Dalla filantropia retrò alla solidarietà moderna
Di Fabrizio (del 27/04/2012 @ 09:31:25, in Italia, visitato 1894 volte)
ArcipelagoMilano.org 24 APRILE 2012 DI CLARA AMODEO
Oggi il futuro dei Rom è in un calice di vino rosso.
È il 2010 quando la giunta Moratti decide di dare il via a una serie
sistematica di sgomberi delle famiglie Rom nell'ex campo informale di via
Rubattino, impedendo di fatto ai ragazzi che lo abitavano di proseguire il
percorso di inserimento scolastico iniziato nel 2008 attraverso la mediazione
culturale della comunità di Sant'Egidio e il sostegno economico
dell'associazione dei genitori. Ma diversi abitanti del quartiere non ci stanno
e decidono spontaneamente di intervenire: dopo aver contattato Intergas, rete di
Gas (Gruppi di acquisto solidale) di Milano e averne ricevuto la collaborazione,
le due realtà cittadine danno i natali al progetto "I vini R.O.M. – Rossi di
Origine Migrante", un'offerta di tre qualità di vini rossi toscani provenienti
dall'associazione autogestita di volontariato Fuorimercato che tra il 2010 e il
2011 vende il proprio nettare durante varie kermesse di consumo solidale, tra le
quali l'importante fiera meneghina degli stili di vita sostenibili "Fa' la cosa
giusta!". I risultati di tale operazione, conclusasi pochi giorni fa, si
materializzano nella vendita di circa 2.300 bottiglie di vino per un ricavato
totale di € 9.500: la cifra è stata divisa in nove borse di lavoro e di studio,
tre delle quali sono state assegnate a Garofita, mamma Rom che lavora presso due
cascine del Parco Sud, a Sandu e a Marco, papà Rom che collaborano al restauro
della Cascina Cuccagna a Milano per un totale di € 3.500, mentre le restanti
cinque hanno dato la possibilità a Cristina e Florina, entrambe di 10 anni, e a
Geanina, Belmondo, Ovidiu e Marian, adolescenti, di pagare i corsi scolastici e
i mezzi di trasporto per un totale di € 6.000. Non solo: tanto per i grandi
quanto per i più piccoli è stato progettato un percorso di accompagnamento
psicologico che prevede colloqui a cadenza bisettimanale con assistenti sociali
ed educatori per capire e monitorare la situazione.
La scena sembra essere quella della Milano anni Cinquanta del film "È
arrivato il cavaliere!" di Mario Monicelli quando, dopo la guerra, alcuni
sfollati si ritrovano senza un tetto sotto cui vivere e vengono osteggiati da
politici che impongono le proprie scelte strategiche per conquistarsi qualche
proselito in più; solo l'intervento di un privato cittadino, il filantropico
cavalier "ghe pensi mi", cercherà in tutti i modi di salvare le vittime
innocenti di un sistema corrotto e irrispettoso, senza tuttavia riuscirci.
Sessant'anni dopo la storia si ripete: non più sfollati ma "extracomunitari",
non più il cavaliere tuttofare ma il Gas e, ci allieta dirlo, non più la tragica
fine della famiglia cinematografica ma una conclusione che premia i più deboli e
chi si è prodigato per il loro bene. "Nel nostro piccolo – chiosa Francesca
Federici, coordinatrice del progetto – siamo contenti dei risultati ottenuti:
abbiamo voluto denunciare la pratica irregolare degli sgomberi in assenza di
alternative praticabili, dimostrando che i percorsi di integrazione sono
possibili con pochi mezzi e poche risorse anche a Milano" città, quest'ultima,
che già nelle dichiarazioni del grande regista era (e lo è ancor di più oggi)
"capitale non solo economica ma anche morale d'Italia".
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