Da
corriere.it (una risposta a Beppe Sevegnini)
Caro Beppe,
nella tua risposta a Massimo Burioni (20 febbraio) ti domandi: «Dove sono gli
zingari a Berlino? Buon titolo per un'inchiesta: non se ne vede in giro uno».
Vorrei fare alcune precisazioni in proposito.
In Germania ci sono 110 mila-130 mila tra rom e sinti - sia di cittadinanza
tedesca che stranieri. Quelli tedeschi sono riconosciuti come minoranza
nazionale. Magari non li vedi perché in Germania sono riusciti ad adottare
politiche di integrazione e inserimento che qui da noi sono troppo
all'avanguardia, per cui non mendicano o rubacchiano per le strade (e sottolineo
che anche da noi sono una minoranza quelli che lo fanno) né vivono nei campi
«nomadi». Da noi i rom italiani non sono stati riconosciuti come minoranza,
seppure esista una legge che ne riconosce ben dodici, e che li ha esclusi
imponendo criteri per il riconoscimento tra cui anche loro rientrano. Del resto,
da noi il «problema» viene trattato come «emergenza sicurezza», per cui i rom
devono essere cacciati (che siano italiani o stranieri poco importa), non
aiutati a integrarsi.
Ultima precisazione: credo che la gente inorridirebbe se ti sentisse chiamare
un africano «negro». Quindi, che i rom e i sinti vengano chiamati con il loro
nome, e non «zingari» (che è offensivo) o «nomadi» (che è scorretto). Il fatto
che vengano chiamati nomadi serve solo a perpetuare il pregiudizio per cui loro
possono solo vivere nei campi, che lo vogliano o meno. Non dico che sia tutta
colpa degli organi d'informazione se ci sono problemi da una parte e dall'altra,
ma forse, se iniziassero a usare quanto meno una terminologia adatta, a non
strumentalizzare le notizie a tutti i costi limitandosi a riportare dati
effettivi e non di comodo, e se facessero una vera campagna d'informazione
corretta, già sarebbe un passo avanti.
Claudia Tavani, taffani@hotmail.com