenza e alla povertà assoluta. Nel 1992 il clown francese Miloud Oukili
li ha incontrati nei canali sotterranei della capitale dove si rifugiavano la
notte per sfuggire al freddo e alla pioggia.
Da allora Miloud non li ha più lasciati: li ha conquistati con arti del circo
e attraverso la creazione della Fondazione Parada ha offerto loro
assistenza medica, sostegno psicologico e un tetto…
Il centro diurno accoglie regolarmente centinaia di bambini e di giovani
provenienti da diversi paesi della Romania ed è diventato un punto di
riferimento importante per la città. Al suo interno si svolgono laboratori
teatrali, atelier di clownerie, giocoleria e acrobazia.
Gli educatori inoltre forniscono ai ragazzi supporto psicologico e propongono
corsi di formazione scolastica e professionale.
Due équipe di educatori incontrano quotidianamente i ragazzi che ancora
vivono sulla strada offrendo loro ascolto, assistenza e un’opportunità
educativa.
Negli appartamenti sociali i ragazzi che hanno scelto di abbandonare la
strada possono organizzare la propria vita con regolarità, mantenendo la propria
autonomia e seguendo progetti personalizzati concordati con gli educatori.
Interviste di Marta Rabbiosi e Fabrizio Casavola al termine dello
spettacolo di sabato 20 marzo a
ASSOCIAZIONE COLORE
via Moncucco 29, MILANO
Zamfir Mia
Da quanto conosci Parada?
Da 12 anni sono col gruppo Parada. Allora vivevo per strada e ci siamo
conosciuti lì. C’era una casa, era di Terres des Hommes, che ospitava bambini
che vivevano in strada. Andavamo lì la mattina per fare teatro e disegno. Più
tardi, ho conosciuto Miloud, che stava con noi tutto il giorno, ma con noi
allora non faceva il pagliaccio – questo l’ho capito solo quando abbiamo
cominciato a fare spettacoli. Adesso quella casa è stata chiusa dalla polizia,
c’erano problemi con i vicini che vedevano tutti quei ragazzi che andavano
avanti e indietro.
Io adesso lavoro con Parada e con un gruppo di francesi ho fatto un giornalino.
Sembra una rivista per ragazzi
No, nessun ragazzo comprerebbe un giornalino fatto e venduto da ragazzi di
strada! Viene venduto agli adulti in abbonamento. Ci sono alcune cose che
sembrano per bambini: qui si parla di Mowgli e del libro della giungla, perché
anche lui era stato abbandonato e ha vissuto come un animale. Qui invece uno di
noi parla di religione, lui si chiama Costantin, ve lo traduco: “Se non c’era
Dio, non c’ero neanch’io… se Adamo ed Eva non avessero fatto peccato, non ci
sarebbe stato nessuno di noi…” E poi c’è un mio articolo, dove su un foglio
quello che faccio adesso e sull’altro ci sono le foto di com’ero prima.
Se volete riceverlo, richiedetelo a:
Echipa “Strada
Strada Jului, nr. 37
sect. 1 Bucuresti
0742 330392 stradaziar@poste.net
In questi 12 anni la situazione a Bucarest è cambiata?
Credo che i ragazzi per strada stiano aumentando, ma la polizia li va a prendere
e li riporta alle famiglie o li rinchiude in carcere molto più di prima.
Probabilmente è perché la Romania sta per entrare nella NATO. I canali di
Bucarest sono stati sigillati, perché erano il rifugio preferito dei ragazzi di
strada e di chi li usava per nascondere la refurtiva.
Qualcosa di importante è cambiato con Miloud. Vedete, io adesso sto facendo
questa intervista, ma anche quando vivevo per la strada mi ricordo che si
parlava molto di noi, tutti facevano solo parole! C’erano i giornalisti che ci
cercavano e ci facevano parlare, ma poi tutto rimaneva come prima. Miloud
invece, lui diceva una cosa e la faceva. Così ci ha dato da mangiare!
Dove sei stata con Parada?
In Francia a Bordeaux e poi a Milano. Ogni tour dura un mese. L’Italia l’ho
vista molto, ma non mi ricordo tutti i paesi.
Da 12 anni fai teatro e ce l’hai nel sangue. Vorresti continuare o fare
qualcos’altro?
Devo dire che in questi 12 anni, ogni tanto ho lasciato Parada e magari sono
tornata alla vita di prima. Io sono così. Adesso vorrei lavorare anche con altre
compagnie. Miloud lo sa. Ormai sono grande e se potessi lascerei lo spazio agli
altri. Magari, iniziare io a lavorare coi bambini.
Cosa studiate a Bucarest?
Studiamo circo e teatro. Parliamo di com’era la nostra vita. I bambini imparano
anche a leggere e a scrivere.
Ad aprile, ci sarà un nuovo centro con gli spazi per i laboratori teatrali e la
scuola, ed ufficio per l’assistenza legale e per fare i documenti.
Daniel Porcescu
Tu nello spettacolo facevi anche il fachiro. Ci spieghi come si fa?
Mah… E’ una questione di concentrazione. Bisogna stare attenti…
Sei anche uno dei più vecchi di questo gruppo
Ho 28 anni. Io, Corinne e Rafael siamo tra i più vecchi. Sono con Parada da 4
anni, ma ho conosciuto Miloud quasi 12 anni fa.
Ho conosciuto solo mio padre, ma in quel periodo lo frequentavo poco ed ero
sempre per la strada, non mi drogavo – non l’ho mai fatto, ma avevo bisogno di
aiuto e così mi hanno trovato.
Dodici anni fa c’era un'altra organizzazione, Terres des Hommes e Miloud vi
lavorava come volontario.
Cosa ti ha attirato di ciò che ti proponevano?
Ci sono diversi tipi di studio: giocoleria, acrobazia, clownerie, piramide,
andare sul motociclo.
Comunque, noi andavamo al centro perché si stava tranquilli e sicuri, poi
abbiamo iniziato per divertimento e mi ricordo che mi è piaciuto molto.
Ho iniziato con Parada che ero già grande, e da noi chi lavora col circo viene
pagato pochissimo, a meno che non si sia dei veri professionisti di un grande
circo.
Adesso lavoro come animatore.
Com’è il lavoro dell’animatore?
Da un anno c’è una squadra di tre/quattro persone con una ragazza francese e
lavoriamo sulla strada e negli orfanotrofi. Facciamo circo, sport, disegno, ogni
tanto andiamo al cinema.
Lo scorso dicembre c’è stata un’iniziativa chiamata “Decembre magique” e siamo
andati a fare uno spettacolo negli orfanotrofi.
Ogni giorno usciamo a cercare ragazzi, di solito 2 o 3 ogni giorno.
In questo gruppo che è qua a Milano, ci sono due ragazzi piccoli, di 14 e 16
anni, è da un anno e mezzo che sto lavorando con loro e solo da tre mesi sono
usciti dalla strada.
Voglio continuare a fare l’animatore.
Quanti siete in tutto?
Siamo 4 animatori oltre all’animatore francese. Per i ragazzi che frequentano le
attività, non saprei essere preciso: non esistono gruppi stabili di ragazzi
coinvolti, il loro numero cambia continuamente. Per esempio: un giorno ne
troviamo 2 in una piazza, e il giorno dopo magari si sono spostati in un’altra
zona, oppure hanno altro da fare e magari riagganciamo qualcuno che avevamo
conosciuto un’altra volta.
C’è qualche viaggio che ti ricordi?
Neanch’io ricordo tutti i posti dove siamo stati: le tournee sono molto piene e
difficilmente troviamo il tempo di fare qualche visita.
Ho fatto 10 tourneé: 7 in Italia, 2 in Francia e una a Mostar, in Bosnia
Herzegovina. Sono stato molto contento di essere andato a Mostar, perché per noi
è stato il segno che la guerra fosse veramente finita. Quello di Mostar era un
progetto veramente grande, si chiamava “Carovana dell’acqua”, c’erano tante
organizzazioni francesi con Miloud, gruppi italiani da Novara, Varese, Torino e
circhi professionisti. L’ultimo spettacolo che abbiamo fatto a Mostar, al solito
la platea era divisa con i cattolici da una parte e i musulmani dall’altra, ma
alla fine applaudivano mischiati tutti assieme.
Emil … - assistente sociale del gruppo
Parlate tutti molto bene l’italiano
Sì, la lingua è simile e poi la perfezioniamo nelle tourneé. Inoltre, a Bucarest
abbiamo rapporti non solo con i francesi, ma anche con molte organizzazioni
italiane, COOPI ad esempio collabora col nostro progetto
Tu sei arrivato a Parada in un’altra maniera…
Non vengo dalla strada, me lo si legge in faccia! Ho studiato a Bucarest e come
tutti cercavo qualcosa da fare, però volevo anche occuparmi degli altri in
maniera seria.
Ho sentito parlare di Parada, questo gruppo di matti, e sono andato a vedere
cosa c’era da fare. E’ stato 5 anni fa e da allora sto con Parada.
Il primo che ho conosciuto è stato Rafael, che oggi faceva il presentatore. Con
lui e con gli altri nel tempo quella che all’inizio è un’amicizia spontanea e
istintiva, diviene un rapporto vero e profondo, al di là dei ruoli reciproci.
Come si crea il rapporto con i ragazzi?
In realtà, il mio lavoro non ha molto a che fare con l’assistente sociale. Seguo
i ragazzi nelle materie scolastiche e nelle uscite, principalmente il mio lavoro
è parlare e farli parlare, metterli a confronto in ogni momento del giorno sui
problemi che hanno avuto e che vogliono affrontare.
Verso le 7, le 8, raggiungo il centro e c’è da fare sino a mezzanotte, insomma è
un lavoro serio e impegnativo.
Adesso disponiamo anche di un caravan, che gira per le strade per dare vestiti e
assistenza sociale ai ragazzi abbandonati. La mattina lo adoperiamo per andare a
cercare i ragazzi e qualche volta per portarli con noi al centro.
Anche per strada non mi presento come “assistente sociale”, ma chiedo: “chi sei,
cosa fai?” e a loro volta mi chiedono chi sono io e cosa voglio da loro. Io gli
dico che sono di Parada e non ho bisogno di dire altro, questo nome è conosciuto
da tutti i ragazzi di strada. Loro sanno chi siamo e cosa facciamo, quindi se
vogliono cominceranno a frequentare il centro. Anche al centro le regole e il
lavoro sono chiari: succede anche che qualcuno appena arrivato mi chiede di
partire in tournee, e gli dico: prima studia e poi vedremo…
Anche dopo lo spettacolo vi siete ritrovati a discutere
E’ un confronto diverso da quello che dicevo prima. In quel caso parliamo
espressamente dello spettacolo che è appena terminato, cosa è andato bene e cosa
si può migliorare. Questo pomeriggio è stata una riunione molto lunga.
I ragazzi di strada ci sono solo a Bucarest o anche nelle altre città?
Principalmente a Bucarest. Nelle altre città non è un fenomeno rilevante: di
solito i ragazzi abbandonati vivono per un po’ di tempo nei pressi delle
stazioni e appena possono raggiungono Bucarest, che vedono come una specie di La
Mecca.
Ho sentito che gli altri dicevano che i ragazzi che vivono in strada stanno
aumentando: io ho visto alcune statistiche (ma non so quanto siano veritiere) e
sembra che invece stiano diminuendo. Anche la situazione sulla chiusura dei
canali non è definita: la polizia li chiude per ragioni di sicurezza, ma spesso
i ragazzi riescono a riaprire dei passaggi e tornano a rifugiarsi lì. Quello che
può essere cambiato negli anni, è che prima i ragazzi di strada sopravvivevano
per una specie di spirito di clan, che li univa e in parte serviva a proteggerli
da loro stessi e dagli altri, mentre adesso ognuno è abbandonato a se stesso.
C’è qualche ragazzo che ha lasciato Parada per fare altro?
In 8 anni saranno stati una ventina. Manteniamo comunque i rapporti. Tutti hanno
scelto un’attività in proprio. La maggior parte lavora nelle costruzioni o nel
piccolo commercio, in regola con la legge e i suoi permessi.
Che altro dire? E’ dura, anche se una durezza differente dal vivere per strada.
Dopo intervista
· Con 10 euro al mese finanzi i laboratori di clownerie e giocoleria del
centro diurno
· Con 25 euro al mese finanzi le attività del caravan notturno
· Con 50 euro al mese contribuisci allo stipendio di un educatore
· Con 100 euro al mese finanzi una borsa di studio per un ragazzo
NUMERO VERDE 800.11.77.55 – c.c. postale 142273 intestato a COOPI – Ragazzi di
Bucarest
Tel./Fax 0376 73.00.77
ragazzi.Bucarest@coopi.org
I Muzikanti
Marta Pistocchi violino
Jovica Jovic fisarmonica
sabato 11 ottobre dalle 20.30
alla Trattoria 1902 via Coti Zelati 82 Palazzolo Milanese (MI) Festa tzigana accompagnata da cena in prima serata. Dalle 22.00 inaugurazione
del privè della trattoria 1902 con musiche e balli.
Menù tzigano 30 €, bevande della casa incluse. E' gradita la prenotazione.
Per raggiungerci arrivando da via Coti Zelati, oltrepassare la rete dei
lavori in corso e parcheggiare all'interno della corte; da Senago superare il
passaggio a livello e parcheggiare sulla strada di destra o sinistra. ACCESSO
CONSENTITO SOLO AI CLIENTI DEL 1902
Di Fabrizio (del 20/05/2005 @ 15:55:32 in Italia, visitato 1912 volte)
da: Marta Rabbiosi
Negli ultimi tempi si sente parlare ogni tanto di via Capo Rizzuto. E' un'area piuttosto vasta di campi tra la via Gallarate e l'autostrada Milano-Torino. Ciclicamente si riempie di insediamenti di baracche, in diversi punti. Io conosco da due anni e mezzo quello più grosso, denominato per semplicità "Il Bartolini" perché inizia lungo le mura di questa nota ditta di trasporti; nel suo cortile è sempre aperto un idrante a cui si riforniscono non solo gli abitanti di quel villaggio: anche dagli altri gruppi di baracche arrivano pazienti, con il carrello della spesa e un paio di bidoni da riempire.
Dallo scorso autunno le mie visite lì si sono molto diradate. Una piccola organizzazione è presente con continuità, e cerca di fare il possibile su più fronti. Io, d'altra parte, trovo molta difficoltà a relazionarmi con le persone che non sono chiare e non riesco ad instaurare con i "residenti" un rapporto costruttivo. Con le persone che ho conosciuto si fanno due chiacchiere cordialmente e morta lì.
Nelle mie rare visite di quest'anno ho proposto delle uscite con i bambini, e quattro-cinque me li hanno lasciati: si sono molto divertiti. Continuo peraltro a svolgere sostegno volontario una volta alla settimana presso la scuola elementare di zona ai due bambini che avevo iscritto due anni fa .Con l'eccezione di una sola altra nuova iscrizione, rimangono gli unici che frequentano la scuola, pur con numerose assenze. Nella stessa scuola lo scorso autunno sono stati peraltro inseriti alcuni bambini dal campo di via Triboniano, ed è un successo considerata la resistenza posta dalla direzione a i miei primi contatti di tempo fa.
Dal Bartolini invece continuano a non sentirne l'esigenza; quella di "bambino scuola" è una frase fatta perché sanno che è quello che vogliamo sentirci dire, ma al momento di venire al dunque saltano fuori le scuse, ormai standard anche quelle. Questo mio contributo è molto, molto parziale. Piacerebbe anche a me che chiunque potesse fornire una visione più organica e precisa ci chiarisse le idee.
Di Fabrizio (del 06/07/2005 @ 14:33:31 in Italia, visitato 4444 volte)
segnalazione di Marta Rabbiosi <martarab @
libero . it>
oggi su Repubblica:
L'assessore Manca: "L'emergenza umanitaria è da considerarsi finita" Il Comune: da lunedì stop all'assistenza ai nomadi La Caritas: dormiranno da noi
Il presidente della Provincia Penati: via i delinquenti ma aiutiamo i
disperati - di ORIANA LISO
quella di Domenica sarà l'ultima notte che i 76 rom sgomberati dal campo nomadi via Capo Rizzuto potranno passare nella sede della protezione
civile di via Barzaghi. A partire da quella data, il Comune si chiamerà fuori dalla gestione diretta dell'emergenza nomadi. A dirlo è
l'assessore alla Sicurezza Guido Manca: «Dopo questa settimana l'emergenza
umanitaria è da considerarsi finita e quindi vanno a cessare le responsabilità dell'amministrazione comunale».
Un annuncio che riapre l'emergenza tamponata provvisoriamente anche grazie alla
Casa della carità, dove i rom vengono ospitati di giorno e da dove, ogni sera, vengono accompagnati in pullman in via Barzaghi. E
proprio dalla struttura di don Colmegna arriva un'altra soluzione tampone, che però rimanda solo di pochi giorni il problema:
«Li terremo a dormire da noi - dice don Massimo Mapelli della Caritas -
perché per strada non li possiamo lasciare. Ma solo nell'attesa che le istituzioni trovino
una soluzione: per far posto a loro abbiamo bloccato gli ingressi, ma settanta posti sono già occupati dai nostri ospiti».
Così, se alla protezione civile di via Barzaghi considerano chiuso il problema, dall'altra parte non si ferma il balletto di responsabilità e
polemiche tra Comune, Provincia e Regione. Palazzo Marino ribadisce un no deciso alla possibilità di aprire altri campi in città e rifiuta
anche l'idea di destinare ai rom il giardino dell'ex psichiatrico Paolo Pini: «Nessuno, nemmeno don Colmegna a cui siamo affezionati può chiedere
a Milano di aprire altre strutture: la mano sul cuore se la mettano ora i sindaci dell'hinterland, Sesto, Rozzano, San Donato». Anche il
prefetto Bruno Ferrante richiama le amministrazioni comunali a un maggior
coinvolgimento su un problema «che non riguarda solo Milano». Il prefetto
auspica anche l'arrivo della Regione al tavolo della sicurezza sui nomadi. Una presenza sempre sollecitata dal presidente della Provincia
Filippo Penati: «I cittadini si aspettano che le istituzioni si mettano
d'accordo per cacciare i delinquenti, aiutare i disperati e sostenere le associazioni che già lo stanno facendo: per questo bisogna rilanciare
l'idea di un piano metropolitano che affronti il problema della presenza dei nomadi sul territorio».
Dal Pirellone arriva un'apertura a partecipare al tavolo tra le istituzioni. Ma la Lega, con l'assessore regionale
Davide Boni, inchioda la maggioranza alla linea dura contro i campi nomadi: ribadisce il no a
qualsiasi finanziamento regionale. Di più, rilancia: «Abroghiamo la legge regionale sui nomadi». Legge che invece per i Ds va ripensata, ma in
tutt'altra direzione. «La Regione stanzi fondi per i Comuni e gli enti che promuovono interventi per l'integrazione e il miglioramento delle
condizioni di vita dei nomadi - dice il segretario milanese Franco Mirabelli
- e si realizzi una consulta regionale con le amministrazioni locali e esperti in materia».
Inoltre sull'inserto che Repubblica pubblica ogni mercoledì con
articoli estratti dal New York Times (non disponibile on-line), oggi c'è un interessante articolo sulla politica rumena a proposito di infanzia dal 1966 ad oggi.
Inoltre, sempre Marta Rabbiosi informa che giovedì in tardo pomeriggio
nel Campo Barzaghi- Triboniano si ritrovano i medici dell'associazione
Fuoriluogo: da un paio di settimane hanno attivato degli incontri con i bambini che
hanno un fine di alfabetizzazione ma per il momento si è ancora alla fase ludica.
Per i sopravissuti, l'appuntamento alla sera presso il Centro sociale Garibaldi
sabato 13 marzo al
LEONCAVALLO "LA MAFIA NON ESISTE" Fausto e Iaio son morti di vecchiaia
Dalle 21.30 dibattito pubblico con:
- Francesco Forgione, già Presidente della Commissione antimafia e autore del
libro "Mafia Export"
- Mario Portanova, giornalista
- Avv. Ilaria Ramoni, Libera Associazioni, nomi e numeri contro le mafie di
Milano e provincia
- Mario Agostinelli, Consigliere regionale Lombardia
- Alberto Ibba, direttore editoriale della collana Verdenero di Ed. Ambiente
Nel corso della serata sarà possibile acquistare i prodotti della Cooperativa
"Lavoro e Non Solo", cooperativa sociale di Corleone che lavora sui terreni
confiscati .
Ingresso a sottoscrizione libera
Di Fabrizio (del 04/08/2005 @ 14:02:25 in Italia, visitato 3529 volte)
Due estati fa, non sapevo neanche cosa fossero i blog. C'era questa
pagina. Mi aveva contattato una ragazza, che da un po' di tempo faceva
volontariato in un campo sosta e sul mio sito aveva letto qualcosa di
interessante avvenuto 10 anni prima..
Ci incontrammo qualche volta, improvvisando un corso di formazione per
animatori. Le feci conoscere un po' di persone che avrebbero potuto darle una
mano. Poi, dovette cavarsela con le sue gambe.
In tutto questo tempo la voglia di lasciare è stata forte, ma Marta (questo
il suo nome), deve avere una bella testa dura, e puntualmente riprende la sua
attività al campo. Ci sentiamo spesso, e se fate attenzione, qualche volta
trovate qualche sua
cronaca da Milano.
Estate 2005, che passerò in città (e neanche un prete per
chiacchierar). Anche i volontari nei campi a volte vanno in ferie. Ho
telefonato a Marta e le ho chiesto se per agosto ci fosse bisogno di qualcuno. Mi
sarebbe servito anche per avere il polso della situazione.
D'accordo, avrò forse qualche anno e qualche dolore di troppo, ma la
volontà è quella di quando avevo iniziato, e l'esperienza non è qualcosa che
si inventa... Mi son sentito più giovane di 15 anni!
Non è cambiato niente: arrivi e vieni sommerso da una torma di
bambini e ragazzi, tra i 3 e i 15 anni, che vogliono giocare, toccarti,
conoscerti e sono gelosi l'uno dell'altro, poi c'è la processione delle madri,
che elencano tutti i loro problemi sperando che tu possa aiutarle. Si inizia
sempre così, e far giocare o far studiare i bambini, significa distrarli
dal picchiarsi tra di loro, quando vogliono attirare la tua attenzione.
Settimana scorsa, è saltato fuori un pallone da calcio, che rischiava di
distruggere quel poco di equilibrio creatosi tra i gruppi. Invece, per una volta
siamo riusciti a superare l'individualismo estremo che sino a quel momento
mandava in vacca ogni attività. Quella banda scatenata, d'improvviso ha
scoperto che era una squadra, con noiosi esercizi e mimando gli allenamenti. Ad
un certo punto, prima di passare all'esercizio successivo, abbiamo messo ai voti
se i più piccoli potessero ripetere i tiri che avevano sbagliato. Incredibile,
ma i grandi hanno votato sì. E, nelle pause, seduti nel prato, raccontavo la storia di una
squadra di calcio che è nata lì e vola in giro a vincere tornei per
l'Europa. Con i dodicenni che ascoltavano a bocca aperta.
Ne ho poi parlato con Filippo Podestà, che ha scritto un libro
su quella squadra nata in un campo nomadi e che vi ha raccontato le cronache
dal torneo di Edimburgo. Ora che quella squadra è cresciuta, che raccoglie
immigrati di ogni nazionalità, che ha vinto, hanno la necessità di riprendere
i progetti che
li hanno riuniti, ad esempio creare una nuova squadra di pulcini e tornare
in quel campo che li ha visti nascere. La persona adatta per allenare, c'è, un
argentino grande, grosso e che coi ragazzi saprebbe farci.
Restano, i soliti problemi irrisolti: trovare uno straccio di campetto
per allenarsi, ad esempio. O ancora, essere tornati in Italia, con un'altra
coppa tra le mani, e la sensazione che anche per i CAMPIONI non sia cambiato
niente: le discussioni e le gelosie con i soci, le ditte che licenziano, i
permessi di soggiorno da rinnovare, i figli che stanno per nascere...
Sperando, come tante altre volte, di compiere, assieme, un altro
miracolo milanese.
buon 2010 a tutti! ecco l'occasione per prolungare i festeggiamenti, ascoltare e ballare buona
muzika nell'attesa del natale e del capodanno ortodosso, che ancora han da
venire! (ma soprattutto della prossima festa balcanica)
Muzikanti di Balval a Pregnana Milanese
5 gennaio 2010 Auditorium di via Varese 21
dalle ore 21 degustazione di piatti di diversi paesi
concerto di musica balcanica rom e danze gypsy fusion
organizzato dall'associazione La Sorgente e Di Più
E' il frutto della politica degli sgomberi di comune e prefettura,
denunciano le associazioni che operano nel campo. ''È diventato il rifugio di
chi è scappato dagli sgomberi''
MILANO - Nel 2007 il Comune di Milano ha eseguito una quarantina di sgomberi di
campi nomadi più o meno piccoli. Dove sono finiti chi viveva in quelle baracche
rase al suolo? Circa 600 hanno deciso di ricostruirsela alla Bovisa, in un
terreno abbandonato fra i binari delle Ferrovie nord e via Bovisasca. "A
settembre c'erano solo un centinaio di rom -spiega Valerio Pedroni,
coordinatore dell'equipe di strada Segnavia dei padri Somaschi, che tre
volte alla settimana assiste donne e bambini-. Negli ultimi due mesi sono
aumentati a dismisura. È diventato il rifugio di chi è scappato dagli sgomberi".
Ora le baracche sono circa 200 e secondo il censimento dei vigili urbani,
eseguito il 26 febbraio, vi abitano 750 persone, quasi tutte romene, di cui 280
bambini e 200 donne. "È il frutto della politica degli sgomberi adottata dal
Comune e dalla Prefettura", sottolinea Valerio Pedroni. Per il Comune di Milano
ora è venuto il turno del campo della Bovisa. "Verranno effettuati continui e
costanti allontanamenti da parte della polizia municipale con il supporto della
polizia di Stato e dei Carabinieri", ha annunciato il 28 febbraio Riccardo De
Corato, vicesindaco di Milano. Domani la commissione consigliare sulla sicurezza
effettuerà un sopralluogo (vedi lancio successivo; ndr).
I rom della Bovisa non hanno acqua né luce. "Ogni due settimana portiamo donne e
bambini a fare la doccia nelle strutture della fondazione Fratelli di San
Francesco -racconta Valerio Pedroni-. Stiamo aiutando i bambini a inserirsi
nelle scuole e abbiamo raccolto le preiscrizioni per il prossimo anno
scolastico". L'equipe di Segnavia è formata da 4 operatori professionali e il
progetto di assistenza è finanziato dalla Fondazione Cariplo.
Nel campo rom della Bovisa operano anche altre due associazioni. Il Naga,
che con il suo camper di medici volontari visita due volte al mese la
baraccopoli, e la Comunità di Sant'Egidio. "Ci sono famiglie che prima abitavano
negli insediamenti di Chiaravalle, Bacula, Sesto San Giovanni e Cinisello
Balsamo -spiega Marta Pepe, volontaria del Naga-. Si sono concentrati
tutti qui ora anche perché hanno paura, temono rappresaglie e sperano che un
campo così affollato non venga sgomberato". "Conosciamo sei famiglie che prima
abitavano nel campo di Chiaravalle -racconta Elisabetta Cimoli di Sant'Egidio-.
A metà giugno sono stati sgomberate e si sono spostate in via Rubattino. Il 29
gennaio nuovo sgombero e ora sono alla Bovisa". (dp)
Rom della Bovisa, domani il sopralluogo del comune di Milano Andrea Fanzago (Pd): ''Con gli sgomberi si è solo spostato il problema
delle baraccopoli, concentrandolo in un solo posto. La Giunta non ha programmato
anche la ricollocazione delle persone che vivevano nei campi abusivi''
MILANO - Domani la commissione consigliare Sicurezza del Comune di Milano farà
un sopralluogo al campo rom della Bovisa. "Con gli sgomberi si è solo spostato
il problema delle baraccopoli, concentrandolo in un solo posto -afferma
Andrea Fanzago, consigliere comunale del Partito democratico e membro della
commissione-. La Giunta non ha voluto programmare anche la ricollocazione delle
persone che vivevano nei campi abusivi". Per la maggioranza di Palazzo Marino
nei confronti dei nomadi l'unica regola è quello della sottoscrizione del "patto
di legalità e solidarietà". "Il principio è che chi vuole rispettare le regole
può rimanere a Milano e certo una baraccopoli di questo genere non è accettabile
-spiega Carmine Abagnale, vicepresidente della Commissione e consigliere di
Forza Italia-. Non spetta a noi decidere l'eventuale sgombero del campo, ma al
comitato sull'ordine e la sicurezza della Prefettura".
Ora la concentrazione di 700 rom in un solo campo, rende difficile ogni
soluzione. "Dobbiamo iniziare un percorso di integrazione almeno con le famiglie
che sono già seguite dalle associazioni che operano nel campo alla Bovisa
-sottolinea Andrea Fanzago-. È importante che dal Comune arrivi un aiuto a
coloro che vogliono mandare i figli a scuola, lavorare e costruirsi un futuro
migliore". "Certo le famiglie che vogliono integrarsi vanno aiutate -aggiunge
Carmine Abagnale-. Ma il problema è che la maggior parte invece vuole rimanere
in quelle condizioni e dedicarsi ad attività illecite". (dp)
Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 11:35:51 in Italia, visitato 2136 volte)
VAKRIBEN* !
Giornata Rom all'insegna del dialogo interculturale in Europa
Università La Sapienza, P.le Aldo Moro, Roma – 17 Luglio 2008
17.30 TAVOLA ROTONDA Rom, sinti e camminanti: dall'esclusione all'integrazione
europea
[Aula Amaldi, Dipartimento di Fisica]
Saluti:
Renato GUARINI, Rettore Università La Sapienza
Pier Virgilio DASTOLI, Direttore Rappresentanza in Italia della
Commissione europea
Introduzioni:
Commissione europea: Joachim OTT, Unità Azioni contro le
Discriminazioni, DG Occupazione, affari sociali e pari opportunità
Parlamento europeo: Roberta ANGELILLI (UEN), Marco CAPPATO
(ALDE), Monica FRASSONI (VERDI), Viktoria MOHACSI (ALDE) Onu: Marta GUGLIELMETTI, Referente Italia Campagna del Millennio
Testimonianze:
Roberta CIPOLLINI, Docente Facoltà di Sociologia, Università La Sapienza
Umiza HALILOVIC, Portavoce Villaggio Rom di Monte Mario
Mirko GRGA, Gruppo di lavoro CILAP/EAPN Italia partecipazione persone e
povertà
Alexian Santino SPINELLI, Rappresentante per l'Italia dello European Roma
and Travellers' Forum e Docente di Lingua e Cultura Romanì all'Università di
Trieste
Pino PETRUZZELLI, Regista e attore, autore del libro "Non chiamarmi
zingaro"
Sergio GIOVAGNOLI, Presidente ARCI Solidarietà Lazio ONLUS
Carlo DE ANGELIS, Presidente Coordinamento Nazionale Comunità di
Accoglienza (CNCA) Lazio
Modera il dibattito Angela MANGANARO, Giornalista Sole 24Ore
19.30 Buffet
21.00 Serata di cinema, musica e poesie [Piazzale della Minerva, Università La Sapienza]
Proiezione del cortometraggio: "Treni strettamente riservati", realizzato
da Fandango Film per l'Ufficio per l'Italia del Parlamento europeo. Presenterà
il cortometraggio l'autore e regista Emanuele Scaringi
HOT CLUB DE ZAZZ, formazione musicale dedicata al musicista jazz Django
Reinhardt Lettura poesie Romanì da Alexian Santino SPINELLI MUSICANTI RUDARI musica tradizionale e moderna di area balcanica ALEXIAN GROUP musica romanì di diverse regioni del mondo
Una delegazione della Commissione europea e del Parlamento europeo visiterà
venerdì 18 i campi Rom Salone, Casilino 900, Candoni e Martora
In collaborazione con: Sapienza – Università di Roma – Parlamento europeo Ufficio per l'Italia –
EAPN Arci Solidarietà – Ermes Cooperativa sociale Onlus -CNCA
Di Fabrizio (del 12/06/2005 @ 11:30:18 in Italia, visitato 3182 volte)
GIOVEDI’ 16 GIUGNO 2005 – ORE 18.00
Piazza S.Babila
PRESIDIO – MANIFESTAZIONE
PER CHIUDERE I CPT
PER LA LIBERTA’ DI MOVIMENTO DELLE / DEI MIGRANTI
---------------------------
APPELLO ALLA CITTÀ DEMOCRATICA E ANTIRAZZISTA
A Milano esiste un “luogo” nascosto allo sguardo della città, protetto da muri di cemento alti tre metri che vorrebbero renderlo invisibile, e che vorrebbero cancellare dalla vita quotidiana della metropoli le donne e gli uomini che vi sono rinchiusi. Lo chiamano “Centri di permanenza temporanea e assistenza” (CPT), ma è un vero e proprio luogo della detenzione. Si trova in via Corelli, sotto la tangenziale est, che in quel punto è “difesa” dalla vista del Centro da paraventi di ferro.
Un CPT, ovvero una gabbia per uomini e donne, colpevoli solamente di esistere; persone che non hanno commesso alcun reato e che non hanno subito nessun processo, ma che ciononostante vengono rinchiuse e private della libertà personale fino a due mesi. Sono colpevoli unicamente di non essere cittadini comunitari, di aver varcato dei confini, di cercare una possibilità di vivere, di vivere meglio, di scegliere liberamente dove vivere; giudicate colpevoli di lavorare in nero, di non essere stati regolarizzati dai datori di lavoro; giudicate colpevoli di aver perso il lavoro e di non averne trovato un altro. Privi di documenti non risultano cittadini di alcun paese e, rinchiusi in un centro inaccessibile a chiunque, finiscono per scomparire in un buco nero.
Un CPT, l'assurdo di un mondo che abbatte ogni limitazione alla libera circolazione di merci, denaro, flussi finanziari, ma che teme l'idea che gli esseri umani si muovano sfuggendo al controllo.
In questo modo in Italia viviamo un doppio binario giuridico, che prevede, accanto al diritto ordinario, spazi di eccezione riservati a particolari categorie di persone. In tali spazi, che comportano una sorta di extraterritorialità all'interno del territorio dello stato nazionale, l'eccezione diventa la regola. La detenzione amministrativa nei CPT è l'istituto attraverso cui si è instaurata in Italia tale eccezione.
Da due mesi in via Corelli detenute e detenuti si sono ribellate/i: hanno protestato contro la violenza a cui sono sottoposte/i; hanno rifiutato le condizioni di vita che sono loro imposte; hanno contestato la logica stessa del CPT. Hanno chiesto a noi tutte/i di entrare, di verificare, di protestare – in un luogo dove l'accesso alle associazioni e agli enti di tutela è ostacolato soprattutto se avvertito come potenzialmente conflittuale; ci hanno detto: “come potete accettare questo luogo? In un paese democratico non possono esistere questi centri di detenzione!”
Noi dobbiamo rispondere al loro appello e per questo ci rivolgiamo alla Milano democratica, accogliente e antirazzista, perché non faccia cadere nel vuoto l’appello delle detenute e dei detenuti di via Corelli, perché si mobiliti e porti in tutta la città la loro voce e la voce di quelle/i che vogliono chiudere questa ferita aperta nella nostra città, vogliono chiudere il CPTe impedire che nello stesso luogo venga aperto il “Centro di Identificazione per richiedenti asilo”.
Una mobilitazione che sia l’occasione per un monitoraggio attivo nel centro, perché se oggi l'ingresso nei CPT è condizionato alla presenza di parlamentari o consiglieri regionali, noi riteniamo necessario operare una pressione politica affinché questo diritto venga esteso ad organismi indipendenti e svincolati da qualsiasi difficoltà o disposizioni governative: un monitoraggio che serva a mostrare alla pubblica opinione l'esistenza di luoghi in cui il diritto è sospeso e discrezionale.
Una mobilitazione che sia l’inizio di una nuova stagione di diritti per le donne e i gli uomini migranti, mai più sottoposti alle discriminazioni, mai più sottoposti al ricatto e alla disumanizzazione dei CPT.
Primi firmatari:
Milano Migrante: ARCI, CS Leoncavallo, SinCobas, Naga, Baggio Social Forum, Dimensioni Diverse – Fiom Milano – Attac Milano – Confederazione Cobas – Missionari Comboniani Castelvolturno - Lila Cedius Onlus – Centro Multietnico La Tenda – Arci Servizio Civile Milano – Arciragazzi – Arci Metromondo – Arci VarieAzioni - Socialpress - Tavolo Migranti – Comunità Kurda Milano – Bastaguerra Milano - Associazione Alfabeti Onlus – Salaam Ragazzi dell’Olivo Milano – Ecumenici – Ass. Amici della casa Marta Larcher – Opera Nomadi Milano - Giovani Comunisti - Partito della Rifondazione Comunista (Federazioni di Milano e Brianza) – Verdi (più altre firme di singole/i)
Per informazioni eadesioni: 333.4665107 – 338.4290610 – e.mail: lucmu@tin.it
PIAZZA 24 MAGGIO, 2 - Milano (c/o circolo arci Lato B)
LE DONNE VESTIVANO GONNE FIORITE
Visione: Le donne vestivano gonne fiorite (documentario). Sette donne rom di generazioni diverse si confrontano tra loro e con la società dei gagè, i non zingari. Regia Carlo Chiaramente – Prod. ARCI Lazio/Digital Desk Interviene: Laura Di Martino – ARCI, Milano
E per concludere... la musica del gruppo rom BANDA DEL VILLAGGIO SOLIDALE!
IL PROGRAMMA Le donne vestivano gonne fiorite ci presenta storie di vita avvincenti e normali che scorrono sullo sfondo della periferia romana. Sette donne che si raccontano con ironia e spontaneità. Sette voci che intonano un canto intenso ed emozionante per mostrare la grande dignità delle donne rom alle prese con le difficoltà di tutti i giorni, il loro spirito d’iniziativa, la loro creatività, la loro tenacia. La Banda del Villaggio Solidale: vorticose e coinvolgenti melodie gitane sprigionate dai violini, dalle fisarmoniche, dalle chitarre e dalle voci di otto musicisti rom.
GLI INTERVENTI Laura Di Martino, del Circolo ARCI Blob di Arcore, collabora da tempo con la comunità rom di Trezzo sull’Adda. Ciro Menale, dell’Associazione Identità Plurali, collabora con la Casa della Carità, dove segue la comunità rom di Via Capo Rizzuto ora ospite della Casa fondata da Don Virginio Colmegna, a seguito dello sgombero del campo. Si occupa in particolare delle attività della Banda del Villaggio Solidale.
Per contatti: Marta Rubolini Ufficio stampa Mondo Bongo – tel. 3332451580 marta.rubolini@gmail.com
Associazione Interculturale Todo Cambia Piazza Ventiquattro maggio 2 - Milano - Italia www.todocambia.org
Sunto e conclusioni
La tavola rotonda “Contrastare la segregazione abitativa e l’esclusione
sociale di rom e sinti in Italia”, organizzata dallo European Roma Rights
Centre (ERRC) e da OsservAzione – centro di ricerca azione contro la
discriminazione di rom e sinti, ha avuto luogo a Roma negli spazi del MACRO
(Museo di Arte Contemporanea). All’incontro hanno partecipato rappresentanti
del Consiglio d’Europa, delle autorità italiane e attivisti di
organizzazioni rom e sinte, oltre che di gruppi di supporto, provenienti da
tutta l’Italia. Nel contributo di apertura, Claude Cahn, direttore dell’ERRC,
ha sottolineato l’importanza della decisione del Comitato Europeo per i
Diritti Sociali nella vertenza ERRC contro Italia. La decisione, pubblicata
a fine aprile, condanna lo Stato italiano per la violazione dell’articolo 31
(diritto alla casa) insieme all’articolo E (principi di
anti-discriminazione) della Carta Sociale Europea come conseguenza di
politiche e prassi discriminatorie che portano alla segregazione abitativa
di rom e sinti. Nella decisione, il Comitato unanimemente dichiara che:
La carenza di spazi di sosta per i gruppi rom e sinti itineranti
costituisce una violazione dell’articolo 31(1) della Carta Revisionata,
letto insieme all’articolo E;
Gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati
costituiscono una violazione dell’articolo 31(2) della Carta
Revisionata, letto insieme all’articolo E;
La mancanza di soluzioni stabili per i rom e sinti sedentari
costituisce una violazione degli articoli 31(1) e 31(3), letti insieme
all’articolo E.
Alla tavola rotonda, il presidente del Comitato Europeo per i Diritti
Sociali, Jean-Michel Belorgey, presentando la decisione del comitato sul
reclamo collettivo dell’ERRC contro l’Italia, ha sottolineato che:
Rispetto all’applicabilità della Carta Europea Revisionata, gli
Stati che hanno ratificato la Carta hanno l’obbligo di applicarla a
tutti gli individui che vivono sui rispettivi territori senza riguardo
al loro status giuridico. Il fatto che alcuni rom non abbiamo un
regolare titolo di soggiorno in Italia non esime lo Stato italiano dal
garantire loro le protezioni sancite dalla Carta.
Rispetto agli obblighi degli Stati parti della Carta Sociale Europea
Revisionata, gli Stati hanno la responsabilità di assicurare che tali
principi siano attuati senza riguardo per il fatto che, a causa della
decentralizzazione delle strutture di governo del territorio, alcune
funzioni particolari siano responsabilità di Comuni e Regioni;
Rispetto alla raccolta di statistiche, spetta agli Stati raccogliere
regolarmente dati, inclusi dati disgregati secondo l’appartenenza
etnica, che riguardano la situazione di quei gruppi ritenuti
discriminati.
Rispetto alla proibizione di ogni forma di discriminazione razziale
sancito dalla Carta, l’assenza di risposte specifiche da parte dello
Stato per affrontare la situazione di rom e sinti costituisce una
violazione degli obblighi degli Stati parti stabiliti dalla Carta.
Henry Scicluna, il coordinatore delle iniziative per rom e sinti del
Consiglio d’Europa, e Adem Bejzak, presidente di Amalipé Romanó,
associazione che riunisce i rom dell’area fiornetina, hanno sottolineato
l’importanza della partecipazione dei rom nella preparazione e
realizzazione delle politiche rivolte al miglioramento della loro
situazione.
Anche il professor Claudio Marta, rappresentante per l’Italia nel gruppo
di esperti sulla questione rom del Consiglio d’Europa (MGS-Rom), ha
evidenziato il ruolo della partecipazione e ha chiesto un maggiore
coinvolgimento di rom e sinti nei processi decisionali.
I partecipanti alla tavola rotonda hanno chiesto la creazione di un
Tavolo Nazionale per Rom e Sinti per coordinare gli interventi messi in
campo localmente e valutare l’impatto di norme e politiche sulla vita di
queste comunità.
Casi e testimonianze di violazioni dei diritti fondamentali di rom e
sinti in Italia da parte di attori istituzionali e non sono stati
presentati da Nando Sigona e Lorenzo Monasta di OsservAzione, sulla base
di uno studio condotto in numerose regioni italiane. Il rapporto
“Cittadinanze Imperfette” (Edizioni Spartaco, 2006), che riassume i
risultati dello studio, raccoglie nel dettaglio casi di esclusione e
discriminazione di rom e sinti in ambito lavorativo, scolastico e
abitativo. I dati raccolti dimostrano come molte politiche e prassi
adottate dalle autorità italiane si fondano su un radicato
anti-ziganismo. La nozione di “nomadismo”, imposta anche su persone che
nomadi non sono, ha determinato una politica di segregazione dei rom
dalla società maggioritaria e ostacolato la loro partecipazione.
Persistenti e diffusi stereotipi sullo “zingaro criminale”, secondo il
professor Simoni del Network Europeo di Esperti Indipendenti sui Diritti
Fondamentali, hanno prodotto effetti distorti e discriminatori
nell’applicazione della giustizia in sede processuale.
Guardando a possibili strategie per il futuro, i partecipanti hanno
discusso possibili forme di cooperazione tra l’UNAR, ufficio nazionale
anti-discriminazione razziale, e le associazioni impegnate nella difesa
dei diritti di rom e sinti. Antonio Giuliani dell’UNAR ha discusso della
trasposizione della Direttiva Europea 43/2000 nel sistema italiano,
evidenziando la possibilità per le associazioni a difesa dei diritti di
rom e sinti di agire in giudizio a difesa dei diritti individuali e
collettivi.
Infine, i partecipanti hanno anche chiesto all’UNAR di avviare un’ampia
consultazione con associazioni e esperti al fine di dettagliare una
strategia volta ad affrontare i problemi di razzismo e discriminazione
contro rom e sinti in Italia.
European Roma Rights Center (ERRC) è un organizzazione internazionale di
pubblico interesse impegnata in numerose attività dirette a contrastare
le violazioni dei diritti umani dei rom e il razzismo, in particolare
attraverso azioni legali strategiche, campagne di sensibilizzazione
internazionali, ricerche e raccomandazioni alle autorità, formazione di
attivisti rom. Per ulteriori informazioni:
http://www.errc.org
OSSERVAZIONE - centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom
e sinti, è un’associazione di promozione sociale impegnata in attività
dirette alla lotta all’anti-ziganismo e alla promozione dei diritti
umani di rom e sinti in Italia. Per ulteriori informazioni:
http://www.osservazione.org
La tavola rotonda è stata realizzata con il supporto della commissione
Europea come parte del progetto transnazionale finanziato dall’ EU
Community Action Programme to Combat Discrimination e realizzato da
International Helsinki Federation for Human Rights (IHF), European Roma
Rights Centre (ERRC) e European Roma Information Office (ERIO) nel
periodo 2005-2006.
Da Agostino Rota Martir: Un amico mi
ha inviato il programma di questo convegno sui Rom e Sinti...dove
nessun intervento dei diretti interessati è previsto. Ma non è una
novità, purtroppo!
Come sempre, parlano gli "esperti" dei Rom per i Rom... quando
poi c'è la Comunità Europea che finanzia i "furbetti" non mancano
mai.
Di Sucar Drom (del 27/06/2007 @ 10:23:31 in blog, visitato 2899 volte)
Roma, il GRIS afferma: sono 7.900 i Rom e Sinti presenti nella Capitale Nei giorni scorsi Il Giornale ha dato una notizia sorprendente: settemilanovecento Rom e Sinti vivono ufficialmente nei "campi" nella capitale. Il dato è stato certificato dal Gris (Gruppo Immigrati e Salute). La ricerca rileva la presenza di 34 insediamenti ...
Milano, in via Triboniano è il caos Situazione drammatica a Milano. Gli scontri e la desolazione di via Triboniano portano la città meneghina fuori dall'Europa. L'intransigenza delle Istituzioni nel sostenere un patto scellerato ha di fatto acceso la disperazione di uomini e donne, appartenenti alle minoranze Rom rumene. Siamo all'inizio di una tragedia: o ...
Mantova, lutto colpisce le comunità sinte e rom italiane Giovedì mattina, 21 giugno 2007, è venuta a mancare Dolores Carboni, una delle ultime testimoni del Porrajmos. Dolores Carboni è stata una delle prime sinte italiane che hanno raccontato le atrocità subite dalle popolazioni sinte e rom, durante il fascismo. I racconti di Dolores Carboni, nata 91 anni fa a Pegognaga (MN), sono raccolti in diverse pubblicazioni, a partire dal libro "Porrajmo...
Roma, le associazioni e la discriminazione razziale Nel quadro delle attività di sensibilizzazione e di formazione promosse dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità, rientra, tra gli altri, il finanziamento del progetto dal titolo Contenuti e strumenti per la tutela in materia di discriminazi...
Mantova, se continueremo a vedere in quei bambini un pericolo.. Poche cose ci paiono odiose quanto il sarcasmo malevolo e generalizzato di un adulto contro bambini che non sono in grado di replicare con gli stessi strumenti. La lettera su “noi e i nomadi”, a firma Fredòn, comparsa sul quotidiano la "Gazzetta di Mantova" sabato 23 giugno, ha questa caratteristica. Abbiamo lavorato piuttosto a lungo con i bambini del "campo" di via Learco Guerra nell’autu...
Firenze, Mercedes Frias interviene sui "patti sicurezza" Bando sopra i Zingani e le Zingane del dì 3 novembre 1547 ab incarnatione: “L'illustrissimo ed eccellentissimo Signore il Sig.Duca di Fiorenza e per Sua Eccellentia Illustrissima li Magnifici Signori Otto di Guardia e Balia della città predetta, considerando di quanto danno sieno stati per il passato e di presente ancora sieno i Zingani e Zingane che si sono alloggiati e alloggiano appresso ...
Roma, sui letti del fiume... "Lungo un sentiero che ci porta alla stazione colori e forme spuntano dietro una rete di telo e pareti di cartone. Entrando si scopre un piccolo villaggio composto da circa una dozzina di baracche che si affacciano con tappeti e stoffe ad uno spazio più ampio." "Alcune persone e tanti bambini vivaci si sporgono incuriositi al nostro arrivo. Inizialmente timorosi, si lasciano ...
Gallarate (VA), coinvolgiamo i Sinti prima di decidere "Campo nomadi", torna alla carica Ruggero Busellato, sindaco di Cavaria con Premezzo. Con una nota diffusa venerdì 22 giugno, il primo cittadino cavariese chiede conto al suo omologo di Gallarate, Nicola Mucci, delle voci circolate nelle ultime settimane circa il probabile (e ormai prossimo, dicono a Palazzo Borghi) trasferimento della comunità sinta dall’attuale sistemazione di via De M...
Rom e Sinti Insieme al XIII Meeting Internazionale Antirazzista Le città sono attraversate oggi, più che in passato, da fenomeni sociali complessi derivanti dalla mobilità interna e internazionale. Milioni di persone sono alla ricerca di un futuro migliore o di protezione. Gli effetti dell’ingiustizia globale, delle guerre e dei conflitti tra gruppi hanno moltiplicato il numero di uomini e donne che si muovono da un punto all’altro della Terra. Le città ...
Violenza, propaganda e deportazione. Un manifesto di scrittori, artisti e
intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne
La storia recente di questo paese è un susseguirsi di campagne d’allarme, sempre
più ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane suonano a martello, le parole
dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi nervi a fior di pelle risponde
a ogni stimolo creando “emergenze” e additando capri espiatori.
Una donna è stata violentata e uccisa a Roma. L’omicida è sicuramente un uomo,
forse un rumeno. Rumena è la donna che, sdraiandosi in strada per fermare un
autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella vita. L’odioso crimine
scuote l’Italia, il gesto di altruismo viene rimosso.
Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena è stata violentata e
ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari dignità? No: della
seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali; della prima si
deve sapere che è italiana, e che l’assassino non è un uomo, ma un rumeno o un
rom.
Tre giorni dopo, sempre a Roma, squadristi incappucciati attaccano con spranghe
e coltelli alcuni rumeni all’uscita di un supermercato, ferendone quattro.
Nessun cronista accanto al letto di quei feriti, che rimangono senza nome, senza
storia, senza umanità. Delle loro condizioni, nulla è più dato sapere.
Su queste vicende si scatena un’allucinata criminalizzazione di massa. Colpevole
uno, colpevoli tutti. Le forze dell’ordine sgomberano la baraccopoli in cui
viveva il presunto assassino. Duecento persone, tra cui donne e bambini, sono
gettate in mezzo a una strada.
E poi? Odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom,
tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere
espulsi dall’Italia. Politici vecchi e nuovi, di destra e di sinistra gareggiano
a chi urla più forte, denunciando l’emergenza. Emergenza che, scorrendo i dati
contenuti nel Rapporto sulla Criminalità (1993-2006), non esiste: omicidi e
reati sono, oggi, ai livelli più bassi dell’ultimo ventennio, mentre sono in
forte crescita i reati commessi tra le pareti domestiche o per ragioni
passionali. Il rapporto Eures-Ansa 2005, L’omicidio volontario in Italia e
l’indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su quattro avviene in casa; sette
volte su dieci la vittima è una donna; più di un terzo delle donne fra i 16 e i
70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il
responsabile di aggressione fisica o stupro è sette volte su dieci il marito o
il compagno: la famiglia uccide più della mafia, le strade sono spesso molto
meno a rischio-stupro delle camere da letto.
Nell’estate 2006 quando Hina, ventenne pakistana, venne sgozzata dal padre e dai
parenti, politici e media si impegnarono in un parallelo fra culture.
Affermavano che quella occidentale, e italiana in particolare, era felicemente
evoluta per quanto riguarda i diritti delle donne. Falso: la violenza contro le
donne non è un retaggio bestiale di culture altre, ma cresce e fiorisce nella
nostra, ogni giorno, nella costruzione e nella moltiplicazione di un modello
femminile che privilegia l’aspetto fisico e la disponibilità sessuale
spacciandoli come conquista. Di contro, come testimonia il recentissimo rapporto
del World Economic Forum sul Gender Gap, per quanto riguarda la parità femminile
nel lavoro, nella salute, nelle aspettative di vita, nell’influenza politica,
l’Italia è 84esima. Ultima dell’Unione Europea. La Romania è al 47esimo posto.
Se questi sono i fatti, cosa sta succedendo?
Succede che è più facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri
i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere
cause del panico e dell’insicurezza sociali causati dai processi di
globalizzazione.
Succede che è più facile, e paga prima e meglio sul piano del consenso
viscerale, gridare al lupo e chiedere espulsioni, piuttosto che attuare le
direttive europee (come la 43/2000) sul diritto all’assistenza sanitaria, al
lavoro e all’alloggio dei migranti; che è più facile mandare le ruspe a privare
esseri umani delle proprie misere case, piuttosto che andare nei luoghi di
lavoro a combattere il lavoro nero.
Succede che sotto il tappeto dell’equazione rumeni-delinquenza si nasconde la
polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno.
Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno è vittima di un
omicidio bianco.
Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a
prostituirsi, metà delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita organizzata
a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini italiani comprano un
coito da schiave straniere, forma di violenza sessuale che è sotto gli occhi di
tutti ma pochi vogliono vedere).
Sfruttamento in Romania, dove imprenditori italiani - dopo aver “delocalizzato”
e creato disoccupazione in Italia - pagano salari da fame ai lavoratori.
Succede che troppi ministri, sindaci e giullari divenuti capipopolo giocano agli
apprendisti stregoni per avere quarti d’ora di popolarità. Non si chiedono cosa
avverrà domani, quando gli odii rimasti sul terreno continueranno a fermentare,
avvelenando le radici della nostra convivenza e solleticando quel microfascismo
che è dentro di noi e ci fa desiderare il potere e ammirare i potenti. Un
microfascismo che si esprime con parole e gesti rancorosi, mentre già
echeggiano, nemmeno tanto distanti, il calpestio di scarponi militari e la voce
delle armi da fuoco.
Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con
ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in Turchia nel 1915,
come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente, nell’ex-Jugoslavia negli anni
Novanta, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia
ai principi di libertà, dignità e civiltà; che rende indistinguibili
responsabilità individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che
invoca al governo uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi
obbedienti.
Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell’intolleranza il triangolo
nero degli asociali, il marchio d’infamia che i nazisti applicavano agli abiti
dei rom.
E non sembra che l’ultima tappa, per ora, di una prolungata guerra contro i
poveri.
Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti. Non ci appartengono
il silenzio, la rinuncia al diritto di critica, la dismissione dell’intelligenza
e della ragione.
Delitti individuali non giustificano castighi collettivi.
Essere rumeni o rom non è una forma di “concorso morale”.
Non esistono razze, men che meno razze colpevoli o innocenti.
Nessun popolo è illegale.
Adesioni aggiornate alle 02.00 di giovedì 15 novembre 2007
Proposto da: Alessandro Bertante, Gianni Biondillo, Girolamo De Michele,
Valerio Evangelisti, Giuseppe Genna, Helena Janeczek, Loredana Lipperini, Monica
Mazzitelli, Marco Philopat, Marco Rovelli, Stefania Scateni, Antonio Scurati,
Beppe Sebaste, Lello Voce, Wu Ming.
Primi firmatari: Fulvio Abbate - Maria Pia Ammirati - Manuela Arata -
Bruno Arpaia - Articolo 21 - Rossano Astremo - Andrea Bajani - Nanni Balestrini
- Guido Barbujani - Ivano Bariani - Giuliana Benvenuti - Silvio Bernelli -
Stefania Bertola - Bernardo Bertolucci - Sergio Bianchi - Ginevra Bompiani -
Carlo Bordini - Laura Bosio - Botto&Bruno - Silvia Bre - Enrico Brizzi - Luca
Briasco - Elisabetta Bucciarelli - Franco Buffoni - Errico Buonanno - Lanfranco
Caminiti - Rossana Campo - Maria Teresa Carbone - Massimo Carlotto- Lia Celi -
Maria Corbi - Stefano Corradino - Mauro Covacich - Erri De Luca - Derive Approdi
- Donatella Diamanti - Jacopo De Michelis - Filippo Del Corno - Mario Desiati -
Igino Domanin - Tecla Dozio - Nino D’Attis - Francesco Forlani - Enzo Fileno
Carabba - Ferdinando Faraò - Marcello Flores - Marcello Fois- - Barbara
Garlaschelli - Enrico Ghezzi - Tommaso Giartosio - Lisa Ginzburg - Roberto
Grassilli - Andrea Inglese - Franz Krauspenhaar - Kai Zen - Nicola Lagioia - Gad
Lerner - Giancarlo Liviano - Claudio Lolli - Carlo Lucarelli - Marco Mancassola
- Gianfranco Manfredi - Luca Masali - Sandro Mezzadra - Giulio Milani - Raul
Montanari - Giuseppe Montesano - Elena Mora - Gianluca Morozzi - Giulio Mozzi -
Moni Ovadia - Enrico Palandri - Chiara Palazzolo - Melissa Panarello - Valeria
Parrella - Anna Pavignano - Lorenzo Pavolini - Giuseppe Pederiali - Sergio Pent
- Santo Piazzese - Tommaso Pincio - Gabriella Piroli - Guglielmo Pispisa -
Leonardo Pelo - Gabriele Polo - Andrea Porporati - Alberto Prunetti - Laura
Pugno - Serge Quadruppani - Christian Raimo - Veronica Raimo - Franca Rame -
Enrico Remmert - Marco Revelli - Ugo Riccarelli - Anna Ruchat - Roberto Saviano
- Sbancor - Clara Sereni - Gian Paolo Serino - Nicoletta Sipos - Piero
Sorrentino - Antonio Sparzani - Carola Susani - Stefano Tassinari - Annamaria
Testa - Laura Toscano - Emanuele Trevi - Filippo Tuena - Raf Valvola Scelsi -
Francesco Trento - Nicoletta Vallorani - Paolo Vari - Giorgio Vasta - Grazia
Verasani - Sandro Veronesi - Marco Vichi - Roberto Vignoli - Simona Vinci - Yo
Yo Mundi
Aderiscono: Silvia Acquistapace - Armando Adolgiso - Enzo Aggazio -
Valerio Aiolli - Fiora Aiazzi - Loredana Aiello - Cristina Ali Farah - Max Amato
- Cris Amico - Cinzia Ardigò -Roberto Armani -Paolo Arosio - Monia Azzalini -
Eva Banchelli - Barbara Barni - Adriano Barone -Daniela Basilico- Simona
Baldanzi - Barbara Balzarotti - Remo Bassini - Elisabeth Baumgartner - Sandro
Bellassai - Gigi Bellavita - Francesca Bonelli - Violetta Bellocchio - Paola
Bensi - Alessandro Beretta - Alberto Bertini - Donatella Bertoncini - Marco
Bettini - Paolo Bianchi - Nicoletta Billi - Valter Binaghi - Enrico Blasi
-Augusto Bonato - Emanuele Bonati - Valentina Bosetti - Nadia Bovino - Giovanni
Bozzo - Anna Bressanin - Annarita Briganti - Luciano Brogi - Gianluca Bucci -
Manuela Buccino - Giusi Buondonno - Leonardo Butelli - Domenico Cacapardo -
Daniele Caluri - Nives Camisa - Maurizia Cappello - Paolo Capuzzo - Luigi
Capecchi -Alessandro Capra - Carlo Carabba - Enrico Caria - Valentina Carnelutti
- Eleonora Carpanelli - Guido Castaman - Silvia Castoldi - Ettore Calvello-
Francesco Campanoni - Ernesto Castiglioni - Fabrizio Centofanti - Paola Chiavon
- Marcello Cimino - Paolo Cingolani - Anselmo Cioffi - Beatrice Cioni -
Francesca Corona - Stefano Corradino - Marina Crescenti - Vittorio Cartoni -
Marcello D’Alessandra - Cristina D’Annunzio - Gabriele Dadati - Manuela
Dall’Acqua - Paola D’Apollonio - Antonella De Luca - Patrizia Debicke van der
Noot - Lello Dell’Ariccia - Paolo Delpino - Valentina Demelas- Chiara Desiderio
- Prisca Destro- Francesco Di Bartolo - Chiara Dionisi - Martina Donati - Bruna
Durante - Arturo Fabra- Marina Fabbri - Franco Fallabrino - Graziella Farina -
Giulia Fazzi - Giorgia Fazzini - Raffaele Ferrara - David Fiesoli - Claudia
Finetti - Maurizio Forte -Lissa Franco - Gabriella Fuschini - Daniela Gamba -
Pupa Garriba - Walter Giordani - Viorica Guerri - Maria Nene Garotta - Luisa
Gasbarri - Massimiliano Gaspari - Catia Gasparri - Valentina Gebbia - Lucyna
Gebert- Silvana Giannotta -Angelica Grizi -Emiliano Gucci -Lello Gurrado -
Francesca Koch - Rossella Kohler - Fabio Introzzi - Maria Rosaria La Morgia -
Daniela Lampasona - Federica Landi - Loredana Lauri -Albertina La Rocca -
Filippo Lazzarin - Sabina Leoni - Elda Levi - Mattea Lissia - Mariagrazia Lonza
- Francesco Lo Piccolo - Giorgio Lulli - Monica Lumachi - Gordiano Lupi - Iseult
Mac Call - Luca Maciocca- Giovanna Maiola - Alessandro Maiucchi- Ilaria
Malagutti - Manuela Malchiodi - Felicetta Maltese - Emanuele Manco - Federica
Manzon - Roger Marchi - Mauro Marcialis - Adele Marini - Gianluca Mascetti -
Laura Mascia -Giusy Marzano- Anna Mascia - Mara Mattoscio - Stefano Mauri -
Lorenzo Mazzoni - Ugo Mazzotta - Michele Mellara - Michele Meomartino- Camilla
Miglio - Paola Miglio - Laura Mincer - Olek Mincer - Mauro Minervino - Roberto
Mistretta- Giorgio Morale - Isabella Moroni - Elio Muscarella - Ettore
Muscogiuri - Nino Muzzi - Rosario Nasti - No Reply - Giovanni Nuscis - Fabio
Pagani - Dida Paggi - Valentina Paggi - Iulia Claudia Panescu - Rafael Pareja -
Enrico Pau- Simonetta Pavan - Monica Pavani - Alessandra Pelegatta - Graziella
Perin - Bruna Perraro - Seba Pezzani - Alessandro Piva- Serena Polizzi - Massimo
Polizzi - Francesca Pollastro - Alessia Polli - Sabrina Poluzzi - Nicola Ponzio
- Anna Porcu - Kiki Primatesta - Salvatore Proietti - Maddalena Pugno - Andrea
Rapini - Vincent Raynaud -Paolo Reda - Luigi Reitani - Jan Reister- Sergio
Rilletti - Mirella Renoldi - Patrizia Riva - Monica Romanò - Alessandro Rossi -
Grazia Rossi - Luisa Rossi - Marta Salaroli - Carlo Salvioni - Ida Salvo -
Bianca Sangiorgio - Veronica Alessandra Scudella - Maria Serena Sapegno - Simone
Sarasso - Dimitri Sardini - Monica Scagnelli - Angela Scarparo - Gabriella
Schina - Elvezio Sciallis - Marinella Sciumè - Matteo Severgnini - Michèle Sgro
- Carlo Arturo Sigon - Genziana Soffientini - Crio Spagnolo - Mario Spezi - Mila
Spicola - Susi Sacchi - Mariagrazia Servidati - Mattia Signorini - Luigia
Sorrentino - Stalker/Osservatorio nomade - Claudia Stra’ - Luigi Taccone -
Giorgio Tinelli - Veronica Todaro - Eugenio Tornaghi - Umberto Torricelli - Sara
Tremolada - Renato Trinca - Nadia Trinei - Roberto Tumminelli -Tonino Urgesi -
Sasa Vulicevic - Angela Valente - Roberto Valentini - Maria Luisa Venuta -
Selene Verri - Diego Zandel - Salvo Zappulla
Di Fabrizio (del 17/06/2008 @ 10:09:43 in Kumpanija, visitato 1655 volte)
Ricevo da Marta Pistocchi
ciao,
questa è una lettera aperta a tutti gli amici dei Muzikanti ed in particolare di
Jovica Jovic.
Fatela girare se lo ritenete opportuno e se credete che possa aiutarci.
Alcuni di voi già sanno che Jovica sta attraversando un difficile periodo della
sua vita nel quale, tra le altre cose, sta cercando di regolarizzare la propria
posizione in Italia.
Il momento politico, ahinoi si sa, non è è favorevole e le difficoltà che il
nostro fisarmonicista sta incontrando sono molte; nonostante ciò crediamo nella
possibilità di riuscire nel nostro intento.
La richiesta inoltrata tempo fa al Ministero della Cultura per avere il
musicista Jovica in Italia è difatti andata a buon fine e il ministero ha
rilasciato il Nulla Osta che permette l'ingresso alla frontiera italiana; questo
ottimo risultato viene vanificato però da un altro provvedimento nei confronti
di Jovica, un mandato di espulsione dovuto all'accertamento della sua posizione
irregolare sul territorio italiano, precedente al Nulla Osta.
Per proseguire sulla strada della regolarizzazione Jovica ha bisogno del
sostegno di uno studio legale, il che implica delle alte spese che la sua
famiglia non può permettersi.
Per questo ci stiamo rivolgendo a voi, nella speranza di riuscire a creare una
rete di persone che vuol bene a Jovica, che ne riconosce il valore di uomo e
musicista ed è disponibile a dare il proprio contributo (economico ma non solo)
per sostenere la causa del miglior fisarmonicista serbo di Milano.
Vi propongo di venirci a trovare venerdì 20 giugno (questo) alle Pecore -via
fiori chiari 21- noi suoneremo dalle 22, ma vi aspettiamo anche da prima. Sarà
un'occasione per incontrarci, informarci, raccogliere suggerimenti e forze, ed
infine ringraziarvi a suon di musica e balli.
Per chi non potesse venire venerdì ma vorrebbe comunque aiutare Jovica, e per tutti quelli che vogliono saperne di più e meglio vi invito a scrivere a questo indirizzo: Ivana
ivanak011@tiscali.it, che come sempre
ci aiuta e ci sostiene e ci ama e che io ringrazio con tutto il cuore.
Spero di avere una calorosa risposta da tutti voi
a venerdì
marta
Di Fabrizio (del 16/12/2006 @ 10:04:04 in Europa, visitato 1880 volte)
A Bucarest si stanno festeggiando i 10 anni della nascita di Parada, la scuola di clown di Miloud. Ripropongo un'intervista effettuata qualche anno fa, durante una tournee a Milano:
Premessa tratta dalla presentazione in italiano del progetto (a cura di COOPI)
A seguito della grave crisi economica e sociale attraversata dalla Romania all’inizio degli anni Novanta dopo la caduta del regime di Ceasescu, migliaia di bambini e di ragazzi sono scappati dalle loro famiglie o dagli orfanotrofi finendo sulle strade di Bucarest e del resto del paese, esposti alla solitudine, alla violenza e alla povertà assoluta. Nel 1992 il clown francese Miloud Oukili li ha incontrati nei canali sotterranei della capitale dove si rifugiavano la notte per sfuggire al freddo e alla pioggia.
Da allora Miloud non li ha più lasciati: li ha conquistati con arti del circo e attraverso la creazione della Fondazione Parada ha offerto loro assistenza medica, sostegno psicologico e un tetto…
Il centro diurnoaccoglie regolarmente centinaia di bambini e di giovani provenienti da diversi paesi della Romania ed è diventato un punto di riferimento importante per la città. Al suo interno si svolgono laboratori teatrali, atelier di clownerie, giocoleria e acrobazia.
Gli educatori inoltre forniscono ai ragazzi supporto psicologico e propongono corsi di formazione scolastica e professionale.
Due équipe di educatori incontrano quotidianamente i ragazzi che ancora vivono sulla strada offrendo loro ascolto, assistenza e un’opportunità educativa.
Negli appartamenti sociali i ragazzi che hanno scelto di abbandonare la strada possono organizzare la propria vita con regolarità, mantenendo la propria autonomia e seguendo progetti personalizzati concordati con gli educatori.
Interviste di Marta Rabbiosi e Fabrizio Casavola al termine dello spettacolo di sabato 20 marzo a ASSOCIAZIONE COLORE via Moncucco 29, MILANO
Zamfir Mia
Da quanto conosci Parada?
Da 12 anni sono col gruppo Parada. Allora vivevo per strada e ci siamo conosciuti lì. C’era una casa, era di Terres des Hommes, che ospitava bambini che vivevano in strada. Andavamo lì la mattina per fare teatro e disegno. Piùtardi, ho conosciuto Miloud, che stava con noi tutto il giorno, ma con noi allora non faceva il pagliaccio – questo l’ho capito solo quando abbiamo cominciato a fare spettacoli. Adesso quella casa è stata chiusa dalla polizia, c’erano problemi con i vicini che vedevano tutti quei ragazzi che andavano avanti e indietro.
Io adesso lavoro con Parada e con un gruppo di francesi ho fatto un giornalino.
Sembra una rivista per ragazzi
No, nessun ragazzo comprerebbe un giornalino fatto e venduto da ragazzi di strada! Viene venduto agli adulti in abbonamento. Ci sono alcune cose che sembrano per bambini: qui si parla di Mowgli e del libro della giungla, perché anche lui era stato abbandonato e ha vissuto come un animale. Qui invece uno di noi parla di religione, lui si chiama Costantin, ve lo traduco: “Se non c’era Dio, non c’ero neanch’io… se Adamo ed Eva non avessero fatto peccato, non ci sarebbe stato nessuno di noi…” E poi c’è un mio articolo, dove su un foglio quello che faccio adesso e sull’altro ci sono le foto di com’ero prima.
In questi 12 anni la situazione a Bucarest è cambiata?
Credo che i ragazzi per strada stiano aumentando, ma la polizia li va a prendere e li riporta alle famiglie o li rinchiude in carcere molto più di prima. Probabilmente è perché la Romania sta per entrare nella NATO. I canali di Bucarest sono stati sigillati, perché erano il rifugio preferito dei ragazzi di strada e di chi li usava per nascondere la refurtiva.
Qualcosa di importante è cambiato con Miloud. Vedete, io adesso sto facendo questa intervista, ma anche quando vivevo per la strada mi ricordo che si parlava molto di noi, tutti facevano solo parole!C’erano i giornalisti che ci cercavano e ci facevano parlare, ma poi tutto rimaneva come prima. Miloud invece, lui diceva una cosa e la faceva.Così ci ha dato da mangiare!
Dove sei stata con Parada?
In Francia a Bordeaux e poi a Milano. Ogni tour dura un mese. L’Italia l’ho vista molto, ma non mi ricordo tutti i paesi.
Da 12 anni fai teatro e ce l’hai nel sangue. Vorresti continuare o fare qualcos’altro?
Devo dire che in questi 12 anni, ogni tanto ho lasciato Parada e magari sono tornata alla vita di prima. Io sono così. Adesso vorrei lavorare anche con altre compagnie. Miloud lo sa. Ormai sono grande e se potessi lascerei lo spazio agli altri. Magari, iniziare io a lavorare coi bambini.
Cosa studiate a Bucarest?
Studiamo circo e teatro. Parliamo di com’era la nostra vita. I bambini imparano anche a leggere e a scrivere.
Ad aprile, ci sarà un nuovo centro con gli spazi per i laboratori teatrali e la scuola, ed ufficio per l’assistenza legale e per fare i documenti.
Daniel Porcescu
Tu nello spettacolo facevi anche il fachiro. Ci spieghi come si fa?
Mah… E’ una questione di concentrazione. Bisogna stare attenti…
Sei anche uno dei più vecchi di questo gruppo
Ho 28 anni. Io, Corinne e Rafael siamo tra i più vecchi. Sono con Parada da 4 anni, ma ho conosciuto Miloud quasi 12 anni fa.
Ho conosciuto solo mio padre, ma in quel periodo lo frequentavo poco ed ero sempre per la strada, non mi drogavo – non l’ho mai fatto, ma avevo bisogno di aiuto e così mi hanno trovato.
Dodici anni fa c’era un'altra organizzazione, Terres des Hommes e Miloud vi lavorava come volontario.
Cosa ti ha attirato di ciò che ti proponevano?
Ci sono diversi tipi di studio: giocoleria, acrobazia, clownerie, piramide, andare sul motociclo.
Comunque, noi andavamo al centro perché si stava tranquilli e sicuri, poi abbiamo iniziato per divertimento e mi ricordo che mi è piaciuto molto.
Ho iniziato con Parada che ero già grande, e da noi chi lavora col circo viene pagato pochissimo, a meno che non si sia dei veri professionisti di un grande circo.
Adesso lavoro come animatore.
Com’è il lavoro dell’animatore?
Da un anno c’è una squadra di tre/quattro persone con una ragazza francese e lavoriamo sulla strada e negli orfanotrofi. Facciamo circo, sport, disegno, ogni tanto andiamo al cinema.
Lo scorso dicembre c’è stata un’iniziativa chiamata “Decembre magique” e siamo andati a fare uno spettacolo negli orfanotrofi.
Ogni giorno usciamo a cercare ragazzi, di solito 2 o 3 ogni giorno.
In questo gruppo che è qua a Milano, ci sono due ragazzi piccoli, di 14 e 16 anni, è da un anno e mezzo che sto lavorando con loro e solo da tre mesi sono usciti dalla strada.
Voglio continuare a fare l’animatore.
Quanti siete in tutto?
Siamo 4 animatori oltre all’animatore francese. Per i ragazzi che frequentano le attività, non saprei essere preciso: non esistono gruppi stabili di ragazzi coinvolti, il loro numero cambia continuamente. Per esempio: un giorno ne troviamo 2 in una piazza, e il giorno dopo magari si sono spostati in un’altra zona, oppure hanno altro da fare e magari riagganciamo qualcuno che avevamo conosciuto un’altra volta.
C’è qualche viaggio che ti ricordi?
Neanch’io ricordo tutti i posti dove siamo stati: le tournee sono molto piene e difficilmente troviamo il tempo di fare qualche visita.
Ho fatto 10 tourneé: 7 in Italia, 2 in Francia e una a Mostar, in Bosnia Herzegovina. Sono stato molto contento di essere andato a Mostar, perché per noi è stato il segno che la guerra fosse veramente finita. Quello di Mostar era un progetto veramente grande, si chiamava “Carovana dell’acqua”, c’erano tante organizzazioni francesi con Miloud, gruppi italiani da Novara, Varese, Torino e circhi professionisti. L’ultimo spettacolo che abbiamo fatto a Mostar, al solito la platea era divisa con i cattolici da una parte e i musulmani dall’altra, ma alla fine applaudivano mischiati tutti assieme.
Emil … - assistente sociale del gruppo
Parlate tutti molto bene l’italiano
Sì, la lingua è simile e poi la perfezioniamo nelle tourneé. Inoltre, a Bucarest abbiamo rapporti non solo con i francesi, ma anche con molte organizzazioni italiane, COOPI ad esempio collabora col nostro progetto
Tu sei arrivato a Parada in un’altra maniera…
Non vengo dalla strada, me lo si legge in faccia! Ho studiato a Bucarest e come tutti cercavo qualcosa da fare, però volevo anche occuparmi degli altri in maniera seria.
Ho sentito parlare di Parada, questo gruppo di matti, e sono andato a vedere cosa c’era da fare. E’ stato 5 anni fa e da allora sto con Parada.
Il primo che ho conosciuto è stato Rafael, che oggi faceva il presentatore. Con lui e con gli altri nel tempo quella che all’inizio è un’amicizia spontanea e istintiva, diviene un rapporto vero e profondo, al di là dei ruoli reciproci.
Come si crea il rapporto con i ragazzi?
In realtà, il mio lavoro non ha molto a che fare con l’assistente sociale. Seguo i ragazzi nelle materie scolastiche e nelle uscite, principalmente il mio lavoro è parlare e farli parlare, metterli a confronto in ogni momento del giorno sui problemi che hanno avuto e che vogliono affrontare.
Verso le 7, le 8, raggiungo il centro e c’è da fare sino a mezzanotte, insomma è un lavoro serio e impegnativo.
Adesso disponiamo anche di un caravan, che gira per le strade per dare vestiti e assistenza sociale ai ragazzi abbandonati. La mattina lo adoperiamo per andare a cercare i ragazzi e qualche volta per portarli con noi al centro.
Anche per strada non mi presento come “assistente sociale”, ma chiedo: “chi sei, cosa fai?” e a loro volta mi chiedono chi sono io e cosa voglio da loro. Io gli dico che sono di Parada e non ho bisogno di dire altro, questo nome è conosciuto da tutti i ragazzi di strada. Loro sanno chi siamo e cosa facciamo, quindi se vogliono cominceranno a frequentare il centro. Anche al centro le regole e il lavoro sono chiari: succede anche che qualcuno appena arrivato mi chiede di partire in tournee, e gli dico: prima studia e poi vedremo…
Anche dopo lo spettacolo vi siete ritrovati a discutere
E’ un confronto diverso da quello che dicevo prima. In quel caso parliamo espressamente dello spettacolo che è appena terminato, cosa è andato bene e cosa si può migliorare. Questo pomeriggio è stata una riunione molto lunga.
I ragazzi di strada ci sono solo a Bucarest o anche nelle altre città?
Principalmente a Bucarest. Nelle altre città non è un fenomeno rilevante: di solito i ragazzi abbandonati vivono per un po’ di tempo nei pressi delle stazioni e appena possono raggiungono Bucarest, che vedono come una specie di La Mecca.
Ho sentito che gli altri dicevano che i ragazzi che vivono in strada stanno aumentando: io ho visto alcune statistiche (ma non so quanto siano veritiere) e sembra che invece stiano diminuendo. Anche la situazione sulla chiusura dei canali non è definita: la polizia li chiude per ragioni di sicurezza, ma spesso i ragazzi riescono a riaprire dei passaggi e tornano a rifugiarsi lì. Quello che può essere cambiato negli anni, è che prima i ragazzi di strada sopravvivevano per una specie di spirito di clan, che li univa e in parte serviva a proteggerli da loro stessi e dagli altri, mentre adesso ognuno è abbandonato a se stesso.
C’è qualche ragazzo che ha lasciato Parada per fare altro?
In 8 anni saranno stati una ventina. Manteniamo comunque i rapporti. Tutti hanno scelto un’attività in proprio. La maggior parte lavora nelle costruzioni o nel piccolo commercio, in regola con la legge e i suoi permessi.
Che altro dire? E’ dura, anche se una durezza differente dal vivere per strada.
Dopo intervista
·Con 10 euro al mese finanzi i laboratori di clownerie e giocoleria del centro diurno
·Con 25 euro al mese finanzi le attività del caravan notturno
·Con 50 euro al mese contribuisci allo stipendio di un educatore
·Con 100 euro al mese finanzi una borsa di studio per un ragazzo
NUMERO VERDE 800.11.77.55 – c.c. postale 142273 intestato a COOPI – Ragazzi di Bucarest
Di Fabrizio (del 13/10/2007 @ 09:59:08 in Kumpanija, visitato 2518 volte)
Dove: presso il Pub "Le Pecore" in Via Fiori Chiari 21, a
Milano
Cosa:
Lunedì 15 ottobre ore 21 Introduzione della settimana Rom con
proiezione di video, cui segue l’intervento di MONI OVADIA
Martedì 16 ottobre ore 21 Concerto dei Rhapsodija Trio e di un gruppo
di musicisti rom
Mercoledì 17 ottobre ore 20.30 Proiezione del documentario OPERA GAGIA;
confronto aperto al pubblico con TOMMASO VITALE, ricercatore Università
Bicocca, ANTONIO BOCOLA, regista del documentario, esponenti delle comunità rom
Giovedì 18 ottobre ore 17 Favole rom per bambini gagi e rom Ore 21
Concerto del gruppo MUZIKANTI
Venerdì 19 ottobre ore 21 ROM CABARET, con Dijana Pavlovic, Marta
Pistocchi, Jovica Jovic
Sabato 20 ottobre ore 21 Proiezione di immagini appena raccolte in
Romania da Marilisa Cosello e Alessandro Stellari. Finale con intervento di
DARIO FO
Nel locale saranno esposta per tutto il periodo una mostra fotografica e
sarà visibile un’istallazione audio/video di Valeria Fondi Di Pietro.
Il programma e le eventuali variazioni sono consultabili su
www.lepecore.com
Le ragioni:
In questi ultimi mesi
sono stati effettuati 32 sgomberi di campi rom abusivi nel Milanese. Si tratta
di rom rumeni che dal 1 gennaio di quest’anno sono cittadini europei e hanno gli
stessi diritti e gli stessi doveri di tutti gli altri cittadini europei, come
noi; quindi non possono essere rispediti nel loro paese se non a determinate
condizioni. Si è così creata una situazione senza sbocco: sgomberati da qui,
questi uomini con le loro donne, i loro bambini e le quattro cose che hanno
salvato si spostano più in là. Da un punto all’altro, da uno sgombero all’altro.
Oggi ci sono tra 5 e
600 rom che vagano per Milano e provincia vivendo come possono.
Questa scelta non è
dettata, se non a parole, da ragioni di sicurezza. Infatti, non c’è dubbio che
sia più sicura una situazione in cui queste comunità si trovino sotto controllo
con gli uomini che non perdono il lavoro e i bambini che non perdono la scuola a
causa dei continui sgomberi.
Saranno poi le forze dell'ordine e il
sistema di giustizia ad occuparsi, ognuno nella propria funzione istituzionale,
dei casi da loro ritenuti perseguibili.
Sarebbe saggio
sospendere questa scelta che porta solo tensione e sgomberare, come avveniva
fino a pochi mesi fa, solo dopo aver trovato soluzioni che rispettino la dignità
e la condizione umana dei rom e poi guardare un po’ più lontano, a una strategia
che costruisca un quadro di certezze per tutti, cittadini italiani e comunità
rom, con una politica concordata di processi di inserimento reale nel mondo
lavorativo, scolastico e sociale.
I “campi nomadi” producono malattia,
disoccupazione, devianza, induzione alla criminalità, conflitti sociali: effetti
tipici del disagio sociale diffuso.
Bisogna quindi
abbandonare la logica dei campi e prevedere, come è avvenuto e avviene in molti
altri Paesi, ma anche in Italia, inserimento sociale, lavorativo ed abitativo
adeguato, come anche per i rifugiati e richiedenti asilo.
Noi crediamo che una
politica responsabile e degna di un Paese civile non debba inseguire il
malcontento, il disagio e anche il pregiudizio, ma costruire le condizioni di
diritti e doveri uguali per tutti per una convivenza pacifica e rispettosa delle
diverse culture.
Ci sembra importante
prima di tutto conoscere questo popolo, la sua cultura, le sue tradizioni, anche
la sua storia con le lunghe persecuzioni fino ai campi di concentramento; un
popolo pacifico che non ha mai fatto una guerra ed è distribuito in tutta
Europa, unico vero popolo europeo. Se si cercano i modi per comunicare con loro,
si può forse avere una idea diversa da quella che si fonda sull’ignoranza e sul
pregiudizio.
Questo ci aiuta a
considerarli per quello che sono, esseri umani come noi, in cerca, come noi, di
un po’ di benessere e di felicità che nei luoghi dai quali provengono sono loro
negati. E come esseri umani non possono essere abbandonati nel degrado nel quale
vengono cacciati.
Ora che arriva l’inverno le loro condizioni diventano tragiche: basti pensare ai
bambini, alle donne, molte delle quali incinte. Un primo segno di umanità nei
loro confronti deve essere quello di rendere la loro vita materiale meno
precaria e offrendo loro un ricovero decoroso almeno per superare una stagione
che sarà dura e difficile.
LE
ASSOCIAZIONI CHE PARTECIPANO:
Il Naga è un'associazione di volontariato
laica e apartitica, costituita a Milano nel 1987 allo scopo di promuovere
solidarietà e interventi socio- assistenziali in difesa dei diritti sanitari e
legali di immigrati temporaneamente presenti, rifugiati politici e Rom, senza
alcuna discriminazione di razza, religione, partito.
www.naga.it
L’Opera Nomadi si configura come un'associazione apartitica e
aconfessionale; dal 1970 è elevata a Ente Morale Nazionale. L'Associazione è
nata dalla consapevolezza che fosse necessario un movimento di volontari
organizzato per promuovere interventi atti a togliere gli zingari o gruppi di
origine nomade dalla situazione di emarginazione in cui sono relegati e per
aprire la collettività nazionale alla comprensione e all'accoglienza dei
diversi. www.operanomadimilano.org.
L’associazione “Aven Amentza” – Unione Rom e Sinti, è nata nel 2004,
con l’appoggio della Camera del Lavoro, per essere la voce politica e sindacale
nella difesa dei diritti di queste popolazioni. Fra le tante iniziative,
ricordiamo un anno e mezzo di sportello sindacale presso il campo di via
Triboniano, con FILLEA Cgil, per il controllo delle buste paga e delle
situazioni lavorative di numerosi Rom, soprattutto romeni e bosniaci.
Informazioni: Tel. 0248409114
UNALTRALOMBARDIA Associazione il cui scopo è quello di promuovere la
partecipazione diretta dei cittadini in tutti gli ambiti culturali e politici
nei quali si può realizzare un impegno civile contro la guerra, contro ogni
forma di ignoranza, intolleranza, violenza, censura, ingiustizia,
discriminazione economica, sociale, razziale, di genere.
www.unaltralombardia.it
Comitato Rom e Sinti insieme Associazione costituita dalle comunità
rom e sinte di diversa etnia presenti in Italia, con lo scopo di promuovere la
partecipazione diretta di esponenti di queste comunità anche in sedi
istituzionali.
www.comitatoromanophralipe.it
Gruppo Abele Il Gruppo Abele di Milano è impegnato sui problemi delle
dipendenze, del carcere e dell'esclusione sociale.
www.gruppoabele.org
Festa dei Popoli di Opera si occupa di organizzare eventi insieme alle
comunità di immigrati presenti nel territorio del sud Milano. Informazioni: Tel.
0257602678.
Associazione Liberi L’Associazione
culturale “Liberi” ha lo scopo di sviluppare una cultura incentrata sui valori
della convivenza civile, del diritto alla felicità, della tolleranza, della
solidarietà, della comunicazione libera e aperta e della continua ricerca di
nuove frontiere nella sfera dei diritti e delle libertà individuali e
collettive.
Ministero Sabaoth e Cooperativa Sociale Sabaoth Onlus,
è una realtà evangelica aderente alla denominazione Ceiam (Chiesa Evangelica
Internazionale e Associazione Missionaria). Da sempre operante nel sociale,
offre gratuitamente un centro ascolto, uno sportello lavoro, banco alimentare,
raccolta e distribuzione vestiario, corso di italiano per stranieri, assistenza
psicologica e legale per stranieri, senza alcuna discriminazione di razza, fede,
nazionalità o stato sociale.
www.ministerosabaoth.org
DOMENICA 12 LUGLIO 2009 ecco la data che dovete segnarvi!
III edizione della GRANDE FESTA BALKANICA
dalle 18 alle 24
alla CASA delle CULTURE del MONDO via Natta 11 - MM Lampugnano
ingresso dal cancello del liceo a destra attraversando il parco
per chi ancora è rimasto in città e chi invece pensava al weekend fuori porta
per chi ama il buon cibo e ancor più la buona muzica
per sfuggire al trito happy hour milanese
per difendere uno spazio della Provincia (...) che promuove l'incontro tra
diverse culture
per condividere e partecipare a un evento che nasce "dal basso"
voluto creato promosso e organizzato da noi, con voi
prepareremo per voi un abbondante aperitivo balkanico a base di cevapcici,
pljeskavice e altre specialità, innaffiato da fiumi di birra gelata e per i più
coraggiosi grappa di prugne, sljivovica
seguiranno i concerti TRIO MIRKOVIC & MUZIKANTI di BALVAL e naturalmente JAM SESSION finale
portate gli strumenti! preparatevi a ballare!
spargete la voce, portate gli amici, i parenti, gli animali domestici
ingresso libero, non c'è bisogno di prenotare
vi aspettiamo numerosi
Alti livelli di uso di droghe e sesso senza protezione
creano una crisi indefinita per le comunità ceca
PRAGA Milan Horvat si sveglia ogni mattina ed esce in strada per incontrare i
suoi "clienti".
E' un uomo di mezza età sempre vestito alla stessa maniera: vestito e scarpe
nere, camicia bianca con i primi due bottoni slacciati. Quattro anelli d'oro,
due per mano, brillano [...]. Ha l'aria di un uomo d'affari. Ma il suo lavoro a
Praga non è affatto normale.
Ogni giorno. Horvat incontra tossicodipendenti nei vicoli della città. Molti
di loro sono Rom. Vuole aiutarli ad uscire dal vizio, ma è un compito
complesso e talvolta senza speranza. Nel contempo, fornisce nuovi aghi e
siringhe al posto di quelle usate. Se proprio devono iniettarsi droghe, gli
strumenti che usano siano almeno puliti, questa è la sua attitudine.
SIAMO IN ATTESA DI UN'EPIDEMIA?
[...] "Anch'io vengo dalla strada, sono Rom e qui mi sento a casa, anche se
non ho mai fatto uso di droghe," brontola. "Ma so cosa significa la droga."
Horvat ha esperienza personale sull'abuso di droga: lui e la sua famiglia
hanno lottato per anni per aiutare suo fratello tossicodipendente. Ebbero
successo e suo fratello smise di drogarsi. [...]
"Quando leggo sul giornale, 'Cerchiamo Rom per lavoro di strada', [...] so
che il mio lavoro può essere importante."
Horvat è uno dei due lavoratori di strada dell'organizzazione Romodrom, che
raggiunge i tossicodipendenti in questa comunità praghese. Crede che il problema
tra i Rom sia uno dei più grandi in quanto non ci sono stime.
Ci sono circa 5.000 tossicodipendenti nella città registrati da Romodrom.
L'organizzazione ritiene che almeno il 40% sono Rom - anche se si stima che
siano il 2% della popolazione globale dei 10 milioni di cittadini cechi. L'anno
scorso , Romodrom ha contattato circa 6.000 clienti e distribuito 25.000 aghi
puliti.
Horvat dice che circa 140 Rom cercano ogni giorno il centro.
Romodrom ha un programma speciale rivolto ai tossicodipendenti, per
proteggere dalle infezioni con vari agenti di trasmissione, come epatite ed HIV.
Nella Repubblica Ceca nel 2004, circa il 9% delle persone con HIV si è
infettata assumendo droghe, secondo l'agenzia AIDS delle Nazioni Unite. D'altra
parte, nessuno conosce quanti di loro siano Rom, perché la legge ceca non
permette di raccogliere dati sanitari su base etnica.
Uno studio bel Programma ONU di Sviluppo del 2004 su Rom e HIV/AIDS ha
trovato un incremento drammatico del tasso di infezione da HIV in Europa
Centrale. Secondo lo studio, HIV/AIDS affliggono gruppi con alti tassi di
povertà, alta mobilità e accesso limitato ai servizi sociali. Anche se il numero
totale di quanti nella Repubblica Ceca vivono con l'HIV è basso, circa lo 0,1%
della popolazione, secondo una stima del 2005 di UNAIDS, i Rom paiono possedere
tutti i tratti che rendono le persone vulnerabili nel contrarre l'HIV: poveri,
le donne generalmente sono disoccupate, genitori e figli raramente parlano di
questioni sessuali, alto abuso di alcool, molto basso uso del condom.
VITA SUL LATO SBAGLIATO DELLA STRADA
Quello che rende la situazione ancora più terribile è che molti Rom non hanno
documenti d'identità, avendo così un accesso limitato ai servizi sanitari. Per
questo sono meno capaci di ricevere informazioni preventive sul virus o di
essere controllati. E quanti hanno accesso ai servizi e all'informazione
sanitaria hanno una forte sfiducia nel sistema sanitario - soprattutto le donne
rom, che in passato vennero spesso sterilizzate senza consenso, per paura del
governo dei loro alti tassi di nascita.
Esistono pochissimi dati ufficiali sui problemi di droga e sanitari dei Rom
cechi - specialmente riguardo all'HIV. E questa mancanza la potenzialità di una
situazione già pericolosa.
Pochi chilometri fuori Praga, una stretta pista costeggia la ferrovia e si
arrampica su una desolata collina. [...] L'asfalto si interrompe al limite di
una serie di piccole case. Le case sono di fango e con le porte sfondate, i
vetri delle finestre rotti e i fili elettrici partono da una cabina come
serpenti. Ogni edificio ha due piani, non ci sono bagni. Le famiglie condividono
uno sporco bagno comune senz'acqua calda.
Qui è dove vivono i Rom - isolate enclave "sul lato sbagliato della strada"
nella piccola cittadina di Libcice nad Vltavou.
Dei 150 Rom che vivono qui, soltanto 8 su 80 adulti hanno mai avuto un
lavoro. Gli altri 70 sono bambini.
Disoccupazione e povertà sembrano seguire i Rom dovunque vadano. Uno studio
dell'Istituto di Ricerca per gli Affari Lavorali e Sociali di Praga stima in 70%
il tasso di disoccupazione tra i Rom. Molti tra quanti hanno trovato lavoro tra
quelli poco specializzati. Come risultato, la maggior parte campa con gli
assegni sociali direttamente o tramite familiari.
INTEGRAZIONE ATTRAVERSO LE DROGHE
Jozef, un uomo vigoroso di circa trent'anni, è uno dei pochi nel villaggio
con un lavoro. La sua casa è arredata meglio delle altre ed ha più cibo dei suoi
vicini. Ma è rabbioso e cammina avanti e indietro. Vuole parlare del problema
droga nella sua comunità. Suo padre interviene per fermarlo; è preoccupato delle
ripercussioni sulla famiglia se parlano di questo problema.
"Possono succedere cose" ammonisce. Ha paura che comincino a chiamarlo
traditore e creatore di problemi. Parlando, puoi mettere i tuoi amati nei guai,
dice.
"I Rom vedono l'uso della droga come una via er integrarsi nella società
maggioritaria" dice Ivan Vesely, che dirige Dzeno, uno dei gruppi Rom di
supporto legale più vasti di Praga. "E' più difficile integrarsi attraverso lo
studio e il lavoro - c'è molta discriminazione in questi campi. Assumendo
droghe, i Rom imitano i non-Rom nel loro stile di vita," dice.
I Rom nelle città fanno uso di eroina e pervitina, una forma locale di
anfetamina, dice Horvat. Nelle aree rurali, inalano toluene, un colorante, e
colla, soprattutto i più giovani, secondo Marta Hudeckova, direttrice di Manusa
(Gente), un'organizzazione Rom femminile.
Horvat asserisce che la situazione è talmente seria che "madri disperate
denunciano alla polizia i loro figli per falsi furti purché stiano in prigione
un anno o due" sperando che l'accesso alla droga sia più difficile dietro le
sbarre.
Bambini di 12, 13 anni hanno problemi con le tossicodipendenze," dice Horvat.
"Ma non si può aiutarli - secondo la legge le OnG possono lavorare con ragazzi
sopra i 15 anni, i minri di quell'età devono avere un rappresentante legale.
Le OnG come Romodrom e Manusha hanno risposto facendo partire campagne
informative nelle scuole per portare attenzione al problema droga tra i bambini
rom. Per le classi hanno inscenato una satira drammatica che spiega come fare
quando qualcuno offre loro droga o come dirlo ai genitori.
"Vogliamo cambiare realmente qualcosa per la nostra gente" dice Marie Gailova,
presidente di Romodrom. "Lavoriamo dalle 13 alle 14 ore al giorno per aiutare
giornalmente 300 Rom in 5 regioni diverse dove operiamo."
Il non parlare apertamente di droga nelle comunità non è la sola sfida. E'
altrettanto inaccettabile parlare di sesso.
"NOI NON USIAMO QUELLE BUFFE COSE"
La compagna di Jozef, Gabriela (29 anni), stringe fra le braccia il figlio di
due anni. E' chiaramente il suo tesoro.
Jozef e Gabriela non sono sposati. Non ne vedono la necessità. La loro
relazione è basata sulla fiducia - una relazione che esclude categoricamente
discussioni sul sesso o l'HIV.
"Ho mai usato un condom, perché posso fidarmi del mio partner," dice
Gabriela. "Non so se le mie amiche usino il condom, perché di sesso non si
parla. Ma non penso lo usino."
Gabriela e Jozef non hanno mai fatto un test HIV.
Un recente studio del Wisconsin Medical College negli Stati Uniti ha trovato
che l'uso del preservativo tra i Rom nell'Europa Centrale ed Orientale e raro
principalmente associato alla contraccezione. A partire dagli anni '50 le
autorità cecoslovacche hanno usato la sterilizzazione, accompagnata a volte con
somme di denaro, per rallentare la crescita della popolazione rom. Molte donne
hanno citato in giudizio i governi ceco e slovacco per essere state sterilizzate
senza il loro consenso.
Una volta sterilizzate, le donne spesso rifiutano l'uso del preservativo, in
quanto lo intendono come una protezione contro la gravidanza ma non contro le
malattie trasmesse sessualmente. La ricerca mostra anche che gli uomini hanno
una maggior libertà sessuale prima e durante il matrimonio. Hanno possibilità di
pratiche sessuali con sconosciuti/e e più potere di relazione delle donne. Lo
studio mostra che i Rom in Europa sono a conoscenza dell'HIV, ma non se ne
sentono personalmente minacciati.
"Il sesso è qualcosa che tutti fanno, ma di cui nessuno parla," dice Lida Polackova,
consulente romani del dipartimento affari sociali della città di Ostrava, città
industriale nella Repubblica Ceca dell'est, dove vivono molti Rom. "Circa
nessuno nelle comunità Rom sa se sia positivo o negativo all'HIV. E il sesso
prematrimoniale è completamente naturale,a partire dai 13 o 15 anni di
età."
Tornando a Libcice nad Vltavou, due teenagers in jeans attillati bisbigliano
di sesso fumando fuori da una casupola. [...] "Noi non usiamo quelle buffe
cose," dice una. "I condom non sono per noi."
Un lungo treno passa accanto, rendendo impossibile la conversazione. Tutt'attorno
non c'è niente. Al posto di un luogo dove vivono dozzine di persone, potrebbe
essere scambiato per un deposito merci della ferrovia.
La prevenzione dell'HIV, dice Horvat, non può avvenire nell'isolamento.
Migliorare l'accesso ai servizi sanitari, alla scuola, all'impiego, è parte
della soluzione, secondo le stime di tutti: dagli operatori di strada agli
esperti dell'Unione Europea e della Banca Mondiale. Nessuno degli innumerevoli
problemi che i Rom affrontano in posti come Libcice può essere affrontato da
solo. Horvat e quanti altri conoscono la comunità ritengono irrealistico che i
Rom lascino le droghe e così smettano di essere vulnerabili all'HIV/AIDS, quando
le droghe offrono l'unica via di fuga da una dura realtà di povertà,
discriminazione e segregazione di ogni giorno.
E mentre molti Rom continuano a vivere in ghetti senza igiene adeguata, non
ci si può aspettare che si preoccupino del sesso sicuro, anche quando siano
informati sulle malattie trasmesse sessualmente.
Nel suo ufficio di Praga, un agitato Horvat si irrita mentre analizza le
strategie per aiutare la sua gente.
"Per me il momento migliore nel mio lavoro sarebbe quando non ci saranno più
tossicodipendenti o affetti da HIV," dice. "Quando i servizi come il mio non
saranno più necessari perché tutti avranno accesso ai servizi che possono
aiutarli."
Sospira, e ritorna al suo lavoro. La sovrabbondanza sembra ancora un percorso
molto lungo per persone come Milan Horvat.
Mia Malan is the Internews Senior Health Journalism Adviser in Washington, D.C.
Jayalakshmi Shreedhar is the Internews Project Director of the Local Voices
Project in India.
Lucia Curejova, Maria Husova, Petrana Puncheva, Petru Zoltan, and Susan Mathew
contributed to this article, which was produced during a TOL health reporting
seminar.
Di Fabrizio (del 11/02/2010 @ 09:49:26 in Kumpanija, visitato 2018 volte)
Ricevo da Marta Pistocchi
sabato 13 febbraio 2010 h 15.00
campo rom di Rho (Milano) via Sesia 21.
Come arrivarci
Siete tutti invitati a partecipare ad un festoso incontro collettivo che vuole
testimoniare l'interazione possibile fra le culture, attraverso rituali, musiche
e delizie da mangiare!
Don Gino Rigoldi battezzerà Sanela, nuora del grande fisarmonicista Jovica Jovic.
Saremo in tanti credenti e non, uniti e felici di essere testimoni di uno
scambio reciproco, possibile anche in un campo rom, che supera confini fra
religioni, lingue, culture, colori, e pensieri diversi.
Contribuite anche voi ad arricchire il banchetto coi vostri piatti, colori e
sapori... o semplicemente portando del buon vino!
Aderiscono: Moni Ovadia, Arci cultura, Naga, Terra del Fuoco milano, Aizo,
Architettura delle Convivenze, la Banda Degli Ottoni, SoS Fornace, Cromosoma 21,
I Muzikanti di Balval, Camilla e Ulisse, Malapizzica, Arcimetromondo,
Mondorchestra,Canzoniere dei transiti, Enosud
Gli 81 anni di vita di Zajko, rom bosniaco: da partigiano a fianco di Tito ad
esule delle guerre Jugoslave degli anni '90, da barista nell'Italia degli anni
'50 a caldaraio a Pisa nel 2010. Invalido per un problema alla mano, non
puo' avere una pensione perche' non in possesso di alcuni requisiti particolari
richiesti agli stranieri per legge. Il contrasto (o forse la continuita') tra
una vita scampata per una fortunata coincidenza alla morte in un campo di
concentramento e una vita passata in un "campo nomadi" pisano di una persona che
nomade lo e' stata solo per fuggire alle guerre e alle persecuzioni.
Video di Sara Palli, Alice Ravasio, Francesca Sacco, Marta Lucchini, Irene
Chiarolanza, Diana Ibba. Prodotto dall'associazione Africa Insieme di Pisa
nell'ambito del progetto "volontari come in un film", con la collaborazione di
CESVOT, AIART, Progetto Rebeldia.
Lunedì sera? ....Muzikanti!
Al circolo ARCI BELLEZZA (via Giovanni Bellezza 16, Milano) lunedì 23 marzo
serata culturale, culinaria e danzereccia
BORDER - Percorsi attraverso il concetto di confine
Parte la rassegna BORDER,
una rete che coinvolge più realtà del panorama artistico culturale milanese.
Prima serata al Bellezza proposta da Opera Nomadi
BORDER - PERCORSI ATTRAVERSO IL CONCETTO DI CONFINE
dal 20 marzo al 4 aprile - rassegna autoprodotta
programma completo con tutti gli artisti e le sedi coinvolte sul sito
border.fotoup.com
23 marzo al Bellezza
dalle ore: 18.00
*OPERA NOMADI presenta “I ROM E L’AZIONE PUBBLICA”
libro a cura di G. Bezzecchi, M. Pagani, T. Vitale * Romharmony
documentario di Mariano Leotta. Alla ricerca dell'armonia romanì. *PROIEZIONE di filmati sulla cultura zingara a cura di OPERA NOMADI
www.operanomadimilano.org *APERITIVO ETNICO a cura della cooperativa Romano Drom (percorso zingaro)
ore: 21.30 *I MUZIKANTI
concerto di musiche balcaniche rom - JOVICA BALVAL JOVIC, MARTA PISTOCCHI,
ALESSIO RUSSO
BORDER si propone come un progetto in divenire, una rete di persone,
associazioni e luoghi, discipline e linguaggi che attraverso una serie di
appuntamenti intende esplorare i significati del confine con l’obiettivo di
ritrovare al suo epicentro la valorizzazione delle diversità, la
socializzazione, la responsabilità sociale, lo scambio interculturale, le
pratiche artigiane, altre pratiche del vivere e dell’abitare, la città come
territorio di relazioni, e non ultimo, un punto di vista inedito che ribadisca
che il confine non è una linea che separa bensì un territorio dove avvengono
relazioni, scambi e contaminazioni in termini di arricchimento. BORDER.FOTOUP.NET
Di Fabrizio (del 26/01/2012 @ 09:45:17 in Italia, visitato 2065 volte)
BUSTO ARSIZIO(due articoli)
Speroni: "Saremo carogne contro i nomadi" Scontro in commissione sicurezza su un'interrogazione del leghista Unfer che
chiede di eliminare definitivamente il problema. Il resto dei consiglieri fa
muro. Fantinati: "Nessun estremismo ma il problema c'è"
"Incarognirsi" contro i nomadi, rendergli impossibile la sosta nei campi con
grossi tronchi, mettergli alle calcagna agenzie di recupero crediti se non
pagano le multe:la ricetta di Francesco Speroni per risolvere il problema. In
commissione sicurezza ieri, giovedì, il tema caldo della presenza sul territorio
di Busto di gruppi stanziali e nomadi di rom o sinti ha visto contrapporsi la
Lega Nord contro tutto il resto del consiglio comunale. Pdl, Movimento 5 Stelle,
Pd e Manifattura Cittadina, Indipendenti di Centro hanno arginato le posizioni
definite "estremiste" da tutti i consiglieri presenti. Proprio il presidente
della commissione Adriano Unfer (Lega Nord) aveva presentato la mozione di cui
si è discusso chiedendo di eliminare "definitivamente" il problema del passaggio
dei nomadi e dei rom o sinti, presenti in modo stanziale in città come, ad
esempio, la famiglia Bianchi alla quale è stata data una residenza in una via
che non esiste (tra l'inceneritore e un cementificio).
La parola "definitivamente" ha fatto arrabbiare, in particolare il consigliere
Gian Pietro Rossi che ha sottolineato che "già un certo Adolfo aveva pensato ad
eliminarli definitivamente senza, peraltro, riuscirci". Il senatore ha tracciato
la sua via parlando di vicini rumorosi da contenere e controllare giornalmente
durante le loro presenza temporanea o stanziale che sia. Gianpaolo Sablich,
invece, ha chiesto dati più precisi sulla presenza a Busto e ha poi lanciato
l'idea di attrezzare un'area di sosta camper dedicata ai nomadi per poterli
controllare e contenere in modo da evitare che sporchino prati e terreni con i
loro mezzi. Marta Tosi ha, invece, apprezzato il discorso iniziale
dell'assessore alla sicurezza Claudio Fantinati che ha parlato di risposte
celeri, ogni volta che si presenta un nuovo gruppo, con la consapevolezza che
fenomeni come questi non si possono nè fermare, nè eliminare definitivamente
come vorrebbe Unfer: "La Lega ingigantisce un problema che non esiste - ha detto
la consigliera di Manifattura Cittadina - queste persone sono diverse? Anche i
disabili hanno delle diversità fisiche ma non per questo li cacciamo via. Quindi
allo stesso modo bisognerebbe aiutarli ad integrarsi".
Se la parola definitivamente ha fatto drizzare i capelli a tanti, la parola
integrazione fa saltare sulla sedia i leghisti che con Unfer sottolineano: "Non
esiste integrazione per questa gente - ha sbottato - è da secoli che ci si prova
ma non ne vogliono sapere". A dar manforte al presidente c'era anche Marco
Albertini, sempre della Lega che chiude: "Loro non pagano la luce o non pagano
le multe? Allora da domani lo farò anche io, vediamo con chi se la prenderanno
prima gli enti preposti".
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa della Giovane Italia in merito al
tema discusso in commissione sicurezza giovedì che riguarda dati sulla presenza
di nomadi in città e luoghi dove questi sostano.
Ieri abbiamo assistito alla commissione sicurezza che aveva all'ordine del
giorno anche un argomento sul quale abbiamo più volte espresso la nostra
opinione: nomadi a Busto Arsizio. Questo calato in un quotidiano aumentare di
tentativi di furto nelle abitazioni cittadine, che a volte, vedono come
protagonisti proprio loro.
L'assessore Fantinati ha affrontato molto bene il problema postogli dai
commissari leghisti, che nel loro testo chiedevano solo lo status attuale sui
fenomeni migratori nomadici in città. Su questo c'è poco da dire:
l'amministrazione fa il suo dovere allontanando il prima possibile gli
avventori, poi per il discorso delle sanzioni è veramente complicato venirne a
capo.
In realtà il problema degli accampamenti a Busto è ben altro e non veniva
toccato dai punti all' ODG, fortunatamente poi nella discussione è venuto fuori:
per ammissione degli stessi leghisti non sono più tollerabili tutti quei
comportamenti che creano discrimine tra i cittadini di Busto, che regolarmente
pagano tutto ciò che è dovuto (e se non succede vengono perseguiti) e quelli che
risiedono in baracche abusive all'interno di campi con destinazione agricola.
"Sono contento - afferma sarcasticamente Sabba - che durante la discussione in
commissione, i consiglieri leghisti abbiano contraddetto in tutto e per tutto la
linea che la loro segreteria politica bustocca aveva fino a pochi mesi fa a
riguardo e che non rendeva giustizia alle linee politiche che il loro partito
esprime in altre città, come l'esempio di Verona e il suo Sindaco Flavio Tosi"
Anche l'Autorità per l'Energia si è resa conto dell'anomalia e infatti ha
dichiarato illegali tutti quei contratti forfettari stipulati agli ex nomadi
stanziali, anche tramite la mediazione dei comuni. Questo è un punto
fondamentale della vicenda: "Cosa intendono fare le giunte a fronte di questa
decisione? - si chiede Sabba - Cosa intende fare il Sindaco Farioli di fronte a
delle minacce come quelle fatte dagli stanziali di Busto, che con fermezza hanno
chiesto di avere ancora quei contratti illegali, per non essere costretti a
rubare?"
La sinistra, nei suoi due concetti espressi, continua a chiudere un occhio:con
quello aperto analizza il comportamento della Lega di Busto, che dato ilsenso di
accerchiamento, ha bisogno di mostrarsi dura e pura; con l'occhio chiuso invece
continua a non vedere la realtà del problema in discussione e si astrae sempre
più da quelli che sono i bisogni e i sentimenti della gente.
La Giovane Italia ha più volte espresso la sua idea a riguardo: le strade sono
due:
1) il divieto assoluto di vivere in aree con destinazione d'uso diversa da
quella residenziale, che comporterebbe o la migrazione di queste persone o
l'iscrizione alle liste d'attesa ALER per ricevere
un'abitazione;
oppure
2) la costruzione di campi attrezzati con tutti servizi necessari per vivere
civilmente e che in qualsiasi momento possano essere sottoposti a controlli
delle autorità. In questi campi regolari si dovrebbe dichiarare l'identità di
chi vuole alloggiare e per quanto tempo, ma soprattutto pagare per i servizi che
si useranno. Ciò è evidente che comporterebbe una spesa da parte del Comune, ma
a fronte della risoluzione di un problema.
Tra le due opzioni è solo la politica che può scegliere, magari con la
concertazione dei cittadini. Comunque sia è indubbio che ognuna di esse
migliorerebbe la situazione attuale. Nel frattempo i cittadini che vivono nei
pressi degli accampamenti continuano quotidianamente a subire, per questo fino a
che non si troverà il coraggio di fare delle scelte, bisognerà intensificare
controlli di ogni i tipo: sanitari, stradali, fiscali, urbanistici, etc...
Di Fabrizio (del 21/08/2009 @ 09:40:04 in Italia, visitato 1890 volte)
Vi segnalo questo articolo a firma di Ilaria Urbani,
pubblicato su "Il Manifesto" del 17 agosto perché, a mio avviso, ha l'indubbio
merito di porre in evidenza alcuni fatti fin qui trascurati: la completa
mancanza di "sicurezza" della strada, cosa questa già segnalata in passato e
colpevolmente ignorata, una attenta ricostruzione dell' "incidente", le
incredibili condizioni di vita degli abitanti del campo, la questione degli
spari uditi all'interno del campo, diversamente riportati dalla stampa, il
dolore della Famiglia. Giancarlo Ranaldi
Il luogo dove sono stati ritrovati Slavica e Luca.
Una tazzina di caffè, sigarette, dolci, tre bicchieri e tanti fiori colorati.
La famiglia di Slavica Djordjevic, la ragazza rom di 20 anni uccisa da un pirata
della strada sabato mattina davanti al campo comunale di Secondigliano, ha
allestito la baracca come una camera mortuaria. Ma Slavica non c'è. E' in una
camera di un obitorio. L'autopsia ieri ha confermato che ad ucciderla è stato un
pirata della strada. L'uomo alla guida non si è fermato a soccorrerla. Il figlio
di 6 giorni, Luka, ricoverato in terapia intensiva all'ospedale Santobono,
migliora di ora in ora. Il neonato che al momento dello schianto si trovava nel
passeggino ha fatto un salto di alcuni metri riportando due fratture al cranio e
un'emorragia. Non è stato ancora identificato l'automobilista che ha travolto la
donna mentre è stato recuperato uno degli specchietti retrovisori esterni della
vettura, una Volskwagen Polo, di colore celeste. Dalle impronte riportate sullo
specchietto gli investigatori cercano di risalire al pirata della strada. L'uomo
potrebbe essersi fermato alcuni minuti sul luogo dell'incidente per riporre il
corpo della ragazza tra il ciglio della strada e guard rail. Slavica è stata
colpita all'altezza del gluteo sinistro. Lo schianto ha provocato lo
spappolamento della milza. Non sono state trovate tracce di sangue perché si era
riversato tutto nei polmoni. Le ferite al braccio sono dovute ad una caduta
successiva all'impatto. «E' impensabile che un corpo finisca da solo in uno
spazio così piccolo dopo uno schianto del genere», dicono gli abitanti del
campo.
Il Comune di Napoli si farà carico delle spese dei funerali o del rimpatrio
della salma. Il corpo della ragazza, di origine serba che prima del matrimonio
abitava del campo di Via Cupa Perillo a Scampìa, dovrebbe tornare nel paese
d'origine anche se l'autorizzazione per il rimpatrio non è ancora arrivata. Il
marito Denis, la famiglia e gli amici di Slavica hanno organizzato una veglia
funebre di tre giorni nel campo di via Cupa Perillo dove la ragazza abitava
prima del matrimonio. I figli del vento del campo comunale di Secondigliano
chiedono dall'aprile del 2001 l'istituzione della fermata di un autobus
all'esterno della baraccopoli. Le automobili sfrecciano a cento all'ora
mettendo, un pericolo costante per i rom. Le novanta famiglie del campo sono
costrette ad attraversare la Circumvallazione esterna per uscire dal campo. «Le
istituzioni non hanno ancora fornito di mezzi trasporto la zona perché ci
sarebbe una disputa sulle competenze. Non si capisce - spiega Marta di Opera
Nomadi - se il tratto è gestito dalla Provincia o dal Comune. Una questione che
riguarda anche la raccolta dei rifiuti che infestano l'area». Il campo rom è
fornito di acqua e energia elettrica che però salta spesso. D'inverno per
l'utilizzo delle stufe e d'estate dei ventilatori. La baraccopoli ha il sistema
fognario in comune con il vicino carcere di Secondigliano. Quando le fogne vanno
in tilt una puzza nauseabonda ricopre il campo.
Nella baraccopoli a ridosso della Circumvallazione esterna ieri si sono
registrati alcuni momenti di tensione. Gli operatori sociali presenti nel campo
ieri mattina spiegano che i colpi di pistola uditi all'esterno non sarebbero
stati esplositi per sedare una rissa scoppiata tra due fratelli, come riportato
da alcune agenzie di stampa, ma perché un ragazzo che usciva dal campo non si
sarebbe fermato all'alt della polizia municipale. Gli agenti avrebbero dovuto
sparare alcuni colpi in aria per intimare lo stop al ragazzo. Gli unici rumori
che hanno interrotto il silenzio di una giornata di lutto.
Lunedì 17 maggio alle h. 21.00 c/o Equatore, via Marta Tana 3 , Castiglione delle Stiviere Gipsy Blood di Paul Polansky, 2005
Toccante documentario sui campi profughi Rom di Mitrovica, gestiti all’ONU,
dove sono internate più di mille persone. Questi campi costruiti nel 1999 in
zone malsane e inquinate dovevano rimanere attivi per pochi mesi. Da allora ad
oggi tante persone sono morte a causa dell’avvelenamento da metallo pesante.
Contaminazione che colpisce in particolar modo i bambini...
Ne parliamo con Igor Costanzo, amico di Paul Polansky, colpito dai suoi racconti
sul campo di Mitrovica, è andato a visitarlo e ci parlerà di quello che ha visto
in prima persona....
L'occasione è ghiotta (la cena balkanica pure) la serata magica e ritmata.
Accade quando le energie di persone diverse convergono nello stesso obiettivo...
DIVERTIRSI, CREARE, FARE FESTA!
edizione 2009 della GRANDE FESTA BALKANICA
mercoledì 22 aprile
auditorium e bar e di radio popolare (via Ollearo 5, zona Mac Mahon, Milano)
MUZIKANTI di BALVAL e FAMIGLIA MIRKOVIC
insieme per trascinarvi nel mondo balcanico per una serata memorabile
super cena tipica a prezzi popolari -dalle 19.30
muzika popolare e balli tipici -sempre
musicisti di ogni sorta venite con i vostri strumenti lustrate le scarpe per
buttarvi nei balli preparate gli stomaci
vi aspettiamo in tanti, ma tanti (e invitate anche gli altri)
Si terrà a Roma, il 22 e il 23 gennaio, la prima conferenza internazionale
sui Rom. Sarà promossa dal Ministero dell'Interno e si svolgerà presso la Scuola
Superiore dell'Amministrazione dell'Interno, in via Veientiana. A riportarlo è
il sito Amalipe Romano, Amicizia Rom.
La Conferenza è in gestazione da mesi, visto che già il primo ottobre il
professore Alexian Santino Spinelli aveva riferito a Vita di un primo incontro
organizzativo per questo evento, ed è poi stata annunciata ufficialmente da
Amato il 6 novembre, al termine di un incontro col vice segretario generale del
Consiglio d'Europa, Maud de Boer Buquicchio.
Alla Conferenza parteciperanno Thomas Hammarberg, commissario per i diritti
umani del Consiglio d'Europa; Dana Varga, consigliera personale del primo
ministro rumeno per la problematica dei Rom; Maud de Boer Buquicchio, Vice
segretario generale del Consiglio d'Europa.
Claudio Marta, dell'Università Orientale di Napoli, farà una ricorstruzione
storica della presenza di Rom e Sinti in Italia, mentre Renato Mannheimer
presenterà una nuova ricerca. Nel pomeriggio del 22 ci sarà una tavaola rotonda
con diversi politici locali (da Formigoni a Chiamparino, dal prefetto Mosca al
prefetto Pansa), con Rosy Bindi e Marcella Lucidi.
Il 23 sarà dedicato al dialogo con la società civile, sulle tre aree
fondamentali di Casa, Scuola, Lavoro. Ci saranno Opera Nomadi, Sant'Egidio, Aizo,
Unirsi, Sucar Drom, Gruppo specialisti Rom, Comunità di Capodarco, Centro studi
zingari, Caritas e Arci Nazionale. Dopo uno sguardo europeo, chiuderanno i
lavori il ministro Ferrero e il ministro Amato.
Di Fabrizio (del 31/10/2010 @ 09:35:01 in Italia, visitato 1870 volte)
Ciao a tutti, sperando di fare cosa gradita vi invio la
posizione unitaria di cgil cisl uil di Monza-Brianza in risposta a un odg
razzista e spietato della lega contro i rom.
ciao
Marta Pepe
CGIL CISL UIL Monza e Brianza, venuti a conoscenza degli ordini del giorni
sui Rom in discussione al Consiglio Provinciale di oggi, esprimono le seguenti
valutazioni.
Riteniamo che sia un fatto grave innanzitutto parlare di "espulsione su base
etnica" dei Rom dalla Provincia di Monza e Brianza perché questo termine, in
contrasto con le normative europee e nazionali vigenti, prefigura reato di
discriminazione razziale.
Sosteniamo che tutti i cittadini hanno diritto all'ordine e alla sicurezza così
come diciamo che la responsabilità penale è personale e che vanno perseguiti
tutti i reati da chiunque commessi. E' però preoccupante, a nostro avviso,
utilizzare stereotipi per incriminare una intera etnia, basandosi su pregiudizi
e non su dati concreti. Sosteniamo che ritenere una comunità collettivamente
responsabile di reati e contrastare la legislazione europea sulla libera
circolazione delle persone si configura come una palese manifestazione di
razzismo e intolleranza.
Ricordiamo infatti che oltre alle recenti posizioni espresse dal Papa e dal
Parlamento europeo, uno specifico articolo del Trattato di Lisbona vieta la
discriminazione basata su sesso, razza od origine etnica, religione o credo,
disabilità, età e orientamento sessuale e conferisce al Consiglio dell'UE un
chiaro mandato a svolgere le azioni necessarie per combattere queste
discriminazioni.
Parlare di degrado ambientale, di aumento di furti nelle abitazioni di Pescara,
Palermo e Alassio e di incendi di baracche e roulottes nei campi nomadi; pensare
di risolvere tutto chiedendo fondi al Ministero per attuare le stesse politiche
per cui il Governo francese è appena stato censurato dalla Commissione Europea
non serve a nessuno, così come non serve una visione esclusivamente repressiva
nei confronti della presenza delle popolazioni Rom e Sinti che vivono nel nostro
Territorio, prescindendo da ogni considerazione circa il loro stato personale e
giuridico.
Non riteniamo affatto che la politica degli sgomberi e dei rimpatri forzati
(sull'esempio francese) sia la risposta che un territorio come la Brianza, noto
per la sua storia di accoglienza, possa mettere in campo. Ci pare che risponda
invece solo a costruire un clima di insicurezza e paura finalizzato a
distogliere l'attenzione dai problemi urgenti da affrontare per risolvere la
situazione difficile del Paese.
Siamo favorevoli, invece, all'implementazione di tutte le azioni che possano
costruire reali processi di integrazione, come condizione per superare gli
aspetti critici della convivenza e garantire migliori condizioni di vita a tutte
le persone che vivono nella nostra Provincia.
Riteniamo perciò che la strada debba essere quella della cooperazione nel
territorio tra tutti i soggetti Istituzionali, sociali e sindacali per
realizzare quelle politiche di integrazione che ovunque si sono dimostrate la
vera arma per affermare i diritti dei cittadini, da quello della sicurezza e
cittadinanza, a quello della legalità contro la clandestinità.
Auspichiamo che il Consiglio Provinciale deliberando su un tema tanto delicato,
tenga in considerazione queste nostre osservazioni.
Famiglia rom sterminata a Bratislava da un vicino, scioccati gli
altri residenti nel palazzo Bratislava, 1.9.2010 10:17, (ROMEA)
Quanti si sono trovati nei pressi della sparatoria di lunedì nel quartiere Devínska
Nová Ves di Bratislava sono ancora scossi, ma vogliono parlare della loro
esperienza. Sei dei morti facevano parte della famiglia Putík. Come si è saputo
che la famiglia era rom, sono iniziate a circolare notizie di come fossero
"problematici". Però, i vicini degli uccisi hanno iniziato ad esprimersi contro
queste voci.
Una donna che vive sullo stesso piano sia dell'assassino che della famiglia
uccisa ha detto oggi all'Agenzia Stampa Ceca di aver aperto la porta del suo
appartamento per la curiosità, vedendo l'uccisore in piedi in una nuvola di
fumo nel corridoio. "Si è voltato verso di me e ha detto -Chiudi la porta o ti
sparo in testa,- così ho richiuso;" dice l'anziana signora.
La vicina non sapeva molto sull'uccisore, che non era molto amichevole."Era
terribilmente strano, non parlava con nessuno, un lupo solitario, un tipo
strano," spiega, aggiungendo che non sa cosa l'ha portato a sterminare l'intera
famiglia. "Non so se gli davano sui nervi perché andavano sempre avanti e
indietro," dice. Secondo lei i Rom non facevano rumore e si prendevano cura di
loro figlio, 12 anni, anche lui vittima anche lui vittima della follia
dell'assassino disoccupato.
"Erano nostri vicini - la nonna, sua figlia e il nipote che viveva con loro.
Davvero non creavano problemi," dice un altro vicino che viveva proprio la porta
accanto alla famiglia rom. Questi vicini smentiscono anche le voci che la
famiglia vendesse droga. Quando i giornalisti gliel'hanno chiesto, entrambi
hanno dato la stessa riposta: "Fuori di qui! Pennivendoli! Quale droga? E'
immondizia."
Secondo informazioni pubblicate dal giornale MF DNES, nessuno dei residenti
nell'appartamento che sono stati intervistati potrebbe confermare che
l'assassino fosse in qualsiasi maniera in conflitto con la famiglia dei suoi
vicini. Anche altri vicini rifiutano le speculazioni per cui la famiglia avrebbe
dovuto dei soldi all'assassino. "E' del tutto grossolano suggerire che la
famiglia avrebbe preso in prestito del denaro da lui. Ne avevano paura - non
avevano il coraggio di suonare il suo campanello. Non hanno mai causato problemi
- non ho mai sentito nessun tipo di confusione dal loro appartamento. Per quel
che ne sappiamo erano persone decenti. Povere, ma decenti," ha detto a MF DNES
una vicina di nome Silvie, aggiungendo che la famiglia chiedeva solo a lei
denaro in prestito. "Se lo facevano prestare solo da me - ogni 15 del mese la
nonna mi suonava al campanello perché non avevano soldi. Glieli prestavo sempre
o davo loro del pane vecchio, e loro mi restituivano sempre immediatamente il
19" ha detto a MF DNES. Anche altri residenti dell'edificio dicono che gli
occupanti stabili dell'appartamento dei Putík, la nonna e i suoi parenti, erano
persone perbene, ma gli altri parenti che a volte visitavano la famiglia,
talvolta bevevano o facevano rumore all'ingresso dello stabile.
Marta, una pensionata che vive accanto agli assassinati, ha detto a MF DNES,
"Durante l'estate la figlia della nonna iniziò a venire qui più spesso. Due o
tre anni dopo, quando già viveva qui, a volte urlava o imprecava contro
qualcuno. Poi seppi che andò a farsi curare da qualche parte e che viveva in un
ostello. In questi giorni visitava solo per un caffè." Altri residenti
dell'edificio citati da MF DNES concordano nel dire che la famiglia Putík non
era particolarmente problematica. Altri vicini mettono in dubbio che tutte le
vittime fossero Rom, come riportato da molti media. " Talvolta qualcuno si
sedeva qui e beveva di fronte all'edificio, ma erano soprattutto una famiglia
bianca, non erano i Rom. E' una sciocchezza dire che è stato un attacco
razzista. Solo la figlia che viveva nell'edificio aveva sangue rom. Le vittime
avevano a che fare con loro, ma non erano Rom," ha detto un residente a MF DNES.
I capi della polizia ed il ministro degli Interni stanno parlando molto
dell'"eroico" intervento della polizia contro il pazzo assassino. Anche se molti
residenti del quartiere lamentano che la polizia non sia intervenuta abbastanza
in forze e rapidamente.
Alla fine l'aggressore si è sparato alla testa , a pochi metri da un salone
cosmetico. Come ha detto una dipendente all'Agenzia di Notizie Ceca, "Quell'uomo
stava appoggiato contro la porta del salone, e se non avesse avuto le cuffie, mi
avrebbe sentito chiudere la porta e avrebbe girato la sua arma verso di me. Ho
chiamato la polizia per dire che ero intrappolato appena a pochi metri da lui,
ma mi hanno risposto che sapevano già di lui."
La giovane donna ha aggiunto che l'uomo è stato libero di muoversi, senza
alcuna minaccia per circa 20 minuti, prima di iniziare a sparare a qualsiasi
cosa si movesse. Dice che la polizia non si è avvicinata alla scena se non dopo
diversi minuti dopo che l'uomo si era sparato.
La polizia dice che la prima pattuglia è arrivata due minuti dopo che era
stato avvertito il primo sparo, cioè appena dopo le 9:45 del mattino, riuscendo
a disarmarlo dopo circa mezz'ora. Il ministro degli Interni Daniel Lipšic ha
annunciato che l'aggressore non ha commesso suicidio se non dopo essere stato
ferito fatalmente da un proiettile della polizia.
Durante il massacro sono morte otto persone, l'aggressore e le sue sette
vittime. Altre 15 persone sono state ferite, tre delle quali, incluso un
cittadino ceco, sono anche in gravi condizioni.
ryz, Czech Press Agency, MF Dnes, translated by Gwendolyn Albert
Presa coscienza dell'affinità elettiva nata tra il Cicco e la muzika dei
Muzikanti, una miscela esplosiva che combina serate magiche ed ottima compagnia,
siamo lieti di invitarvi al concerto che si terrà SABATO SERA, dalle 22 circa,
al circolo arci Cicco Simonetta (via cicco simonetta 16 -
mappa)
Muzikanti di Balval in trio
Jovica Balval Jovic -fisarmonica
Marta Pistocchi -violino
Alessio Russo -batteria (assente e non rimpianta, la "macchina del tempo")
per chi ancora non è venuto ottima è l'occasione di venirci a trovare, ed invece
chi ci è già stato, sa già perchè tornare!
Dietro un anonimo cancello della periferia romana si apre un piccolo mondo
colorato, pieno di bambini. Un piccolo mondo in cui si sono rifugiate alcune
famiglie Rom espulse dai campi in cui stavano, espulse dal mondo esterno, quello
che sta oltre il cancello. «Metropolis», così è stato battezzato lo spazio in
cui vivono, occupato dopo anni di abbandono, è un'ex concessionaria di
automobili, di fatto un grande capannone al cui interno è sorto un piccolo
villaggio coperto, con casette costruite dai Rom stessi.
Ci entriamo con Militant A, rapper di Assalti frontali che nel nuovo cd Profondo
rosso (esce venerdì) racconta anche di loro, dell'occupazione di questo posto,
della scuola dove incontra quotidianamente i bambini festanti che ci attorniano,
compagni di scuola dei suoi figli. L'uscita del cd è quasi contemporanea al
secondo sciopero dei migranti denominato Un giorno senza di noi che, dopo
l'esordio dell'anno scorso, torna ad interrogarci sulle non-regole dell'economia
liberista, che sfrutta manodopera a basso costo offrendo in cambio emarginazione
e clandestinità. «Il primo Marzo - sottolinea Militant A - è un giorno di lotta
per il diritto al lavoro, alla casa, alla scuola, che sono diritti di tutti e
sono più che mai a rischio per tutti, non solo per gli immigrati».
L'emarginazione sociale è un mostro che divora le vite delle persone
fregandosene del loro passaporto, ma una cosa è certa: colpisce sempre i più
deboli e fra i più deboli Rom e immigrati ci sono sempre. «Queste persone -
continua il rapper romano - sono umanamente ricche, riescono ad avere una forza
per andare avanti che è incredibile rispetto alle condizioni in cui spesso sono
costretti a vivere.
In loro possiamo ritrovare l'umanità che noi abbiamo perso». Sono Cool questi
Rom è una canzone che Militant A ha dedicato a questa gente, a questa
occupazione, nata per rispondere a un disagio ignorato dalle istituzioni:
«Alemanno ha speso 30 milioni di euro in un anno e mezzo per non risolvere
nulla, ha solo cacciato questa gente dai posti dove vivevano».
Anche rispetto alle poche forme di assistenza nei confronti dei Rom, Militant A
ha qualcosa da dire: «L'assistenzialismo è un business per chi lo fa e che costa
alla collettività 1.000 euro al mese per ogni famiglia Rom. Con quei soldi ci si
potrebbe pagare l'affitto di una casa, ma lasciare il problema irrisolto è utile
alla propaganda politica della destra e serve a mantenere l'affare
dell'assistenza. Questa sistemazione invece non costa un euro a nessuno e
recupera anche un luogo abbandonato al degrado da anni».
Profondo rosso è, come sempre quando si parla di Assalti frontali, un album
pieno di realtà e di argomenti concreti, come nel caso di Lampedusa lo sa,
dedicata ai migranti africani ma soprattutto alla gente dell'isola.
IL CONCERTO A LAMPEDUSA «Noi siamo stati a Lampedusa - ci racconta - per un
concerto contro i Cie, che sono una vergogna in sé e in cui i migranti, grazie a
una legge del governo, possono rimanere rinchiusi, senza aver commesso alcun
reato, non più due ma sei mesi. Proprio allora ci fu l'episodio del mercantile
turco Pinar che aveva salvato dei migranti dal mare e che venne bloccato da una
corvetta militare italiana per quattro giorni. In quell'occasione morì una
giovane emigrata incinta.
Noi siamo stati al funerale e c'erano tanti lampedusani, gente di grande dignità
e umanità, che ben conosce e condivide il dramma dei disperati che approdano
sulle coste dell'isola. Anche qui: se i miliardi di euro che si spendono per i
Cie, per tenere in gabbia chi arriva sulle coste italiane in cerca di un futuro,
venissero spesi per l'accoglienza, non sarebbe meglio per tutti?
Ma per cambiare le cose bisogna partire dal basso, da noi stessi, trovare i modi
per unirsi e lottare per diritti che riguardano tutti nello stesso modo. Io con
Assalti frontali racconto queste storie e le canzoni nascono spesso da
esperienze concrete, come questa con i Rom o quella di Lampedusa, le
manifestazioni degli studenti, etc.
Per me il Rap è raccontare quello che vivo ma anche comunicare un immaginario
diverso da quello dominante, perché l'immaginario fa la differenza, è il punto
di partenza per costruire una realtà diversa». 1 marzo 2011
Nel frattempo, con Jovica Jovic alla fisarmonica e Marta Pistocchi al
violino...
Di Fabrizio (del 22/03/2011 @ 09:20:15 in Europa, visitato 2159 volte)
Tanya Mangalakova | Sofia 18 marzo 2011
La popolazione rurale in Bulgaria potrebbe scomparire in 50 anni: questo
l'allarme lanciato dall'Accademia delle Scienze Bulgara. Molti centri abitati
rischiano di trasformarsi in villaggi fantasma. In un efficiente utilizzo dei
fondi europei una possibile via d'uscita
Tra 50 anni la popolazione rurale della Bulgaria potrebbe scomparire. E questo
l'allarme lanciato da esperti dell'Accademia
delle Scienze Bulgara (BAN). Al
momento in Bulgaria ci sono ben 200 villaggi fantasma, località che pur essendo
ancora presenti sulla carta geografica e amministrativa, sono totalmente privi
di popolazione. In altri 500 villaggi gli abitanti non sono più di dieci o
venti.
La popolazione rurale è diminuita di circa il 60%, mostra uno studio sulle
prospettive demografiche eseguito dalla BAN sotto la direzione del professor
Nikolay Tzenov. Un secolo fa la Bulgaria era un paese agricolo, e allora solo il
20% della popolazione viveva in città. Nonostante l'ingresso nell'Unione
europea, oggi la Bulgaria continua ad avere seri problemi demografici, che si
rivelano particolarmente gravi nelle zone rurali. Secondo gli esperti, i motivi
principali per cui i villaggi si svuotano sono le cattive condizioni di vita e
la chiusura delle scuole locali e degli ospedali periferici.
"Il processo di abbandono delle campagne era iniziato già al tempo del comunismo
quando, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, era cominciata
l'urbanizzazione del Paese", spiega ad OBC la professoressa Marta Sugareva della
BAN. Secondo la Sugareva, le regioni più spopolate sono quelle lungo le
frontiere, che più di tutte soffrono della insufficiente infrastruttura
stradale. La regione maggiormente segnata dal fenomeno è la Bulgaria
nord-occidentale, nelle provincie di Vidin, Vratza e Montana.
Crisi demografica e questione di genere Negli ultimi anni in Bulgaria si osserva un aggravarsi della crisi
demografica: la popolazione diminuisce, i giovani emigrano all'estero e nel
Paese restano soprattutto anziani. La popolazione bulgara è diminuita di circa
600mila unità negli ultimi dieci anni, secondo i primi dati dell'ultimo
censimento, tenuto nel mese di febbraio 2011. I cittadini bulgari sarebbero
passati da 7,9 a 7,3 milioni. A preoccupare è soprattutto la situazione delle
zone rurali, dove l'abbandono ha portato a una forte depressione economica e
sociale.
Lo svuotamento dei villaggi ha anche una dimensione di genere. Solitamente gli
uomini in età da matrimoni sono molti di più delle donne Secondo la Sugareva, le
donne emigrano più spesso in città per studiare all'università, mentre molti
uomini non proseguono gli studi e restano nel villaggio. Specularmente, nei
centri universitari le giovani donne sono molto di più degli uomini. Tutto
questo rende più difficile la creazione di coppie stabili.
In buona parte dei villaggi bulgari la struttura di genere e quella
generazionale sono alterate. Nelle generazioni più anziane, a dominare è la
componente femminile. Secondo la Sugareva questo dipende dal fatto che le donne
hanno una prospettiva di vita sensibilmente più alta degli uomini. Secondo vari
studi condotti in Europa orientale, gli uomini si sono rivelati più sensibili
rispetto agli scossoni sociali della transizione verso l'economia di mercato,
segnata da insicurezza, stress e disoccupazione. Risultato: oggi i villaggi
bulgari sono pieni di vedove anziane.
Mancanza di opportunità
Le ragioni dello svuotamento dei villaggi talvolta vanno oltre le mancanze
dell'infrastruttura stradale, o della chiusura di scuole e ospedali. Talvolta è
la criminalità il problema principale.
Un caso rimbalzato sui media bulgari è quello del villaggio di Mechka, nella
regione di Pleven. Su Facebook è stata creata una pagina che raccoglie video
sulla difficile situazione del villaggio. Qui molti abitanti anziani lamentano
furti e maltrattamenti soprattutto da parte di giovani della locale comunità
rom.
"Alcuni degli abitanti locali ormai allevano le galline in casa, per paura che
queste vengano rubate. Molte abitazioni sono abbandonate, oppure si vendono a
prezzi stracciati a causa della situazione", ha dichiarato un abitante del
villaggio al quotidiano 24 chasa.
Il problema, secondo la professoressa Sugareva, è dovuto principalmente alla
mancanza di opportunità lavorative, ma anche alla separazione della comunità
bulgara da quella rom, che qui è molto chiusa su se stessa. "I rom di Mechka,
per tradizione, sono stanziali, ma non mandano i figli a scuola e tendono a
sposarsi molto giovani, quasi sempre prima di aver raggiunto la maggiore età",
sostiene la Sugareva, che ha seguito il caso del villaggio da vicino.
Questa regione della Bulgaria, in realtà non è isolata, e il villaggio si trova
vicino all'arteria che da Pleven porta a
Belene, sito su cui dovrebbe essere
costruita la nuova centrale atomica. Qui, però, il turismo non è sviluppato, e
mancano altre possibilità lavorative importanti. "In questa zona della Bulgaria,
purtroppo, non c'è futuro", sostiene la Sugareva. "Qui non c'è movimento né
comunicazione, le persone vivono in isolamento e hanno paura uno dell'altro"
Agire in fretta L'unico modo per fermare lo svuotamento dei villaggi è creare opportunità,
come succede nei paesi più sviluppati dell'Ue. Secondo Borislav Borisov,
presidente dell'Associazione dei villaggi bulgari, la previsione che tra 50 anni
non ci sarà più popolazione rurale è esagerata. Un'analisi dell'associazione
mostra che esistono villaggi vitali, con potenziale per lo sviluppo nel turismo
rurale e nell'agricoltura. Secondo Borisov, 7-800 villaggi in Bulgaria hanno
ottimo potenziale, altri 1500 discrete possibilità di sviluppo.
Borisov racconta che molti investitori hanno contattato l'associazione che
presiede per cercare collaborazione. I piani di investire in aree rurali, però,
sono spesso naufragati a causa dell'inefficienza amministrativa, della
corruzione e della mancanza di incentivi.
Oggi i fondi europei per lo sviluppo restano un miraggio per molte zone rurali
della Bulgaria. La creazione di opportunità nel campo del turismo oppure nella
produzione agricola restano un'eccezione piuttosto che la regola. La questione è
capire se la politica e gli amministratori avranno o meno la lucidità e la
voglia di ascoltare i segnali preoccupanti che arrivano dagli esperti sulla
situazione nelle aree rurali. Dalla capacità di assicurare un accesso effettivo
ai fondi europei dipende oggi una parte importante del destino dei villaggi
bulgari.
12 Febbraio 2009, ore 22 ARCI CICCO SIMONETTA, Via Cicco Simonetta 16 (zona
conca del naviglio) Milano
www.ciccosimonetta.org
Serata danzante di musica balcanica e rom
Muzikanti -di BalVal, fisarmonica, violino & sevdah Ingresso 4 euro con tessera arci (chi deve fare la tessera non paga l'ingresso!)
I Muzikanti sono la realizzazione di un autentico incontro di culture, che si
esprime in un linguaggio musicale originale, fantasioso e vitale.
Fonte d’ispirazione primaria del loro repertorio è la musica Rom, espressione
artistica di un popolo che sa riunire in una voce sola i diversi caratteri
dell’Europa balcanica.
Ritmi incalzanti, intervalli orientaleggianti e virtuosismi si alternano a
melodie struggenti dal potere evocativo, in una combinazione di esotismo ed
energia che emoziona ogni tipo di pubblico.
Venerdì 13 febbraio h. 20.30 - Camera del Lavoro di Milano, corso di Porta Vittoria
Camera del Lavoro di Milano, Opera Nomadi, Federazione Rom e Sinti insieme, Casa della cultura di Milano vi invitano in occasione della GIORNATA DELLA MEMORIA
Shoah e Porrajmos Piccoli ricordi di un tempo atroce
con Dijana Pavlovic e Tatiana Olear
Violino Marta Pistocchi fisarmonica Jovice Jovic e Mario Ruggeri
Con partecipazione di: Allievi Centro Propedeutico Paolo Grassi: Martina Testa, Luca Solesin, Marta Calbi, Rudi Salpietra
Elementi scenici e attrezzeria Centro Diurno “Desi 3” U.F.S.M.A dell’ ASL 3 di Pistoia: Franca Dolfi, Marco Mungai, Simone Benini, Stefano Palagi, Stefano Frotti, Cristina Barni, Alessio Cartini, Chiara Betti, Patrizia Cusimano
Lo spettacolo sarà preceduto dalla proiezione del documentario “A forza di essere vento” a cura di Opera Nomadi
testimonianze di Moni Ovadia Ferruccio Cappelli, Casa della Cultura di Milano Mirko Bezzecchi, superstite Rom dei campi di concentramento Corrado Mandreoli, Camera del Lavoro
Tamara Lazerson, quattordicenne ebrea, internata a Teresien, racconta nei
suoi diari la sua vita di adolescente tra dramma quotidiano e sogni del futuro
possibile. Barbara Richter, sinta, internata quindicenne nello Zigeunerlager di
Auschwitz-Birkenau, ha lasciato la testimonianza della sua lotta per la
sopravvivenza. Due storie che ci parlano dello sterminio che ha colpito il
popolo ebreo e il popolo rom e sinto e che aveva per entrambi la logica
dell’annientamento su base razziale. Sono anche, attraverso gli occhi di due
adolescenti, lo specchio di due modi diversi di vivere lo stesso orrore.
Gli uomini si abituano a tutto e i ricordi sono destinati a svanire.
Noi siamo qui ogni anno perché non si perda mai la memoria di ciò che è
avvenuto. Vogliamo usare l’occasione di quest’anno per riportare alla memoria
quella che poteva essere la semplice quotidianità di persone che ogni giorno
cercavano di resistere ad una specie di atroce dissolversi della propria vita: i
tentativi di sottrarsi e le diverse modalità di intravedere una speranza, il
lento lasciarsi travolgere dal dolore e di nuovo la voglia di combattere senza
armi, senza bandiere, solo con la propria volontà e la propria fantasia.
Proveremo a raccontare i sogni dei bambini che si costruivano amici di legno e
cencio cui raccontare le proprie paure e gli espedienti dei grandi che,
deprivati di tutto, si nascondevano nella memoria dei propri passati lavori, dei
propri amori dei propri passatempi … in qualsiasi cosa potesse mantenerli vivi.
Immagine-spot-Rom-cittadiniL'Associazione 21 luglio organizza a Roma venerdì
21 dicembre 2012 alle ore 17,30 "Rom, cittadini
dell'Italia che verrà ", presso l'Auditorium UNICEF, via Palestro
68.
Nel corso dell'evento verrà presentata la campagna video "Stop
all'apartheid dei Rom".
Parteciperanno: Andrea Segre, regista e autore; Paul Polansky, poeta e attivista
per i diritti umani; Alex Zanotelli, missionario e coordinatore del Comitato
campano con i rom; Riccardo Noury di Amnesty International e Sabrina Tosi
Cambini, docente dell'Università di Verona. Modera la serata la giornalista
Marta Bonafoni.
il giorno successivo, sabato 22 dicembre 2012 alle ore 17 a
Piazza del Popolo a Roma, l'Associazione 21 luglio sarà a fianco di
Amnesty International per un evento dal titolo "30.000 volte NO
al razzismo e alla discriminazione dei rom".
Secondo dati non ufficiali, ci sono circa 312 Rom che vivono nel comune di
Metlika, la maggior parte risiede in cinque piccoli insediamenti. Tra loro, 139
sono bambini e3 giovani sino ai 15 anni di età. La maggior parte frequenta la
scuola primaria con più o meno regolarità, ma pochi di loro frequentano la
biblioteca.
Gli studiosi mostrano che la principale barriera per i giovani rom che
iniziano la scuola, è la loro scarsa conoscenza dello sloveno. Quindi le
biblioteche possono giocare un ruolo importante nel migliorare
l'alfabetizzazione e la capacità di lettura dei bambini rom ancora prima che
facciano il loro ingresso nella scuola.
Di conseguenza, nel 2003 mi sono attivamente coinvolta nel lavorare con i
Rom. Ho tenuto i contatti con il centro di lavoro sociale Metlika, che mi ha
forenito tutti i dati necessari perché iniziassi ad invitare in libreria i Rom,
specialmente i giovani ed i loro genitori. Questi son stati gli inizi che sono
sfociati in un progetto targhettizzato, denominato dalla biblioteca pubblica
Ljudska knjižnica Metlika "I Rom invitati in biblioteca".
Abbiamo iniziato ad invitare i bambini ed il or genitori a partecipare a
diversi eventi in libreria. Abbiamo tenuto conto dei loro desideri ed
organizzato per loro narrazioni e spettacoli di marionette. Li abbiamo anche
invitati ad eventi rivolti a tutti i bambini del comune.
Però, alcuni Rom non potevano, anche volendo, partecipare alle iniziative,
per la mancanza di trasporti pubblici e solo qualcuno di loro aveva una
macchina. Così la biblioteca decise il passo successivo. Nel 2005, iniziammo a d
organizzare eventi negli insediamenti rom.
Ciò che accadeva in quegli insediamenti attirò una grande affluenza. I
bambini accorrevano a giocare ed ascoltare i racconti, anche molti adulti si
fecero avanti con gioia ad ascoltare le fiabe. Le nostre visite erano l'evento
più importante per l'insediamento.
Oggi, 65 Rom sono iscritti alla biblioteca e la visitano regolarmente. Alcuni la
usano occasionalmente, soprattutto per navigare in Internet, e magari non sono
iscritti. Altri si avvicinano ai libri e ai racconti solo durante gli eventi che
organizziamo negli insediamenti.
Il nostro scopo - portare i libri e la biblioteca più vicino ai Rom,
particolarmente ai bambini, ha avuto molto successo. Li abbiamo ascoltati ed
assieme abbiamo sviluppato il progetto.
"I ROM INVITATI IN LIBRERIA" è stato scelto per il premio 2011
dell'Associazione Internazionale di Lettura per la Promozione della Lettura
Innovativa in Europa. In quanto responsabile del progetto, Marta Strahinič ha
ritirato il premio e presentato il progetto alla 17a Conferenza Europea di
Lettura, a Mons in Belgio.
Desideriamo invitarvi a partecipare alla serata "MA GAVA PALAN LADI,
PALAN BURA OT CROIUTI - IO SEGUIRO' QUESTO MIGRARE, QUESTA CORRENTE DI
ALI", con cena con cibi da ricette popolari balcaniche e con I MUZIKANTI
DI BALVAL - JOVICA JOVIC E MARTA PISTOCCHI in concerto - musiche
tradizionali/popolari balcaniche e non solo, organizzata
dall'Associazione La Conta - ONLUS, che ci sarà venerdì 28 maggio
2010 alle ore 20,00 presso la CGIL - Salone Di Vittorio, in Piazza
Segesta 4 con ingresso da Via Albertinelli 14 a Milano.
Sarà una serata piacevole e conviviale con MUZIKANTI DI BALVAL con
Jovica Jovic - fisarmonica cromatica e Marta Pistocchi - violino in
concerto di musiche tradizionali/popolari balcaniche, rom e sinti,
festose, gioiose e capaci dare emozioni uniche. Si potranno inoltre
apprezzare i cibi da ricette popolari balcaniche, preparati con passione
e cura dai nostri cuochi e, se lo si desidera, associarsi all'
Associazione La Conta - ONLUS, per contribuire alla realizzazione del
progetto associativo di solidarietà sociale e di valorizzazione della
cultura popolare. Per la serata è richiesto a ciascuno un contributo
all'Associazione di 25,00 euro.
MUZIKANTI DI BALVAL - Jovica Jovic, fisarmonica - Marta Pistocchi,
violino
Due musicisti all'apparenza molto diversi tra loro che si incontrano
nelle sonorità della musica balcanica: Jovica Jovic è un maestro della
fisarmonica cromatica, musicista di lunga carriera e custode della
tradizione popolare del suo paese d'origine, la Serbia; Marta Pistocchi
violinista italiana appassionata di musica rom, ha raccolto e condivide
questa preziosa eredità in un passaggio di saperi che supera i confini
geografici e culturali.
I Muzikanti sono la realizzazione di un autentico incontro di culture,
che si esprime in un linguaggio musicale originale, fantasioso, libero,
vitale. Ritmi incalzanti, intervalli orientaleggianti e virtuosismi si
alternano a melodie struggenti dal potere evocativo, in una combinazione
di esotismo ed energia che emoziona ogni tipo di pubblico (www.myspace.com/imuzikanti)
Per ragioni organizzative vi saremo grati se confermate la vostra
presenza alla serata con cena prima possibile ma comunque entro e non
oltre mercoledì 26 maggio 2010 all'indirizzo
laconta@intrefree.it
Vi saremo altresì grati se vorrete dare diffusione elettronica
all'iniziativa di cui sopra e/o diffondere la stessa tra le persone che
ne possono esservi interessate. Vi ringraziamo in anticipo.
Di Fabrizio (del 11/04/2013 @ 09:09:10 in casa, visitato 1461 volte)
Messina: a un anno dal lancio del progetto di autocostruzione di abitazioni per
i rom promosso dal Comune, quasi ultimati 10 appartamenti dove abitano
complessivamente 70 rom che prima vivevano in un campo fatiscente: costo
complessivo solo 150 mila euro.
Chiudere un campo e permettere a rom e sinti di vivere in casa, si può fare:
costa anche dieci volte meno di un campo attrezzato, risparmiano i cittadini e
ne beneficiano tutti in termini di integrazione. È quanto sta succedendo a
Messina, dove ad un anno dal lancio del progetto di autocostruzione di
abitazioni per i rom promosso dal Comune, sono stati realizzati e quasi ultimati
ben 10 appartamenti dove ci abitano complessivamente 70 rom che prima vivevano
in un campo fatiscente: costo complessivo dell'operazione? Solo 150 mila euro.
Proprio nella giornata internazionale per i Rom, che si celebra oggi, a fare il
punto con Redattore Sociale sull'andamento dei lavori è l'ex assessore alle
politiche per l'Integrazione multietnica, Dario Caroniti, uno dei promotori del
progetto "Casa e/è lavoro" prima del commissariamento del Comune di Messina.
"L'ultima parte del progetto si sta esaurendo proprio in queste settimane -
spiega Caroniti -. Sono ormai completati i lavori degli ultimi quattro
appartamenti". Tuttavia, le 10 famiglie allargate sono già tutte in casa.
Il progetto è stato realizzato per iniziativa del Comune e grazie ai fondi messi
a disposizione dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Gli
appartamenti, inoltre, resteranno di proprietà del Comune. "Per i primi anni i
rom non pagheranno l'affitto perché si terrà conto del loro lavoro - ha spiegato
Caroniti -, poi, dopo 5 o 6 anni, cominceranno a pagare un canone sociale. I rom
non hanno partecipato alle spese, ma hanno lavorato". In fase di avvio del
progetto, dieci rom sono stati coinvolti in un percorso di formazione promosso
dalla Scuola Edile, al termine del quale sono stati consegnati gli attestati per
la sicurezza sul lavoro. E sono stati loro, insieme a ditte specializzate, a
rimettere a nuovo stabili abbandonati all'interno della città. "Alcuni
appartamenti si trovano vicino al capolinea del tram - spiega Caroniti -,
all'inizio di una zona residenziale. Erano appartamenti al pian terreno
abbandonati nel degrado più totale. Altri appartamenti, invece, si trovano in un
villaggio di Messina centro e sono stati realizzati partendo da una scuola
chiusa". Non sono situati nel centro storico, spiega Caroniti, ma non sono
neanche in periferia: sono nel centro urbano, "in quartieri popolari dove si è
verificato un inserimento completo per la maggior parte dei rom".
Il progetto realizzato a Messina, racconta Caroniti, è il primo sull'isola, ma
in Italia di esperienze di questo tipo ce ne sono altre. Come quella di Padova,
dove sono state costruite alcune abitazioni, sempre in autocostruzione. È il
Villaggio della Speranza, seguito dall'Opera nomadi di Padova Onlus e realizzato
grazie al finanziamento del Comune di Padova e dell'allora Ministero della
Solidarietà sociale. In questo caso, sono 12 i nuclei di famiglie sinte che
hanno lasciato uno dei due campi di Padova per trasferirsi nelle 12 abitazioni
realizzate, anche in questo caso, non lontane dal centro della città. "Il
progetto si è concluso nel 2009 - racconta Marta Silvi, operatrice dell'Opera
nomadi Padova -. Le famiglie sono tutte entrate in casa e sono tutte sistemate
negli alloggi che funzionano perfettamente, consentendo la chiusura del campo di
via Tassinari. Erano tre macronuclei, tutte con parentela tra di loro: circa 30
persone". I costi per la realizzazione delle abitazioni, in questo caso, sono
stati maggiori di quelli del progetto siciliano. Si parla di circa 750 mila
euro, ma per abitazioni nuove. "Il comune di Padova ha messo a disposizione il
terreno e la prima parte dei finanziamenti - spiega Silvi -. Il resto dei fondi
sono arrivati dall'allora Ministro della Solidarietà sociale, Ferrero. Gli
alloggi sono di proprietà del Comune e le famiglie che vi risiedono pagano
l'affitto in base all'Isee".
In tutti e due i casi, inoltre, è bastato un solo anno di lavoro dalla posa
della prima pietra per vedere il progetto realizzato. Un po' più lunghe le fasi
di progettazione, ma alla fine, spiegano i responsabili dei vari progetti, non
ci sono stati intoppi e lungaggini. Quel che balza agli occhi, però, è il costo
netto dei due progetti confrontati con le spese che affrontano le
amministrazioni comunali per tenere in piedi campi attrezzati. Uno su tutti,
l'esempio di Roma, dove secondo l'associazione 21 luglio, da anni impegnata
nella difesa dei diritti dei rom, i costi procapite per i rom residenti nei
campi voluti dal "Piano nomadi" sono ben più alti. Prendendo in considerazione
il nuovo campo della Barbuta, infatti, tra costi di realizzazione (stimati
dall'associazione in 10 milioni di euro per accogliere 600 persone) e di
mantenimento (circa 450 euro al mese a persona, secondo la 21 luglio), per
singolo rom il Comune di Roma arriva a spendere oltre 20 mila euro. Per una
comunità di 70 persone, come a Messina, si supera quota 1,5 milioni di euro,
contro i 150 mila utilizzati in Sicilia. Le case realizzate dagli stessi rom e
sinti, inoltre, non hanno un costo annuo. Hanno comportato soltanto una spesa
iniziale, nel caso di Messina inferiore di dieci volte alla stima della 21
luglio per la capitale, restano di proprietà del Comune, gli inquilini pagano
regolarmente affitto e utenze e soprattutto risiedono all'interno del tessuto
sociale da cui troppo spesso sono tagliati fuori.
INVITO: La Casa della Resistenza e l’Istituto storico della
Resistenza "P. Fornara" vi invitano per un aperitivo cui seguirà la
presentazione della mostra "Porrajmos" e lo spettacolo "Rom Cabaret"
Sabato 20 giugno 2009, ore 20.00 - 23.00
Casa della Resistenza
Via Turati 9, Verbania Fondotoce
Una storia da raccontareLa persecuzione di Rom e Sinti tra ieri e
oggi
"Quanti conoscono la parola Porrajmos? Pochissimi. Questo è l’indizio più
significativo di come la memoria dei popoli che ci ostiniamo a chiamare zingari
e nomadi fatichi a trovare ascolto e cittadinanza in Italia. Porrajmos è la
parola che nelle lingue Sinte e Rom definisce il ‘divoramento’ subito in Europa
tra il 1934 e il 1945".
L’Associazione Casa della Resistenza, in collaborazione con la Regione Piemonte,
Assessorato alla Cultura, organizza una giornata di riflessione sul tema della
discriminazione e della persecuzione verso le popolazioni Rom e Sinte attraverso
la mostra storica Porrajmos. Sulle tracce della memoria che sarà
presentata dal curatore, Carlo Berini, ricercatore dell’Istituto di
cultura Sinta di Mantova.
Rom Cabaret Spettacolo con testi e musica popolare di artisti Rom
di Dijana Pavlovic
con Diana Pavlovic, Jovica Balval, Marta Pistocchi
"La convivenza tra comunità diverse in un medesimo territorio – non solo
possibile, ma anche auspicabile – passa anche attraverso l’incontro e la
conoscenza delle reciproche culture, unica via per dissipare incomprensioni,
pregiudizi, luoghi comuni, diffidenze di tutti i tipi".
Alla presentazione della mostra seguirà lo spettacolo teatrale Rom Cabaret
di Dijana Pavlovic, con Jovica Balval e Marta Pistocchi. Lo spettacolo è
nato come occasione di incontro tra la cultura Rom e la rappresentazione che ne
ha fatto la tradizione occidentale attraverso l’immagine romantica del mondo
zingaro. Di fronte alle vicende drammatiche degli ultimi anni, che a partire dal
caso di Opera sono culminate nella cosiddetta "emergenza Rom", è nata l’esigenza
di attualizzare lo spettacolo e trasformarlo in uno strumento non solo di
conoscenza e confronto, ma anche di denuncia. Attraverso poesie e racconti,
musica e canzoni popolari, interviste e immagini si racconta la storia del
popolo Rom (anche nei suoi momenti più drammatici, come lo sterminio nei campi
di concentramento nazisti) e la condizione attuale dei Rom in Italia tra
sgomberi e pregiudizi. Il tono è ora poetico, ora amaro e drammatico, senza
dimenticare l’ironia e anche l’autoironia delle barzellette Rom.
Con il patrocinio di:
Consiglio Regionale del Piemonte - Comitato per l’affermazione dei valori della
Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana
Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e
nel VCO P. Fornara"
Sezione didattica
Istituto storico Resistenza e società contemporanea "P. Fornara"
Corso Cavour 15, 28100 Novara
tel. 0321 392743; fax 0321 399021
email: didattica@isrn.it ; sito web:
www.isrn.it
Shoah e Porrajmos: due
volti dello sterminio razziale
ore 16.00: proiezione
estratto dal dvd a forza di essere vento (lo sterminio nazista degli
Zingari), autori vari, edito dalla rivista “A”
ore 16.15: testimonianze
di MIRKO BEZZECCHI e NEDO FIANO
ore 17.00:dialogo
teatrale Due voci, lo stesso orrore: Barbara–zingara, Sara–ebrea
tratto dalle testimonianze di una ragazza Ebrea e una ragazza Rom con Dijana
Pavlovic nel ruolo di Barbara e con Tatiana Olear nel ruolo di Sara
con accompagnamento
musicale di Marta Pistocchi–violinoe Jovica Jovic-fisarmonica
saranno presenti DARIO
FO e MONI OVADIA.
Casa della Cultura,
Comunità Ebraica di Milano, Comitato Rom e Sinti insieme
APPELLO PER IL RIPRISTINO DEL SERVIZIO DI SCUOLABUS AL CAMPO DELLA BIGATTIERA
unaCITTAinCOMUNE
al Sindaco di Pisa Marco Filippeschi
all'assessore comunale alle Politiche Sociali Sandra Capuzzi
al Presidente del Consiglio Comunale Ranieri Del Torto
e, p.c. Al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi
all'Assessore Regionale alle Politiche Sociali Salvatore Allocca
Apprendiamo dalla stampa locale che 40 genitori nella zona di Marina di Pisa
sono stati accusati del reato di "inosservanza degli obblighi dell'istruzione
scolastica minorile".
I bambini e le bambine in questione sono quelli che vivono nel campo della
Bigattiera, per i quali da due anni non è più attivo il servizio di scuolabus.
Alla sospensione del servizio comunale due anni fa in un primo momento ha dato
risposta,
seppure parziale, la Pubblica Assistenza del Litorale Pisano. Con l'anno
scolastico 2012/2013 è
stato soppresso anche questo servizio tampone e si è assistito alla completa
dispersione scolastica di tutti i minori residenti in via della Bigattiera n.13.
Il fenomeno della dispersione scolastica non è connesso a forme di sfruttamento
e di
accattonaggio, come insinuano gli investigatori: i bambini della Bigattiera
finché hanno potuto
usufruire dello scuolabus, in maniera forse discontinua, hanno però mantenuto
rapporti con le
istituzioni scolastiche e con le forze del volontariato.
A partire da questo dato, ci chiediamo: quanta è la responsabilità sociale della
dispersione
scolastica che ha colpito l'infanzia del campo della Bigattiera?
I bambini e le bambine sono portatori diritti: l'Italia ha attuato la
Convenzione sui Diritti
dell'Infanzia con la legge 176 del 27 maggio 1991. L'articolo 28 della
Convenzione recita:
"Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo all'educazione, e in
particolare, al fine di
garantire l'esercizio di tale diritto in misura sempre maggiore e in base
all'uguaglianza delle
possibilità:…e) adottano misure per promuovere la regolarità della frequenza
scolastica e la
diminuzione del tasso di abbandono della scuola."
Dunque vi è nel fenomeno della dispersione scolastica una responsabilità
genitoriale ma insieme anche una responsabilità sociale.
Per questo chiediamo fermamente a tutte le istituzioni, a partire dal Comune e
dalla Società della salute, di ripristinare quanto prima il servizio di
scuolabus per i bambini e le bambine del campo della Bigattiera. Chiediamo
inoltre di garantire il pieno accesso all'istruzione, attraverso politiche
attive e servizi rivolti alle famiglie e ai bambini, che prevedano delle
condizioni igienico sanitarie accettabili, il sostegno scolastico e
l'accompagnamento previsti negli altri campi.
Il problema del superamento dei campi richiede politiche concertate con la
regione e i comuni
dell'area vasta, e gli stessi abitanti dei campi; richiede tempi lunghi per
favorire forme non
traumatiche di superamento di una situazione umanamente inaccettabile.
Respingiamo quindi
fermamente l'idea che lo smantellamento di un campo inizi dalla cancellazione
del trasporto
scolastico. Occorre quindi che le istituzioni si impegnino affinché i bambini
della Bigattiera non si trovino per il terzo anno consecutivo senza un servizio
essenziale per il diritto allo studio e la
socialità.
Cerchiamo una soluzione al problema dei campi insieme ai loro abitanti, intanto
garantiamo ai
bambini e alle bambine il diritto alla scuola, alla salute, al rapporto con il
resto del mondo.
Pisa 20 giugno 2013
Primi firmatari
1. Clelia Bargagli Stoffi, medico veterinario e socia Famiglia Aperta
2. Cristina Fontanelli, insegnante scuola primaria Viviani
3. Michela Falchi, insegnante scuola primaria Viviani
4. Stefania Ramagli, insegnante scuola primaria Viviani
5. Michela La Marca, insegnante scuola primaria Viviani
6. Stefania Pandolfi, insegnante in pensione scuola primaria Viviani
7. Pierpaolo Corradini, pubblicitario e giornalista
8. Sara Cozzani, Opera Nomadi Pisa
9. Sergio Bontempelli, Africa Insieme
10. Milorad Petrovski, associazione Asifar
11. Dr. Aldo Cavalli, Presidente Pubblica Assistenza Litorale Pisano
12. Carla Martinelli, volontaria Banco Alimentare Pubblica Assistenza Litorale
Pisano
13. Adriana Baldari, volontaria Banco Alimentare Pubblica Assistenza Litorale
Pisano
14. Dino Pagliari, allenatore Pisa Calcio
15. Emiliano Cariello, Emergency Pisa
16. Annamaria Columbu, presidente Associazione Famiglia Aperta
17. Luca Randazzo, maestro e scrittore per ragazzi
18. don Sergio Prodi
19. Giovanna Zitiello, insegnante scuola media
20. Virginia Balatresi, volontaria Banco Alimentare Pubblica Assistenza Litorale
Pisano
21. Raul Di Gioacchino, libraio e editore
22. Martina Pignatti Morano, presidente di Un ponte per…
23. Franca Corradini, docente Storia arte contemporanea Accademia Belle Arti
(Firenze)
24. Francesco Niccolai, assegnista di ricerca Scuola S. Anna
25. Maria Valeria Della Mea, operatore teatrale
26. Alessandro Scarpellini, scrittore
27. Giuliano Marrucci, giornalista
28. Andrea Callaioli, avvocato
29. Eugenio Serravalle, medico pediatra
30. Giovanni Guerrieri, I Sacchi di Sabbia
31. Giulia Gallo, I Sacchi di Sabbia
32. Marco Barbato, per Fratelli dell'Uomo – Sezione Toscana
33. don Agostino Rota Martir
34. Piero Nissim, artista
35. Maria Rosaria Lacatena, assistente sociale
36. Laura Santoni, insegnante
37. Emilia Venturato, insegnante
38. Roberta Mariotti, insegnante
39. Mirella Sbrana, insegnante scuola superiori
40. Maria Teresa Onesti, insegnante scuola primaria
41. Giovanni Graifenberg, operatore sociale
42. Benedetta Dal Monte, insegnante di scuola primaria
43. Paolo Acquistapace, professore universitario
44. Simona Marzilli, imprenditrice
45. Francesco Moretti, artista di arti visive
46. Alessandra Baldi, insegnante di scuola primaria
47. Stefano Maria Pallottino, ingegnere
48. Rossana Bonuccelli, insegnante di scuola primaria
49. Ilaria Ferrara, insegnante di scuola primaria
50. Chiara Antoni, insegnante di scuola primaria
51. Massimo Ciampolini, medico pediatra
52. Federico Ruberti, imprenditore
53. Marcello Fiaccavento, impiegato
54. Martina Barontini, libraia e istruttrice sportiva
55. Debora Ceccanti, imprenditrice artigiana
56. Sara Barsotti, ricercatrice
57. Luca Odetti, direttore centro di ricerca e sviluppo
58. Francesca Prinari, ricercatrice universitaria
59. Fabiano Corsini, cittadino del litorale e della repubblica
60. Emanuela Amendola, dottoressa in economia
61. Mina Canarini, insegnante scuola dell'infanzia
62. Manuela Ferri, impiegata
63. Agnese Macchia, disoccupata
64. Veronica Lorenzetti, architetto
65. Rosita Serpa, biblioprecaria
66. Francesco Giorgelli, membro CDA dell'Università di Pisa
67. Maria Francesca Zini, assegnista di ricerca e attivista per la pace
68. Roberto Barbieri, insegnante scuola primaria
69. Rita di Ianni, educatrice Arciragazzi
70. Cesare Ascoli, ricercatore CNR
71. Donatella Petracchi, pensionata
72. Laura Baldini, libraia
73. Lidia Tamponi, impiegata
74. Lotte Paone, impiegata
75. Francesco Stea, medico
76. Elisa Renieri, insegnante scuola primaria
77. Alfonso De Pietro, cantautore
78. Isabella Moretti, insegnante scuola primaria
79. Giorgio Gallo, professore universitario
80. Antonella Serani, operatore sociale Pubblica Assistenza Litorale Pisano
81. Sandra Faita, bibliotecaria
82. Francesca Lodolini Salvini, insegnante scuola media
83. Riccardo Lorenzi, architetto e impiegato statale
84. Roberto Mori, insegnante in pensione
85. Anna Regoli, impiegata
86. Laurence Landais, traduttrice e doula
87. Valeria Giuliani, impiegata
88. Carmine Santoro, impiegato in floricoltura, presidente Ass. Il Chicco di
Senape
89. Miranda Mancini, pensionata
90. Franca Nicodemi, Italiaonline srl
91. Sonia Paone, ricercatrice del dipartimento di scienze politiche
92. Alessandro Breccia, ricercatore precario
93. Chiara Gasperini, insegnante scuola primaria
94. Daniela Rispoli, medico veterinario
95. Rita Paperini, impiegata
96. Dino Pedreschi, professore universitario
97. Rachele Tagliamonte, casalinga
98. Nicolò Chessa, falegname
99. Leila D'Angelo, insegnante scuola superiore
100. Rudy Pessina, fotografo
101. Serena Leoni, cooperante
102. Ilaria Barachini, insegnante scuola dell'infanzia
103. Paola De Michelis, educatrice di asilo nido
104. Solange Costa, commessa
105. Guia Giannessi, insegnante scuola media N. Pisano
106. Davide Cornolti, tecnico CNR Pisa
107. Silvia Fogli, insegnante scuola media
108. Laura Leoni, impiegata
109. Patrizia Tortorici, insegnante scuola primaria
110. Susanna Mammini, impiegata
111. Carlo Iozzi, impiegato e RSU Fiom
112. Paolo Cianflone, insegnante scuole superiori
113. Elisabetta Orlacchio, assistente sociale
114. Viviana Bartolucci, psicologa e educatrice
115. Lorenza Poltronieri, consigliera Pubblica Assistenza Litorale Pisano
116. Fabio Callaioli, volontario Pubblica Assistenza Litorale Pisano
117. Angiolo Cioncolini, circolo ARCI Pisanello
118. Paride Antonelli, circolo ARCI Pisanello
119. Irene Campioni, medico chirurgo
120. Giuliano Campioni, professore universitario
121. Isa Ciani, insegnante in pensione
122. Marcello Palagi, direttore mensile "trentadue" (Massa Carrara)
123. Stefania Cappellini, Insegnante
124. Irene Lancioni Biblioprecaria
125. Tania Iannizzi, Bibliotecaria
126. Simona Frasciello, Segretaria Studio Medico
127. Francesca Serpa, architetto
128. Umberto Grassi, assegnista SNS
129. Luisella Mori, docente inglese ITCG Fermi Pontedera
130. Tiziana Noce, ricercatrice universitaria
131. Federico Giusti, confederazione Cobas Pisa
132. Daniele Guerrieri, insegnante di arte IC Curtatone e Montanara di Pontedera
133. Giusi Lauro, insegnante in pensione
134. Luigi Puccini, docente scuola superiore e residente a Pisa
135. Lucia Montagnoli, insegnante scuola media
136. Maria Marchitiello, medico omeopata
137. Sabine Schweizer, infermiere
138. Marta Galluzzo, educatrice
139. Mauro Pezzini, redattore web
140. Luigi Piccioni, docente universitario
141. Daniela Bernardini, docente scuola superiore
142. Cristina Zaccagnini, insegnante di scuola primaria presso l'I.C.Gandhi di
Pontedera
143. Monica Rizza, Presidente Consiglio d'Istituto I.C. Pacinotti Pontedera
144. Luisa Filipponi, ricercatrice
145. Fausto Gozzi, professore universitario
146. Michela Trapanese, insegnante scuola primaria
147. Pietro Gattai, geologo
148. Maria Elisa Bedani, insegnante in pensione scuola media Marina di Pisa
149. Sergio Gattai, bibliotecario in pensione
150. Francesca Mulana, ricercatrice universitaria
151. Manuela Furrer, educatrice
152. Giovanni Mandorino, cittadino
153. Rosalba Fedele, educatrice
154. Dela Pawlitzki, insegnante scuola primaria
155. Roberto Cini, operaio
156. Francesca Gabrriellini, studentessa
157. Fabio Meini, informatico
158. Andrea Orsini, libero professionista
159. Antonella Pochini, operaia
160. Rino Razzi, inforrmatico
161. Martina Lombardi, Dottoranda
162. Dario Ferraro, operatore sociale
163. Aurelia Manai, guida turistica
164. Claudia Molfetta, studentessa
165. Alessandro Toma Studentessa
166. Gaia Colombo, Fratelli dell'uomo
167. Patrizia Guidi, biologa
168. Maria Grazia Braccini Masetti, insegnante in pensione
169. Angela Mazza, insegnante scuola primaria
170. Enrica Pea, medico
171. Sabrina Zupicic, giardiniera
172. Fabio Tarini, docente universitario
Dani Karavan e la cancelliera Angela Merkel alla cerimonia di inaugurazione
del memoriale lo scorso 24 ottobre. Photo by Stephanie Drescher
Il 24 ottobre 2012, dopo 20 anni di controversie politiche e logistiche, il
Memoriale per i Rom ed i Sinti Uccisi è stato finalmente svelato nel Tiergarten
di fronte al Reichstag. Tra il pubblico, sopravvissuti ottuagenari,
rappresentanti romanì e membri del governo tra cui la stessa cancelliera Merkel.
Fine di ignoranza, pregiudizio e ostracismo?
Il Memoriale per i Rom ed i Sinti Uccisi, progettato da Dani Karavan. Photo by
Marta Domínguez
* Viene ancora discussa la vecchia cifra di
500.000 vittime. Mi chiedo se c'è un ordine del giorno. (Vedi la
precedente intervista a Ian Hancock)
Mentre il 58% dei tedeschi, ancora nel XXI secolo rifiuta di avere "zingari"
come vicini - e la Germania è attualmente impegnata nella deportazione di 10.000
Sinti e Rom (inclusi quelli nati e cresciuti in Germania) verso il Kosovo che
lasciarono due decenni fa - il destino del popolo più perseguitato d'Europa non
sembra preoccupare la nazione che, 70 anni fa, cercò di sterminarli.
In aggiunta, si susseguono cifre e dibattiti raccapriccianti, mentre i romanì
lottano ancora per essere ascoltati come le "altre" vittime dell'Olocausto
nazista.
Abbiamo chiesto a Dani Karavan, progettista del memoriale, di condividere le sue
opinioni sull'argomento.
* "Gli ho detto che si fosse trattato di Ebrei, avrebbero
spostato la fermata del bus in una settimana. Ma di Sinti e Rom non si
preoccupano."
Allo scultore israeliano Dani Karavan fu commissionato il memoriale nel 1992, su
suggerimento personale di Germani Rose, capo del Consiglio Centrale Tedesco per
i Rom e Sinti. L'artista conosciuto in tutto il mondo era autore di molti
monumenti e memoriali simili in tutto il globo - da Israele al Giappone sino
alla Francia. Molti di questi sono collegati ai diritti umani e si mescolano con
gli elementi circostanti in un unico riflesso che interseca natura, storia e
spazio. A 82 anni, l'artista sempre in viaggio per il mondo non ha perso il suo
morso.
E' da parecchio che stavi lavorando a questo memoriale...
Ci sono abituato. Esistono i problemi politici, le elezioni... Ma, è vero,
stavolta c'è voluto molto tempo perché, prima c'è stata una discussione
durata otto anni tra l'amministrazione e il consiglio centrale dei Sinti e dei
Rom. L'argomentare era che i primi volevano adoperare la parola Zingari,
che i secondi trovavano denigratoria.
Davvero volevano usare quella parola?
Quello era il concetto del ministro alla cultura. Si diceva che nessun documento
storico del nazismo avesse mai menzionato di uccidere Rom e Sinti ma solo gli
Zigeneur. Questa era una discussione. L'altra riguardava quanti Rom e
Sinti fossero stati uccisi. Il governo voleva indicarne 100.000, mentre Sinti e
Rom dicevano che eraano almeno 500.000.
Ma 500.000 non è già una cifra al ribasso?
C'è chi pensa che sia una stima elevata, per motivi politici. Il comitato per i
diritti di Sinti e Rom al Parlamento Europeo mi disse che sarebbero stati circa
un milione. Così ho sostenuto l'idea che il memoriale dovesse assolutamente
menzionare almeno mezzo milione. E fui criticato da un professore
dell'università di Haifa in Israele, che diceva fossero molto meno! Durante
tutta la discussione con l'amministrazione tedesca, ho preso le parti dei Sinti
e Rom.
Qual è stata la tua relazione con l'amministrazione?
Sono stato obbligato a lavorare con gente del senato di Berlino, dipartimento
pianificazione cittadina, che non era professionale. Quando vedi cosa è
successo con l'aeroporto, con la Topografia del Terrore... sono cose fatte
miseramente. Hanno trattato il mio progetto in modo tale che iniziai a credere
che fosse una forma di razzismo. Non gli importava cosa veniva fatto, il
materiale da adoperare, l'impresa che doveva incaricarsi del lavoro. Hanno agito
come se fossi irrilevante, in maniera sgradevolmente aggressiva.
Come spieghi questa mancanza di professionalità?
Non so spiegarmelo. Ho fatto molti lavori nella mia vita. Mai avuto problemi
simili. Sono stati anni d'inferno, e non sono un giovanotto. Ho iniziato che
avevo 68 anni, ora ne ho 82. E' impossibile accettare cosa hanno fatto. Ho
raccontato l'intera storia e nessuno crede che questo sia successo in Germania.
I tedeschi dovrebbero chiedersi: chi ha sepeso questi soldi, perché c'è voluto
tutto questo tempo? Secondo me è gente che dovrebbe essere portata in tribunale.
Il tuo budget era abbastanza limitato, vero? 2,8 milioni di euro?
Anche di meno, ma poi hanno dovuto spendere di più perché non potevano fare
il lavoro correttamente. Hanno cambiato il concetto. L'ingresso doveva essere
sul lato del Reichstag, ma lì c'era una fermata d'autobus. Per questo hanno
cambiato la posizione dell'ingresso. Ti immagini, non poter spostare una fermata
d'autobus per l'ingresso principale al memoriale dei Sinti e Rom?! Gli ho detto
che se si fosse trattato di Ebrei, avrebbero spostato la fermata in una
settimana. Posso dirlo perché sono Ebreo. Ma di Sinti e Rom non gliene importa.
Finché non è intervenuto il governo federale...
Sì... anche Wim Wenders ha detto che se non fosse cambiato, sarebbe stato un
grande scandalo internazionale. Alla fine hanno passato la responsabilità dal
senato di Berlino al ministero federale delle Costruzioni, con gente molto
seria, che aveva rispetto per il progetto e per i Sinti e i Rom. Mi hanno
rispettato e commissionato il progetto ad uno studio di architettura di Berlino.
Dobbiamo ringraziare il ministro della cultura Bernd Naumann. Quando capì, tutto
cambiò. Altrimenti, il memoriale non sarebbe mai stato terminato.
Come ebreo israeliano, cosa è significato per te lavorare ad un
monumento per le vittime dimenticate dell'Olocausto?
Credo che dovrebbe esserci stato un solo memoriale dell'Olocausto per tutti.
Non divisi.
La comunità ebraica si è opposta...
Non mi importa. E' la mia opinione. Come Ebreo ho tutto il diritto di dir
loro che dovrebbe essere per tutti Li hanno uccisi tutti assieme. Per questo
sento che sono miei fratelli e sorelle. All'inaugurazione ho detto in ebraico
che sento come se la mia famiglia sia stata uccisa e cremata con i Sinti e i Rom
nelle medesime camere a gas e che le loro ceneri sono andate col vento nei
campi. Così siamo assieme. E' il nostro destino.
Personalmente, quanto sei soddisfatto del risultato di tutti questi
anni di infernale lavoro?
Sono stato colpito dalla reazione della gente. L'inaugurazione è stata
davvero imponente, grazie alla cancelliera e al ministro della cultura.
Storicamente, è stato un evento davvero importante. Tuttora ricevo commenti da
parte di chi si è sentito toccato. Davvero, la mia sofferenza è valsa la pena!
Nel suo discorso, la cancelliera Merkel ha detto di essersi dedicata
al benessere di Sinti e Rom. Nel contempo, la Germania sta deportando Romanì che
hanno vissuto in Germania per 20 anni. Non è ipocrita? Immagineresti se la
Germania deportasse oggi gli Ebrei?
Penso che tu abbia ragione. In un certo senso gli Ebrei sono privilegiati,
perché dopo la guerra l'Olocausto è entrato nella loro cultura. Talvolta, è una
mia opinione, alcuni ebrei lo adoperano in modo sbagliato. La loro influenza e
posizione sono forti. Per questa ragione è stato così importante per me, Ebreo
israeliano, fare meglio che potessi questo lavoro per i Sinti e i Rom.
Il memoriale nelle parole del suo creatore:
"Ho avuto l'idea che il memoriale dovesse essere solo un fiore, ma per
proteggere il fiore dovevo avere l'acqua. L'acqua è diventata parte integrale
del memoriale. I riflessi scuri nell'acqua la rendono simile ad un buco nella
terra. Riflette gli alberi e il Reichstag, e chi si avvicina all'acqua diviene
parte del memoriale. Per me è molto importante. Il visitatore non solo osserva,
ma ne è parte. Anche il fiore è molto importante, perché Sinti e Rom sono
sepolti in enormi cimiteri, senza tombe, senza targhe, solo fiori. Non sappiamo
dove. Forse solo le radici dei fiori lo sanno. Il fiore è un triangolo, che
rappresenta il triangolo che portavano sul loro corpo. Nel momento in cui
portavano quel segno, perdevano ogni diritto come esseri umani. Questo è il
concetto." Dani Karavan
Bogotá, 21 /08/2008. Indigeni, afrocolombiani e gitani compongono la
ricchezza intangibile del paese, nondimeno, la discriminazione ha segnato la
convivenza di questi popoli, a tal proposito lavorano iniziative accademiche.
Con l'arrivo di Cristoforo Colombo nel 1492, l'America divenne una terra
colma di ibridi culturali tra nativi, mori, spagnoli, gitani ed africani.
La conosciuta epoca della "conquista" per qualcuno non fu niente più che
un'invasione nelle credenze autoctone, per cui le comunità indigene trovarono la
forma di mantenere la loro essenza e reinventarono la forma di convivere,
attraverso le difese indigene o le kumpanias (gli spazi urbani dove vivono i
rom).
Secondo il Dipartimento Amministrativo Nazionale di Statistica (DANE), sulla
base del Censimento realizzato durante il 2005, i gruppi etnici che tuttora
permangono sono:
Indigeni, che corrispondono a circa il 3,43% della popolazione
nazionale.
Afrocolombiani, con circa il 10,62%, incluse le comunità razziali di San Andrés y Providencia
e quella di San Basilio de Palenque.
Rom o gitani, che corrispondono allo 0,01%.
Sin dall'arrivo degli europei, la Colombia ha guardato con malcelata
superiorità a questi popoli ancestrali, come dimostrato dalla Legge 089 del 25
novembre 1890, che determinava "che i 'selvaggi' dovessero essere ridotti a
incorporarsi nella vita civilizzata".
Con la Costituzione del 1991 si riconobbe l'importanza di queste comunità
minoritarie nella conformazione di un paese plurietnica e perciò furono
elaborati vari articoli per proteggere l'integrità culturale e patrimoniale
della nazione.
Però, Gloria Amparo Rodríguez, professoressa e studiosa della Facoltà di
Giurisprudenza dell'Università del Rosario, afferma che queste parole sono
rimaste sulla carta e non sono diventate realtà.
"Considero che manca il riconoscimento (di queste comunità), ed inoltre, di
strategie accademiche e del Governo per preservare l'essenza etnica", aggiunge.
Sulla base di questo panorama, varie istituzioni educative superiori han
deciso di prendere misure a proposito.
Per esempio, l'Università del Rosario ha un programma di borse di studio
destinate a coprire il 90% delle spese di una matricola appartenente ad una
comunità etnica.
In questo senso, Rodriguez spiega che aprire questo spazio non è stato un
compito facile perché l'incontro di due culture è complicato da assumere.
"All'inizio l'impatto di vedere gli indigeni nell'università, non era così
semplice, incluso per i professori; ad esempio, un giorno un docente mi disse
che uno studente aruhaco stava prendendo coca in classe, riferendosi
all'utilizzazione del
poporo (implementando in una forma dove si mescolano varie
sostanze organiche e che tiene un significato vitale) invece dei quaderni per
plasmare le sue conoscenze", commenta.
Così Rodriguez ha deciso di fondare la Cattedra Viva Interculturale, che
intende mostrare la cultura etnica agli studenti tradizionali.
"Impariamo molto sulle comunità minoritarie, in questa materia ogni studente
etnico ci mostra come pensa, vive e percepisce il mondo, perché sono le altre
conoscenze, quelle dei nostri antenati, che dobbiamo conoscere", sottolinea.
Nel contempo, l'Università in collaborazione col Ministero degli Interni
accoglie queste comunità nella pre-università, dove ricevono consigli per
scegliere la carriera che più si adatta al loro profilo.
"E' un'opportunità di crescita accademica tanto per gli alunni delle etnie
che per quelli tradizionali", spiega Myriam Ochoa, decana della Facoltà di
Educazione.
Come recita uno dei punti del Piano Decennale di Istruzione, è necessario
generare "autonomia per il riconoscimento della diversità culturale e del
rispetto per la differenza, guardando alla convivenza pacifica".
Gli studenti parlano
Kasokaku Busintana, alunno aruhaco, arrivò dalla Sierra Nevada di Santa Marta e
cercare strumenti validi nella società attuale per aiutare la sua comunità.
Spiega: "Lavoro e progetti ambientali, guardando al cammino politico e sociale
per proteggere i patrimoni vivi che siamo noi popoli indigeni".
Kasokaku che attualmente frequenta il settimo semestre di Giurisprudenza
dell'Università del Rosario, afferma che nell'università ha trovato spazi per
insegnare la sua cultura.
"E' importante che la società capisca che la Colombia è un paese di differenze,
di comunità multiple; non è come una mostra del museo, giorno a giorno si lavora
duro perché sia una realtà e non qualcosa di fittizio", enfatizza.
Nella stessa maniera Arukin Torres, studente di Relazioni Internazionali
all'Università del Rosario, riferisce come l'istituzione si è convertita in un
luogo di interscambio o "baratto" di conoscenze.
"Sono venuto a costruire un mutuo conoscimento di permanenza culturale per
tracciare un cammino definito per i nostri popoli. (...) Perché, come dice mia
mamma: gli uccelli possono cambiare le piume ma, mai il canto", aggiunge.
Fondazione Serughetti
Centro Studi e Documentazione LA PORTA
Conoscere, ascoltare, gustare una serata tzigana per ricordare Beppe Bailo
Domenica 17 maggio
presso lo Spazio Polaresco (Longuelo)
ore 18.00 Accoglienza
ore 18.15 Proiezione di "Porrajmos"
Un documentario dell'Opera Nomadi sulle persecuzioni dei Nomadi da parte di
nazisti, fascisti, ustascia e sui drammi attuali. Tratto da "A forza di
essere vento - Lo sterminio nazista degli Zingari" Editrice A
ore 19.00 "Abitare la città con i Rom e con i Sinti: quali politiche
possibili?"
Intervengono:
Maurizio Pagani - presidente Opera Nomadi Milano
Giorgio Bezzecchi - presidente "Romano Drom"
Alfredo Alietti - sociologo Università di Ferrara
ore 20.30 Buffet Rom
a seguire, musica balcanica rom del gruppo Muzikanti di Balval
Jovica Jovic - fisarmonica
Marta Pistocchi - violino
Di Fabrizio (del 29/10/2007 @ 09:00:10 in media, visitato 2425 volte)
OPERA GAGIA
Prosegue il ciclo “Contro l’identità contro” con un docu-film sulla vicenda dei
rom a Opera
Martedì 30 ottobre 2007, ore 21
Auditorium San Fedele
Via Hoepli 3/B – Milano
Martedì 30 ottobre Popoli organizza una serata tutta dedicata alla cultura
rom con la proiezione del documentarioOpera Gagia di
Antonio Bocola (regista di Fame Chimica). Il documentario racconta l’arrivo
di un gruppo di rom, nel dicembre 2006, nel comune di Opera e le reazioni
della popolazione. La proiezione del video, prodotto dalla Provincia di Milano,
sarà seguita da un dibattito con la partecipazione dello stesso regista, di
Tommaso Vitale, docente di Sociologia nell’Univeristà di Milano-Bicocca, di
esponenti della Caritas Ambrosiana, della Casa della Carità, della Comunità di
Sant’Egidio, dell’Opera Nomadi e rappresentanti delle comunità rom di Milano.
L’evento, realizzato in collaborazione con il mensile di ricerca e intervento
sociale Aggiornamenti Sociali, avrà luogo nell’Auditorium San Fedele,
in via Hoepli 3/B, a Milano. La serata è a ingresso libero.
L’iniziativa è il secondo appuntamento del ciclo di incontri che Popoli,
il mensile internazionale dei gesuiti, propone con l’obiettivo di
incontrare e conoscere le diverse culture presenti sul nostro territorio. Lo
scopo è andare oltre la frequente strumentalizzazione del concetto di identità,
usato per giustificare arroccamenti e chiusure. “Contro l’identità contro”,
questo il titolo della serie di serate, rifiuta questo approccio e intende
invece promuovere una “identità aperta”: aperta a conoscere, riflettere,
con-vivere.
Il ciclo si è aperto con lo spettacolo di “cabaretnico” Strangers in the
night, realizzato dagli attori stranieri del laboratorio di Zelig Cabaret, e
si concluderà mercoledì 7 novembre con una tavola rotonda dedicata
all’incontro-scontro tra Occidente e Islam. Gli eventi hanno il contributo della
Provincia di Milano e di Banca Etica e il patrocinio della Regione Lombardia.
Milano, 25 ottobre 2007
Quest'uomo io lo conosco da sempre: da quando, quasi venti anni fa,
ho cominciato a frequentare il "campo nomadi" di Coltano, vicino a Pisa.
Piccoletto di statura, con una coppola in testa che gli conferisce un'aria quasi
da contadino siciliano, con il tono compassato di un vecchio saggio, Zajko è una
specie di "istituzione" del campo.
E' in Italia stabilmente dal 1988, ed è stato uno dei primi rom bosniaci ad
arrivare a Pisa. Davanti alla sua baracchina ha visto transitare i "nuovi"
immigrati rom, i profughi della guerra degli anni novanta. E ha cresciuto almeno
tre generazioni, tra figli, nipoti e bisnipoti. Un vero e proprio custode della
"memoria storica" di Coltano.
Sì, lo conosco da sempre, Zajko. E lo conoscono i tanti operatori, assistenti
sociali e volontari che nel corso degli anni hanno frequentato il campo. Ma non
tutti hanno avuto la pazienza di ascoltare quel simpatico ometto con la coppola.
Perché Zajko si esprime in un italiano tutto suo: che non è un italiano
"scorretto", ma una lingua ibrida, pronunciata con un forte accento slavo, piena
di costruzioni sintattiche romanes e bosniache, infarcita di parole che sembrano
strane, e a volte anche un po' buffe.
Non sempre lo capisci al primo colpo, e per entrarci in contatto hai bisogno di
tempo: devi passarci qualche pomeriggio, condividere un caffè, fare due
chiacchiere così senza scopo. E invece gli operatori, tutti presi dai loro
"progetti", non hanno il tempo per ascoltare. Vanno al campo per convincere,
spiegare, illustrare, parlare. Hanno sempre qualcosa di importante da dire, e
non si prendono mai la briga di sedersi un attimo.
La storia di Zajko
La storia di Zajko è venuta fuori per caso, in una fredda giornata di inverno di
tre anni fa. Con gli altri volontari dell'associazione Africa Insieme eravamo
andati al campo, a far visita ad alcuni amici: l'aria gelida della sera ci aveva
convinto a entrare nella baracca di Zajko, a prendere un buon caffè caldo.
C'era confusione e non si capiva molto: i bambini giocavano e urlavano, una
ragazza più grande ci chiedeva di spiegarle una cosa di matematica che non aveva
capito a scuola. E poi le due figlie di Zajko avevano avuto problemi in Questura
con il loro permesso di soggiorno, ci chiedevano di aiutarle ma non c'era verso
di farle parlare una alla volta. Un gran caos, insomma.
Zajko sembrava farfugliare qualcosa, ma i familiari ci dicevano di non dargli
retta, "è vecchio e non si capisce mai quello che dice". Però il "vecchio" aveva
pronunciato una parola che non avevamo mai sentito al campo, e che ci aveva
incuriosito: "ustascia". Sì, Zajko parlava degli Ustascia, i fascisti croati
amici di Hitler, che avevano fondato uno Stato Indipendente Croato alleato della
Germania.
"Io visto cartelli", insisteva il nostro amico aggiustandosi la coppola, "cartelli sui muri, dicevano
evrei srbi e zingari tutti ammazzare". Zajko aveva
assistito all'arrivo delle leggi razziali nel territorio croato (che all'epoca
includeva anche la Bosnia): le vittime designate erano - per l'appunto - ebrei,
serbi e rom.
Gli ustascia, le leggi razziali, lo sterminio
Secondo alcune stime, gli Ustascia uccisero il 75% degli ebrei presenti nel
Paese prima della guerra. Quanto ai serbi, interi villaggi furono dati alle
fiamme, sacerdoti e altri esponenti religiosi ortodossi furono massacrati nelle
loro chiese, circa 200 mila persone dovettero subire la conversione forzata al
cattolicesimo.
Fra gli "zingari" - ci informa
Mirella Karpati
- "le vittime accertate fino al
1998 furono 2.406, di cui 840 bambini. Il campo più terribile era quello di Jasenovac, dove si uccidevano le persone con metodi barbari. Né mancarono campi
destinati ai bambini, come quello di "rieducazione" a Jastrebarsko, dove fra
l'aprile 1941 e il giugno 1942 morirono 3.336 bambini di varie etnie. Nel campo
per le donne di Stara Gradiska morirono oltre trecento bambini zingari".
Da partigiano ad immigrato
Zajko aveva visto le prime avvisaglie di quella tragedia: i cartelli, affissi
per le strade, che annunciavano la volontà di "ripulire" la Croazia dalle "razze
maledette": ebrei, serbi e rom ("evrei srbi e zingari tutti ammazzare"). E aveva
deciso di scappare, rifugiandosi in montagna. Qui aveva incontrato i partigiani
di Tito, e si era unito a loro. Un pezzo di storia del Novecento riemergeva
dalle parole un po' farfugliate di quell'ometto in apparenza così modesto.
Zajko era stato ferito ed era finito all'Ospedale: poi, uscito, aveva continuato
a combattere. Finita la guerra, era andato a Zagabria, dove con la sua
formazione partigiana aveva conosciuto Tito. Quindi era tornato finalmente a
casa, si era sposato e aveva costruito la sua famiglia. Aveva avuto una prima
esperienza migratoria in Italia negli anni Cinquanta: era stato a Napoli, poi a
Piacenza a fare il barista. Ma la vera e propria migrazione - quella definitiva
- era avvenuta nel 1988: da allora non è più tornato in Bosnia.
Quando abbiamo ascoltato il suo racconto, abbiamo deciso che questa piccola
storia - legata alla Storia più grande, quella con la lettera maiuscola, che si
legge nei libri e si studia all'Università - doveva essere raccontata. è nato
così un video, prodotto da un gruppo di volontarie della nostra associazione,
che trovate qui sotto liberamente visionabile e scaricabile.
Una bandiera alla finestra
Ho continuato a frequentarlo, Zajko. Lo incontriamo tutte le volte che andiamo
al campo. Oggi ha problemi di salute dovuti all'età - più di ottanta anni - e fa
sempre più fatica a lavorare. Era un calderaio, un artigiano del rame: vendeva i
suoi prodotti ai mercati, e con quelli si manteneva. Negli ultimi anni i dolori
e gli acciacchi gli hanno reso quasi impossibile continuare. Il Comune gli ha
assegnato una "casetta", perché nel frattempo il campo di Coltano è stato
trasformato in un "villaggio" di alloggi in muratura: ma lui, senza reddito,
fatica a pagare l'affitto, e rischia lo sfratto.
L'esperienza della guerra lo ha segnato in profondità, forse più di quanto non
sia disposto ad ammettere lui stesso. Perché di guerre, Zajko, ne ha conosciute
due: la prima l'ha vissuta da partigiano, da protagonista e in qualche modo da
vincitore. La seconda - quella degli anni Novanta - l'ha sorpreso mentre era in
Italia, e di fatto l'ha "intrappolato" a Pisa, impedendogli il ritorno a casa.
Quando parla di guerra abbassa gli occhi, Zajko. E il suo sorriso si spegne. La
sua "seconda" guerra, il tragico conflitto balcanico degli anni Novanta, non lo
racconta volentieri. Ma ogni volta che in televisione sente parlare di
bombardamenti, di profughi in fuga, di scontri militari, si preoccupa e ci
chiede spiegazioni: vuol sapere che sta succedendo, se il teatro del conflitto è
vicino o lontano, se sono coinvolti i civili, se la diplomazia sta facendo il
suo lavoro e se le armi si fermeranno.
Nel comodino accanto al letto Zajko tiene una bandiera arcobaleno della pace. E,
quando alla televisione parlano di guerra, la appende alla finestra, così che le
macchine che sfrecciano sull'autostrada possano vederla.
Zajko. Un video di Africa Insieme from Africa Insieme on Vimeo.Video di Sara Palli, Alice Ravasio, Francesca Sacco, Marta Lucchini, Irene
Chiarolanza, Diana Ibba. Prodotto dall'associazione Africa Insieme di Pisa
nell'ambito del progetto "volontari come in un film", con la collaborazione di Cesvot, Aiart, Progetto Rebeldia. Musiche originali di Pasqualino Ubaldini
Anita Danka/European Roma Rights Centre.
Elena Gorolova, a sinistra, a Madrid con una reduce alla sterilizzazione
forzata, Marta Pušková.
Negli ultimi quattro anni, sono stata coinvolta nell'aiutare le reduci delle
sterilizzazioni forzate nella Repubblica Ceca, nella loro lotta per ottenere dal
governo una riparazione per i danni da loro sofferti, e per impedire che
violazioni simili accadano ancora negli ospedali cechi. Assieme ad OnG locali ed
internazionali, le donne della comunità Rom di Ostrava in particolare, hanno
perseverato in questa ricerca, nonostante le minime risorse ed appoggio. Il loro
solo alleato è il difensore pubblico dei diritti Ceco (ombudsman), le cui
raccomandazioni fatte nel 2005 rimangono inadempiute dal governo, nonostante i
richiami dei consulenti governativi di riconoscere la responsabilità per le
violazioni, scusarsi con le vittime e fornire una riparazione.
Qualche settimana fa, mi sono trovata in un albergo di Vienna, dopo una
settimana di attivismo ad una grande
conferenza a Madrid sui diritti delle donne. Assieme ad alcune delle reduci
di Ostrava ed allo staff dell'European Roma Rights Centre, avevo raccolto firme
per richiedere ai governi ceco, ungherese e slovacco di riparare queste
violazioni. Curiosa di vedere le notizie, ho girato sulla CNN - e quasi sono
caduta per la sorpresa. Uno spot annunciava che il documentario Processo per un
Bambino Negato, sulla sterilizzazione coercitiva nella Repubblica Ceca, sarebbe
stato trasmesso durante la serie "Storie Mai Raccontate dal Mondo". Essendo
stata coinvolta da vicino nell'assistere i produttori del film, ero strafelice
di vedere il loro lavoro raggiungere il mondo.
Ma per me, lo sviluppo più importante negli scorsi quattro anni è stato il
cambiamento che ho osservato nelle donne stesse. Nonostante alcune difficoltà -
come le cronache ostili nella stampa locale dopo che avevano dimostrato fuori
dall'ospedale di Ostrava nel 2006 - queste donne hanno superato lo stigma che
chiunque proverebbe a discutere dettagli sulla propria vita così intimi. In un
recente incontro con le donne Rom della Slovacchia che sono state oggetto degli
stessi abusi, le reduci delle sterilizzazioni di Ostrava parlarono
appassionatamente del bisogno di raggiungere in qualche modo il pubblico
attraverso i media, non solo di scambiarsi le proprie esperienze privatamente.
Anche dopo quattro anni di quasi silenzio dal governo, ed anche sapendo che loro
sono coscienti che la grande maggioranza di loro non vedrà mai quel giorno in
tribunale, rimangono focalizzate e desiderose di giustizia.
Nessuna personifica questa trasformazione così chiaramente come Elena Gorolova,
che fu sterilizzata senza il suo consenso nel 1990, nel corso del suo secondo
parto cesareo. Durante il travaglio in sala parto, con un'enorme paura e sotto
l'influenza dei sedativi, i dottori le diedero un pezzo di carta e le dissero:
"Firma o morirai." Credendogli, firmò senza nemmeno leggere il documento - come
disse più tardi, "In quel momento, avrei firmato la mia condanna a morte."
Il "consenso" ottenuto da Elena sotto queste circostanze è tipico dei reclami
del post-comunismo registrati dall'ombudsman. Lei non scelse di essere
sterilizzata - i dottori scelsero per lei.
Quattro anni fa, quando riportai per la prima volta di queste violazioni alle
Nazioni Unite di New York, fu il suo primo viaggio aereo. Così ci organizzammo
per un'altra donna, che l'avrebbe accompagnata e mostrato la rotta.
Quest'estate, per il nostro viaggio a Madrid, Elena non solo ha volato da
Ostrava da sola, ma è stata lei ad offrire supporto ad un'altra che a sua volta
volava per la prima volta. Ha anche imparato ad usare, l'e-mail e Skype.
L'esperienza di parlare in pubblico ed interagire con i giornalisti ha
rafforzato non solo l'autostima di Elena, ma anche quella delle sue colleghe,
come il documentario dipinge così bene. Elena è anche stata nominata
recentemente membro della società civile del Consiglio Governativo per gli
Affari della Comunità Rom, un organo consultivo del governo sulle tematiche Rom.
Solo un'individualità veramente forte può aver sostenuto l'esperienza recente
di un'intervista online con i lettori del server di notizie iDNES.cz, che Elena
ha voluto fare mentre eravamo a Madrid. I partecipanti alla conversazione,
alcuni firmandosi "Dottore", accusavano Elena e le sue compagne di vari motivi
clandestini, come quello di voler diventare "ricche alla svelta" - un'accusa
ridicola per chiunque abbia familiarità con i tempi del sistema legale ceco, e
le somme tradizionalmente basse dei compensi elargiti solo in casi eccezionali.
Quanti interrogavano sembravano afferrare a fatica che le doglie non sono il
momento migliore per chiedere ad una donna se volesse essere sterilizzata.
Tentavano di spiegare ad Elena che il "vero problema" era il desiderio di suo
marito di avere più figli, non quello del dottore che la sterilizzava senza il
suo informato consenso. Questo implicava che avere bambini era solo uno
stratagemma per ricevere appoggio sociale. Le hanno chiesto se fumasse, quali
voti avesse a scuola e perché non adottasse un figlio. Le hanno chiesto perché i
Rom abusino del sistema sociale, perché si perdano nel gioco, droghe e alcool -
domande razziste che non hanno niente a che fare con gli abusi dei diritti
umani.
Come era sua prerogativa, non ha risposto alle domande più ignoranti. Ha
risposto a quelle che riteneva utili, ripetendo la sua storia intensamente
personale forse per la millesima volta, nello sforzo di far capire alla gente
che non solo lei, ma molte altre, ci sono passate. Ho trovato la sua stamina
semplicemente incredibile.
Il governo ceco assumerà la presidenza UE nella prima metà del 2009, seguito
dalla Svezia. Dieci anni fa, quella nazione decise di fare quanto la Repubblica
Ceca non ha ancora fatto: riconoscere che il programma di sterilizzazione
adottato dai primi anni '30 sino agli anni '70 portava all'abuso dei diritti
umani, e compensò le vittime di questa pratica. Per quanto ne so, il
riconoscimento di questa verità non è costato niente al governo svedese nei
termini di prestigio internazionale - invece, ha sollevato la condizione del
paese fra i fautori dei diritti umani e della giustizia.
Grazie agli sforzi di quanti hanno lavorato sull'argomento delle
sterilizzazioni forzate in questo paese sin dalla fine degli anni '70, il
governo ceco ha ora un'enorme opportunità di unirsi al gruppo di quei paesi
capaci di auto-riflessione ed espiazione. La domanda è se i leader cechi hanno
abbastanza compassione per farlo.
The author is the Director of the Women’s Initiatives Network of the
Peacework Development Fund.
Serata di muzike balcaniche e gypsy MUZIKANTI di BALVAL a La Casa 139 VIA RIPAMONTI 139 Milano (mappa)
venerdì 30 ottobre 2009 alle ore 22.00
ritmi dispari, melodie zingare, danze sensuali
Jovica Jovic Balval: fisarmonica superstar
Marta Pistocchi: violino
Camilla Barbarito: voce
Christopher Martinez: chitarra
Giorgio Bonfanti: contrabbasso
Alessio Russo: cajon, darbouka
MUZIKANTI Violino, fisarmonica, voce, chitarra, contrabbasso, batteria Una
piccola orkestra balcanica, eterogenea, multiforme ed in continua evoluzione,
che raccoglie in sé musicisti di diverse origini e bagagli culturali di lontane
provenienze. Fonte d’ispirazione primaria del loro genere è la musica Rom,
espressione artistica di un popolo che sa riunire in una voce sola i diversi
caratteri dell’Europa balcanica. I Muzikanti sono la realizzazione di un
autentico incontro di culture, che si esprime in un linguaggio musicale
originale, fantasioso, libero, vitale. Ritmi incalzanti, intervalli
orientaleggianti e virtuosismi si alternano a melodie struggenti dal potere
evocativo, in una combinazione di esotismo ed energia che emoziona ogni tipo di
pubblico. Per carattere nomade e spirito libero amano le esibizioni a stretto
contatto col pubblico, e sanno animare manifestazioni ed occasioni di festa.
Hanno viaggiato in Italia e all'estero, si sono esibiti in numerosi festival di
artisti di strada; svolgono regolare attività concertistica in locali pubblici,
circoli culturali, centri sociali. Hanno collaborato con il gruppo teatrale
“Poetica” insieme al quale hanno scritto e realizzato uno spettacolo sul tema
del commercio equo & solidale, dal titolo “Caffè Corretto”, già presentato in
diverse città italiane. Di particolare interesse ricordiamo la partecipazione al
festival Cento popoli un mondo alla Cascina Monluè, la Notte Bianca 2006 di
Bergamo, la mostra d'arte-concerto Dintorni Rhom a Rho, il capodanno serbo 2007
allo Cheval di Milano e la collaborazione con l'attrice rom Dijana Pavlovic
insieme alla quale hanno realizzato lo spettacolo Rom Cabaret. www.myspace.com/muzikanti www.sanarecords.it www.lacasa139.com
SABATO 18 APRILE ORE 18 - 24 ALLO SPAZIO PUBBLICO AUTOGESTITO LEONCAVALLO
VIA WATTEAU MILANO (MM verde Centrale + bus 81 - MM gialla Sondrio + bus 43)
PROGRAMMA Dalle ore 18: filmati e mostra fotografica
Ore 18.30: PROPOSTE FUORI CAMPO Antonella Attardo presenta il rapporto di Amnesty International -
Paolo Cagna Ninchi, associazione Upre Roma, presenta la proposta di
iniziativa popolare sul riconoscimento di minoranza etnica, con Piero
Colacicchi, associazione OsservAzione, Corrado Mandreoli, CGIL
Milano, Emanuele Patti, ARCI, Dijana Pavlovic, Federazione Rom e
Sinti insieme, Maurizio Pagani, Opera Nomadi, Marta Pepe, NAGA,
Tommaso Vitale, Università Bicocca. Coordina Elena Jannuzzi Hileg,
Leoncavallo
Ore 20: Cena rom
Ore 22: Concerto a sostegno della COMPAGNIA TEATRALE ROM con la Banda
del villaggio solidale, i Muzikanti, artisti di strada e la
partecipazione di MONI OVADIA
Dopo lo stato d’emergenza e i commissari speciali i rom tornano nell’occhio del
ciclone per le prossime elezioni: si è riaperta la caccia alle centinaia di
uomini, donne e bambini che cercano di sopravvivere sotto i ponti, lungo le
massicciate ferroviarie, nelle discariche di Milano e provincia. Ma ancora più
devastante è l’effetto della campagna d’odio e di pregiudizio assecondato da una
legislazione esplicitamente razzista. I segni di questa campagna e di questa
legislazione si colgono nelle manifestazioni di intolleranza e di violenza
quotidiane e cambiano profondamente le coscienze lasciando un sedimento acido
che corrode la stessa cultura di un popolo.
L’emergenza materiale e l’emergenza morale che si coagulano nel destino delle
comunità rom sono il paradigma del nuovo razzismo e non si possono affrontare
separatamente perché una è effetto e condizione dell’altra e viceversa. Il
degrado e la segregazione nei quali si costringono i rom in campi nomadi
concepiti come moderni campi di concentramento servono a fomentare la paura, a
ispirare comportamenti razzisti, a sostenere la politica della destra xenofoba.
Per sciogliere questo nodo, per contrastare questa politica, per costruire una
cultura della convivenza, del riconoscimento e del rispetto tra diversi occorre
rompere gli schemi e soprattutto abbattere i muri che dividono gli uni dagli
altri. Il primo passo è conoscersi e per conoscersi veramente bisogna fare i
conti con la cultura dell’altro.
Con questo scopo e con l’obiettivo di offrire un percorso di riscatto ai
giovani rom l’associazione UPRE ROMA presenta il progetto della COMPAGNIA
TEATRALE ROM: l’espressione artistica è lo strumento più efficace per dialogare
tra culture diverse, conoscersi scambiando una parte della propria esperienza e
della propria anima.
La serata, intervallata da una cena etnica con cucina zigana, propone una mostra
fotografica e la proiezione di filmati tra cui quello prodotto da Amnesty
International sulla situazione a Milano, un confronto pubblico sul
riconoscimento per legge della minoranza rom e sinta e infine un concerto con
raccolta fondi per la costituzione della compagnia teatrale rom.
L’iniziativa si colloca nell’ambito della campagna contro il razzismo,
l’indifferenza e la paura dell’altro NON AVER PAURA, APRITI AGLI ALTRI, APRI AI
DIRITTI a cui favore si raccoglieranno le firme e si realizza con interlocutori
significativi per la cultura di Milano come lo Spazio pubblico autogestito
Leoncavallo, un luogo che alla Milano prima da bere e ora da cementificare ha
contrapposto pezzi di produzione culturale e che è sotto l’attacco di una
politica cittadina cieca e sorda di fronte alle esigenze e alla creatività
alternativa delle nuove generazioni.
ARCI Milano, Associazione UPRE ROMA, NAGA, Spazio pubblico autogestito
Leoncavallo
Quest'incontro pubblico si è tenuto all'Università Orientale di Napoli, per
discutere sui fatti accaduti a Ponticelli nel mese di Maggio del 2008, che hanno
visto il presunto rapimento di una bambina da parte di una ragazzina Rom e la
violenta risposta della popolazione locale nei confronti dei Rom stessi.
Hanno partecipato, esponenti di associazioni locali che lavorano per
l'integrazione dei Rom stanziati in Campania, un esponente della comunità
proveniente dalla ex Yugoslavia, presente in zona da circa 20 anni, il Prof
Claudio Marta, membro italiano del comitato di esperti sui Rom del Consiglio
d'Europa.
Questo dibattito è stato organizzato da Radioazioni.
Si invita tutti a dare la massimo diffusione a questo appello. Vi
chiediamo di sottoscriverlo telefonando allo: 3409608652 simone 3396091673 marta.
Venerdì 6 febbraio il campo delle Bocchette a Pisa è stato travolto dal
nubifragio: fango e acqua hanno devastato le precarie abitazioni, costringendo
16 famiglie Rom a sfollare. Di fronte all’impossibilità di trovare un’altra
soluzione, il 7 febbraio si sono rifugiate presso una struttura pubblica dimessa
Scuola dell’infanzia di via Puccini a Ghezzano. Una struttura vuota sulla quale
non esiste una immediata necessità di utilizzo.
Sono persone, quelle rifugiate nell’ex asilo: sono padri che lavorano nei
paesi del territorio, sono madri, sono bambini; non vogliono ne’ possono tornare
nel campo delle Bocchette. Ormai lì non ci sono neanche le baracche di lamiera
mentre è preannunciato un drastico abbassamento delle temperature.
Chiediamo che sia attivato un meccanismo di protezione umanitaria e che non si
proceda ad uno sgombero forzato che, gettando in strada famiglie con bambini,
verrebbe meno a qualunque principio etico ed umanitario, nonché alla logica e al
buonsenso.
LEGAMBIENTE PISA
COMITATO GENITORI E INSEGNANTI PER LA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA
GRUPPO DI ACQUISTO SOLIDALE
ARCIRAGAZZI
CONFEDERAZIONE COBAS
CASA DELLA DONNA
REBELDIA
AFRICA INSIEME
UNIVERSITA’ 2.0
FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME
PAOLO BALDACCI, PRESIDENTE CIRCOLO UTOPIA
GILBERTO VENTO COORDINATORE DI ZONA RIFONDAZIONE COMUNISTA
Jovica Jovic - fisarmonica Marta Pistocchi - violino Davide Marzagalli - sax soprano e darbouka
Dal 16 novembre, un nuovo appuntamento al pub Le Pecore: ogni venerdì sera, i Muzikanti accoglieranno il pubblico con la loro travolgente musica. Per ballare, cantare e divertirsi insieme, accostando culture e tradizioni differenti.
Ingresso libero.
Le Pecore via fiori chiari 21 Milano tel. 02875386 www.lepecore.com
Di Fabrizio (del 08/03/2006 @ 00:42:59 in lavoro, visitato 1736 volte)
una segnalazione al volo di Marta Rabbiosi:
venerdì 10 marzo alle 19.00 al Teatro Edi - via Barona angolo via Boffalora, Milano - all'interno della rassegna di cortometraggi "Sguardialtrove": "Kimeta. diverse come noi" - in un campo rom di Firenze da un laboratorio si sviluppa una cooperativa di donne
Tornano a grande richiesta i MUZIKANTI di BALVAL al Cicco Simonetta!
via
Cicco Simonetta 16, Milano
giovedì 16 aprile doppio appuntamento
ore 19 aperitivo e inaugurazione della mostra di Gianmarco Capraro "ancora FACCE
DA CICCO" - ritratti dei soci
condita da incursioni muzikali e dal risotto di luis
ore 22 concerto!
muzike balcaniche, anime rom, ritmi dispari e danze sinuose
vi aspettiamo, tanti e belli
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
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