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Francia
Di Fabrizio (del 06/04/2008 @ 09:44:31, in Europa, visitato 1950 volte)

Da Roma_Francais

I Sulejmani  vivono ad Herbiers da più di un anno. La loro domanda d'asilo rifiutata, queste vittime dimenticate della guerra del Kosovo non immaginano di dover ancora ripartire. E per andare dove?
La famiglia Sulejmani lasciò il Kosovo nel 1999. "Come molte altre case dei Rom, la nostra fu bombardata", dice il padre Bun Sulejmani, 47 anni. Oggi, l'avvenire della famiglia è di nuovo incerto.

I Sulejmani abitavano a Mitrovica. "Prima della guerra, vivevamo bene in Kosovo. Avevamo una drogheria, non c'erano problemi. Ma oggi, i Rom non sono più accettati da nessuna parte. Siamo come palloni da football."

I Rom sono le vittime dimenticate della guerra che ha devastato il Kosovo alla fine degli anni '90. Una minoranza presa nella tenaglia del confronto che opponeva Serbi ed Albanesi. Oggi, i Rom restano indesiderabili in questo paese divenuto indipendente lo scorso 17 febbraio. "Prima della guerra, c'erano circa 144.000 Rom in Kosovo," completa Yvon Albert che insegna il francese alla famiglia Sulejmani. "Oggi, non ne restano che il 10%"

Attorno a Yvon Albert, nell'appartamento della famiglia messo a disposizione dal Centro d'accoglimento dei richiedenti asilo (CADA), si sono raggruppate una dozzina di persone. Sono cittadini di Herbiers sensibili alle sorti di questa famiglia. "I bambini vanno a scuola, i genitori imparano il francese. E' una famiglia molto unita, che chiede di integrarsi. Una petizione recentemente lanciata ha raccolto 1.500 firme."

Bun e Sheribana hanno sei figli. Quattro di loro vivono a Herbiers. La più giovane, Ikbal, ha 11 anni. Frequenta la scuola del quartiere, ha lasciato il Kosovo che aveva 3 anni. "Non mi ricordo di quel paese. Io, voglio restare in Francia, continuare ad andare a scuola."

Dopo il bombardamento della loro casa, la famiglia s'è ritrovata in un campo a Podgorica, nel Montenegro. "Gli otto membri della famiglia ci sono restati per otto anni, min una baracca grande come una stanza," dice Geneviève Cantiteau, dell'associazione Actif, che milita per i richiedenti asilo. "Alimentazione e cure erano aleatori." La famiglia è riuscita infine a pagare uno spallone che li ha condotti in Francia. Dopo aver soggiornato in diverse città, sono arrivati ad Herbiers nell'aprile 2007.

"Là, abbiamo seguito la prassi abituale," illustra Geneviève Cantiteau. "La loro prima domanda di regolarizzazione è stata rifiutata. Ugualmente per il ricorso. Sembra per ragioni amministrative."

La famiglia dovrà lasciare l'appartamento entro il 10 aprile. Ha indirizzato un ultimo ricorso alla prefettura della Vandea. E' l'ultima possibilità. "Vogliono che ritorniamo in Kosovo, ma non è possibile," continua il padre della famiglia. "L'indipendenza non cambia niente per noi Rom. I Serbi ci detestano, gli Albanesi pure. Non abbiamo nessun posto dove andare."

Sua moglie Sheribana, silenziosa sino a questo momento, alza le braccia e gli occhi al cielo. "Meglio morire che rientrare in Kosovo."

E' stata pubblicata su Internet una petizione: http://www.educationsansfrontieres.org/

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