EXBERLINER "Posso dirlo perche' sono ebreo. Dei Rom e dei Sinti non
importa." by Ruth Schneider
(NdR. Una nascita tormentata:
gennaio 2008,
gennaio 2011,
agosto 2011)
Dani Karavan e la cancelliera Angela Merkel alla cerimonia di inaugurazione
del memoriale lo scorso 24 ottobre. Photo by Stephanie Drescher
Il 24 ottobre 2012, dopo 20 anni di controversie politiche e logistiche, il
Memoriale per i Rom ed i Sinti Uccisi è stato finalmente svelato nel Tiergarten
di fronte al Reichstag. Tra il pubblico, sopravvissuti ottuagenari,
rappresentanti romanì e membri del governo tra cui la stessa cancelliera Merkel.
Fine di ignoranza, pregiudizio e ostracismo?
Il Memoriale per i Rom ed i Sinti Uccisi, progettato da Dani Karavan. Photo by
Marta Domínguez
* Viene ancora discussa la vecchia cifra di
500.000 vittime. Mi chiedo se c'è un ordine del giorno. (Vedi la
precedente intervista a
Ian Hancock)
Mentre il 58% dei tedeschi, ancora nel XXI secolo rifiuta di avere "zingari"
come vicini - e la Germania è attualmente impegnata nella deportazione di 10.000
Sinti e Rom (inclusi quelli nati e cresciuti in Germania) verso il Kosovo che
lasciarono due decenni fa - il destino del popolo più perseguitato d'Europa non
sembra preoccupare la nazione che, 70 anni fa, cercò di sterminarli.
In aggiunta, si susseguono cifre e dibattiti raccapriccianti, mentre i romanì
lottano ancora per essere ascoltati come le "altre" vittime dell'Olocausto
nazista.
Abbiamo chiesto a Dani Karavan, progettista del memoriale, di condividere le sue
opinioni sull'argomento.
* "Gli ho detto che si fosse trattato di Ebrei, avrebbero
spostato la fermata del bus in una settimana. Ma di Sinti e Rom non si
preoccupano."
Allo scultore israeliano Dani Karavan fu commissionato il memoriale nel 1992, su
suggerimento personale di Germani Rose, capo del Consiglio Centrale Tedesco per
i Rom e Sinti. L'artista conosciuto in tutto il mondo era autore di molti
monumenti e memoriali simili in tutto il globo - da Israele al Giappone sino
alla Francia. Molti di questi sono collegati ai diritti umani e si mescolano con
gli elementi circostanti in un unico riflesso che interseca natura, storia e
spazio. A 82 anni, l'artista sempre in viaggio per il mondo non ha perso il suo
morso.
E' da parecchio che stavi lavorando a questo memoriale...
Ci sono abituato. Esistono i problemi politici, le elezioni... Ma, è vero,
stavolta c'è voluto molto tempo perché, prima c'è stata una discussione
durata otto anni tra l'amministrazione e il consiglio centrale dei Sinti e dei
Rom. L'argomentare era che i primi volevano adoperare la parola Zingari,
che i secondi trovavano denigratoria.
Davvero volevano usare quella parola?
Quello era il concetto del ministro alla cultura. Si diceva che nessun documento
storico del nazismo avesse mai menzionato di uccidere Rom e Sinti ma solo gli
Zigeneur. Questa era una discussione. L'altra riguardava quanti Rom e
Sinti fossero stati uccisi. Il governo voleva indicarne 100.000, mentre Sinti e
Rom dicevano che eraano almeno 500.000.
Ma 500.000 non è già una cifra al ribasso?
C'è chi pensa che sia una stima elevata, per motivi politici. Il comitato per i
diritti di Sinti e Rom al Parlamento Europeo mi disse che sarebbero stati circa
un milione. Così ho sostenuto l'idea che il memoriale dovesse assolutamente
menzionare almeno mezzo milione. E fui criticato da un professore
dell'università di Haifa in Israele, che diceva fossero molto meno! Durante
tutta la discussione con l'amministrazione tedesca, ho preso le parti dei Sinti
e Rom.
Qual è stata la tua relazione con l'amministrazione?
Sono stato obbligato a lavorare con gente del senato di Berlino, dipartimento
pianificazione cittadina, che non era professionale. Quando vedi cosa è
successo con l'aeroporto, con la Topografia del Terrore... sono cose fatte
miseramente. Hanno trattato il mio progetto in modo tale che iniziai a credere
che fosse una forma di razzismo. Non gli importava cosa veniva fatto, il
materiale da adoperare, l'impresa che doveva incaricarsi del lavoro. Hanno agito
come se fossi irrilevante, in maniera sgradevolmente aggressiva.
Come spieghi questa mancanza di professionalità?
Non so spiegarmelo. Ho fatto molti lavori nella mia vita. Mai avuto problemi
simili. Sono stati anni d'inferno, e non sono un giovanotto. Ho iniziato che
avevo 68 anni, ora ne ho 82. E' impossibile accettare cosa hanno fatto. Ho
raccontato l'intera storia e nessuno crede che questo sia successo in Germania.
I tedeschi dovrebbero chiedersi: chi ha sepeso questi soldi, perché c'è voluto
tutto questo tempo? Secondo me è gente che dovrebbe essere portata in tribunale.
Il tuo budget era abbastanza limitato, vero? 2,8 milioni di euro?
Anche di meno, ma poi hanno dovuto spendere di più perché non potevano fare
il lavoro correttamente. Hanno cambiato il concetto. L'ingresso doveva essere
sul lato del Reichstag, ma lì c'era una fermata d'autobus. Per questo hanno
cambiato la posizione dell'ingresso. Ti immagini, non poter spostare una fermata
d'autobus per l'ingresso principale al memoriale dei Sinti e Rom?! Gli ho detto
che se si fosse trattato di Ebrei, avrebbero spostato la fermata in una
settimana. Posso dirlo perché sono Ebreo. Ma di Sinti e Rom non gliene importa.
Finché non è intervenuto il governo federale...
Sì... anche Wim Wenders ha detto che se non fosse cambiato, sarebbe stato un
grande scandalo internazionale. Alla fine hanno passato la responsabilità dal
senato di Berlino al ministero federale delle Costruzioni, con gente molto
seria, che aveva rispetto per il progetto e per i Sinti e i Rom. Mi hanno
rispettato e commissionato il progetto ad uno studio di architettura di Berlino.
Dobbiamo ringraziare il ministro della cultura Bernd Naumann. Quando capì, tutto
cambiò. Altrimenti, il memoriale non sarebbe mai stato terminato.
Come ebreo israeliano, cosa è significato per te lavorare ad un
monumento per le vittime dimenticate dell'Olocausto?
Credo che dovrebbe esserci stato un solo memoriale dell'Olocausto per tutti.
Non divisi.
La comunità ebraica si è opposta...
Non mi importa. E' la mia opinione. Come Ebreo ho tutto il diritto di dir
loro che dovrebbe essere per tutti Li hanno uccisi tutti assieme. Per questo
sento che sono miei fratelli e sorelle. All'inaugurazione ho detto in ebraico
che sento come se la mia famiglia sia stata uccisa e cremata con i Sinti e i Rom
nelle medesime camere a gas e che le loro ceneri sono andate col vento nei
campi. Così siamo assieme. E' il nostro destino.
Personalmente, quanto sei soddisfatto del risultato di tutti questi
anni di infernale lavoro?
Sono stato colpito dalla reazione della gente. L'inaugurazione è stata
davvero imponente, grazie alla cancelliera e al ministro della cultura.
Storicamente, è stato un evento davvero importante. Tuttora ricevo commenti da
parte di chi si è sentito toccato. Davvero, la mia sofferenza è valsa la pena!
Nel suo discorso, la cancelliera Merkel ha detto di essersi dedicata
al benessere di Sinti e Rom. Nel contempo, la Germania sta deportando Romanì che
hanno vissuto in Germania per 20 anni. Non è ipocrita? Immagineresti se la
Germania deportasse oggi gli Ebrei?
Penso che tu abbia ragione. In un certo senso gli Ebrei sono privilegiati,
perché dopo la guerra l'Olocausto è entrato nella loro cultura. Talvolta, è una
mia opinione, alcuni ebrei lo adoperano in modo sbagliato. La loro influenza e
posizione sono forti. Per questa ragione è stato così importante per me, Ebreo
israeliano, fare meglio che potessi questo lavoro per i Sinti e i Rom.
Il memoriale nelle parole del suo creatore:
"Ho avuto l'idea che il memoriale dovesse essere solo un fiore, ma per
proteggere il fiore dovevo avere l'acqua. L'acqua è diventata parte integrale
del memoriale. I riflessi scuri nell'acqua la rendono simile ad un buco nella
terra. Riflette gli alberi e il Reichstag, e chi si avvicina all'acqua diviene
parte del memoriale. Per me è molto importante. Il visitatore non solo osserva,
ma ne è parte. Anche il fiore è molto importante, perché Sinti e Rom sono
sepolti in enormi cimiteri, senza tombe, senza targhe, solo fiori. Non sappiamo
dove. Forse solo le radici dei fiori lo sanno. Il fiore è un triangolo, che
rappresenta il triangolo che portavano sul loro corpo. Nel momento in cui
portavano quel segno, perdevano ogni diritto come esseri umani. Questo è il
concetto." Dani Karavan