Rom e Sinti da tutto il mondo

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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 25/07/2012 @ 09:16:48, in Italia, visitato 1846 volte)



SABATO 21 LUGLIO 2012 - "Entrano nella mia roulotte, se lo tirano fuori e mi dicono di succhiarli se non voglio le botte". La prima volta che ha sentito questa storia, Valter Halilovic, mediatore culturale e animatore della comunità rom di Torino, quasi non ci voleva credere. Ma, nel corso delle ultime settimane, le testimonianze di minacce e violenze ai danni di omosessuali e bisessuali all'interno della comunità rom sono diventate più numerose e gravi. Halilovic ha deciso di denunciare la situazione dopo che l'altroieri notte sono stati diagnosticati quattordici giorni di prognosi ad un amico che aveva accompagnato al pronto soccorso: lo avevano ripetutamente colpito in testa con i pugni avvolti in catene di ferro. "E ad altri è andata anche peggio, con un mese di prognosi. Se va avanti così, ci scappa il morto" racconta Halilovic a Il grande colibrì.

La banda di violenti sarebbe composta da ragazzi del campo nomadi "Aeroporto". "Hanno dai 25 ai 32 anni, girano in cinque-sette alla volta, colpiscono membri della comunità sia nel loro campo sia nel campo di via Germagnano". Il gruppo avrebbe iniziato le proprie scorribande violente circa un anno fa, quando uno di loro è uscito dal carcere. Le loro vittime, tutte rom, sono "i più disgraziati, quelli che non possono reagire", racconta ancora il mediatore culturale: tra di loro sembra ci siano anziani, disabili, intere famiglie che vengono malmenate, senza che siano risparmiati né i bambini piccoli né le donne. Halilovic ha raccolto in particolare le testimonianze dirette di tre omosessuali e di un bisessuale.

Uno di questi ragazzi, dopo essere stato più volte picchiato e derubato, dopo che la banda gli ha distrutto l'automobile e l'ha costretto ad abbandonare la casa faticosamente conquistata, è fuggito da Torino e spera di non essere più rintracciato dai suoi aguzzini. Gli altri tre vivono in una situazione angosciosa di costanti angherie. Solo in due, però, hanno sporto denuncia alle autorità: se in un caso il processo non si è ancora aperto, nell'altro il giudice ha vietato ai componenti del gruppo di avvicinarsi alla loro vittima. Ovviamente, purtroppo, il divieto non è stato mai rispettato: "A questi non gliene frega niente delle autorità".

La mancata applicazione delle sentenze penali, tuttavia, spiega solo in parte perché gli altri due ragazzi angariati non abbiano sporto denuncia: i loro timori sono tanti, da quello di vedersi rovinata la reputazione rivelando il proprio orientamento sessuale alla possibilità di ritorsioni contro se stessi o contro le proprie famiglie. E alla mancanza reale o percepita di tutele legali (l'assenza dell'aggravante di omofobia per i reati è spesso sentita dalle vittime come una manifestazione di disinteresse dello stato) si aggiunge il silenzio della propria comunità: "Tutti sanno tutto, persino nelle comunità rom di origini bosniache delle altre città, ma nessuno fa niente. Quelli della banda appartengono a famiglie molto numerose e potenti e la fiducia nello Stato è molto bassa".

La situazione, insomma, è complessa. Per ragioni contestuali, con le forze dell'ordine che, purtroppo, appaiono molto più impegnate negli inumani sgomberi fatti a scopi mediatici ed elettoralistici che in attività di integrazione. E per ragioni interne alla cultura rom, perché, come spiega Halilovic, "la comunità non ti dà nessuno spazio per ribellarti". E allora cosa possono fare queste persone sole, che non sanno più cosa fare e dove andare? Dopo averne parlato con loro, il mediatore culturale ha deciso: "E' tempo di parlare. E abbiamo scelto Il grande colibrì, perché magari gli altri media avrebbero puntato tutto sul sensazionalismo". I rom sanno bene quanto le loro storie, quando finiscono nelle mani di un giornalista, possano essere usate non per risolvere problemi, ma per diffondere paura ed emarginazione...

E invece questa storia è piena di violenza, ma è anche un esempio importante di volontà di non stare più a tacere e di cambiare in meglio il proprio e l'altrui destino, come riconosce anche Paolo Hutter, giornalista e attivista gay da sempre attento anche al contrasto del razzismo: "Valter Halilovic è una figura nuova, che prende parola senza paura contro la violenza e l'omofobia. E' un esempio di come si possono promuovere i diritti all'interno delle minoranze etniche: mantiene salda la solidarietà con la propria comunità, ma non accetta che diventi omertà".

Ora dobbiamo dimostrare tutti che davvero i diritti sono universali, che la loro violazione non può essere intesa come un problema di un gruppo nel quale non ci si riconosce, ma invece ci riguarda tutti personalmente. Hutter è ottimista: "Con le sue strutture comunali, con la sua società civile, con le sue associazioni, Torino saprà rispondere nel migliore dei modi". Coinvolgendo positivamente, si spera, l'intera comunità rom.

Pier - Copyright©2012ilgrandecolibri.com

 
Di Fabrizio (del 23/07/2012 @ 09:03:54, in Italia, visitato 1284 volte)

...Ma è silenzio su sgomberi e campi abusivi - Di Luisa Santangelo | 19 luglio 2012

La nuova generazione di news made in Catania

Il capoluogo etneo è la città pilota, in Italia, della campagna Dosta! che punta a sensibilizzare la popolazione sull'integrazione dei cosiddetti zingari. Nel Paese sono circa 140mila, ma parecchi di loro vivono per strada o in case improvvisate. Magari edifici comunali abbandonati e occupati, come quello di viale Bernini, sgomberato un paio di giorni fa. Che fine faranno le 150 persone che ci vivevano? L'assessore non vuole parlarne

"Delle politiche sugli insediamenti abusivi parleremo in altre occasioni, non è certo questo il momento". Carlo Pennisi, assessore alle Politiche sociali del Comune di Catania, dello sgombero dei circa 150 occupanti dell'edificio comunale di viale Bernini non vuole parlare. Ci sono luoghi e contesti adeguati, sostiene, e la conferenza stampa di presentazione del progetto Dosta!, campagna di sensibilizzazione contro i pregiudizi verso i Rom, non è uno di quelli. Tanti bei discorsi sull'integrazione e sul fatto che "Catania in fatto di ospitalità non ha termini di paragone" (parole del prefetto Francesca Cannizzo), ma quando la domanda verte sulle soluzioni che le istituzioni hanno pensato - se ne hanno pensate - per evitare che 150 persone rimangano in mezzo alla strada la risposta non arriva. "Stiamo parlando di Rom, e a palazzo Bernini ce n'erano solo due famiglie - precisa l'assessore - tutte le altre erano bulgare e rumene, quindi siamo fuori tema". Il campo Rom di Zia Lisa, seguendo il ragionamento, è perfettamente in tema: "Garantire almeno l'acqua corrente? È escluso - aveva dichiarato ad aprile Pennisi - queste persone, al netto di problemi di tipo sanitario non devono stare comode. Anzi, devono stare scomode così è più facile che decidano di andarsene. L'assistenzialismo di molte associazioni caritatevoli non serve ed è pernicioso". Oggi, nonostante il progetto del quale è promotore, conferma tutto: "Non ho cambiato idea", dice.

Oltre alle domande, erano fuori tema anche Fabrizio Cappuccio e Maria Chiara Aruta, del collettivo Aleph, quello a cui appartengono alcuni dei volontari che hanno aiutato per giorni gli occupanti del palazzone comunale abbandonato. Quando sono entrati a palazzo Platamone - in cui si teneva l'incontro - con uno striscione inneggiante al diritto alla casa per tutti, due uomini in borghese della Digos sono intervenuti immediatamente per buttarli fuori. "Non è previsto un dibattito, non credo che voi qui abbiate qualcosa da fare", dice a Cappuccio uno dei due agenti. "Abbiamo chiesto più volte di incontrare il prefetto - spiega Francesco Cappuccio - Ed era stato l'assessore Pennisi, tempo fa, a invitarci a questo evento". Ma che esponessero un lenzuolo con un messaggio non era previsto. Per questo, prima che potessero entrare, sono stati chiesti loro i documenti. "Vogliamo solo che non vengano più dette menzogne - dicono i due militanti - Il Comune fa una bella iniziativa d'integrazione, dietro la quale nasconde il fatto che ci sono delle persone che sono state buttate in mezzo alla strada, che nei fatti saranno costrette a dormire sotto i portici".

Temi interessanti, certo, ridotti a sbavature in una conferenza stampa di presentazione. Dopo le parole sul fatto che "per essere buoni cristiani bisogna non avere pregiudizi" dell'arcivescovo di Catania Salvatore Gristina; dopo le precisazioni del prefetto sul fatto che "gli aspetti negativi non sono connaturati nelle etnie, nessuno è perfetto e tutti siamo perfettibili"; dopo il forfait del sindaco Raffaele Stancanelli; e dopo le spiegazioni di Massimiliano Monanni, direttore dell'Unar, ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali sul fatto che il capoluogo etneo è la prima delle cinque città scelte per diffondere la conoscenza delle comunità Rom, Sinti e Camminanti; dopo tutto questo i saluti. Ma prima è intervenuta Olga Balan, la cantante romena di origine gitana che venerdì sera si esibirà al cortile Platamone, assieme al gruppo - per metà napoletano e per metà Rom - O'Rom. Olga presenta se stessa e il suo spettacolo, poi aggiunge: "Quella dei campi Rom è una delle realtà più terribili che ci sono in Italia, è bene parlarne". Per Carmine D'Aniello, leader della band: "L'integrazione passa attraverso il diritto all'alloggio per tutti".

 
Di Sucar Drom (del 22/07/2012 @ 09:25:04, in Italia, visitato 1510 volte)

La provincia pavese Il portavoce della comunità sinti chiede la realizzazione di piazzole attrezzate

17 luglio 2012 - GAMBOLO'. Dopo l'incidente in cui sono stati investiti tre bambini, a farla da padrone a Gambolò è la tristezza per quanto accaduto domenica sera.

Nei bar e sulle panchine ieri non si parlava d'altro, se non di quei tre bambini investiti davanti alla loro madre incinta di nove mesi.

«Ringraziamo i santi in Paradiso - diceva la cliente di un bar del centro - se è finita così. I bambini e la madre stanno meglio, ma poteva accadere una tragedia. Fortunatamente l'auto andava pianissimo e le conseguenze dell'urto sono state limitate. Se la macchina fosse transitata a velocità sostenuta sarebbe stata una strage». Placate le tensioni nate immediatamente dopo il fatto, nel campo dei sinti dove vive la famiglia dei bambini non c'era più alcun sentimento di rabbia. «Non portiamo rancore per quanto accaduto - sottolineava il portavoce della comunità, Franco Ovara Bianchi - però se fosse successo che uno di noi avesse investito dei bambini italiani, forse sarebbe partita la caccia all'uomo. E poi qui la nostra condizione non è accettabile. Il campo è a lato della strada, senza alcuna protezione. Siamo cittadini italiani e vorremmo, che come si era pensato in passato, vengano realizzate delle piazzole attrezzate per le roulotte qui a Gambolò».

L'incidente di domenica lascia l'amaro in bocca alla comunità sinti di Gambolò. Ma c'è anche il conforto per le condizioni dei bambini feriti, che sono in miglioramento.

La più piccola, di tre anni, è stata dimessa dall'ospedale Niguarda di Milano dove era stata portata in elisoccorso, visto che le sue condizioni, tra quelle di tutti i feriti, sembravano le più preoccupanti.

Una volta tornata nel campo è stata subito coccolata dai nonni. «Abbiamo pregato per questi bambini - aggiunge Franco Ovara Bianchi - resta però il fatto che eventi del genere non dovrebbero succedere: non è possibile che tre bambini vengano investiti mentre vanno tranquillamente al bar».

Ieri nel campo a lato della strada per Remondò c'era anche Sondra Morandi, la mamma dei tre fratellini coinvolti nell’incidente. Ha scelto di uscire temporaneamente dall'ospedale di Vigevano, dove è stata comunque ricoverata dopo il fatto, visto lo stato di gravidanza quasi al termine, per stare qualche ora vicino ai figli e alla famiglia.

Così come il marito, che avrebbe dovuto subire un'operazione di routine alla schiena al policlinico San Matteo di Pavia, ma ha chiesto di rinviarla per stare vicino alla famiglia in questo momento di difficoltà. «Ho visto la macchina quando ormai era tardi - racconta Sondra Morandi - non c'era più niente da fare».
La donna sostiene che con i bambini stava attraversando sulle strisce pedonali, fatto che la polizia stradale sta cercando di verificare sentendo anche dei testimoni dell’incidente. Sul volto di Sondra Morandi ieri si leggeva la sofferenza per quanto è accaduto.

Bocche cucite invece dai familiari della donna alla guida della Fiat 500 che ha investito i bambini domenica sera in via Carrobbio: «Non abbiamo nulla da dire» sottolineavano ieri.

Sandro Barberis

 
Di Fabrizio (del 20/07/2012 @ 09:18:47, in Italia, visitato 2059 volte)

Con l'occasione della presentazione del "Progetto rom sinti caminanti - Comune Milano" lo scorso 6 luglio, e la successiva richiesta da parte del comune di aprire il dialogo con le associazioni coinvolte, penso possa interessare questo mio contributo di un paio di anni fa, al convegno "La condizione giuridica di Rom e Sinti in Italia" (cfr. ATTI - pagg. 843-847, Giuffrè editore)

  1. Introduzione
  2. Presenze Rom e Sinte
  3. Un'agenzia: strumento per il lavoro e la casa
  4. Il lavoro
  5. L'abitare

L'Italia è conosciuta come il paese dei campi e degli sgomberi, sgomberi che a Milano in due anni sono stati oltre 2701. Presenterò alcuni dati su questa città, non solo perché è la realtà che conosco meglio, ma anche perché le politiche che si applicano qui sono sempre state un laboratorio di quanto accade poi in Italia.
Sgomberi che riguardano tanto i campi autorizzati che quelli informali, limitandosi a spostare i problemi, senza risolverli. Come attivisti per i diritti dei rom e dei sinti veniamo, però, rimproverati di essere solamente capaci di protestare. Tenterò di presentare alcune proposte concrete per affrontare questi problemi. Tra l'altro anche il messaggio del presidente Napolitano, letto all'inizio della Conferenza internazione sulla condizione giuridica di rom e sinti in Italia chiedeva un impegno alla ricerca di soluzioni praticabili. E' proprio in questa direzione che vanno le nostre riflessioni, nella speranza che si possa aprire finalmente aprire un tavolo di confronto col comune di Milano. (Si veda il documento: Tavolo Rom, Rom e Sinti: politiche possibili nell'area metropolitana di Milano. Modelli e proposte, Milano, 2010. ndr.)

Presenze Rom e Sinte
Nel corso della Conferenza, in molti interventi si è sottolineato come manchino a diversi livelli dati certi sulla presenza numerica di Rom e Sinti. Nel nostro caso possiamo contare nella città di Milano circa 1.300 presenze nei campi comunali, tra di loro cittadini italiani (Rom harvati, abruzzesi e Sinti piemontesi) e stranieri (comunitari: Rom rumeni ed extracomunitari: Rom bosniaci, kosovari e macedoni) ed altri 1.300 negli insediamenti informali. In Lombardia contiamo circa 13.000 presenze.

Il dato da cui partire (tra poco spiegherò il perché) è quello provinciale: secondo la Prefettura le presenze sarebbero 3.500 unità, mentre l'Osservatorio Regionale per l'integrazione e la multietnicità ne conta circa 3.300.

Quindi: le cifre stesse indicano che il "problema nomadi" è tranquillamente affrontabile, se esistesse la volontà politica. Nei prossimi paragrafi, perciò, cercherò di sintetizzare alcune proposte concrete e realizzabili elaborate dal Tavolo Rom di Milano.

Un'agenzia: strumento per il lavoro e la casa
Oltre agli sgomberi, nel territorio milanese dobbiamo affrontare la questione della chiusura della maggior parte dei campi comunali. Il Tavolo Rom ha proposto l'istituzione di un'Agenzia apposita, organizzata sulla forma di società consortile, che possa gestire questa fase tanto nel breve che nel medio termine. Siamo coscienti che lo "strumento Agenzia" non è replicabile automaticamente in altre realtà (anche regionali), ma ci sembra utile invece sottolineare alcuni dei suoi compiti chiave.

  1. Affrontare congiuntamente i nodi del lavoro e quello dell'abitare: l'uno non può sussistere senza l'altro se si vogliono ottenere risultati duraturi.
  2. Agire in ambito sovracomunale: coinvolgere tutto il territorio metropolitana (circa 5 milioni di abitanti), fornendo aiuto e consulenza ai comuni coinvolti e coordinando strategicamente le loro politiche.
  3. Mediare, trovando soluzioni ai conflitti che via via possono crearsi, tramite l'impiego di personale esperto nell'ambito del lavoro e dell'abitare e di operatori che abbiano già stabilito rapporti di fiducia con i Rom ed i Sinti coinvolti, ed allocando risorse adeguate.

Scopo dell'Agenzia è di sostenere le capacità e l'autonomia di Rom e Sinti, tenendo conto di una situazione che, lungi dall'essere uniforme, vede grandi differenze tra un gruppo e l'altro, per provenienza, durata della presenza in Italia, composizione familiare ed esperienze pregresse.

Il lavoro
Per molti disporre di una residenza è condizione indispensabile per poter lavorare in maniera autonoma ed iscrivere i figli a scuola.

In particolare i Rom provenienti dall'Europa dell'Est lavorano in maniera abituale, o frammentaria, nell'edilizia ed il problema più grande per molti è di regolarizzare la loro posizione.

Invece molti Rom e Sinti italiani hanno sviluppato piccole attività artigianali in proprio o imprese di servizi a carattere familiare. Attività autoimprenditoriali già in corso comprendono: una cooperativa di servizi e manutenzioni, una lavanderia, un'attività di recupero, riparazione e produzione di bancali, una sartoria. In questi casi occorrerebbe un supporto, anche di marketing e di programmazione, a queste attività.

Occorre poi sostenere il commercio ambulante praticato dai Caminanti presenti a Milano nel periodo estivo. Infine, predisporre percorsi di accompagnamento mirato ai giovani Rom (14 - 18 anni) che si affacciano al mercato del lavoro dopo la scuola dell'obbligo, tenendo conto che sinora le esperienze delle borse-lavoro non si sono tramutate in sbocchi occupazionali.

Una rapido esame della situazione lavorativa mostra, quindi, che, pur di fronte ad un'altissima percentuale di disoccupazione, non esiste il deserto, ma possiamo già contare su varie capacità professionali che necessitano di percorsi diversi.

Intendiamo quindi operare, sempre tramite l'Agenzia, svolgendo un ruolo di mediazione con diversi enti locali e organizzazioni di rappresentanza degli interessi, quali: Confcooperative, Camere di Commercio, Lega delle Cooperative, Associazione Provinciale Albergatori Milano, Scuola di Formazione Edile.

L'abitare
Come nel lavoro, anche per l'abitare le soluzioni non sono univoche.

Mi limito a ricordare che siamo passati da un'esaltazione dei campi sosta come politica valida per tutti (non entro nel merito di un argomento discusso ampiamente in altri capitoli in questo volume) alla loro negazione, senza affrontare il tema chiave della mediazione, necessaria per affrontare il passaggio dai campi all'alloggio stabile. Il risultato è che le esperienze precedenti si sono tramutate in "campi verticali", cioè l'ingresso dei Rom dai campi in quartieri "gagé", parimenti abbandonati e privi di servizi, spesso con una forte presenza di malavita organizzata. Per assurdo, uno dei pochi casi di "integrazione" riuscita, con i Rom che, in mancanza di politiche generali della casa, sono risultati funzionali alle economie sommerse, se non criminali, che permettono il sopravvivere di questi quartieri.

Nel merito, un aspetto minoritario è dato da quelle comunità che tuttora svolgono una vita nomade, come ad esempio i Caminanti. Occorre stabilire aree soste attrezzate per piccoli gruppi, munite di servizi igienici, lavanderia, docce e opere di urbanizzazione primaria per ogni piazzola, senza ripetere errori del passato, quando i campi spacciati come attrezzati mancavano di questi servizi di base. Un altro rischio è che aree simili da provvisorie diventino definitive ed attraggano altri Rom e Sinti che non trovino una sistemazione.

Un caso a parte è poi costituito dai Sinti della missione evangelica zigana (una minoranza nella minoranza!), che da anni si vede negare senza ragione dal comune di Milano uno spazio per tenere i propri raduni religiosi.

Una richiesta che arriva soprattutto dai Sinti e dai Rom harvati è quella di attrezzare micro aree dove potersi installare con la propria famiglia allargata, in piccole comunità di 10/massimo 50 persone. E' possibile anche prevedere progetti di autocostruzione e mantenimento, oltretutto riducendo notevolmente i costi di gestione rispetto ai mega campi di sosta. Esperienze simili sono già in funzione a Guastalla (RE) e Casalmaggiore (CR), con i progetti curati dall'associazione Sucar Drom di Mantova.

Rom harvati e ultimamente anche rumeni si stanno indirizzando verso il recupero e la manutenzione di cascine dismesse o abbandonate, dove potersi installare, dopo averle restaurate (e recuperato così un nostro patrimonio in abbandono) con logiche simile a quelle delle micro aree.

Nei due casi presentati, l'Agenzia, assieme alla Regione, potrebbe attingere ai fondi strutturali europei per finanziare i lavori necessari o per mediare se dovessero verificarsi dei contratti di affitto. Inoltre le persone acquisirebbero i diritti su quanto costruito, ma non sul suolo (dunque non potrebbero rivendere la proprietà senza autorizzazione del Comune); questo per evitare possibili speculazioni.

Molti Sinti e Rom harvati, per uscire dalle logiche ghettizzanti del campo sosta, hanno scelto in autonomia di acquistare privatamente dei terreni agricoli dove sistemarsi con la propria famiglia. Il T.U. 380 del 2001 ha reso illegale installare su questi terreni anche solo una roulotte, paragonandola ad un edificio. Queste famiglie si trovano, spesso dopo essersi indebitate per l'acquisto del terreno, nella condizione di essere cacciate dalla loro stessa proprietà. E' una situazione presente purtroppo su tutto il territorio nazionale, e nessun caso sinora è stato sanato. Anche questo appare come un caso di discriminazione razziale indiretta.

I Rom dell'Est Europa di solito abitavano in case nei paesi di origine e, anche di fronte ad un mercato della casa obiettivamente difficile, potrebbero essere interessati a rientrare nell'edilizia pubblica o privata. Di fronte alla ventilata chiusura dei campi sosta, occorrerebbe stabilire che chi vi abita e si trovasse in una situazione di effettivo sfratto, potesse acquisire un punteggio supplementare per l'assegnazione di casa popolare. Nel caso di accesso all'edilizia privata, di fronte ai probabili timori del proprietario, sarebbe l'Agenzia a sottoscrivere il contratto, garantendo i pagamenti dell'affitto e delle utenze e seguendo le famiglie a cui subaffitterebbe i locali.

Infine, nei casi di fasce particolarmente deboli o problematiche, si potrebbe ricorrere all'housing sociale, prevedendone comunque la temporaneità e approntando percorsi di accompagnamento verso le soluzioni precedenti.

 
Di Fabrizio (del 20/07/2012 @ 09:02:32, in Italia, visitato 1205 volte)

Segnalazione di Doriana Chierici Casadidio

Considerazioni di una donna

Lei ha mal di denti è andata in una struttura pubblica e il dentista invece di curarle un dente cariato ha deciso di estrarlo senza curarsi dell'ascesso e l'ha mandata via, gli altri denti sono ancora lì cariati e doloranti.
Per un caso fortuito ho saputo del suo bisogno di un dentista, l'ho chiamata ci siamo incontrate e l'ho accompagnata da un dentista che conosco da quando ero bambina e che ho ritrovato dopo 30 anni quando ero in partenza per l'Uganda scoprendo che anche lui stava andando lì ad insegnare gratuitamente il lavo a 16 ragazzi.
Lo chiamo e gli chiedo se può visitare la mia giovane amica e se lo fa gratuitamente. Le ha tolto delle piccole radici, le ha insegnato il modo corretto di curare la bocca, l'ha sgridata perché i denti vanno lavati sempre e se non lo si fa questi si cariano e che diamine a 16 anni non si può avere una bocca conciata così male.
Lei si sente mortificata gli chiede scusa ma lui è burbero ma buono, e le regala spazzolino e molti dentifrici.
Lei per ringraziarlo le regala uno dei suoi disegni, lo scelgo io, è disegnato con fili d'erba, un volto di donna, lui si commuove quando sa che questo è il suo modo per aiutare la famiglia.

Andiamo a mangiare, parliamo un po' e scopro che lei e la sua famiglia, 10 persone in tutto, non vivono in una baracca come gli altri rom, lei è fortunata abita in una casa, casa??? La casa è composta da due stanze dove manca il pavimento, non ci sono le finestre, niente termosifoni per l'inverno e niente frigorifero per l'estate, niente bagno. Ma sono felici perché avendo una casa non devono avere paura della polizia. Questa bellissima casa costa € 380 al mese.

Lei ha 16 anni, studia al liceo artistico e aiuta al mantenimento della famiglia vendendo per le strade i suoi dipinti. Suo padre aiuta nei mercati a scaricare le verdure, quando lo chiamano e riesce a guadagnare in quel giorno €30. Suo fratello è un aiuto cuoco ma non riesce a trovare lavoro perché non sa leggere.
Una famiglia povera ma unita, una famiglia che si aiuta ma che ha bisogno di aiuto. Mi spiega che il problema maggiore non è quello del cibo, ma quello di trovare i soldi per pagare l'affitto e la luce, una lampadina spartana ma che serve in inverno per accendere quelle belle stufette magia soldi. In inverno spendono anche € 1.000 per potersi scaldare. Questo è il loro grande problema, senza un lavoro fanno fatica a pagare e la padrona di casa vuole aumentare ancora l'affitto. Sono inorridita, come può una padrona di casa chiedere così tanti soldi per una casa priva di agibilità chi è questa carogna? Sorpresa la proprietaria è un africana e qui mi prende lo sconforto la rabbia sale. Davvero non capisco, ma come diavolo fa una donna africana sfruttare una famiglia povera, dal suo vissuto non ha davvero preso niente, oppure già nel suo paese era un infame o lo ha imparato da noi che ci sono i poveri dei poveri, gli ultimi degli ultimi?

Come si fa a pretendere un affitto quando questa famiglia non ha diritti per il solo fatto che è rom?
Perché continua ad esistere lo sfruttamento nello sfruttamento, davvero non lo capisco.
Scrivo il mio sconcerto su Twitter e una persona mi risponde con questa frase

"D'accordissimo, ma adesso la casa non ce l'abbiamo manco noi italiani! Lavoro neppure. Quindi?" La mia risposta è il dubbio che ad un italiano si affitti una casa così, lui dubita e insinua il dubbio in me, allora gli rispondo che se anche lui ha questo problema, cercherò di aiutarlo come vorrei fare per questa ragazza e la sua famiglia. Non ricevo più nessuna risposta. Vorrei davvero insultare questa persona, chiedergli se non si vergogna di fare distinzioni fra italiani e rom, come se i rom non fossero persone con dei diritti . Come si permette a scrivere una frase che mi ricorda tanto quelle che ricevevano i meridionali quando venivano al nord in cerca di lavoro. Se non capisce che è grazie a persone come lui che esisteranno sempre poveri, razzismo, differenze e che diamine, cosa gli ha insegnato la vita, a stare nel proprio mondo piccolo ottuso e dal guai a toccarmi la mia erba il mio Ipad e sparisci dalla mia vista che sei solo un inutile insetto.
Che sia chiaro non sono sconcertata, sono arrabbiata, avvelenata, davvero non tollero tanta ignoranza menefreghismo cattiveria ottusità egoismo e stupidità umana.

Perdonatemi ma ho usato dei soldi che mi avete dato per andare in Uganda, li ho usati per dare una mano a questa piccola grande ragazzina che lotta nella società e nella scuola per far sapere che i Rom non sono bestie, che sanno studiare lavorare e che non rubano non indossano oro e argento, che credono in Dio e nella sua bontà. La mia missione è di aiutare chi ha bisogno e in quel momento questa ragazza aveva bisogno, non ho tolto ai bambini ugandesi, a loro arriverà il 99% del vostro aiuto, ma non potevo, non posso non aiutare chi soffre, sia che si trovi in Africa che in Italia

 
Di Fabrizio (del 18/07/2012 @ 09:04:38, in Italia, visitato 1921 volte)

Continua la rassegna (totalmente autoprodotta ed autofinanziata) HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO?

Mercoledì 25 luglio  ore 19.30 Cena - ore 21.00 presentazione del libro "Milano, fin qui tutto bene" di Gabriella Kuruvilla (l'autrice potrà firmarvi le copie del libro) editore LATERZA - maestro di cerimonie: Mihai Butcovan; Valeria Ferrario leggerà alcuni brani.
Comunità Rom Harvati - via Idro 62, Milano

In un angolo verde di Milano, miracolosamente scampato alle ruspe, esploreremo la città meno visibile e più attiva, con i suoi luoghi e soprattutto i suoi personaggi.

    Fruttivendoli e internet point cingalesi, ristoranti e alimentari sudamericani, macellerie e kebab arabi, centri-massaggi e incasinatissimi bazar di cinesi multitasking dove tra cellulari e computer trovi anche delle parrucche, se il taglio a 8 euro del negozio accanto non è proprio un capolavoro: siamo in via Padova, in viale Monza, in via Sarpi, in piazzale Corvetto, all'Isola e in Porta Venezia.
    Siamo a Milano, città del nuovo millennio, che non è «Parigi, dove paghi di più ma puoi fermarti al tavolino quanto vuoi. Siamo a Milano, dove tutto se fa de pressa: velocemente».
    Siamo in giro con Anita, Samir, Stefania, Tony, Gioia, Pietro, Laura e Lejla, fra panchine e bar dove anche gli incontri e gli amori vanno di corsa.
    Leggi anche la recensione di Igiaba Scego

Ingresso gratuito. Si cena in anticipo al Marina Social Rom, piatti primi e piatti freddi estivi e piatti vegetariani. Cena SOLO SU PRENOTAZIONE (confermare QUI le presenze entro martedì 24 luglio). Grazie e buona serata a tutti!

PS: in caso di maltempo, l'evento si svolgerà al coperto.

Evento realizzato con la collaborazione di Paolo Melissi - Pluriversi

 
Di Fabrizio (del 16/07/2012 @ 09:31:13, in Italia, visitato 1207 volte)

Segnalazione di Agostino Rota Martir

PisaNotizie 14-07-2012

E' ripresa a pieno regime in città la politica degli sgomberi. Ieri 37 persone di cui 16 minori sono state allontanate da sotto il Ponte dell'Impero

Riprendono gli sgomberi dei campi rom in città da parte dell'amministrazione comunale. Già l'anno scorso il periodo estivo era stato fortemente segnato da azioni di questo genere, e così questa estate non sembra essere diversa.

Infatti ieri mattina un ingentissimo schieramento di vigli urbani, polizia e carabinieri con al seguito ruspe e altri mezzi, ha proceduto ad allontanare le famiglie che da alcuni mesi avevano trovato riparo attorno alla casa cantoniera dell'Anas dell'Aurelia all'altezza del Ponte dell'Impero.

Secondo quanto riferisce l'amministrazione comunale nell'area si trovavano "37 occupanti (21 adulti e 16 minori), tutti rom originari della Romania".

"Da questa mattina (ieri per chi legge, ndr) - si legge in una nota del Comune - sono entrati in azione gli uomini e i mezzi dell'Avr per l'intervento di radicale pulizia di tutta la porzione di golena attorno alla casa cantoniera (la quale, invece, non era stata oggetto di occupazione dato che porte e finestre erano state in precedenza proprio per evitare questa eventualità). Una vera e propria «task force», composta da cinque operai attrezzati con tre camion scarrabili (di cui due dotati di gru), che hanno cominciato a rimuovere tutti i rifiuti ingombranti quali lamiere e tavole delle baracche, ma anche televisioni ed altri elettrodomestici inutilizzabili, un lavoro lungo che li vedrà impegnati almeno fino a metà della prossima settimana. Sul posto era presente anche gli operatori sociali della SdS che hanno distribuito acqua e succhi di frutta alle famiglie rom e convocato alcune delle famiglie occupanti ad un incontro con i servizi sociali per la prossima settimana in modo da verificare la possibilità di accesso ai percorsi di sostegno e assistenza promossi nella Zona Pisana".

Di fatto ieri sera intorno alle 20.30 le famiglie si trovavano quasi tutte lì, senza avere più nulla né un posto dove andare. Come sempre è avvenuto anche in occasione dei precedenti sgomberi, alle famiglie - molte con minori - non è stata fatta alcuna proposta alternativa di luoghi dove poter andare a vivere, alimentando una spirale perversa e anche pericolosa per cui gli stessi nuclei familiari passano in poche settimane da uno sgombero all'altro peggiorando ogni volta le proprie condizioni di vita.

Anche in questo caso si profila una situazione per cui lo sgombero, visto che si tratta di persone che vivono a Pisa da almeno 7-8 anni, non farà altro che spostare il problema da una parte all'altra della città. Ogni volta che vi è uno sgombero, le famiglie alle quali viene distrutto praticamente tutto quel che poco che hanno, non sanno dove andare e, in assenza di un'offerta alternativa, ricominciano la ricerca di un luogo dove potersi riparare.

La decisione da parte del Comune di procedere a questo sgombero è anche di fatto la risposta all'appello lanciato nelle scorse settimane dal convegno "Rom: sgomberiamo il campo dai pregiudizi", organizzato all'Università nello scorso fine settimana da Africa Insieme, Rebeldia e Arciragazzi in collaborazione con Amnesty International. Un appello che chiedeva sostanzialmente una tregua con la sospensione di tutti gli sgomberi sul territorio e al contempo l'apertura di un tavolo di confronto con la Regione Toscana, e in particolare con la "cabina di regia" regionale che raccoglie tutti gli enti locali del territorio.

Un appello che è caduto nel vuoto mentre alcune decine di persone da ieri non hanno un tetto dove ripararsi.

 
Di Sucar Drom (del 14/07/2012 @ 09:20:22, in Italia, visitato 1475 volte)

L'appello è pubblicato su Gay.it. La redazione di Mahalla ha aderito

Numerose sigle dell'associazionismo italiano, tutte impegnate nell'affermazione dei diritti e della dignità delle persone e contro ogni violenza e discriminazione, hanno condiviso un percorso di crescita, conoscenza reciproca, condivisione di obiettivi che ha visto nell'attività svolta da UNAR, negli ultimi tre anni, un motore importante e un punto di riferimento.

In questi tre anni, l'Ufficio nazionale contro le discriminazioni introdotto con il recepimento di direttive europee sulla parità di trattamento e contro le discriminazioni ha infatti scritto pagine importanti nella diffusione di prassi antidiscriminatorie, costruzione di reti, contrasto ai fenomeni di discriminazione e apertura di tavoli che hanno creato preziose relazioni, sollecitando straordinarie sinergie e ottenendo riconoscimenti dal Consiglio d'Europa, dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite.

Unar ha messo in campo attività finanziate in larghissima misura da fondi europei e grava assai poco sul bilancio del nostro Paese e soprattutto dovrebbe essere assunto a modello per la capacità di utilizzo dei fondi europei.

Esprimiamo dunque sgomento e massima preoccupazione nel constatare come l'enorme lavoro svolto dall'ente, grazie alla direzione di Massimiliano Monnanni, sia in pericolo a causa di un'applicazione indiscriminata della spending review che non ne riconosce i meriti. Un'attenta valutazione politica doveva essere esercitata prima di arrivare a conseguenze che oggi rischiano di stroncare il futuro stesso dell'ufficio, attraverso la contemporanea perdita della direzione, il drammatico ridimensionamento dell'organico , la dispersione di competenze, conoscenze e esperienze assolutamente insostituibili in un momento complesso come quello che viviamo.

Solo negli ultimi mesi l'UNAR ha avviato piani di attività fondamentali che necessitano di impulso e coordinamento forte e di un altrettanto forte coinvolgimento delle autonomie locali e dell'associazionismo: la Strategia nazionale di inclusione dei ROM, Sinti e Camminanti ; il Piano nazionale di azione contro razzismo e xenofobia; il Programma per l'applicazione della Raccomandazione del Consiglio d'Europa su orientamento sessuale e identità di genere; l'apertura e la programmazione di attività di Unar al contrasto della discriminazione sulla base della disabilità.

Denunciamo pubblicamente il rischio che si spezzi qualunque continuità d'azione nel contrasto alle discriminazioni, con gravi infrazioni di obblighi derivanti da trattati e direttive dell'Unione e gravi e concrete sofferenze per la vita di tante persone. Riteniamo urgentissima un'assunzione di responsabilità delle Istituzioni e dei partiti, e invochiamo una nuova riflessione da parte del Governo e del Presidente del Consiglio, perché si adottino tutte le soluzioni possibili per mantenere ad UNAR, e al nostro Paese, le condizioni per una seria strategia di contrasto alle discriminazioni tutte, in un momento in cui sulla convivenza civile, l'equità, la dignità, si gioca tanta parte della nostra capacità e credibilità nel rilancio dell'Italia.

PER ADESIONI SCRIVERE A: ufficiostampa@arcigay.it
ACLI
AGEDO
AIZO
ARCI
Arcigay
ArciLesbica
Associazione Nevo Drom
Associazione Sucar Drom
Associazione radicale “Certi diritti”
Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford
Azionetrans
Comitato italiano per l'UNICEF
Coordinamento Campania Rainbow
Di'Gay Project
Edge
ENAR – European Network Against Racism
Famiglie Arcobaleno
Federazione Rom e Sinti Insieme
Genitori Rainbow
Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali-ISTISSS
Les Cultures
FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap
IREOS
MIT – Movimento identità transessuale
Nuova proposta, donne e uomini omosessuali cristiani
ONG M.A.I.S.
Osservatorio sulla legalità e sui diritti
Parks – Liberi e Uguali
Rete Lenford
Sicilia queer filmfes
Sinti nel mondo
Telefono Azzurro

 
Di Fabrizio (del 13/07/2012 @ 09:02:46, in Italia, visitato 1341 volte)
  • 04 luglio 2012 Il giudice di Milano annulla il provvedimento di espulsione per un giovane serbo "nato e cresciuto in Italia". Il 24enne, di etnia rom, era stato trattenuto in un Cie e poi espulso a seguito di una condanna penale. I legali chiederanno la cittadinanza.
  • 06 luglio 2012 A Palermo nasce il centro interculturale per migranti e rom. "Oltre A Vucciria" per offrire percorsi di sviluppo e di crescita della persona ed occasioni di riflessione, approfondimento e lavoro per una reale integrazione socio-lavorativa. 

È "nato e cresciuto in Italia": questo il motivo con cui un giudice di pace di Milano ha annullato il provvedimento di espulsione che aveva costretto un giovane rom ad andare in Serbia, Paese d'origine dei suoi genitori, ma dove lui non era mai stato.
Lo scorso 17 aprile, in esecuzione di un decreto di espulsione del 18 marzo della Prefettura di Milano sulla base di una informativa della Questura, il rom Dejan Lazic, di 24 anni e senza regolare permesso di soggiorno, era stato rimpatriato in Serbia. Nel 2011 era finito in carcere per scontare una condanna definitiva a 5 mesi e all'uscita era stato portato in Questura e gli era stato notificato un primo provvedimento di espulsione. Era poi finito, in attesa di essere mandato via, nel Cie milanese di via Corelli. A fine marzo il giudice di pace di Milano aveva confermato il provvedimento di espulsione, decisione contro cui la difesa, rappresentata dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, ha fatto ricorso.
Nella sentenza presentata ieri dal giudice Claudio Bacherini si evidenzia che Lazic "è cittadino serbo, ma nato e cresciuto in Italia e fratello di cittadino italiano". E inoltre non si è "mai mosso dal suo Paese di nascita". Per il magistrato, dunque, bisogna tener conto del "luogo di nascita", un "comune della cintura torinese bizzarramente localizzato in Serbia" (il riferimento è ad alcuni atti del procedimento di espulsione, ndr). Per questi motivi, secondo il giudice, l'espulsione va annullata per "palese illogicità" e l'atto è "irrimediabilmente viziato per eccesso di potere".
I legali avevano lamentato il fatto che il rom era stato espulso "senza nemmeno attendere l'udienza sul ricorso" segnalando come, in un caso analogo, il giudice di pace di Modena avesse deciso per la liberazione di due fratelli di origine bosniaca che erano trattenuti da oltre un mese nel Centro di identificazione ed espulsione modenese.
Dopo il rientro in Italia, gli avvocati del giovane hanno informato che si avvarranno della sentenza per richiedere la cittadinanza italiana.
(Red.)


Ha ufficialmente aperto i battenti, a Palermo, il Centro istituzionale interculturale per migranti e rom "Oltre A Vucciria". L'iniziativa, promossa dalle associazioni Anolf Palermo e Jus Vitae, è finanziata con i fondi della legge 328/00 e finalizzata a rafforzare ed ampliare i servizi in favore degli immigrati e rom nell'ottica di una integrazione efficace.
L'obiettivo del centro è quello di costituirsi come uno spazio aperto a tutti; sia per i gruppi di migranti, siano essi singoli, famiglie, comunità o associazioni; sia per minori, giovani, adulti e famiglie di origine italiana, capace di offrire percorsi di sviluppo e di crescita della persona ed occasioni di riflessione, approfondimento e lavoro, in un'ottica di costruzione di progetti di vita mirati ad una reale integrazione socio-lavorativa.
Il centro si trova a Palermo all'interno dei locali dell'associazione del dopolavoro ferroviario nei pressi della Stazione ferroviaria Notarbartolo e resterà aperto nei mesi estivi tutte le mattine dalle 8 alle 14, dal lunedì al venerdì (con chiusura ad agosto) e da settembre in poi nei pomeriggi di lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16 alle 20. Tutti i servizi e le attività sono realizzate da operatori con pluriennale esperienza specifica nel settore dell'integrazione.
(Red.)

 
Di Fabrizio (del 12/07/2012 @ 09:39:04, in Italia, visitato 1372 volte)

L'ASCE (Associazione Sarda Contro l'Emarginazione) e i delegati della comunità ROM di Cagliari, vi invitano
Venerdì 13 alle ore 18.00
al Centro Asce (Teatro all'aperto SIRIO), Statale 387 Km 8 (Strada Monserrato-Dolianova)


per un INCONTRO di tutti i ROM, di tutte le ASSOCIAZIONI democratiche e degli AMICI sotto l'insegna "SIAMO TUTTI ROM"

Con SIAMO TUTTI ROM irrompe sulla scena un nuovo soggetto politico, che, finalmente riconosciuto, parteciperà al primo tavolo comunale di concertazione democratica della storia italiana e di sperimentazione della democrazia partecipata con i cittadini rom. Si attende per il fine settimana la convocazione del primo degli incontri che si ripeteranno fino al necessario. Per raccontarci e valutare la fase, fare proposte, stringere relazioni, immaginare un mondo di solidarietà e giustizia sociale, fare amicizia e festeggiare proponiamo

Al termine cibo, bevande, musica e ancora festa!

Chi ha degli strumenti musicali e vuol suonare, li porti.
Chi vuol portare qualcosa da consumare lo faccia.
Faremo una piccola colletta per eventuali spese e per sostenere il gruppo che si sta occupando degli animali che i rom trasferiti non hanno potuto tenere.

 

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