Da
Roma_Francais
I Sulejmani vivono ad Herbiers da più di un anno. La loro domanda
d'asilo rifiutata, queste vittime dimenticate della guerra del Kosovo non
immaginano di dover ancora ripartire. E per andare dove?
La famiglia Sulejmani lasciò il Kosovo nel 1999. "Come molte altre case dei Rom,
la nostra fu bombardata", dice il padre Bun Sulejmani, 47 anni. Oggi, l'avvenire
della famiglia è di nuovo incerto.
I Sulejmani abitavano a Mitrovica. "Prima della guerra, vivevamo bene in
Kosovo. Avevamo una drogheria, non c'erano problemi. Ma oggi, i Rom non sono più
accettati da nessuna parte. Siamo come palloni da football."
I Rom sono le vittime dimenticate della guerra che ha devastato il Kosovo
alla fine degli anni '90. Una minoranza presa nella tenaglia del confronto che
opponeva Serbi ed Albanesi. Oggi, i Rom restano indesiderabili in questo paese
divenuto indipendente lo scorso 17 febbraio. "Prima della guerra, c'erano circa
144.000 Rom in Kosovo," completa Yvon Albert che insegna il francese alla
famiglia Sulejmani. "Oggi, non ne restano che il 10%"
Attorno a Yvon Albert, nell'appartamento della famiglia messo a disposizione
dal Centro d'accoglimento dei richiedenti asilo (CADA), si sono raggruppate una
dozzina di persone. Sono cittadini di Herbiers sensibili alle sorti di questa
famiglia. "I bambini vanno a scuola, i genitori imparano il francese. E' una
famiglia molto unita, che chiede di integrarsi. Una petizione recentemente
lanciata ha raccolto 1.500 firme."
Bun e Sheribana hanno sei figli. Quattro di loro vivono a Herbiers. La più
giovane, Ikbal, ha 11 anni. Frequenta la scuola del quartiere, ha lasciato il
Kosovo che aveva 3 anni. "Non mi ricordo di quel paese. Io, voglio restare in
Francia, continuare ad andare a scuola."
Dopo il bombardamento della loro casa, la famiglia s'è ritrovata in un campo
a Podgorica, nel Montenegro. "Gli otto membri della famiglia ci sono restati per
otto anni, min una baracca grande come una stanza," dice
Geneviève Cantiteau, dell'associazione Actif, che milita per i richiedenti
asilo. "Alimentazione e cure erano aleatori." La famiglia è riuscita infine a
pagare uno spallone che li ha condotti in Francia. Dopo aver soggiornato in
diverse città, sono arrivati ad Herbiers nell'aprile 2007.
"Là, abbiamo seguito la prassi abituale," illustra
Geneviève Cantiteau. "La loro prima domanda di regolarizzazione è stata
rifiutata. Ugualmente per il ricorso. Sembra per ragioni amministrative."
La famiglia dovrà lasciare l'appartamento entro il 10 aprile. Ha indirizzato
un ultimo ricorso alla prefettura della Vandea. E' l'ultima possibilità.
"Vogliono che ritorniamo in Kosovo, ma non è possibile," continua il padre della
famiglia. "L'indipendenza non cambia niente per noi Rom. I Serbi ci detestano,
gli Albanesi pure. Non abbiamo nessun posto dove andare."
Sua moglie Sheribana, silenziosa sino a questo momento, alza le braccia e gli
occhi al cielo. "Meglio morire che rientrare in Kosovo."
E' stata pubblicata su Internet una petizione:
http://www.educationsansfrontieres.org/
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