Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 04/01/2010 @ 13:49:54, in musica e parole, visitato 2033 volte)

Ricevo da Marta Pistocchi

buon 2010 a tutti!
ecco l'occasione per prolungare i festeggiamenti, ascoltare e ballare buona muzika nell'attesa del natale e del capodanno ortodosso, che ancora han da venire! (ma soprattutto della prossima festa balcanica)

Muzikanti di Balval a Pregnana Milanese
5 gennaio 2010 Auditorium di via Varese 21
dalle ore 21
degustazione di piatti di diversi paesi
concerto di musica balcanica rom e danze gypsy fusion
organizzato dall'associazione La Sorgente e Di Più

vi aspettiamo

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Di Sucar Drom (del 04/01/2010 @ 09:39:58, in blog, visitato 2249 volte)

Venezia, il primo Natale al caldo per i Sinti
Natale al caldo e con la corrente elettrica al nuovo villaggio sinti di via Vallenari. Il primo Natale nella nuova struttura, aperta tra le polemiche dal Comune di Venezia, ha visto le famiglie sinti uscire dalle case subito dopo mezzanotte per il tradizionale scambio di a....

Roma, il Presidente Napolitano ha visitato la Comunità di Sant'Egidio
Il 23 dicembre, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è recato in visita alla Comunità di Sant’Egidio, a Trastevere. Si tratta di un incontro natalizio con il Consiglio di presidenza della Comunità e le diverse realtà e espressioni di quella che è stata definita l’ONU di Trastevere...

Udine, Roma-Net, integration of Roma popolation
C’è anche Udine nel lotto delle cinque città europee che svilupperanno il progetto europeo “Roma-Net – Integration of Roma popolation”, il piano di attività finalizzato all’integrazione sociale della popolazione rom recentemente approvato ...

Albania, ticket to rom
Undici fotografi italiani e albanesi hanno dato vita a un workshop sui campi rom in Albania. Davide Grossi, parmigiano, ha firmato “Ticket to rom”, tre differenti reportage sulle condizioni di vita nelle tendopoli. Il portfolio che ci presenta è “Camera con svista” nel quale ha indagato il rapporto tra “l...

Roma, muore ragazza nell'incendio sull'Ardeatina
Si chiamava Andreia, aveva 18 anni e faceva la badante, la ragazza rom rumena morta nella notte tra domenica e lunedì (27 e 28 dicembre 2009) nel sonno, nel rogo della baracca dove viveva con il fidanzato, sulla via Ardeatina. Dalle prime ric...

Roma, il Sindaco cerca rimedi per aiutare i senza tetto
"Chiamerò il ministro Roberto Maroni per sollecitare il progetto di Ponte Galeria e ribadire la richiesta di mandare via il Cie. Abbiamo bisogno di trasformare Ponte Galeria in un punto di transito che ci permetta di fare opere di bonifica su tutto il territorio". Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno...

Castiglione delle Stiviere (MN), la Chiesa e la carità...
«La mia è stata una provocazione, non è che all’improvviso abbia dimenticato la carità cristiana». Don Italo Panizza, rettore della basilica santuario di san Luigi Gonzaga a Castiglione delle Stiviere, grosso centro industriale dell’alto mantovano, nella messa serale di Santo Stefano ha sorpreso i suoi fedeli invitandoli a limitare le elemosine ai mendicanti. Motivo: lu...

Quel ragazzo senza braccia sul treno dell'indifferenza
CARO direttore, è domenica 27 dicembre. Eurostar Bari-Roma. Intorno a me famiglie soddisfatte e stanche dopo i festeggiamenti natalizi, studenti di ritorno alle proprie università, lavoratori un po' tristi di dover abbandonare le proprie città per riprendere il lavoro al nord. Insieme a loro un ragazzo senza braccia...

Milano, non si ferma la furia degli sgomberi mentre la Lega spinge e il Corsera fa la ronda
Dopo l'articolo del Corriere sul campo rom che si era riformato in via Bovisasca nonostante lo sgombero del marzo 2008, lunedì i Rom sono stati allontanati dall'insediamento abusivo nell'area ex Montedison. Il vicesindaco Riccardo De Corato, che in mattinata aveva annunciato uno sgombero a breve, ha poi annun...

Che puzza di bruciato! Ah vabbé, è una Rom
"Cosa hanno in comune artisti del rango di Sir Charlie Chaplin, Sir Michael Caine, Bob Hoskins, Ava Gardner, Elvis Presley (sì! proprio lui!), Rickie Lee Jones oppure calciatori come Zlatan Ibraimovic, Sinisa Mihailovic, Ricardo Andrade Quaresma, e giusto per citare un italiano, Andrea Pirlo o Premi Nobel per la medicina...

Vicenza, una casa per tre mesi...
Sette figli tra i 2 e i 13 anni, una roulotte che si era bruciata ancora lo scorso anno. Ma lo scheletro era rimasto. Lì, nel “campo nomadi” di viale Cricoli. Senza porte, ma con tendine consunte che ne segnavano i vecchi confini. Materassi gettati u...

Roma, i Rom nel Cie di Ponte Galeria
Da alcuni giorni sono continue le notizie sulla possibilità di smantellare il Centro di Identificazione di Ponte Galeria, ritenuto obsoleto per gli immigrati. L’idea è di utilizzarlo per i Rom capitolini. Sarebbe infatti questa struttura l’architrave del cosiddetto “piano nomadi”. Uno spazio dove iniziare a spostare i Rom che oggi vivono a...

Migrantes, 2010 segni ritorno a protezione sociale
"Se il 2009 è stato all'insegna del respingimento, senza alcun frutto se non sofferenza, morte e abbandono, il 2010 segni un ritorno alla protezione sociale, all'accoglienza umanitaria, al riconoscimento del diritto d'asilo di tante pe...

Roma 2010
«Campi rom e cortei ecco i veri problemi da risolvere nel 2010» (il Giornale 31 dicembre 2009). Le famiglie Eutelia, quelle di altre piccole/medie imprese e botteghe che hanno già passato il Natale sui t...

2009, un anno di razzismo: dai Rom a Balotelli
Buon anno nuovo, senza dimenticare il vecchio. Che sarà ricordato come tra i più xenofobi della storia d'Italia. E per gli immigrati il 2010 si prospetta a immagine e somiglianza degli italiani. Il nuovo contraddice il vecchio...

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Di Fabrizio (del 03/01/2010 @ 09:16:50, in Europa, visitato 1778 volte)

Da Nordic_Roma

La situazione dei giovani rom - istruzione, lavoro e futuro

E' importante che i giovani rom in Svezia siano capaci di parlare di loro stessi, e la società deve coordinare i suoi sforzi nell'appoggiare questo gruppo. E' quanto mostra uno studio del Tavolo Nazionale Svedese per gli Affari Giovanili.

Lo scopo dello studio è condividere la conoscenza, analizzare e spargere luce sulla situazione dei giovani rom, sulla base in parte dell'autorappresentazione dei giovani e dei problemi che trovano, ed in parte del lavoro delle autorità municipali con i giovani rom. Lo studio consiste in interviste approfondite con i giovani rom, su come vedono la loro situazione in termini di istruzione, impiego e prospettive future, ed un'indagine dei rappresentanti municipali.

Segue un sommario dei risultati più importanti dello studio, assieme alle conclusioni e alle raccomandazioni basate sulla conoscenza combinata del Tavolo e l'esperienza in quest'area.

Una minoranza in una società maggioritaria

La natura mutevole e le strategie delle esperienze giovanili pongono una sfida ad ogni pregressa nozione dei giovani rom come gruppo omogeneo. Vediamo dai risultati dello studio che i giovani rom si trovano presi tra le aspettative dei loro genitori e quelle della società maggioritaria. I giovani mostrano un forte interesse nello sviluppare identità che forniscono lo scopo tanto nel preservare la cultura rom che nel partecipare nella società su termini paritetici.

Ci sono molte differenti strategie che i giovani rom possono seguire nel gestire le loro vite. Alcuni evitano di dire che sono Rom, altri entrano ed escono dall'identità rom - entrambe le strategie sollevano forti sentimenti.

La famiglia ed i parenti sono descritti come un'importante rete di sicurezza, soprattutto nelle situazioni di crisi, nel contempo, i giovani rom non hanno confidenza con le autorità.

L'importanza di parlare di sé

E' importante che ai Rom sia data l'opportunità di parlare per se stessi. E' anche importante dare attenzione alle differenze di genere all'interno del gruppo e promuovere al massimo le differenze delle esperienze, desideri e possibilità di vita a cui questi giovani danno vita.

Di particolare importanza in questo contesto è la capacità di organizzare la cultura, la lingua, l'identità ed i diritti del gruppo. Il 1 gennaio 2010 [è entrata] in vigore una nuova legge sulle minoranze svedesi,  che rafforza i diritti e lo status dei Rom come gruppo minoritario. Nel lavoro del Tavolo nel distribuire contributi statali alle minoranze nazionali, notiamo un interesse crescente della minoranza rom nel formare organizzazioni di interesse. Dove sono coinvolti i giovani rom, vediamo il bisogno di misure di supporto.

Istruzione, formazione e vita lavorativa

I giovani che hanno preso parte allo studio hanno mostrato una chiara comprensione del bisogno di istruzione e formazione nella ricerca di un impiego e nella realizzazione di ambizioni future. Sappiamo che la transizione tra scuola e vita lavorativa è particolarmente problematica per i giovani che mancano di modelli, guide e reti. Sulla base di questo studio e della combinata competenza del Tavolo, consideriamo che i seguenti fattori siano essenziali nel migliorare la situazione dei giovani rom:

  • C'è bisogno di percorsi alternativi nella formazione ed integrazione nella vita lavorativa, come il riconoscimento dell'esperienza negli ambienti dell'apprendimento alternativo.
  • Dev'essere fornito supporto nel fare i compiti a scuola o in altre situazioni, dopo l'orario scolastico.
  • A scuola dev'essere intensificato l'insegnamento madre-lingua, perché la competenza nella madre-lingua è importante nell'autostima e negli sviluppi scolastici.
  • Si deve combattere il bullismo scolastico, dato che il bullismo può ritardare di molti anni l'integrazione dell'individuo nella società, in particolare quando riguarda l'autostima in un giovane che si trova già in situazione vulnerabile.
  • La consulenza sulla carriera dovrebbe essere sviluppata, partendo dalle circostanze e dai bisogni dei giovani rom.
  • Agli insegnanti dev'essere data una conoscenza di base sullo status legislativo e sui diritti delle cinque minoranze nazionali svedesi.
  • I diritti umani e le tematiche minoritarie dovrebbero essere affrontati in maggior misura nel programma degli studi scolastici.
  • Devono essere offerte maggiori opportunità nel discutere di politiche e società, perché questo porterà ad un maggior impegno nella società fuori dalla scuola.
  • I genitori giovani hanno bisogno di appoggio nell'istruzione primaria e secondaria, per permettere loro di completare gli studi. Troppo spesso, i genitori giovani lasciano gli studi durante la scuola secondaria. C'è perciò bisogno di linee guide chiare per le scuole dove sono presenti giovani genitori.

I giovani rom affrontano difficoltà simili agli altri giovani riguardo l'impiego, alle aspirazioni per l'auto-realizzazione ed il bisogno abitativo. Nel contempo, è importante non chiudere gli occhi sulle discriminazioni che spesso affrontano i giovani rom. Una condizione chiave per migliorare la loro situazione è la preparazione di misure attive per combattere la discriminazione, secondo la legislazione relativa.

Responsabilità comunali

Un tratto comune nelle risposte degli incaricati comunali alla ricerca e nelle interviste telefoniche è che vedono nel loro incontrare i giovani rom, di trattarli nello stesso modo degli altri giovani.

Gli incaricati che hanno preso parte alla ricerca hanno espresso l'intenzione di non trattarli differentemente, perché questo rafforzerebbe la stigmatizzazione e l'esclusione. Anche se i funzionari erano stati informati sulla legislazione sulle minoranze, pochi sono stati in grado di descrivere quale impatto questa legislazione ha avuto nel loro lavoro. Principi ed attitudini sulla non-discriminazione sembrano avere radici profonde, con una conoscenza relativamente piccola sulla posizione speciale ed i diritti delle minoranze.

Un'osservazione importante è che i comuni, tranne rare eccezioni, mancano di strategie e di piani d'azione per migliorare le condizioni di vita dei giovani rom. Il Tavolo considera che lo scopo sostanziale esista per lo sviluppo dell'appoggio ai giovani rom attraverso sforzi coordinati del servizio per l'impiego, scuole e comuni.

Per concludere, il Tavolo nota che l'attuale livello di conoscenza e ricerca sulla situazione del popolo rom in generale, e dei suoi giovani in particolare, è limitato. C'è bisogno di ulteriori studi per fornire un quadro approfondito sulla situazione in cui vivono i Rom, e di conoscenza che può servire a sostenere nuove iniziative per e con i Rom.

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Di Fabrizio (del 02/01/2010 @ 09:13:04, in Europa, visitato 1734 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

ReliefWeb.int I Dispersi Interni ancora cercano una soluzione per casa e documenti ed avere accesso ai loro diritti - Fonte: Internal Displacement Monitoring Centre - 29 Dicembre 2009

NOTA: Nel 2008 il Kosovo ha dichiarato l'indipendenza dalla Serbia. L'Assemblea Generale dell'ONU ha in seguito votato perché in riferimento alla dichiarazione d'indipendenza ci fosse parere consultivo della Corte di Giustizia Internazionale. Sinora, 64 nazioni hanno riconosciuto il Kosovo. Ai fini dei riferimenti descritti alla situazione in Serbia dal 2008 non è incluso il Kosovo.

Nel 1999, oltre 245.000 membri delle minoranze locali sono scappati dal Kosovo per paura delle rivincite della maggioranza albanese, dopo che i bombardamenti NATO avevano obbligato alla ritirata le truppe jugoslave e terminato anni di oppressione dell'etnia albanese. La dichiarazione di indipendenza del Kosovo nel febbraio 2008 ha creato nuova incertezza per quanti ancora erano dispersi, ma non ci sono stati grossi incidenti verso le comunità minoritarie e nessun ulteriore dislocamento. La Serbia non ha riconosciuto l'indipendenza del Kosovo, continuando a guardare all'entità governata dall'ONU come suo territorio sovrano.

All'agosto 2009, si stimavano in 230.000 le Persone Internamente Disperse (IDPs) dal Kosovo alla Serbia, inclusi una stima di 20.000 Rom dispersi che non sono mai stati registrati come tali. Altri 19.000 sono dispersi in Kosovo. Pochi dei dispersi del 1999 hanno trovato soluzioni durevoli. Il tasso dei ritorni è scemato significativamente nel 2008 da un livello già basso, visto che molti degli IDPs aspettavano di valutare l'approccio delle autorità kosovare verso i Serbi e le altre comunità non-Albanesi del Kosovo.

Le prospettive di una situazione durevole in Kosovo sono limitate, la situazione sicuritaria ed economica non induce al ritorno e molti IDPs affrontano difficoltà nel rimpossessarsi delle loro proprietà e nell'ottenere documenti legale. Quanti sono ritornati in Kosovo hanno lottato per trovare lavoro, a causa dell'ampia discriminazione contro i Serbi ed i Rom. Come risultato, gli sforzi del governo serbo per appoggiare il ritorno hanno avuto un successo limitato, e le associazioni dei Serbi dispersi stimano in solo 5.000 IDPs delle minoranze quanti hanno fatto ritorno, rispetto ai 15.000 che ne avevano diritto.

E' migliorata la posizione del governo serbo sull'integrazione locale. Negli anni recenti ha realizzato progetti di supporto allo sviluppo dell'alloggio sociale per gli IDPs, soprattutto per i 4.200 dispersi già sistemati nei centri collettivi. Ma questi sforzi non rappresentano una strategia globale.

Gli IDPs più vulnerabili sono i Rom che hanno specifici bisogni di protezione in quanto così marginalizzati. La loro mancanza di documenti e di qualsiasi residenza ufficiale, combinata alla complessità delle procedure ed all'inflessibilità dei pubblici ufficiale, li previene dal registrarsi come IDPs e limita il loro accesso all'assistenza alloggiativa, sanità ed altre prestazioni sociali. Come risultato, molti resistono alla povertà estrema ed alla scarsa sanità negli insediamenti informali senza elettricità, acqua o fognature.

Full_Report (in inglese pdf* format - 330,5 Kbytes)

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Di Fabrizio (del 01/01/2010 @ 09:53:56, in musica e parole, visitato 1769 volte)

Segnalazione di Opera Nomadi Catania

 Ja imam talenat! 2009 - Finale - Danijel, Darko i Sandra Piler Tre giovanissimi musicisti di strada Rom vincono in Serbia un'importante competizione musicale, che darà loro la possibilità di completare la loro istruzione musicale. Un talento straordinario.

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Di Fabrizio (del 31/12/2009 @ 09:24:52, in Europa, visitato 2209 volte)

Da Czech_Roma

Mikulov, 29.12.2009, 12:12

La famiglia di Ilona Vajdíková a Mikulov è costantemente terrorizzata da iscritti alla sezione locale del Partito dei Lavoratori. Gli attacchi sono iniziati questo settembre e tuttora non diminuiscono. Il sindaco di Mikulov, Rostislav Koštial, dice che la famiglia di Ilona Vajdíková non ha mai causato problemi a nessuno.

La signora Vajdíková ha la sfortuna di vivere vicino al ristorante Zanzibar, dove gli iscritti alla sezione locale del Partito dei Lavoratori tengono regolarmente le loro riunioni. Il 19 settembre, hanno tirato un boccale di birra contro la sua finestra, rompendola, mentre gridavano insulti razzisti come, "Tu, puttana nera, che il gas sia con te!" Il più esaltato era Josef Kordiovský, che urlava, "Guarda cosa faccio a questi zingari" mentre tirava il bicchiere. Più tardi fu udito vantarsi al ristorante U Fajka di aver "rotto la finestra agli zingari". I razzisti poi dopo l'incidente ritornarono allo Zanzibar.

Un vicino che aveva udito l'incidente, era corso fuori di casa per proteggere la signora Vajdíková. "La sua testimonianza è costantemente chiamata in questione. Non è un Rom - perché dovrebbe mentire?" si chiede Marcela Krištofová, sorella di Ilona Vajdíková. "Ilona corse nel bar ed iniziò a gridare -Chi è stato?- Kordiovský si alzò e le urlò -Puttana nera-. Lei è uscita, perché c'erano molti giovani, ed ha chiamato la polizia cittadina." Krištofová dice che il quartiere era tranquillo sino ad un anno fa, quando lo Zanzibar è stato comprato dall'attuale proprietario.

Vajdíková ha riconosciuto Josef Kordiovský e Petr Peřina tra gli assalitori - Peřina gridava slogan razzisti e partecipava agli sviluppi successivi - come del resto Roman Pohludka, Jan Krejčí, e altri due dal cognome Tužinčin e Dalajka. Tutti, membri o promotori del Partito dei Lavoratori. Per esempio, tanto Petr Peřina che Roman Pohludka sono registrati nel gruppo del Partito dei Lavoratori di Mikulov su Facebook, e Krištofová dice che Peřina ha confessato alla polizia di essere iscritto al Partito dei Lavoratori di Brno. Josef Kordiovský ha contribuito attivamente alla pagina Facebook del Partito dei Lavoratori di Znojmo, incluse informazioni e fotografie di diversi eventi e riunioni del Partito dei Lavoratori, come la dimostrazione del 1 maggio 2009 a Brno. Anche Petr Peřina ha confermato la sua iscrizione al Partito, direttamente a Marcela Krištofová. "Il giorno dopo ci siamo rincontrati e mi ha salutato, dicendo -Ciao, zietta,- lo conosco da quando era un bambino," dice. "Gli ho detto: Credi di cavartela così? Ieri sera eravate qui a fare il saluto nazista ed ora mi dici -Ciao, zietta,-?"

Una settimana dopo un altro attacco, quando un gruppo uscì dal ristorante dirigendosi verso la piccola casa dove vive la famiglia Vajdíková, lanciando bottiglie e bicchieri e ripetendo epiteti razzisti, come "Uscite di lì fighe nere." Tutto l'evento è stato accompagnato dalla canzone "Bílá liga, bílá síla" (Lega Bianca, Potere Bianco) di Daniel Landa e della banda Orlík, trasmessa dal jukebox del bar. Una settimana dopo, aderenti al Partito dei Lavoratori provenienti dalle città vicine si sono incontrati al ristorante, con il saluto nazista, ed indicando l'appartamento della famiglia hanno gridato "dovete andarvene." "Non c'erano giovani, avevano circa 30, 40 anni," dice la Krištofová.

Da allora, sono continuate diverse provocazioni dello stesso spirito in uno sforzo di bullismo verso quella famiglia. "Gridano insulti razzisti, lanciano bicchieri, le loro macchine sgasano verso le nostre finestre per oltre mezz'ora. Settimana scorsa hanno rovesciato un contenitore dell'immondizia e hanno sparpagliato tutto per strada," dice Marcela Krištofová.

La polizia ed il procuratore di stato sono stati impassibilmente servizievoli verso gli assalitori. La polizia si rifiuta di rilasciare informazioni sul caso, al momento l'unico accusato per aver costantemente terrorizzato la famiglia è Kordiovský, e solo con l'accusa di disordine (per aver gettato il bicchiere contro la finestra). Persecuzioni motivate razzialmente, epiteti ed insulti razzisti, sembra che queste azioni del Partito dei Lavoratori non significhino niente per la polizia ed il procuratore di stato. Quando gli agenti hanno informato la signora Vajdíková che Kordiovský era accusato per il crimine di disordine, lei fu molto sorpresa, perché non le era stata richiesta nessuna deposizione, né come testimone né come vittima.

Con l'assistenza dell'associazione In Iustitia, che collabora con Romea su un progetto per fornire aiuto legale alle vittime di discriminazione, la famiglia ha formulato le proprie accuse. "I discorsi sono stati chiaramente registrati su video che la querelante ha fornito alla polizia, per i procedimenti criminali, e le registrazioni mostrano che aveva motivo di ritenersi in pericolo, senza menzionare il danno psicologico causato dal trauma continuo e la paura dei ripetuti incidenti... Dato che alcuni dei sospetti appoggiano apertamente le attività di gruppi razzisti che operano nella Repubblica Ceca, questi... attacchi non possono essere valutati fuori da quel contesto, dato che queste circostanze... sono la testimonianza della conclusione che questo comportamento non è solo infantilismo o disordine generale, ma riguarda un atto di intimidazione intenzionale e minacce motivate dall'odio verso l'appartenenza della vittima all'etnia rom," recita l'accusa. Le vittime chiedono che sia indagata la motivazione di odio per questi attacchi e che il comportamento di Kordiovský venga classificato come crimine di vandalismo.

Da allora Josef Kordiovský ha chiesto scusa alla signora Vajdíková, ma gli attacchi alla famiglia continuano da parte di altri aderenti al Partito dei Lavoratori. Nella sua lettera alla signora Vajdíková, scrive Kordiovský:

"Vorrei scusarmi con lei per quanto ho fatto, non era intenzionale e per niente razzista. Pagherò i danni causati. Sono dispiaciuto. Spero che accetterà le mie scuse per la mia azione sconsiderata..."

Ilona Vajdíková e sua figlia vivono nella paura e ne sono state colpite psicologicamente. La signora Vajdíková è soprattutto preoccupata per la salute di sua figlia Sandra, che ha perso 10 kg. a causa dei danni psicologici causati dagli attacchi, come pure per sua nipote (figlia di Sandra). Dice "Non sono mai sicura se l'attacco verrà ripetuto o con quale intensità."

Rostislav Koštial, sindaco di Mikulov, che nella sua vineria impiega dei Rom del posto, capisce la sua situazione. "La famiglia Vajdíková è come qualsiasi altra di Mikulov, non ci sono mai stati problemi con loro," dice. Rifiuta una delle possibili soluzioni - installare una telecamera CCTV di fronte allo Zanzibar - perché troppo costosa. Però, ha promesso di riservare alla famiglia un appartamento in un'altra parte della città. "Sposteremo qualcuno che non è Rom nella piccola casa accanto allo Zanzibar," dice.

Krištofová non ha avuto buone esperienze con i media e dubita della loro obiettività. Per esempio, dice che la stazione TV Nova non ha voluto mandare in onda una trasmissione sul primo attacco, perché non c'erano stati feriti. "Quello stesso giorno hanno fatto una trasmissione su uno -zingaro- che aveva rubato qualcosa da qualche parte, ma neanche lì nessuno si era ferito." dice Marcela Krištofová, aggiumgendo, "Chiediamo che la legge sia applicata a tutti nello stesso modo. Non abbiamo mai danneggiato nessuno. Lavoro da quando avevo 15 anni, mia sorella lavora, mia figlia ha lavorato finché non è andata in maternità. I nostri genitori hanno lavorato per tutta la vita. Siamo Cechi, non hanno nessun diritto di vederci come stranieri."

František Kostlán, translated by Gwendolyn Albert

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Di Fabrizio (del 30/12/2009 @ 09:51:17, in Italia, visitato 2189 volte)

Segnalazione di Giancarlo Ranaldi

  - 06 maggio 2009 pagina 6 sezione: NAPOLI
«CIAO, mi presento: mi chiamo Angelica, ho 16 anni e vengo dalla Romania. Il mio arrivo in Italia era per un futuro migliore per me e per la mia famiglia. Dopo due mesi che stavo in Italia un giorno di venerdì del 9 maggio stavo chiedendo elemosine e stavo a Ponticelli nella stessa strada dove mi hanno arrestata...». Una lunga lettera, spontanea, accorata per chiedere aiuto, scritta in un italiano traballante al presidente della Repubblica, alla vigilia della prima udienza in Corte d' appello, che si terrà domani. L' autrice è Angelica Varga, la rom condannata in primo grado, a 3 anni e 8 mesi, con l' accusa di aver tentato (il 10 maggio 2007) di rapire una bimba di sei mesi in un appartamento di Ponticelli. La condanna è per sequestro di persona. «Stavo vicino a un bidone di spazzatura con mio nipote - continua Angelica nella sua lettera-confessione a Giorgio Napolitano - Una signora mi ha dato 3 euro e mi ha chiesto se volevo dei vestiti e la roba per mangiare, io ho detto di sì. Il giorno dopo sono andata su quella strada che mi aveva detto questa signora e ho aspettato, ma dopo un po' visto che non era arrivato nessuno. Sono andata in quel palazzo anche non sapendo dove abitasse questa signora. Stavo nelle scale e un signore mi ha chiesto più volte cosa facevo lì, mi ha picchiato e poi è arrivata una signora e gli ha detto di chiamare i carabinieri e questa signora è andata dentro, poi è arrivata una signora con i capelli biondi, poi il signore ha chiamato i carabinieri e mi hanno arrestato e mi hanno portato a Nisida». E conclude: «Io non so perché mi accusano di aver rubato un bambino, io non ho commesso questo reato e vorrei tanto abbracciare la mia famiglia e la mia bambina». Dal processo in primo grado accanto ad Angelica si sono schierati padre Alex Zanotelli e la comunità di Sant' Egidio, ritenendo troppo severa la condanna e soprattutto temendo una deriva di intolleranza razzista, dopo gli incendi dei campi rom proprio a Ponticelli, lo scorso maggio. «Non ci siamo mai innamorati di quella leggenda popolare che guarda ai rom come ai ladri dei bambini, se questo è il sospetto. Anzi, eravamo così coscienti del rischio di avallare un tale pregiudizio che abbiamo messo in campo una cautela estrema, il massimo equilibrio, indagini svolte in ogni direzione», spiegò all' indomani del procuratore capo per i minori di Napoli, Luciana Izzo, proprio per arginare sul nascere le polemiche. Oggi, alla vigilia del processo di appello, il confronto è quanto mai aperto. «L' udienza presso la Corte d' Appello - scrive in un documento ufficiale il Comitato Campano con i rom - ci sembra un' occasione per riflettere sulla drammatica vicenda, per interrogarci sulla potenza che gli stereotipi hanno sulla realtà, su come siamo oppressi dal crescente e sempre più violento razzismo».

CRISTINA ZAGARIA

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Di Fabrizio (del 29/12/2009 @ 09:48:24, in Europa, visitato 3312 volte)

Da Nordic_Roma

Globalpost.com By Brigid Grauman

L'attivista rom finnica Miranda Volasrata e la scrittrice rumena Luminita Cioaba, che lottò contro la sua famiglia rom per andare a scuola, all'inaugurazione del Tour Culturale Rom all'insediamento Kamenci vicino a Lendava, in Slovenia, nel novembre 2009. (Brigid Grauman/GlobalPost)

Lendava, Slovenia, 27/12/2009 - La parola "zingaro" è spesso usata in senso peggiorativo. Ma il Consiglio d'Europa sta cercando il cambiamento con un nuovo tour turistico focalizzato sulla storia e cultura rom.

"La gente vede gli zingari in una squallida discarica al bordo della strada" dice Jake Bower, viaggiante militante britannico e giornalista, "ma realmente non ci conosce. Mi piacerebbe una situazione dove fossimo riconosciuti come una nazione europea transnazionale, con una rappresentanza alle Nazioni Uniti."

Bowers parlava il mese scorso all'inaugurazione del Tour Culturale Rom, sponsorizzato dal Consiglio di Strasburgo, che non ha relazioni con l'Unione Europea e lavora per l'integrazione europea attraverso la cultura ed i diritti umani. Il tour collegherà le disperse comunità rom attraverso l'Europa per rafforzare i legami esistenti ed incoraggiare l'incontro tra Rom e non-Rom. Vi prendono già parte nove paesi con musei, spettacoli e centri documentazione. L'inaugurazione avrà luogo in Slovenia presso l'insediamento Kamenci vicino alla città termale di Lendava.

Con i suoi capelli rossi a spazzola e la carnagione chiara, Bowers non assomiglia ad un tipico Rom, che hanno solitamente caratteristiche più scure, ed in parte è proprio questo il punto. Dopo diverse ricerche storiche, incluso testi DNA, sembra incontrovertibile che i Rom originari arrivarono dall'India attraverso la Grecia oltre 1.000 anni fa, dividendosi in gruppi secondo le rotte commerciali e talvolta mischiandosi con altre popolazioni. I Rom di oggi sono divisi in diversi clan e tribù, inclusi i Viaggianti della Gran Bretagna e gli stagnai dell'Irlanda, che sono nativi delle isole ma condividono i medesimi problemi di esclusione sociale.

"Sì, ci sono problemi, problemi grossi in alcune parti," ha detto Bowers, "ma noi apparteniamo alla società europea." Ritiene che è tempo di rimpiazzare gli stereotipi negativi con immagini più positive che abbiano una forte risonanza in un mondo globalizzato. "Noi trascendiamo le nozioni di confini nazionali," ha detto, "ed offriamo una sfida permanente agli Europei nel vivere con la diversità."

L'insediamento Kamenci è un progetto pilota di questo tour culturale. Qui, un villaggio rom ha aperto le sue porte ai visitatori con un museo e attività creative e laboratori per Rom e no. Nel campo dietro l'insediamento di case rudimentali in legno e mattoni, le ragazzine indossano lunghi e colorati abiti roteano le loro anche al suono di musica registrata davanti ad un pubblico composto da OnG rom, slovene ed europee. Suonatori ospiti, musicisti e ballerini sono arrivati da altri paesi per celebrare il lancio ufficiale.

Tra le personalità c'è Miranda Volasranta, Rom finlandese che guida il forum per i diritti civili dei Rom ad Helsinki. Indossa il vestito tradizionale di velluto nero di 22 libbre.

Volasranta puntualizza il contributo che i Rom hanno portato alla cultura europea, a partire dal racconto di Miguel de Cervantes "La piccola zingara", per passare alla collezione di poemi di Alexander Puskin "Gli Zingari", sino a Victor Hugo che inventò la bella Esmeralda ne "Il gobbo di Notre Dame". C'è stato Prosper Merimee e la sua libera ed energica Carmen, senza menzionare i tanti compositori che hanno usato temi musicali rom nel loro lavoro, inclusi Sergei Rachmaninov, Johannes Brahms, Igor Stravinsky, Joseph Haydn, Peter Ilyich Chaikovsky, Maurice Ravel e Bela Bartok.

"La nostra ricchezza culturale è stata soprattutto trasmessa da non-Rom", ha detto Volasranta, "in una maniera fortemente romantica. Nel contempo, rimaniamo invisibili ai nostri vicini. Spero che questo tour porti a sempre più centri culturali e musei in appoggio agli artisti e agli artigiani rom."

Ci sono circa 12 milioni di Rom in Europa, la più vasta minoranza etnica del continente. La loro situazione varia grandemente, dalla confortevole integrazione nei paesi scandinavi al virtuale apartheid in Ungheria, Romania e Slovacchia. Ora sono perlopiù stanziali invece di inseguire stili di vita nomadici, anche se i Rom in Gran Bretagna, Irlanda e Francia girano ancora da un posto all'altro. Troppo spesso, invece, i bambini rom sono spediti in scuole sotto-gli-standard, e molti non sanno leggere o scrivere. Le condizioni permanenti di vita delle loro famiglie sono grigie.

La maggior parte dei Rom nell'incontro in Slovenia hanno convenuto che l'istruzione è la sola maniera per uscire dalla povertà e dalla esclusione sociale. Ma nel contempo, vogliono mantenere i loro valori culturali come la vita collettiva ed il rispetto degli anziani. "Non c'è niente di più triste di un Rom che abbia perso il suo senso di identità culturale, perché è rimasto letteralmente con niente," ha detto la scrittrice rumena Luminita Cioaba, che ha lottato con la sua famiglia e la comunità per finire le scuole e frequentare l'università, e che scrive libri sulla storia rom.

Il Parlamento Europeo si è anche focalizzato sui diritti dei Rom. La "Piattaforma per l'Inclusione dei Rom" dell'anno scorso ha presentato una lista di 10 principi basici, incluso il pari accesso alla scolarizzazione. Ma l'attivista rom Rudko Kawczynski, di cittadinanza polacca, ha accusato la creazione di OnG che hanno poca comprensione dei problemi. Come ha tristemente puntualizzato Bowers, "la nostra storia è una litania di albe false."

Ma se non è esattamente ottimista, Bowers crede che il tour rom possa combattere il pregiudizio. "L'unica maniera per vincere il razzismo è il contatto diretto tra le persone. Se qualcuno che pensasse che tutti gli zingari sono ladri e degenerati potesse camminare in questo posto," ha detto, riferendosi a Kamenci, "capirebbe che sono una comunità come qualsiasi altra, anche se con una cultura differente."

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Di Fabrizio (del 27/12/2009 @ 09:31:41, in casa, visitato 2381 volte)

Da Bulgarian_Roma (lunghetto, magari leggetelo a puntate se avete qualche giorno di pausa. Un bigino su case e sgomberi)

TOLblog.org 18 dicembre 2009

I bulldozer di Burgas

Mentre state leggendo queste righe, si sa già che le case rom nel quartiere "Gorno Ezerovo", dove era programmata la demolizione, sono già state abbattute. Nello stesso giorno i media hanno dato fiato a materiale sensazionalista sulla rivolta rom, catene umane e pietre lanciate ai bulldozer ed ai poliziotti. Sono circolate voci su foto di Rom arrabbiati e che svenivano. E poi basta. La sensazione è rientrata. Non è stato scritto o sentito niente sui giorni seguenti e su dove la gente, che aveva perso la casa, passasse la notte e su cosa succederà a loro nel futuro.

Qualche giorno prima che i bulldozer entrassero nel quartiere di Burgas, gli ultimi giorni soleggiati dell'estate, parlavamo col capo dell'unica OnG rom funzionante nella città costiera - Mitko Dokov.

"Stiamo organizzando i cittadini di Gorno Ezerovo in comitato. Vogliamo spedire una lettera aperta al sindaco, al governatore ed al Primo Ministro. Questo atto avventato, se non fermato, dev'essere differito. A causa di ciò molta gente è nel panico" - sono state le parole con cui il capo del locale consiglio rom ci ha salutato.

Nel quartiere Gorno Ezerovo vivono circa 2.000 persone. La maggior parte di loro sono locali e non migranti, contrariamente a quanto dicono le autorità. Abbiamo appreso da Dokov che non più di dieci famiglie provengono da altri posti e si sono poi installate qui. La maggior parte del terreno è di proprietà municipale, il resto appartiene a privati. Nessuno dei residenti sa su quale tipo di proprietà hanno costruito la loro casa.

Il quartiere rom fu abbandonato dallo stato e dalle autorità municipali dopo il 1989. Ce se ne ricorda solo prima delle elezioni. E subito dopo ce se ne dimentica. Cosa vi succede all'interno, se viene fatta rispettare la legge, come vive la gente, come sono le infrastrutture, non importa a nessuno. La portata delle autorità di solito finisce quando inizia un quartiere rom. Possono fare quel che vogliono, fintanto che dura il loro mandato, sembra essere la filosofia del governo in questo caso. E così attraverso gli anni, lasciati a loro stessi, i Rom si sono presi cura da sé dei loro problemi. Quando in una famiglia, che vive in una casa di una stanza, un figlio si sposa, aggiunge alla casa una o due stanze. Non c'è nessuno a dire di no, lui conosce tutti i suoi vicini, e lo stato è assente. E' così in quasi tutti i quartieri rom nel paese. E così i Rom vivono alla loro maniera, fino a ché qualcuno ha un problema con ciò. Allora ritorna la legge con tutta la sua forza sulla testa delle persone, che per decenni hanno vissuto nelle loro case costruite illegalmente.

Durante la notte dopo il nostro incontro con Dokov la pioggia si è intensificata ed è continuata il giorno seguente. La mattina dopo abbiamo visitato il quartiere. Per strada non c'era nessuno. In un caffè abbiamo trovato quanti avevano ricevuto una notifica di demolire volontariamente le loro case o di aspettare che provvedessero i bulldozer l'indomani, 7 settembre.

Tra la gente radunata nel caffè, c'erano il vacillante Isako di 84 anni, che ha vissuto nel quartiere per oltre 50 anni, Guesa, 64 anni, Anguel, che ha quattro figli ed ha promesso di darsi fuoco, Mirka, madre di dieci figli, Galabina, che vuole comperarsi il terreno e installarvi casa sua. "Il terreno costa molto e vogliono mandare via i Rom. Dicono che siamo migranti da Sliven o da Kotel, ma non è vero. Ho vissuto qui per 46 anni" - strabuzza gli occhi un anziano. Un giovane dice di avere 26 anni e che è nato nella casa che sta per essere demolita. Mirka stropiccia la notifica che ha ricevuto un paio di giorni fa e chiede dove potrà andare a vivere quando le sue due stanze saranno rase al suolo. Il termine di sgombero è vicino, che significa che lei ed i suoi bambini stanno per diventare senza casa. Le donne anziane piangono. Anche i giovani sono alterati.

Nella prima fase le famiglie ricevono lettere dal Direttorato Regionale per il regolamento edilizio (RDNSK) con indicato il termine per la demolizione volontaria. Se questa non avviene a tempo, segue la demolizione forzata. Le case che devono essere abbattute sono 54. In ogni casa abitano almeno cinque persone, il che significa che oltre 250 uomini, donne, bambini ed anziani non avranno un riparo per l'inverno.

"Venite a vedere se le case sono insicure come dicono le lettere. Fotografatele!" ci richiama un giovane sotto la pioggia. Per le strade fangose abbiamo camminato sino ai margini del lago. Come in qualsiasi quartiere rom ci sono sia grandi case solide che baracche, costruite in uno  due giorni. "Questa sarà abbattuta. Quella dopo, no. Anche quella a due piani. Guarda qui, hanno cambiato gli infissi di legno con quelli in alluminio... Entra in questa casa... Non c'è bisogno di togliersi le scarpe... Vedi come l'hanno arredata? Guarda com'è pulita, anche questa casa sarà buttata giù... Le baracche resteranno intatte, e le case belle verranno demolite. Ed ora dimmi come hanno deciso quali case abbattere e quali rimanere in piedi!" - puntualizza la nostra guida chiedendoci con enfasi.

Secondo le lettere ricevute dai residenti, tutte le case che verranno demolite sono classificate come strutturalmente insicure. Tra le case che la nostra guida ci indicava, ce n'erano di pericolanti come edifici solidi a due piani. Siamo anche passati davanti ad una casa, che era stata parzialmente demolita dai suoi abitanti: "avevano paura che se l'avessero fatto i bulldozer, avrebbero dovuto pagare le spese. E' per questo che hanno buttato giù la causa loro stessi" - ci spiega il giovane.

Torniamo al caffè. Hanno già deciso che quattro rappresentanti del quartiere, guidati da Mitko Dokov e Rumen Cholakov, leader della sezione di Burgas del movimento politico Euroroma, chiederanno un incontro col governo regionale e un deferimento delle demolizioni. E' risultato complicato entrare nella sede dell'amministrazione regionale. Dopo che Mitko Dokov parlò per telefono con l'esperto regionale di etnie e demografia, soltanto a Dokov e Cholakov fu permesso di incontrare il vice governatore regionale. Il deputato Zlatko Dimitrov non è stato informato del caso, perché occupava il posto solo da un paio di mesi. Ha però promesso di portare l'attenzione del governatore sul problema, di esaminare completamente la situazione, vedere quali azioni siano possibili ed informare i leader rom, entro la fine della giornata, se le case sarebbero state demolite o meno la mattina successiva.

Nel frattempo in comune abbiamo parlato col vicesindaco Kostadin Markov, responsabile del regolamento su terreni, architettura e costruzioni. Gli abbiamo chiesto sulla sua posizione e se ci fosse un'alternativa per la gente che stava per essere lasciata in strada. Ci ha detto "La posizione del comune è che la legge dev'essere rispettata. Il contendere sono case, costruite due anni fa. Questa gente sa che laprocedura termina con l'eventuale demolizione. Sono soprattutto persone non residenti a Burgas, ma che arrivano da Yambol, Sliven e molti altri posti. Al momento non siamo in grado di offrire loro garanzie speciali. Il comune offre alloggi sociali, ma si deve seguire una procedura particolare ed un periodo d'attesa. Negli ultimi due anni avrebbero almeno dovuto fare richiesta. E' stato spiegato loro, più di una volta. Ora non esiste alcuna procedura straordinaria, o casa disponibile a tal scopo, che il municipio possa offrire loro. Specifico che il municipio di Burgas denuncia le costruzioni illegali, ma è il RDNSK che provvede ad eseguire le procedure di demolizione. Oggi o domani, a seconda delle condizioni atmosferiche, ritengo che le case saranno demolite."

In questo caso, l'unico obbligo dell'amministrazione municipale è di preservare le proprietà dalle case dopo la demolizione, per cui è stato impiantato un magazzino municipale. Il giorno stesso il Comitato Bulgaro di Helsinki ha inviato una lettera ai media, in cui dichiarava che se le case rom a Burgas fossero state demolite, la Bulgaria avrebbe  violato la Convenzione Europea sui Diritti Umani. Chiedeva inoltre un'azione immediata da parte del governo e del Primo Ministro Boyko Borissov, sia per fermare la programmata demolizione che per trovare un alloggio alternativo ai Rom.

Di ritorno al quartiere la gente ha aspettato sino a sera una telefonata dal vice governatore regionale, nella speranza che la casa non venisse demolita -invano. La telefonata arrivò, ma solo per confermare la demolizione.

La mattina dell'8 settembre è stata interrotta l'elettricità delle case selezionate. Bulldozer e poliziotti sono entrati nel quartiere. Disperatamente, la gente ha cercato di porre fine a questa pazzia. Ma sono stati lasciati senza casa.

Due settimane dopo, di nuovo a Burgas, altre 19 case rom sono state demolite nel quartiere Meden Rudnik.

Il bulldozer di Sofia

Il 15 ottobre, un mese ed otto giorni dopo la demolizione delle case rom nei quartieri di Burgas di Gorno Ezerovo e Meden Rudnik, il bulldozer della legge ed ordine si è riversato anche nella capitale. Quando arrivammo a Sofia nel quartiere di Nadezhda, trovammo il bulldozer al lavoro in uno spazio bloccato al traffico presidiato dalla polizia, in viale Rozhen vicino alla fermata del tram. Sul marciapiede erano ammonticchiati i bagagli e le proprietà degli ex abitanti. Letti smantellati, materassi, reti, tavoli, vestiti in buste di plastica, catini e qualsiasi altra cosa che potesse attirare l'attenzione dei primi pedoni e dei passeggeri del tram. Quelli che erano stati residenti sino alla notte antecedente, stavano in piedi ai margini della zona presidiata e osservavano tristemente la demolizione delle loro case. Causa l'ora mattutina, la mancanza di informazioni o qualche altra ragione sconosciuta, i media non erano presenti.

Ci siamo avvicinati a Trajan e Magda. "Vi sistemeranno da qualche parte?" - chiediamo. "Da nessuna parte. Staremo per strada." - E' stata la lapidaria risposta di Magda. Trajan aveva più voglia di parlare. Hanno vissuto qui per 19 anni. 30 persone condividevano una casa con quattro stanza e due piccole unità aggiunte nel cortile. Tra loro ci sono donne in attesa e bambini malati, che sono ora nelle case vicine. Non sanno dove passare la notte. Nessuno ha un lavoro stabile. "Quest'uomo è il nostro sindaco. Lasciate che ci dica dove andare" - ha puntualizzato Magda. Ma il sindaco di Nadezhda - l'ingegnere Dimitar Dimov - quando ha visto il giornalista armato di registratore, è salito rapidamente in macchina e si è allontanato.

Un vecchio vacillante si è avvicinato a noi; per niente stupido o emozionato faceva lo stesso fatica a parlare. Ci ha spiegato che i suoi figli erano sul marciapiede opposto - sua moglie col bambino ed i giovani nipoti. Sono stati alzati tutta notte ed hanno portato tutto il possibile da parenti. "Una borsa qui, due borse la. Non c'è una stanza per il resto. Qui sul marciapiede." spiega Strahil, 58 anni e padre di sei figli. "Perché non indossi le calze?" - udiamo una voce femminile dietro di noi. Una poliziotta sta parlando con una ragazza a piedi nudi. Lei si chiama Gyula e ha dieci anni. Dice di non avere freddo, anche se si stringe nella sua giacca. Oggi non è andata a scuola, perché la sua casa è stata abbattuta. E' timida, non vuole essere fotografata. Altri bambini si avvicinano. La maggior parte hanno una brutta tosse. Diciamo a loro di andare al caldo. Sono imbarazzati.

Boncho ha tre bambini. Sta tenendo quello più giovane tra le sue braccia. Dice che la mattina non ha avuto problemi con la polizia. Sono usciti di casa quando è stato detto loro di lasciarla. Una donna era venuta la sera prima e aveva detto di prendere con loro tutto ciò che potevano prima che i bulldozer arrivassero alle 6.30 per distruggere la casa. Per cosa? "Non lo so. Qualcosa riguardo all'amministrazione..." - il 23enne scrolla le spalle e pensa a cosa fare con i bagagli e dove portare la famiglia.

Torniamo da Trajan e Magda, in piedi sul marciapiede accanto alle loro cose. Ora Magda sta piangendo. Apprendiamo da Trajan che 19 anni fa si spostarono nella casa, di proprietà municipale. Nessuna reazione da parte del comune. Volevano pagare l'affitto ma gli fu rifiutato perché non avevano un documento di residenza nella proprietà. Cinque anni fa gli abitanti vinsero una causa e continuarono a vivere lì. Ed ora all'improvviso la casa era in lista per la demolizione. "Dicono che qui sotto passerà la metropolitana. Ma è solo un pretesto. Se fosse così, perché non demoliscono le altre case nel quartiere?" chiede Trajan.

La donna che li aveva visitati la notte prima era dell'agenzia per la protezione dell'infanzia. Nessuna sa come si chiama. Arrivò per invitare Donka, che ha un bambino, a vivere con il bambino in un riparo temporaneo. Donka rifiutò. Preferiva stare con la sua famiglia. "Ora abbiamo timore che i servizi sociali portino via i nostri figli. E sono ancora dei bambini" - aggiunge la giovane madre.

Si mostrano altri abitanti delle case demolite. Alcuni portano dei teli di plastica per coprire le loro cose sui marciapiedi.  Altri si sono riuniti intorno a noi e vogliono parlare. Non hanno visto nessun mandato. La mattina è arrivata la polizia, svegliando tutti e dicendo che dovevano lasciare la casa. Hanno dato appena il tempo di prendere i propri effetti, prima che il bulldozer iniziasse la demolizione. E' stato detto loro che non erano residenti a Sofia e che dovevano tornare da dove provenivano. La figlia della 45enne Veska è incinta, sua nipote ha degli attacchi, e suo figlio è sordomuto. Dimitrina ha avvolto suo figlio in una coperta e guarda con gli occhi spalancati. Alcuni piangevano, altri davano la colpa al sindaco e al governo, e maledicevano il loro destino.

Finalmente il bulldozer ha finito ed è andato via. I poliziotti sono risaliti sulle loro macchine verso un'altra operazione. Anche noi siamo andati via. Jordanka Bekirska, avvocato del Bulgarian Helsinki Committee ha fatto ricorso a nome di 14 ex abitanti. Prima che le case fossero demolite aveva parlato con degli incaricati comunali e aveva detto loro che buttare la gente per strada è una violazione delle leggi europee. La risposta fu che le autorità stavano osservando le leggi bulgare, e che quelle europee non importavano. Decidemmo che parlare con le autorità municipali era inutile. La risposta sarebbe stata identica a quella ricevuta il mese precedente a Burgas - che la legge deve essere seguita e rinforzata, che l'amministrazione non può offrire un'alternativa, che esiste una procedura da seguire per gli alloggi sociali ecc.

Lo stesso giorno si teneva in un albergo una conferenza dal titolo "Realtà e prospettive nelle politiche d'integrazione per i Rom". Alla conferenza si dibatteva sulle priorità e sulle misure politiche da introdurre nel programma governativo quadriennale per l''integrazione dei Rom. Era presieduto dal vice Primo Ministro e Ministro degli Interni, Tsvetan Tsvetanov, che è anche leader del principale partito di centro-destra, il GERB. Abbiamo chiesto a Tsvetanov quante altre demolizioni di case rom erano previste. Menzionammo la demolizione della mattina stessa ed aggiungemmo che ci sarebbe stato un ricorso che avrebbe probabilmente la Corte Europea, cosa non buona per il paese. Rispose che era un problema delle autorità municipali, che hanno l'obbligo di rafforzare la legge. E la legge è la stessa per ognuno nel paese.

Uno degli argomenti della conferenza era le condizioni di vita dei Rom. Comprendeva questi suggerimenti per il governo: "unire, dirigere e coordinare gli sforzi delle agenzie statali, le autorità locali, i comitati cittadini, la comunità rom ed ogni istituzione del paese coinvolta nel miglioramento delle condizioni di vita dei Rom e nella modernizzazione dei quartieri che abitano." Quindi, mentre si discute e si dibatte sulle condizioni di vita dei Rom, i bulldozer di legge ed ordine stanno continuando ad andare ad abbattere solo quelle case abitate dai Rom. Arrivano lamentele perché la legge è uguale per tutti e tutti sono uguali davanti alla legge. Sembra che in molti si stiano stancando, ed i forum su internet contengono commenti come "meglio smettere di giocare con le baracche dei Rom, ed iniziare a regolare i palazzi costruiti illegalmente dai nuovi ricchi." O sono forse più uguali del resto di fronte ai bulldozer di legge ed ordine?

Ancora nessun bulldozer a Montana

Nella città di Montana ci sono due quartieri rom - Ogosta, con circa 1.800 abitanti, e Kosharnik con circa 2.500 abitanti. Sono ai due lati opposti del centro regionale. All'inizio degli anni '50 la popolazione rom si concentrò ad Ogosta, accanto alle sponde del fiume omonimo. Le inondazioni distrussero a suo tempo molte case e ripari. Una buona parte della popolazione fu evacuata e piazzati in strutture temporanee fuori dalla città.

Nel 1972 un progetto municipale getta le basi del nuovo quartiere di Kosharnik, fuori dalla città. Attualmente è abitato da molta gente che si è trasferita da altre città negli ultimi due anni. Nei terreni comunali di pascolo attorno al quartiere hanno costruito case familiari senza mattoni, piani di costruzione e permessi edilizi. Le autorità municipali non reagirono alle costruzioni illegali, anche se ci furono proteste dei residenti lì attorno. In queste case sono nati bambini e le famiglie sono cresciute, da cui si sviluppa il bisogno di nuovi terreni. Crescono sempre più le case e le baracche illegali, abitate da nuove famiglie.

Il quartiere di Ogosta si trova di fronte a problemi simili. Da un lato confina con la ferrovia, il fiume dall'altro e la strada E-79. La popolazione cresce ogni anno, ma l'espansione territoriale del quartiere è impossibile. In pochi cercano di comperare casa fuori da quel territorio, in città o nei villaggi vicini. La maggioranza della popolazione rimane nelle loro vecchie case. Aggiungono un piano o costruiscono unità adiacenti, che raggiungono la strada ed i marciapiedi e violano i regolamenti. Alcuni degli abitanti hanno solo documenti di proprietà per la terra dove ci sono le vecchie case; altri non hanno del tutto documenti. Ma tutti vivono con la convinzione che queste sono le loro case, da ormai quattro generazioni.

Lo stato è impotente nel fermare questi processi. La città non ha disponibilità di abbastanza edifici sociali per rispondere ai bisogno delle famiglie che crescono. Non è chiaro quanto durerà questa situazione. Cosa succederà agli abitanti delle case illegalmente costruite, quando le autorità decideranno di seguire l'esempio di Burgas ed i bulldozer di legge ed ordine entreranno nei quartieri rom di Montana?

Gli sforzi delle OnG rom nel risolvere i problemi regolando i quartieri rom e trovando soluzioni abitative alternative, hanno sinora ottenuto soltanto di includere la questione nel "programma quadro per l'integrazione rom nella società bulgara". La medesima questione era stata inclusa nel trattato che la Bulgaria aveva firmato come parte del Decennio dell'inclusione Rom.

Sono state adottate strategie locali sull'iniziativa del Movimento Civico Rom, ma le discriminazioni istituzionali esistenti a livello nazionale e locale causano che queste politiche rimangano solo sulla carta. I detentori del potere non hanno interesse che quei programmi diventino parte del budget. Ignorare la rappresentazione rom porta al conflitto etnico, locale, sociale e religioso. Il fragile contratto sociale tra i cittadini bulgari di origine rom e lo stato con le sue istituzioni, porta a regolari problemi nei quartieri e nelle infrastrutture. Per queste ragioni non ci sono condizioni chiare fra i consumatori ed i fornitori dei servizi quali energia elettrica, l'acqua e le fognature. I quartieri rom sono di solito nelle aree suburbane, che li rende strategici per installare grandi depositi, stazioni di servizio, fabbriche, ecc. Questo porta a nuovi problemi tra i Rom ed il mondo degli affari, dove lo stato improvvisamente si muove per regolare lo status di questi quartieri, assicurando nel contempo la terra per grossi affari a basso prezzo.

I rappresentanti dei partiti nazionalisti nei consigli comunali adoperano il processo decisionale a favore di alcuni cittadini e di solito a detrimento dei Rom. Forse sinora l'obiettivo dei governi è stato di mantenere la popolazione in uno stato di incertezza e sotto-rappresentazione e di aprirsi alla manipolazione in occasione delle elezioni.

Per misurare tutto ciò, si adoperano soprattutto i misuratori di consumo elettrico domestico, ma la misurazione del consumo energetico non è diventata più precisa, di solito a svantaggio dei Rom. La sfiducia dei Rom si è di conseguenza mutata in protesta silenziosa. La protesta si muta nell'essere indifeso passivo, tendente sull'irresponsabilità per il loro proprio futuro e quello dei propri figli.

Varna aspetta i bulldozer

Nella capitale marinara della Bulgaria, i bulldozer non hanno ancora fatto nessuna vittima. Il quartiere rom si trova subito a sinistra dell'ingresso della città. Per la maggior parte le dimore del  quartiere Maksuda sono state costruite senza permesso, cosa che le rende automaticamente illegali. Nella nostra conversazione con Nikolay, che lavora nel settore OnG che tratta di Varna e della regione, condivide le voci che quel pezzo di terra dove sono costruite case illegali sia stato comprato da due fratelli affaristi. In effetti, la posizione del quartiere rom è eccezionalmente conveniente: vicino alla costa, dove ogni uomo d'affari cercherebbe terreni appetibili. "Abbiamo sentito che in due, forse tre anni, inizieranno a buttare giù le case. Scorrerà il sangue. Lì la gente ha belle case a due piani e vive lì da tempo. Combatteranno per quello che considerano loro. Ci sarà fermento," dice Nikolay amareggiato.

In effetti le voci sui due fratelli affaristi di Varna è esemplare dell'attuale impasse sui problemi residenziali dei Rom. Sfortunatamente, lo stato di fronte alle autorità municipali non riesce a trovare il giusto approccio alla soluzione di questi problemi. Per lavarsene le mani e realizzare profitto, lo stato vende i problematici quartieri rom alla grande finanza, che da parte sua tenta con tutti i mezzi possibili, bulldozer inclusi, di spianare i terreni acquisiti e prepararli per lo sviluppo e gli investimenti. Così lo stato si sottrae alle proprie responsabilità ed i Rom si scontrano con la grande finanza nel salvare o perdere le proprie case, com'è accaduto a Burgas e Sofia.

By
Ognyan Isaev
Valery Lekov
Tosen Ramar
Dimitar Georgiev

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Canterò inni di pace e di gioia in luoghi e Paesi di voci e silenzi. Canterò e danzerò fino all’alba per uomini, donne e bambini...

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