Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 02/04/2008 @ 09:38:46, in musica e parole, visitato 1926 volte)

Da Hungarian_Roma

Roby Lakatos, virtuoso ungherese del violino, può tracciare le sue radici sino alla Budapest del XVIII secolo, dove il suo antenato János Bihari anticipava la tendenza odierna della musica fusion attraverso un mix di melodie rom e contrappunti contemporanei. Con i suoi lunghi capelli pettinati all'indietro ed i baffi incerati, Lakatos possiede il senso di un'eleganza antica ed è facile immaginarselo in compagnia di Franz Liszt e Johannes Brahms, le cui opere furono direttamente inspirate dalle melodie rese famose da Bihari.

Sotto gli ornamenti del Vecchio Mondo, d'altra parte, Lakatos è un musicista completamente moderno. Anche se rispettoso della tradizione familiare - "La famiglia Lakatos era molto importante" dice dalla sua casa di Bruxelles - spiegando come Bihari innovasse l'antica musica del popolo Rom.

"Sono il terzo in questa grande famiglia a proporre un nuovo stile," spiega in un inglese corretto con un forte accento, dopo aver notato come anche suo zio Sándor Lakatos fosse un innovatore negli anni seguenti la II guerra mondiale. "Quindici anni fa ebbi problemi con la musica zigana, perché sentivo che tutti i tipi di musica nel mondo - come il jazz o la musica classica o quella pop - stavano evolvendo in qualcosa di nuovo. Sai? Era importante progredire. Ma non succedeva niente con la musica zigana. Per questo ho fatti molti cambi, soprattutto nella banda. La mia non è un'orchestra tradizionale zigana, perché ho il piano e la chitarra, ma manca il violoncello e non ci sono clarinetti, per esempio. Ma con questa concezione, possiamo suonare tutti gli stili.

"Il mio stile ha tre elementi," continua. "La base è la musica zigana, naturalmente, ma include anche la musica classica ed il jazz di Django Reinhardt, assieme al bebop."

Finora, Lakatos ha avuto successo nel mondo classico: Ha firmato con l'etichetta Deutsche Grammophon; l'ultimo Yehudi Menuhin era un fan; ed il suo debutto al Chan Centre for the Performing Arts di Vancouver di sabato 29 marzo è stato sponsorizzato dalla Vancouver Recital Society. Ma il suo ultimo lavoro, Klezmer Karma del 2006, indica che continua ad esplorare nuove combinazioni musicali.

"E' musica klezmer ed yiddish, mischiata con musica zigana," spiega il violinista, notando che in questo particolare crossover è stato assistito da un'altra residente a Bruxelles, la suonatrice klezmer Myriam Fuks. "Si è aggiunta a noi, nel concerto suona come ospite speciale."

[...] "Gli arrangiamenti sono molto classici - ma abbiamo anche molta improvvisazione, perché la musica zigana è come il jazz," spiega. "Ed ovviamente, non facciamo mai due volte lo stesso concerto."

Source URL: http://www.straight.com/article-138266/fusion-feeds-roma-roots

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Di Fabrizio (del 03/04/2008 @ 09:09:28, in media, visitato 1905 volte)

Segnala Maria Grazia Dicati

di GAD LERNER

"Nutrire il pianeta", è l'ambizioso tema dell'Expo 2015 che ha attirato su Milano i consensi (decisivi) di un'Africa affamata. Ma nel frattempo riuscirà Milano a nutrire le sue poche migliaia di profughi, e magari a rispettarne i diritti umani anche quando impone loro le regole della legalità?
Non sappiamo dove abbiano dormito stanotte le donne incinte e i bambini sgomberati dal campo di via Bovisasca.

Sappiamo solo che la polizia li ha già intercettati nel vagabondaggio prima che raggiungessero altri rifugi illegali come via Colico o il cavalcavia Bacula di Quarto Oggiaro, appositamente ostruito con blocchi di cemento. Né troveranno posto alla Casa della Carità di don Colmegna, completamente satura dopo avere allestito un prefabbricato in cortile per i settanta di via San Dionigi: anche loro sgomberati senza alcuna soluzione alternativa prevista dalle istituzioni. Stava per cominciare l'anno scolastico. Ci furono insegnanti straordinarie che andarono a riprendersi uno a uno i loro bambini dispersi fra campi e dormitori, per dare seguito alla preziosa fatica dell'inserimento sociale.

Sono mesi che le cronache locali tuonano: "Spazzare via i campi rom". Titoli di cui un giorno, troppo tardi, si vergogneranno. Ignorando quel che pacatamente ricordava ieri il sito della Diocesi di Milano: tra gli sgomberati di via Bovisasca (situazione insostenibile che richiedeva un intervento, ma civile) ci sono rom e romeni di altra etnia - che importa? - che lavorano regolarmente nei cantieri della Fiera, con tanto di permesso di soggiorno. Dieci ore al giorno, per sei giorni, pagati 800 euro al mese. Timbreranno il cartellino pure oggi, dopo la notte all'addiaccio, dopo l'inutile tentativo di spostare la baracca un po' più in là, visto che il Comune non ha offerto soluzioni d'emergenza neppure per i figli e le mogli incinte, figuriamoci per i lavoratori della Fiera?

Il dilemma non deve essere considerato fra quelli "eticamente sensibili" da una destra lombarda ansiosissima di salvaguardare la vita nascente, ma indisponibile a scucire un solo euro per villaggi solidali che diano ricovero ai senzatetto già nati. E siccome anche il Partito democratico trova poco glamour rappresentare i diritti degli immigrati, specie se rom, in una campagna elettorale che nel Lombardo-Veneto si affida a capilista confindustriali, il risultato è che in via Bovisasca ci vanno solo gli appassionati di conflitti estremi.


È il set ideale per disfide trash, Daniela Santanché (con o senza tacchi a spillo) contro la candidata rom della Sinistra arcobaleno. Dove tramonta l'idea che Milano, la città che vuole nutrire il mondo, possa cominciare in casa propria a mettere insieme legalità e integrazione. Sgomberi con ricoveri per mamme e bambini. Lavoro regolare per gli immigrati, con soluzioni abitative provvisorie e istruzione garantita ai figli. Cioè proprio le stesse misure elementari che saremmo disposti a finanziare nei campi profughi africani.

In assenza della politica, a ricordarcelo dev'essere ancora una volta l'arcivescovo Tettamanzi: "La legalità è sacrosanta. Ma l'impressione è che qui si stia scendendo abbondantemente sotto i limiti stabiliti dai fondamentali diritti umani". Oppure il Tribunale dei minori che ammonisce il Comune di Milano sui suoi obblighi di tutela dell'infanzia, completamente disattesi.
Sarebbe assurdo suddividere Milano in buoni e cattivi, di fronte alle sue imbarazzanti disuguaglianze e al volto sporco della povertà. C'è da fare fatica, tutti insieme. Ma siamo pur sempre una delle metropoli più ricche e dinamiche del mondo, possibile che nessuno abbia l'autorità e il coraggio di chiedercelo?

(2 aprile 2008)

- sempre su Repubblica -

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Di Fabrizio (del 03/04/2008 @ 09:43:23, in lavoro, visitato 2208 volte)

Da Roma_Shqiperia

By Agnieszka Rakoczy - Published: March 26 2008 Sta piovendo e la principale discarica di Tirana nella valle di Sharra, cinque km. fuori dalla capitale, è coperta di fango appiccicoso. D'altra parte, per Ardian Alu, il lavoro è il solito.

Assieme a suoi due figli, Alu, membro della comunità rom albanese, setaccia attraverso i mucchi di immondizia selezionando i materiali riciclabili può vendere ad un commerciante locale.

E' pagato 14 Lek ($0.17) per un chilo di plastica, 20 Lek per un kg. di ferro e 120 Lek per un kg. di alluminio.

Alu, padre di cinque figli, guadagna circa 20.000 Lek al mese. "Appena per dare da mangiare ai miei figli," dice.

È venuto lavorare e vivere sul luogo del deposito di 15 ettari, tre anni fa da un villaggio dell'Albania orientale.

La sua casa, costruita con fogli di metallo e cartone recuperato da materiale di riporto, è all'interno della discarica, a circa 20 metri dall'area dove vive.

Altre 50 famiglie rom che riciclano immondizia a Sharra hanno pure loro costruito le case nella discarica.

Il tema del trattamento dei rifiuti solidi è una priorità, dati i piani albanesi di sviluppare la sua industria turistica, Le strade della nazione sono fittamente coperte di immondizie. Le immondizie famigliari si buttano nei fiumi.

"Conoscendo la situazione e pensando allo sviluppo turistico, abbiamo creato una commissione sul trattamento dei rifiuti e per iniziare a pensare ad una politica a lungo termine," dice Suzana Guxholli, consigliera economica del primo ministro.

La municipalità di Tirana sta provando a dare l'esempio. La capitale ufficialmente conta 600.000 abitanti, che potrebbero essere oltre un milione, secondo alcuni funzionari comunali. Quattro compagnie private vengono impiegate dal comune per raccogliere e smaltire le circa 1.000 tonnellate giornaliere di rifiuti di Sharra.

Riflettendo sull'aumento di potere di spesa dei residenti nella capitale, la media di rifiuti giornalieri è arrivata a 1,2 kg. contro i 0,5 kg. del 2002.

La municipalità, il ministero dei trasporti e dei lavori pubblici assieme all'ambasciata italiana stanno cooperando per aggiornare la discarica di Sharra secondo schemi moderni. Il progetto è supportato da un prestito di 6 milioni di € del governo italiano.

"Con l'inizio di maggio apriremo un nuovo impianto a Sharra, nel pieno rispetto degli standards dell'Unione Europea, e saremo in grado di risistemare il vecchio impianto," dice Nemix Simixhiu, tecnico senior del ministero dei trasporti.

Il progetto richiede l'impermeabilizzazione della vecchia discarica per prevenire le infiltrazioni sotterranee di acqua inquinata, installando pompe per il drenaggio e il biogas, e costruendo un impianto per il trattamento delle infiltrazioni.

Il luogo completato sarebbe coperto di argilla e circondato da siepi.

Il nuovo impianto sarà posto accanto a quello già esistente. Una squadra di tecnici italiani sta mostrando ai propri colleghi albanesi come operare [...].

Uno studio di fattibilità è progettato per un nuovo luogo di eliminazione rifiuti che sostituirebbe Sharra in circa sei anni.

Si sta risolvendo anche il tema di rialloggiare le famiglie rom o trovare loro altri modi di guadagnare. Dice Alu, sul rialloggio: "E' una buona idea. Non ho nessun posto dove andare."

Una possibilità è di impiegare le famiglie nel nuovo impianto, dato che la municipalità lavora su una politica di riciclaggio.

"Abbiamo una lunga strada davanti," dice Eriola Muka, capo delle politiche di sviluppo del comune.

Spiega: "Stiamo preparando un programma speciale per le scuole di Tirana per insegnare alle giovani generazioni la necessità di proteggere l'ambiente e sulla necessità del riciclo."

Il progetto di Sharra è visto come uno schema pilota per tutta l'Albania.

Nel frattempo, la Banca Mondiale, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e le agenzie per lo sviluppo internazionale svedese e tedesca stanno supportando progetti per aiutare le città nella nazione a cambiare il loro approccio alla raccolta dei rifiuti.

[...]

Copyright The Financial Times Limited 2008

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Di Fabrizio (del 04/04/2008 @ 09:00:04, in Europa, visitato 1921 volte)

Da Euobserver

Alcune OnG europee contro il razzismo hanno criticato la Commissione Europea per aver erogato soldi per attività durante l'anno europeo del dialogo interculturale ai governi UE, piuttosto che a chi lavora direttamente per aiutare le comunità minoritarie.

Dice Bashy Quraishy, presidente di European Network Against Racism (ENAR) a Euobserver: "Se la Commissione Europea voleva il multiculturalismo ed il dialogo interculturale, avrebbe dovuto dare almeno metà dei soldi alle OnG che interagiscono con i soggetti reali con cui vogliono creare un dialogo."

La sua organizzazione raggruppa oltre 600 OnG che operano nel combattere il razzismo, la xenofobia, l'antisemitismo e l'islamofobia nei 27 stati membri della UE.

Quraishy, di origini pakistane, dice che se ogni paese scegliesse di spendere i fondi UE secondo la propria definizione di "dialogo interculturale" le minoranze oggetto avrebbero scarse possibilità di essere coinvolte nel dialogo con le comunità maggioritarie.

Si rivolge al suo paese, la Danimarca: "Il governo danese non crede nell'interculturalismo. credono nella cultura danese. Il governo non ha invitatao una singola OnG locale per discutere le attività dell'anno," dice Quraishy.

Ciononostante, ha elogiato la Commissione Europea per la sua iniziativa, sottolineando che ogni iniziativa sul multiculturalismo è utile e che Bruxelles è stata molto più attenta dei singoli stati membri.

D'altra parte, i politici UE dovrebbero richiedere ai governi di spendere i fondi secondo una definizione condivisa delle parole "multiculturalismo" e "dialogo interculturale", prima di dar fondo alla cassa, ha aggiunto.

"La commissione avrebbe dovuto dire: -Per interculturalismo intendiamo che le maggioranze con tutte le proprie risorse e denari interagisce con le minoranze che non ne anno.- Chiedere loro [le minoranze] che tipo di attività vogliono nel programma di dialogo interculturale. Il quadro è completamente differente da quello dei governi," dice Quraishy.

"La mia più grande preoccupazione è che questo tipo di anni, come quello scorso che era quello delle pari opportunità, diventano simbolici, si parla e ci scambiano sorrisi e parole gradevoli," conclude.

Una piccola torta da condividere

L'anno Europeo per il dialogo interculturale ha un budget di 10 milioni di €, da spendere in sette progetti pilota multi-europei e 27 progetti nazionali, che riguardano la cultura, l'istruzione, i giovani, lo sport e la cittadinanza.

Lo scopo è di incoraggiare la comprensione, la tolleranza, la solidarietà e il senso di destino comune tra i popoli di tutte le origini e culture in Europa.

Dei 10 milioni di € garantiti da Bruxelles, il 40% è dedicato alla campagna e altri lavori di pubbliche relazioni per l'anno. Un altro terzo è direttamente investito nel co-finanziamento di progetti nazionali, lasciando soltanto 2,4 milioni di €, divisi tra le capitali europee, per essere liberamente allocate.

"C'è pochissimo denaro da usare quando i fondi sono stati divisi tra i 27 stati membri" dice un incaricato di Bruxelles coinvolto nella pianificazione annuale, spiegando che la difficoltà amministrativa nel dividere tali piccole somme non soltanto tra i diversi governi ma anche con le OnG non valgono semplicemente la pena.

"Sembra ragionevole che la commissione dia il denaro ai governi, considerato che queste somme possono aggiungersi a quelle stanziate nazionalmente per finanziare i differenti progetti," continua.

Dice che diversi stati sono stati scettici nel spendere grandi somme in campagne sui media e altre attività di PR, e avrebbero preferito aver visto i soldi direttamente investiti in azioni concrete sui temi del dialogo interculturale.

"C'è stata una divisione tra paesi che volevano spendere maggiormente in -progetti emblematici- per alzare il profilo e quanti volevano allocare più denaro per i governi e progetti," spiega.

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Di Fabrizio (del 04/04/2008 @ 09:27:59, in Italia, visitato 1538 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

Nemmeno l’Europa, nonostante le sanzioni e le denunce, era riuscita a sollevare così fulmineamente il dibattito politico sulla questione Rom in Italia, dibattito a cui ognuno vuole partecipare più per visibilità e tornaconto elettorale che per un reale interesse ad affrontare la gravissima e vergognosa condizione delle famiglie rom, in cui vengono ignorati i più elementari diritti.

Ma, mentre la Curia di Milano, dopo l'abbattimento di 187 baracche, ha sentito l’obbligo morale e cristiano di muovere pesanti critiche ai raid nelle baraccopoli, in molte altre città e regioni, continuano con la medesima crudeltà gli sgomberi e gli allontanamenti nell’indifferenza e nel silenzio assordante delle Istituzioni e dei massmedia.

RomSinti@politica rivolge un appello a tutti i partiti affinché la problematica rom in Italia venga affrontata con serietà, determinazione e concretezza, coniugando legalità e sicurezza con solidarietà e rispetto delle regole tra persone che convivono nello stesso territorio.

RomSinti@politica chiede giustizia anche per tutte le minoranze Rom e Sinte in Italia attraverso la partecipazione politica degli stessi Rom e Sinti che possano dare voce ad un popolo costretto a subire le decisioni e le scelte di altri non appartenenti alla nostra comunità.

In questi ultimi anni la problematica rom, insieme a molte altre questioni irrisolte , non solo è stata ignorata, ma utilizzata e strumentalizzata per fini propagandistici al servizio di una politica ipocrita ed incapace di affrontare e risolvere i problemi.

A tutt’oggi molti rom e sinti devono modificare il loro cognome per sfuggire alla discriminazione razziale, in nome di quella “tolleranza zero” sbandierata indiscriminatamente e non utilizzata invece per colpire i veri criminali.

Il rinnegare il proprio cognome quasi per liberarsi di un’appartenenza troppo ingombrante è solo uno degli esempi a cui le minoranze Rom e Sinte devono ricorrere se vogliono lavorare, acquistare un’abitazione o inserire i loro figli a scuola senza pericolo che siano discriminati.

Per governare le città, non servono fossati che dividono cittadini di sere A da cittadini di serie B, ma corrette scelte di politica sociale, culturale ed economica capaci di promuovere l’inclusione e la coesione sociale, evitando che sacche di disagio si trasformino in devianza e illegalità.

Perché candidare proprio un Rom? Perché non candidarlo?

A Pescara la candidatura del Rom cittadino italiano Nazzareno Guarnieri nella lista civica “Pescara futura” è la dimostrazione concreta di una volontà politica che intende trattare la problematica Rom nel segno e nella prospettiva della “NORMALITÀ”, della “NON DISCRIMINAZIONE” e della “SICUREZZA”

Nella lista “PESCARA FUTURA” la presenza del Rom Nazzareno Guarnieri costituisce prova tangibile di una politica che non dovrebbe discriminare nessuno per la sua appartenenza etnica, concetto basilare su cui si fonda legalità e giustizia.

Votare un Rom al Consiglio Comunale di Pescara rappresenta un momento storico importante e un laboratorio anche a livello nazionale (come già avviene in altri paesi europei e come chiede l’Europa); solo in questo modo i Rom possono essere protagonisti e responsabili del loro futuro e della loro vita : I valori hanno coraggio e chi crede nei valori deve esercitare questo coraggio!

AssociazioneRomSinti@politica

Quanti volessero sottoscrivere il seguente documento, sono pregati di indicare il loro nome,cognome,comune di residenza o domicilio, specificando la loro eventuale appartenenza ad un’associazione, ad un Ente o altro

http://coopofficina.splinder.com/post/16591437#more-16591437

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Di Fabrizio (del 05/04/2008 @ 09:16:17, in Italia, visitato 1788 volte)

LA SINISTRA L’ARCOBALENO

Martedì 8 aprile 2008 dalle ore 18 alle 20.30
presso la Camera del Lavoro di Milano corso di Porta Vittoria 43

In occasione della GIORNATA INTERNAZIONALE DEL POPOLO ROM

Presentazione di:
RACCOMANDAZIONE del CERD
(Comitato ONU per l’eliminazione della discriminazione razziale)
a cura di MAREK HOJSIK, Chore (Centre on housing rights and evictions)

RAPPORTO SULL’ANTIZIGANISMO IN ITALIA
prodotto da OsservAzione, CHORE, ERRC (European roma rights centre)
a cura di PIERO COLACICCHI,

Interventi di
MARIO AGOSTINELLI, capogruppo PRC in Regione
CHIARA CREMONESI, coordinatrice Sinistra democratica
CORRADO MANDREOLI, Camera del lavoro Milano
DIJANA PAVLOVIC, attrice
TOMMASO VITALE, sociologo, Università Bicocca
Coordina: Paolo Cagna Ninchi, associazione Upre Roma

Partecipano e intervengono:
Comitato Rom e Sinti insieme, Coordinamento Rom di Milano,
rappresentanti dei campi Rom di Milano

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Di Sucar Drom (del 05/04/2008 @ 21:01:07, in blog, visitato 1643 volte)

Firenze, caccia ai mendicanti
Firenze vorrebbe essere civile, ma da molti anni ha intrapreso una strada di abbrutimento culturale e di appiattimento del suo storico senso civico. È importante dirselo. Se vi fosse un racket della mendicità, non si capisce la necessità di dover fare ordinanze ad hoc, visto ch...

Milano, violenza di Stato
Sono le 6.30 del mattino quando la colonna dei blindati della polizia si affaccia su via Bovisasca. All´interno dell’insediamento, oltre la recinzione, una piccola folla di donne e bambini sta finendo di caricare i bagagli sui carrelli della sp...

Milano, scoppia la polemica dopo lo sgombero...
Donne, neonati, bambini e vecchi sgomberati da via Bovisasca vagano come anime perse lungo i binari della ferrovia e sotto i ponti della circonvallazione, tra viale Monteceneri e via MacMahon. E mentre i Rom, disperati e ammutoliti, cercano un riparo e implorano i vigili di poter mettere a te...

Milano, una Città che odia
Milano ha dimostrato in questi giorni cosa significa la parola razzismo. Il Sindaco Moratti, insieme al Prefetto, stanno perseguendo una logica di "pulizia etnica" per sfinimento contro intere famiglie di Rom rumeni. L'Expo ha bisogni di spazi e di pulizia e come direbbe Bauman: la Morat...

Milano, il Prefetto cerca di salvarsi offrendo soldi
Ci hanno già provato e fallito due volte. In Svizzera è finita in rissa, nel Pavese in ressa: con gli aspiranti beneficiari a picchiarsi su chi dovesse avere la precedenza e con frotte di rom che partivano dalla Romania, arrivavano e intascavano. A M...

Rom e Sinti, la partecipazione politica
Nazzareno Guarnieri è candidato al Consiglio Comunale di Pescara nelle elezioni amministrative 2008. La sua candidatura è rappresentativa della minoranza Rom in Abruzzo non solo perchè Nazzareno Guarnieri è un Rom, ma perchè da tanto tempo e ...

Questo è il colmo...
Questo è il colmo, accusano gli “zingari” di lasciare dei segni, quando girano per le case a chiedere l’elemosina; dei segni per svuotare più tardi le stesse case. Questo è proprio il colmo! Non sapendo più che c...

Roma, il Comune caccia i Rom ma accoglie i gatti
Continuano gli sgomberi in diverse parti del Paese, gli ultimi in ordine di tempo a Milano, Roma e Reggio Emilia. Oramai la stampa in moti casi non li segnala più ma ha segnalato un fatto interessante accaduto a Rom...

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Di Fabrizio (del 06/04/2008 @ 09:44:31, in Europa, visitato 1949 volte)

Da Roma_Francais

I Sulejmani  vivono ad Herbiers da più di un anno. La loro domanda d'asilo rifiutata, queste vittime dimenticate della guerra del Kosovo non immaginano di dover ancora ripartire. E per andare dove?
La famiglia Sulejmani lasciò il Kosovo nel 1999. "Come molte altre case dei Rom, la nostra fu bombardata", dice il padre Bun Sulejmani, 47 anni. Oggi, l'avvenire della famiglia è di nuovo incerto.

I Sulejmani abitavano a Mitrovica. "Prima della guerra, vivevamo bene in Kosovo. Avevamo una drogheria, non c'erano problemi. Ma oggi, i Rom non sono più accettati da nessuna parte. Siamo come palloni da football."

I Rom sono le vittime dimenticate della guerra che ha devastato il Kosovo alla fine degli anni '90. Una minoranza presa nella tenaglia del confronto che opponeva Serbi ed Albanesi. Oggi, i Rom restano indesiderabili in questo paese divenuto indipendente lo scorso 17 febbraio. "Prima della guerra, c'erano circa 144.000 Rom in Kosovo," completa Yvon Albert che insegna il francese alla famiglia Sulejmani. "Oggi, non ne restano che il 10%"

Attorno a Yvon Albert, nell'appartamento della famiglia messo a disposizione dal Centro d'accoglimento dei richiedenti asilo (CADA), si sono raggruppate una dozzina di persone. Sono cittadini di Herbiers sensibili alle sorti di questa famiglia. "I bambini vanno a scuola, i genitori imparano il francese. E' una famiglia molto unita, che chiede di integrarsi. Una petizione recentemente lanciata ha raccolto 1.500 firme."

Bun e Sheribana hanno sei figli. Quattro di loro vivono a Herbiers. La più giovane, Ikbal, ha 11 anni. Frequenta la scuola del quartiere, ha lasciato il Kosovo che aveva 3 anni. "Non mi ricordo di quel paese. Io, voglio restare in Francia, continuare ad andare a scuola."

Dopo il bombardamento della loro casa, la famiglia s'è ritrovata in un campo a Podgorica, nel Montenegro. "Gli otto membri della famiglia ci sono restati per otto anni, min una baracca grande come una stanza," dice Geneviève Cantiteau, dell'associazione Actif, che milita per i richiedenti asilo. "Alimentazione e cure erano aleatori." La famiglia è riuscita infine a pagare uno spallone che li ha condotti in Francia. Dopo aver soggiornato in diverse città, sono arrivati ad Herbiers nell'aprile 2007.

"Là, abbiamo seguito la prassi abituale," illustra Geneviève Cantiteau. "La loro prima domanda di regolarizzazione è stata rifiutata. Ugualmente per il ricorso. Sembra per ragioni amministrative."

La famiglia dovrà lasciare l'appartamento entro il 10 aprile. Ha indirizzato un ultimo ricorso alla prefettura della Vandea. E' l'ultima possibilità. "Vogliono che ritorniamo in Kosovo, ma non è possibile," continua il padre della famiglia. "L'indipendenza non cambia niente per noi Rom. I Serbi ci detestano, gli Albanesi pure. Non abbiamo nessun posto dove andare."

Sua moglie Sheribana, silenziosa sino a questo momento, alza le braccia e gli occhi al cielo. "Meglio morire che rientrare in Kosovo."

E' stata pubblicata su Internet una petizione: http://www.educationsansfrontieres.org/

[...]

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Di Fabrizio (del 07/04/2008 @ 08:55:58, in casa, visitato 2287 volte)

Da British_Roma

Lucas Dudi non si lamenta della sua vita a Glasgow. "La mia sistemazione è buona. Tutto è a posto. Non c'è lavoro in Slovacchia. C'è lavoro a Glasgow, e così sono venuto qui."

Come molti lavoratori migranti dalla Slovacchia, lavora nell'industria alimentare, con uno stipendio che non gradito a molti scozzesi ma è attraente per chi arriva da paesi dove c'è un alto tasso di disoccupazione. Lavora nel processo alle patate. Altri slovacchi sono impiegati nell'inscatolamento della carne, in altri campi alimentari e nel lavaggio delle auto.

Ma Dudi, che condivide un confortevole appartamento al piano terra con la sua famiglia, è tra i fortunati. Migliaia di lavoratori slovacchi e le loro famiglie sono arrivati a Glasgow nel 2004, quando il  loro paese si è unito alla UE. Molti sono rom - dall'est estremo della Slovacchia, che fuggono da persecuzioni ed esclusioni tra cui la disoccupazione.

La sfida posta ai servizi sociali dell'area sud di Glasgow è stata immensa. Le famiglie migranti hanno richiesto uno sforzo al NHS (Servizio Sanitario Nazionale) e alle scuole, oltre che alla polizia.

Attraverso accordi e collaborazioni molte di queste agenzie dicono che grandi progressi sono stati fatti nell'affrontare i problemi più seri. Ma altri ammoniscono che i rom slovacchi continuano a sovraccaricare riguardo gli slum abitativi e le agenzie di collocamento.

Per paradosso, quando un gruppo pone domande dirette ai servizi locali, i rom tendono ad essere profondamente sospettosi delle autorità ed hanno basse aspettative di aiuto sociale. Ma portano significanti problemi speciali. Per contrasto, ad esempio, gli immigranti polacchi - che tendono ad essere ben organizzati e i cui numeri includono interlocutori di lingua inglese - i rom  slovacchi sono esclusi dalla casa [...] La maggior parte delle agenzie hanno lottato per comunicare con loro e la traduzione rimane il problema più grande.

Diverse agenzie hanno fatto stime differenti sul numero degli arrivati, la cui cifra oscilla dai 1000 ai 3000 individui o forse più. Molti abitano in case affittate privatamente, spesso di dubbia qualità - una situazione esacerbata dal sovraffollamento. In situazioni limite si sono incontrate famiglie di 14 persone in appartamenti a due stanze ed altri che ospitano tre famiglie in un unico spazio. Questo crea problemi in particolare con i servizi sanitari ed i rifiuti.

Anche se di bassa qualità, la casa non è economica. Qualcuno paga sino a 650 sterline al mese per un appartamento base, e queste case sono spesso legate a disoccupazione, con la sistemazione ritirata se il lavoro manca.

Anna Lear, direttrice della Govanhill Housing Association, è allarmata dalla mancanza di politiche sulle condizioni degli immigrati slovacchi. La sua organizzazione ha rinnovato circa 2000 proprietà abitative nell'area, teme che molto lavoro andrebbe perso a causa del deterioramento delle proprietà.

Quest'associazione sta portando avanti una dettagliata ricerca su uno delle quattro strade chiave che forniscono alloggio a molti dei migranti slovacchi, in un quadrato costituito da Calder Street, Dixon Avenue, Westmoreland Street e Annette Street. Sono incluse proprietà davvero povere. Dice Lear: "Abbiamo nuovamente scene di povertà comparabili agli slums degli anni '60".

"In certe case le condizioni sono terribili. La gente continua a pagare 650 sterline al mese per un appartamento con blatte, ratti, insetti o deve si deve cucinare con un fornellino a gas.

Non c'è niente di nuovo, fa notare. Le condizioni erano molto dure prima degli ultimi arrivi. "Abbiamo contato 600 appartamenti sfitti nell'area. I problemi non sono nuovi, ma il cambio della popolazione rendono tutto più difficile."

La popolazione base di Govanhill è di circa 10.000. Così, a seconda che siano qui 1000, 1500 o 2000 rom slovacchi, c'è una crescita tra il 10% e il 20%. Fa notare che "Se avessimo il 20% d'aumento nell'uso della scuola, lavoro sociale, casa e così via, ci sarebbero le possibilità di fare pressione." Ma è la casa l'elemento chiave: "Vorremmo vedere i governi locali e centrali impegnarsi per ammodernare le rimanenti proprietà."

Basta dare un occhio ai due lati di Allison Street, la via pubblica principale di Govanhill, per scoprire le condizioni degli edifici. Una finestra si apre al cielo, con la pioggia che cade sulle scale ed un gruppo di piccioni vi staziona. Gran parte della scala è coperta di escrementi d'uccelli.

Mucchi di rifiuti, confezioni di giocattoli e tubi che escono dal suolo non sono rari nelle corti interne. Qualcosa o qualcuno ha fracassato le finestre, con le inferriate della scala tagliate e "fissate" con compensato. Altri hanno messo un avviso comunale sulla presenza di veleno per ratti.

Gli slovacchi condividono gli spazi con alcuni residenti locali meno desiderabili. I graffiti indicano il mari di aghi scartati probabilmente lasciati da alcune persone indigene.

Il consiglio ha difficoltà nell'affrontare il sovraccarico dei residenti che, per paura di perdere le loro case, colluderanno spesso con i proprietari nel fornire dati imprecisi [...]

Lentamente si affrontano i problemi di comunicazione. La Govanhill Housing Association ha ingaggiato uno studente slovacco dell'Università di Glasgow per sviluppare il lavoro. Nel frattempo, altre due slovacche, Lydia Zelmanova e Marcela Adamova, sono stati impiegati da Oxfam e dalla Glasgow Braendam Link per aiutare le famiglie migranti nell'accedere ai servizi e offrire loro aiuto per l'emergenza. Anche se Zelmanova è tornata in Slovacchia il mese scorso, le posizioni sono state formalizzate e la Community Health Care Partnership ha assunto la direzione dei lavori, impiegata da NHS e il suo rimpiazzo è in divenire.

Prima di lasciare, Zelmanova ha detto a The Herald che le lacune nel sistema stavano conducendo alla frode e allo sfruttamento. Anche se gli interventi sono principalmente intesi per affiancare i servizi sociali e sanitari, la maggior parte degli interventi richiesti riguarda il  lavoro. Dice: "La gente pagherà per ottenere il lavoro per diverse settimane, ma allora non ce ne sarà più. E' stato detto loro che se desiderano un secondo lavoro debbano pagare £50-200."

Zelmanova aggiunge quanto le frodi fossero comuni. I lavoratori la cui occupazione termina sono rimandati a casa, dice, mentre alcune bande di malavitosi continuano ad esigere i benefici quali gli accreditamenti di imposta sui figli. Adamova ha detto che parecchi casi sono stati segnalati all'autorità.

Dicono i lavoratori slovacchi che questi problemi vengono affrontati dando lezioni di inglese, così che siano meno dipendenti dai loro sfruttatori. Questi corsi sono offerti, ma la richiesta supera l'offerta.

Adamova dice che pure la sistemazione è un problema arduo da affrontare, parzialmente perché i migranti tollerano condizioni peggiori dei locali. "Molto slovacchi non direbbero di vivere in sovraffollamento, perché per noi è comune da tre generazioni vivere in due stanze."

D'altra parte, i lavoratori credono che i proprietari siano degli sfruttatori. Molti non hanno contratto d'affitto e le somme richieste sono alte. "Se termina il lavoro, l'agenzia non pagherà l'affitto," spiega Adamova. "Per terminare, abbiamo degli homeless."

Mike Dailly, della Govan Law Centre, dice che finché non ci sono soluzioni complessive, la legge dovrebbe essere in grado di fornire una vita migliore ai lavoratori migranti. Questo è il motivo per cui si srta progettando un centro legale a Govanhill, dice."Gli avvocati non hanno tutte le soluzioni ma la gente ha i suoi diritti."

C'è molta manipolazione ed i Rom stanno tollerando le condizioni degli slums. Molta gente è cosciente dei limiti dei problemi. Sono membri di un'etnia che negli anni è stata un capro espiatorio e non vogliamo che questo succeda a Glasgow.

I programmi per il centro legale hanno una solida base e potrebbe essere in servizio in una coppia dei mesi se si potesse assicurare un contributo finanziario sufficiente.

Spiega Dailly che se il centro aiuterà i migranti slovacchi, sarà comunque a disposizione per chiunque abiti l'area. "Srà er chiunque secondo i nostri criteri si trovi in stato di necessità." Questo approccio dovrebbe mitigare le tensioni sociali, ragiona Dailly.

Una delle sfide per la polizia è data dagli atteggiamenti sociali differenti dei rom e degli altri residenti di Govanhill. In particolare, molte delle famiglie slovacche gradiscono riunirsi sulle vie nella prima sera e più tardi nella notte, non causando danni ma disturbando altri residenti.

Tutte queste cose assieme creano tensioni sociali e dividono la gente," dice Dailly. "La comunità può declinare se non è indirizzata."

By STEPHEN NAYSMITH, Society Editor

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Di Fabrizio (del 08/04/2008 @ 08:58:30, in Italia, visitato 1547 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

DICHIARAZIONE DI ANTONIO SCLAVI, PRESIDENTE DI UNICEF ITALIA SU SGOMBERO BAMBINI ROM A MILANO

Roma, 2 aprile 2008 - “Quale progetto di vita per quei bambini e quelle famiglie sgomberate dal campo rom a Milano in via Bovisasca? Perché ad uno sgombero previsto risulta difficile individuare alternative altrettanto prevedibili? Lo Stato italiano, tutto lo Stato ha una responsabilità precisa nel garantire i diritti di tutti i bambini e gli adolescenti a diverso titolo presenti sul suo territorio. E’ questo quanto sancito dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia: una responsabilità comune, che attraversa tutti i diversi livelli delle istituzioni competenti.

Il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, il diritto all’istruzione e alla salute dei bambini rom, sinti e camminanti non possono che essere assicurati dalla collaborazione positiva tra tutti i soggetti in campo, istituzionali e non.

La presenza di questi minorenni nei nostri Comuni non può essere trattata come un’emergenza temporanea: occorre che nel Piano nazionale infanzia venga dedicata una parte specifica a definire una strategia nazionale per loro, risorse adeguate, ma anche un Garante a livello nazionale e regionale che sappia rafforzare il sistema di garanzia a loro tutela.

La Convenzione ONU del 1989, ratificata dall’Italia, ribadisce l’uguaglianza fra tutti i bambini come principio cardine e sottolinea come l’interesse superiore del bambino debba sempre prevalere su ogni altra considerazione.

E’ l’ennesima circostanza, questa, in cui l'UNICEF rinnova l’ appello al Governo, ai politici e ai media affinché si adoperino attivamente al superamento dei pregiudizi per contrastare la diffidenza e il razzismo diffuso verso la più vasta minoranza etnica in Europa, che conta tra gli 8 e i 10 milioni di appartenenti.

In uno stato di diritto la sicurezza affidata alle forze dell’ordine non può prescindere da interventi a favore della sicurezza sociale. Per un bambino, per ogni bambino, ‘essere al sicuro’ equivale a ricevere protezione e rispetto per la propria dignità.”

Per maggiori informazioni: Ufficio stampa UNICEF Italia, 0647809233/287 – 335 333077, press@unicef.it, www.unicef.it

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