Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 03/07/2008 @ 15:35:40, in Italia, visitato 1677 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Come autori di libri per bambini e ragazzi esprimiamo una forte
preoccupazione per le iniziative assunte recentemente dal Ministero dell’Interno
di usare come metodo di identificazione per i minori Rom la schedatura delle
impronte digitali.
Troppo spesso, nel documentarci per scrivere le nostre storie, abbiamo
incontrato leggi che “per il bene” di bambini emarginati e senza voce in
capitolo, hanno di fatto sancito ingiustizie e discriminazioni.
Se vogliamo far sì che i piccoli Rom non vivano fra i topi, cerchiamo di
integrarli con le loro famiglie, di mandarli a scuola, di toglierli da
situazioni di degrado, invece di fare le barricate quando si tenta di sistemarli
in situazioni più dignitose.
Qualora questa misura fosse effettivamente attuata, violando a nostro parere i
principi che regolano la convivenza civile come la Costituzione, la Convenzione
sui Diritti dell'Infanzia approvata dalle Nazioni Unite nel 1989 e ratificata
dall’Italia nel 1991, non potremmo fare a meno di provare un forte senso di
disagio nel proporre ai nostri piccoli lettori testi che parlano di solidarietà,
di incontro fra i popoli o narrano di violenze e prevaricazioni subite dai loro
coetanei come se fossero accadute nel passato e non potessero ripetersi mai più.
Non vorremmo appartenere a uno Stato che un giorno debba chiedere scusa alle sue
minoranze.
Vanna Cercenà, Emanuela Nava, Dino Ticli, Moony Witcher, Alberto Melis, Janna
Carioli, Angelo Petrosino, Francesco D’Adamo, Luisa Mattia, Emanuela Bussolati,
Arianna Papini, Guido Sgardoli, Roberto Denti, Giusi Quarenghi, Angela Nanetti,
Stefano Bordiglioni, Aquilino, Bruno Tognolini
Di Fabrizio (del 03/07/2008 @ 20:49:54, in Italia, visitato 1530 volte)
Ricevo da Giorgio Bezzecchi
Provocazione di Acli e Caritas che lanciano l'iniziativa ''Schediamoci
tutti'': raccolte oltre 200 schede con i dati biometrici di bambini da un mese a
14 anni. Oggi le due organizzazioni incontrano il prefetto
MILANO - "Mi chiamo Paolino, ho dieci anni e sono uno zingaro". E accanto
l'impronta del proprio polpastrello riprodotta a inchiostro. Così, inviando la
scheda con i propri dati biometrici, più di duecento bambini comaschi hanno
aderito all'iniziativa "Schediamoci tutti" lanciata nei giorni scorsi dall'Acli
e dalla Caritas di Como. Questa mattina, alle 11.30, i responsabili delle due
organizzazioni cattoliche incontreranno il Prefetto di Como, Sante
Frantellizzi, per spiegargli i motivi della "raccolta" e consegnargli
simbolicamente due schede, appartenenti a un bambino e a una bambina. Una
"provocazione" per mantenere viva l'attenzione pubblica sulla questione rom, sul
rischio discriminazione causato dallo scivolamento verso la paura. Nello
specifico, a essere simbolicamente contestato è il progetto annunciato nei
giorni scorsi dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di prendere le impronte
digitali anche ai rom minorenni.
"Il progetto nasce dall'esigenza di riflettere su questi temi - dice Luisa
Seveso, presidente dell'Acli di Como - "Non c'è intento polemico, ma la volontà
di ricordare che ci sono altri modi per affrontare il problema, cercando
l'inclusione e non ghettizzando un'etnia". "Visto che la soluzione delle
impronte è stata presentata come un vantaggio per i piccoli rom - aggiunge con
ironia Sonia Manighetti, coordinatrice del progetto per Acli - abbiamo pensato
che fosse giusto prenderle anche ai nostri bambini".
La scheda, da compilare e consegnare all'Acli (via Brambilla, 35) è stata
diffusa nei giorni scorsi attraverso i media. Più di duecento le schede finora
arrivate, compilate da bambini di un mese come di 14 anni di età (verosimilmente
assistiti dai genitori, che devono apporre la loro firma sulla scheda). "Ma
l'iniziativa è ancora in corso - aggiunge Luisa Seveso - continueremo anche nei
giorni successivi a raccogliere le schede". Prevista anche una raccolta firme
per i genitori, con tanto di orma digitale riprodotta accanto. (Francesco Abiuso)
Di Fabrizio (del 05/07/2008 @ 00:00:27, in Italia, visitato 1502 volte)
Ricevo da Roberto Malini
COMUNICATO STAMPA 4 luglio2008
SESTO FIORENTINO: EMERGENZA UMANITARIA PER OLTRE 120 ROM SGOMBERATI DAL
SINDACO GIANASSI, CHE RIFIUTA IL DIALOGO CON LE ASSOCIAZIONI
GRUPPO EVERYONE: "AZIONE INCIVILE. CHIEDIAMO LE IMMEDIATE DIMISSIONI DEL
SINDACO E L’INTERVENTO DELL’ANCI E DELLA COMMISSIONE EUROPEA"
Ieri notte, nella zona di Osmannoro, a Sesto Fiorentino (FI),
oltre 120 persone di etnia Rom, per la maggior parte donne, bambini e
minori sotto i 17 anni, si sono ritrovate senza alcun giaciglio in seguito
allo sgombero improvviso ordinato dal sindaco Gianni Gianassi del Partito
Democratico, nel corso del quale ogni baracca è stata demolita dalle
forze di Polizia, con tutti gli effetti personali dei Rom all’interno.
Bambini di pochi mesi, ragazzi e adulti sofferenti di diverse patologie
cardiache si sono ritrovati in mezzo a una strada, senza assistenza
sanitaria, senza acqua, senza un tetto sotto il quale dormire.
"Ciò che è avvenuto" dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto
Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau "è frutto della campagna
xenofoba e razziale propria delle Istituzioni italiane, e deve essere non solo
stigmatizzato dal Parlamento Europeo e dalla Commissione UE, ma
oggetto di una denuncia degli organismi internazionali per i diritti umani.
Veri e propri pogrom come questi" continuano gli attivisti "dimostrano quanto
anche le Istituzioni locali, indipendentemente dall’orientamento politico dei
suoi rappresentanti, stiano portando avanti con ogni mezzo una persecuzione
ai livelli del regime nazi-fascista degli anni Quaranta".
Questa mattina una delegazione di attivisti composta dal Gruppo EveryOne,
dall’associazione L’Aurora onlus di Firenze, dall’ex deputato Mercedes
Frias, dal Centro di Documentazione Carlo Giuliani e dai Verdi
della Toscana ha chiesto, presentandosi al Municipio di Sesto Fiorentino con
alcuni dei nuclei famigliari sgomberati, un urgente incontro con il sindaco
Gianassi per studiare una soluzione all’emergenza socio-sanitaria e abitativa
delle decine di famiglie coinvolte, molte delle quali si sono stabilite in
queste ore, temporaneamente, all’interno di una fabbrica abbandonata nelle
vicinanze dell’insediamento sgomberato.
"Il sindaco Gianassi," dichiara Matteo Pegoraro di EveryOne, componente la
delegazione "che aveva convocato per le 12 una conferenza stampa in merito allo
sgombero, ha impedito l’accesso all’interno del Municipio a noi attivisti,
con un cordone di Vigili Urbani che bloccava l’ingresso, e ha concesso
l’ingresso solo a tre giornalisti." Mercedes Frias, ex deputato di
Rifondazione Comunista, ha contattato al telefono direttamente il sindaco
Gianassi che, alla richiesta di un incontro, ha risposto: "Non me ne
frega un cazzo".
Alla richiesta di cinque attivisti di essere ricevuti al più presto per
ricercare una soluzione pacifica e costruttiva all’intera vicenda, il sindaco
ha accettato, ammettendo gli esponenti delle associazioni umanitarie ma
impedendo l’accesso a Mercedes Frias, che è stata costretta dai Vigili Urbani e
dai funzionari comunali a rimanere fuori.
"Gianassi si è subito presentato a noi con atteggiamento scontroso"
continua Pegoraro. "Ha affermato che lui agisce secondo la legge, e chi non è
residente a Sesto Fiorentino, e dunque tutte le oltre 120 persone sgomberate,
non è di sua competenza e non deve permanere nel territorio. Dopo di che" spiega
l’attivista "alla mia affermazione che non si possono lasciare dei bambini di
pochi mesi, donne e uomini malati in mezzo a una strada e che esistono
direttive e risoluzioni europee che tutelano il popolo Rom, ha concluso:
‘Denunciatemi’ e ha abbandonato l’incontro, iniziato da un paio di minuti".
Gli attivisti, minacciati da alcuni funzionari di essere allontanati dalla
Forza Pubblica se non avessero immediatamente lasciato il Municipio, sono
stati costretti a uscire.
"Non ci rimane" afferma EveryOne "che chiedere le immediate dimissioni del
sindaco Gianassi per il comportamento inconcepibile adottato anche nei
confronti di noi cittadini. Auspichiamo un intervento in tal senso da parte
dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e del suo presidente,
nonché sindaco di Firenze, Leonardo Domenici. Infine" concludono i
rappresentati del Gruppo "ci attiveremo affinché la Commissione Europea e gli
eurodeputati abbiano modo, già nella sessione plenaria di lunedì a Strasburgo,
di discutere di quest’emergenza e prendere provvedimenti. Solleciteremo
inoltre i Parlamentari italiani radicali affinché depositino al più
presto un'interrogazione urgente al Ministero dell'Interno".
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
A Milano lunedì 7 giugno, a partire dalle ore 14.00, si terrà un presidio
davanti alla Prefettura di Milano per chiedere la revoca dell’Ordinanza n. 3677,
30 maggio 2008, "Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo
stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel
territorio della regione Lombardia".
L’ordinanza, come ribadito dal Ministro Maroni, è già in vigore dal 30 maggio e
impone al Prefetto Lombardi, Commissario per l’emergenza "nomadi", di provvedere
immediatamente alle seguenti azioni:
- "monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi ed
individuazione degli insediamenti abusivi" (articolo 1, comma 2, punto "b");
- "identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei
familiari presenti nei luoghi di cui al punto b), attraverso rilievi
segnaletici" (articolo 1, comma 2, punto "c).
Tale provvedimento è inutile e discriminatorio. Inutile, perché il Prefetto
Lombardi potrebbe acquisire i dati precisi sulle presenze nei cosiddetti "campi
nomadi", direttamente dagli Uffici anagrafici comunali. Discriminatorio perché
porterà a fotosegnalare dei bambini in tenera età e non solo per la sola "colpa"
di vivere in un "campo nomadi".
Il Ministro Maroni, alla Camera dei Deputati, ha affermato che il "censimento"
sarà effettuato in tutti i "campi nomadi" senza alcuna distinzione, coinvolgendo
quindi anche Cittadini italiani. Il rilievo delle impronte digitali di Cittadini
italiani incensurati e di minori è anticostituzionale e discriminante.
Ad oggi le impronte digitali possono essere rilevate ad un Cittadino italiano
quando è arrestato o accusato di un reato. Inoltre, un Cittadino italiano che
richieda la carta d’identità elettronica (solo pochi Comuni lombardi offrono
questo servizio) è obbligato al rilievo dell’impronta dell’indice sinistro.
Questa misura è prevista anche per i minori con più di quindici anni. E’ da
rilevare che non è obbligatorio avere la Carta d’Identità, come documento
d’identificazione può valere ad esempio la patente di guida che non prevede il
rilievo delle impronte digitali. E comunque molti Comuni oggi non rilasciano la
carta d’identità elettronica perché non sono dotati della strumentazione
adeguata.
Secondo la normativa in vigore oggi in Italia un Cittadino italiano potrebbe
quindi non subire il rilievo delle impronte digitali e se volesse espatriare
potrebbe utilizzare il Passaporto. Oggi per il rilascio di questo documento
d’identità non vengono rilevate le impronte digitali.
In ultimo, è chiaro a tutti che questo "censimento" è rivolto solo ed
esclusivamente a Sinti e a Rom perché nei "campi nomadi" risiedono solo questi
Cittadini. Ma in Italia un’appartenente ad una minoranza etnica può essere
riconosciuto dallo Stato italiano per la sua appartenenza etnica solo
volontariamente, cioè deve essere lo stesso Cittadino che autonomamente e
volontariamente dichiara la propria appartenenza per poter godere dei diritti
sanciti dalla legge 482/1999.
In ultimo, non ci sarebbe nessun controllo su come questi dati sarebbero
utilizzati, tant’è che lo stesso Garante per la privacy ha rilevato che tali
modalità potrebbero coinvolgere delicati problemi di discriminazione, che
possono toccare anche la dignità delle persone e specialmente dei minori.
Per queste ragioni i Sinti italiani, insieme alle associazioni Sucar Drom e
Nevo Drom, presidieranno la Prefettura di Milano in Corso Monforte per chiedere
l’immediata revoca dell’Ordinanza n. 3677. I Sinti lombardi invitano tutti i
cittadini, i politici, gli intellettuali, i religiosi e la società civile a
partecipare per riaffermare i valori sanciti dalla Costituzione italiana.
Per informazioni Ministro di Culto Davide Casadio (MEZ), telefono 334 2511887,
e-mail casadio1970@libero.it,
sucardrom@sucardrom.191.it,
nevodrom@nevodrom.it
Di Fabrizio (del 05/07/2008 @ 09:24:00, in Italia, visitato 1467 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Lunedì 7 luglio - dalle 17 alle 20 - Piazza dell'Esquilino, Roma
"Siamo tutte e tutti Rom". E' la parola d'ordine con cui l'Arci, invita a
partecipare il prossimo lunedì ad una raccolta volontaria di impronte.
"E' già iniziata la schedatura e la rilevazione delle impronte digitali dei rom,
minori compresi, nei campi nomadi - afferma in una nota il responsabile
immigrazione dell'Arci, Filippo Miraglia - con lo scopo di "censire" quanti vi
risiedono. Una misura fortemente voluta dal ministro Maroni, nonostante
l'indignazione con cui è stata accolta da gran parte dell'opinione
pubblica". "Forti perplessità sulla legittimità di un simile provvedimento -
ricorda Miraglia - ha espresso anche il Commissario europeo ai diritti umani.
Associazioni laiche e cattoliche, italiane e internazionali, intellettuali,
artisti, giornalisti, politici hanno denunciato il razzismo di questa misura
giudicata un grave vulnus della democrazia e della Convenzione per la tutela dei
diritti del fanciullo. Un atto discriminatorio e persecutorio".
"E' necessario - sottolinea quindi il responsabile immigrazione dell'Arci - dare
visibilità, anche con azioni simboliche, alla nostra indignazione. Il 7 luglio,
a Roma, in Piazza Esquilino, dalle 17 alle 20, l'Arci, col sostegno dell'Aned,
organizzerà una 'schedatura' pubblica e volontaria, raccogliendo le impronte
digitali delle cittadine e cittadini italiani che condividono la nostra
protesta. Centinaia di impronte che invieremo al ministro con un messaggio:
"siamo tutte e tutti rom". Con noi, a farsi "schedare", ci saranno anche Moni
Ovadia, Andrea Camilleri, Dacia Maraini, Ascanio Celestini e tanti altri. A
tutte le forze politiche di opposizione, alle forze democratiche, alle
associazioni, ai media, ai singoli - conclude Miraglia - chiediamo di aiutarci a
fermare questo scempio della vita civile e democratica del nostro paese, in cui
il razzismo è ormai pratica di governo".
Sommosse mailing list
Sommosse@inventati.org
https://www.autistici.org/mailman/listinfo/sommosse
Di Fabrizio (del 05/07/2008 @ 21:00:48, in Italia, visitato 1443 volte)
Da
L'Unità
di Davide Madeddu
Il cappellano del carcere ospita nella comunità di Arborea i rom sfrattati da
Terralba, poco distante da Oristano. La storia è presto spiegata. Qualche
giorno fa la comunità rom di Terralba viene sfratta e le baracche, realizzate
abusivamente alla periferia del paese demolite. In soccorso delle 47 persone, 26
bimbi e 21 adulti arriva don Gianni Usai, cappellano del carcere di Isili e
fondatore della comunità Il Samaritano che mette a disposizione degli sfollati
un piazzale attrezzato nell'azienda agricola che ospita la comunità. «Cosa
potevo fare- spiega don Gianni - sono stati cacciati dal campo di Terralba e non
sapevano dove andare. Nei loro occhi ho letto la disperazione, mica potevo
tirarmi indietro o girare la faccia dall'altra parte. Eppoi è ora di finirla
con questa storia che i rom sono ladri e via dicendo. Se vivono ai margini è
perché nessuno li vuole vicino. Rispetto agli altri partono da una posizione
svantaggiata».
Don Gianni Usai, 63 anni è il fondatore della comunità che si occupa di dare
assistenza e supporto ai detenuti in espiazione esterna, ai sofferenti psichici
e alle vittime di violenze. Per 20 anni è stato cappellano della colonia penale
di Isili e conosce molto bene il mondo della sofferenza, della detenzione e le
difficoltà che incontra «chi vuole rientrare nel mondo dei normali». Per questo
motivo non ci sta a giocare la partita del «tutti contro gli zingari, perché non
vero che sono tutti ladri e non è vero che sono tutti fannulloni». Non è certo
un caso che sia stato proprio lui, non molto tempo fa (nel 2005) a battersi
perché i piccoli rom di Terralba potessero andare a scuola e imparare a leggere,
scrivere e studiare «e giocare come tutti i bimbi di 6 o 10 anni».
«Li conosco da quando erano piccolissimi, sono stati loro a chiedere il nostro
aiuto - racconta -, erano disperati e terrorizzati, hanno visto poi le loro case
buttate giù con le ruspe». Da Terralba alla comunità di Arborea il passo è
breve. «Abbiamo messo a disposizione un piazzale, sistemato il tendone e altri
strumenti perché possano vivere decentemente - racconta don Usai - d'altronde è
il minimo che si potesse fare per bimbi e famiglie che, per ignoranza altrui e
senza motivo, sono state emarginate dal mondo cosiddetto normale perché,
diciamolo chiaramente, chi è povero dà fastidio».
E nel nuovo campo, sistemato alla fine di una strada con gli alberi di
eucaliptus ai lati, e le coltivazioni floride, i bimbi hanno ripreso a
sorridere. «Qui da noi hanno scoperto i giocattoli, hanno scoperto i pelouches -
racconta ancora - ma quali ladri, ma lasciamo perdere queste cose. Questi sono
bimbi come tutti gli altri, non vedo perché si debba continuare con questa
discriminazione o magari pernsare a prendere le loro impronte, ma stiamo
scherzando?». Non nasconde le difficoltà incontrate per dare una mano alla
comunità rom don Gianni. «Molte amministrazioni comunali hanno paura di aiutare
queste persone perché temono una qualche rivolta delle popolazioni, e quindi
invece di intervenire stanno a guardare. Tutti molto spesso dimenticano che
l'aiuto puuò arrivare dando l'istruzione ai piccoli e insegnando un mestiere
agli adulti». Un argomento caro al fondatore della comunità, da tempo impegnato
in progetti di recupero e reinserimento degli ex detenuti in attività
lavorative. «Se non vengono messi in condizioni di imparare o di lavorare è
chiaro che nessuno poi li prenderà». Don Gianni però non nasconde le difficoltà
«provocate dal luogo comune che tutti gli zingari sono ladri». «I 26 minori
prima frequentavano le elementari di Terralba, adesso che sono in territorio di
Arborea non sappiamo se questi bimbi, che è bene ricordarlo sono nati in Italia
tra Oristano e Terralba, potranno frequentare le scuole o se invece dovremo
farne una da campo». Quanto alla proposta di prendere le impronte, don Usai non
ha dubbi. «Non esiste proprio, ma come potrà vivere un bimbo che "nasce
schedato"?»
Pubblicato il: 05.07.08
Di Fabrizio (del 07/07/2008 @ 00:11:09, in Italia, visitato 1513 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
di Gad Lerner: Cominciò con un inaspettato censimento etnico, nel
mezzo dell’estate di settant’anni fa, la vergognosa storia delle leggi razziali
italiane. Alle prefetture fu diramata una circolare, in data 11 agosto 1938,
disponendo una "esatta rilevazione degli ebrei residenti nelle province del
regno", da compiersi "con celerità, precisione e massimo riserbo".
La schedatura fu completata in una decina di giorni: 47.825 ebrei censiti sul
territorio del regno, di cui 8.713 stranieri (nei confronti dei quali fu
immediatamente decretata l’espulsione).
Per la verità si trattava di cifre già note al Viminale. "Il censimento
quindi fu destinato più a sottomettere che a conoscere, più a dimostrare che a
valutare", scrive la storica francese Marie-Anne Matard-Bonucci ne "L’Italia
fascista e la persecuzione degli ebrei" (il Mulino). Naturalmente, di fronte
alle proteste dei malcapitati cittadini fatti oggetto di quella schedature
etnica fu risposto che essa non aveva carattere persecutorio, anzi, sarebbe
servita a proteggerli.
Nelle diversissime condizioni storiche, politiche e sociali di oggi, torna
questo argomento beffardo e peloso: la rilevazione delle impronte ai bambini
rom? Ma è una misura disposta nel loro interesse, contro la piaga dello
sfruttamento minorile!
Si tratta di un artifizio retorico adoperato più volte nella storia da parte
dei fautori di misure discriminatorie: "Lo facciamo per il loro bene". A
sostenere la raccolta delle impronte sono gli stessi che inneggiano allo
sgombero delle baracche anche là dove si lasciano in mezzo alla strada donne
incinte e bambini. Ma che importa, se il popolo è con noi?
Lo so che proporre un’analogia fra l’Italia 1938 e l’Italia 2008 non solo è
arduo, ma stride con la sensibilità dei più. L’esperienza sollecita a
distinguere fra l’innocenza degli ebrei e la colpevolezza dei rom. La
percentuale di devianza riscontrabile fra gli zingari non è paragonabile allo
stile di vita dei cittadini israeliti, settant’anni fa.
Eppure dovrebbero suonare familiari alle nostre orecchie contemporanee certi
argomenti escogitati allora dalla propaganda razzista, circa le "tendenze del
carattere ebraico". Li elenco così come riportati il libro già citato: nomadismo
e "repulsione congenita dell’idea di Stato"; assenza di scrupoli e avidità;
intellettualismo esasperato; grande capacità ad adattarsi per mimetismo;
sensualismo e immoralità; concezione tragica della vita e quindi aspirazioni
rivoluzionarie, diffidenza, vittimismo, spirito polemico e così via.
Guarda caso, per primo veniva sempre il nomadismo. Seguito da quella che
Gianfranco Fini, in un impeto lombrosiano, ha stigmatizzato come "non
integrabilità" di "certe etnie"; propense – per natura? per cultura? per
commercio? - al ratto dei bambini. Il che ci impone di ricordare per l’ennesima
volta che negli ultimi vent’anni non è stato mai dimostrato il sequestro di un
bambino ad opera degli zingari.
Un’opinione pubblica aizzata a temere i rom più della camorra, si trova così
desensibilizzata di fronte al sopruso e all’ingiustizia quando essi si abbattono
su una minoranza in cui si registrano percentuali di devianza superiori alla
media. Tale è l’abitudine a considerare gli zingari nel loro insieme come popolo
criminale, da giustificare ben più che la nomina di "Commissari per l’emergenza
nomadi", incaricati del nuovo censimento etnico. Un giornalista come Magdi Allam
è giunto a mostrare stupore per la facilità con cui si è concesso il passaporto
italiano a settantamila rom. Ignorando forse che si tratta di comunità residenti
nella penisola da oltre cinquecento anni: troppo pochi per concedere loro la
cittadinanza? Eppure sono cristiani come lui…
Il censimento etnico del 1938, "destinato più a sottomettere che a conoscere,
più a dimostrare che a valutare", come ci ricorda Marie-Anne Matard-Bonucci, in
ciò non è molto dissimile dal censimento dei non meglio precisati "campi nomadi"
del 2008. In conversazioni private lo confidano gli stessi funzionari prefettizi
incaricati di eseguirlo: quasi dappertutto le schedature necessarie erano già
state effettuate da tempo.
L’iniziativa in corso riveste dunque un carattere dimostrativo. E i
responsabili delle forze dell’ordine procedono senza fretta, disobbedendo il più
possibile alla richiesta di prendere le impronte digitali anche ai minori non
punibili, nella speranza di dilazionare così le misure che in teoria dovrebbero
immediatamente conseguirne: evacuazione totale dei campi abusivi e di quelli
autorizzati ma fuori norma; espulsione immediata dei nomadi extracomunitari e,
dopo un soggiorno di tre mesi, anche dei nomadi comunitari; quanto agli zingari
italiani, gli verrà concesso l’uso delle aree attrezzate solo per brevi periodi,
dopo di che dovranno andarsene (sono o non sono nomadi? E allora vaghino da un
campo all’altro, visto che le case popolari non gliele vuole dare nessuno).
Si tratta di promesse elettorali che per essere rispettate implicherebbero un
salto di qualità organizzativo e politico difficilmente sostenibile. Dove
mandare gli abitanti delle baraccopoli italiane – pochissime delle quali "in
regola" - se venissero davvero smantellate tutte in pochi mesi? Chi lo predica
può anche ipocritamente menare scandalo per il fatto che tanta povera gente, non
tutti rom, non tutti stranieri, vivano fra i topi e l’immondizia. Ma sa
benissimo di alludere a una "eliminazione del problema" che in altri tempi
storici è sfociata nella deportazione e nello sterminio.
Un’insinuazione offensiva, la mia? Lo riconosco. Nessun leader politico
italiano si dice favorevole alla "soluzione finale". Ma la deroga governativa al
principio universalistico dei diritti di cittadinanza, sostenuta da giornali che
esibiscono un linguaggio degno de "La Difesa della razza", aprono un varco
all’inciviltà futura.
Negli anni scorsi fu purtroppo facile preconizzare la deriva razzista in
atto. Per questo sarebbe miope illudersi di posticipare la denuncia, magari
nell’attesa che si plachi l’allarmismo e venga ridimensionata la piaga della
microcriminalità. La minoranza trasversale, di destra e di sinistra, che oggi
avverte un disagio crescente, può e deve svolgere una funzione preziosa di
contenimento.
Gli operatori sociali ci spiegano che sarebbe sbagliato manifestare
indulgenza nei confronti dell’illegalità e dei comportamenti brutali contro le
donne e i bambini, diffusi nelle comunità rom. Ma altrettanto pericoloso sarebbe
manifestare indulgenza riguardo alla codificazione di norme palesemente
discriminatorie, che incoraggiano l’odio e la guerra fra poveri.
Non si può sommare abuso ad abuso di fronte ai maltrattamenti subiti dai
bambini rom. Quando i figli degli italiani poveri venivano venduti per fare i
mendicanti nelle strade di Londra, l’esule Giuseppe Mazzini si dedicò alla loro
istruzione, non a raccogliere le loro impronte digitali.
L’ipocrisia di schedarli "per il loro bene" serve solo a rivendicare come
prassi sistematica, e non eccezionale, la revoca della patria potestà. Dopo le
impronte, è la prossima tappa simbolica della "linea dura". Siccome i rom non
sono come noi, l’unico modo di salvare i loro figli è portarglieli via: così si
ragiona nel paese che liquida l’"integrazione" come utopia buonista.
A proposito del sempre più diffuso impiego dispregiativo della parola
"buonismo", vale infine la pena di evocare un’altra reminescenza dell’estate
1938. Chi ebbe il coraggio di criticare le leggi razziali fu allora tacciato di
"pietismo". Con questa accusa furono espulsi circa mille tesserati dal Partito
nazionale fascista. E allora viva il buonismo, viva il pietismo.
Di Fabrizio (del 07/07/2008 @ 10:21:14, in Italia, visitato 1931 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir
Siamo angosciati e temiamo questo clima che si sta diffondendo nel nostro
Paese.
Siamo un gruppo di amici di Rom e Sinti e operatori e operatrici pastorali che a
nome della Chiesa Italiana e delle nostre comunità religiose accompagna e cerca
di vivere il "sacramento dell'incontro" e dell'amicizia con il popolo dei Rom e
dei Sinti.
Ci uniamo a quelle voci che anche all'interno della Chiesa si sono levate per
denunciare e richiamare il rispetto della dignità della persona e dei poveri in
modo particolare.
L'ultima proposta dell'onorevole Maroni, Ministro dell'Interno, è la conferma
che lo spettro di un passato non così lontano è sempre pronto a rialzarsi, anche
con la complicità di non pochi silenzi.
- Siamo preoccupati non solo per le impronte ai bambini Rom, ma
soprattutto per quelle che la nostra società ha disseminato lungo questo
anno, impronte inzuppate nell'inchiostro dell'indifferenza, del razzismo,
del pregiudizio.
Un anno fa a Livorno bruciavano nella loro baracca 4 bambini Rom. Anche di
fronte ad un dramma del genere i giudici hanno scelto di impedire ai genitori di
esprimere il loro dolore, rinchiudendoli immediatamente in carcere. Mai era
successa una cosa del genere!
Anche il sindaco di Livorno si è contraddistinto per la sua ambiguità,
rifiutandosi più volte di dare un alloggio per le due famiglie coinvolte, di
fronte ad una opinione pubblica indifferente e contraria ad un aiuto per le due
famiglie Rom.
Da allora i fatti si sono susseguiti senza tregua, avendo sempre di mira i
poveri e i Rom in genere.
Le impronte ai bimbi Rom sono il risultato di una lunga e tragica catena, una
fabbrica della paura che vede coinvolti tutti quanti: le Istituzioni, i partiti
e i loro governi, e gran parte dell'informazione, spesso manipolata ad arte, ma
anche quei silenzi che rischiano di appoggiare di fatto il più forte a danno del
debole.
- Siamo turbati per questa guerra ai poveri, demagogica,
antidemocratica e antievangelica!
Quante di queste impronte abbiamo lasciato un po' ovunque in questo anno:
lo è stata l'ordinanza del Comune di Firenze contro i lavavetri e gli accattoni,
gli sgomberi dei campi Rom dei comuni di Roma e di Milano che facevano a gara
chi in effetti espelleva più Rom, la caccia al Rom, il divieto di accattonaggio
ad Assisi per non turbare gli interessi turistici e la quiete dei conventi e
delle chiese, i campi Rom dati alle fiamme a Napoli, la mistificazione della
sicurezza e la formazione di ronde cittadine per il controllo dei quartieri in
nome del motto razzista: "tolleranza zero", l'introduzione del reato di
clandestinità, la militarizzazione delle nostre città… una fabbrica della paura
ben architettata.
Questo ci turba perché temiamo che continuerà a produrre altri mostri, sempre in
nome del "Dio della sicurezza", e adoratori di questi mostri si stanno
diffondendo rapidamente raccogliendo sempre nuovi adepti!
- Dai campi Rom e Sinti dove viviamo accolti dalla loro umanità e
amicizia, anche noi guardiamo con timore e preoccupazione le nostre città,
questo rapido deterioramento della convivenza, questa ansia di controlli
sempre più assidui, questa voglia di schedatura su base etnica; ci preoccupa
l'avanzata di questo razzismo, spesse volte apertamente dichiarato e
tollerato dalle stesse autorità perché ritenuto ormai "normale"!
A volte subiamo noi stessi sguardi, gesti di rifiuto e di esclusione dalle
nostre stesse comunità di appartenenza.
Da questi luoghi spesso marginali ma privilegiati punti di osservazione,
guardiamo attraverso gli occhi dei Sinti e Rom il "nostro mondo" che cambia e
rimaniamo anche noi sorpresi nel vedere e constatare la sua voracità che avanza
senza scrupoli e travolge tutto e tutti…spesso ringraziamo Dio per averci fatto
incontrare e conoscere questo popolo che ci aiuta e ci trasmette quella
"normalità" che la nostra società di appartenenza sembra aver smarrito.
- Come annunciatori del Vangelo di Gesù, che nell'accoglienza dei
poveri e dei piccoli ci ha rivelato il volto del Dio della vita, non
possiamo dimenticare che in ogni uomo e donna, chiunque essi siano, di
qualsiasi popolo, cultura e fede di appartenenza, è impressa l'impronta di
Dio, è questa l'unica impronta che vogliamo "adorare" ed esibire.
Vivendo in mezzo a Rom e Sinti o frequentando delle famiglie, abbiamo anche
potuto apprezzare tante loro ricchezze e riconosciamo che le nostre vite, la
nostra stessa fede sono state arricchite e segnate dalla loro "impronta".
Anche per questo ci sentiamo loro grati e debitori, e vorremmo che anche ai Rom
e ai Sinti fossero riconosciuti il diritto di vivere nella sicurezza e la
tranquillità di far crescere ed educare i loro figli secondo la loro cultura e
nel rispetto delle diversità.
Don Federico Schiavon – Udine
Franca Felici - Massa Carrara
Don Piero Gabella – Brescia
Laura Caffagnini e Bertolucci G - Parma
Cristina Simonelli - Verona
Sr.Rita e Carla Viberti - Torino
Palagi Marcello – Massa Carrara
Lucia Lombardi - Verona
Betti Adami - Verona
p.Luciano Meli - Lucca
Don Agostino Rota Martir - Pisa
Daniele Todesco - Verona
Don Francesco Cipriani - Verona
Piccole sorelle di Gesù - Crotone
Di Fabrizio (del 08/07/2008 @ 09:15:36, in Italia, visitato 1747 volte)
Da
Roma_Italia
DA: STORIA ROMANI IN GERMANIA E PAESI VICINI: UNA CRONOLOGIA AL PORRAJMOS
E OLTRE
1922-1926 Ian Hancock
www.radoc.net
1922: Nel Baden, sono introdotti requisiti per cui tutti i Romani devono
essere fotografati e prese loro le impronte, che devono essere presenti
sui loro documenti.
1926: Il Parlamento Bavarese introduce una nuova legge "per combattere
Zingari, nomadi ed oziosi", e la Commissione Criminale Provinciale firma una
legge datata 16 luglio per il controllo della "Piaga Zingara". In Svizzera,
"idee proto-naziste di igiene razziale" sono usate per giustificare un programma
di
rimozione forzata dei bambini Romani dalle loro famiglie per affidarli a
famiglie adottive. Questa pratica rimarrà effettiva sino alla metà degli anni
'80.
1927: La legislazione che richiede fotografie e impronte digitali
per i Rom viene istituita in Prussia, dove per questo vengono processati 8.000
Rom. La Baviera istituisce una legge che proibisce ai Rom di viaggiare in gruppi
familiari, di possedere armi da fuoco. I maggiori di 16 anni vengono mandati in
campi di lavoro, e quanti siano privi di certificato di nascita bavarese vengono
espulsi dalla Germania. Un gruppo di Rom in Slovacchia è accusato di
cannibalismo, cosa che Friedman interpreta come parte della crescente campagna
contro le popolazioni Romani.
AL GIORNO D'OGGI - 5 luglio 2008
Italia e gli Zingari: giù i pollici
L'Italia deve abbandonare i piani di prendere le impronte a tutti gli Zingari
nel paese
Chiunque in Europa con un po' di senso della storia dovrebbe provare un
brivido di apprensione alla notizia che il Governo Italiano sta per iniziare a
prendere le impronte digitali a tutti i Rom nel paese, inclusi i bambini sotto i
14 anni.
Soltanto due generazioni fa una tale misura freddamente amministrativa fu il
preludio a deportazioni di massa, imprigionamenti, tortura e morte. Gli Zingari
furono tra le prime vittime dei nazisti, ed è ottusa l'apparente amnesia
dell'Italia della propria oscura storia del periodo di guerra.
Quanti propongono questo passo,, che potrebbe cominciare anche domani, negano
vigorosamente ogni intento razzista. Puntano all'aiuto della Croce Rossa
Italiana in questo nuovo censimento della popolazione Rom, che dicono essere
inteso a dare accesso agli identificati ai servizi sociali e sanitari ed
assicurare che i bambini siano mandati a scuola. Troppi bambini Zingari,
arguiscono, sono mandati a mendicare o rubare dai genitori che sono arrivati
illegalmente nel paese. Solo identificando i bambini sotto i 14 anni - con le
impronte digitali o preferibilmente per fotografie - si può fermare un abuso
simile e ridurre l'onda di crimine giovanile.
In pochi risponderebbero che il recente arrivo di un gran numero di Rom, la
maggior parte dalla Romania e dai Balcani, non ha causato enormi problemi
sociali ed economici. La maggior parte degli arrivati, che hanno scarse abilità
e qualificazioni, vivono in 700 campi temporanei, installati per fare fronte
all'afflusso ma con povere facilità e sanificazioni.
L'alto livello di crimini da strada associati con gli Zingari ha impaurito
molti Italiani, e l'umore è stato sfruttato dal partito anti-immigrati Lega Nord
per promuovere severi provvedimenti rivolti contro tutte le immigrazioni.
Estremisti e skinheads hanno colto l'occasione dare via libera ai loro
pregiudizi, ed il disgraziato attacco ad un campo vicino a Napoli è stato
seguito dallo sgombero del Sindaco di destra di Roma di un campo Zingaro vicino
alla capitale.
Si stimano in 152.000 i Rom in Italia, e la loro presenza ha infiammato un
dibattito già brutto sull'immigrazione. In precedenza il lassismo ai controlli
di frontiera e una lunga linea costiera hanno reso l'Italia un magnete per
migliaia di migranti illegali dall'Africa e dai Balcani. In pochi anni,
un'attitudine rilassata verso gli stranieri è stata rimpiazzata da una nuova
tagliente xenofobia, specialmente nelle città più grandi. La tendenza si è
riflessa nell'appoggio elettorale per i partiti che promettevano un'attitudine
più dura verso tutta l'immigrazione, sino al tentativo di rendere non ben
accetti i migranti legali. L'Italia diverrà uno dei supporter più entusiasti
della proposta EU della presidenza francese di rafforzare i controlli
sull'immigrazione attraverso il Continente e chiudere le scappatoie che hanno
permesso a troppi migranti di passare attraverso i controlli negli stati Schengen.
Niente di tutto ciò, tuttavia, scusa le sanzioni generali che indicano come
bersaglio i gruppi di persone per razza ed etnia, specialmente quando le
sanzioni sono sostenute dal pregiudizio popolare. Dieci anni fa due città nella
Repubblica Ceca programmarono la costruzione di un muro attorno a due edifici
che ospitavano Zingari, accusandoli di attitudini antisociali. Ci fu una rapida
protesta - come ci fu contro la proposta britannica di installare un visto di
regime in risposta ad un afflusso improvviso di Zingari. Entrambe le misure sono
cadute. Anche il piano italiano di impronte digitali dovrebbe essere
abbandonato. Le persone non devono mai essere bollate come gruppo. Bugie in
questo senso sono pericolose.
Di Fabrizio (del 08/07/2008 @ 10:25:39, in Italia, visitato 1739 volte)
Ricevo da Veniero Granacci
La sezione ANPI “Pio Zoni” di Lainate esprime tutta la propria preoccupazione
ed indignazione per la schedatura e la presa delle impronte digitali dell'etnia
ROM voluta da questo governo.
Questa pratica ci riporta alle pagine più drammatiche e buie della nostra
storia, le leggi razziali, le schedature di ebrei, omosessuali e ROM che
portarono allo sterminio di milioni di persone .
Il nazifascismo riservò ai Rom lo stesso trattamento riservato agli ebrei. Essi
furono deportati nei campi di concentramento. Circa 500.000 Rom uomini, donne,
bambini trovarono la morte nei campi di sterminio.
La scusa inventata dal governo Berlusconi e cioè di voler tutelare i minori
viene poi smentita dalle azioni dei seguaci del sig. Maroni. A Mestre alcuni
fascisti in camicia verde impediscono da diversi giorni la costruzione di un
campo attrezzato voluto dal comune dove alloggiare una comunità Sinti cioè
ITALIANI di origine Rom, negando loro un diritto garantito dalla nostra
costituzione e cioè che ogni cittadino ha il diritto ad una casa.
Un campo, quello di Mestre, nato per garantire quegli stessi diritti che il sig.
Maroni dichiara di voler ottenere con la schedatura dei ROM e cioè una vita
dignitosa in un ambiente pulito e non in baracche infestate dai topi.
Alcuni mesi fa a Opera altri criminali hanno attaccato con bombe molotov un
altro campo voluto dal prefetto di Milano dove alloggiare qualche decina di rom.
Stessa sorte è stata riservata a diversi campi a Napoli e Roma
Dove sono i diritti di questi bambini che hanno vissuto attimi di terrore, che
hanno visto le loro case o meglio baracche e le loro poche cose bruciate da
criminali razzisti?
Ci chiediamo quali misure il sig. Maroni ha preso o intende prendere per
proteggere queste persone.
Perché non si interviene per schedare, questa volta giustamente, chi, con la
forza nega, diritti garantiti dalla costituzione e dalla dichiarazione dei
diritti dell'uomo.
L'ANPI di Lainate chiede a tutte le forze democratiche che credono nei valori
della democrazia, della solidarietà e dell'antifascismo di vigilare e denunciare
in ogni luogo istituzionale e no, nazionale ed internazionale, nei posti di
lavoro e in qualunque altro luogo ogni tentativo di discriminazione e
repressione basata su motivi razziali.
Chiediamo che queste misure vengano ritirate e che si inizi veramente un cammino
di integrazione con il popolo rom, che garantisca i loro diritti e i loro
doveri, uguali a quelli di ogni cittadino indipendente dalla razza, dal colore
della pelle dalla religione o dal loro orientamento sessuale così come garantito
dalla costituzione repubblicana nata dal sacrificio di migliaia di uomini e
donne.
Lainate 4 luglio 2008
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Sezione “Pio Zoni”
anpilainate@libero.it
c/o Villa Litta (cortile)
Largo Vittorio Veneto
20020 Lainate (MI)
|