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Presidente Napolitano, aiutami
Di Fabrizio (del 30/12/2009 @ 09:51:17, in Italia, visitato 2190 volte)

Segnalazione di Giancarlo Ranaldi

  - 06 maggio 2009 pagina 6 sezione: NAPOLI
«CIAO, mi presento: mi chiamo Angelica, ho 16 anni e vengo dalla Romania. Il mio arrivo in Italia era per un futuro migliore per me e per la mia famiglia. Dopo due mesi che stavo in Italia un giorno di venerdì del 9 maggio stavo chiedendo elemosine e stavo a Ponticelli nella stessa strada dove mi hanno arrestata...». Una lunga lettera, spontanea, accorata per chiedere aiuto, scritta in un italiano traballante al presidente della Repubblica, alla vigilia della prima udienza in Corte d' appello, che si terrà domani. L' autrice è Angelica Varga, la rom condannata in primo grado, a 3 anni e 8 mesi, con l' accusa di aver tentato (il 10 maggio 2007) di rapire una bimba di sei mesi in un appartamento di Ponticelli. La condanna è per sequestro di persona. «Stavo vicino a un bidone di spazzatura con mio nipote - continua Angelica nella sua lettera-confessione a Giorgio Napolitano - Una signora mi ha dato 3 euro e mi ha chiesto se volevo dei vestiti e la roba per mangiare, io ho detto di sì. Il giorno dopo sono andata su quella strada che mi aveva detto questa signora e ho aspettato, ma dopo un po' visto che non era arrivato nessuno. Sono andata in quel palazzo anche non sapendo dove abitasse questa signora. Stavo nelle scale e un signore mi ha chiesto più volte cosa facevo lì, mi ha picchiato e poi è arrivata una signora e gli ha detto di chiamare i carabinieri e questa signora è andata dentro, poi è arrivata una signora con i capelli biondi, poi il signore ha chiamato i carabinieri e mi hanno arrestato e mi hanno portato a Nisida». E conclude: «Io non so perché mi accusano di aver rubato un bambino, io non ho commesso questo reato e vorrei tanto abbracciare la mia famiglia e la mia bambina». Dal processo in primo grado accanto ad Angelica si sono schierati padre Alex Zanotelli e la comunità di Sant' Egidio, ritenendo troppo severa la condanna e soprattutto temendo una deriva di intolleranza razzista, dopo gli incendi dei campi rom proprio a Ponticelli, lo scorso maggio. «Non ci siamo mai innamorati di quella leggenda popolare che guarda ai rom come ai ladri dei bambini, se questo è il sospetto. Anzi, eravamo così coscienti del rischio di avallare un tale pregiudizio che abbiamo messo in campo una cautela estrema, il massimo equilibrio, indagini svolte in ogni direzione», spiegò all' indomani del procuratore capo per i minori di Napoli, Luciana Izzo, proprio per arginare sul nascere le polemiche. Oggi, alla vigilia del processo di appello, il confronto è quanto mai aperto. «L' udienza presso la Corte d' Appello - scrive in un documento ufficiale il Comitato Campano con i rom - ci sembra un' occasione per riflettere sulla drammatica vicenda, per interrogarci sulla potenza che gli stereotipi hanno sulla realtà, su come siamo oppressi dal crescente e sempre più violento razzismo».

CRISTINA ZAGARIA