Ricevo da Agostino Rota Martir
Siamo angosciati e temiamo questo clima che si sta diffondendo nel nostro
Paese.
Siamo un gruppo di amici di Rom e Sinti e operatori e operatrici pastorali che a
nome della Chiesa Italiana e delle nostre comunità religiose accompagna e cerca
di vivere il "sacramento dell'incontro" e dell'amicizia con il popolo dei Rom e
dei Sinti.
Ci uniamo a quelle voci che anche all'interno della Chiesa si sono levate per
denunciare e richiamare il rispetto della dignità della persona e dei poveri in
modo particolare.
L'ultima proposta dell'onorevole Maroni, Ministro dell'Interno, è la conferma
che lo spettro di un passato non così lontano è sempre pronto a rialzarsi, anche
con la complicità di non pochi silenzi.
- Siamo preoccupati non solo per le impronte ai bambini Rom, ma
soprattutto per quelle che la nostra società ha disseminato lungo questo
anno, impronte inzuppate nell'inchiostro dell'indifferenza, del razzismo,
del pregiudizio.
Un anno fa a Livorno bruciavano nella loro baracca 4 bambini Rom. Anche di
fronte ad un dramma del genere i giudici hanno scelto di impedire ai genitori di
esprimere il loro dolore, rinchiudendoli immediatamente in carcere. Mai era
successa una cosa del genere!
Anche il sindaco di Livorno si è contraddistinto per la sua ambiguità,
rifiutandosi più volte di dare un alloggio per le due famiglie coinvolte, di
fronte ad una opinione pubblica indifferente e contraria ad un aiuto per le due
famiglie Rom.
Da allora i fatti si sono susseguiti senza tregua, avendo sempre di mira i
poveri e i Rom in genere.
Le impronte ai bimbi Rom sono il risultato di una lunga e tragica catena, una
fabbrica della paura che vede coinvolti tutti quanti: le Istituzioni, i partiti
e i loro governi, e gran parte dell'informazione, spesso manipolata ad arte, ma
anche quei silenzi che rischiano di appoggiare di fatto il più forte a danno del
debole.
- Siamo turbati per questa guerra ai poveri, demagogica,
antidemocratica e antievangelica!
Quante di queste impronte abbiamo lasciato un po' ovunque in questo anno:
lo è stata l'ordinanza del Comune di Firenze contro i lavavetri e gli accattoni,
gli sgomberi dei campi Rom dei comuni di Roma e di Milano che facevano a gara
chi in effetti espelleva più Rom, la caccia al Rom, il divieto di accattonaggio
ad Assisi per non turbare gli interessi turistici e la quiete dei conventi e
delle chiese, i campi Rom dati alle fiamme a Napoli, la mistificazione della
sicurezza e la formazione di ronde cittadine per il controllo dei quartieri in
nome del motto razzista: "tolleranza zero", l'introduzione del reato di
clandestinità, la militarizzazione delle nostre città… una fabbrica della paura
ben architettata.
Questo ci turba perché temiamo che continuerà a produrre altri mostri, sempre in
nome del "Dio della sicurezza", e adoratori di questi mostri si stanno
diffondendo rapidamente raccogliendo sempre nuovi adepti!
- Dai campi Rom e Sinti dove viviamo accolti dalla loro umanità e
amicizia, anche noi guardiamo con timore e preoccupazione le nostre città,
questo rapido deterioramento della convivenza, questa ansia di controlli
sempre più assidui, questa voglia di schedatura su base etnica; ci preoccupa
l'avanzata di questo razzismo, spesse volte apertamente dichiarato e
tollerato dalle stesse autorità perché ritenuto ormai "normale"!
A volte subiamo noi stessi sguardi, gesti di rifiuto e di esclusione dalle
nostre stesse comunità di appartenenza.
Da questi luoghi spesso marginali ma privilegiati punti di osservazione,
guardiamo attraverso gli occhi dei Sinti e Rom il "nostro mondo" che cambia e
rimaniamo anche noi sorpresi nel vedere e constatare la sua voracità che avanza
senza scrupoli e travolge tutto e tutti…spesso ringraziamo Dio per averci fatto
incontrare e conoscere questo popolo che ci aiuta e ci trasmette quella
"normalità" che la nostra società di appartenenza sembra aver smarrito.
- Come annunciatori del Vangelo di Gesù, che nell'accoglienza dei
poveri e dei piccoli ci ha rivelato il volto del Dio della vita, non
possiamo dimenticare che in ogni uomo e donna, chiunque essi siano, di
qualsiasi popolo, cultura e fede di appartenenza, è impressa l'impronta di
Dio, è questa l'unica impronta che vogliamo "adorare" ed esibire.
Vivendo in mezzo a Rom e Sinti o frequentando delle famiglie, abbiamo anche
potuto apprezzare tante loro ricchezze e riconosciamo che le nostre vite, la
nostra stessa fede sono state arricchite e segnate dalla loro "impronta".
Anche per questo ci sentiamo loro grati e debitori, e vorremmo che anche ai Rom
e ai Sinti fossero riconosciuti il diritto di vivere nella sicurezza e la
tranquillità di far crescere ed educare i loro figli secondo la loro cultura e
nel rispetto delle diversità.
Don Federico Schiavon – Udine
Franca Felici - Massa Carrara
Don Piero Gabella – Brescia
Laura Caffagnini e Bertolucci G - Parma
Cristina Simonelli - Verona
Sr.Rita e Carla Viberti - Torino
Palagi Marcello – Massa Carrara
Lucia Lombardi - Verona
Betti Adami - Verona
p.Luciano Meli - Lucca
Don Agostino Rota Martir - Pisa
Daniele Todesco - Verona
Don Francesco Cipriani - Verona
Piccole sorelle di Gesù - Crotone