Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 19/07/2007 @ 10:20:25, in Italia, visitato 3042 volte)

LUNEDÌ 23 LUGLIO DALLE 18 ALLE 20 IN PIAZZA SCALA
INCONTRO CON I ROM DEI CAMPI DI MILANO

ROM E SICUREZZA: E’ QUESTO IL VERO PROBLEMA DI MILANO?

Un’emergenza si è abbattuta sulla città e la provincia di Milano: l’invasione dei rom. Per rispondere a questa calamità presunta le amministrazioni comunali provvedono a sgomberi senza né capo né coda perché non offrono alternative: uomini, donne e bambini vengono semplicemente abbandonati a se stessi costringendoli a cercare rifugi di fortuna in condizioni sempre più precarie.

La scoperta che la sicurezza è un diritto dei cittadini e che la legge e la polizia devono intervenire per impedire sfruttamento e infrazioni del codice penale è la scoperta dell’acqua calda visto che la legge dovrebbe valere per tutti, rom e non rom. Ma soprattutto nasconde la cattiva coscienza di chi in questi anni ha lasciato crescere l’impunità in tutti i campi – dalle grandi speculazioni immobiliari all’evasione fiscale, alla mancata politica contro traffico e inquinamento -, costruendo le condizioni di una sensazione generale di insicurezza e frustrazione.

Una politica responsabile e degna di un Paese civile non insegue il malcontento e il pregiudizio ma costruisce le condizioni di diritti e doveri uguali per tutti per una convivenza pacifica, sicura e rispettosa delle diverse culture, sconfiggendo gli imprenditori della paura, le forze politiche più reazionarie e razziste, che su questo terreno costruiscono le loro fortune elettorali.

Il problema va affrontato su diversi piani, assumendo l’obiettivo della convivenza tra cittadini che fanno parte della stessa comunità con una visione più generale del complesso problema dell’immigrazione. Ma c’è un piano che va affrontato immediatamente ed è quello che riguarda, in questo momento, le condizioni di vita di queste persone, uomini donne e bambini che cercano, come tutti, un angolo di pace, di serenità e di sicurezza sociale e per i quali si prospetta una vera e propria emergenza umanitaria.

  • Per il superamento della politica dei campi nomadi, che diventano ghetti e come tutti i ghetti possibile fonte di degrado umano e sociale

  • Per una moratoria sugli sgomberi nella città di Milano e in Provincia,

  • Per la costituzione di tavoli di concertazione reale del Comune, della Provincia, della Regione,

  • Per un investimento sistematico sulle comunità per sviluppare professionalità in ambiti "imprenditoriali" e formare figure come i mediatori culturali,

  • Per contrastare il "razzismo istituzionale" e il trattamento discriminatorio nella pubblica amministrazione e nei servizi, vere e proprie violazioni dei diritti umani

LUNEDÌ 23 LUGLIO DALLE 18 ALLE 20 IN PIAZZA SCALA

INCONTRO CON I ROM DEI CAMPI DI MILANO

Con testimonianze di Renato Sarti, Bebo Storti,

messaggi di Dario Fo e Moni Ovadia letti da Dijana Pavlovic,

più musica rom e altro

HANNO ADERITO ALL’APPELLO:
Acea Onlus, Accesso coop. sociale, Mario Agostinelli, Alfredo Alietti, Salvatore Amura, Massimiliano Andretta, ARCI Milano, Paola Arrigoni, Associazione Altropallone, Associazione Aven Amenza-Unione rom e Sinti, Associazione Cittadini dal mondo, Associazione Comitato italiano contro la schiavitù moderna, Associazione Oltre il Campo, Associazione OsservAzione, Associazione Guerre&Pace, Associazione culturale Punto rosso, Associazione Rom Sinti @Politica, Associazione Liberi, Associazione NAGA, Associazione Sinistra critica, Associazione Sucar drom, Associazione Todo Cambia, Associazione Unaltralombardia, Daniele Barbieri, Gabriella Benedetti, Pierluigi Branca, Massimo Bricocoli, Mariano Bottaccio, Vando Borghi, Paolo Cagna Ninchi, Grazia Casagrande, Fabrizio Casavola, Marco Cavedon, Circolo migranti PRC-SE, Comitato per le libertà e i diritti sociali, ConGES Consorzio Giusto Etico Solidale, Bruno Cousin, Anna Paola Cova, Sergio Cusani, Bianca Dacomo Annoni, Giorgio D’Andrea, Fabio de Nardis, Deafal ong, José Luis Del Roio, Massimo Donati, Stefano Femminis, Festa dei popoli di Opera, Diario Fo, Cecilia Gallotti, Jole Garuti, David Gentili, Massimo Gentili, Alberto Giasanti, Marina Gori Sanremo, Roberto Guizzi, Raffaella Lavanga, Giovanna Malgaroli, Marcello Maneri, Ezio Mancini, Marina Mariani, Guido Martinotti, Pietro Maria Maestri, Ainom Maricos, Andrea Membretti, Giovanni Merlo, Enzo Mingione, Carlotta Mozzana, Luciano Muhlbauer, Giuseppe Natale, Alfonso Navarra, Giorgio Nobili, Opera nomadi Milano, Opera nomadi nazionale, Officina Soc. Coop. Osadonna, Moni Ovadia, Michele Papagna, Stefano Panigada, Luigia Pasi, Maurizio Pagani, Simonetta Pavan, Dijana Pavlovic, Fabio Quassoli, Franca Rame, Valentina Rossi, Anna Maria Satta, SDL intercategoriale, Sergio Segio, Bebo Storti, Atomo Tinelli, Antonio Tosi, Pino Vanacore, Roberto Veneziani, Gigliola Vicenzo, Tommaso Vitale, Enrico Vitale

 
Di Fabrizio (del 19/07/2007 @ 12:26:52, in Italia, visitato 1815 volte)

Roma, 17 lug (Velino) - “Per noi sembra che non ci debba essere nessuna integrazione, ma solo lager in cui perdere la dignità di esseri umani”. A denunciarlo sono i rappresentanti di alcuni dei principali campi nomadi della Capitale che oggi, nella facoltà di Scienze statistiche della Sapienza, hanno organizzato una conferenza stampa per denunciare i pericoli insiti nella “deportazione” dei Rom della Capitale in quattro grandi “Villaggi della solidarietà”, fuori dal raccordo anulare, prevista nel Patto per la sicurezza firmato dal sindaco capitolino Walter Veltroni con il ministro dell’interno Giuliano Amato. Uno dopo l’altro i rappresentanti dei campi hanno raccontato il loro percorso, sottolineando le difficilissime condizioni di vita che si sono protratte per decenni. Il 95 per cento dei Rom presenti nella Capitale è stanziale, con particolare riferimento al grande insediamento di Castel Romano, proposto da alcuni come modello, per struttura e dimensioni, dei “Villaggi” previsti nel Patto per la sicurezza. “Non abbiamo acqua potabile, siamo isolati dal mondo – racconta Luigi, uno dei rappresentanti del campo – ci siamo spostati nel 2005 da vicolo Savini, sradicando i nostri bambini dal tessuto sociale nel quale si erano faticosamente inseriti, in quella che doveva essere un’area ‘attrezzata’. Qui però abbiamo trovato 220 container per oltre mille persone, a otto chilometri dal centro abitato più vicino, senza neanche un filo d’ombra e una fermata dell’autobus. Ma soprattutto nel campo non c’è acqua: l’unica che possiamo avere è quella fornita da un pozzo, per due ore al giorno, che non è potabile ed è inquinata”. Una situazione difficile che verrà raccontata e denunciata nel corso di una manifestazione, giovedì 19 luglio dalle 19, organizzata all’interno del campo, al km 20 della via Pontina, in cui l’acqua del pozzo verrà imbottigliata come “Acqua della fonte della solidarietà” e donata alle autorità politiche e istituzionali responsabili. Gli ospiti verranno accolti con cibi tradizionali, cortei musicali itineranti e poesie delle culture Rom.

In tutti gli interventi della mattinata ci sono attacchi alla amministrazione capitolina e al governo per i contenuti, ma anche per il processo decisionale, del Patto per la sicurezza. “Il processo che ha portato a questo documento – spiega Graziano del campo di Ciampino – è passato sopra le nostre teste. Si tratta di un comportamento degno di uno stato autoritario che ha prodotto un risultato dal sapore ancora più autoritario. Ho sentito le istituzioni parlare spesso di solidarietà e integrazione, ma l’intento mi sembra quello di isolare e nascondere il diverso. Di integrazione non c’è traccia. Stiamo lavorando a un progetto comune, con il comitato “Rom e Sinti insieme” nato a marzo, per presentare delle proposte alternative alla questione a livello nazionale. Deve esserci lasciata la libertà di scelta, ci devono permettere di elaborare vie alternative, altrimenti il pericolo che la situazione si faccia difficile è altissimo”.

Decabel, ragazzo rumeno che vive in un insediamento abusivo, racconta: “Io e la mia famiglia, come le altre nella nostra situazione, ci svegliamo la mattina pensando, anche oggi abbiamo un tetto. Si spendono decine di migliaia di euro per demolire i nostri campi, quando potrebbero essere usate per rendere la situazione più vivibile e garantire un futuro diverso ai nostri figli. Invece Veltroni fa venire in Italia i poliziotti rumeni che hanno distrutto le nostre case vent’anni fa in Romania”. Mentre si teneva la conferenza stampa però, quasi in risposta alle proteste dei Rom, in via Maddaloni, nel VI Municipio, le forze dell’ordine portavano a termine lo sgombero di un insediamento abusivo in cui erano presenti circa 50 tra nomadi e rumeni. Ai minori, sottolinea una nota del VI Municipio, è stata data “un’adeguata sistemazione”.

 
Di Fabrizio (del 21/07/2007 @ 10:10:48, in Italia, visitato 2161 volte)

Ricevo da Mariagrazia Dicati -da Rom Sinti e politica

Le comunità Rom della Capitale, e non solo, NON HANNO MAI avuto la possibilità di poter far conoscere PUBBLICAMENTE le proprie idee, la propria realtà ed i propri bisogni, ma IERI lo hanno fatto a Roma, hanno avuto la possibilità di esprimere pubblicamente, in una conferenza stampa presso l'Università La Sapienza, il proprio disagio.

Per aver osato tanto (!) Rom e Sinti, immediatamente si sono alzate le barriere difensive: prima con un ambiguo comunicato stampa dell'Arci solidarietà del Lazio ed oggi con le dichiarazioni del Sindaco Walter Veltroni.

Mi viene subito da pensare che la PARTECIPAZIONE ATTIVA di Rom e Sinti fa tanta paura e chi sà perchè?

Sindaco Veltroni a margine di una conferenza stampa in campidoglio, risponde ai rappresentanti di alcuni campi nomadi della capitale: "nomadi e forze politiche abbiano più senso di responsabilità. Nessuno trasferisce nessuno in ghetti, su questa materia vedo tanta insopportabile demagogia, di tutti i tipi: noi cerchiamo delle soluzioni, le stiamo realizzando, vorrei che tutti, Rom e forze politiche, avessero più senso di responsabilità. Vorrei che tutti, a cominciare dai Rom, ma anche da quelle forze politiche che vanno in giro in tutta Roma a dire in tutti i quartieri 'arriverà il campo Rom', seminando un po' di panico e razzismo, salvo essere stati magari quelli che qualche anno fa dicevano di portare in determinati quartieri campi Rom, avessero più senso di responsabilità

Caro sindaco dovrebbe provare con la sua famiglia a vivere per una settimana in un campo nomadi e forse solo così lei potrà capire.

Caro Sindaco non siamo "nomadi" ma siamo delle minoranze etniche denominate Rom e Sinte e la preghiamo di chiamarci con il nostro nome, anche se personalmente non mi dispiace essere chiamato " zingaro" e non certamente "nomade".

Nella intervista spiega Veltroni: "un problema molto serio e importante che va affrontato tutelando la sicurezza dei cittadini e garantendo ai nomadi la possibilità di vivere, di farlo nel rispetto delle leggi".

Caro sindaco è ora di finirla con la barzelletta della legalità e della sicurezza, pensata dall'ex sindacalista Sergio Cofferati ed imitata in molte città dell'Italia alla pari di una "moda", o di uno "status simbol" dell'amministratore pubblico.

Caro sindaco ascolti di più Rom e Sinti e molto meno le organizzazioni pro rom, certamente ne trarrà beneficio tutti i cittadini che lei amministra

Caro sindaco la questione rom è si legata ad un problema di sicurezza e di legalità, ma di sicurezza abitativa e di rispetto della legalità nell'applicazione delle norme e dei principi da parte di pubblici amministratori, non sono io a dirlo ma le diverse condanne all'Italia dalle Istituzioni Europee ed internazionali.

Non rovesciate le responsabilità ancora una volta, come è consuetudine fare quando si tratta di Rom e Sinti.

Nazzareno Guarnieri

 
Di Fabrizio (del 24/07/2007 @ 09:20:07, in Italia, visitato 2199 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro, Università Sapienza di Roma il seguente comunicato con preghiera di diffonderlo, grazie Maria Grazia Dicati

L’altro ieri, giovedì 19 luglio, è stato effettuato un nuovo sgombero di un insediamento non autorizzato, quello sotto il ponte della Magliana (1300 persone). Contro le edulcorate e/o trionfalistiche dichiarazioni del sindaco, del presidente del XV Municipio ecc., noi qui sottoscritti vogliamo denunciare il disastro umanitario, l’acuta sofferenza, i disagi che queste travolgenti operazioni di polizia comportano. In una città in cui è stata dichiarata l’emergenza caldo abbiamo visto con i nostri occhi donne incinte arrancare faticosamente cariche delle loro povere masserizie, nugoli di bambini dagli sguardi smarriti, neonati! - non c’è pietà neppure per i neonati a Roma? - gruppetti di sgomberati rassegnati e sgomenti, senz’acqua, senza cibo, senza sapere dove andare. Ma dov’è la coniugazione di sensibilità e legalità sbandierata dal sindaco? Ma il sindaco ha visto? Cosa gli è stato riferito? Di quale illegalità sono colpevoli i neonati, i bimbi di 3, 4, 5 anni? A noi lo sgombero è parso come una nuova vittoria dell’ingloriosa guerra intrapresa contro i poveri, i più deboli, i più emarginati. Esisteva ed esiste un problema di legalità, ne siamo consapevoli, ma la richiesta di legalità deve essere a tutto tondo e non strumento di vessazione degli esclusi. Dov’è la legalità delle istituzioni? Dov’è il rispetto di quei diritti umani elementari che sono il diritto alla dignità, alla sopravvivenza, a un ricovero? L’Italia è già stata condannata dal consiglio d’Europa per la brutalità degli sgomberi, per il mancato rispetto della normativa europea al riguardo. Come cittadini di questa città non ci riconosciamo in questa politica e la denunceremo al Commissario europeo per i diritti umani.

Firmano: Marco Brazzoduro (professore alla Sapienza); Francesco Careri (professore a Roma3); Roberto De Angelis (professore alla Sapienza); Roberto Pignoni (professore alla Sapienza); Anna Pizzo (consigliera PRC regione Lazio); Claudio Graziano (Arci-Roma); Hamadi Zribi (responsabile Immigrazione PRC Roma); Alessia Montuori (associazione SenzaConfine); Casa dei Diritti Sociali – Focus; Daria Pozzi (ATTAC); Stefania Ruggeri (Cooperativa sociale 621); Virginia Valente (Progetto diritti); Stefano Montesi; Andres Barreto; Alfonso Perrotta (Associazione Interculturale Villaggio Globale); Stalker/osservatorio nomade; Gianluca Staderini (Popica Onlus); Alessio Arconzo (G.C. –Factory); Stefano Galieni (Dipartimento Immigrazione Prc Nazionale); Laura Nobile; Imma Tuccillo Castaldo (Karaule Mir); Ghirmai Tewelde (consigliere PRC Municipio XVIII)

 
Di Fabrizio (del 13/08/2007 @ 09:37:28, in Italia, visitato 1633 volte)

Tra le tante segnalazioni che mi stanno arrivando dopo il rogo di Livorno dove sono morti quattro piccoli Rom, un commento di Radames Gabrielli di Nevo Drom. Secondo voi, davvero i campi rom (abusivi o meno) sono a rischio?

Che grande dispiacere................................
ecco che cosa succede a costruire i cosiddetti campi nomadi... adesso chi si prende la colpa!!! logicamente sempre dei poveri... quelli che non hanno niente per vivere decentemente... li prendono e li buttano nei campi nomadi... e la popolazione permette che ne costruiscono più grandi. così che si possono bruciare tutti, sinti e rom in un colpo solo. dice che faranno le indagini... ma veramente chi a la colpa!!!

radames.

 
Di Fabrizio (del 19/08/2007 @ 08:51:09, in Italia, visitato 1892 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir:

Cari amici,

tutti voi sapete quello che è successo a Livorno una settimana fa: quattro bambine rom rumene sono morte bruciate vive sotto un cavalcavia della superstrada. Da allora le indagini per individuare le responsabilità dell'accaduto si sono mosse in molte direzioni. Inizialmente era stato detto che le fiamme si erano sviluppate per negligenza dei Rom, ma le testimonianze successive e coerenti dei Rom stessi, e alcuni indizi rimasti sul luogo hanno fatto emergere l'ipotesi di un attentato razzista. Si tratta, ovviamente di un'ipotesi sconvolgente. Se venisse confermata si tratterebbe di uno dei più gravi e feroci attacchi razzisti verificatisi in Europa dal dopoguerra, ed è perciò comprensibile che, prima di raggiungere tale conclusione, la magistratura livornese vagli con la massima attenzione ogni indizio, ogni testimonianza.
Contemporaneamente, però, proprio di fronte alla gravità del caso ed alla pena per le vittime ed i parenti, è necessario che tutti coloro che hanno a cuore la giustizia facciano sentire la loro preoccupazione e la loro partecipazione. Non vorremmo mai che forze politiche o singole personalita’, comprensive nei confronti degli eventuali attentatori o anche soltanto preoccupate per questione di immagine, svolgessero azioni di disturbo o di pressione per deviare le indagini. E' urgente perciò far sentire la nostra presenza e il nostro appoggio alla magistratura inquirente, manifestando tutti la nostra pena e le nostre preoccupazioni. Vi invitiamo a scrivere lettere ai giornali che più si sono occupati del caso affinché essi trasmettano il nostro pensiero a tutti, a cominciare dai magistrati.

Volendo concentrare le lettere ad un indirizzo possiamo scrivere a Franca Selvatici, che ha seguito il caso per la Repubblica (e che e' una giornalista seria e attenta), sia presso firenze@repubblica.it oppure, su carta, a: Cronaca de la Repubblica, Via A. La Marmora 45, 50121 Firenze.

Ciao a tutti
Sergio Bontempelli, Africa Insieme di Pisa

 
Di Fabrizio (del 19/08/2007 @ 09:00:53, in Italia, visitato 1747 volte)

Ricevo sempre da Agostino Rota Martir

Se fosse avvenuta una tragedia simile ad una famiglia Livornese, mettiamo il caso dei genitori assenti perché occupati a lavorare fuori casa, o perché usciti per fare una veloce spesa al negozio più vicino, o per parlare con dei vicini…i loro bambini lasciati soli in casa davanti alla TV, e durante la loro assenza scoppia un incendio per una qualsiasi fatalità che provoca la morte di qualche bambino, ebbene come avremmo reagito se un P.M. decidesse di arrestare quei genitori con l’accusa di abbandono, condotti in carcere, messi in isolamento per una intera settimana, perché: “I bambini erano stati lasciati soli e con molta probabilità con il forno della cucina acceso…che per cause ancora da chiarire ha provocato l’incendio, quindi sui genitori pesano delle gravi responsabilità, perché al momento del rogo questi non sono intervenuti per tentare di mettere in salvo la vita dei loro figli, perché assenti.”

Quale sarebbe stata la nostra reazione?

Immagino che si sarebbe levata una ondata di sdegno contro quel Giudici disumani, accusandoli di insensibilità, l’assurdità della Legge che non solo ignora la causa principale della tragedia, ma addirittura impedisce ai genitori di poter piangere la morte dei loro figli… non ci apparirebbe tutto questo come un accanimento da condannare?

Ma è ovvio che questo non succederà mai se in questione c’è una “nostra famiglia”.

La cittadinanza senza alcuna eccezione, si stringerebbe attorno ad essa per piangere insieme la morte dei loro piccoli, mostrando la necessaria compassione e umanità come è giusto e doveroso in questi casi.

E’ una cosa normale.

Mi chiedo, allora perché la cittadinanza Livornese (ma non solo lei), eccetto qualche persona, non è stata capace di manifestare quegli stessi sentimenti di compassione cristiana e di umanità con la famiglia Rom coinvolta in questo dramma.

Perché in questi giorni non siamo stati capaci di piangere insieme ai famigliari Rom, che con pazienza ancora attendono invano di poter entrare nel carcere delle Sughere, per abbracciare e consolare gli affranti genitori?

Perché arriviamo ad impedire che il dolore di queste famiglie Rom potesse manifestarsi liberamente, anzi ci appare normale che questo dolore resti addirittura recluso dietro le sbarre di un carcere, volendo tenerlo a distanza in una specie di “fuori luogo”, forse per timore di contagiare le nostre coscienze?

Insieme ai campi Rom, ai loro accampamenti sempre provvisori e precari, insieme alle loro stesse vite, anche il dolore è condannato ad essere un ulteriore “fuori luogo”, che imbarazza se messo in prima pagina, meglio censurarlo e consegnarlo alla giustizia.

E’ forse normale questo?

Come se il loro dolore fosse diverso dal mio, come se il nostro fosse più vero di quello di una madre e di un padre Rom.

Lo dobbiamo ammettere: siamo arrivati tranquillamente a credere in questa assurdità!

Quali i motivi che ci fanno toccare così alti livelli di disumanizzazione?

Una tragedia del genere che doveva richiamare il silenzio, invece si è scatenato addosso ogni sorta di pregiudizio, di condanna, di indice puntato, di rancore…perché è ormai diffusa la convinzione che verso il popolo Rom in genere, tutto questo è lecito, doveroso, è normale, appunto!

Ma come può essere ritenuta normale la disumanizzazione?

Perché le Istituzioni laiche e religiose, le Chiese e noi semplici cittadini non arriviamo a sdegnarci di fronte a questa “normalità”, invece ci adeguiamo e non ci accorgiamo invece, che pian piano ci stiamo avvelenando dentro.

Ogni volta che permettiamo ad ogni essere umano di vivere ghettizzato, anche se nascosto sotto i cavalcavia alle porte delle nostre città, ben lontano dalla nostra vista noi accettiamo e contribuiamo al degrado intero della nostra società, quello stesso degrado che arma la mano non solo dei piromani che bruciano i nostri boschi, ma anche la vita dei più indifesi, che nella nostra società subiscono la sorte di essere di essere abbandonati sotto i cavalcavia prima, ma poi abbandonati anche attraverso i poteri giudiziari per non turbare i nostri pregiudizi.

p.Agostino Rota Martir
campo Rom di Coltano (PI) - 17 Agosto 2007

 
Di Fabrizio (del 25/08/2007 @ 09:19:03, in Italia, visitato 2550 volte)

Ricevo da padre Agostino Rota Martir e porto a conoscenza

Porto le condoglianze ai genitori e famigliari dei 4 bimbi Rom bruciati in fiamme.

Dopo la strage che ha visto questi 4 bimbi Rom bruciare nella loro baracca sono tanti che dimostrano la loro bontà verso questi bambini e le loro famiglie Rom: associazioni, Consigli stranieri di Livorno (dicono di collaborare con rappresentanti Rom), Sindaco, Assessori, sacerdoti….ma i genitori continuano ad essere accusati di abbandono e sono tutt’ora in carcere.

Ma ai miei occhi io penso che tutti, io compreso abbiamo le nostre responsabilità per questa tragedia.

Tutti noi in questi ultimi mesi vedevamo e continuiamo a vedere scene di gruppi di Rom Rumeni (cittadini Europei!) che stanno sotto i nostri ponti e cavalcavia delle nostre belle città.

Questa è una realtà che sta sotto gli occhi di tutti, anche quelli che dicono che Livorno è una città accogliente, ma occorre mostrare questa accoglienza soprattutto a quelle famiglie Rom che erano presenti sotto quel cavalcavia, dove hanno trovato la morte quei 4 bimbi Rom.

Anche l’intervento del Papa Benedetto XVI sottolinea la necessità di più accoglienza, attraverso azioni concrete di solidarietà verso costoro, vittime della nostra cecità e indifferenza.

A che serve celebrare i funerali nella cattedrale di Livorno?

Forse è perché vogliamo mostrare la nostra “faccia buona”?

Perché allora permettiamo che i loro genitori stiano ancora in carcere (sono già 2 settimane) anche con l’accusa dubbia di abbandono, o che gli altri famigliari continuino a vivere sotto un ponte?

Le Autorità devono continuare ad indagare anche sulla pista dell’aggressione perché ci sono dei segnali chiari, innanzitutto le dichiarazioni dei famigliari stessi, anche se sono in pochi che vogliono crederci. Perché?

“Perché sono zingari!”

Se una tragedia simile fosse successa ad una famiglia Francese, Belga, o Tedesca …

di sicuro ci sarebbe stata una reazione forte e chiara, che avrebbe provocato un caso diplomatico tra Stati.

La Romania, purtroppo non piange in grande la morte dei bimbi Rom, si è limitata ad inviare una loro TV per filmare il luogo della tragedia.

Noi Rom abbiamo la nostra bandiera, ma non abbiamo una nostra “Madre Terra” che piange per noi.

Infine, faccio alcuni appelli.

Il primo è quello di liberare i genitori dal carcere per poter piangere i loro figli: è un loro diritto, perché scritto nel cuore di ogni essere umano!

Secondo, e mi rivolgo in primo luogo alle Istituzioni (Stato, Regioni, Comuni….) quando volete cercare delle soluzioni ai nostri problemi non ripetete gli sbagli passati, esempio quello dei campi nomadi, che a suo tempo sono stati decisi dagli “esperti Rom-Gagè” (i Gagè sono tutti quelli che non sono Rom).

Noi come Comitato “Rom e Sinti Insieme” abbiamo chiesto al Governo e ad alcuni Ministri di partecipare attivamente come consulenti o referenti ai Tavoli dove si decide il nostro futuro.

La mia esperienza decennale in Italia mi dice che volendo è possibile collaborare insieme tra consulta di stranieri e Istituzioni.

Noi Rom vogliamo e dobbiamo integrarci con il popolo Italiano ed Europeo, solo chiediamo di darci una possibilità, ad esempio per noi Rom di Ex Yugoslavia presenti in Italia da diverse generazioni di avere un Permesso di Soggiorno per motivi Umanitari e di Lavoro per poter vivere e lavorare legalmente.

Etem Dzevat, Presidente Associazione Comunità Europea Rom di Pisa

Membro della Consulta Stranieri Provincia di Pisa

Membro del Comitato Rom e Sinti Insieme.


Pisa, 24 Agosto 2007

 
Di Fabrizio (del 31/08/2007 @ 09:36:58, in Italia, visitato 2486 volte)

Dal giornalino di una scuola di Pisa di V Elementare... quando la voce dei bambini è più saggia degli esperti operatori del Comune e delle varie Associazioni di "volontariato"!?

Ciao Agostino Rota Martir

giornale di pensiero numero 21 della nuova Contributo volontario

bambino fondato dal maestro Rodolfo Sorrenti

serie (n.135) 09 gennaio 200;

http://www.microvoce.it/

Senza rifugio
Quest'estate due di noi hanno perso la casa, il loro rifugio più importante. Uno di loro è nel progetto “Le città sottili" e, non si sa ,quando, forse gliene costruiranno un'altra. L'altro invece no e sarà costretto ad andare via dal campo.
La casa è un diritto di tutti Non è giusto che i rom siano divisi tra chi è dentro e chi è fuori dal progetto del Comune, che dà loro la casa. C'è chi rischia di perdere proprio rifugio

:>--
molta gente se ne frega.
Orhan vorrebbe una camera tutta sua e tante cose.
Lui, invece, vive in una roulotte con fuori i topi.
Vorremmo andare a casa dei nostri amici
Molti di noi vorrebbero andare a giocare da Orhan e Gunesh; perché siamo amici. Solo pochi di noi ci sono stati, perché il posto è lontano ed e difficile organizzarsi.
I rom vivono fuori dalla città I rom sembra che abitino in dei ghetti, da cui non possono uscire, come in un castello senza finestre. Non è 'giusto che il loro campo sia a parte.
Noi vorremmo che Orhan e Gunesh abitassero in città, almeno potrebbero giocare con altri bambini. Fanno parte della nostra città, non possiamo escluder li.

Il Comune crea esclusione
Il Comune esclude i rom in modo brutto e li fa uscire prima da scuola. Perché fa così con i rom? È ingiusto. Secondo noi, a volte il Comune fa cose sbagliate tipo ha messo isolato il campo rom perché forse pensa che siano cattivi. I rom hanno un progetto, una lista di famiglie che potranno restare quando verrà ristrutturato il campo. Chi si era allontanato da Pisa è rimasto fuori.
Inoltre il Comune aveva detto che avrebbe iniziato i lavori a settembre, invece non li ha ancora iniziati. Infatti dice ma non mette in atto e li fa aspettare. Il Comune e i cittadini hanno paura dei rom, ma noi potremmo convincerli a portare queste famiglie nella città. Forse non è tutta colpa del Comune, ma anche dei cittadini stessi.

Gli adulti pensano che i rom siano inferiori
Infatti sembra che gli adulti abbiano paura. Se non avessero paura, non userebbero la parola zingaro per offendere. Credere che i rom non siano gente perbene è una cattiveria. Certa gente pensa che i rom puzzano, che siano cattivi e incivili, per questo allontanano i propri figli dai rom. Questo crea esclusione dalla comunità, come se i rom fossero una razza inferiore.

La TV e i giornali influenzano le persone
La TV è solo una scatola che influenza e crea esclusione. Infatti spesso dice cose cattive sulle persone straniere. Secondo noi, le notizie in TV mettono paura e così si creano i muri. I giornali dovrebbero dire cose vere, e non importa la provenienza della persona che ha commesso il fatto. Pensiamo che la gente dovrebbe abbattere questi muri formati dalla TV che separa gli adulti dai nostri compagni rom.

I nostri pensieri
Secondo noi i rom devono avere gli stessi diritti, perché sono persone uguali a tutti. Infatti, ogni persona va giudicata per come è fatta dentro e non per l'aspetto. Se tutti volessero, i diritti dei rom sarebbero rispettati e loro potrebbero fare una vita migliore. Invece, certe volte, i rom vengono limitati. In questo caso, sembra quasi che stia tornando il fascismo. Mancano solo le leggi razziali...

Testo collettivo classe quinta


2 - La nuova microvoce n. 21 del 09 gennaio 2007

 
Di Fabrizio (del 10/09/2007 @ 09:27:49, in Italia, visitato 1975 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro [CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE]

Dopo il rogo delle baracche in località Pian di Rota (Livorno), nella notte tra il 10 e l’11 Agosto 2007, i genitori sono stati fermati dalla Polizia e trattenuti nel carcere “Le Sughere”. La Procura ha contestato loro due accuse. Da un lato, l’abbandono di minore (i genitori non sarebbero stati presenti al momento del rogo, e avrebbero lasciato soli i bambini in situazione di pericolo); dall’altro, incendio colposo (secondo l’accusa, il rogo sarebbe stato accidentale, provocato da una candela rimasta accesa, o da un fuoco spento male).
All’udienza di convalida del fermo di polizia, tenutasi tra il 14 e il 15 Agosto 2007, il Giudice per le Indagini Preliminari ha ritenuto infondata l’accusa di incendio colposo. Molti indizi hanno invece spinto il Giudice a chiedere ulteriori indagini per verificare l’ipotesi dell’aggressione. Le fiamme si sono sviluppate all’improvviso, con una violenza che sembra escludere l’ipotesi di un incidente. Una candela accesa, o un piccolo fuoco spento con disattenzione possono incendiare delle baracche di legno: ma le fiamme si propagano in tempi relativamente lenti, non provocano un rogo violento ed improvviso.
Perché si produca un “muro di fuoco” così alto da lambire la strada sopra il cavalcavia, è necessario invece l’innesco di materiale infiammabile: e l’ipotesi di una bombola del gas è stata ampiamente smentita, perché nessuna traccia è stata trovata sul posto.
Tuttavia, il Giudice non ha ritenuto infondata l’ipotesi dell’abbandono di minore: non perché i genitori non fossero presenti al momento del rogo – questa ipotesi è stata smentita dal Magistrato – ma perché, al momento della fuga, i genitori potrebbero non essersi preoccupati con sufficiente attenzione dei bambini.
Di conseguenza, il Giudice ha chiesto agli inquirenti di muoversi in due direzioni: verificare l’ipotesi dell’aggressione e indagare sul comportamento dei genitori.

Il 23 Agosto 2007, la Procura, la Questura e i Vigili del Fuoco di Livorno, pur affermando di continuare gli accertamenti «senza escludere apriori nessuna ipotesi», dichiaravano improbabile la tesi dell’aggressione, avvalorata solo pochi giorni prima dal GIP (si veda in particolare «Arresti domiciliari, strada in salita» e «L’aggressione esclusa dai Vigili del Fuoco», in Il Tirreno, cronaca di Livorno, 23 Agosto 2007). Noi riteniamo che debba essere seguita l'indicazione del Giudice, che ha invitato ad indagare con particolare attenzione proprio sull'ipotesi dell'aggressione.

In una intervista pubblicata sulla cronaca regionale toscana de La Repubblica, il 29 Agosto 2007, il legale dei cittadini rumeni, avvocato Andrea Callaioli, ha ricordato l’impressionante sequenza di incendi, attentati ed episodi di violenza che, nei mesi scorsi, hanno colpito rifugi di persone senza fissa dimora nel territorio livornese: il 27 Ottobre 2006, nei pressi della Stazione, in locali occupati da persone senza casa; il 25 Dicembre 2006, nella baracca di un cittadino slavo in Via Firenze; il 28 Dicembre 2006, all’insediamento sotto le logge del Palazzo Grande; il 13 Marzo 2007, alla roulotte di un livornese senza dimora; il 15 Marzo 2007 in Via del Limone (incendio di carcasse di auto); il 26 Marzo 2007 alle Terme ex-Corallo, precaria abitazione di persone senza casa; il 28 Giugno all’oratorio salesiano; e, infine, il 29 Giugno, la violenta rissa alla Stazione, tra un gruppo di cittadini rumeni e uno di italiani, e il successivo “assedio” della Questura da parte di questi ultimi, per chiedere la consegna degli stranieri “per fargliela pagare”.
L’insieme di questi fatti dovrebbe spingere a valutare le possibili connessioni tra i diversi episodi. Si fa presente tuttavia che, al momento, non vi sono elementi né per avvalorare la tesi di violenze a sfondo razziale né per smentirla; inoltre, non si hanno elementi né per confermare né per smentire eventuali connessioni tra queste vicende.
L’avvocato, perciò, chiede indagini in queste direzioni, senza per il momento formulare un’ipotesi.

Ai genitori dei bambini non sono stati concessi gli arresti domiciliari, in quanto si tratta di famiglie senza alloggio. Il Comune di Livorno si era in un primo momento impegnato a fornire un’abitazione per gli arresti domiciliari. Successivamente, nel corso di un dibattito pubblico svoltosi in presenza del Ministro Paolo Ferrero, il Sindaco di Livorno Alessandro Cosimi ha dichiarato di non essere disponibile a fornire l’alloggio. Di conseguenza queste persone restano in carcere, almeno finché qualcuno (Comuni o organizzazioni di volontariato) non troverà un alloggio.

Sia i genitori dei bambini, sia i parenti che abitano a Pisa e a Livorno, hanno chiesto per settimane la restituzione dei corpi dei bambini, per poter celebrare i funerali.
I corpi sono stati restituiti in questi giorni, a quasi un mese di distanza dal rogo, e i funerali si terranno Venerdi 14 Settembre alle 11.

L’on. Mercedes Frias, deputata alla Camera che si è interessata alle vicende di queste famiglie, l’associazione Africa Insieme e OsservAzione hanno intenzione di lanciare una sottoscrizione pubblica per sostenere queste persone, e per pagare le spese legali. “Osservazione” mette a disposizione il proprio conto corrente, .convinta che questa iniziativa possa rappresentare, oltre che un utile contributo per queste persone, anche una forma di mobilitazione popolare a favore dei Rom.

*Il numero di conto corrente su cui effettuare i versamenti è 000300047775 presso la Cassa Rurale di Bolzano intestato ad Associazione Osservazione ONLUS, coordinate bancarie IT 59 F 08081 11600 000300047775. Nella causale indicare "PER LA DIFESA DEI GENITORI DELLE BAMBINE ROM MORTE A LIVORNO "*

--

osservAzione (ONLUS)
centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom e sinti
web: www.osservazione.org
email: info@osservazione.org

osservAzione è un'associazione di promozione sociale (ONLUS) impegnata nella lotta contro l'anti-ziganismo e le violazioni dei diritti umani e per la promozione dei diritti di rom e sinti in Italia

 

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