Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 24/02/2009 @ 09:17:13, in Europa, visitato 1685 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Emportal.co.yu 18 febbraio 2009. Fonte: Tanjug
Bozidar Djelic, vice Primo Ministro per l'integrazione UE ha detto oggi
che per la fine di febbraio verrà disegnata una strategia per l'inclusione dei
Rom e verranno assicurati fondi per il suo sviluppo.
Parlando all'apertura del 15° incontro del Tavolo internazionale dei
Direttori del Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015, tenutosi a Belgrado,
Djelic ha sottolineato l'importanza per la Serbia di predisporre la strategia
durante la sua presidenza.
Djelic, che è anche coordinatore nazionale per il Decennio dell'Inclusione
Rom, ha detto che l'organizzazione tenterà anche di essere formalmente più
attiva nel proporre una politica europea verso i Rom.
Ha ricordato che le priorità della Serbia durante la propria presidenza
saranno di risolvere i problemi dei Rom nella casa e nell'istruzione, come pure
il problema della discriminazione e la questione della loro inclusione nel
quadro di una politica Rom europea.
Ha detto che nei precedenti cinque anni la percentuale dei bambini rom che
ricevono l'educazione elementare obbligatoria è salita dal 56% al 75%,
aggiungendo che l'istruzione dovrebbe essere una priorità nell'integrazione
sociale dei Rom.
Ha detto che l'istruzione non può essere la soluzione di ogni problema ma è
un passo importante per risolvere gli altri problemi che la popolazione rom
affronta.
Ha detto che durante il 2007 metà delle famiglie rom vivevano sotto la linea
di povertà.
Commentando l'incidente di Kraljevo, dove un minorenne rom ha ucciso un serbo
di 18 anni, seguito su internet da minacce di vendette contro i Rom, Djelic ha
detto che ogni crimine dev'essere punibile solo per legge, senza riguardo
all'etnia.
Un singolo crimine non può diventare base per rivincite contro un particolare
gruppo etnico. Il governo serbo condanna le minacce apparse su internet, ha
detto Djelic, aggiungendo di appoggiare l'azione presa dallo stato, dai corpi
locali e dalle organizzazioni rom che richiamano alla calma.
Svetozar Ciplic, Ministro per le Minoranze ed i Diritti Umani, ha detto che
l'Europa ha compreso che è impossibile parlare di democrazia e responsabilità
sociale se non c'è coscienza dei problemi dei Rom.
Ciplic ha detto che il Decennio dell'Inclusione Rom partito cinque anni fa e
ha esplicitamente stabilito che l'integrazione dei Rom è l'obiettivo di tutti i
paesi firmatari.
I Rom sono una risorsa umana, culturale ed intellettuale che gli stati non
hanno ancora scoperto, ha detto il Ministro, aggiungendo che oggi ogni paese ha
problemi finanziari, ma la crisi economica globale non deve essere una
giustificazione per rallentare il lavoro sull'integrazione sociale dei Rom.
Il Decennio dell'Inclusione Rom è iniziato nel 2005, su iniziativa dell'Open
Society Institute e della Banca Mondiale e comprende 10 paesi.
Romania, Bulgaria ed Ungheria hanno già presieduto il Decennio Rom e la
Serbia tiene la presidenza dal 25 giugno 2008. Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Repubblica
Ceca, Slovacchia, Ungheria, Macedonia,
Montenegro, Romania, Bulgaria e Serbia stanno prendendo parte al Decennio.
Durante la presidenza serba, anche la Spagna è diventata membro di questa
iniziativa regionale.
I rappresentanti dei 12 paesi discuteranno su discriminazione nell'istruzione
e presenteranno i loro piani d'azione nazionali.
Iňigo de Palacio Espaňa, Ambasciatore spagnolo in Serbia, firmerà
una dichiarazione sull'accesso della Spagna al Decennio dell'Inclusione Rom.
Da
Roma_Daily_News
Carissimi,
C'è un nuovo sito web dalla Spagna chiamato Mundo Gitano (www.mundogitano.
net) dove si forniscono opinioni e informazioni sui Rrom in Spagna e America
Latina in generale; quanti di voi parlano spagnolo, possono entrare nel sito,
dare un'opinione e leggere diversi articoli e proposte, c'è anche un progetto
sul romanes, che forse non è così buono, ma dovete tenere a mente che in Spagna
la conoscenza di questa lingua non è buona. Sto tentando di aumentare le
informazioni che ci sono sul sito, ma da solo non basto, così penso che qui
abbiamo gente che potrebbe collaborare [...] in rromanes o spagnolo, forse
Kako Ron dal Canada o Yanko Hancock, che parla un po' di spagnolo?
Sarebbe grande se altri dessero le loro impressioni e opinioni sugli
argomenti che appaiono nelle pagine, i Rrom spagnoli sono davvero lontani dal
movimento Internazionale Romani, a causa del linguaggio (non parlano il rromanes),
invece, se lo parlassero, potremmo aiutarci. Vi posso assicurare che c'è un
grande interesse tra i Rrom spagnoli nel recuperare la lingua rromanes.
Saluti a tutti,
Lolya dall'Argentina
jorgebernaljohnson@hotmail.com
Di Fabrizio (del 23/02/2009 @ 09:38:44, in Europa, visitato 3078 volte)
Da
Urloweb.com
Venerdì 20 Febbraio 2009 13:08 - Più di una volta mi sono chiesto se il
nomadismo dei rom e dei sinti sia una scelta dettata dalla voglia di viaggiare o
da un vitale istinto di sopravvivenza.
Gli zingari rubano i bambini. Una ricerca dell’Università di Verona ha preso in
esame l’ultimo ventennio fino al 2007. Ha scartabellato in tutte le procure
italiane e non ha trovato un solo caso di rom o di sinto condannato per aver
rubato un bambino.
Ora invece facciamo un salto indietro nel tempo. Questa storia, riportata nel
mio libro “Non chiamarmi zingaro” edito da Chiarelettere, me l’ha raccontata
Mariella Mher la scrittrice jenische (gli zingari svizzeri) che all’età di due
anni fu “rubata”, per legge, alla propria famiglia. Siamo nel 1912 e in
Svizzera, per contrastare la mortalità infantile, viene creata una fondazione:
la Pro Juventute.
E’ subito riconosciuta di pubblica utilità e beneficia di contributi da parte
della Confederazione Elvetica.
Nel 1926 le viene affidato l’alto compito di proteggere i bambini dall’abbandono
e dal vagabondaggio e così idea il progetto Bambini di strada.
Il fondatore e direttore, dottor Alfred Siegfried, si fa personalmente carico di
“sradicare il male del nomadismo” dalla società svizzera. Cardine della sua
filosofia è la conversione di tutti gli jenisch, gli zingari svizzeri, da nomadi
a sedentari. Purtroppo gli adulti sono già dati per spacciati mentre sui bambini
si può ancora agire. Così, attraverso “misure educative sistematiche e
coerenti”, Siegfried sottrae con la forza, alle rispettive famiglie jenisch, i
figli. Queste operazioni vengono condotte in collaborazione con le autorità
cantonali e comunali.
Il dottore, che definisce gli zingari geneticamente “inferiori, deficienti e
mentalmente ritardati”, colloca i bambini, anche quelli in fasce, presso
orfanotrofi, collegi, ospedali psichiatrici o all’interno di famiglie
affidatarie.
L’operazione ha come obiettivo il riplasmare questo materiale umano
introducendolo all’interno di una società sedentaria, ordinata e normale. Ogni
contatto con la precedente famiglia è categoricamente vietato, pena la non
riuscita del piano rieducativo. “Ogni qualvolta” sottolinea il dottor Siegfried
“vuoi per nostra bonarietà, vuoi per uno sfortunato e casuale incontro, uno di
questi bambini, ancora disadattati e instabili, entra in contatto con i propri
genitori, tutto il nostro lavoro viene vanificato.”
Anche i cognomi vengono cancellati per impedire possibili e futuri
ricongiungimenti che potrebbero riportare il fanciullo verso una vita nomade e
di conseguenza verso il crimine.
Che il nomadismo jenisch anche in Svizzera sia dovuto alla ricerca della
sopravvivenza attraverso il piccolo commercio, non viene preso in considerazione
dal dottor Siegfried che, al contrario, lo considera una devianza genetica.
Il suo obbiettivo è recuperare questo popolo di asociali e così molte bambine,
come fu in seguito provato, sono sterilizzate. Per alcuni bambini con ritardo di
linguaggio si crea un metodo speciale: vengono infilati in una vasca da bagno e
quindi bloccati dentro con delle assi di legno che gli cingono il collo affinché
non possano uscire. Questa teoria medica asserisce che i problemi di linguaggio
del bambino, precedentemente sottratto con la forza alla legittima madre, si
risolvono immergendo il suo corpo, anche per venti ore, in acqua fredda.
L’ideologia nazista non è né sconosciuta né avversata dalla Fondazione Pro
Juventute che, anzi, attraverso il suo direttore, intrattiene strette
collaborazioni con psichiatri tedeschi e, in modo particolare, col dottor Robert
Ritter che tanta parte ebbe nella soppressione di 500.000 rom e sinti durante il
terzo reich.
In poco meno di quarantacinque anni e cioè dal 1926 al 1972, sono rubati alle
rispettive famiglie circa duemila bambini di cui più di seicento
dall’Associazione umanitaria Pro Juventute.
Nel 1972 un giornalista svizzero, Hans Caprez, raccoglie alcune testimonianze di
jenisch vittime del programma della Pro Juventute. E’ una bomba e lo scandalo
che ne scaturisce va su tutti i giornali. Non passa neanche un anno e la Pro
Juventute interrompe il progetto Bambini di strada.
Vengono condotte delle indagini sui responsabili.
Tuttavia devono passare quindici anni prima che la Pro Juventute chieda
pubblicamente scusa al popolo jenisch ammettendo le proprie colpe.
I risultati delle indagini sulle responsabilità della Confederazione arrivarono,
invece, nel 1998 quando è condannata a risarcire le vittime.
Quel che resta, oggi, a questi bambini rubati sono: traumi, lesioni, vergogne e
un risarcimento, riconosciuto dalla Confederazione Elvetica, di circa 10.000
euro.
Pino Petruzzelli
Di Fabrizio (del 23/02/2009 @ 09:17:37, in Italia, visitato 1827 volte)
Da
Circolo Pasolini Pavia
"Il Secolo XIX", 19 febbraio 2009 di Simone Schiaffino [dalla Liguria]
La ganascia d’acciaio sradica i sogni italiani. Demolisce speranza e degrado, in
egual misura. Abbatte come fuscelli le baracche elette a casa. Sconquassa le
povere cose che gli stranieri avevano raccolto laddove gli italiani gettano
quello che non gli serve più. "Ora dove andremo?". L’unica riposta può essere
"Via da qui, non all’ex Colonia Fara". Fa freddo, la pungente temperatura delle
sette del mattino, quando gli uomini che vestono tre diverse uniformi compaiono
nell’area esterna del grattacielo di Preli. Polizia municipale, agli ordini
del comandante Federico Bisso, carabinieri della compagnia retta dal capitano
Gianluigi Bevacqua, polizia di Stato, dal commissariato chiavarese governato dal
dirigente Giampiero Bove. Volanti, gazzelle e autopattuglie. Poi arriva anche un
camion dotato di un’enorme morsa metallica montata su un braccio mobile. Per
abbattere il degrado: il campo rom a Preli, sorto in un paio di "notti di
lavoro", nell’ultimo week end. Assistere alla demolizione della "baraccopoli"
provoca un po’ di emozione. Perché gli uomini in divisa si trovano,
metaforicamente, a guadare un fiume: da una parte gli ordini, gli obblighi, il
dovere. Dall’altro l’umanità: il trovarsi di fronte ai "reietti", agli ultimi,
quelli che una casa non ce l’hanno mai avuta. "Quando siamo arrivati qualcuno si
lavava in mare nell’acqua gelida, altri dormivano ancora - dice il comandante
Bisso -. Una parte è fuggita alla vista delle nostre auto; altri ci sono venuti
incontro, per sapere cosa sarebbe successo. Avevano l’aria affranta. Una donna
piangeva". Gli uomini della "forza pubblica" hanno spiegato che il campo rom
sulla riva del mare chiavarese di ponente sarebbe stata, di lì a poco, rasa al
suolo. Sgomberata. Disinfestata. Ulteriormente, per l’ennesima volta, recintata.
L’annuncio ha provocato qualche minuto di tensione. Uno straniero, dei più
giovani, ha sbraitato qualcosa nella sua lingua. Sembrava avesse l’intenzione di
avvicinarsi ai poliziotti con intenti bellicosi. I suoi connazionali, forse suoi
parenti, o fratelli, lo hanno preso per le braccia, impedendogli di farsi
arrestare per resistenza o lesioni a pubblico ufficiale. Tutto è finito lì.
Nello stesso momento, le otto o poco più, un ruggito sordo annunciava l’arrivo
del camion munito di braccio meccanico e ganascia. La ditta spezzina "Costa
Mauro", specializzata in bonifiche ambientali, è stata chiamata dal Comune di
Chiavari, appena si è saputo dell’esistenza del campo rom: la notizia l’ha data,
come sempre accade, un abitante di Preli, l’altro ieri sera. "Venite alla Fara -
ha detto l’abitante - stanno costruendo baracche sotto i portici della Fara".
Gli operai, che vestono tute antibatteriche e mascherine a naso e bocca,
infagottano tutto e caricano sul camion. Mentre la morsa demolisce e distrugge.
Resta a terra un orsacchiotto di peluche, portato lì forse da uno dei pochi
bambini che la comunità rom si è portata con sé a Chiavari."Prima di demolire
tutto abbiamo detto loro di prendere ciò che volevano portare con sé - conclude
il capo della polizia municipale di Chiavari -. Qualcuno ha preso una coperta,
altri qualche scatoletta di alimenti. Poi se ne sono andati". Nessun
provvedimento, nessuna denuncia è scattata nei confronti degli stranieri. Anche
perché l’unico reato poteva essere quello di occupazione abusiva di immobile. Ma
i "reietti" non sono entrati all’ex Colonia Fara: gli sbarramenti in cemento e
mattoni hanno retto. Si sono solo accampati accanto al fatiscente grattacielo. E
non avere un posto dove andare, bivaccando in un’area aperta a tutti, ancora non
è reato.
Di Fabrizio (del 22/02/2009 @ 09:47:21, in Europa, visitato 2415 volte)
Mutui e accampamenti : la maledizione delle case inglesi
di Giulia Alliani - 17 febbraio 2009
L'anno scorso uno dei nomadi l'aveva predetto: le autorità locali avrebbero
impiegato almeno otto anni per riuscire a buttarli fuori. Pochi giorni fa, la
tradizionale capacità divinatoria, che viene unanimemente riconosciuta agli
zingari, é stata ancora una volta confermata.
Il loro rappresentante, nella sua predizione, non é andato troppo lontano dalla
realtà: forse gli anni non saranno otto, ma cinque certamente sì, e forse anche
di più. I 64 nomadi che, grazie ai quattro giorni di vacanza dei funzionari
addetti al piano regolatore, erano riusciti a costruire a tempo di record, su un
appezzamento di terreno in Inghilterra, nei Cotswold, un accampamento illegale,
provvisto d i elettricità e condutture per l'acqua, hanno ottenuto da un
ispettore governati vo il permesso di rimanere nel sito prescelto per altri
quattro anni.
Il Consiglio del distretto di Stratford-on-Avon aveva rifiutato di concedere un
permesso retroattivo e aveva ingiunto agli zingari di andarsene, ma i nomadi
avevano proposto appello. Era quindi seguita un'inchiesta pubblica in dicembre,
terminata la quale, l'ispettore del Governo, Phillip Crookes, ha garantito a 16
famiglie un permesso provvisorio che scadrà nel 2013.
Secondo l'ispettore, nella zona c'é una carenza di campi nomadi e la misura
adottata dovrebbe dare alla comunità, che conta un centinaio di persone, il
tempo necessario per cercare "dei siti alternativi e garantire ai bambini un
passaggio senza strappi ad altre scuole se ciò si rendesse necessario". La
notizia é stata accolta con irritazione dagli abitanti del posto, che hanno
visto crollare il valore delle loro case, e dai loro rappresentanti, che
giudicano semplicemente patetico il fatto che la decisione permetta a dei gruppi
di individui di violare il piano regolatore al cui rispetto tutti sono tenuti.
Nella zona, prevalentemente rurale, conosciuta e apprezzata per i suoi luoghi
idilliaci, a poche centinaia di metri dall'accampamento, sorge anche la casa di
campagna di proprietà dell'ex-marito del ministro laburista Tessa Jowell,
l'avvocato David Mills, attualmente sotto processo a Milano, unico imputato di
corruzione in atti giudiziari dopo lo stralcio della posizione del presidente
del Consiglio Berlusconi, in conseguenza del Lodo Alfano.
La sentenza di primo grado dovrebbe essere pronunciata nei prossimi giorni.
Di Fabrizio (del 22/02/2009 @ 09:31:33, in media, visitato 2050 volte)
Da
corriere.it (una risposta a Beppe Sevegnini)
Caro Beppe,
nella tua risposta a Massimo Burioni (20 febbraio) ti domandi: «Dove sono gli
zingari a Berlino? Buon titolo per un'inchiesta: non se ne vede in giro uno».
Vorrei fare alcune precisazioni in proposito.
In Germania ci sono 110 mila-130 mila tra rom e sinti - sia di cittadinanza
tedesca che stranieri. Quelli tedeschi sono riconosciuti come minoranza
nazionale. Magari non li vedi perché in Germania sono riusciti ad adottare
politiche di integrazione e inserimento che qui da noi sono troppo
all'avanguardia, per cui non mendicano o rubacchiano per le strade (e sottolineo
che anche da noi sono una minoranza quelli che lo fanno) né vivono nei campi
«nomadi». Da noi i rom italiani non sono stati riconosciuti come minoranza,
seppure esista una legge che ne riconosce ben dodici, e che li ha esclusi
imponendo criteri per il riconoscimento tra cui anche loro rientrano. Del resto,
da noi il «problema» viene trattato come «emergenza sicurezza», per cui i rom
devono essere cacciati (che siano italiani o stranieri poco importa), non
aiutati a integrarsi.
Ultima precisazione: credo che la gente inorridirebbe se ti sentisse chiamare
un africano «negro». Quindi, che i rom e i sinti vengano chiamati con il loro
nome, e non «zingari» (che è offensivo) o «nomadi» (che è scorretto). Il fatto
che vengano chiamati nomadi serve solo a perpetuare il pregiudizio per cui loro
possono solo vivere nei campi, che lo vogliano o meno. Non dico che sia tutta
colpa degli organi d'informazione se ci sono problemi da una parte e dall'altra,
ma forse, se iniziassero a usare quanto meno una terminologia adatta, a non
strumentalizzare le notizie a tutti i costi limitandosi a riportare dati
effettivi e non di comodo, e se facessero una vera campagna d'informazione
corretta, già sarebbe un passo avanti.
Claudia Tavani, taffani@hotmail.com
Da
Roma_Daily_News
Rapporto Ufficiale:
[...] Comunichiamo ai nostri fratelli ed anche a chi stima la nostra cultura,
che abbiamo istituito un'associazione che lavorerà per il riscatto, la
valorizzazione ed il mantenimento della cultura zingara (Romanipen).
I nostri principali punti d'interesse saranno: la danza, la musica e la
lingua.
In Brasile i gruppi zingari affrontano ancora molti problemi, come il
pregiudizio, per esempio. Ci sono ostacoli alla cittadinanza (documenti di
identificazione civile), alla salute pubblica ed all'insegnamento. Inoltre,
le difficoltà relative esistono riguado all'inclusione sociale e culturale ed al
preservarsi delle tradizioni, delle pratiche e del patrimonio culturale. Di
fronte ad un simile quadro la Embaixada Cigana do Brasil Phralipen Romani
lavorerà per cambiare questo lamentevole scenario.
Nicolas Ramanush
Presidente
Embaixada Cigana do Brasil Phralipen Romani
gitanobaro@hotmail.com
Di Fabrizio (del 21/02/2009 @ 09:27:19, in lavoro, visitato 1731 volte)
Roma, 19 feb - Tempi duri per i giostrai e per i circhi equestri nel
Lazio. Anche se una legge dello Stato prevede una serie di norme volte a
sostenere e agevolare l'arte dello spettacolo viaggiante, l'etnia Sinti, che da
secoli e' la principale titolare tali mestieri ambulanti, lamenta l'assenza di
spazi idonei per vivere e lavorare. E' quanto e' emerso oggi nel corso
dell'audizione in Commissione Lavoro e Politiche sociali del Lazio, presieduta
da Peppe Mariani (Lista civica per il Lazio), alla quale ha partecipato una
numerosa delegazione di Sinti, guidata da Massimo Converso, presidente
dell'Opera Nomadi, ente morale istituito con decreto del 1970.
Circa mille nel Lazio, di cui la meta' a Roma, i Sinti sono originari dell'India
come i Rom. Presenti in Italia fin dal XV secolo, si tramandano di padre in
figlio soprattutto i lavori legati all'arte circense (tra i piu' famosi circensi
italiani di origine Sinti, gli Orfei e i Togni) e il mestiere di giostraio. I
comuni, per legge, dovrebbero rendere disponibili apposite aree per le
istallazioni delle attivita' dello spettacolo viaggiante e dei parchi di
divertimento, ma, come ha riferito il presidente dell'Opera Nomadi nel corso
dell'audizione, cio' nel Lazio non sempre avviene. Nel corso dell'audizione e'
stata evidenziata l'esigenza di microaree per famiglie allargate, piu'
funzionali alle esigenze di vita e di lavoro dei Sinti, oggi concentrati in
grandi insediamenti, come quello di San Basilio a Roma, e coinvolti dai recenti
provvedimenti per i campi rom.
Converso ha riferito anche della doppia vaccinazione effettuata recentemente a
circa duecento bambini e delle pessime condizioni di vivibilita'
dell'insediamento di Ciampino.
''Ci attiveremo subito con le Asl per avere il rapporto sulle persone vaccinate
- ha detto Mariani nel tirare le somme - E' un segnale inaccettabile per la
salute pubblica.
In questi giorni ci sono stati casi terribili associati ai campi rom''.
res/sam/rob
Di Fabrizio (del 21/02/2009 @ 09:15:52, in media, visitato 2689 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Ieri (15 febbraio 2009), la STV (Televisione Serba) ha trasmesso un
documentario abbastanza lungo dedicato agli orsi ballerini in Serbia. L'idea di
partenza era rispettabile, promuovere l'azione della branca bulgara della OnG
austriaca Vier Pfoten (Ita. Quattro Zampe, Bulg. Четири Лапи) di soccorrere tre orsi, che sono stati
letteralmente torturati durante decenni per farli ballare,e fornire loro
corrette condizioni di vita per gli ultimi anni delle loro vite. I nomi dei tre
orsi sono: Marko, Kasandra e Milena, da Požarevac e Kuševac (Serbia
meridionale).
Tutto apprezzabile eccettuato il fatto che il commentatore ha insistito per
tutto il tempo che gli addestratori degli orsi fossero Rrom - che è una
calunnia, dato che i proprietari e gli addestratori nel documentario erano tutti
di etnia rumena (più precisamente Moeso-Rumeni: Rumeni autoctoni della
Serbia meridionale, in serbo "Vlasi" o "Karavlasi"). E' gente davvero
miserabile, illeterata e arretrata, ma miseria, illeteratezza e arretratezza non
si convertono per forza in "Zingari". Sono rumeni, parlano rumeno (e serbo), non
il romanes, vivono in aree rumene, non si sposano con i Rrom, quindi perché mai
devono essere etichettati come Zingari nel film, incluso da Acković (un politico
e giornalista serbo) in un'intervista? Soltanto perché incontrano il cliché (non
la realtà) degli "Zingari"?
Gli addestratori d'orsi Moeso-Rumeni sono ben conosciuti nella regione come
crudeli e senza pietà verso i loro animali, [...] mentre gli addestratori
Rromani, com'è evidente in Macedonia, Bulgaria, Grecia, Turchia, ecc...,
trattano i loro orsi come grossi gatti, con pazienza e conoscenza della
psicologia animale riconosciuta. L'opposto degli addestratori rumeni d'animali.
Inoltre, il film è molto impressionante, con sequenze di crudeltà contro
questi animali e lascia un marchio potente e definitivo di odio contro i
"criminali Zingari" nella mente di migliaia di bambini, che hanno visto il
programma domenica pomeriggio alla TV. Questo è uno dei modi in cui l'antiziganismo
viene costruito poco a poco nelle giovani generazioni in diversi paesi. So che
sarà difficile proibire il film o chiedere al produttore di cambiare il
commento, ma è un'azione che vale lo sforzo.
Musko, iz Srbije
ternikano_berno@yahoo.fr
Di Fabrizio (del 21/02/2009 @ 09:06:04, in Europa, visitato 1986 volte)
Da
Czech_Roma
Praga – 17.2.2009 – All'inizio di febbraio l'OnG Zvule Prava ha aperto il
suo numero d'aiuto telefonico per i Rom nella Repubblica Ceca. La linea d'aiuto
fornisce assistenza in caso di discriminazione illegale e altri crimini. E'
parte del progetto "Ma den pes!" (Non arrendersi!)
La linea d'aiuto [...] dice come procedere per difendere i propri diritti. Ci
si focalizza particolarmente sulle vittime Rom (non soltanto quanti vivono in
località socialmente escluse). Inoltre appoggia metodicamente le OnG che aiutano
i Rom socialmente svantaggiati.
[...] Nei casi estremi che coinvolgono problemi sistematici con un più ampio
impatto sociale, Zvule Prava fornisce ed organizza aiuto legale per le
vittime (anche per compilare documenti legali ed agendo come rappresentante
legale per il cliente nei casi selezionati).
Zvule Prava inoltre usa la propria esperienza con i clienti per fornire
consigli e sviluppare linee guida sistematiche per le istituzioni statali
nell'area della non-discriminazione.
Zvule Prava lavora per difendere e promuovere l'accessibilità universale ai
principi basici della democrazia e sulle norme di legge. Il progetto è
finanziato dal Ministero degli Interni.
Contatti:
Ma den pes
Linea di aiuto telefonica per le vittime di discriminazione
Tel: 222 589 589
Opera giornalmente dalle 9.00 alle 17.00
www.madenpes.cz
E-mail: madenpes@zvuleprava.cz
For more information, please contact Veronika Kristková or Jan Stejskal at: 420
777 220 503.
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