Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 01/06/2011 @ 09:15:17, in Italia, visitato 1786 volte)

Ho aspettato qualche giorno a riportare la notizia qui sotto. Volevo vedere che reazione avrebbe suscitato, ma a parte questo link non ho trovato altro. Provate ad immaginare se le parti fossero state invertite: la campagna stampa (bipartisan) che si sarebbe sollevata, campi rom dati alle fiamme (come a Ponticelli), tanti Rom e Sinti onesti costretti a nascondere la loro appartenenza per continuare a lavorare (e vivere).

C'è una fievole speranza, col cambiamento di vento di questi giorni, che i miei diventino solo ricordi. A Milano, per esempio: la Moratti nella sua caccia al voto aveva calendarizzato lo sgombero (senza alternative) di alcuni campi regolari; col risultato che molti Rom per la prima volta hanno ritirato il certificato elettorale (e votato Pisapia). Una gran bella festa che ha visto mischiati Rom e cittadini della zona (se avete un account Facebook, QUI). Il lavoro di tanti per arrivare a questi risultati. Cittadini come tutti, finalmente...

Credo fortemente (Rom e Sinti a parte) che una delle letture chiave di queste amministrative sia proprio nel concetto di "cittadinanza". Chi ha perso, politiche precedenti a parte, ha continuato a ripetere in campagna elettorale il tema della divisione tra un NOI e un LORO (cioè: zingari, gay, musulmani ecc.) alla ricerca del voto moderato. Non riuscendo e non volendo capire che i moderati, fiaccati da anni di promesse non mantenute, non si ritrovavano più in questa DISCRIMINAZIONE, primo perché ingiusta e poi perché in questi anni non ha risolto nessuno dei problemi posti.

Ora dovrà arrivare il momento di uscire da questa continua campagna elettorale, governare ed affrontare i problemi. Che sono tanti e (non illudiamoci di bastare a noi stessi), dovranno essere affrontati da tutti, superando questo clima da "guerra civile a bassa intensità" che ci avvelena da anni. Il centrosinistra ha dimostrato che se supera le divisioni interne, può essere un'alternativa credibile. La destra si trova di fronte ad una svolta: lasciarsi alle spalle le parole d'ordine dello scontro di civiltà (che non compatta più i moderati, ma solo le frange estreme) ed evolvere in una destra che sia anche INCLUSIVA (come lo sono anche molti loro parenti europei).

Insisto: per cambiare c'è bisogno di TUTTI. L'editoriale di ieri di Sallusti è ancora fermo al "...io resto dell’idea che prima li mandiamo via dalle nostre città meglio è per tutti". Non capisce, non vuole capire, che di questo passo si prepara un'altra sconfitta.


Un vicino di casa italiano lo aveva rinchiuso in garage

Firenze, 29 mag. (TMNews) - Un tentativo di stupro su di un bambino rom di cinque anni e' stato sventato ieri sera per un soffio: le urla del piccolo hanno attirato l'attenzione dei vicini di casa, che sono intervenuti all'ultimo momento utile. Il reato stava per compiersi nella cantina di un'abitazione di Sesto Fiorentino, in via Signorini. Terribile protagonista, un fiorentino di 37 anni, che è stato arrestato con l'accusa di sequestro di persona, lesioni e violenza sessuale su un minore.

Il piccolo stava giocando sotto casa, quando l'uomo l'ha adescato per portarlo in garage, dove l'ha denudato e immobilizzato, per praticargli un'iniezione di una sostanza non ancora precisata, ma sicuramente allo scopo di stordirlo. Le urla del bambino sono state udite dai vicini, italiani, che sono accorsi. L'uomo nel frattempo si e' rifugiato in casa, ma poco dopo è stato prelevato dai carabinieri. Il minore invece è stato trasportato al Meyer per essere sottoposto a controlli.

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Di Fabrizio (del 02/06/2011 @ 09:27:50, in Italia, visitato 1391 volte)

Da circa tre settimane è affissa all'esterno dell'insediamento rom di Ponte a Quaracchi un'ordinanza del Comune di Sesto Fiorentino; si dice che il 30 maggio alle ore 9.00 l’area deve essere abbandonata dagli "occupanti abusivi".

Non sarebbe la prima volta che le forze dell'ordine e l’azienda incaricata della raccolta rifiuti intervengono per queste operazioni; l'ultima è stata nel gennaio 2010 nell'area ex Osmatex: un intervento violento con le ruspe che distruggono ogni cosa incontrino (baracche, vestiti, giocattoli, medicinali o pentole). E la presenza di esseri umani è sempre vista più che altro come impedimento alla bonifica e al riutilizzo dei terreni. Questo recita anche l'attuale ordinanza: con le persone non è possibile rimuovere i rifiuti ed effettuare gli interventi di messa in sicurezza (vista la presenza di eternit bruciato durante l'incendio del 31 dicembre scorso); il "pericolo per la sicurezza e l'incolumità pubblica", si dice, non è limitato ai soli occupanti, ma esiste anche per coloro che vivono o lavorano nell’area.

Oggi come allora le Istituzioni, prima di disporre lo sgombero, non si sono preoccupate di conoscere le persone che hanno trovato rifugio in quella "discarica a cielo aperto", né di capire perché insistano così ostinatamente a rimanere nelle nostre città, anche se periodicamente cacciati da un luogo all'altro in condizioni sempre peggiori. Non è sempre stato così, le Istituzioni locali hanno affrontato in passato altre migrazioni (ad esempio con i rom dal Kosovo e dalla Macedonia) con atteggiamenti diversi e buoni risultati.

L'ordinanza indica la presenza di 30 persone, delle quali, si dice, non è possibile "una puntuale identificazione". La documentazione clinica di MEDU dice che la maggior parte delle famiglie sono stanziali e vivevano negli insediamenti oggetto di sgombero negli anni passati.

La Regione Toscana ha avviato a inizio anno un tavolo con i Comuni limitrofi: si è giunti a poco, se non a disporre risorse economiche per il rimpatrio dei rom in condizioni più difficili, ma a oggi non si ha notizia di contatto con gli occupanti.

La situazione attuale non è sostenibile e si sarebbe dovuto trovare una soluzione alternativa e allontanare gli occupanti fin dal 31 dicembre scorso ma, a cinque mesi di distanza, pare che lo sgombero sia l’unica soluzione, ancora una volta violando i diritti dei rom: la normativa internazionale indica come lo sgombero debba seguire un dialogo con gli occupanti e prevedere proposte alternative a breve e lungo termine. Se così non fosse la sfida sarà persa e un’esistenza dignitosa, l'istruzione per i bambini, la salute per le persone più vulnerabili resteranno parole. Ma si tratta di diritti fondamentali e, nell'interesse di tutti, non devono ammettere deroghe alla loro attuazione. Per loro stessa definizione.

Medici per i Diritti Umani Onlus - Firenze - 30 maggio 2011

La salute è un diritto di tutti. Nessuno escluso.
Medici per i Diritti Umani onlus
www.mediciperidirittiumani.org

Uffici:
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Di Fabrizio (del 03/06/2011 @ 09:16:45, in Regole, visitato 1629 volte)

Da RomSinti@Politica

Cassazione: Illegittimo il rigetto dell’istanza di revoca della detenzione cautelare se le motivazioni rimandano a pregiudizi e stereotipi relativi al gruppo etnico Rom di appartenenza dell’imputato

Resa nota la decisione della Cassazione n. 17696/2010 in merito alla nota vicenda della minore Rom accusata di aver sottratto una neonata a Ponticelli (Na).

Per ragioni di opportunità, il collegio di difesa ha reso noto soltanto oggi la decisione della Corte di Cassazione, V. sez. penale, n. 17696/2010 depositata il 7 maggio 2010, con la quale era stata annullata la decisione del Tribunale per i Minorenni di Napoli di respingere l'istanza di scarcerazione di A.V., la quindicenne Rom accusata di avere rapito una neonata a Ponticelli (NA) nel maggio 2008, avvenimento che scatenò la devastazione dei campi rom di Ponticelli. La minorenne Rom era stata condannata in primo grado alla pena detentiva di anni 3 e 8 mesi, sentenza poi confermata in appello. E' tuttora pendente il ricorso in Cassazione.

La decisione del Tribunale per i Minorenni di Napoli aveva suscitato perplessità e sconcerto presso il collegio di difesa dell'accusata, nonché presso organizzazioni di tutela dei diritti dei Rom, per il ricorso da parte del collegio giudicante ad affermazioni che rimandavano - piuttosto che a valutazioni sulla pericolosità sociale della singola imputata - a pregiudizi e stereotipi di matrice etnico- razziali nei confronti della popolazione Rom in generale.

Nel rigettare l'istanza di scarcerazione, infatti, il collegio giudicante aveva ritenuto che continuavano a sussistere i presupposti per la custodia cautelare derivanti dal pericolo di fuga e di recidiva in conseguenza del fatto che "l'appellante (sarebbe) pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom" per cui "sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa risultano, infatti, misure inadeguate anche in considerazione della citata adesione agli schemi di vita Rom, che per comune esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole".

L'esame della situazione personale dell'interessata viene così filtrata attraverso la sua adesione a schemi di vita tipicizzati del popolo cui essa appartiene, che sarebbero caratterizzati in generale e tout court dal mancato rispetto delle regole.
A detta del collegio di difesa, sembrava dunque configurarsi nel giudizio della Corte un pericoloso principio per cui la mera appartenenza al gruppo etnico rom renderebbe di per sé inconciliabile l'applicazione delle misure cautelari a prescindere da una seria valutazione su basi personali ed individuali, mediante invece l'utilizzo di una "categorizzazione" o "profilo etnico".

La Corte di Cassazione ha accolto i rilievi della difesa sostenendo che "non è legittimo, in quanto riconducibile ad una visione per stereotipi (mal celatasi dietro ad un generico richiamo alla "comune esperienza") marcata da pregiudizi di tipo razziale, il riferimento agli schemi culturali dell'etnia di appartenenza".

La vicenda presa in esame dalla Cassazione richiama una recente giurisprudenza maturata in seno alla Corte europea dei diritti dell'uomo, nel caso Paraskeva Todorova c. Bulgaria (CEDU, sentenza dd. 25 marzo 2010, caso n. 37193/07).
Qui, una corte bulgara, nel condannare l'imputata di origine etniche Rom, aveva espressamente respinto la raccomandazione del pubblico ministero per l'applicazione della pena condizionale, dichiarando che una cultura di impunità era imperante entro la minoranza etnica Rom, così sottintendendo che la sentenza doveva fungere da esempio per l'intera medesima comunità. La Corte di Strasburgo ha quindi concluso che le autorità giudiziarie bulgare avevano violato il principio del processo giusto (art. 6 CEDU), in relazione a quello di non discriminazione (art. 14 CEDU).

Si ringrazia per la segnalazione l'avv. Cristian Valle, del Foro di Napoli.

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Di Fabrizio (del 04/06/2011 @ 09:34:56, in Italia, visitato 1398 volte)

"Dietro un campo sosta che i cittadini non vogliono, c'è quasi sempre l'ennesimo centro commerciale, un grattacielo, un parcheggio da costruire, quasi mai quell'area sarà a disposizione della cittadinanza... informatevi sugli interessi immobiliari!" Considerazione amara, scrivevo così nel 2004. Una conferma:

La Nazione I cittadini sul piede di guerra per la realizzazione di una stazione ecologica di raccolta differenziata

Pisa, 2 giugno 2011 - La cosa più singolare è il nome: si chiama «Stazione ecologica centro di raccolta differenziata Oratoio», ma verrà realizzata a Putignano. Il nome è sbagliato — è ancora quello del primo progetto, quando si pensava appunto di realizzare la struttura a Oratoio, idea poi bocciata a furor di popolo — eppure compare nella delibera ufficiale approvata in giunta a metà maggio, con la quale poi si precisa che la stazione ecologica verrà invece fatta a Putignano, sotto il ponte delle Bocchette, nell'area che fino a poche settimane fa era occupata da un accampamento rom abusivo.

«Ci sono voluti anni per mandare via gli zingari e adesso arrivano i rifiuti. Un vero affare» sbottano i residenti del locale Comitato che cerca di opporsi all'arrivo dei cassoni dei rifiuti. «Forse siamo cittadini diversi da quelli di Oratoio? O forse non abbiamo alzato abbastanza la voce. Di sicuro siamo stati fregati da palazzo Gambacorti» dicono altri residenti (quasi tutti di via Benozzo Gozzoli, via delle Bocchette, via Fagiana, via Putignano, via Fiorentina) che hanno animato la protesta e il sit-in in sala delle Baleari, durante il consiglio comunale di martedì, agitando dei volantini con scritto «Vergogna». «Di sicuro siamo stati fregati due volte: la prima perché nessuno ci ha avvertito né detto niente, neppure il Consiglio territoriale di partecipazione che ha approvato all'unanimità dei presenti (14) la proposta di realizzare la stazione ecologica, senza nemmeno convocare un'assemblea pubblica. Un voto, quello del Ctp, del quale ha subito approfittato la giunta comunale che infatti nella delibera con la quale 'condanna' Putignano, parla appunto di scelta determinata dalle indicazioni favorevoli e unanimi del Ctp. E poi è stata tradita un'altra promessa: l'area sotto il ponte delle Bocchette era stata espropriata molti anni fa, ancora quando fu costruito il ponte, per realizzarvi un polmone verde in maniera da attutire l'impatto delle nuove infrastrutture (e questa è la destinazione del terreno). Vennero anche piantati decine di alberi. Ci sono voluti tutti questi anni per veder crescere le piante, ma i residenti non hanno mai potuto beneficiare di quel parco perché l'area è stata a lungo occupata dai rom. E adesso cosa succede? Quasi tutti gli alberi sono stati abbattuti, in fretta e furia senza dare tempo agli abitanti di fiatare. Un vero scempio. Giù gli alberi, avanti i rifiuti. No, non ci stiamo, va trovata un'altra soluzione».

Ma anche la politica ci ha messo lo zampino per cancellare ogni residua capacità di sopportazione dei residenti. In apertura del consiglio comunale, martedì, il capogruppo del Pdl, Giovanni Garzella, ha presentato un question time per chiedere spiegazioni e subito dopo ha proposto una mozione urgente con la quale si impegna il sindaco e la giunta a trovare un altro sito. Testo sul quale si sarebbe poi dovuto sviluppare il dibattito e il voto. Ma così non è stato. Ebbene, il consiglio ha infatti votato e riconosciuto l'urgenza della mozione, ma poi non c'è stato il tempo per la discussione. Tutto rinviato al 9 giugno nella speranza che, nel frattempo, i cassoni dei rifiuti non siano già arrivati.

Guglielmo Vezzosi

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Di Fabrizio (del 05/06/2011 @ 09:51:36, in Italia, visitato 1832 volte)

Segnalazione di Franco Marchi

di Sandra Amurri - 27 maggio 2011

Cio' che e' santo a Messina diventa il diavolo a Milano. Perche'? Perche' lo propone Pisapia. Il candidato che al primo turno ha sbaragliato la sindachessa uscente del Pdl e marcia con il vento in poppa verso il ballottaggio viene accusato da Berlusconi di voler trasformare la citta' meneghina in una Zingaropoli solo perche' uno dei punti del suo programma recita (pag. 27): "Anche nei confronti dei Rom come mostrano una serie di esempi positivi e' possibile fare passi avanti innanzitutto perche' nella maggioranza dei casi si tratta di cittadini italiani o comunitari. E' del tutto evidente che vanno contrastate le forme di sfruttamento dei minori e le attivita' illegali: e' possibile affrontare il problema casa guardando alle esperienze di autocostruzione, facilitare attivita' legali di artigianato e intrattenimento musicale per la frequenza a scuola e preparare l’uscita comunque negativa dei campi". Esattamente quello che ha deliberato il Comune di Messina, sindaco del Pdl quel Buzzanca condannato in Cassazione per peculato costretto dalla Corte d’Appello entro fine mese a scegliere tra la carica di sindaco e quella di deputato regionale. Entro pochi giorni, parola del ministro Sacconi, arriveranno 150 mila euro e 40 mila usciranno dalla casse del comune come da delibera approvata il 15 dicembre 2010. Totale 190 mila euro "per la realizzazione di case per famiglie Rom presenti sul territorio attraverso il sistema dell’autocostruzione supportata da tecnici comunali e da professionisti". Insomma a Milano dare una casa a 1361 Rom – fonte Sole 24 Ore – basta per aleggiare lo spettro di una citta' trasformata in una Zingaropoli. Non osiamo immaginare come sarebbe stato apostrofato Pisapia se avesse riportato nel suo programma l’analisi di Amnesty 2010, come si legge nella delibera della giunta messinese che descrive "la comunita' Rom come vittima di pregiudizio e stigmatizzazione territoriale e discriminazione istituzionale. I Rom continuano a vedersi negati i diritti di accesso all’istruzione e all’alloggio alle cure sanitarie e all’occupazione". Pensate solo come avrebbero apostrofato Pisapia se solo avesse ripreso una sola di queste civili parole. "E' davvero incredibile un governo che da' soldi alla sua parte politica e a Milano criminalizza Pisapia" afferma Elio Veltri, ex deputato Idv fuoriuscito in polemica con Di Pietro.

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Di Fabrizio (del 06/06/2011 @ 09:33:07, in Italia, visitato 1316 volte)

Di Luigi Filipetto

Un lungo applauso al gitano con la fisarmonica. In questo sabato piovigginoso del 4 giugno la Comunità di Sant'Egidio ha organizzato al Polo Ferrara, zona Corvetto, un Living Together, a cui ha partecipato anche il sindaco Giuliano Pisapia. Sono accorsi in centinaia, bambini, giovani e adulti, italiani e immigrati delle più disparate nazionalità.

Sono passati appena cinque giorni dalla nomina del nuovo sindaco e l'impressione che se ne ricava è che ci vuole davvero poco per riportare una comunità cittadina a una dimensione di convivenza nella sua normalità. Libera dalle paure dell'altro create artificialmente. Non è che per un tocco magico una metropoli con tutte le sue problematiche viene trasformata nell'eden paradisiaco. E' solo che l'altro, l'immigrato, Giuliano Pisapia l'ha incontrato, gli ha stretto la mano, si è fatto fotografare insieme, si è seduto in mezzo a loro. Infatti, dopo un brevissimo saluto dal palco, ha detto: “ora mi fermo qui con voi, non sopra di voi, scendo giù in mezzo a voi”. E si è seduto in mezzo alla gente ad ascoltare la fisarmonica, il tamburo fare festa e osservare la gente che ballava felice. La persona Pisapia ha incontrato altre persone.

Quando il bravissimo gitano con la fisarmonica ha preso il microfono, si è fatto silenzio e lui era emozionato. "Ho girato il mondo - ha detto – Amsterdam, Londra, Parigi, grandi città dove vai a cercare da vivere, dove si vive. Qui, in questa città non potevi neanche sorridere, eri come segnato a dito, ora però possiamo sorridere insieme".

Diciamolo chiaro: non è questione di stile, qui si tratta di una visione totalmente diversa di come si amministra una città. Di fronte a una amministrazione che ha fatto ben cinquecento sgomberi di rom in tre anni senza risolvere nessun problema e sprecando solo decine di migliaia di euro, che parla di zingaropoli, di no al voto agli immigrati, abbiamo ora un'amministrazione che si impegna responsabilmente per ridare a Milano il suo volto umano, ospitale, tollerante, dignitoso.

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Di Fabrizio (del 07/06/2011 @ 09:46:06, in lavoro, visitato 1830 volte)

Ricevo da Alessandra Cangemi

Siamo un gruppo di una quindicina di cittadini milanesi della zona Lambrate-Rubattino che si sono conosciuti e uniti per un progetto comune.
Dallo sgombero del campo nomadi di via Rubattino nel novembre 2009 stiamo seguendo una famiglia rom di 6 persone nella faticosa impresa di inserimento abitativo e lavorativo. Nel .doc allegato è ben riassunta la nostra e loro esperienza di quest'ultimo anno e mezzo e c'è anche un appello che rivolgiamo a tutti, leggetela (chi vuole, la richieda scrivendomi ndr).

Ora però abbiamo avuto quest'idea per cercare di migliorare la loro situazione economica.

Alina (la mamma) ha trovato lavoro in una cascina di Melegnano dove coltiva verdure biologiche e con il benestare della proprietaria potrebbe avere delle verdure in conto-vendita da rivendere ad amici e conoscenti.
Con suo marito Sandu, una sera alla settimana potrebbe portare a Milano (zone di nord-est) con la macchina le verdure che la cascina produce e chi è interessato potrebbe ordinarle e venirle a ritirare in un luogo prescelto.

- si tratta di verdure biologiche appena colte
- a Km zero
- prodotte che più eticamente non si può
- Alina potrebbe tirar su qualche soldo per l'affitto
- in questo modo sosterremmo una cooperativa sociale
- potrebbe essere l'inizio di altri progetti da pensare insieme alla
cooperativa per dare lavoro e casa ad altre famiglie svantaggiate

Per ora si può scegliere tra 2 tipi di cassette di ortaggi bio (circa 3 kg di verdura) a 7,00 euro ciascuna

Cassetta A:
1 kg zucchine
1 kg coste
350 gr
lattuga gentile
1/2 kg catalogna
1 mazzo
basilico
prezzemolo

Cassetta B:
1 kg cime di rapa
1 kg
zucchine
350 gr lattuga canasta
1/2 kg catalogna
1 mazzo
basilico
prezzemolo

Purtroppo la scelta delle verdure in questo momento è un po' limitata, più avanti ci saranno anche pomodori, peperoni e fagiolini.

Entro lunedì a mezzogiorno ci devono ritornare i vostri ordini via mail.
La consegna in zona Lambrate/Feltre è lunedì 6 dalle 18 in poi in Via Pisani Dossi 12 (citofono Mandelli/Bianchi). Oppure anche la mattina dopo, se avete problemi, perché tanto qui c'è sempre qualcuno (non oltre perché non possiamo tenervela in frigo).
Ovviamente si può ordinare anche più di una cassetta...
Se ci sono richieste numerose provenienti da altre zone si potrebbero trovare anche altri punti di riferimento più comodi per la consegna.

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Di Fabrizio (del 08/06/2011 @ 09:44:08, in media, visitato 1362 volte)

Da Aussie_Kiwi_Roma

Romea.cz Lukáš Houdek, Zdenka Kainarová, translated by Gwendolyn Albert

Sami Mustafa è un regista della mahala rom nel villaggio di Plemetina in Kosovo. Il suo primo incontro con la cinematografia fu attraverso un programma gestito in loco nel 2003 dal centro ricreativo Balkan Sunflowers. Un anno dopo iniziò a collaborare con due compagnie di produzione, Koperativa e Quawava. Ha diretto diversi film sulla situazione del dopoguerra dei Rom in Kosovo. Il suo documentario "Road to Home" è stato proiettato a Cannes nel 2007, unico film in rappresentanza del Kosovo. Mustafa ha fondato la compagnia di produzione Romawood e dal 2009 gestisce a Pristina come direttore artistico assieme a Balkan Sunflowers il Rolling Film Festival di film rom. Vive a Pristina con la sua ragazza, la regista francese Charlotte Bohl. Romea.cz lo ha intervistato.

VIDEO
Sami Mustafa: Road to Home 
Welcome to Plemetina (1a parte) 
Welcome to Plemetina (2a parte)

Come ha fatto un ragazzo come te ad uscire dalla mahala ed iniziare a fare film?

In pratica ho iniziato a primavera 2003, quando un tizio dall'Australia è venuto a Plemetina. Lavorava come cameraman per Sky News a Sidney. Venne in Kosovo per collaborare con enti non-profit e condurre un laboratorio per i giovani di Plemetina che durò tre o quattro mesi.

Era un laboratorio sulla cinematografia?

Sul fare documentari. Di base era un giornalista, cosa che si rifletteva in ciò che insegnava, ma era brillante. Il laboratorio era una delle attività del nostro doposcuola, una delle tante, perché andavo anche dagli scout. Sotto la sua direzione girammo "Welcome to Plemetina", che fu accolto molto positivamente nei festival in Europa, ed anche in Kosovo e negli USA. Il film fu il lavoro collettivo di 13 ragazzi.

Quanti anni avevi quando hai partecipato al laboratorio?

Adesso ne ho 26, saranno 27 ad agosto. Buon dio! Beh, non importa, saranno stati 17 o 18.

Sei uno dei pochi adolescenti di Plemetina che hanno continuato con i film. Quel film è stato il tuo esordio?

Ho preso tutto molto seriamente. Fondamentalmente tutto ciò che faccio lo prendo seriamente. Anche quando andavo con gli scout ne ero completamente assorbito. Poi chi aveva gestito quel progetto ne concepirono un altro simile, relativo al lavoro con il video. Chiesero a me e ad un amico di partecipare, ed un anno dopo era stato fatto il mio secondo film. Un anno dopo appresi di un altro laboratorio filmico che operava col sistema "lavora ed impara". Fondamentalmente era un lavoro pagato durante il quale imparavi nuove cose. Il programma durava un anno. Era anche il mio ultimo anno di superiori. Poi dovetti decidere dove focalizzarmi e cosa lasciare. Alla fine, ho mollato gli scout. Ho anche rinunciato a medicina, che stavo studiando nel frattempo.

Volevi fare il dottore?

No, ho solo studiato alla scuola superiore di medicina. Non c'era altra scelta, la scuola è una delle sole due a Plemetina. L'altra è la scuola di economia, ma non l'ho considerata perché andavo male in matematica.

Quindi non hai un'istruzione filmica?

Precisamente. Nella mia vita non c'è una scuola di film. Dopo quell'anno di tirocinio retribuito, con i soldi guadagnati comperai una telecamera ed un computer ed iniziai a riprendere. Feci diversi film. Uno di essi comprende la raccolta dei miei lavori recenti, "Never Back Home". Iniziai a girarlo nel 2004.

Qual è il tema centrale del tuo lavoro?

Mi concentro soprattutto sui Rom. Faccio del mio meglio, attraverso i film, per dimostrare il fatto che la vita attuale dei Rom in Kosovo è influenzata significativamente dalla politica. Inoltre, faccio del mio meglio per catturare alcuni elementi della cultura rom che stanno sparendo, anche se non partecipo attivamente alla loro preservazione. Penso sia importante registrarli almeno su video cassette, così che la prossima generazione di Rom e le altre nazioni possano capire alcune cose e pensarvi.

Hai scelto questo tema centrale perché sei Rom?

Assolutamente, proprio perché sono Rom. All'inizio non sapevo niente dei Rom in generale e non sapevo dove trovare informazioni. Non capivo perché dicevano che siamo dell'India. Naturalmente, non avevamo internet, dove ho potuto trovare risposte alle mie domande. Quindi ho deciso di iniziare con quello che avevo proprio di fronte al mio naso, i Rom in Kosovo. Per cercare di capire chi diavolo fossi, perché sono qui, perché ci chiamano zingari, per andare al fondo del perché ci odino tanto- è nascosto, ma lo percepisci nella gente - e c'è così tanta violenza. I film che ho iniziato a girare sono tanto per i Rom che per...

Per i gagé? [Nota del traduttore: non-Rom, può essere peggiorativo]

Hmm, non mi piace quella parola. E' una di quelle cose che devo chiarirmi. Cosa significa davvero la parola gagio? I Rom si chiamano così tra loro, perché significa "uomo". Chiamarti gagio significa che non sei una persona.

Pensi che i Rom ti percepiscano differentemente da un regista non-Rom quando fai i tuoi documentari?

Penso si debbano combinare entrambe gli approcci. E' giusto capire qualcosa, ma anche non esservi troppo coinvolto emotivamente solo perché anch'io sono Rom. Per questo l'opinione delle persone non-Rom, delle non-persone (ride) è un bene, ed è un bene scendere a compromessi. Faccio del mio meglio per essere neutrale, nella misura in cui è possibile, e guardare ai problemi dei Rom attraverso occhi differenti. Faccio del mio meglio per catturare come tutti noi vediamo queste persone. E' molto difficile comprenderli, devi inserirti in queste situazioni, cosa che è terribilmente dolorosa e può anche influenzare l'intera riuscita.

Pensi che entrare in una comunità rom sia più semplice per te di quanto lo sarebbe per la tua ragazza francese Charlotte? Che tu otterresti la loro fiducia più rapidamente di lei?

Penso che sia lo stesso. Dipende molto dalle persone che stai filmando. La maggior parte del tempo nel mio lavoro estraggo immediatamente la macchina da presa ed inizio a filmare, ma la risposta a ciò è ogni volta differente. La gente che vuole parlare si muove da sé verso la videocamera parlando. Poi c'è chi inizia ad urlarvi contro di andarvene. In quel momento non importa se sono Rom oppure no. Al contrario, penso di essere bravo quando incontro gente con un gran potenziale coinvolgendoli a raccontare la loro storia. Sono capace di convincerli a farlo perché sono un Rom, e so quindi come comportarmi in queste situazioni. Pensandoci ora, è sostanzialmente un approccio molto egoista. Li spingi a parlare perché ne hai bisogno.

Cosa speri di ottenere con i tuoi film?

E' collegato col festival che faccio. Volevo fare film così la gente avrebbe potuto imparare cosa succedeva qui. Oltre che con i problemi, voglio che la gente familiarizzi con la cultura rom, col modo di vita dei Rom. Volevo anche mostrare che i film fatti da Rom esistono. Per questo praticamente ho creato il festival. Lo scopo principale era di raccogliere film sui Rom creati dai Rom stessi, film che non li rappresentano o colpevoli o vittime. La selezione si deve basare soprattutto su storie di singoli.

Come funziona il festival?

Il festival nasce nel 2009. Chiunque può aderire. Stiamo facendo del nostro meglio per raccogliere più film possibile, per vedere che tipo di film vengono fatti sui Rom. Poi selezioniamo i film a seconda del tema predeterminato. Il primo anno sono stati sottoposti circa 50 film.  La condizione era che si basassero su storie personali. Un criterio era che non dovessero essere stereotipati, in senso negativo o positivo. Enfatizziamo i film che introducono qualcosa di nuovo. Non scegliamo film che ripetono all'infinito le solite vecchie cose polverose. Le storie individuali vanno bene perché non generalizzano e mostrano un caso concreto in cui una certa situazione ha lasciato il segno.

Possono esserci soltanto registi rom?

No, è un festival con film sui Rom e film di Rom.

Quindi un Rom che ha fatto un film sulla globalizzazione potrebbe partecipare?

Esattamente. Io stesso non ho fatto soltanto film sui Rom, sono interessato anche su altri temi. E' per questo che mi sembra importante che i registi Rom non debbano avere necessariamente a che fare con le tematiche rom.

Come funziona il festival? Dove si tengono le proiezioni?

Facciamo del nostro meglio per fare un buon evento culturale a Pristina, che è il luogo principale dove ha luogo il Rolling Film Festival. Scegliamo un cinema o un teatro che sia accessibile a tutti. Non vogliamo scegliere un luogo che sia troppo caratterizzato - proiettare solo in posti per hippie o viceversa solo in un posto snob. Vogliamo che tutti abbiano un'esperienza piacevole, per questo più spesso scegliamo una via di mezzo. Oltre al festival stesso, abbiamo un programma di corollario, chiamato "Rolling On the Road". Proiettiamo direttamente nelle mahala dei Rom.

Perché per i Rom ordinari la proiezione di documentari dovrebbe essere essenziale?

Quando ci siamo consultati tra noi su quelli che dovevano essere gli eventi collaterali del festival, siamo arrivati alla conclusione che sono importanti tutti e due - presentazioni nei cinema e presentazioni sul campo. Un buon esempio è "American Gypsy". E' un film su una famiglia rom e descrive la vita quotidiana dei Rom in America. La storia di quella famiglia è simile a molte altre famiglie rom nel mondo. Condividono cultura, opinioni, tradizioni, modi di vita simili. Quando l'ho visto ero assolutamente sbalordito, perché i Rom in Kosovo vivono nel medesimo modo, la loro percezione delle cose è la stessa, mantengono le identiche tradizioni. Un film simile è naturalmente importante per chi non è Rom, ma l è anche per i Rom stessi. Possono capire effettivamente quanto è importante la vita che vivono.

Che tipo di persone visitano il festival in Kosovo?

Vogliamo raggiungere assolutamente tutti. Per esempio, invitiamo college e scuole superiori. Abbiamo un programma speciale per le superiori dove un comico improvvisa dei pezzi. Racconta barzellette al pubblico mentre si proiettano alcuni film. Ad un certo punto i film vengono interrotti così ci può essere interazione con gli spettatori più giovani sul messaggio. Riteniamo che questo possa costringerli a riflettere su alcune differenze. Attraverso gli scherzi cerchiamo anche di ricordare loro alcune cose importanti che possono essere sfuggite durante la proiezione. Oltre a Pristina il programma viene presentato anche da altre parti in Kosovo.

Perché pensi che sia importante presentare film sui Rom al pubblico più vasto in Kosovo?

Credo sia importante mostrare tutti i film, ma c'è una ragione in più per cui i film rom sono importanti. Qualche anno fa, la situazione dei Rom qui era molto differente da oggi - penso a prima della guerra, quando il 90% dei Rom lavorava a tempo pieno. Oggi è solo lo 0,3%. Sono cambiate le relazioni con la popolazione maggioritaria. Che è influenzata da molti pregiudizi, dalla paura delle altre etnie che è cresciuta durante la guerra. Non riguarda solo i pregiudizi che esistono sui Rom, ma la credenza che i Rom abbiano aiutato la lotta contro l'etnia albanese, che non è completamente vero. Dato che c'è un dibattito alla fine di ogni film, penso che possano influenzare le opinioni di chi li guarda.

Dove ti vedi in futuro? Cos'è importante per te?

Questi problemi con l'etnia qui ci sono sempre stati e ci saranno. Però, credo che queste piccole azioni di lotta contro gli stereotipi, compiute da molte altre persone oltre a noi, sono importanti perché hanno il potere di cambiare il punto di vista di qualcuno. Di sicuro, non cambieranno l'approccio di tutta la società, ma anche fossero 1.000, 500 oppure almeno tre persone, si può spingerli ad iniziare a fare qualcosa da loro stessi. Cosa voglio personalmente dalla vita? Alla fine sono solo un ragazzo che fa film e si diverte a farli. Talvolta buoni, talvolta cattivi. Fondamentalmente sto solo facendo del mio meglio e continuerò a farlo per aiutare queste diverse nazioni a raggiungere un compromesso.

Quali sono le prospettive per la vita in Kosovo?

A volte è pazzesco. Quando penso all'istruzione che ho ricevuto qui, devo dire che non è servita a niente. C'era un insegnante alla scuola di medicina che era lì dai tempi di Tito e non era nemmeno qualificato per svolgere il suo lavoro. Per amor di dio, sono queste le persone che dovrebbero darci il beneficio della loro esperienza? Un giorno potremmo avere la vita di qualcuno nelle nostre mani! Quei quattro anni sono stati solo una catastrofe. Volevo solo laurearli, più che altro per i miei genitori. Pensandoci adesso, probabilmente sono uno dei pochi Rom che qui sta facendo qualcosa. Soprattutto negli ultimi tre o quattro anni h dedicato la mia vita al festival e ai film. E' quel che voglio fare. Ecco perché per me personalmente la vita in Kosovo offre buone prospettive. Tuttavia, anche se amo molto il Kosovo, lo odio nel contempo. Quando avrò dei bambini, non voglio che vivano la vita che ho vissuto, in quelle condizioni. Qui ci sono prospettive per me come individuo, ma non per il popolo di cui mi sento responsabile.

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Di Fabrizio (del 09/06/2011 @ 09:58:25, in casa, visitato 1564 volte)

Gazzetta di Reggio

Aggiornato il regolamento comunale sulle aree di sosta Parole di fuoco, la Zarina si scaglia contro il centrosinistra

Cambia e si aggiorna il regolamento comunale per l'allestimento e il funzionamento delle tre aree di sosta per i nomadi, che diventano meno campi di sosta libera e più una sorta di "campeggio" con tariffe per la sosta e le utenze e con maggior controlli e responsabilizzazione di chi vi risiede.

Un tema che pareva destinato a scatenare una nuova polemica tra Pd e Lega, ha visto invece le due forze politiche votare congiuntamente le proposte di modifica approvate dal consiglio, mentre il Pdl ha votato contro.

Diverse le motivazioni che hanno portato ad una votazione congiunta su un argomento sollevato dalla Lega. Prima fra tutte il lavoro preparatorio in commissione, ma poi il Pd è arrivato al sì perché il regolamento, che è del 1997, andava aggiornato. «E le modifiche approvate non fanno altro - ha detto l'assessore al Welfare Sassi - che inserire la prassi che il Comune già applica dal 2007».

Per la Lega invece si è trattato di una iniziativa per responsabilizzare maggiormente i nomadi, che sono portatori di diritti e di pari doveri e debbono essere trattati al pari degli altri cittadini. Non a caso spesso il confronto utilizzato dalla Lega è stato quello tra i residenti delle case popolari e quelli dei campi nomadi, per evidenziare la necessità di un principio di equità tra tutti i cittadini.

Chi invece si è chiamata fuori dal coro, è stato l'ex sindaco Antonella Spaggiari di Città Attiva, che ha accusato la maggioranza di aver fatto in campagna elettorale promesse che poi non ha mantenuto come la creazione delle micro campine e sostenendo inoltre «che la gestione e la tutela delle minoranze si fa anche per la tranquillità della maggioranza». Per cui, ha aggiunto, la Spaggiari, occorre un progetto e risorse da destinare in primo luogo alla scolarizzazione delle nuove generazioni di nomadi, che questa giunta non ha.

Una critica a cui l'assessore Matteo Sassi ha risposto elencando i dati relativi alla scolarizzazione dei nomadi nel comune di Reggio e che vedono nel corrente anno scolastico 99 bambini frequentare la scuola elementare, 73 ragazzi (con 9 abbandoni) alla scuola media e altri 16 (con 7 abbandoni scolastici) frequentare le scuole superiori o di formazione. A conferma di un impegno che sta andando avanti. Il nuovo regolamento prevede che per le utenze i contratti siano individuali, che vi sia una responsabilità personale per i danni arrecati alle strutture, maggiori controlli da parte della polizia municipale e maggior attenzione per la gestione dei rifiuti nelle aree di sosta.

[...]

Roberto Fontanili

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Di Fabrizio (del 10/06/2011 @ 09:48:11, in casa, visitato 1448 volte)

A due mesi dal blitz nell'Asi nessuno ha provveduto a risistemare la comunità che da 30 anni vive in quei luoghi. Giugliano, dopo lo sgombero 3 nuovi accampamenti su terreni privati. Le associazioni mettono sotto accusa il sindaco Pianese e la prefettura - di TIZIANA COZZI

Li hanno mandati via due mesi fa dall'area industriale Asi di Giugliano, con la promessa di sistemarli altrove. Con le ruspe hanno buttato giù le loro baracche vecchie di trent'anni ma i nomadi sono rimasti lì. Per sessanta giorni hanno dormito nelle automobili, nei furgoni. Sono circa 500, 466 per l'esattezza, hanno occupato terreni e campagne private, non si sono mossi di un millimetro dall'area dove hanno vissuto più di un trentennio: la loro casa, più provvisoria che mai, è intorno al centro commerciale Auchan di Giugliano, una porzione di terreno praticamente invasa dai senzatetto nomadi. Lì vivono i rom rimasti fuori dalle assegnazioni del piccolo campo nato nell'area industriale Asi. Una tribù di senzatetto, tra cui 275 minori (147 tra 0 e 5 anni, 128 dai sei ai 16 anni) costretti a sopravvivere in difficili condizioni. Nessun servizio igienico, immersi nel fango e nella sporcizia, vivono come vagabondi accampati in mezzo alle campagne, senza un minimo di tutela. Tre gli accampamenti di fortuna nati su aree private che adesso i proprietari legittimi reclamano. Due intorno all'area del centro commerciale, uno nei pressi della stazione ferroviaria.

Una situazione di emergenza più volte segnalata al Comune e al prefetto, che però stenta a trovare una via d'uscita. Venerdì è previsto l'incontro con il sindaco Giovanni Pianese e con il prefetto Andrea De Martino, alla presenza di una delegazione di nomadi e di padre Alex Zanotelli.
"È una situazione davvero grave - dice Alexander Valentino del comitato "Con i rom" - restano lì perché ci hanno vissuto trent'anni e non sanno dove andare. Ma ogni giorno le pattuglie di polizia li controllano, ripetono di continuo che devono andarsene. Come è possibile che non ci sia una soluzione?". Nemmeno un mese fa, un bimbo ha perso la vita in uno dei tre accampamenti: viveva nel furgone con i genitori. E ora, con il caldo la situazione può soltanto peggiorare.

La soluzione ci sarebbe: un territorio confiscato alla camorra a Quarto. "Lo abbiamo visto assieme all'Opera Nomadi e ad una delegazione di rom - racconta Valentino - loro erano entusiasti. Ma alla fine l'accordo non c'è stato anche perché il terreno individuato si trova proprio al centro di una zona residenziale con villette private. Non è esattamente il posto adatto per 500 nomadi".

Nell'attesa, ognuno si arrangia come può. Chi ha lavoro e soldi ha comperato un camper. Gli altri hanno provato a costruirsi una baracca in legno ma la polizia gliel'ha impedito. In tanti si sono procurati vecchie roulotte, prestate da parenti o amici. Una situazione tale non può andare avanti per molto. In due mesi, però, nessuno ha trovato una soluzione. "Ci incontreremo con il prefetto e i proprietari dei suoli - spiega il sindaco di Giugliano Giovanni Pianese - ma non ci sono molte soluzioni sul tavolo. C'è l'ipotesi Quarto oppure si può temporeggiare nell'attesa dei provvedimenti giudiziari di sgombero. I proprietari si sono rivolti alle autorità per far liberare i loro terreni". Un progetto forse esiste: l'ennesimo sgombero.

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