Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 30/09/2007 @ 09:08:27, in casa, visitato 3027 volte)
Da
British_Roma
By Grattan Puxon
Ad appena una settimana dal rapporto che ammoniva sulla crescita del razzismo
contro gli zigani, la polizia è accusata di lanciare un'operazione di pulizia
etnica per cacciare i Viaggianti dall'Essex.
Abusando dei loro poteri (la notoria Sezione 61) i poliziotti hanno
obbligato un gruppo di 25 famiglie a spostarsi per cinque volte in tre giorni.
Le famiglie si aspettano di essere sgomberate nuovamente stamattina (29
settembre) mentre vi sto scrivendo.
"Abbiamo con noi due neonati ma la polizia non mostra riguardi o
considerazioni" dice Patrick Gammell. "Agiscono come animali." Gammell dice che
gli ordini sono partiti dopo che sono stati sgomberati dal terreno di loro
appartenenza a Birchfield Lane [...], a seguito dell'elezione di membri
del neo-fascista British National Party in consiglio comunale.
Settimana scorsa hanno cercato rifugio a Canvey Island, sul Tamigi. Cacciati
dall'isola, Gammell ha raggiunto altri Viaggianti che erano fermi vicino a
Southend Pier. "Questi dovevano recarsi in tribunale lunedì prossimo" spiega
Gammell. "Ero pronto ad unirmi a loro, ma la nostra richiesta è stata negata."
Così si sono spostati a Shoeburyness, dove alle 23.00 di giovedì è arrivata
la polizia ordinando loro di lasciare il posto entro le 10.00 del mattino
successivo.
Le operazioni sono state guidate dall'Ispettore Capo Steve Worron, che non
considerando le esigenze familiari del gruppo ha insistito sul fatto che l'area
andava sgomberata, concedendo comunque loro di non lasciare il distretto.
Ma nel giro di un'ora, Gammell e gli altri Viaggianti si sono ritrovati
circondati dai veicoli della polizia, mentre avevano fatto una pausa a Pitsea.
Obbligati nuovamente a spostarsi, si sono spinti in un terreno industriale
vicino alla A113. Nuovamente minacciati di sgombero, Gammell chiede "Potete far
niente per far fermare questo stato di cose?" I bambini piangono e hanno fame,
gli uomini sono esasperati [...]
---
Nel contempo, la vicina
Dale Farm è da sette anni sotto assedio di un consiglio che ha pronto a
spendere cinque milioni di euro per distruggere questa comunità.
Martedì aprirà un'Inchiesta Pubblica sul caso di sue ragazze orfane che si
appellano contro lo sgombero che le lascerebbe alla mercé della polizia. "Se
perdiamo questo appello" dice Joanne McCarthy, i cui genitori sono morti in un
incendio, "perderemo tutto. La nostra casa, la possibilità di andare a scuola e
di una vita normale. Diventeremo come fuorilegge [...]"
Trevor Phillips, che settimana scorsa ha presentato la versione finale del
suo rapporto come presidente della Commissione per l'Eguaglianza Razziale, ha
riconosciuto i 350.000 Rom e Viaggianti britannici come la minoranza più
svantaggiata in UK. Afferma che pregiudizio e discriminazione circondano ogni
aspetto della loro esistenza, nonostante la consapevolezza che Nomadi e
Viaggianti hanno diritto al loro stile di vita.
Sia la polizia dell'Essex e del Kent sono state messe in preallarme per
alcuni volantini dietro cui ci sarebbe la minaccia di gruppi di vigilantes. Ma a
ciò non ha corrisposto alcuna azione, secondo l'Irish Travellers Movement.
[...]
CONTACTS:
Patrick Gammell 07737467106
Richard Sheridan 07747417711
____________ _________ _________ _________ ___
JOINT PROTEST ACTION AT BASILDON CENTRE
St.Martin'sSquare, Basildon, 2-4 October,
sarting 11 am each day.
More details from: 01206 523528
Make your voice heard by phoning:
Chief Inspector Steve Worron
01702 431212
Southend Borough Council
John Williams
01702 215000
Goran Bregovic, autore delle musiche dei film di Emir Kusturica, come
Underground e Il Tempo dei Gitani, ha annunciato che la partitura della sua
opera "Carmen a lieto fine" sarà disponibile nella sua pagina Internet. "Il
mio sito web conterrà gratuitamente la partitura perché chi lo vuole possa
interpretarla. Desidero che le piccole orchestre dei gitani possano suonarla se
lo vogliono", ha detto nella città messicana di Monterrey.
Di Sucar Drom (del 28/09/2007 @ 10:12:12, in blog, visitato 2273 volte)
Una provocazione
Nell’ipocrita e xenofoba Italia contemporanea nessuno, neanche il più becero
razzista, si sognerebbe mai di proclamare pubblicamente tutto il suo odio per il
popolo ebraico; la condanna giungerebbe immediata e inesorabile come una spada
di Damocle. Quello che sta succedendo nella provincia di Pavia (simbolo di tutto
il Belpaese) è invece vergognoso: persone definite “perbene” che, noncuranti
delle telecamere, gridano...
Reggio Calabria, partecipa alla costruzione della comunità interculturale
Se vuoi vivere una esperienza nel sociale per la costruzione della comunità
interculturale puoi condividere con noi la tua voglia di fare e di capire
svolgendo il Servizio Civile Volontario presso l’Opera Nomadi Sezione di Reggio
Calabria. Siamo un'Associazione non-profit di livello nazionale e operiamo in
ambito sociale per favorire l’inclusione sociale delle comunità Ro...
Messina, si torna a discutere di Rom
Le istituzioni tornano a discutere di “campo nomadi”. E lo fa in particolare
l'amministrazione comunale, quando è ancora calda l'atmosfera per l'assurda
tragedia che ha visto vittima una piccola Rom di nemmeno due anni. Una fatalità
che non è, purtroppo, frutto del caso, e che ha fatto puntare i riflettori su
una zona della città e su un tema sociale, quello dei Rom, che nonostante i
tanti discorsi fatti in passato, rimane ancora attuale e nelle stesse condizioni
di emergenza in cui versa da anni. Alcuni giorni fa a Palazzo Zanca si è tenuto
un vertice sull’insediamento Rom di San Raineri ed in particolare s...
La sicurezza non è di sinistra né di destra ma...
La Direzione e la Redazione della rivista “Studi sulla questione criminale –
nuova serie di Dei delitti e delle pene”, propone di sottoscrivere il seguente
comunicato sulle questioni relative alla “sicurezza” al centro del dibattito
odierno. L’adesione può essere inviata per posta elettronica ad entrambi i
seguenti indirizzi: tamar.pitch@fastwebnet.it,
questionecriminale.giuri@unibo.it. La sicurezza, si dice, non è di destra...
Squadrismo a Roma
Ancora un attacco, è il secondo in due giorni, a Ponte Mammolo nell'insediamento
abitato da una cinquantina di persone, sotto il cavalcavia della Tiburtina,
ancora razzismo, intolleranza ed aggressioni, nella nostra città, è uno
stillicidio continuo, un susseguirsi triste di roghi, atti di squadrismo, ronde,
assalti. Questi fatti non parlano di disagio e difficile convivenza, ma sono
ormai evidenti, chiari ed incontrovertibili atti criminali, azion...
Unione Europea, bisogna fare di più contro la discriminazione razziale
Pubblichiamo un’anteprima della relazione iniziale alla sessione plenaria
dell’Unione Europea sulla lotta al razzismo che si tiene in questi giorni (24-27
settembre 2007) a Starsburgo.
La relazione iniziale sollecita gli Stati membri a adottare una serie di
standard minimi per garantire l'accesso dei minori appartenenti a minoranze
etniche - soprattutto le ragazze - all'istruzione di elevata qualità e a pari
condizioni. Dovrebbero inoltre approvare una legislaz...
Genova, le minoranze azteche devono essere difese ma i Rom e i Sinti...
Parte da Genova la campagna di solidarietà con il popolo azteco, organizzata
dall'Associazione Italia Messico, che proseguirà per due mesi e mezzo in 60
città italiane. L'obiettivo è di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla
situazione delle circa 50 minoranze etniche che vivono, non riconosciute, nel
Centro America e ottenere il sostegno delle istituzioni con atti ufficiali nelle
competenti sedi internazionali. A Genova una delegaz...
Roma, le stranezze della giustizia italiana
L'uomo arrestato la notte del 20 settembre 2007 dai carabinieri in seguito
all'assalto all’insediamento di Rom rumeni alla periferia di Roma è stato
condannato a otto mesi in un processo per direttissima, tenuto il 21 settembre.
Quella notte una quarantina di persone armate di bottiglie molotov e bastoni
hanno assaltato i Rom che vivono in Via Cicogna, nella zona di ponte Mammolo
(Roma est). I carabinieri sono intervenuti in seg...
Torino, i Rom non dovrebbero manifestare...
Una cinquantina di Rom rumeni hanno manifestato il 20 settembre davanti al
Municipio di Torino chiedendo «inserimento nel lavoro e nella scuola e il
passaggio dai campi alle case. Siamo esseri umani - hanno detto i manifestanti,
la scorsa settimana sgomberati da un campo nella prima cintura torinese -
Abbiamo bisogno di un posto dove vivere, di un lavoro e che i nostri figli
vadano a scuola, proprio come ne hanno bisogno gli italiani e tutti gli altri
stranieri». L'iniziativa ha fatto scattare l’inevitabile e strumentale protesta
del centro destra. «Manifestare è leg...
Genova, si inizia a rispettare, in parte, la direttiva 2004/58
Tre - quattro mesi di “sperimentazione”, in stretto contatto col governo romeno,
con l’obiettivo di integrare soprattutto i Rom che vivono da mesi, a Genova, in
una decina di poverissimi e precari accampamenti. Trascorso tale periodo, i
romeni - non solo di etnia rom - che, malgrado l’aiuto delle istituzioni
coadiuvate dalla presenza costante di due super-poliziotti romeni, non saranno
riusciti o non avranno voluto crearsi una vita il più ...
Milano, i Rom diventano nomadi...
Piacerà al cardinale Dionigi Tettamanzi - che l´8 settembre aveva lanciato un
monito per il rispetto dei diritti umani degli ultimi della società - sapere che
don Virginio Colmegna non è il solo prete a Milano disposto a dare accoglienza
ai rom sgomberati da via San Dionigi. Da ieri quel gruppetto di Rom senza tetto
dorme ogni notte in una parrocchia diversa, accompagnato sul posto dal pullman
della Casa della carità. L´annuncio del «rom tour» alla rice...
Moni Ovadia: diamo il nobel per la pace ai Rom e ai Sinti
«Sono comportamenti nazifascisti. Non ho altre parole per definirli. Guai a noi
se sottovalutiamo questi fenomeni e guai alla sinistra se non capisce che c'è un
filo nero nella storia italiana, un problema irrisolto della nostra memoria con
il fascismo». Non ci prova neppure Moni Ovadia a tenere sotto controllo
l'indignazione. Impossibile per questo artista e...
Di Fabrizio (del 27/09/2007 @ 09:47:21, in blog, visitato 2126 volte)
Ciao, volevo comunicare che il Sindaco di Livorno ha aperto un blog sui fatti
dei quattro bimbi Rom morti nel tragico rogo qua a Livorno. L’indirizzo è qua
sotto, ho letto i commenti dei miei concittadini e purtroppo devo dire che
c’è molto razzismo, ignoranza e rabbia verso gli “zingari”. Sarebbe bello,
secondo me, se volesse intervenire nella discussione un Rom, una persona che
possa parlare in prima persona e dire cosa vuole, cosa desidera, cosa cerca. Se
ritieni di poter diffondere questo blog nel tuo, ti ringrazio già da ora.
Isabella.
http://blog.comune.livorno.it/
Di Fabrizio (del 27/09/2007 @ 09:38:29, in media, visitato 2585 volte)
In allegato trovate alcune pagine del messaggero pubblicate
sabato 22 settembre riguardante notizie sui rom. Xoraxai
di ELENA PANARELLA
e RAFFAELLA TROILI
ROMA - Un filo sottile segna il confine tra esasperazione e intolleranza. I
cittadini di Ponte Mammolo l’hanno attraversato. Quelli che avant’ieri si sono
fatti giustizia da soli, e tutti gli altri, il benzinaio, il panettiere,
l’operaio, il barista. Sono stanchi. «Basta - ripetono - Sono anni che andiamo
avanti così, tendopoli, baracche, case lungo il fiume. Siamo invasi da questi
insediamenti che hanno portato all’aumento di furti, delinquenza, degrado. E non
serve a niente sgomberarli, tanto ritornano».
Ponte Mammolo, il giorno dopo. La rabbia è rientrata, l’esasperazione no. Anche
se i sentimenti sono contraddittori, anche se il buonsenso è tornato ma il cuore
pulsa ancora troppo forte, il colpo di coda del quartiere è ancora nell’aria.
«Il Comune invece dov’é?», grida da dietro il bancone Anna, «la verità è che ci
hanno lasciati soli». Siamo nel V Municipio, e gli stranieri sono numerosi e
integrati. Gli zingari, i baraccati, quelli no, quelli sembrano creare solo
problemi. «Non andiamo più al parco per timore d’incontrarli, sono entrati nei
box, nelle case, hanno rubato i motorini. E le donne hanno paura a uscire la
sera».
Esasperati i cittadini. Esasperato chi ogni giorno aiuta, quantomeno cerca un
contatto, tende una mano al popolo rom. Gli operatori sociali, le parrocchie, i
volontari anche loro si dicono abbandonati. «Dove sono le istituzioni?». Chi
scende nei “campi”, come loro, ha il diritto di lamentarsi. Chi conta i posti
vuoti sul pulmino che dovrebbe portare i piccoli rom a scuola; chi incontra le
sue alunne in centro a caccia di borsette mentre i maschietti sono ai semafori,
a elemosinare. Le associazioni seguono passo dopo passo il loro percorso
formativo, «ma anche se tanto è stato fatto, molti bambini - segnala Paolo
Perrini dell’Arci solidarietà - restano ancora nei campi. Il nostro lavoro è
fondamentale per l’iscrizione, ma non può essere lasciato a sè. Va accompagnato
da politiche di inclusione sociale per le famiglie». Come a dire: se le
condizioni di vita rasentano l’estrema precarietà, se i rom che sono a Roma
dall’80 ancora vivono nelle baracche, quale integrazione si possono aspettare
questi bimbi nati a Roma, figli di una generazione anch’essa nata a Roma? «Il
loro primo problema non è la scuola, ma la sopravvivenza».
Nuovi baraccati e vecchi insediamenti. «E’ una realtà che va affrontata a
livello nazionale», aggiunge Salvo Di Maggio della comunità Capodarco. I
piccolini cominciano bene, frequentano la materna, i primi anni delle
elementari. Poi il contatto si perde, vengono risucchiati dalla loro cultura, le
femmine si sposano, anche a forza. «A un certo punto il loro mondo si fa troppo
diverso da quello degli altri coetanei. C’è un bimbo che non è venuto a scuola
per un anno perché non poteva passare in una certa zona del campo», ricordano le
maestre dell’Istituto Dalla Chiesa. «C’è chi arriva tutti giorni da lontano, da
Castel Romano, dove neanche hanno l’acqua, i servizi, ci mettono amore e buona
volontà. Altri sono solo nomi sui registri...». Crescono e si sentono
inadeguati, «vanno a rubare Nike e tute per vestirsi come i loro compagni»,
ancora Perrini. Alla fine, si arrendono...
Sono circa duemila i bambini rom iscritti alle scuole della
Capitale provenienti dagli oltre 25 insediamenti sparsi per il territorio. La
frequenza si attesta sul 70%, con picchi dell'85% dove i campi sono più
attrezzati, e minimi del 30% dove le condizioni di degrado non permettono una
costanza negli studi. Di media, quindi, vanno regolarmente a scuola solo il 50%
dei bambini rom. Le bambine frequentano di più fino alle elementari rispetto ai
maschi, poi molte di loro, verso i 13 anni cominciano ad allentare perché le
famiglie le vogliono vicine per i lavori quotidiani o magari sono costrette a
sposarsi. La scolarizzazione è affidata ad associazioni che seguono passo passo
il percorso formativo dei bambini dalla materna, alle medie e per qualcuno di
loro anche alle superiori e nei corsi di formazione che quest'anno hanno
raggiunto l'apice di circa settanta iscritti. «Per capire come è cambiata la
condizione di questi ragazzi - spiega Salvo Di Maggio, responsabile della
Comunità di Capodarco - basta pensare che tra il 1990 e il ’91 a Roma si
registravano 180 bambini iscritti con una frequenza molto bassa. Oggi parliamo
di circa 2000 ragazzi di cui circa 1400 vanno regolarmente a scuola. Si può dire
che il passaggio è stato compiuto». La comunità di Capodarco controlla 11
insediamenti a sud est della città: da quello di via di Salone a quello
dell'Arco di Travertino passando per via della Martora e via dei Gordiani.
Insieme alla Onlus Arci Solidarietà Lazio, che segue, tra le altre, le comunità
di Castel Romano, Tor de’ Cenci e Tor di Quinto, coprono gran parte del
territorio capitolino per un totale di circa 1800 ragazzi. Ogni mattina vengono
portati nelle rispettive scuole (dal centro alla periferia) grazie a pullman
messi a disposizione dal Comune. Quelli più grandi, che hanno le strutture
vicino ai campi, le raggiungono a piedi. Alcuni vengono accompagnati dai
genitori, mentre la maggior parte ogni giorno è costretta a tragitti spesso
snervanti: «Complessivamente noi seguiamo circa 850 ragazzi (Capodarco un
centinaio in più) tra materna, elementari e medie - spiega Paolo Perrini,
responsabile dell'Arci Solidarietà Lazio - Purtroppo, come ad esempio per gli
iscritti del campo di Castel Romano (280 con frequenza del 50% circa), spesso i
bambini devono affrontare lunghi tragitti per raggiungere la Garbatella o altre
zone limitrofe, tutto a discapito dell'attività didattica perché arrivano in
classe più tardi rispetto agli altri».
G. M.
di GIOVANNI MANFRONI
Sonita ha 16 anni, tanta voglia di studiare e divertirsi e un grave ritardo
mentale che non le permette di stare alla pari con gli altri bambini. Ma Sonita
è più forte della sua malattia. Ogni mattina, con il sorriso sulle labbra, mano
nella mano con la mamma, sale sul pullman che l'aspetta davanti all'entrata del
campo rom di Tor de’ Cenci. «Frequenta assiduamente la scuola - assicura Marco
Birnozzi, coordinatore dell'Arci Solidarietà Lazio - Sonita fa la prima media ed
è seguita da vicino da insegnati ed operatori. Quest'estate non vedeva l'ora che
ricominciasse la scuola. E' sempre un gioia vederla arrivare e leggere nei suoi
occhi la felicità e la spensieratezza che stona rispetto al contesto in cui
vive».
Ma spesso per i ragazzi rom non accettano regole. Quasi sempre sono i genitori a
impedirglielo. È il caso di Stepe, che ha ha sempre amato la scuola. «Le
elemenatri le ha finite a tempo di record - precisa un operatore - Poi, una
volta, finite le medie, i genitori le hanno messo i bastoni tra le ruote». Prima
hanno cominciato a farle saltare qualche lezione, poi, quando ha compiuto 13
anni, hanno deciso che si doveva sposare. «Si è battuta perché questo non
accadesse, tanto che ha provato a denunciare la famiglia ed è stata affidata ai
servizi sociali, pur rimanendo a vivere nel campo di Lombroso». Sembrava averla
spuntata, invece finite le medie la famiglia l’ha costretta a partire per
Milano, dove l'aspettava il futuro marito. I genitori hanno ottenuto quello che
volevano. «Faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità per riportarla a
scuola - conclude l’operatore - La famiglia ormai non ci vede di buon occhio, ma
non ci arrendiamo».
Alessandro, invece, del campo di Tor de’ Cenci, è stato più fortunato, se così
si può dire. Fin da piccolo ha coltivato la passione per i computer. «E’ sempre
stato fissato», dice sorridendo Marco. Ha concluso regolarmente le elementari e
le medie, studiare gli piaceva tantissimo, già prima di diventare il primo
ragazzo del campo a prendere l'attestato di scuola superiore. La sua passione
l'ha portato a terminare un corso di formazione della Regione per operatore
informatico, uno di quei corsi che ti apre la strada alla vita lavorativa.
«L'abbiamo seguito fin dalla scuola materna - fanno sapere dalla Onlus - è
sempre stato un bambino bravissimo e con tanta voglia di riscatto».
Riscatto che ancora non è arrivato. Una volta terminati gli studi tutte le porte
si sono chiuse. Per 5 anni ha fatto colloqui di ogni genere senza mai ottenere
risposte positive. Oggi Alessandro a 19 anni e un futuro che non c'è. «Si parla
tanto di integrazione - accusa Birnozzi - e poi quando una ragazzo fa tanti
sforzi per lasciarsi alle spalle una condizione di degrado non si fa nulla per
aiutarlo». Per 4 anni ha lavorato come segretario nella Onlus, «abbiamo preso a
cuore la sua storia, ma poi se ne è voluto andare perché ci ha detto che gli
sembrava un'elemosina». Si è rimboccato di nuovo le maniche ed è tornato a
bussare alle porte girando tutte le agenzie interinali sparse per il territorio.
Non si riesce a dare una spiegazione al fatto che il futuro che gli avevano
promesso in realtà è fatto di «le faremo sapere» e «in questo momento non
cerchiamo». Ma non si rassegna e a chi gli chiede che cosa si aspetta dal domani
lui risponde deciso: «Ho studiato tanto per ottenere questi risultati e ora è
giusto che qualcuno mi dia la possibilità di lavorare».
Di Fabrizio (del 26/09/2007 @ 22:47:21, in Italia, visitato 3441 volte)
In questa città ricca, opulenta, ambiziosa, piove.
Se non fosse per l’incattivirsi del traffico, per un appesantirsi
dell’abbigliamento che problema sarebbe? Le case, gli uffici, i bar, i
ristoranti e i negozi della nostra città sono comunque caldi e accoglienti.
Ma non per tutti. C’è un popolo di reietti da questa città, marginali ed
emarginati per i quali la pioggia diventa non un fastidio passeggero ma un
problema di sopravvivenza. Tra questi ci sono gli oltre 500 rom sgomberati negli
ultimi mesi: uomini, donne, bambini senza un ricovero, senza un riparo se
non il telo di una tenda appoggiata per terra, terra che diventa fango ai
margini di una discarica, di un terrapieno ferroviario.
Questi esseri umani, venuti da una terra infelice per cercare un brandello di
felicità nel paese dei ricchi, sono oggi oggetto di una campagna violenta in cui
si scarica l’egoismo e la solitudine di una città che sembra aver perso la
propria identità e il senso di essere una comunità accogliente e fraterna
soprattutto nei confronti dei più deboli e infelici.
Le istituzioni devono applicare e far rispettare le leggi e questo è il loro
compito ma hanno anche la responsabilità del bene di una collettività più ampia
che non può escludere, cancellare persone che sono nostri concittadini, nostri
fratelli.
Ma oggi le istituzioni non si occupano di chi vive nel fango e non ha un tetto
sotto il quale riparare i propri figli.
Per questo faccio un appello ai buoni di questa città, a quelli che non chiudono
gli occhi di fronte a chi sta male perché si compia un gesto di semplice
solidarietà umana. Non permettete di essere vittime di ipocrisia, a quella ci
sta già pensando la politica. Non preoccupatevi dei bambini Rom solo quando li
vedete nella metropolitana e sui telegiornali guadagnarsi qualche spicciolo per
un panino suonando, elemosinando e anche rubando. Pensate al fatto che una volta
finito il loro “lavoro” vanno a dormire nel fango e al freddo e che il loro
benessere dipende dal benessere dei loro genitori. Per questo popolo che soffre,
per il mio popolo, qualcuno trovi, adesso, un riparo, provvisorio ma sicuro che
lo aiuti ad affrontare una stagione che può essere crudele per chi tra loro è
più debole come le donne e i bambini.
Dijana Pavlovic, cittadina italiana e rom
Di Fabrizio (del 26/09/2007 @ 10:14:30, in scuola, visitato 2718 volte)
Merito di sé stessa, della sua famiglia e di Capodarco
E’ la prima volta che succede nei licei romani. Quest’anno al Virgilio, liceo
classico storico della capitale, si è iscritta una ragazza Rom. Ha una grande
determinazione, voglia di fare e soprattutto un gruppo familiare alle spalle che
la spinge e la incoraggia. Ma la studentessa Rom ha avuto anche un’altra
piccola-grande fortuna, quella di incontrare sulla sua strada, qualche anno fa,
un gruppo di persone che si dedicano quasi esclusivamente all’inserimento
scolastico dei ragazzi e delle ragazze Rom e Sinti. Stiamo parlando della
cooperativa Ermes, nata dall’esperienza diretta della Comunità di Capodarco
di Roma che in sedici anni ha visto raddoppiare il numero dei ragazzi inseriti
nelle scuole di ogni ordine e grado.
“Nell’anno scolastico 1991-92 – racconta Salvo Di Maggio, fondatore della
cooperativa Ermes che fa parte del consorzio Bastiani – erano iscritti alle
scuole di Roma non più di 180 ragazzi Rom e Sinti. Con l’anno scolastico che è
appena cominciato abbiamo superato abbondantemente i 2000. Credo che si arriverà
complessivamente a 2200 ragazzi e ragazzi”. Di questi una buona parte, anzi
circa la metà è iscritta alle scuole elementari. La cooperativa Ermes opera in
15 insediamenti della capitale che sono collocati in sette municipi. Quando si
parla di insediamenti non si intende solo il campo, ma anche i villaggi
attrezzati o gli insediamenti abitativi normali come quelli che a Roma si
trovano nella zona della Romanina e di Porta Furba. I Rom e i Sinti sono infatti
inseriti sempre più spesso nel contesto urbano e a differenza di quello che si
pensa normalmente sono sempre più spesso stanziali e vivono in abitazioni
normali (quest’anno partiranno anche i nuovi progetti per l’inserimento
abitativo dei Rom finanziati dal ministero della Solidarietà Sociale).
Finora l’inserimento scolastico dei minori Rom e dei Sinti è avvenuto in 110
scuole di Roma. “All’inizio è stata dura convincere le madri e le famiglie, -
racconta ancora Salvo Di Maggio - poi piano piano si è fatta strada la
convinzione dell’importanza della scuola e dell’educazione. I problemi maggiori
si incontrano alle medie, quando i programmi di studio si fanno più complessi e
quando le difficoltà linguistiche dei ragazzi diventano maggiori. Spesso questi
ragazzi Rom non parlano l’italiano nei loro gruppi di riferimento. La loro
lingua è il romanè e l’italiano, anche se sono nati in Italia, non può che
essere la seconda lingua. Il gap maggiore tra loro e i ragazzi e le ragazze
italiane si registra quindi proprio alle medie. Per questo la notizia
dell’iscrizione della ragazza Rom al Virgilio è un segnale molto importante. E’
la prova cioè che i percorsi di inserimento scolastico che sono stati avviati
negli anni passati stanno funzionando.
Per quanto riguarda il razzismo o comunque in generale i fenomeni di
intolleranza, il giudizio di chi ha condotto i progetti di inserimento
scolastico è positivo. Ci sono casi di chiusura, come succede per esempio in
alcune scuole che rifiutano di iscrivere ragazzi Rom. Ma in generale c’è una
grande disponibilità da parte delle famiglie italiane. La cosa più importante
che nelle esperienze di inserimento si sta sviluppando è quella dei laboratori
educativi. Non basta infatti inserire nelle scuole i ragazzi Rom. Servono anche
percorsi educativi e culturali che coinvolgano tutti gli altri ragazzi italiani.
Fonte: Comunità di
Capodarco
Di Fabrizio (del 26/09/2007 @ 09:17:43, in scuola, visitato 2374 volte)
Da Maria Grazia Dicati
La Commissione europea ha dichiarato il 2008 "Anno del dialogo
interculturale" al fine di promuovere il dialogo tra le culture quale strumento
atto ad aiutare i cittadini europei, e tutti coloro che vivono nell'Unione
europea ad acquisire le conoscenze e la capacità che gli consentiranno di agire
in un contesto più aperto e più complesso.
Anche la scuola per la radicale trasformazione delle nostre classi da
monoculturali a multietniche, ha elaborato in questi ultimi anni interessanti
riflessioni sul ruolo delle diversità culturali, ma nonostante il contesto
multietnico, parlare delle minoranze sinte e rom, costituisce uno scoglio ancora
da esplorare e da scandagliare, a meno che non vengano considerati gli aspetti
folcloristici o problematici come elementi della cultura romanì.
La scuola “di tutti e per tutti” non può assolvere in modo esaustivo il suo
compito educativo se non attraverso la didattica interculturale che riconosce e
legittima il valore positivo anche delle altre culture, nessuna esclusa.
Al fine di contrastare questa percezione superficiale, le associazioni
costituenti del “Comitato Rom e Sinti insieme”, coerentemente con quanto
discusso e proposto nella piattaforma di Cecina, hanno appoggiato e sostenuto la
pubblicazione del quarto libretto di Maria Grazia Dicati da proporre alle scuole
per la biblioteca multiculturale
Il testo, oltre al racconto illustrato, propone alcune tematiche e proposte
didattiche per una programmazione di percorsi interculturali indispensabili ad
avvicinarsi ed entrare in relazione con questa cultura.
Per quanti fossero interessati a sostenere questa iniziativa, chiediamo di
informare e contattare le varie scuole e gli assessorati dell’Ente Locale
affinché ne acquistino copie per le scuole materne, elementari e medie.
Il costo richiesto per ogni copia è di 6€ (più spese spedizione) : tutto il
ricavato sarà utilizzato per la pubblicazione di altri libretti sempre relativi
alla cultura e per sostenere il neo-comitato dei Rom e Sinti
Per informazioni si prega di contattare
Comitato Rom e Sinti Insieme
Segreteria Tecnica: via don Enrico Tazzoli n°14, 46100 Mantova –
telefono 0376 360 643 fax 0376 318 839
e mail: romsinti.insieme@libero.it
Di Fabrizio (del 25/09/2007 @ 14:53:10, in Italia, visitato 2244 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
di Sara De Carli (s.decarli@vita.it)
24/09/2007
Due anni e mezzo fa, stessa sorte per i rom di via Capo Rizzuto. E il 13
settembre l'assessore Corso aveva detto: "Mai più"
Dunque l'unica soluzione trovata, alla fine, è stata quella di parcheggiare i
rom su un bus. 35 uomini per un mese vivranno su un autobus, separati dalle
famiglie.
Don Virginio Colmegna è un getleman, e il comunicato della Casa della Carità non
lo dice, ma già alla conferenza stampa del 13 settembre, la soluzione si era
profilata all'orizzonte. Don Colmegna l'aveva buttato lì un po' come una
battuta, il limite a cui era impensabile arrivare. "Non vorrei che alla fine
tornassimo indietro a due anni e mezzo fa, al pulman dove abbiamo sistemato i
rom sgomberati da via Capo Rizzuto".
E Francesca Corso, assessore della provincia di Milano per i diritti dei
cittadini, nomadismo e diritti di asilo, diritti delle bambine e dei bambini,
tutela dei consumatori, bilancio sociale, protezione civile, integrazione
sociale per le persone in carcere o ristrette nelle libertà, aveva esclamato:
“Ma in questi due anni e mezzo siamo cresicuti tutti. Se non fa nulla il
Prefetto, lo facciamo noi".
Appunto.
Di Fabrizio (del 25/09/2007 @ 09:05:29, in Europa, visitato 2249 volte)
Da
Czech_Roma
http://www.radio.cz/en/article/95623
Il governo ha annunciato un piano per fondare un'agenzia atta a combattere la
discriminazione e l'esclusione sociale delle minoranze, specialmente i Rom,
nelle città ceche. L'annuncio è stato fatto martedì da Dzamila Stehlikova -
ministra responsabile dei diritti umani. Il piano è stato approvato anche
dal Consiglio governativo per gli Affari Rom. Un rapporto stima circa 300
insediamenti (gli attivisti dicono sono molti di più) dove gli abitanti vivono
in condizioni insostenibili. Nella fase pilota del progetto l'agenzia affronterà
il problema dei ghetti in dieci città ceche.
Jan Veliger ha intervistato Kumar Vishwanathan, un operatore di comunità di
origine indiana conosciuto per il suo lavoro con la comunità Rom. Jan gli ha
chiesto se vede la creazione di una nuova agenzia governativa come un passo
positivo:
"Penso sia uno sviluppo benvenuto. Penso che era ora che una simile
agenzia venisse creata, perché negli scorsi sedici, diciassette anni le cose per
i Rom sono andate di male in peggio. L'esclusione sociale è cresciuta, la gente
ha perso il lavoro i Rom non erano preparati ai cambiamenti democratici ed
all'arrivo del libero mercato (sotto il comunismo avevano tutti un lavoro). I
Rom sono stati i primi a perdere il lavoro e la casa, il loro livello scolare è
molto basso, così penso che questo è un chiaro segnale che lo stato vede che i
problemi sono davvero seri e che qualcosa dev'essere fatto.
Le organizzazioni Rom hanno accolto favorevolmente questi sviluppi?
Penso che molte organizzazioni Rom siano davvero elettrizzate ed inoltre
alcune municipalità sono contente e si stanno unendo. La caduta del comunismo ha
portato ad una crescita delle organizzazioni Rom, come pure della
"consapevolezza" e dell'identità Rom, ed assieme c'è anche stato una specie di
approccio compassionevole da parte dei non-Rom nel fare qualcosa per i Rom che
sono in una situazione davvero brutta.
Un sacco di OnG sono cresciute come funghi sin quando la Repubblica Ceca
ha raggiunto la UE, quando buona parte dei fondi che arrivavano dall'estero si
sono spostati verso l'Ucraina e la Romania, cosa che ha fatto terminare alcune
OnG. Ora, molte piccole e sopravissute OnG che avevano svolto un buon lavoro a
livello di base, sperano di essere in grado di accedere ai fondi che permettano
di continuare il loro lavoro. I fondi UE dovrebbero avere anche una particolare
percentuale di co-finanziamento. E' dove le municipalità locali hanno un
importante ruolo chiave e di partner.
Il commissario per i diritti umani ha dichiarato che compito dell'agenzia
dovrebbe essere il lavoro con le famiglie al completo: come pensi che dovrebbe
essere questo lavoro?
Lavorare con le famiglie non significa "viziare" qualcuno. Penso
significhi identificare i bisogni e le barriere che le famiglie incontrano nel
processo di integrazione. I Rom trovano estremamente difficile muoversi in
alcuni spazi, , lo spazio sociale è molto limitato per i Rom, che arrivano da
località marginalizzate. Quindi quanti hanno desiderio di migliorare, affrontano
innumerevoli barriere. Far parte delle forze di polizia, dei servizi sociali,
del mercato del lavoro in termini di uguaglianza con chiunque altro: questo è
ciò di cui i Rom hanno bisogno e che resta ancora un sogno.
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