Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 01/06/2011 @ 09:15:17, in Italia, visitato 1786 volte)
Ho aspettato qualche giorno a riportare la notizia qui sotto. Volevo vedere
che reazione avrebbe suscitato, ma a parte questo link non ho trovato altro.
Provate ad immaginare se le parti fossero state invertite: la campagna stampa
(bipartisan) che si sarebbe sollevata, campi rom dati alle fiamme (come a
Ponticelli), tanti Rom e Sinti onesti costretti a nascondere la loro
appartenenza per continuare a lavorare (e vivere).
C'è una fievole speranza, col cambiamento di vento di questi giorni, che
i miei diventino solo ricordi. A Milano, per esempio: la Moratti nella sua
caccia al voto aveva calendarizzato lo sgombero (senza alternative) di alcuni
campi regolari; col risultato che molti Rom per la prima volta hanno ritirato il
certificato elettorale (e votato Pisapia). Una gran bella festa che ha visto
mischiati Rom e cittadini della zona (se avete un account Facebook,
QUI). Il lavoro di tanti per arrivare a questi risultati. Cittadini come
tutti, finalmente...
Credo fortemente (Rom e Sinti a parte) che una delle letture chiave di queste
amministrative sia proprio nel concetto di "cittadinanza". Chi ha perso,
politiche precedenti a parte, ha continuato a ripetere in campagna elettorale il
tema della divisione tra un NOI e un LORO (cioè: zingari, gay, musulmani ecc.)
alla ricerca del voto moderato. Non riuscendo e non volendo capire che i
moderati, fiaccati da anni di promesse non mantenute, non si ritrovavano più in
questa DISCRIMINAZIONE, primo perché ingiusta e poi perché in questi anni non ha
risolto nessuno dei problemi posti.
Ora dovrà arrivare il momento di uscire da questa continua campagna
elettorale, governare ed affrontare i problemi. Che sono tanti e (non
illudiamoci di bastare a noi stessi), dovranno essere affrontati da tutti,
superando questo clima da "guerra civile a bassa intensità" che ci avvelena da
anni. Il centrosinistra ha dimostrato che se supera le divisioni interne, può
essere un'alternativa credibile. La destra si trova di fronte ad una svolta:
lasciarsi alle spalle le parole d'ordine dello scontro di civiltà (che non
compatta più i moderati, ma solo le frange estreme) ed evolvere in una destra
che sia anche INCLUSIVA (come lo sono anche molti loro parenti europei).
Insisto: per cambiare c'è bisogno di TUTTI. L'editoriale di ieri di
Sallusti è ancora fermo al "...io resto dell’idea che prima li mandiamo via
dalle nostre città meglio è per tutti". Non capisce, non vuole capire, che di
questo passo si prepara un'altra sconfitta.
Un vicino di casa italiano lo aveva rinchiuso in garage
Firenze, 29 mag. (TMNews)
- Un tentativo di stupro su di un bambino rom di cinque anni e' stato sventato
ieri sera per un soffio: le urla del piccolo hanno attirato l'attenzione dei
vicini di casa, che sono intervenuti all'ultimo momento utile. Il reato stava
per compiersi nella cantina di un'abitazione di Sesto Fiorentino, in via
Signorini. Terribile protagonista, un fiorentino di 37 anni, che è stato
arrestato con l'accusa di sequestro di persona, lesioni e violenza sessuale su
un minore.
Il piccolo stava giocando sotto casa, quando l'uomo l'ha adescato per portarlo
in garage, dove l'ha denudato e immobilizzato, per praticargli un'iniezione di
una sostanza non ancora precisata, ma sicuramente allo scopo di stordirlo. Le
urla del bambino sono state udite dai vicini, italiani, che sono accorsi. L'uomo
nel frattempo si e' rifugiato in casa, ma poco dopo è stato prelevato dai
carabinieri. Il minore invece è stato trasportato al Meyer per essere sottoposto
a controlli.
Di Fabrizio (del 02/06/2011 @ 09:27:50, in Italia, visitato 1391 volte)
Da circa tre settimane è affissa all'esterno dell'insediamento rom di Ponte a
Quaracchi un'ordinanza del Comune di Sesto Fiorentino; si dice che il 30 maggio
alle ore 9.00 l’area deve essere abbandonata dagli "occupanti abusivi".
Non sarebbe la prima volta che le forze dell'ordine e l’azienda incaricata
della raccolta rifiuti intervengono per queste operazioni; l'ultima è stata nel
gennaio 2010 nell'area ex Osmatex: un intervento violento con le ruspe che
distruggono ogni cosa incontrino (baracche, vestiti, giocattoli, medicinali o
pentole). E la presenza di esseri umani è sempre vista più che altro come
impedimento alla bonifica e al riutilizzo dei terreni. Questo recita anche
l'attuale ordinanza: con le persone non è possibile rimuovere i rifiuti ed
effettuare gli interventi di messa in sicurezza (vista la presenza di eternit
bruciato durante l'incendio del 31 dicembre scorso); il "pericolo per la
sicurezza e l'incolumità pubblica", si dice, non è limitato ai soli
occupanti, ma esiste anche per coloro che vivono o lavorano nell’area.
Oggi come allora le Istituzioni, prima di disporre lo sgombero, non si sono
preoccupate di conoscere le persone che hanno trovato rifugio in quella
"discarica a cielo aperto", né di capire perché insistano così ostinatamente
a rimanere nelle nostre città, anche se periodicamente cacciati da un luogo
all'altro in condizioni sempre peggiori. Non è sempre stato così, le Istituzioni
locali hanno affrontato in passato altre migrazioni (ad esempio con i rom dal
Kosovo e dalla Macedonia) con atteggiamenti diversi e buoni risultati.
L'ordinanza indica la presenza di 30 persone, delle quali, si dice, non è
possibile "una puntuale identificazione". La documentazione clinica di
MEDU dice che la maggior parte delle famiglie sono stanziali e vivevano negli
insediamenti oggetto di sgombero negli anni passati.
La Regione Toscana ha avviato a inizio anno un tavolo con i Comuni limitrofi:
si è giunti a poco, se non a disporre risorse economiche per il rimpatrio dei
rom in condizioni più difficili, ma a oggi non si ha notizia di contatto con gli
occupanti.
La situazione attuale non è sostenibile e si sarebbe dovuto trovare una
soluzione alternativa e allontanare gli occupanti fin dal 31 dicembre scorso ma,
a cinque mesi di distanza, pare che lo sgombero sia l’unica soluzione, ancora
una volta violando i diritti dei rom: la normativa internazionale indica come lo
sgombero debba seguire un dialogo con gli occupanti e prevedere proposte
alternative a breve e lungo termine. Se così non fosse la sfida sarà persa e
un’esistenza dignitosa, l'istruzione per i bambini, la salute per le persone più
vulnerabili resteranno parole. Ma si tratta di diritti fondamentali e,
nell'interesse di tutti, non devono ammettere deroghe alla loro attuazione. Per
loro stessa definizione.
Medici per i Diritti Umani Onlus - Firenze - 30 maggio 2011
La salute è un diritto di tutti. Nessuno escluso.
Medici per i Diritti Umani onlus
www.mediciperidirittiumani.org
Uffici:
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Tel. +390697844892/+393343929765 Fax. +390697844892
Via Monsignor Leto Casini 11, 50135 Firenze
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Di Fabrizio (del 03/06/2011 @ 09:16:45, in Regole, visitato 1629 volte)
Da
RomSinti@Politica
Cassazione: Illegittimo il rigetto dell’istanza di revoca della detenzione
cautelare se le motivazioni rimandano a pregiudizi e stereotipi relativi al
gruppo etnico Rom di appartenenza dell’imputato
Resa nota la decisione della Cassazione n. 17696/2010 in merito alla nota
vicenda della minore Rom accusata di aver sottratto una neonata a Ponticelli
(Na).
Per ragioni di opportunità, il collegio di difesa ha reso noto soltanto oggi
la decisione della Corte di Cassazione, V. sez. penale, n. 17696/2010 depositata
il 7 maggio 2010, con la quale era stata annullata la decisione del Tribunale
per i Minorenni di Napoli di respingere l'istanza di scarcerazione di A.V., la
quindicenne Rom accusata di avere rapito una neonata a Ponticelli (NA) nel
maggio 2008, avvenimento che scatenò la devastazione dei campi rom di
Ponticelli. La minorenne Rom era stata condannata in primo grado alla pena
detentiva di anni 3 e 8 mesi, sentenza poi confermata in appello. E' tuttora
pendente il ricorso in Cassazione.
La decisione del Tribunale per i Minorenni di Napoli aveva suscitato perplessità
e sconcerto presso il collegio di difesa dell'accusata, nonché presso
organizzazioni di tutela dei diritti dei Rom, per il ricorso da parte del
collegio giudicante ad affermazioni che rimandavano - piuttosto che a
valutazioni sulla pericolosità sociale della singola imputata - a pregiudizi e
stereotipi di matrice etnico- razziali nei confronti della popolazione Rom in
generale.
Nel rigettare l'istanza di scarcerazione, infatti, il collegio giudicante aveva
ritenuto che continuavano a sussistere i presupposti per la custodia cautelare
derivanti dal pericolo di fuga e di recidiva in conseguenza del fatto che
"l'appellante (sarebbe) pienamente inserita negli schemi tipici della cultura
rom" per cui "sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa
risultano, infatti, misure inadeguate anche in considerazione della citata
adesione agli schemi di vita Rom, che per comune esperienza determinano nei loro
aderenti il mancato rispetto delle regole".
L'esame della situazione personale dell'interessata viene così filtrata
attraverso la sua adesione a schemi di vita tipicizzati del popolo cui essa
appartiene, che sarebbero caratterizzati in generale e tout court dal mancato
rispetto delle regole.
A detta del collegio di difesa, sembrava dunque configurarsi nel giudizio della
Corte un pericoloso principio per cui la mera appartenenza al gruppo etnico rom
renderebbe di per sé inconciliabile l'applicazione delle misure cautelari a
prescindere da una seria valutazione su basi personali ed individuali, mediante
invece l'utilizzo di una "categorizzazione" o "profilo etnico".
La Corte di Cassazione ha accolto i rilievi della difesa sostenendo che "non
è legittimo, in quanto riconducibile ad una visione per stereotipi (mal celatasi
dietro ad un generico richiamo alla "comune esperienza") marcata da pregiudizi
di tipo razziale, il riferimento agli schemi culturali dell'etnia di
appartenenza".
La vicenda presa in esame dalla Cassazione richiama una recente giurisprudenza
maturata in seno alla Corte europea dei diritti dell'uomo, nel caso Paraskeva
Todorova c. Bulgaria (CEDU, sentenza dd. 25 marzo 2010, caso n. 37193/07).
Qui, una corte bulgara, nel condannare l'imputata di origine etniche Rom, aveva
espressamente respinto la raccomandazione del pubblico ministero per
l'applicazione della pena condizionale, dichiarando che una cultura di impunità
era imperante entro la minoranza etnica Rom, così sottintendendo che la sentenza
doveva fungere da esempio per l'intera medesima comunità. La Corte di Strasburgo
ha quindi concluso che le autorità giudiziarie bulgare avevano violato il
principio del processo giusto (art. 6 CEDU), in relazione a quello di non
discriminazione (art. 14 CEDU).
Si ringrazia per la segnalazione l'avv. Cristian Valle, del Foro di Napoli.
Di Fabrizio (del 04/06/2011 @ 09:34:56, in Italia, visitato 1398 volte)
"Dietro un campo sosta che i cittadini non vogliono, c'è quasi sempre l'ennesimo
centro commerciale, un grattacielo, un parcheggio da costruire, quasi mai
quell'area sarà a disposizione della cittadinanza... informatevi sugli interessi
immobiliari!" Considerazione amara, scrivevo così nel 2004. Una conferma:
La Nazione I cittadini sul piede di guerra per la realizzazione di una
stazione ecologica di raccolta differenziata
Pisa, 2 giugno 2011 - La cosa più singolare è il nome: si chiama «Stazione
ecologica centro di raccolta differenziata Oratoio», ma verrà realizzata a
Putignano. Il nome è sbagliato — è ancora quello del primo progetto, quando
si pensava appunto di realizzare la struttura a Oratoio, idea poi bocciata a
furor di popolo — eppure compare nella delibera ufficiale approvata in giunta a
metà maggio, con la quale poi si precisa che la stazione ecologica verrà invece
fatta a Putignano, sotto il ponte delle Bocchette, nell'area che fino a poche
settimane fa era occupata da un accampamento rom abusivo.
«Ci sono voluti anni per mandare via gli zingari e adesso arrivano i rifiuti. Un
vero affare» sbottano i residenti del locale Comitato che cerca di opporsi
all'arrivo dei cassoni dei rifiuti. «Forse siamo cittadini diversi da quelli di
Oratoio? O forse non abbiamo alzato abbastanza la voce. Di sicuro siamo stati
fregati da palazzo Gambacorti» dicono altri residenti (quasi tutti di via
Benozzo Gozzoli, via delle Bocchette, via Fagiana, via Putignano, via
Fiorentina) che hanno animato la protesta e il sit-in in sala delle Baleari,
durante il consiglio comunale di martedì, agitando dei volantini con scritto
«Vergogna». «Di sicuro siamo stati fregati due volte: la prima perché nessuno ci
ha avvertito né detto niente, neppure il Consiglio territoriale di
partecipazione che ha approvato all'unanimità dei presenti (14) la proposta di
realizzare la stazione ecologica, senza nemmeno convocare un'assemblea pubblica.
Un voto, quello del Ctp, del quale ha subito approfittato la giunta comunale che
infatti nella delibera con la quale 'condanna' Putignano, parla appunto di
scelta determinata dalle indicazioni favorevoli e unanimi del Ctp. E poi è stata
tradita un'altra promessa: l'area sotto il ponte delle Bocchette era stata
espropriata molti anni fa, ancora quando fu costruito il ponte, per realizzarvi
un polmone verde in maniera da attutire l'impatto delle nuove infrastrutture (e
questa è la destinazione del terreno). Vennero anche piantati decine di alberi.
Ci sono voluti tutti questi anni per veder crescere le piante, ma i residenti
non hanno mai potuto beneficiare di quel parco perché l'area è stata a lungo
occupata dai rom. E adesso cosa succede? Quasi tutti gli alberi sono stati
abbattuti, in fretta e furia senza dare tempo agli abitanti di fiatare. Un vero
scempio. Giù gli alberi, avanti i rifiuti. No, non ci stiamo, va trovata
un'altra soluzione».
Ma anche la politica ci ha messo lo zampino per cancellare ogni residua capacità
di sopportazione dei residenti. In apertura del consiglio comunale, martedì, il
capogruppo del Pdl, Giovanni Garzella, ha presentato un question time per
chiedere spiegazioni e subito dopo ha proposto una mozione urgente con la quale
si impegna il sindaco e la giunta a trovare un altro sito. Testo sul quale si
sarebbe poi dovuto sviluppare il dibattito e il voto. Ma così non è stato.
Ebbene, il consiglio ha infatti votato e riconosciuto l'urgenza della mozione,
ma poi non c'è stato il tempo per la discussione. Tutto rinviato al 9 giugno
nella speranza che, nel frattempo, i cassoni dei rifiuti non siano già arrivati.
Guglielmo Vezzosi
Di Fabrizio (del 05/06/2011 @ 09:51:36, in Italia, visitato 1832 volte)
Segnalazione di Franco Marchi
di Sandra Amurri
- 27 maggio 2011
Cio' che e' santo a Messina diventa il diavolo a Milano. Perche'? Perche' lo
propone Pisapia. Il candidato che al primo turno ha sbaragliato la sindachessa
uscente del Pdl e marcia con il vento in poppa verso il ballottaggio viene
accusato da Berlusconi di voler trasformare la citta' meneghina in una
Zingaropoli solo perche' uno dei punti del suo programma recita (pag. 27):
"Anche nei confronti dei Rom come mostrano una serie di esempi positivi e'
possibile fare passi avanti innanzitutto perche' nella maggioranza dei casi si
tratta di cittadini italiani o comunitari. E' del tutto evidente che vanno
contrastate le forme di sfruttamento dei minori e le attivita' illegali: e'
possibile affrontare il problema casa guardando alle esperienze di
autocostruzione, facilitare attivita' legali di artigianato e intrattenimento
musicale per la frequenza a scuola e preparare l’uscita comunque negativa dei
campi". Esattamente quello che ha deliberato il Comune di Messina, sindaco del
Pdl quel Buzzanca condannato in Cassazione per peculato costretto dalla Corte
d’Appello entro fine mese a scegliere tra la carica di sindaco e quella di
deputato regionale. Entro pochi giorni, parola del ministro Sacconi, arriveranno
150 mila euro e 40 mila usciranno dalla casse del comune come da delibera
approvata il 15 dicembre 2010. Totale 190 mila euro "per la realizzazione di
case per famiglie Rom presenti sul territorio attraverso il sistema
dell’autocostruzione supportata da tecnici comunali e da professionisti".
Insomma a Milano dare una casa a 1361 Rom – fonte Sole 24 Ore – basta per
aleggiare lo spettro di una citta' trasformata in una Zingaropoli. Non osiamo
immaginare come sarebbe stato apostrofato Pisapia se avesse riportato nel suo
programma l’analisi di Amnesty 2010, come si legge nella delibera della giunta
messinese che descrive "la comunita' Rom come vittima di pregiudizio e
stigmatizzazione territoriale e discriminazione istituzionale. I Rom continuano
a vedersi negati i diritti di accesso all’istruzione e all’alloggio alle cure
sanitarie e all’occupazione". Pensate solo come avrebbero apostrofato Pisapia se
solo avesse ripreso una sola di queste civili parole. "E' davvero incredibile un
governo che da' soldi alla sua parte politica e a Milano criminalizza Pisapia"
afferma Elio Veltri, ex deputato Idv fuoriuscito in polemica con Di Pietro.
Di Fabrizio (del 06/06/2011 @ 09:33:07, in Italia, visitato 1316 volte)
Di Luigi Filipetto
Un lungo applauso al gitano con la fisarmonica. In questo sabato piovigginoso
del 4 giugno la Comunità di Sant'Egidio ha organizzato al Polo Ferrara, zona
Corvetto, un Living Together, a cui ha partecipato anche il sindaco Giuliano
Pisapia. Sono accorsi in centinaia, bambini, giovani e adulti, italiani e
immigrati delle più disparate nazionalità.
Sono passati appena cinque giorni dalla nomina del nuovo sindaco e
l'impressione che se ne ricava è che ci vuole davvero poco per riportare una
comunità cittadina a una dimensione di convivenza nella sua normalità. Libera
dalle paure dell'altro create artificialmente. Non è che per un tocco magico una
metropoli con tutte le sue problematiche viene trasformata nell'eden
paradisiaco. E' solo che l'altro, l'immigrato, Giuliano Pisapia l'ha incontrato,
gli ha stretto la mano, si è fatto fotografare insieme, si è seduto in mezzo a
loro. Infatti, dopo un brevissimo saluto dal palco, ha detto: “ora mi fermo qui
con voi, non sopra di voi, scendo giù in mezzo a voi”. E si è seduto in mezzo
alla gente ad ascoltare la fisarmonica, il tamburo fare festa e osservare la
gente che ballava felice. La persona Pisapia ha incontrato altre persone.
Quando il bravissimo gitano con la fisarmonica ha preso il microfono, si è fatto
silenzio e lui era emozionato. "Ho girato il mondo - ha detto – Amsterdam,
Londra, Parigi, grandi città dove vai a cercare da vivere, dove si vive. Qui, in
questa città non potevi neanche sorridere, eri come segnato a dito, ora però
possiamo sorridere insieme".
Diciamolo chiaro: non è questione di stile, qui si tratta di una visione
totalmente diversa di come si amministra una città. Di fronte a una
amministrazione che ha fatto ben cinquecento sgomberi di rom in tre anni senza
risolvere nessun problema e sprecando solo decine di migliaia di euro, che parla
di zingaropoli, di no al voto agli immigrati, abbiamo ora un'amministrazione che
si impegna responsabilmente per ridare a Milano il suo volto umano, ospitale,
tollerante, dignitoso.
Di Fabrizio (del 07/06/2011 @ 09:46:06, in lavoro, visitato 1830 volte)
Ricevo da Alessandra Cangemi
Siamo un gruppo di una quindicina di cittadini milanesi della zona
Lambrate-Rubattino che si sono conosciuti e uniti per un progetto comune.
Dallo sgombero del campo nomadi di via Rubattino nel novembre 2009 stiamo
seguendo una famiglia rom di 6 persone nella faticosa impresa di inserimento
abitativo e lavorativo. Nel .doc allegato è ben riassunta la nostra e loro
esperienza di quest'ultimo anno e mezzo e c'è anche un appello che rivolgiamo a
tutti, leggetela (chi vuole, la richieda
scrivendomi
ndr).
Ora però abbiamo avuto quest'idea per cercare di migliorare la loro situazione
economica.
Alina (la mamma) ha trovato lavoro in una cascina di Melegnano dove coltiva
verdure biologiche e con il benestare della proprietaria potrebbe avere delle
verdure in conto-vendita da rivendere ad amici e conoscenti.
Con suo marito Sandu, una sera alla settimana potrebbe portare a Milano (zone di
nord-est) con la macchina le verdure che la cascina produce e chi è interessato
potrebbe ordinarle e venirle a ritirare in un luogo prescelto.
- si tratta di verdure biologiche appena colte
- a Km zero
- prodotte che più eticamente non si può
- Alina potrebbe tirar su qualche soldo per l'affitto
- in questo modo sosterremmo una cooperativa sociale
- potrebbe essere l'inizio di altri progetti da pensare insieme alla
cooperativa per dare lavoro e casa ad altre famiglie svantaggiate
Per ora si può scegliere tra 2 tipi di cassette di ortaggi bio (circa 3 kg di
verdura) a 7,00 euro ciascuna
Cassetta A:
1 kg zucchine
1 kg coste
350 gr
lattuga gentile
1/2 kg catalogna
1 mazzo
basilico
prezzemolo
Cassetta B:
1 kg cime di rapa
1 kg
zucchine
350 gr lattuga canasta
1/2 kg catalogna
1 mazzo
basilico
prezzemolo
Purtroppo la scelta delle verdure in questo momento è un po' limitata, più
avanti ci saranno anche pomodori, peperoni e fagiolini.
Entro lunedì a mezzogiorno ci devono ritornare i vostri ordini
via mail.
La consegna in zona Lambrate/Feltre è lunedì 6 dalle 18 in poi in Via Pisani
Dossi 12 (citofono Mandelli/Bianchi). Oppure anche la mattina dopo, se avete
problemi, perché tanto qui c'è sempre qualcuno (non oltre perché non possiamo
tenervela in frigo).
Ovviamente si può ordinare anche più di una cassetta...
Se ci sono richieste numerose provenienti da altre zone si potrebbero trovare
anche altri punti di riferimento più comodi per la consegna.
Di Fabrizio (del 08/06/2011 @ 09:44:08, in media, visitato 1362 volte)
Da
Aussie_Kiwi_Roma
Romea.cz Lukáš Houdek, Zdenka Kainarová, translated by Gwendolyn Albert
Sami Mustafa è un regista della mahala rom nel villaggio di Plemetina in
Kosovo. Il suo primo incontro con la cinematografia fu attraverso un programma
gestito in loco nel 2003 dal centro ricreativo Balkan Sunflowers. Un anno dopo
iniziò a collaborare con due compagnie di produzione, Koperativa e Quawava. Ha
diretto diversi film sulla situazione del dopoguerra dei Rom in Kosovo. Il suo
documentario "Road to Home" è stato proiettato a Cannes nel 2007, unico
film in rappresentanza del Kosovo. Mustafa ha fondato la compagnia di produzione
Romawood e dal 2009 gestisce a Pristina come direttore artistico assieme a Balkan
Sunflowers il Rolling Film Festival di film rom. Vive a Pristina con la sua
ragazza, la regista francese Charlotte Bohl. Romea.cz lo ha intervistato.
VIDEO
Sami Mustafa: Road to
Home
Welcome to Plemetina (1a
parte)
Welcome to Plemetina (2a
parte)
Come ha fatto un ragazzo come te ad uscire dalla mahala ed iniziare a fare
film?
In pratica ho iniziato a primavera 2003, quando un tizio dall'Australia è
venuto a Plemetina. Lavorava come cameraman per Sky News a Sidney. Venne in
Kosovo per collaborare con enti non-profit e condurre un laboratorio per i
giovani di Plemetina che durò tre o quattro mesi.
Era un laboratorio sulla cinematografia?
Sul fare documentari. Di base era un giornalista, cosa che si rifletteva in
ciò che insegnava, ma era brillante. Il laboratorio era una delle attività del
nostro doposcuola, una delle tante, perché andavo anche dagli scout. Sotto la
sua direzione girammo "Welcome to Plemetina", che fu accolto molto positivamente
nei festival in Europa, ed anche in Kosovo e negli USA. Il film fu il lavoro
collettivo di 13 ragazzi.
Quanti anni avevi quando hai partecipato al laboratorio?
Adesso ne ho 26, saranno 27 ad agosto. Buon dio! Beh, non importa, saranno
stati 17 o 18.
Sei uno dei pochi adolescenti di Plemetina che hanno continuato con i
film. Quel film è stato il tuo esordio?
Ho preso tutto molto seriamente. Fondamentalmente tutto ciò che faccio lo
prendo seriamente. Anche quando andavo con gli scout ne ero completamente
assorbito. Poi chi aveva gestito quel progetto ne concepirono un altro simile,
relativo al lavoro con il video. Chiesero a me e ad un amico di partecipare, ed
un anno dopo era stato fatto il mio secondo film. Un anno dopo appresi di un
altro laboratorio filmico che operava col sistema "lavora ed impara".
Fondamentalmente era un lavoro pagato durante il quale imparavi nuove cose. Il
programma durava un anno. Era anche il mio ultimo anno di superiori. Poi dovetti
decidere dove focalizzarmi e cosa lasciare. Alla fine, ho mollato gli scout. Ho
anche rinunciato a medicina, che stavo studiando nel frattempo.
Volevi fare il dottore?
No, ho solo studiato alla scuola superiore di medicina. Non c'era altra
scelta, la scuola è una delle sole due a Plemetina. L'altra è la scuola di
economia, ma non l'ho considerata perché andavo male in matematica.
Quindi non hai un'istruzione filmica?
Precisamente. Nella mia vita non c'è una scuola di film. Dopo quell'anno di
tirocinio retribuito, con i soldi guadagnati comperai una telecamera ed un
computer ed iniziai a riprendere. Feci diversi film. Uno di essi comprende la
raccolta dei miei lavori recenti, "Never Back Home". Iniziai a girarlo nel 2004.
Qual è il tema centrale del tuo lavoro?
Mi concentro soprattutto sui Rom. Faccio del mio meglio, attraverso i film,
per dimostrare il fatto che la vita attuale dei Rom in Kosovo è influenzata
significativamente dalla politica. Inoltre, faccio del mio meglio per catturare
alcuni elementi della cultura rom che stanno sparendo, anche se non partecipo
attivamente alla loro preservazione. Penso sia importante registrarli almeno su
video cassette, così che la prossima generazione di Rom e le altre nazioni
possano capire alcune cose e pensarvi.
Hai scelto questo tema centrale perché sei Rom?
Assolutamente, proprio perché sono Rom. All'inizio non sapevo niente dei Rom
in generale e non sapevo dove trovare informazioni. Non capivo perché dicevano
che siamo dell'India. Naturalmente, non avevamo internet, dove ho potuto trovare
risposte alle mie domande. Quindi ho deciso di iniziare con quello che avevo
proprio di fronte al mio naso, i Rom in Kosovo. Per cercare di capire chi
diavolo fossi, perché sono qui, perché ci chiamano zingari, per andare al fondo
del perché ci odino tanto- è nascosto, ma lo percepisci nella gente - e c'è così
tanta violenza. I film che ho iniziato a girare sono tanto per i Rom che per...
Per i gagé? [Nota del traduttore: non-Rom, può essere peggiorativo]
Hmm, non mi piace quella parola. E' una di quelle cose che devo chiarirmi.
Cosa significa davvero la parola gagio? I Rom si chiamano così tra loro, perché
significa "uomo". Chiamarti gagio significa che non sei una persona.
Pensi che i Rom ti percepiscano differentemente da un regista non-Rom
quando fai i tuoi documentari?
Penso si debbano combinare entrambe gli approcci. E' giusto capire qualcosa,
ma anche non esservi troppo coinvolto emotivamente solo perché anch'io sono Rom.
Per questo l'opinione delle persone non-Rom, delle non-persone (ride) è un bene,
ed è un bene scendere a compromessi. Faccio del mio meglio per essere neutrale,
nella misura in cui è possibile, e guardare ai problemi dei Rom attraverso occhi
differenti. Faccio del mio meglio per catturare come tutti noi vediamo queste
persone. E' molto difficile comprenderli, devi inserirti in queste situazioni,
cosa che è terribilmente dolorosa e può anche influenzare l'intera riuscita.
Pensi che entrare in una comunità rom sia più semplice per te di quanto lo
sarebbe per la tua ragazza francese Charlotte? Che tu otterresti la loro fiducia
più rapidamente di lei?
Penso che sia lo stesso. Dipende molto dalle persone che stai filmando. La
maggior parte del tempo nel mio lavoro estraggo immediatamente la macchina da
presa ed inizio a filmare, ma la risposta a ciò è ogni volta differente. La
gente che vuole parlare si muove da sé verso la videocamera parlando. Poi c'è
chi inizia ad urlarvi contro di andarvene. In quel momento non importa se sono
Rom oppure no. Al contrario, penso di essere bravo quando incontro gente con un
gran potenziale coinvolgendoli a raccontare la loro storia. Sono capace di
convincerli a farlo perché sono un Rom, e so quindi come comportarmi in queste
situazioni. Pensandoci ora, è sostanzialmente un approccio molto egoista. Li
spingi a parlare perché ne hai bisogno.
Cosa speri di ottenere con i tuoi film?
E' collegato col festival che faccio. Volevo fare film così la gente avrebbe
potuto imparare cosa succedeva qui. Oltre che con i problemi, voglio che la
gente familiarizzi con la cultura rom, col modo di vita dei Rom. Volevo anche
mostrare che i film fatti da Rom esistono. Per questo praticamente ho creato il
festival. Lo scopo principale era di raccogliere film sui Rom creati dai Rom
stessi, film che non li rappresentano o colpevoli o vittime. La selezione si
deve basare soprattutto su storie di singoli.
Come funziona il festival?
Il festival nasce nel 2009. Chiunque può aderire. Stiamo facendo del nostro
meglio per raccogliere più film possibile, per vedere che tipo di film vengono
fatti sui Rom. Poi selezioniamo i film a seconda del tema predeterminato. Il
primo anno sono stati sottoposti circa 50 film. La condizione era che si
basassero su storie personali. Un criterio era che non dovessero essere
stereotipati, in senso negativo o positivo. Enfatizziamo i film che introducono
qualcosa di nuovo. Non scegliamo film che ripetono all'infinito le solite
vecchie cose polverose. Le storie individuali vanno bene perché non
generalizzano e mostrano un caso concreto in cui una certa situazione ha
lasciato il segno.
Possono esserci soltanto registi rom?
No, è un festival con film sui Rom e film di Rom.
Quindi un Rom che ha fatto un film sulla globalizzazione potrebbe
partecipare?
Esattamente. Io stesso non ho fatto soltanto film sui Rom, sono interessato
anche su altri temi. E' per questo che mi sembra importante che i registi Rom
non debbano avere necessariamente a che fare con le tematiche rom.
Come funziona il festival? Dove si tengono le proiezioni?
Facciamo del nostro meglio per fare un buon evento culturale a Pristina, che
è il luogo principale dove ha luogo il Rolling Film Festival. Scegliamo un
cinema o un teatro che sia accessibile a tutti. Non vogliamo scegliere un luogo
che sia troppo caratterizzato - proiettare solo in posti per hippie o viceversa
solo in un posto snob. Vogliamo che tutti abbiano un'esperienza piacevole, per
questo più spesso scegliamo una via di mezzo. Oltre al festival stesso, abbiamo
un programma di corollario, chiamato "Rolling On the Road".
Proiettiamo direttamente nelle mahala dei Rom.
Perché per i Rom ordinari la proiezione di documentari dovrebbe essere
essenziale?
Quando ci siamo consultati tra noi su quelli che dovevano essere gli eventi
collaterali del festival, siamo arrivati alla conclusione che sono importanti
tutti e due - presentazioni nei cinema e presentazioni sul campo. Un buon
esempio è "American Gypsy". E' un film su una famiglia rom e descrive
la vita quotidiana dei Rom in America. La storia di quella famiglia è simile a
molte altre famiglie rom nel mondo. Condividono cultura, opinioni, tradizioni,
modi di vita simili. Quando l'ho visto ero assolutamente sbalordito, perché i
Rom in Kosovo vivono nel medesimo modo, la loro percezione delle cose è la
stessa, mantengono le identiche tradizioni. Un film simile è naturalmente
importante per chi non è Rom, ma l è anche per i Rom stessi. Possono capire
effettivamente quanto è importante la vita che vivono.
Che tipo di persone visitano il festival in Kosovo?
Vogliamo raggiungere assolutamente tutti. Per esempio, invitiamo college e
scuole superiori. Abbiamo un programma speciale per le superiori dove un comico
improvvisa dei pezzi. Racconta barzellette al pubblico mentre si proiettano
alcuni film. Ad un certo punto i film vengono interrotti così ci può essere
interazione con gli spettatori più giovani sul messaggio. Riteniamo che questo
possa costringerli a riflettere su alcune differenze. Attraverso gli scherzi
cerchiamo anche di ricordare loro alcune cose importanti che possono essere
sfuggite durante la proiezione. Oltre a Pristina il programma viene presentato
anche da altre parti in Kosovo.
Perché pensi che sia importante presentare film sui Rom al pubblico più
vasto in Kosovo?
Credo sia importante mostrare tutti i film, ma c'è una ragione in più per cui
i film rom sono importanti. Qualche anno fa, la situazione dei Rom qui era molto
differente da oggi - penso a prima della guerra, quando il 90% dei Rom lavorava
a tempo pieno. Oggi è solo lo 0,3%. Sono cambiate le relazioni con la
popolazione maggioritaria. Che è influenzata da molti pregiudizi, dalla paura
delle altre etnie che è cresciuta durante la guerra. Non riguarda solo i
pregiudizi che esistono sui Rom, ma la credenza che i Rom abbiano aiutato la
lotta contro l'etnia albanese, che non è completamente vero. Dato che c'è un
dibattito alla fine di ogni film, penso che possano influenzare le opinioni di
chi li guarda.
Dove ti vedi in futuro? Cos'è importante per te?
Questi problemi con l'etnia qui ci sono sempre stati e ci saranno. Però,
credo che queste piccole azioni di lotta contro gli stereotipi, compiute da
molte altre persone oltre a noi, sono importanti perché hanno il potere di
cambiare il punto di vista di qualcuno. Di sicuro, non cambieranno l'approccio
di tutta la società, ma anche fossero 1.000, 500 oppure almeno tre persone, si
può spingerli ad iniziare a fare qualcosa da loro stessi. Cosa voglio
personalmente dalla vita? Alla fine sono solo un ragazzo che fa film e si
diverte a farli. Talvolta buoni, talvolta cattivi. Fondamentalmente sto solo
facendo del mio meglio e continuerò a farlo per aiutare queste diverse nazioni a
raggiungere un compromesso.
Quali sono le prospettive per la vita in Kosovo?
A volte è pazzesco. Quando penso all'istruzione che ho ricevuto qui, devo
dire che non è servita a niente. C'era un insegnante alla scuola di medicina che
era lì dai tempi di Tito e non era nemmeno qualificato per svolgere il suo
lavoro. Per amor di dio, sono queste le persone che dovrebbero darci il
beneficio della loro esperienza? Un giorno potremmo avere la vita di qualcuno
nelle nostre mani! Quei quattro anni sono stati solo una catastrofe. Volevo solo
laurearli, più che altro per i miei genitori. Pensandoci adesso, probabilmente
sono uno dei pochi Rom che qui sta facendo qualcosa. Soprattutto negli ultimi
tre o quattro anni h dedicato la mia vita al festival e ai film. E' quel che
voglio fare. Ecco perché per me personalmente la vita in Kosovo offre buone
prospettive. Tuttavia, anche se amo molto il Kosovo, lo odio nel contempo.
Quando avrò dei bambini, non voglio che vivano la vita che ho vissuto, in quelle
condizioni. Qui ci sono prospettive per me come individuo, ma non per il popolo
di cui mi sento responsabile.
Di Fabrizio (del 09/06/2011 @ 09:58:25, in casa, visitato 1564 volte)
Gazzetta di Reggio
Aggiornato il regolamento comunale sulle aree di sosta Parole di fuoco, la
Zarina si scaglia contro il centrosinistra
Cambia e si aggiorna il regolamento comunale per l'allestimento e il
funzionamento delle tre aree di sosta per i nomadi, che diventano meno campi
di sosta libera e più una sorta di "campeggio" con tariffe per la sosta e le
utenze e con maggior controlli e responsabilizzazione di chi vi risiede.
Un tema che pareva destinato a scatenare una nuova polemica tra Pd e Lega, ha
visto invece le due forze politiche votare congiuntamente le proposte di
modifica approvate dal consiglio, mentre il Pdl ha votato contro.
Diverse le motivazioni che hanno portato ad una votazione congiunta su un
argomento sollevato dalla Lega. Prima fra tutte il lavoro preparatorio in
commissione, ma poi il Pd è arrivato al sì perché il regolamento, che è del
1997, andava aggiornato. «E le modifiche approvate non fanno altro - ha detto
l'assessore al Welfare Sassi - che inserire la prassi che il Comune già applica
dal 2007».
Per la Lega invece si è trattato di una iniziativa per responsabilizzare
maggiormente i nomadi, che sono portatori di diritti e di pari doveri e debbono
essere trattati al pari degli altri cittadini. Non a caso spesso il confronto
utilizzato dalla Lega è stato quello tra i residenti delle case popolari e
quelli dei campi nomadi, per evidenziare la necessità di un principio di equità
tra tutti i cittadini.
Chi invece si è chiamata fuori dal coro, è stato l'ex sindaco Antonella
Spaggiari di Città Attiva, che ha accusato la maggioranza di aver fatto in
campagna elettorale promesse che poi non ha mantenuto come la creazione delle
micro campine e sostenendo inoltre «che la gestione e la tutela delle minoranze
si fa anche per la tranquillità della maggioranza». Per cui, ha aggiunto, la
Spaggiari, occorre un progetto e risorse da destinare in primo luogo alla
scolarizzazione delle nuove generazioni di nomadi, che questa giunta non ha.
Una critica a cui l'assessore Matteo Sassi ha risposto elencando i dati
relativi alla scolarizzazione dei nomadi nel comune di Reggio e che vedono nel
corrente anno scolastico 99 bambini frequentare la scuola elementare, 73 ragazzi
(con 9 abbandoni) alla scuola media e altri 16 (con 7 abbandoni scolastici)
frequentare le scuole superiori o di formazione. A conferma di un impegno che
sta andando avanti. Il nuovo regolamento prevede che per le utenze i contratti
siano individuali, che vi sia una responsabilità personale per i danni arrecati
alle strutture, maggiori controlli da parte della polizia municipale e maggior
attenzione per la gestione dei rifiuti nelle aree di sosta.
[...]
Roberto Fontanili
Di Fabrizio (del 10/06/2011 @ 09:48:11, in casa, visitato 1448 volte)
A due mesi dal blitz nell'Asi nessuno ha provveduto a risistemare la
comunità che da 30 anni vive in quei luoghi. Giugliano, dopo lo sgombero 3 nuovi
accampamenti su terreni privati. Le associazioni mettono sotto accusa il sindaco
Pianese e la prefettura - di TIZIANA COZZI
Li hanno mandati via due mesi fa dall'area industriale Asi di Giugliano, con
la promessa di sistemarli altrove. Con le ruspe hanno buttato giù le loro
baracche vecchie di trent'anni ma i nomadi sono rimasti lì. Per sessanta giorni
hanno dormito nelle automobili, nei furgoni. Sono circa 500, 466 per
l'esattezza, hanno occupato terreni e campagne private, non si sono mossi di un
millimetro dall'area dove hanno vissuto più di un trentennio: la loro casa, più
provvisoria che mai, è intorno al centro commerciale Auchan di Giugliano, una
porzione di terreno praticamente invasa dai senzatetto nomadi. Lì vivono i rom
rimasti fuori dalle assegnazioni del piccolo campo nato nell'area industriale
Asi. Una tribù di senzatetto, tra cui 275 minori (147 tra 0 e 5 anni, 128 dai
sei ai 16 anni) costretti a sopravvivere in difficili condizioni. Nessun
servizio igienico, immersi nel fango e nella sporcizia, vivono come vagabondi
accampati in mezzo alle campagne, senza un minimo di tutela. Tre gli
accampamenti di fortuna nati su aree private che adesso i proprietari legittimi
reclamano. Due intorno all'area del centro commerciale, uno nei pressi della
stazione ferroviaria.
Una situazione di emergenza più volte segnalata al Comune e al prefetto, che
però stenta a trovare una via d'uscita. Venerdì è previsto l'incontro con il
sindaco Giovanni Pianese e con il prefetto Andrea De Martino, alla presenza di
una delegazione di nomadi e di padre Alex Zanotelli.
"È una situazione davvero grave - dice Alexander Valentino del comitato "Con i
rom" - restano lì perché ci hanno vissuto trent'anni e non sanno dove andare. Ma
ogni giorno le pattuglie di polizia li controllano, ripetono di continuo che
devono andarsene. Come è possibile che non ci sia una soluzione?". Nemmeno un
mese fa, un bimbo ha perso la vita in uno dei tre accampamenti: viveva nel
furgone con i genitori. E ora, con il caldo la situazione può soltanto
peggiorare.
La soluzione ci sarebbe: un territorio confiscato alla camorra a Quarto. "Lo
abbiamo visto assieme all'Opera Nomadi e ad una delegazione di rom - racconta
Valentino - loro erano entusiasti. Ma alla fine l'accordo non c'è stato anche
perché il terreno individuato si trova proprio al centro di una zona
residenziale con villette private. Non è esattamente il posto adatto per 500
nomadi".
Nell'attesa, ognuno si arrangia come può. Chi ha lavoro e soldi ha comperato un
camper. Gli altri hanno provato a costruirsi una baracca in legno ma la polizia
gliel'ha impedito. In tanti si sono procurati vecchie roulotte, prestate da
parenti o amici. Una situazione tale non può andare avanti per molto. In due
mesi, però, nessuno ha trovato una soluzione. "Ci incontreremo con il prefetto e
i proprietari dei suoli - spiega il sindaco di Giugliano Giovanni Pianese - ma
non ci sono molte soluzioni sul tavolo. C'è l'ipotesi Quarto oppure si può
temporeggiare nell'attesa dei provvedimenti giudiziari di sgombero. I
proprietari si sono rivolti alle autorità per far liberare i loro terreni". Un
progetto forse esiste: l'ennesimo sgombero.
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