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Milano, situazione esplosiva nel campo nomadi della Bovisa (700 rom)
Di Fabrizio (del 13/02/2010 @ 11:46:30, in Italia, visitato 2938 volte)

Segnalazione di Giancarlo Ranaldi, da DirittiGlobali.it

E' il frutto della politica degli sgomberi di comune e prefettura, denunciano le associazioni che operano nel campo. ''È diventato il rifugio di chi è scappato dagli sgomberi''

MILANO - Nel 2007 il Comune di Milano ha eseguito una quarantina di sgomberi di campi nomadi più o meno piccoli. Dove sono finiti chi viveva in quelle baracche rase al suolo? Circa 600 hanno deciso di ricostruirsela alla Bovisa, in un terreno abbandonato fra i binari delle Ferrovie nord e via Bovisasca. "A settembre c'erano solo un centinaio di rom -spiega Valerio Pedroni, coordinatore dell'equipe di strada Segnavia dei padri Somaschi, che tre volte alla settimana assiste donne e bambini-. Negli ultimi due mesi sono aumentati a dismisura. È diventato il rifugio di chi è scappato dagli sgomberi". Ora le baracche sono circa 200 e secondo il censimento dei vigili urbani, eseguito il 26 febbraio, vi abitano 750 persone, quasi tutte romene, di cui 280 bambini e 200 donne. "È il frutto della politica degli sgomberi adottata dal Comune e dalla Prefettura", sottolinea Valerio Pedroni. Per il Comune di Milano ora è venuto il turno del campo della Bovisa. "Verranno effettuati continui e costanti allontanamenti da parte della polizia municipale con il supporto della polizia di Stato e dei Carabinieri", ha annunciato il 28 febbraio Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano. Domani la commissione consigliare sulla sicurezza effettuerà un sopralluogo (vedi lancio successivo; ndr).

I rom della Bovisa non hanno acqua né luce. "Ogni due settimana portiamo donne e bambini a fare la doccia nelle strutture della fondazione Fratelli di San Francesco -racconta Valerio Pedroni-. Stiamo aiutando i bambini a inserirsi nelle scuole e abbiamo raccolto le preiscrizioni per il prossimo anno scolastico". L'equipe di Segnavia è formata da 4 operatori professionali e il progetto di assistenza è finanziato dalla Fondazione Cariplo.

Nel campo rom della Bovisa operano anche altre due associazioni. Il Naga, che con il suo camper di medici volontari visita due volte al mese la baraccopoli, e la Comunità di Sant'Egidio. "Ci sono famiglie che prima abitavano negli insediamenti di Chiaravalle, Bacula, Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo -spiega Marta Pepe, volontaria del Naga-. Si sono concentrati tutti qui ora anche perché hanno paura, temono rappresaglie e sperano che un campo così affollato non venga sgomberato". "Conosciamo sei famiglie che prima abitavano nel campo di Chiaravalle -racconta Elisabetta Cimoli di Sant'Egidio-. A metà giugno sono stati sgomberate e si sono spostate in via Rubattino. Il 29 gennaio nuovo sgombero e ora sono alla Bovisa". (dp)

Rom della Bovisa, domani il sopralluogo del comune di Milano
Andrea Fanzago (Pd): ''Con gli sgomberi si è solo spostato il problema delle baraccopoli, concentrandolo in un solo posto. La Giunta non ha programmato anche la ricollocazione delle persone che vivevano nei campi abusivi''

MILANO - Domani la commissione consigliare Sicurezza del Comune di Milano farà un sopralluogo al campo rom della Bovisa. "Con gli sgomberi si è solo spostato il problema delle baraccopoli, concentrandolo in un solo posto -afferma Andrea Fanzago, consigliere comunale del Partito democratico e membro della commissione-. La Giunta non ha voluto programmare anche la ricollocazione delle persone che vivevano nei campi abusivi". Per la maggioranza di Palazzo Marino nei confronti dei nomadi l'unica regola è quello della sottoscrizione del "patto di legalità e solidarietà". "Il principio è che chi vuole rispettare le regole può rimanere a Milano e certo una baraccopoli di questo genere non è accettabile -spiega Carmine Abagnale, vicepresidente della Commissione e consigliere di Forza Italia-. Non spetta a noi decidere l'eventuale sgombero del campo, ma al comitato sull'ordine e la sicurezza della Prefettura".

Ora la concentrazione di 700 rom in un solo campo, rende difficile ogni soluzione. "Dobbiamo iniziare un percorso di integrazione almeno con le famiglie che sono già seguite dalle associazioni che operano nel campo alla Bovisa -sottolinea Andrea Fanzago-. È importante che dal Comune arrivi un aiuto a coloro che vogliono mandare i figli a scuola, lavorare e costruirsi un futuro migliore". "Certo le famiglie che vogliono integrarsi vanno aiutate -aggiunge Carmine Abagnale-. Ma il problema è che la maggior parte invece vuole rimanere in quelle condizioni e dedicarsi ad attività illecite". (dp)

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