Da circa tre settimane è affissa all'esterno dell'insediamento rom di Ponte a
Quaracchi un'ordinanza del Comune di Sesto Fiorentino; si dice che il 30 maggio
alle ore 9.00 l’area deve essere abbandonata dagli "occupanti abusivi".
Non sarebbe la prima volta che le forze dell'ordine e l’azienda incaricata
della raccolta rifiuti intervengono per queste operazioni; l'ultima è stata nel
gennaio 2010 nell'area ex Osmatex: un intervento violento con le ruspe che
distruggono ogni cosa incontrino (baracche, vestiti, giocattoli, medicinali o
pentole). E la presenza di esseri umani è sempre vista più che altro come
impedimento alla bonifica e al riutilizzo dei terreni. Questo recita anche
l'attuale ordinanza: con le persone non è possibile rimuovere i rifiuti ed
effettuare gli interventi di messa in sicurezza (vista la presenza di eternit
bruciato durante l'incendio del 31 dicembre scorso); il "pericolo per la
sicurezza e l'incolumità pubblica", si dice, non è limitato ai soli
occupanti, ma esiste anche per coloro che vivono o lavorano nell’area.
Oggi come allora le Istituzioni, prima di disporre lo sgombero, non si sono
preoccupate di conoscere le persone che hanno trovato rifugio in quella
"discarica a cielo aperto", né di capire perché insistano così ostinatamente
a rimanere nelle nostre città, anche se periodicamente cacciati da un luogo
all'altro in condizioni sempre peggiori. Non è sempre stato così, le Istituzioni
locali hanno affrontato in passato altre migrazioni (ad esempio con i rom dal
Kosovo e dalla Macedonia) con atteggiamenti diversi e buoni risultati.
L'ordinanza indica la presenza di 30 persone, delle quali, si dice, non è
possibile "una puntuale identificazione". La documentazione clinica di
MEDU dice che la maggior parte delle famiglie sono stanziali e vivevano negli
insediamenti oggetto di sgombero negli anni passati.
La Regione Toscana ha avviato a inizio anno un tavolo con i Comuni limitrofi:
si è giunti a poco, se non a disporre risorse economiche per il rimpatrio dei
rom in condizioni più difficili, ma a oggi non si ha notizia di contatto con gli
occupanti.
La situazione attuale non è sostenibile e si sarebbe dovuto trovare una
soluzione alternativa e allontanare gli occupanti fin dal 31 dicembre scorso ma,
a cinque mesi di distanza, pare che lo sgombero sia l’unica soluzione, ancora
una volta violando i diritti dei rom: la normativa internazionale indica come lo
sgombero debba seguire un dialogo con gli occupanti e prevedere proposte
alternative a breve e lungo termine. Se così non fosse la sfida sarà persa e
un’esistenza dignitosa, l'istruzione per i bambini, la salute per le persone più
vulnerabili resteranno parole. Ma si tratta di diritti fondamentali e,
nell'interesse di tutti, non devono ammettere deroghe alla loro attuazione. Per
loro stessa definizione.
Medici per i Diritti Umani Onlus - Firenze - 30 maggio 2011
La salute è un diritto di tutti. Nessuno escluso.
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