Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Carissimi, non sono stato eletto. Il risultato elettorale della lista "per la
sinistra unita a Mantova" porterà una sola persona in Consiglio comunale a
Mantova. Il candidato che ha ricevuto più preferenze è Fausto Banzi, assessore
provinciale. Il mio risultato elettorale è stato buono, sono infatti arrivato
secondo.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuto in questa difficilissima
campagna elettorale e ringrazio di cuore le tante persone che mi hanno
votato domenica e lunedì. Dopo il ballottaggio tireremo le somme di questa
tornata elettorale.
In questo momento è fondamentale unire tutte le forze in vista del
ballottaggio che vedrà il mio candidato Sindaco, Fiorenza Brioni, confrontarsi
con il candidato Sindaco del centro destra, Nicola Sodano.
Con affetto, Yuri Del Bar
@ltroMolise.it 2010-03-29 02:09:39 (Altre notizie su
Paul Polansky e su
Lety, ndr)
di LAURA CAROSELLA - Paul Polansky, poeta e romanziere americano di origini
cecoslovacche, ha tenuto un recital di poesia presso il Teatro Italo Argentino
di Agnone il giorno 26 marzo, durante il quale ha illustrato la sua esperienza
di poeta e giornalista a contatto con le popolazioni Rom della Repubblica Ceca e
del Kosovo.
Dallo sterminio durante la seconda guerra mondiale, all’avvelenamento da piombo
nei campi Rom del Kosovo che ancora causa morti, Polansky fa denunce serissime e
attraverso le sue poesie narra le storie di chi non ha voce.
Cos’è che ha suscitato in lei un interesse così profondo verso le popolazioni
Rom ed in particolare verso i campi di concentramento durante la seconda guerra
mondiale? Stava cercando di risalire alle sue origini cecoslovacche eppure ha
provato interesse per qualcosa di completamente diverso. Vuole raccontarci come
è andata?
"Sì, stavo cercando le mie origini negli archivi della Cecoslovacchia nel 1991 e
reperii un numero notevole di documenti che gli archivi raccoglievano sui campi
di concentramento Rom presenti a Lety durante la Seconda Guerra Mondiale. Il
direttore dell’archivio disse che nessuno avrebbe potuto consultarli per 15
anni, quindi cominciai a pressare il Governo e tramite alcune amicizie influenti
sono riuscito ad avere accesso agli archivi.
Non esisteva un inventario e c’erano numerosi scatoloni pieni di documenti, così
per ogni scatola e per ogni documento feci un inventario accurato e trovai
moltissime informazioni attraverso le quali capii che si trattava di un campo di
sterminio gestito dai cechi e non dai tedeschi. Trovai molte foto ed in
particolare quella di una giovane ragazza che un Natale cercò di fuggire dal
campo, dopodiché non c’erano altre informazioni su di lei così presunsi fosse
stata uccisa come molti altri che cercarono di fuggire.
Attraverso delle ricerche su tutti i nomi delle persone che trovai trascritti su
quei documenti (tra i quali c’erano anche 95 guardie), venni a sapere che non
c’erano persone ancora in vita e pensai subito che fosse molto strano,
impossibile oserei dire.
Conobbi poi uno zingaro che era stato un conducente di Taxi a New York per 8
anni e che parlava inglese molto bene , inoltre era parecchio conosciuto nella
comunità Rom, così lo "assunsi" per cercare informazioni su eventuali
sopravvissuti.
Girammo tutta la Cecoslovacchia chiedendo ai Rom se qualcuno conoscesse
sopravvissuti della seconda guerra mondiale che provenissero da Lety: ne trovai
più di un centinaio e ovviamente avevano delle storie terribili da raccontarmi,
ancora peggiori di quelle raccontate dai sopravvissuti di Auschwitz. Non avevano
mai narrato queste storie prima di allora, neppure ai loro figli, perché i Rom
hanno un loro "codice del silenzio" e queste storie per loro costituivano quasi
un marchio di disonore, ma io mi trovai nel momento giusto al posto giusto,
poiché i sopravvissuti erano tutti molto anziani e capirono di non voler portare
quel segreto nella tomba , volevano che la gente sapesse cosa avevano subito.
Così cominciai a raccogliere tutte le loro storie. Non vollero però che io li
filmassi, fotografassi o che registrassi le loro parole, avevano paura che
subito dopo io sarei andato dalla polizia a denunciarli per farli riportare a Lety; erano passati tutti quegli anni eppure avevano ancora paura di essere
rinchiusi nuovamente in un campo di concentramento e questa è un’ulteriore prova
di che esperienza terribile fosse stata.
Trovai anche delle guardie sopravvissute e pressai il Governo ceco affinché
processasse uno di loro, perché avevo le prove che egli avesse ucciso tantissime
persone con le sue mani, soprattutto bambini. Diedi vita ad un caso che
all’epoca ebbe molta risonanza a livello mediatico in Cecoslovacchia, ma questa
guardia era ormai troppo anziana per essere processata, anche se tentò di
uccidermi quando io stesso andai a trovarlo! Quando conobbi la figlia e le
raccontai ciò che sapevo su suo padre mi disse che avevo appena distrutto tutti
i suoi sogni, mi disse "hai distrutto la mia vita e quella dei miei figli." Ecco
qual è la parte peggiore del fare un lavoro come il mio".
Ieri, durante l’incontro presso il Teatro Italo Argentino, lei ha detto di aver
vissuto per oltre 15 anni insieme alle popolazioni Rom come antropologo e
studioso. Questa esperienza che impatto ha avuto sulla sua vita?
"Ho vissuto per 5 anni con gli zingari della Repubblica Ceca e per ben 11 anni
con quelli del Kosovo come antropologo per l’appunto, raccogliendo le loro
storie, imparando le loro abitudini e i loro costumi, assimilando le loro
leggende e miti e tentando di trovare una differenza tra loro e me, per poi
capire sempre di più che non ce ne fosse nessuna. Poi, attraverso le storie che
mi raccontavano ho capito che le loro radici si trovavano in India, così sono
andato in India e ho scattato molte foto, quando sono tornato e ho mostrato loro
le foto scattate lì non credevano che io ci fossi stato davvero, uno di loro mi
disse "Sei sicuro di essere stato in India? Conosco la donna in questa foto ed
abita proprio nel villaggio qui accanto!" Non hanno mai creduto al fatto che
fossi stato in India eppure lì avevo trovato i loro "cugini"!
A parte questo, vivere con loro non significa solo "studiare" i loro usi e
costumi, ma soffrire con loro, subire gli stessi attacchi e gli stessi
pregiudizi che la gente ha nei loro confronti, per esempio la NBC si rifiuta di
parlare con me perché mi considera uno zingaro a tutti gli effetti, sono uno di
loro! Girava addirittura la voce che io facessi parte di un esercito di zingari
e molti, anche miei cari amici, erano curiosi di vederlo, questo mio grande
"esercito", quando invece si trattava solo di due sorelle Rom che erano le mie
interpreti. Eppure la NBC aveva messo in giro questo "rumor": "Paul Polansky
arruolato in un esercito gitano". Io sto semplicemente cercando di salvare tanti
bambini e tante persone che vivono nei campi contaminati dal piombo e la cosa
peggiore di questa esperienza è il constatare che nessuno vuole salvarli, questo
è il problema".
A proposito di questo, alla fine del video documentario "Gipsy Blood" che ieri
lei ha proiettato in sala, c’è una forte denuncia nei confronti dell’ONU per
quanto riguarda il problema dell’inquinamento da piombo nei campi Rom in Kosovo.
Perché tanta indifferenza da parte di una associazione che è nata per difendere
i diritti umani?
"C’è un atteggiamento innato di razzismo nei confronti degli zingari tra i
componenti dell’ONU e non solo in Kosovo, inoltre l’ONU cambia il suo staff ogni
6 mesi in Kosovo, per cui io in 11 anni ho assistito a ben 22 cambiamenti di
staff e tutte le persone che ho visto subentrare odiavano e odiano gli zingari.
Prima la stessa cosa accadeva per le persone di colore, ora invece abbiamo
persone di colore al governo, nelle istituzioni, insomma ricoprono posizioni di
grande rilievo e quasi più nessuno è intollerante nei loro confronti, più che
altro hanno capito che non si può essere razzisti nei loro confronti, mentre gli
zingari non sono conosciuti, non sono integrati con la società, non hanno
incarichi di nessun genere, sono considerati dei nomadi e questo alimenta il
pregiudizio e l’intolleranza e l’intolleranza, a sua volta , è alimentata
dall’ignoranza".
E’ quindi l’ignoranza il motivo per cui, dalla seconda guerra mondiale ad oggi,
continua a sussistere un atteggiamento xenofobo nei confronti delle popolazioni
Rom?
"Sì, diciamo che per conoscere le persone bisogna viverci insieme. Sia in
Spagna, che nella Repubblica Ceca, che nel Kosovo ho avuto modo di conoscere
persone che avevano dei Rom come vicini di casa ed ognuna di queste persone mi
ha detto "lo zingaro che abita accanto a me è un persona per bene, non ho nessun
problema nei suoi confronti e mi fido di lui, ma è lo zingaro che abita
dall’altra parte della città quello di cui non mi posso fidare. " Ecco vede, se
li si conosce, si vive insieme a loro, non ci sono problemi, se non li si
conosci e non si sa nulla di loro è lì che comincia l’intolleranza e la fobia".
Rispetto ad altri poeti di cui ho avuto modo di leggere i componimenti, ho
notato che le sue poesie rifuggono da qualsiasi artificio stilistico ed adottano
un linguaggio diretto e concreto riportando i fatti per come sono avvenuti,
oserei dire con uno stile quasi giornalistico. Si tratta di una scelta ben
precisa o del suo stile innato di scrittura?
"Quando ho cominciato la mia carriera giornalistica alle scuole superiori, la
mia insegnante diceva sempre che utilizzavo troppe parole , che ero molto
prolisso e che purtroppo il mio stile naturale di scrittura era quello. Il fatto
è che vivendo con i Rom e ascoltando le loro storie, devo utilizzare le loro
semplici parole per raccontarle a mia volta, devo essere necessariamente diretto
ed utilizzo il loro stile perché voglio mostrare a tutti chi essi siano davvero.
Questo è il modo in cui loro parlano, non usano molte parole per descrivere le
azioni , le loro storie di vita perché non hanno ovviamente il senso della
letteratura, ma solo quello della storia, quella che si narra di padre in figlio
di generazione in generazione. Ogni zingaro ha un’innata capacità narrativa
usando il proprio diretto, semplice ed essenziale modo di raccontare che ti
colpisce, arriva dritto alle ossa. Questo è il motivo per cui io adotto il loro
stile e ormai l’ho fatto mio, infatti lo utilizzo per qualsiasi cosa io scriva".
Oggi ha trascorso una giornata ricca di appuntamenti qui a Agnone, cito la
visita alle scuole superiori, alla struttura che un tempo fu adibita a campo di
concentramento e poi alla Fonderia delle Campane Marinelli. Che idea si è fatto
di Agnone e della sua storia?
"Mi sono davvero innamorato di Agnone, sono sincero! E’ una cittadina favolosa
ed ho particolarmente apprezzato il suo centro storico: tutti i palazzi, i
portoni, le botteghe; amo molto questo genere di cose. Le persone sono molto
gentili per quello che ho potuto constatare e sono rimasto molto stupito dagli
studenti delle scuole superiori con cui questa mattina ho avuto un incontro
perché ho fatto molti convegni presso le università e questi ragazzi avevano
molte più domande da pormi rispetto agli studenti universitari, erano totalmente
coinvolti ed interessati alle mie parole, alle mie esperienze, a ciò che
raccontavo loro. Nonostante si trattasse di un argomento piuttosto difficile e
drammatico, avevo l’attenzione di ogni singolo studente. Ne sono rimasto
impressionato e mi sono entrati davvero nel cuore. I ragazzi dell’Istituto
Alberghiero, inoltre, mi hanno addirittura preparato, insieme ai loro
insegnanti, un ottimo pranzo che non dimenticherò di certo! Vorrei davvero
tornare in futuro, tornare a vedere la Fonderia (Marinelli n.d.r) che oggi mi ha
fatto uno splendido dono e magari, perché no, scrivere anche un libro di poesie
su questa bellissima città e sulla sua storia."
Martedì 6 aprile 2010 dalle 18.30 alle 22.00 circa
Tempio Valdese
Piazza Cavour, 32 - Roma
In occasione della GIORNATA MONDIALE DEI ROM (8 Aprile), il Circolo Gianni
Rodari, Arci Solidarietà, Associazione Thèm Romanò, Cooperativa Ermes,
Fabulafilm e la rivista Confronti (DIALOG-ARTI) presentano il 6 Aprile, in
anteprima assoluta, l’opera etnosinfonica di Santino Spinelli dedicata alla
memoria della persecuzione nazifascista dei Rom e Sinti italiani. Il concerto
sarà accompagnato dalla proiezione del film documentario "Tzigari. Una
Storia Rom", (regia di Paolo Santoni, produzione Fabulafilm), il primo
documentario italiano dedicato alle vicende delle persecuzioni dei Rom e Sinti
italiani durante la seconda guerra mondiale.
L’evento, che rientra all’interno del Progetto "La memoria della persecuzione
dei Rom e Sinti italiani" sostenuto dalla Comunità Europea all’interno del
Programma sulla cittadinanza attiva, avverrà sotto l’Alto Patronato della
Presidenza della Repubblica.
L'evento su
Facebook
La proposta di un corso di educazione alla cittadinanza nasce in un
particolare momento storico dove le persone vivono con difficoltà,
contraddizioni e resistenze la convivenza civile con gli altri.
Le conquiste raggiunte sul piano della legalità e dei principi costituzionali
sembrano ormai appartenere ad un passato, lontano non solo per collocazione
temporale, ma anche per percezione valoriale. Non si guarda più alla condizione
di cittadino e cittadina come esito di un percorso "faticosamente" intrapreso
dalla società per l'affermazione della democrazia anche nel nostro Paese, ma
più come dato scontato, acquisito, definito. Il percorso verso l'affermazione di
una convivenza all'insegna della democrazia e della civiltà non può mai
ritenersi concluso, richiede a tutti noi di essere costantemente alimentato,
riappropriato e rilanciato perché il principio di cittadinanza non si limiti ad
una parola, spesso scritta ed usata nel linguaggio corrente ma dal significato
volubile e non collettivamente costruito e condiviso. Altresì occorre assumere
con responsabilità le "fatiche" che la convivenza civile e democratica ci
presenta oggi. Appare quindi necessario interrogarsi sul valore e sul
significato delle parole che usiamo, parole che ancor prima di essere
pronunciate vanno ascoltate e comprese, partendo da noi stessi. Ed è dalle
parole che possiamo trovare la forza per generare possibilità di cambiamento. Se
ciò non accade corriamo il rischio di "brutalizzare" le esistenze di tutti,
oltre che cercare facili capri espiatori nei gruppi minoritari così come nei
singoli che vivono condizioni di grave marginalità sociale.
Gli obiettivi del corso sono: fornire un livello di conoscenze e competenze
necessarie per svolgere il ruolo di cittadini attivi nella società, rafforzare
il senso di appartenenza alla società civile, promuovere nei cittadini una
comprensione dei fenomeni di discriminazione e tutela delle minoranze culturali,
contribuire a mantenere vivo un interesse alle tematiche riguardanti
l'educazione alla cittadinanza. Il corso propone una metodologia attiva e
partecipativa che si articolerà con brevi introduzioni sull'argomento e
successivo sviluppo in lavori di gruppo ed esercitazioni. Coordinatori dei
gruppi: Roberto Cobelli (insegnante e supervisore presso Università Cattolica di
Brescia), Cleopatra Giazzoli (educatore e formatore presso Istituto Centrale di
formazione, Dipart. Giustizia Minorile di Castiglione delle Stiviere), Milena
Perani (insegnante e supervisore presso Università Cattolica di Brescia). Il
corso è rivolto ai cittadini nei loro diversi ruoli sociali e professionali:
educatori, insegnanti, animatori, studenti, pensionati. La presenza di diverse
fasce di età favorirà l'eventuale confronto intergenerazionale fra i
partecipanti. Le iscrizioni si ricevono entro il 6 aprile nei seguenti modi:
consegnando la scheda di iscrizione presso la Scuola dell'Infanzia, la Scuola
Primaria, la Scuola Secondaria di primo grado e la Parrocchia di Guidizzolo,
inviando una mail a:
roberto.cobelli@unicatt.it ,
telefonando a: 0376.819324; 347.5895061. Ai partecipanti che avranno seguito
tutti gli incontri verrà rilasciato un attestato di frequenza valido come
credito formativo da parte del Centro di Educazione degli Adulti di Castel
Goffredo. Propongono il corso le associazioni di Guidizzolo: Altrimondi e Pico
de Jaca , Centro di Educazione Degli Adulti di Castel Goffredo, Istituto
Centrale di Formazione di Castiglione delle Stiviere, Istituto di Cultura Sinta
di Mantova.
Programma
1 incontro: sabato 10 aprile 2010 ore 16-19
"Io e l'altro, il cittadino e lo straniero a partire da noi"
con don Paolo Gibelli, Giordano Cavallari, Caritas Diocesana, Mantova
2 incontro: sabato 17 aprile 2010 ore 16-19
"La cittadinanza: tra problemi, contraddizioni e possibilità di cambiamento"
con Elena Righetti, Istituto Paulo Freire, Milano
3 incontro: sabato 24 aprile 2010 ore 16-19
"Pratiche di cittadinanza nella scuola e nella società civile"
con Michele Gagliardo, settore formazione Gruppo Abele e Libera, Torino
4 incontro: sabato 8 maggio ore 16-19
"Pringiarasmi. Conosciamoci"
con Carlo Berini, Istituto di Cultura Sinta, Mantova
Di Fabrizio (del 30/03/2010 @ 08:59:27, in Regole, visitato 2396 volte)
In questi giorni si sono in corso nei vari campi rom della capitale i foto
segnalamenti degli abitanti.
I foto segnalamenti coinvolgono anche cittadini italiani, cittadini
comunitari e cittadini provvisti di validi titoli per il soggiorno. Per tanto,
essendo svolto in assenza di ogni reale esigenza di accertamento
dell’identità delle persone coinvolte, il fotosegnalemento da lei disposto si
presenta come un provvedimento discriminatorio e su base razziale in palese
violazione dei più fondamentali diritti della persona.
Per altro, il foto segnalamento si svolge nella cornice di un Regolamento da
lei stilato in qualità di Commissario Straordinario, contenente la stessa
impostazione discriminatoria come è stato denunciato da diverse autorità non
ultima l’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu.
Le chiediamo di voler rimuovere le disposizioni che impongono il foto
segnalamento e di ripristinare il pieno rispetto dei diritti all’interno dei
campi rom.
PRIMI FIRMATARI
Claudio Graziano responsabile immigrazione ARCI Roma
Giovanni Alfonsi Funzione Pubblica CGIL Roma Ovest
Elena Carulli delegata FP-CGIL
Luigi Nieri Assessore Bilancio Regione Lazio
Massimino Celoni SPI CGIL Roma Ovest
Saverio Nigro avvocato
Laura Liberto avvocata
Gabriella Telesca Avvocata
Eugenio Cicerchia
Giuseppe PANUCCIO
Serena Melandri
Patrizia Bonelli
Per aderire scrivere alla mail:
inforoma@arci.it
Claudio Graziano responsabile immigrazione ARCI di Roma tel
3356984279-0641734712
www.arciroma.it
Di Fabrizio (del 29/03/2010 @ 09:23:06, in casa, visitato 2672 volte)
Da
Roma_Daily_News
23 marzo 2010 - SEVİM SONGÜN - ISTANBUL -
Hürriyet Daily News
Molti Rom che sono stati spostati negli appartamenti del quartiere di
Taşoluk forniti dall'Amministrazione dell'Edilizia di Massa (TOKİ),
sono ritornati nel loro quartiere originario e nei dintorni di Sulukule per
ragioni culturali e socio-economiche. Molti dicono che le spese per i [nuovi]
appartamenti sono oltre le loro capacità ed anche che lì la vita non è
sostenibile, perché preferiscono case col cortile da condividere con parenti e
vicini
I Rom vivono una vita nomade dopo le demolizioni a Sulukule
Secondo gli osservatori e le OnG, i membri della comunità rom di Istanbul
continuano a vivere come nomadi dopo la demolizione delle loro case, nonostante
i nuovi appartamenti offerti dal governo.
Dopo che le case dei Rom che vivevano nel quartiere Sulukule del distretto di
Fatih a Istanbul sono state distrutte, durante un progetto di trasformazione
urbana guidato dal comune di Fatih negli ultimi tre anni, agli affittuari è
stato permesso di spostarsi in appartamenti costruiti dall'Amministrazione
dell'Edilizia di Massa, o TOKİ, nel quartiere di Taşoluk, sempre a
Istanbul nel distretto di Gaziosmanpaşa.
L'iniziativa fa parte degli sforzi del governo per migliorare gli standard di
vita dei Rom in Turchia, ma i membri della comunità rom di Sulukule dicono di
soffrire ancora per i risultati delle demolizioni.
Spostarli non ha risolto i problemi
Spostare alcuni Rom a Taşoluk non ha fornito una soluzione, dato che molti
di loro hanno fatto ritorno a Sulukule soltanto qualche mese dopo, avendo
venduto i loro appartamenti.
"Abbiamo potuto rimanere lì [a Taşoluk] solo quattro mesi. Non era adatta
per noi," dice Faruk Say, un Rom ritornato a Sulukule. Dopo che la casa di Sulukule
che aveva in affitto con sua moglie e due bambini era stata demolita, Say aveva
scelto di spostarsi negli appartamenti TOKİ a Taşoluk. Dice che vivere
a Taşoluk era socio-economicamente difficile per loro.
"Lì per noi non c'era vita. Dopo le nove le strade sono buie. E' un quartiere
solitario," dice Say. "Le spese mensili del nostro appartamento erano superiori
a quel che potevamo permetterci."
"Dovremmo guadagnare 1.000 lire turche al mese per vivere negli appartamenti a Taşoluk.
Ci sono molte altre spese oltre all'affitto, per esempio il gas, l'elettricità e
le spese dell'appartamento," dice Say.
Quasi la metà è tornata
I Rom vivono e lavorano a Sulukule sia come musicisti che come venditori,
conducendo una vita a basso reddito ed anche i loro affitti sono bassi. Pero il
comune ribatte che ai Rom sono state fornite buone opportunità a Taşoluk.
"Erano tutti in affitto, ma avevano anche la possibilità di acquistare
l'appartamento, pagando 250 lire al mese," dice Mustafa Çiftçi, coordinatore di
progetto per il comune di Fatih.
Dopo 15 anni di pagamenti mensili, avrebbero potuto essere proprietari
dell'appartamento, dice Çiftçi, aggiungendo che tutti hanno ricevuto dal comune
100 lire come supporto. Però, Çiftçi deve concordare che quasi la metà dei 127
Rom mandati a Taşoluk hanno venduto o affittato l'appartamento e sono
tornati a Sulukule o nei quartieri circostanti.
Però secondo Hacer Foggo, della Piattaforma Sulukule, le cifre sono
inferiori. Dice che solo sei o sette famiglie sono rimaste a Taşoluk.
"La maggior parte ha venduto la sua casa a partire da 5.000 lire e sono tornati
nel loro vecchio quartiere. Ma ora si spostano come nomadi da una casa
all'altra, perché non possono pagare l'affitto," dice.
Foggo, che lavora presso l'Associazione Zero Discriminazione, ha raccontato a
Daily News che dovrebbero essere fatte ricerche a Sulukule per studiare i
bisogni dei locali, prima di far partire il progetto di trasformazione urbana.
"Dovrebbero essere esaminate le ragioni per cui i bambini non frequentavano la
scuola o i disabili non lasciavano le loro case, e prodotti progetti sociali per
migliorare la loro vita," ha detto.
Sevcan Küçükatasayar, 20 anni, ex affittuario a Taşoluk ritornato a
Sulukule, dice che non potevano vivere in un appartamento. "Avevamo l'abitudine
di vivere in una grande casa col giardino. Tutti i nostri parenti erano nello
stesso quartiere. Ma a Taşoluk, mio padre ha aperto una casa da te, ed ha
fatto bancarotta perché nessuno ci andava," dice.
Nel contempo, alcuni Rom dicono di essere felici a Taşoluk. "Quanti hanno
un lavoro stabile possono viverci," dice Şahin Kumralgil, che vive a Taşolukma
passa il tempo a Sulukule.
Secondo Şükrü Pündük, capo dell'Associazione Rom di Sulukule, molti dei Rom
tornati a Sulukule sono anche stanchi di parlare alla stampa ed hanno
perso la speranza di un futuro migliore.
Rimozione di una sentenza discriminatoria
Il deputato di Bursa Ali Koyuncu, del partito di governo Giustizia e Sviluppo (AKP)
ha anche preparato una proposta che chiede la rimozione di una sentenza con
connotazioni discriminatorie, riporta l'agenzia Anatolia news. La sentenza
recita: "Il Ministro degli Interni è responsabile della deportazione di zingari
e nomadi stranieri."
Di Fabrizio (del 29/03/2010 @ 09:14:45, in Italia, visitato 2244 volte)
Segnalazione di Marco Brazzoduro
Finalmente pubblicate le Linee guida di accesso ai campi ROM della Croce
Rossa Italiana, che hanno colmato un vuoto formativo ed informativo importante.
[...]
Vaticano, Caritas, Rom, volontari della CRI, gruppo Everyone hanno tutti
partecipato alla stesura di questo prezioso documento che va oltre la semplice
stesura di molteplici informative, ma rappresenta nel suo insieme e nella sua
essenza piu' profonda il primo vero tentativo di condividere a livello europeo
un "modus operandi" corretto che permetterà a molte persone di avvicinarsi al
popolo ROM per aiutarlo davvero.
[...]
Disponibile nell'area
DOCUMENTI
Di Fabrizio (del 28/03/2010 @ 09:45:30, in Italia, visitato 2632 volte)
Ricevo da Nazzareno Guarnieri
li, 26 marzo 2010 - Se in pochi mesi
nella Regione Abruzzo si sono verificate tre gravissimi episodi di violenza, con
la morte di due persone ed una terza persona in pericolo di vita, per
responsabilità di giovani rom, la politica abruzzese, di centro – di
destra – di sinistra, ha il dovere di assumersi le proprie responsabilità
istituzionali e programmare POLITICHE CULTURALI E SOCIALI DI INTEGRAZIONE CON LA
MINORANZA ROM.
A nulla sono valse le
nostre denunce preventive e le proposte operative dei mesi scorsi, perchè quando
si tratta di Rom i pregiudizi e gli stereotipi della politica verso la minoranza
rom prevalgono sul rispetto di norme e principi, di diritti/doveri fondamentali,
e molti si dilettano “ad accendere il fuoco” con dichiarazioni
contraddistinte dalla fierezza dell'ignoranza e dall'arroganza del potere.
L'integrazione
culturale CON LA MINORANZA ETNICA ROM non si verifica per opera dello Sprito
Santo, ma si costruisce con specifiche attività sociali e culturali di
integrazione, che la politica HA IL DOVERE di attivare.
La scelta della
politica abruzzese di una strumentale indifferenza verso la problematica rom
riserva il disagio sulla quotidianità di tutti i cittadini, tale che la
responsabilità morale di queste violenze è da attribuire alla politica.
Il rifiuto ad
attivare strategie di interazione culturale per la minoranza rom è una
illegittimità e la politica, come tutti e prima di tutti, HA IL DOVERE DI
RISPETTARE le norme ed i principi.
La nostra
organizzazione RomSinti@ Politica, la Cooperativa Pralipè e la Federazione
romanì, organizzazione nazionale rappresentativa della popolazione rom e sinta,
sollecitano gli enti locali e le istituzioni Abruzzesi ad attivare con estrema
urgenza adeguati processi di integrazione culturale delle persone rom presenti
sul territorio Abruzzese.
Guarnieri Franco
– Associazione RomSinti@ Politica
Guarnieri
Nazzareno – Presidente Federazione romanì
Giulia Prestia
– Cooperativa Pralipè
Di Fabrizio (del 28/03/2010 @ 09:01:56, in Europa, visitato 2292 volte)
Segnalazione di Gabriel Segura
LaOpinionDeMurcia.es
Il caso di Isabel Heredia è poco comune. Questa gitana di 28 anni da qualche
mese è segretaria all'immigrazione nell'esecutivo municipale del PSOE di Murcia,
e lei stessa riconosce che "non è abituale incontrare gitani in politica e
tantomeno donne". Senza dubbio, ha la politica nel sangue, dato che suo padre è
stato militante socialista per tutta la vita e "la mia famiglia è sempre stata
molto vicina al partito, per cui ho sempre prestato attenzione a questo
mondo".
Riguardo al Giorno contro il Razzismo, celebrato ieri, Heredia afferma che resta
ancora molto da fare e "ora con la crisi stanno crescendo le attitudini
xenofobe, perché la gente non ha lavoro e cerca qualcun altro a cui dar la colpa
della sua situazione". Riguardo ai gitani, [...] assicura che "anche se siamo in
Spagna da oltre seicento anni, continuiamo ad essere degli sconosciuti", tanto
da sottolineare che "la discriminazione viene sempre dal disconoscimento, dal
non sapere chi sono i nostri vicini".
Isabel Heredia dice di non aver mai avuto problemi per la sua etnia, né dentro
né fuori dalla politica, e qualifica come "gratificante" l'appoggio ottenuto
tanto dai suoi amici come dalla famiglia e dai compagni di partito. Inoltre,
sottolinea che "il governo sta impegnandosi per la conoscenza della cultura
gitana, per questo ha creato l'Istituto di Cultura Gitana ed il Consiglio
Statale del Popolo Gitano, misure molto positive".
Di Fabrizio (del 27/03/2010 @ 09:43:53, in Europa, visitato 2485 volte)
Da
British_Roma
19/03/2010 - Abbracciare vecchie e nuove culture aiuterà l'Irlanda del Nord a
prosperare nel futuro, ha detto ieri agli studenti dell'Università dell'Ulster
l'Alto Commissario Canadese.
Il dottor Jim Wright era intervenuto come lettore della "Esperienza del
Canada sul Multiculturalismo" all'Istituto di Ricerche Politiche e Sociali
dell'Ulster (SPRI) nel campus di Jordanstown.
"L'Irlanda del Nord sta cambiando e per il meglio. Ma mentre stanno sparendo
i vecchi problemi, possono emergere nuove sfide," ha detto il dottor Wright.
"L'anno corso tutti noi abbiamo letto sul trattamento di una piccola comunità
Rom a Belfast (vedi
QUI ndr). C'è la preoccupazione che in alcune parti dell'Irlanda del
Nord quel razzismo possa diventare il nuovo settarismo. In un certo modo
bisognava aspettarselo. L'Irlanda del Nord è un paese con una storia recente e
senza collegamento con i nuovi immigrati - le Difficoltà hanno avuto il
sopravvento. Ma mentre l'Irlanda del Nord abbracciava la pace e cercava la
prosperità, diventava più attraente per gente di tutto il mondo che volevano
farne la loro casa. Mentre la gente dell'Irlanda del Nord ha preso una chiara
posizione contro il razzismo, possono esserci alcuni che si sentono incerti sui
nuovi arrivati. Creare una società coesiva, tollerante e multiculturale non
avviene in una notte, ma credo che l'esperienza canadese possa offrire
all'Irlanda del Nord alcuni punti di comprensione utili. Almeno cinque-sei
milioni della nostra popolazione sono nati fuori dal Canada ed ogni anno
accogliamo oltre 250.000 nuovi immigrati. Siamo sotto ogni punto di vista una
nazione di immigrati. Ma il Canada non pretende di essere perfetto. Siamo aperti
a riconoscere le nostre continue sfide ed abbiamo imparato molte lezioni, alcune
difficili, lungo la nostra strada. E siamo lieti ci condividere queste lezioni
con gli altri. In questo villaggio globale in cui viviamo oggi, c'è un movimento
crescente di gente attorno al mondo. Cercano opportunità di crescita per loro e
le loro famiglie. Ed i paesi e le società che sono aperte alle nuove idee e
talenti, avranno l'opportunità di prosperare ed essere competitivi."
Come laureato onorario dell'Università dell'Ulster, Jim Wright, la cui
famiglia è originaria di Warrenpoint, ha dal 1980 uno stretto interesse con
l'Irlanda del Nord. Per molti anni ha lavorato col Programma Marie Wilson Voyage of Hope
attraverso il ruolo del Canada nel Fondo Internazionale per l'Irlanda.
La dottoressa Susan Hodgett, Direttrice degli Studi Canadesi presso
l'Istituto di Ricerche Politiche e Sociali, ha detto:
"La democrazia multiculturale del Canada è uno dei principali argomenti di
studio di diversi ricercatori dell'università. Il dottor Wright ha parlato delle
tante sfide che il Canada ha dovuto affrontare negli anni. Se il Canada accoglie
circa 250.000 nuovi immigrati ogni anno, siamo curiosi di conoscere come hanno
gestito questo successo."
Il professore Bob Osborne, direttore dello SPRI, ha aggiunto:
"Come le istituzioni incaricate in Irlanda del Nord prendano uno sguardo più
fermo su come si possano abbattere le barriere tra le due comunità
etno-religiose ed assieme assicurare che i recenti immigrati divengano qui
pienamente integrati nella società, diventerà una questione importante.
Guardando a come le altre società hanno affrontato questioni simili, dovrebbe
permettere ai chi elabora le politiche di avere un vasto contesto in cui
sviluppare le loro idee e opzioni politiche. Lo SPRI è lieto di giocare il ruolo
di facilitatore nello scambio di idee tra politici ed accademici."
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Tel: 028 9036 6178
Email: pressoffice@ulster.ac.uk
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