Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 13/01/2012 @ 09:59:33, in casa, visitato 1259 volte)

Repubblica.it Dove da quattro anni vivono famiglie di ex nomadi strappate alla miseria dei campi abusivi. Nessuna roulotte o alloggi di fortuna, stufe a gas e letti improvvisati. Qui tutti hanno il loro appartamento. E una serie di regole da rispettare: i figli a scuola, un lavoro, essere alla larga della criminalità. Un patto di cittadinanza con i volontari dell'Associazione Terra del Fuoco
di LORENZA CASTAGNERI


TORINO - Un condominio dalla facciata gialla alla periferia di Settimo Torinese. Un'altalena, uno scivolo e qualche altra giostrina per bambini nel piazzale davanti all'ingresso. Qui, da quattro anni, vivono famiglie Rom strappate alla miseria dei campi abusivi. Niente più roulotte o alloggi di fortuna, stufe a gas e letti improvvisati. Qui tutti hanno il loro appartamento. E una serie di regole da rispettare: mandare i figli a scuola, trovare un lavoro, tenersi lontani dalla criminalità, pulire gli spazi comuni. Diritti e doveri. E' questo il patto di cittadinanza con i volontari dell'Associazione Terra del Fuoco.

L'inizio della storia. Tutto comincia poco più di cinque anni fa a Borgaro, altro centro della cintura torinese a pochi chilometri da Settimo. In una fredda giornata di metà novembre, va a fuoco un campo nomadi. Centinaia di persone si ritrovano senza un posto in cui andare. Di loro si prende cura Terra del Fuoco. E' allora che nasce l'idea del Dado. I volontari bussano alle porte dei Comuni della zona: serve uno stabile non utilizzato che i rom possano ristrutturare per poi andarci a vivere. Si chiama autorecupero. E' una soluzione abitativa sostenibile molto diffusa all'estero ma poco in Italia. Dopo tanti no, arriva la prima risposta affermativa: è quella del sindaco di Settimo Aldo Corgiat. L'edificio di via Milano viene dato in concessione ai volontari. Il sogno diventa realtà e per tanti inizia una nuova vita. Oggi al Dado vivono 5 famiglie rom e 9 rifugiati politici.

Le testimonianze. Violeta, 22 anni, è lì da quattro. Con lei ci sono il padre, la madre, i due fratelli e la figlia più piccola. Prima stavano al campo di Borgaro. "Io non c'ero il giorno dell'incendio - ricorda - mi telefonò mia madre. Piangeva. Avevamo perso tutto". I suoi genitori ora sono commercianti ambulanti, i fratelli adolescenti vanno a scuola. Anche lei studia: "Sto cercando di prendere la licenza media". Nel frattempo si occupa della casa e della sua piccola di un anno e mezzo. L'altra, tre anni, è rimasta in Romania. "La lontananza è terribile ma qui mi trovo bene - continua - siamo perfettamente integrati". E' tranquilla Violeta, anche se sa che non potrà rimanere al Dado per sempre. Una volta raggiunta la stabilità economica il regolamento prevede infatti che le famiglie trovino un'altra sistemazione per permettere a nuovi inquilini di intraprendere il percorso di allontanamento dalle baraccopoli.

Si è riacceso il dibattito. Da qualche settimana a Torino si è riacceso il dibattito sulla condizione dei nomadi in città. Una ragazzina inventa di essere stata violentata da due Rom. E una fiaccolata di solidarietà si trasforma in un raid punitivo contro gli abitanti del campo della Continassa. Roulotte, tende, vestiti. Tutto viene dato alle fiamme. Un fatto di cronaca che ha riproposto il Dado come un esempio di buona integrazione. "All'inizio non è stato facile. Abbiamo dovuto affrontare le reticenze dei cittadini di Settimo. La gente non riusciva ad accettare che una parte di città venisse regalata agli zingari", spiega Oliviero Alotto, presidente di Terra del Fuoco. Ma loro, i volontari, non si sono arresi. E per fare breccia nel muro di ostilità che si sono trovati di fronte hanno chiesto aiuto alla vicina parrocchia di san Vincenzo Dè Paoli e alle insegnanti delle scuole cittadine. I bambini del Dado sono stati seguiti nell'apprendimento e per loro si sono aperte le porte dell'oratorio. "Poco a poco siamo riusciti a dimostrare che i rom non sono un problema ma una risorsa. Il clima è cambiato. Oggi c'è davvero integrazione".

Il Dado un modello replicabile? "Io credo di sì - risponde Alotto - E' l'unico modo per superare il problema dei campi rom abusivi. A Torino se ne parla da anni. Edifici non più utilizzati che si potrebbero ristrutturare usando l'autorecupero ce ne sono. Quello che serve è una forte volontà politica". Ma anche il coraggio di fare scelte criticabili dai cittadini può non bastare. "Perché progetti di questo tipo abbiano successo e il rispetto della legalità si accompagni alla pura integrazione servono grandi risorse economiche e una forte collaborazione tra più soggetti istituzionali. Gli enti locali non possono agire da soli", spiega Elide Tisi, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Torino. Questioni complesse. Che, chi vive al Dado non conosce. Qui però miracolo di un'integrazione possibile continua.

(09 gennaio 2012)

 
Di Fabrizio (del 31/12/2011 @ 09:15:54, in casa, visitato 2155 volte)

SARdies.org 29 dicembre 2011 22:30

Sassari - La differenza balza subito all'occhio: tanto è "anarchico" uno, quanto è ordinato l'altro, con alcuni moduli abitativi che a tratti ricordano le casette di Paperopoli. Sono in tutto 114 i nomadi ospitati nel campo di Piandanna. Anzi, i campi. Perché, di fatto, sono due, con ingressi separati. Due mondi insomma, che comunicano con difficoltà. Diverse le religioni, diverso anche il concetto di insediamento abitativo. Unico invece il paese d'origine, la vecchia Jugoslavia. Così, i musulmani (detti "Khorakhanè") sono in prevalenza originari della Bosnia; gli ortodossi ("Gagikane") vengono dalla Serbia e soprattutto dalla Croazia (dalle Krajine, le ex regioni ortodosse "ripulite" a suo tempo, con modi piuttosto "spicci", da Tudjman).

Campo nomadi di Piandanna, un progetto per i bambini (archivio SARdies 12 dicembre 2011)


La Commissione Cultura e Servizi Sociali, guidata da Sergio Scavio (Ora sì - Sel), presente anche l'assessore Vinicio Tedde (che oltre alla delega al Patrimonio ha preso, in via temporanea, anche quella alle Politiche Sociali, in attesa dell'imminente reintegro nelle sue funzioni dell'assessore Michele Poddighe, nelle ultime settimane assente per malattia) è tornata al Campo Nomadi dopo la visita dello scorso aprile. Da quel sopralluogo qualcosa è già cambiato. Per esempio la stradina di accesso, finalmente asfaltata. Adesso però si interverrà su altri aspetti. La prima proposta è del consigliere Antonio Piu (Pd), componente dell'apposita Commissione sui Rom istituita presso il Settore Servizi ed iniziative sociali dell'Amministrazione comunale. "Stiamo pensando di proporre l'installazione di una torre-faro, come quella delle rotatorie", spiega Piu. "I bambini così potranno muoversi anche di sera, quando cala la luce". Ma c'è anche il problema delle fognature: nella parte musulmana mancano del tutto. E qui si dice che siano già spariti (pare più di una volta) i rubinetti dai servizi igienici installati dal Comune.



Il campo di Piandanna rimane in ogni caso costantemente monitorato e controllato dall'Amministrazione comunale. I problemi sono altri. Quanti sono per esempio i rumeni, cittadini dell'Unione Europea, che dormono nell'area dell'ex gazometro di via XXV aprile? Sembra siano un centinaio, sicuramente alcune decine. Quando inizieranno i lavori per il Centro Intermodale dove finiranno?

 
Di Fabrizio (del 27/12/2011 @ 09:36:28, in casa, visitato 1703 volte)

Segnalazione di Stojanovic Vojislav

Lameziaterme.net Venerdì 23 Dicembre 2011 10:22

L'Aterp ha annunciato che le case popolari di Carrà per i Rom saranno presto completate.

IO NON CI CREDO, ed è difficile trovare opinioni diverse.

Gli ultimi 25 anni di politiche pubbliche sull'edilizia popolare promosse dall'Aterp, autentico carrozzone, si sono risolte in un plateale ed insopportabile fallimento per la ns Città.

Basta guardare le strutture a torre, esteticamente orribili, per oltre un centinaio di alloggi che stanno marcendo a Savutano; un cantiere aperto (solo la palizzata) circa dieci anni or sono in via dei Bizantini, immediatamente bloccato, mai più ripreso; l'opera incompleta sui terreni confiscati alla mafia in contrada Carrà; la manutenzione precaria ed inefficiente dei fabbricati e degli alloggi.

Sono la plastica rappresentazione di un ente improduttivo, antieconomico ed indifferente alle necessità sociali, che, se avesse svolto con diligenza appena infantile la propria missione, avrebbe contribuito a risolvere, gradualmente, l'emergenza abitativa non solo dei Rom, ma di altri cittadini bisognosi.

E' molto più utile, visti i precedenti, che i soldi destinati al completamento dei 20 alloggi Rom siano affidati direttamente all'Amministrazione Comunale che, proprio in questi giorni, si accinge a consegnare 12 alloggi popolari in via Cianflone, realizzati da essa in meno di tre anni. Non sono tempi del tutto brevi, ma rispetto a quelli dell'Aterp appaiono fulminei.

Per il completamento delle altre strutture, vista la cronica inerzia dell'Aterp che incide negativamente su servizi essenziali connessi a diritti fondamentali come quello alla casa, occorre pensare, una volta per tutte, ai liberi "interventi sostitutivi" del Comune previsti dall'art 14 legge regionale n.15/2006, del tutto ignorata dalla politica, ma che rappresenta uno dei rarissimi casi in cui il legislatore regionale ha assunto il ruolo di riformatore al servizio della collettività.

consigliere avv. Antonello Sdanganelli

 
Di Fabrizio (del 16/12/2011 @ 09:07:00, in casa, visitato 2130 volte)

di Maria Teresa Lattarulo.

Nel clima di deprecabile, crescente razzismo verso le popolazioni Rom, testimoniato anche dai recenti accadimenti nella città di Torino, un baluardo contro le violazioni dei diritti è costituito, per fortuna, dall'operato degli organismi internazionali. In questi giorni, infatti, è stata resa nota la decisione adottata il 28 giugno 2011 dal Comitato europeo dei diritti sociali, preposto al controllo dell'osservanza della Carta sociale europea, nel caso COHRE contro Francia con la quale quest'ultimo Paese è stato condannato per la politica di espulsioni forzate dei Rom adottata dal Presidente Sarkozy nella primavera del 2010. A quell'epoca, centinaia di campi nomadi furono sgomberati dalla polizia e migliaia di rom furono espulsi o accettarono il ritorno "volontario" verso la Romania, dietro pagamento di compensi pari a trecento euro per adulto e cento euro per ogni bambino.
Il Comitato ha ravvisato la violazione del diritto all'abitazione garantito dall'art. 32 della Carta sociale perché, se è vero che uno Stato può smantellare insediamenti abusivi e illegali, deve però farlo nel rispetto della dignità delle persone coinvolte e offrendo loro sostegno finanziario o opportunità di un nuovo alloggio, condizioni queste non rispettate dalla politica della Francia in quell'occasione. Inoltre, il Comitato ha rilevato che le misure che uno Stato adotta devono essere rispettose del principio di non discriminazione, mentre, nel caso di specie, le decisioni del governo Sarkozy apparivano non casuali, ma determinate dal clima di razzismo verso i Rom diffuso nel Paese.

Il Comitato ha ritenuto che la Francia abbia violato anche il divieto di espulsioni collettive di gruppi etnici contenuto nella Carta sociale e nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo. E' molto importante considerare che in molti casi la partenza era stata "volontaria", ma il Comitato non ha guardato alle apparenze ritenendo che non può considerarsi veramente volontaria una decisione determinata dall'esistenza di un clima diffuso di odio e discriminazione razziale, nonché dall'adozione di misure coercitive che non lasciano scelta, quali l'eliminazione forzosa della propria abitazione.

La decisione deve far riflettere tutti i governi, incluso quello italiano che anch'esso ha spesso fatto ricorso a politiche di sgomberi forzosi e di espulsioni non del tutto immuni da sospetti di illegittimità (l'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso Sulejmanovi c. Italia).

Per fortuna, l'Europa non è solo Euro e finanza…

 

Da Sinti Italiani in viaggio per il diritto e la cultura

Una microarea

* Rom e sinti, tra falsi allarmi e integrazione: il docufilm "Mandiamoli a casa"
Davide Casadio, Sinti Italia Mez-Italia - Verso la Strategia Nazionale, Roma, 6 dicembre
Circa la metà di coloro che risiedono nel nostro Paese sono italiani. Lo dice il rapporto della Commissione Diritti Umani del Senato, che ha redatto il primo rapporto sulla situazione di Rom e Sinti in Italia, di cui fa parte integrante il docufilm "Mandiamoli a casa" (vedi il servizio su Rai News, ndr). In studio con Luce Tommasi e Josephine Alessio, il senatore Roberto Di Giovan Paolo del Pd, componente della commissione Diritti Umani e Francesco Mele, uno degli autori del filmato.

* Rui commenta il docufilm su rom e sinti "Mandiamoli a casa"
Riceviamo da Irene Rui e pubblichiamo un suo commento a Rom e sinti, tra falsi allarmi e integrazione: il docufilm "Mandiamoli a casa"
La copertina così come il video è interessante e permette di lanciare un sassolino nell'informazione riguardante i rom e i sinti, ciò che da qualche anno cerco di fare in seno locale. Devo però fare una critica ai due interlocutori Francesco Mele e al Senatore Roberto Di Giovan Paolo, poiché ancora una volta dimostrano di ragionare da gagé e di non comprendere le culture rom e sinti.
Affermare che visto che ci sono rom che vivono nelle case, anche coloro che ora risiedono nei campi devono integrarsi e andare ad abitare nelle case ci mostra una miopia culturale e un poco rispetto di queste minoranze. Culturalmente i sinti e non i "camminanti" (mezzi gagi e mezzi sinti o rom), sono abituati a vivere all'aperto, costringerli a vivere all'interno di mura domestiche o capannoni, significa fare a molti una violenza psicologica e culturale. Altra cosa per i rom italiani, che sono da sempre almeno negli ultimi secoli, abituati a vivere in casa. Non si possono accumunare la cultura sinti con quella rom, perché pur per alcuni aspetti simili, sono diverse. Integrazione non significa che altri soggetti si devono omologare alla maggioranza dei residenti di un Paese, bensì significa scambio culturale ed interazione fra i popoli. Spero che il 6 dicembre al Workshop si tenga conto di questo e che la soluzione per uscire dai ghetti e dall'emarginazione sono per i sinti le microaree e una politica di inserimento occupazionale per coloro che non esercitano più la professione dello spettacolo viaggiante o di raccolta del materiale ferroso.


Nota: Rom e Sinti: Verso la Strategia Nazionale

clicca sull'immagine per scaricare l'invito. L'evento su Facebook

La Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato della Repubblica e Open Society Foundation in collaborazione con FIERI, organizzano un workshop dal titolo "Rom e Sinti, verso la strategia nazionale", presso il Senato della Repubblica, Aula della Commissione Difesa, Martedì 6 dicembre, alle ore 9,00 in Via degli Staderari, 2. Per gli uomini, obbligo di giacca e cravatta.

Intervengono:

  • Andrea Riccardi (Ministro per la Cooperazione Internazionale e l'Integrazione)
  • Massimo Serpieri (Vicedirettore dell'unità Justice D4 della Commissione Europea)
  • Isidro Rodriguez (Direttore della Fundacion Segretariado Gitano)
  • Zeljko Jovanovic (Direttore del Roma Initiatives Office dell'Open Society Foundations)
  • Jeroen Schokkenbroek (Special Representative of the Secretary General for Roma Issues for the Council of Europe)

Modera:

  • Henry Scicluna (Advisor for Roma Issues, Council of Europe)

Conclusioni:

  • Pietro Marcenaro (Presidente della Commissione diritti umani)
 
Di Fabrizio (del 23/11/2011 @ 09:40:51, in casa, visitato 1660 volte)

Segnalazione di Roberta Sasso

TuttoGreen di ELLE il 26 SETTEMBRE 2011

Si può costruire una casa con 300 dollari (meno di 212 euro)? Questa è l'idea lanciata un anno fa sul blog della Harvard Business Review da Vijay Govindarajan, docente di Economia, e Christian Sarkar, esperto di marketing.

Alla sfida "$ 300 House Design Challenge" a cui è abbinato un sito, 300house.com, hanno preso parte più di 300 partecipanti tra architetti, designer, studenti e professionisti che hanno inviato sul web i propri progetti.

Questo concorso di idee prevedeva regole precise da rispettare: erano richiesti, infatti, progetti di abitazioni fabbricabili con materiali prodotti in serie, facili da reperire e abbastanza resistenti agli agenti atmosferici. Inoltre nei progetti si richiedeva anche la presenza di servizi di base da adattare alle esigenze di qualsiasi tipo di abitante, singolo o famiglia.

Tra tutti i progetti candidati per ora ne sono stati selezionati solo 6, i migliori secondo la giuria composta dalla web community sorta nell'ambito dell'iniziativa grazie anche al sito creato per lanciare l'iniziativa e all'interesse riscosso su internet, oltre che da un gruppo di professionisti esperti nel settore dell'edilizia sociale.

Il finanziamento di 15.000 dollari complessivi consentirà ai progettisti vincitori di dare vita ai primi prototipi. L'idea di una casa a basso costo è valsa a Govindarajan e Sarkar un posto tra i Thinkers 50, una top list riservata ai 50 migliori pensatori d'affari del mondo.

E noi di TuttoGreen pensiamo che sia la migliore idea low-cost per ridurre l'impatto delle costruzioni sull'ambiente!

Pensate infatti quante case si potrebbero fare con un impegno economico così basso senza andare ad incidere sul trasporto e sulla produzione di materiali costosi destinati alla costruzione con metodi tradizionali.

Per non parlare dell'aspetto sociale della faccenda. Finalmente tutti o quasi potrebbero aspirare ad un'abitazione "decente" così come le condizioni di vita negli slums delle gigantesche metropoli del terzo mondo.

 
Di Fabrizio (del 22/11/2011 @ 09:31:03, in casa, visitato 1785 volte)



A Palermo il problema è il traffico. A Lamezia sono gli zingari. Per quanti sforzi possano fare la Procura di Salvatore Vitello e il Comune di Gianni Speranza, i rom non li digerisce proprio nessuno. Si sentono ancora oggi tuonare le parole dei consiglieri comunali: «Mai più un'altra Scordovillo City, bisogna smantellare l'accampamento e spalmare le famiglie rom in ogni angolo della città».

Il principio di sicurezza, nato chissà per quale motivazione, è quello di non creare nuove aggregazioni forti di zingari, perché tutti insieme diventano un pericolo, divisi fanno meno danni. Rubano meno, sporcano meno, incasinano meno.

Sulla base di questo principio di "polverizzazione" degli zingari si sta muovendo il Comune che finora ha spostato 80 persone dal campo dove ce n'erano fino all'estate scorsa circa 500. Col sistema che appena viene sfollato un nucleo familiare, le ruspe demoliscono la sua vecchia baracca in modo che non possa nuovamente riempirsi, come avveniva un tempo.

Ma appena arriva un nucleo familiare, uno solo (nella solitudine di un numero primo), in un quartiere e in un palazzo, succede l'indescrivibile. Soprattutto quando si tratta di una casa confiscata nella zona d'influenza di un boss che se ne sta in galera da anni.

Tutti i vicini si organizzano, mettono in scena proteste, fanno sit-in, attaccano striscioni. No agli zingari perché, spiegano, «le nostre case perdono di valore». È accaduto a San Pietro Lametino, a Ginepri ed ora in Via della Vittoria. Dovunque la musica (stonata) è la stessa.

È la sindrome "nimby", l'abbreviazione di "not in my back yard", cioè "non dietro casa mia". Nessuno vuole i rom. Ma la stessa sindrome in città non esiste quando si tratta di mafiosi. Forse perché gli zingari arrivano sotto casa con l'Ape carico di vecchi mobili da macero, e i mafiosi si presentano col Tir, un bel Porsche ed i mobili superlucidi. Forse perché gli zingari parlano nel loro modo rozzo e si lavano poco perché non hanno acqua calda, ed i mafiosi hanno l'idromassaggio e si vestono con le griffe.

Non conta se gli affiliati ai clan i soldi li fanno strozzando imprenditori, vendendo droga ai ragazzini, e sparando per uno sgarro. Loro sono persone rassicuranti, creano un'alea di falso rispetto intorno a loro. Agli inquilini non importa se il figlio di un altro vicino ha avuto una crisi d'astinenza d'eroina, o il negoziante di scarpe sotto casa ha ricevuto l'ennesimo avvertimento per pagare il pizzo. L'effetto "nimby" contro i mafiosi non scatta.

Vinicio Leonetti

 
Di Fabrizio (del 18/11/2011 @ 09:19:32, in casa, visitato 2155 volte)

INSIDE HOUSING

Dale Farm ha monopolizzato i titoli dei giornali negli ultimi mesi. Ma come prova Alex Turner, ci sono innumerevoli esempi di Traveller che lavorano con successo assieme ai proprietari terrieri

I titoli nei giornali degli ultimi mesi hanno reso una triste immagine per le comunità zingare e viaggianti in GB.

I 10 anni di lotta contro lo sgombero tra i residenti a Dale Farm ed il consiglio di Basildon, giunto ad un violento epilogo il mese scorso, ha portato l'attenzione pubblica sul conflitto tra i Traveller ed i consigli locali, col diritto ad una sistemazione decente al centro dell'argomentare. Si aggiunga a ciò la proposta dell'inizio dell'anno di Eric Pickles, segretario alle comunità, per dare ai consigli maggiori poteri nello sgomberare gli zingari dai siti illegali, e potrete immaginare i Traveller di fronte ad una costante battaglia contro le autorità.

La situazione reale è spesso più armoniosa di quanto la recente copertura mediatica potrebbe farci credere. Presso il sito per zingari e viaggianti di Cemetery Road, a Silverdale non lontano da Newcastle-under-Lyme - 19 piazzole, Housing Aspire ha portato notevoli miglioramenti dopo la consultazione con i residenti.

Secondo Chris Whitwell, direttore dell'associazione caritativa "Friends, Families and Travellers", questo tipo di approccio positivo verso la gestione del sito, può alla lunga impedire frizioni occasionali tra comunità viaggiante e stanziale. Dice: "Girando in lungo e in largo per il paese, l'esperienza mostra che siti zingari e viaggianti ben gestiti non causeranno problemi con la comunità locale."

Il lavoro, finanziato da 200.000 sterline dalla Homes and Communities Agency and Aspire, ha incluso nuovi bagni e cucine, ed anche il rinnovamento dell'impianto luce e riscaldamento. Nel sito è stato anche rinnovato e allargato il centro comunitario, che ospita un'aula scolastica per i figli di alcuni residenti.

Come qualsiasi altro

Il direttore del distretto Aspire, Kevin Davies, che ha responsabilità operative per il sito di Cemetery Road, conferma le impressioni di  Whitwell. "I bambini frequentano le scuole locali, e non ci sono grandi questioni tra la popolazione zingara e viaggiante ed i residenti nell'area circostante," dice. "Trattiamo i nostri residenti a Cemetery Road, come tutti gli altri delle nostre 8.500 proprietà."

Il sito è gestito dal consiglio di Newcastle-under-Lyme, che l'ha aperto nel 1993, fino a trasferirvi le sue azioni nel 2000. Quando è subentrata Aspire, il lavoro da svolgere a Cemetery Road equivaleva a zero.

"C'era da migliorare alcuni servizi," ricorda Davies. "Come parte del lavoro, abbiamo anche aumentato il numero delle piazzole da 17 a 19."

Le due nuove piazzole beneficiano di accesso per disabili - un vantaggio in una comunità delle età più diverse - ed il programma di investimento, ritagliato sulle necessità individuali, si è dimostrato sorprendentemente popolare tra i residenti.

"Questo sito è incantevole ed ora ha tutto ciò che si vuole," dice Rose*, che ha vissuto a Cemetery Road sin dalla sua apertura. "La mia roulotte ha una propria zona giorno, cucina e doccia, e c'è sempre acqua calda e fredda. Sono arrivata con la mia famiglia, e ora qui ho anche tre figlie."

Legami famigliari

Avere la famiglia in loco è uno dei criteri per essere rialloggiati a Cemetery Road, in base al contratto di gestione tra Aspire ed il consiglio di Newcastle-under-Lyme. Attualmente le condizioni di licenza stanno per essere rivedute, per portare i diritti di successione in linea con gli altri contratti di locazione di Aspire - a cui si ispirano sotto molti aspetti.

"I candidati ci approcciano direttamente - ovviamente devono essere Traveller," dice Davies. "Li mettiamo in lista d'attesa e contemporaneamente come priorità nel caso ci fossero esigenze particolari - mediche, connessioni locali ecc. - secondo la politica che applichiamo con tutti i richiedenti.

La popolarità di Cemetery Road ha significato scarso turnover di residenti negli ultimi anni. Come risultato: una lunga lista d'attesa per i richiedenti, anche se la funzionaria Carol Yeardley tende a sottolineare i benefici di questa stabilità.

"I problemi di gestione sono simili a quelli di molte altre tenute di Aspire," ci dice. "I nuovi incaricati devono impiegare tempo nel farsi conoscere, ma la gente ha fiducia in noi. Siamo spesso nell'ufficio in loco ed i residenti sono contenti di parlare con noi. Sotto un certo aspetto il sito è autogestito.

Storia del gestore del sito

Derek Mincher, 64 anni, è responsabile dei compiti giornalieri, come anche delle piccole manutenzioni e della raccolta degli affitti, vive e lavora a Cemetery Road sin dall'apertura nell'agosto 1993.

"La popolazione è aumentata con i figli ed i matrimoni e siamo cresciuti assieme," dice. "Sei coinvolto nella loro vita sin dalla nascita."

"Si va ai battesimi, ai matrimoni e ai funerali, vedendo le cose buone e quelle cattive."

Inoltre Mincher aiuta i residenti ad essere coinvolti nelle attività dentro e fuori dal sito. Aggiunge: "Anche il consiglio ricreativo di Newcastle and North Staffs è stato regolarmente coinvolto."

"Abbiamo castelli gonfiabili, tendoni e presto ci sarà un narratore zingaro. Alcuni residenti hanno difficoltà nel leggere e scrivere, così se è necessario raccolgo le loro lettere e gliele leggo."

Il personale neo assunto è invitato a visitare Cemetery Road, ed anche i residenti della comunità stanziale, per incoraggiare una maggior integrazione tra il sito ed il quartiere circostante.

"Ci sono ancora pregiudizi," dice Mincher. "Ci fu un caso in cui volevano sposarsi ed avevano prenotato in un pub - ma quando lì hanno scoperto che si trattava di un matrimonio zingaro, la prenotazione è stata annullata. Abbiamo contattato Citizens Advice e la situazione si è risolta."

Mincher è orgoglioso della relazione di Aspire con i  residenti di Cemetery Road. Dice: "Sono qua a tempo pieno e se qualcuno ha bisogno, gli basta venie a trovarmi."

Ho l'appoggio [dell'amministratore delegato] Sinead Butters - un visitatore assiduo - di dirigenti, funzionari ed altri che mi sostengono nell'offrire questo servizio."

* Non è il suo vero nome

 
Di Fabrizio (del 09/11/2011 @ 09:12:53, in casa, visitato 1517 volte)

Mi-lorenteggio.com Stamane evitato il peggio.

(mi-lorenteggio.com) Buccinasco, 07 novembre 2011 - Stamane alle ore 8.00 si doveva tenere la demolizione forzata delle ville dei Sinti, per dare esecuzione ad un'ordinanza, ma, ciò non è avvenuto perché parte delle demolizione stava avvenendo, come stabilito. Tutti i dettagli nel video

Vittorio Aggio


Ndr: l'appello di domenica scorsa

 
Di Fabrizio (del 06/11/2011 @ 08:54:47, in casa, visitato 1835 volte)

Chiediamo a coloro che possono farlo d’intervenire presso il Prefetto Lombardo con una mail o telefonicamente per chiedere che ci venga dato il tempo materiale di eseguire gli ordini ricevuti, come già è successo e sta succedendo. Non si può chiedere a famiglie con bambini e donne incinte (una ha partorito alcuni giorni fa, un’altra è prossima) di stare sotto la pioggia, non essendo ancora pervenute tutte le case mobili sostitutive delle casette da demolire. Si chiede di sospendere l’ordinanza o prorogare i termini, essendovi la volontà di ottemperare. PER INVIARE MAIL

COMUNICATO dell’ASSOCIAZIONE APERTAMENTE
Nonostante l'accordo raggiunto tra le parti tradotto in delibera dal Commissario, la firma dell'applicazione dello stesso da parte delle sei famiglie sinte , queste sono state bersagliate da ben 4 ordinanze di demolizione esecutive (vedi cronache precedenti, ndr.).

Due nell'ultima settimana.

Quattro di queste famiglie hanno svuotato completamente la vecchia abitazione.

Tre alle quali sono state assegnate altrettante case mobili (che però sono oggetto di contestazione perché ammalorate e forse più vecchie di quanto ci hanno detto), stanno smontando la vecchia abitazione. Operazione che dovrebbe terminare per domenica sera, nonostante il maltempo.

Altre tre famiglie, quelle col maggior numero di figli, stanno attendendo la notizia di quando arriveranno le loro case mobili. Nel frattempo sono ferme nell'operazione di demolizione delle loro vecchie case perché non avrebbero dove andare con i loro figli.

In questo quadro, c'è pendente sul capo di tutte e sei le famiglie, l'ultima ordinanza esecutiva per il 07.11.2011. Non solo, ci è giunta la notizia che per lunedì mattina 07.11.2011, è stata predisposta una azione sul Q.re Terradeo (Campo sinti ) ad opera delle Forze dell’Ordine.

Da noi interpellato il Segretario Comunale ha confermato e si è dichiarato impotente a revocare o modificare l'ordine già impartito.

Come Associazione Apertamente a fronte di questa incomprensibile ed irresponsabile decisione, riteniamo non si possano lasciare da sole queste Famiglie.
Saremo lunedì mattina al Quartiere con loro, come abbiamo fatto per questa vicenda in questi mesi, dalle ore 07.30. Vi invitiamo a intervenire sul Commissario per revocare o prorogare questa inutile ed assurda decisione ed ad essere presenti con un vostro rappresentante al Quartiere Terradeo.

Stiamo mandando questa comunicazione a tutte le Forze Politiche di Buccinasco, di Destra, di Centro e di Sinistra, alle Parrocchie, alla Caritas Decanale alle Direzioni Didattiche, il Tavolo Rom e Sinti di Milano ed a tutti coloro nel recente passato ci hanno sostenuto per la soluzione positiva di questa incredibile vicenda.

Per Associazione Apertamente
Rossi Ernesto, Luisi Antonio
Buccinasco 05.11.2011

 

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