L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.
Andrea Mochi Sismondi Confini diamanti Viaggio ai margini d'Europa, ospiti dei rom
pp. 254
€ 20,00
isbn 978-88-97522-21-8
il libro
Sutka, in Macedonia, è l'unica Municipalità al mondo in cui i rom sono in
maggioranza. Hanno un loro Sindaco e un loro canale televisivo. Una coppia di
italiani si imbatte nella comunità, si trovano a camminare per i suoi vicoli
dissestati con il fiato sospeso, si sentono ridicoli e fuori luogo spingendo a
fatica il loro passeggino Chicco con gli occhi sgranati. Eppure decidono di
tornare. Per viverci. Insieme al loro bimbo ribaltano il rapporto: come migranti
al contrario si fanno stranieri tra chi ovunque è straniero. Questa inversione
permette loro di partecipare alle lunghe discussioni tra i membri della
comunità, seguirne i rituali, confrontare i paradigmi, cercare di capire, fino a
essere sostanzialmente adottati da una famiglia rom. L'autore racconta in prima
persona l'evolversi di questo percorso, il progressivo svelarsi davanti ai suoi
occhi di quella human network che da Sutka si dirama in tutta Europa lungo le
strade dei familiari partiti. Incontro dopo incontro, i preconcetti portati
inconsapevolmente dall'Italia - buonisti o razzisti che siano - sbattono contro
la realtà, dimostrandosi insufficienti a comprendere la complessità di ciò che
si mostra. Ciò che traspare è un'opzione aperta: la possibilità di concepire
l'esistenza individuale, la pratica politica e la stessa Storia in un altro
modo. Un modo diverso, che non nasconde le sue contraddizioni e le sue miserie,
ma evoca potenzialità spesso inespresse o in molti modi tarpate.
l'autore
Andrea Mochi Sismondi (1977) lavora come attore e drammaturgo. Parallelamente
collabora allo sviluppo di forme innovative di comunicazione pubblica con il
Forum della Pubblica Amministrazione di Roma. Ha trattato il tema dei rom e
dell'identità europea negli spettacoli - scritti con Fiorenza Menni - Comune
Spazio Problematico e Hello Austria. Europa 2011.
ReutersBy Marton Dunai
Budapest, 24/04/2012 - Se pensate che le parti riproduttive del suino
non possano finire nel menu di un ristorante chic, ripensateci
Per un ristorante aperto di recente nella capitale, le tube di Fallopio, da
secoli consumate solo dalla minoranza rom del paese, sono davvero una
prelibatezza.
Il ristorante, nascosto in una zona gentrificata dell'area interna di Budapest,
in un edificio centenario e fatiscente, va sotto il nome di Romani Platni,
che in lingua romanì significa stufa rom.
Parte sede del ristorante e parte esperimento sociale, intende aprire la cucina
rom agli Ungheresi, ed aprire gli Ungheresi ad una migliore comprensione dei
Rom, che sono stati fraintesi e discriminati per generazioni.
Strano lavoro intestino che intende sfidare percezioni radicate, dice Sandor
Orsos, 36 anni, che guida il progetto.
"Abbiamo cercato con grande impegno di evitare gli stereotipi e cucinare come
faceva mia nonna," ha detto di recente, mentre cucinava per 16 coperti. "Si
pensa che la gente fugga urlando sentendo parlare di ovidotti (tube di Fallopio).
Ma un gruppo è tornato appositamente per quel piatto."
Così ce l'hanno fatta. Richieste ad un macellaio di fiducia e ripulite, le tube
sono state cucinate con aglio, poi tagliate a pezzetti e fritte con pancetta sin
quando non si arricciano.
"E' nutriente come il maiale, ed ha un sapore squisito," dice Orsos. "La
consistenza ricorda il pollo; io non sono un grande mangiatore di maiale, ma
questo piatto mi piace molto."
Il cibo è un modo come un altro di comprensione culturale, e mentre la gente
viaggia in paesi esotici e rinuncia ai propri costumi per avvicinarsi a cucine
poco conosciute, hanno conoscenza zero o quasi dei loro vicini, continua.
Romani Platni intendeva favorire ciò a livello locale. Ha aperto lo scorso
febbraio grazie ad un piccolo contributo dell'Open Society Institute, ad un
gruppo di volontari e ad una mezzo dozzina di romnià locali in cucina.
Tramite il suo recente blog, Orsos ha invitato un gruppo selezionato di amici e
amanti dell'eno-gastronomia per un primo pranzo, e per segnalare la cosa ai
media. Dice che avrebbe servito cena ogni sera che il posto, un centro giovanile
convertito con una piccola cucina, con pochi tavoli e una libreria, fosse stato
pieno.
L'idea è decollata più velocemente di quanto chiunque, organizzatori compresi,
avesse previsto.
Le cene settimanali di Romani Platni vengono prenotate con un mese d'anticipo, e
hanno avuto così successo che Orsos ha cominciato ad accarezzare l'idea di
tenere aperto tutti i giorni.
CAVOLO RIPIENO, MAIALE A PEZZI
"La gente è molto contenta di questi piatti," dice la capo-cuoca Malvin Nemeth,
o zia Malvina, una piccola romnì di 60 anni con un sorriso pieno di rughe ed una
voce arrocchita da decenni di sigarette a catena. "Prima abbiamo iniziato con
cavolo ripieno, braciole di maiale con pomodoro e peperoni, e patate hanuska
(gnocchetti)."
Hanuska è ancora in menu, e zia Malvina torna a bagnare le patate grattugiate e
le pepite di farina in grasso d'oca e cipolla fritta: uno stomaco pieno apre il
cuore, dice.
"I miei vicini avevano l'abitudine di venire a chiedermi, zia Malvina, cosa stai
friggendo?" dice. "Facevo assaggiare, ed eravamo amici. Eravamo buoni vicini...
Questi (gli ospiti), non conoscono la cucina zingara, ma sono (anche) curiosi su
cosa è."
Nel menu di sabato c'erano verdure al vapore con maiale affumicato, hanuska con
braciole di maiale all'aglio (Ganca), e pasta fritta nel burro e servita con
mollica di pane vanigliato e pesche al miele cristallizzato.
"Il cibo rom è molto semplice e pulito," dice Orson. "Oggi bio è sulla bocca di
tutti , ed il nostro menu lo è di sicuro. Per i rom è sempre stato così: uscire
per boschi, prendere qualcosa di selvatico, friggerlo e mangiarlo col pane.
"Roba semplice, nutriente, non troppo piccante. Le spezie sono costose ed i Rom
sono sempre stati troppo poveri per usarle."
Quando i clienti arrivano, Orsos mette musica rom dal suo smartphone, ed il
locale si riempie improvvisamente di allegria, calore e tranquilla curiosità.
Aspettavo un'iniziativa simile da tempo," dice Nora
Szabolcsi, 33 anni, esperta di finanza.
"Ho convinto i miei amici, che c'era qualcos'altro oltre alla musica di cui i
Rom potessero andare orgogliosi. Inoltre, mi piacciono le braciole di maiale. Le
verdure al vapore potrebbero essere un rischio, staremo a vedere.
A metà pasto, sorridente alza il pollice, e gli altri ospiti, alcuni dei quali
si erano portati il vino da casa, poco a poco si rilassano. Il chiacchiericcio
cresce. Qualcuno prende un assaggio delle sue braciole di maiale.
"Per la maggior parte del pasto li lasciamo da soli," dice Orsos. "Poi gli
ospiti vengono e spesso chiacchierano con le donne che hanno cucinato. Chiedono
le ricette e si complimentano, alla fine vanno a casa. Raramente è una faccenda
lunga."
Non è molto, aggiunge. Ma è un inizio.
(Reporting by Marton Dunai, editing by Paul Casciato)
Mykawartha.comPresentazione della storia degli zingari del luogo.
L'istallazione sulle Storie Dimenticate dell'artista JoEllen Brydon: gli zingari
a Bethany nel 1909
[...]
(BETHANY) Grazie ad Hollywood, la maggior parte della gente vede gli zingari
come romantici lettori di sfere di cristallo o ladri criminali. La premiata
artista JoEllen Brydon sa che non è così.
L'arte della residente di Mount Pleasant racconta le storie delle persone che
incontra - amici, vicini, stranieri - delle radici dei suoi antenati a County Tyrone,
Irlanda del Nord, e della gente nelle amate Cavan hills.
Nei suoi lavori ha anche ritratto con uno sguardo unico gli zingari, che
verranno presentati durante l'incontro annuale della Manvers Township Historical
Society, sabato 21 aprile nella sala da tea di Laura a Bethany.
La presentazione mette in mostra la sua installazione su larga scala, Storie
Dimenticate: Gli zingari nel 1909, illustrata con immagini dei suoi dipinti e
con fotografie storiche.
[Alcuni zingari] presero parte ad una migrazione di massa in Nord America alla
fine del 1800 ma non ricevettero un caldo benvenuto, nota la signora Brydon.
Forestieri dalla strana lingua, spesso venivano cacciati dai negozi, anche
quando avevano i soldi. Molti furono costretti a rubare, aggravando la loro
"cattiva reputazione".
Un gruppo poi emigrato negli USA ed in Messico, si trovò a passare la frontiera
a Sault Ste. Marie, arrivando alle Kawarthas nelle 1909.
"Inizialmente finirono a Bobcaygeon," dice la signora Brydon, notando che
presto venne chiesto loro di andarsene, e allora presero la strada per Peterborough.
Le autorità li intercettarono a Fowlers Corners. Gli uomini vennero arrestati.
Donne e bambini si accamparono a Morrow Park mentre gli uomini andavano in
tribunale. In seguito il gruppo lasciò Peterborough, seguendo la ferrovia e la
linea del telegrafo verso
Pontypool, dove si sistemarono in un grande insediamento in quella che oggi è Telecom
Road. Brydon non saprebbe niente di tutto ciò, se non avesse trovato una foto
nell'archivio del museo di Peterborough. Volendo saperne di più, si rivolse ai
giornali. Alla fine contattò Ronald Lee, Rom di nascita, autorità sulla cultura
rom ed oggi professore in pensione dall'università di Toronto.
"C'è voluto un anno per mettere tutto assieme," dice Brydon, che ha molto
apprezzato il suo aiuto. "E' stato così interessante. C'è stata una grande
copertura mediatica. Raramente si vede qualcosa emergere in questa maniera."
Lee ha poi introdotto Brydon ad alcuni dei discendenti di quel gruppo
sotto assedio.
Lei poi sviluppò l'installazione su larga scala che include 22 dipinti.
Brydon spera che quanti parteciperanno all'evento possano ottenere una migliore
comprensione dei Rom.
"Ho imparato tutto. Prima del progetto non sapevo niente," dice. "Spero che la
gente possa avere una migliore comprensione del mio lavoro e della cultura rom."
I carabinieri mettono i sigilli a un’emettente di Scandicci. Indagato il
proprietario e un collaboratore per le sparate su rom ed extracomunitari
Roma – 26 aprile 2012 - "Zingari che campano rubando'', stranieri che meritano
''una scarica di botte'', perchè ''vengono a romperci i ...''.
Č con frasi come queste che Guido Gheri, consigliere comunale a Scandicci per la
lista civica di destra Voce al Popolo, animava una trasmissione della sua Radio
Studio 54. Ieri carabinieri della cittadina toscana hanno sequestrato le
apparecchiature dell’emettente, il cui patron, insieme a un collaboratore è
indagato dalla procura di Firenze per istigazione all’odio razziale e
diffamazione.
Tutto è nato da una denuncia di un x collaboratore, conduttore di una rubrica
sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, che una volta andato via dalla radio è
stato offeso e deriso più volte nel corso delle trasmissioni. Alcuni ascoltatori
avevano chiesto poi l’intervento della magistratura dopo le sparate contro rom
ed immigrati andate in onda tra gennaio e aprile 2011.
"Sono accuse false, completamente infondate" sostiene Gheri."Io faccio parlare
tutti, faccio parlare il popolo. Siamo di fronte al primo caso in Italia di
radio chiusa perche' ospita una trasmissione, la mia, che va contro il sistema,
non importa se di destra o di sinistra". Il suo avvocato, Paolo Florio, liquida
le battute incriminate come "frasi grossolane, che non sono state dette con
l'intenzione di istigare l'odio razziale nè con spirito razzista".
Sembra che non manchi mai qualcuno che confonde le "scariche di botte" con la
libertà di pensiero...
Gonews.itCasaPound: "Il sequestro di Radio Studio 54 è eccessivo. E' una voce libera in
una zona asservita a una parte politica" 26/04/2012 - 18:14
"Se è stato commesso un reato ne dovrebbe rispondere soltanto le persone che
hanno violato la legge e non un'intera struttura fatta di persone che lavorano
onestamente"
"Riteniamo il provvedimento di sequestro a dir poco eccessivo", specifica in una
nota il Direttivo di CasaPound Italia Firenze, "nei confronti di una radio che
si è distinta in questi anni per essere sempre stata una voce libera in una zona
geografica generalmente asservita ad una parte politica".
"Ci chiediamo", prosegue la nota di CPI Firenze, "se Radio Studio 54 dava troppo
fastidio in una terra, la Toscana, che qualcuno sostiene essere la terra del
libero pensiero. Ci chiediamo, altresì, se tale libertà valga solo per certe
radio e non per altre".
"Se, e ribadiamo il 'se', è stato commesso qualche reato", termina CasaPound
Firenze, "ne dovrebbero rispondere soltanto le persone che hanno violato la
legge e non un'intera struttura fatta di persone che lavorano onestamente per
portare a casa uno stipendio. Ribadiamo la nostra solidarietà a Guido Gheri e a
tutti i suoi collaboratori".
Di Fabrizio (del 29/04/2012 @ 09:52:10, in Italia, visitato 1717 volte)
Nell'ambito della terza edizione della festa "via Padova è meglio di Milano",
il polo di via Idro proporrà due giorni all'insegna di vari aspetti della
cultura e della vita dei Rom, col contributo di artisti, cantanti, musici,
scrittori e vari testimoni.
Per finanziare le varie attività, siete invitati ad una CENA DI SOTTOSCRIZIONE
che si terrà lunedì 7 maggio alle ore 20.00 presso
enoteca '70 Café LIGERA via
Padova 133, MILANO
Proporremo ai vostri palati: Antipasti
Hummus
Tabulè
Salumi e formaggi vari
Primi
Lasagne di carne e per vegetariani
Gnocchi alla romana
Secondi
Spezzatino con contorno
Torte dolci e salate
Vino e bevande
Durante la cena verranno presentate le attività
proposte nei due giorni della festa "via Padova è meglio di Milano.
PS: se qualcuno volesse contribuire, in qualsiasi modo, alla riuscita della
cena, ci si trova mercoledì 2 maggio, alle 18,15 presso l'ENOTECA LIGERA, via
Padova 133, per definire gli ultimi particolari, oppure scrivere
info@sivola.net.
Analisi: l'estrema destra ceca odia gli immigrati - tranne quando può
usarli contro i Rom - Praga, 21.4.2012 21:16, (ROMEA)
L'organizzatore della manifestazione [...] a Břeclav, Erik Lamprecht (...),
qui con Jiří Dudák e altri neonazisti moravi. Il saluto nazista è prassi comune. Photo: Antifa.cz
- František Kostlán, translated by Gwendolyn Albert
Non ci sono dubbi che il Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori (Dělnická strana
sociální spravedlnosti - DSSS) e relativi affiliati, la Gioventù Lavoratrice (Dělnická
mládež - DM), siano nella Repubblica Ceca una forza politica contro
immigrati, migranti e rifugiati. Anche se il partito ha condotto per anni una
campagna d'odio contro i migranti, ora ha deciso di fare un uso propagandistico
di una famiglia ucraina a Břeclav, sfruttando le loro recenti disgrazie per
fomentare l'odio contro i Rom nel loro complesso. Domani DM ha intenzione di
manifestare a Břeclav, assieme al DSSS.
Negli ultimi anni, DM e DSSS hanno fatto innumerevoli dichiarazioni d'odio su
immigrati e richiedenti asilo. Diamo uno sguardo a qualcuno degli esempi più
estremi.
"La nostra bellissima terra ceca è stata sommersa da un'onda distruttiva di
immigrazione che sta distruggendo quanto qui c'è di bello. Non intendiamo
tollerare questo schifo," ha detto Vandas in uno dei suoi comizi. La
registrazione della dichiarazione è stata ripresa da TV Nova nel suo notiziario
del 18 aprile.
Settimana scorsa Vandas ha telefonato a Oxana Živačovská, , madre del
quindicenne Piter (la forma ucraina del ceco Petr), assalito e ferito a Břeclav
domenica scorsa. Vandas le ha assicurato che il DSSS avrebbe dato appoggio alla
sua famiglia.
Živačovská - che non ha idea di cosa sia il DSSS - e suo figlio sono Ucraini.
Lei lavora come interprete e traduttrice, in tribunale e altrove.
Il programma politico del DSSS non è favorevole ai migranti, ed afferma: "Non
vogliamo un paese pieno di immigrati, migranti dagli stati dell'ex Unione
Sovietica, dai Balcani, dall'Asia, dall'Estremo Oriente, ecc. L'asilo
politico o i permessi di soggiorno dovrebbero essere garantiti solo a quanti
incontrano criteri di qualità morali e conoscenze professionali, persone che si
presume possano adattarsi agli usi e tradizioni nazionali dei cittadini della
Repubblica Ceca, persone per cui ci sia garanzia che si assimileranno totalmente
nella società maggioritaria."
Robin Siener, del partito neonazista tedesco NPD, con cui Vandas coopera
strettamente,riguardo ai migranti l'anno scorso a Brno durante la manifestazione
del DSSS del 1 maggio, ha detto: "Guardiamo alle grandi città europee, dove le
donne sono violentate nel centro delle piazze... dove questa spazzatura umana
può commettere crimini senza che la popolazione locale intervenga... Quando
finalmente la nazione riceverà i suoi diritti?... Mandiamo il nostro sangue in
Libano, Iraq o Afghanistan, ed in cambio riceviamo spazzatura umana a cui
nessuno è interessato... Chiedo ad ognuno di voi, sino a quando durerà tutto ciò
prima che prenderemo torce e bastoni ed inseguiremo chi ci opprime, per
rispedire la loro spazzatura umana fuori dalla fortezza europea, da dove
vengono? Sarebbe meglio se li rimandassimo subito in Israele o negli USA con un
biglietto di sola andata... Ci sono solo due cose che ci separano, il confine e
la lingua, nient'altro..."
Vandas ed i suoi compagni di viaggio vennero condannati a novembre 20101 dal
tribunale cittadino di Brno, per i loro discorsi razzisti e xenofobi contro i
migranti. Quando Vandas era presidente del recentemente disciolto Partito dei
Lavoratori (Dělnická strana - DS),
durante il corteo del 1 maggio a Brno parlò di "onda distruttiva di immigrati,
uno tsunami che sta inondando la nostra bella terra ceca e distruggendo tutto
ciò che abbiamo di caro." Venne condannato, sentenza poi sospesa, per aver
diffamato una nazione, incitando all'odio e sostenendo il neonazismo.
Nella stessa manifestazione, il vice presidente DS Jiří Štěpánek disse: "In
molte professioni gli stranieri hanno rovinato gli stipendi, dato che oggi un
Ceco viene assunto col medesimo salario di uno appena arrivato dalle trincee...
Chi sta lavorando oggi nelle grosse fabbriche? I Cechi? No, soltanto stranieri
che continuano ad aumentare la somma dei crimini commessi. Non dimentichiamo le
malattie che queste orde dalle steppe portano con loro... Possiamo vederlo con
l'esempio dei Vietnamiti come sarà il paese quando comanderanno loro. Quella
comunità, cercando di evitare di pagare le tasse, si è data allo spaccio di
droga. Stanno iniziando a coltivare marijuana su larga scala ed a venderla qui,
ma non ai loro figli, che vengono mandati all'università, ma ai bambini cechi.
Stanno creando qui una sorta di ghetto vietnamita e non sono lontani i tempi in
cui i Vietnamiti cacceranno dal lavoro la nostra gente... la nostra gente è da
sola... Hanno la sfortuna di essere bianchi qui."
DM sta organizzando una manifestazione a Břeclav "contro la violenza". Questo
violento gruppo militante di giovani del DSSS è attualmente presieduto da Erik Lamprecht,
che ha già un notevole curriculum come ex presidente dell'organizzazione Zbelo
(Ultra Bianchi). Come riportato dal sito Anti-Fascist Action, Lamprecht iniziò
la sua carriera come hooligan di calcio, ed ora è attivista della neonazista
Resistenza Nazionale (Národní odpor - NO) a Brno. Inoltre ha recentemente
organizzato la manifestazione neonazista di Jihlava.
Il sito Antifa.cz riferisce per la prima volta di Lamprecht a maggio 2010, come
compagno di viaggio di un altro significativo neonazista moravo, Jiří Dudák. Nel
profilo di Dudák pubblicato sul sito, ci sono fotografie di lui assieme a
Lamprecht, ed anche foto di Dudák col veterano della divisione SS Liebstandarte Adolf Hitler, Herbert Schweiger. Lamprecht
è in contatto attivo con la scena neonazista tedesca, soprattutto con la
struttura del NPD in Sassonia. (Dettagli e foto in
questo articolo, solo in ceco).
Vandas ha presieduto tanto il DSSS che il suo predecessore, il DS, che nel 2007
fondò uno "Squadrone Protezione". Questo squadrone, oltre a convocare
ufficialmente gli eventi di partito, monitorava i "problemi con gli immigrati".
"Di sicuro non intendono provocare paura per le strade, sono solo dei giovani
che vogliono contribuire a risolvere la triste situazione in alcune delle aree
di crisi, come pure l'afflusso degli immigrati", disse allora Vandas ai media.
"Squadrone Protezione" è la traduzione dal tedesco Schutzstaffel, o SS, il nome
dato dai tedeschi alle loro forze armate più sadiche.
La Corte Amministrativa Suprema sciolse il Partito dei Lavoratori nel febbraio
2010. Il tribunale trovò che l'ideologia, il programma ed i simboli del partito
includevano elementi sciovinisti e xenofobi, ed anche tracce di razzismo. La
sentenza diceva che il partito incitava all'odio e lottava per una
trasformazione radicale dell'ordine democratico. Secondo il verdetto, il partito
intendeva creare artificialmente la sensazione che stranieri e immigrati
rappresentassero una minaccia per gli altri. La decisione del tribunale
assegnava al partito il suo vero nome: "Il nazionalsocialismo del Partito dei
Lavoratori sta portando avanti l'eredità del nazionalsocialismo di Hitler, vale
a dire, il neonazismo."
Miroslav Mareš, un esperto di estremismo che in precedenza aveva lavorato in
questo settore come perito in tribunale, scrive quanto segue nel suo studio
"Movimenti neonazisti Cechi" (2011): "La retorica anti-stranieri e
anti-immigrati viene di fatto mantenuta dal partito successore del DS, il
Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori (DSSS). I rappresentanti del DSSS
non hanno mai preso le distanze dalle dichiarazioni precedenti - anzi, hanno
fatto l'opposto. Nel 2010, per esempio, il DSSS si è profilato come un partito
di resistenza alla comunità vietnamita nel quartiere praghese di Libuše,
arrivando ad installare una milizia in loco. Tale cruda retorica anti-immigrati
era in grado di mobilitare membri e simpatizzanti del partito a commettere
eccessi."
Si può essere d'accordo con questa sintesi. Naturalmente, vale sin quando gli
immigrati e i migranti non possano essere usati per incitare ad una campagna
d'odio contro i Rom. Vandas ed i suoi camerati non saranno mai soddisfatti per
la pura condanna di un crimine specifico. Sfrutteranno ogni situazione simile,
per sposare la colpevolizzazione collettiva dei Rom, e per spargere
disinformazione, generalizzazioni e menzogne.
Břeclav, 25.4.2012 18:30, (ROMEA)
- Il discorso di
Tomáš Skyba alla manifestazione a Břeclav, 22 aprile 2012 -
ryz, translated by Gwendolyn Albert
Nella riunione di domenica scorsa a Břeclav, ufficialmente come manifestazione
"contro la violenza" ed in solidarietà ad un quindicenne brutalmente aggredito
da tre uomini, uno degli oratori era Tomáš Skyba, violento razzista già
condannato in passato e vicepresidente della Gioventù Lavoratrice (Dělnická
mládež - DM). Alla riunione hanno preso parte circa 2.000 persone. Gli autori
dell'aggressione sono stati identificati dalla stampa come Rom, ma non ci sono
stati ancora arresti.
La maggior parte dei manifestanti ha finito per tenere una discussione piuttosto
burrascosa col sindaco Oldřich Ryšavý (Socialdemocratici - ČSSD) sui gradini
d'ingresso del municipio. Una pafrte più piccola della folla ha ascoltato i
discorsi degli estremisti di destra del DM e del Partito della Giustizia Sociale
dei Lavoratori (Dělnická strana
sociální spravedlnosti - DSSS), che hanno parlato da un podio organizzato dagli
amici del quindicenne. Si può vedere
QUI (solo in ceco) mezzora di registrazione della manifestazione, che si è
trasformata presto in una protesta anti-Rom.
Skyba ha fatto un discorso ai manifestanti di DM. Un anno fa, il tribunale
regionale di Zlín lo condannò a cinque anni di libertà vigilante, dopo che aveva
preso a calci in testa e senza ragione una persona di 62 anni, fuggendo poi e
lasciando la vittima svenuta in una pozza di sangue. All'inizio del processo, Skyba
me3ntì in tribunale dicendo di non aver commesso il crimine, confessando solo
dopo un'ora di interrogatorio.
L'aggressione ebbe diversi testimoni. "Stavamo scegliendo da mangiare, quando
vidi qualcuno spingere l'uomo a terra e poi prenderlo a calci in testa, gli
saltò addosso diverse volte e lo picchio con un ombrello," disse un testimone.
Anche se Skyba avrebbe potuto finire in prigione per 12 anni, gli venne
garantita la libertà vigilata. Al momento del verdetto, il giudice disse che la
sospensione condizionale della pena era un ultimo avvertimento: "Se andrà ancora
in contrasto con la legge, la corte non concederà più compromessi." Skyda aveva
già avuto diversi problemi legali in precedenza. A 17 anni gli venne data la
sospensione condizionale della pena, dopo aver aggredito uno studente dello Sri
Lanka. Era già stato arrestato diverse volte - una volta durante una
manifestazione del Partito Operaio, una volta per guido in stato di ubriachezza
ed un'altra quando la polizia lo trovò ubriaco mentre spaccava i finestrini
delle macchine parcheggiate. Allora il tribunale gli impose di sottoporsi a cure
contro l'alcolismo.
Gli amici del ragazzo aggredito probabilmente hanno condiviso il podio con
Skyba per pura ingenuità. In una discussione in Facebook sulla piccola Natálie,
la bimba rom quasi bruciata a morte con tutta la famiglia in un assalto
incendiario a Vitkov nel 2009 (vedi
QUI ndr), Skyba scriveva: "Le regalerei una lattina di Zyklon B per
Natale."
Non ci sono dubbi che il DSSS e la sua propaggine, il DM, sina una forza
politica volta contro immigrati, migranti e rifugiati. Anche se il partito ha
condotto per anni una campagna d'odio contro i migranti, la famiglia ucraina di Břeclav
il cui figlio è stato ferito, serve ora i suoi interessi, per sfruttare le loro
disgrazie nel fomentare sentimenti anti rom.
Paradossalmente gli estremisti del DM ed i neonazisti hanno chiaramente
espresso la loro opinione sugli stranieri durante la manifestazione di Břeclav.
Nel corteo tornando dalla piazza alla stazione, sono risuonati più volte gli
slogan "La Boemia ai Cechi" e "Nient'altro che la nazione".
Oggi il futuro dei Rom è in un calice di vino rosso.
Č il 2010 quando la giunta Moratti decide di dare il via a una serie
sistematica di sgomberi delle famiglie Rom nell'ex campo informale di via
Rubattino, impedendo di fatto ai ragazzi che lo abitavano di proseguire il
percorso di inserimento scolastico iniziato nel 2008 attraverso la mediazione
culturale della comunità di Sant'Egidio e il sostegno economico
dell'associazione dei genitori. Ma diversi abitanti del quartiere non ci stanno
e decidono spontaneamente di intervenire: dopo aver contattato Intergas, rete di
Gas (Gruppi di acquisto solidale) di Milano e averne ricevuto la collaborazione,
le due realtà cittadine danno i natali al progetto "I vini R.O.M. – Rossi di
Origine Migrante", un'offerta di tre qualità di vini rossi toscani provenienti
dall'associazione autogestita di volontariato Fuorimercato che tra il 2010 e il
2011 vende il proprio nettare durante varie kermesse di consumo solidale, tra le
quali l'importante fiera meneghina degli stili di vita sostenibili "Fa' la cosa
giusta!". I risultati di tale operazione, conclusasi pochi giorni fa, si
materializzano nella vendita di circa 2.300 bottiglie di vino per un ricavato
totale di € 9.500: la cifra è stata divisa in nove borse di lavoro e di studio,
tre delle quali sono state assegnate a Garofita, mamma Rom che lavora presso due
cascine del Parco Sud, a Sandu e a Marco, papà Rom che collaborano al restauro
della Cascina Cuccagna a Milano per un totale di € 3.500, mentre le restanti
cinque hanno dato la possibilità a Cristina e Florina, entrambe di 10 anni, e a
Geanina, Belmondo, Ovidiu e Marian, adolescenti, di pagare i corsi scolastici e
i mezzi di trasporto per un totale di € 6.000. Non solo: tanto per i grandi
quanto per i più piccoli è stato progettato un percorso di accompagnamento
psicologico che prevede colloqui a cadenza bisettimanale con assistenti sociali
ed educatori per capire e monitorare la situazione.
La scena sembra essere quella della Milano anni Cinquanta del film "Č
arrivato il cavaliere!" di Mario Monicelli quando, dopo la guerra, alcuni
sfollati si ritrovano senza un tetto sotto cui vivere e vengono osteggiati da
politici che impongono le proprie scelte strategiche per conquistarsi qualche
proselito in più; solo l'intervento di un privato cittadino, il filantropico
cavalier "ghe pensi mi", cercherà in tutti i modi di salvare le vittime
innocenti di un sistema corrotto e irrispettoso, senza tuttavia riuscirci.
Sessant'anni dopo la storia si ripete: non più sfollati ma "extracomunitari",
non più il cavaliere tuttofare ma il Gas e, ci allieta dirlo, non più la tragica
fine della famiglia cinematografica ma una conclusione che premia i più deboli e
chi si è prodigato per il loro bene. "Nel nostro piccolo – chiosa Francesca
Federici, coordinatrice del progetto – siamo contenti dei risultati ottenuti:
abbiamo voluto denunciare la pratica irregolare degli sgomberi in assenza di
alternative praticabili, dimostrando che i percorsi di integrazione sono
possibili con pochi mezzi e poche risorse anche a Milano" città, quest'ultima,
che già nelle dichiarazioni del grande regista era (e lo è ancor di più oggi)
"capitale non solo economica ma anche morale d'Italia".
Di Fabrizio (del 27/04/2012 @ 09:25:11, in conflitti, visitato 1891 volte)
Pisanotizie Ieri pomeriggio un'ingente dispiegamento della Polizia Municipale si è
recato sotto il Ponte delle Bocchette per intimare di allontanarsi da Pisa alle
poche famiglie che lì hanno trovato riparo dopo lo sgombero dai Frati Bigi.
Momenti di tensione con una signora che ha avuto un malore ed è stata condotta
in ambulanza al Pronto Soccorso. Atteso nella giornata lo sgombero definitivo
dell'area
Come si celebra il 25 aprile a Pisa, giorno della Liberazione dal
nazi-fascismo? In molti modi, si direbbe. Il nostro giornale negli scorsi giorni
ha pubblicato la notizia di innumerevoli commemorazioni ed eventi organizzati
sul territorio cittadino e provinciale, legati a una delle "festività" più
importanti della nostra democrazia. Eppure il 25 aprile 2012 rimarrà nella
storia della città non solo per essere stato il 67° anniversario della
Liberazione.
Nella giornata di ieri infatti, in località "Il Tondo", dove da meno di 72 ore
avevano trovato un rifugio di fortuna alcune famiglie in emergenza abitativa che
avevano lasciato negli scorsi giorni l'ex convento dei Frati Bigi, si sono
recate cinque auto e due moto della polizia municipale per un totale di quasi
venti agenti. Un dispiegamento di forze ingente con il solo scopo,
all'apparenza, di intimare ai presenti di abbandonare il proprio giaciglio.
Un primo "avviso" da parte della polizia municipale c'era stato nella giornata
di lunedì e ieri la nuova "visita". "Sono scesi dalle auto e subito hanno
indossato guanti di pelle nera", così raccontano i testimoni presenti a "Il
Tondo".
"Ci hanno intimato - proseguono - non solo di lasciare il campo entro domattina
(oggi per chi legge, ndr.), ma di lasciare Pisa e alle nostre insistenze sul
fatto che non abbiamo un posto dove andare si sono fatti aggressivi. Una donna
per il forte spavento dopo l'aggressione verbale di uno dei vigili si è sentita
male. E' stata chiamata un'autoambulanza e la signora è finita al pronto
soccorso". Ed è proprio intorno a questo episodio che la giornata di ieri
ritrova, purtroppo, una sua sintesi.
Secondo quanto riportato dai presenti, a provocare il malore della donna
sarebbero stati i modi usati dal vicecomandante Migliorini e dall'ispettore
Derri, che già in in occasione del recente sgombero dell'ex convento dei Frati
Bigi, ricordano ancora i presenti, avevano tenuto un "atteggiamento
particolarmente duro" nei confronti dei rom.
Vittima delle "escandescenze" dei due è stato anche uno dei giovani presenti al
campo che, nel tentativo di riprendere la scena, ha visto - raccontano ancora i
presenti al campo - letteralmente "volare" il suo cellulare in seguito a una
manata.
La donna è stata subito condotta al Pronto Soccorso di Cisanello dove è rimasta
in osservazione fino alle 18, poi rilasciata con un referto che riportava
"stress psicologico (per sgombero della polizia)" . Al Pronto Soccorso sono poi
arrivati anche Derri e Migliorini si sono recati nel tardo pomeriggio al Pronto
Soccorso per verificare lo stato di salute della donna. Da quanto hanno
raccontato i parenti di quest'ultima i due avrebbero incontrato anche i medici
che l'hanno tenuta in osservazione.
Ma che il clima di ieri fosse tutto tranne che sereno, nonostante si trattasse
di una decina di persone che da alcuni giorni dormono su dei materassi a cielo
aperto, senza tende o baracche dove ripararsi, lo dimostra anche il fatto che
dalla macchina della polizia municipale, dove erano presenti Migliorini e Derri,
abbiamo sentito pronunciare insulti non si sa bene se rivolti agli occupanti del
campo o ai redattori che erano giunti sul posto.
Sembra che l'Amministrazione pisana abbia ormai smesso di santificare le feste,
sacre o laiche che siano. Dopo lo sgombero del venerdì santo, arriva quello del
25 aprile, quasi la logica delle liberalizzazioni commerciali abbia toccato da
vicino anche i tempi di interventi e di azione .
Intanto il problema di fondo rimane irrisolto: "Continuiamo a essere vittime di
vessazioni - affermano le famiglie - ma non sappiamo ancora dove andare per
trovare riparo. Senza casa non ci fanno un contratto di lavoro e senza un
contratto di lavoro non riusciamo a prendere una casa. Molti di noi lavorano al
nero ma ormai sempre meno, perché il lavoro scarseggia".
Forse che l'unica Liberazione - si fa per dire - che si è festeggiata ieri a
Pisa è stata proprio quella de "Il Tondo"?
I Sinti italiani durante il fascismo subirono una violenta persecuzione su base
razziale, il
Porrajmos. Vennero rinchiusi a partire dal settembre 1940, quindi
ancor prima degli ebrei italiani, in appositi campi di concentramento. E' un
pezzo di storia ancora poco conosciuta dagli italiani. Ma con l'8 settembre 1943
molti riuscirono a fuggire con lo sbandamento che porterà alla formazione della
Repubblica di Salò.
Le famiglie sinte scampate dalla deportazione nei campi di sterminio ma braccate
dai repubblichini e dai nazisti furono aiutate da molti italiani anche nella
Provincia di Mantova, in particolare dai contadini che li nascondevano nei
fienili.
I Sinti non solo si nascosero, per non subire la deportazione, ma parteciparono
attivamente alla Guerra di Liberazione. Questo pezzo di storia italiana è
misconosciuta anche per il disinteresse dimostrato in questi anni dall'ANPI.
Nel mantovano si formò il battaglione "I Leoni di Breda Solini" formato
unicamente da sinti italiani, fuggiti dal campo di concentramento di Prignano
sul Secchia (MO), dove erano stati rinchiusi nel settembre 1940.
Lo racconta Giacomo "Gnugo" De Bar (in foto) nel suo libro "Strada, Patria Sinta",
edito da Fatatrac:
"Molti sinti facevano i partigiani. Per esempio mio cugino Lucchesi Fioravante
stava con la divisione Armando, ma anche molti di noi che facevano gli
spettacoli durante il giorno, di notte andavano a portare via le armi ai
tedeschi. Mio padre e lo zio Rus tornarono a casa nel 1945 e anche loro di notte
si univano ad altri sinti per fare le azioni contro i tedeschi nella zona del
mantovano fra Breda Salini e Rivarolo del Re (oggi Rivarolo Mantovano), dove
giravamo con il postone che il nonno aveva attrezzato. Erano quasi una leggenda
e la gente dei paesi li aveva soprannominati «I Leoni di Breda Solini», forse
anche per quella volta che avevano disarmato una pattuglia dell'avanguardia
tedesca."
Racconta ancora Gnugo:
"Erano entrati nel cuore della gente come eroi, anche per il fatto che usavano
la violenza il minimo necessario, perché fra noi sinti non è mai esistita la
volontà della guerra, l'istinto di uccidere un uomo solo perché è un nemico.
Questo lo sapeva anche un fascista di Breda Solini che durante la Liberazione si
era barricato in casa con un arsenale di armi, minacciando di fare fuoco a
chiunque si avvicinasse o di uccidersi a sua volta facendo saltare tutta la
casa: «lo mi arrendo solo ai Leoni di Breda Salini». Così andarono i miei, ai
quali si arrese, ma venne poi preso in consegna lo stesso da altri partigiani,
che lo rinchiusero in una cantina e lo picchiarono."
Quella di Gnugo De Bar è una testimonianza per stimolare le stesse Istituzioni
ad attivarsi per far conoscere e offrire spazi ai sinti anche nelle cerimonie
ufficiali, perchè troppo spesso viene oscurato più o meno volontariamente
l'apporto dato dai sinti alla formazione dell'Italia.
In ultimo il mio pensiero va oggi a Walter "Vampa" Catter, Lino Ercole Festini,
Silvio Paina e Renato Mastin. Sono i martiri partigiani sinti, trucidati a
Vicenza l'11 novembre 1944. Per non dimenticare.
Antropologo, poeta e scrittore, già intermediario in Kossovo per le Nazioni
Unite, Paul Polansky è noto per il suo impegno nella difesa dei diritti umani
del popolo Rom.
A vent'anni circa scappa dagli Stati Uniti, dove è nato, per evitare il
reclutamento nella guerra del Vietnam. Approda così in Europa, dove avrà i primi
contatti con la cultura Rom.
Ha vissuto per anni nei campi, raccogliendo storie, narrazioni orali, disegni
e musiche della cultura Rom. «Questo popolo è custode di tradizioni antiche 5
mila anni, che sono alla base della nostra cultura. Eppure noi riusciamo a
chiamare i Rom "ignoranti" e "incivili". Loro, a cui invece dovremmo essere
estremamente grati».
MilanoInMovimento, con la collaborazione di Mahalla, vi regala un viaggio nella
cultura Rom attraverso lo sguardo di Paul Polansky. Senza risparmiare critiche
alla comunità internazionale nella gestione del cosiddetto "gipsy problem".
"I heard Italians Used to be called Parasites, thieves,
Mafia, uneducated With no culture When they escaped From Italy to NY
A hundred years ago.
Why can't Italians see
The Balkan Roma today
Are off the same boat?" P.P.
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