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Una disumanizzazione accettata
Di Fabrizio (del 19/08/2007 @ 09:00:53, in Italia, visitato 1747 volte)

Ricevo sempre da Agostino Rota Martir

Se fosse avvenuta una tragedia simile ad una famiglia Livornese, mettiamo il caso dei genitori assenti perché occupati a lavorare fuori casa, o perché usciti per fare una veloce spesa al negozio più vicino, o per parlare con dei vicini…i loro bambini lasciati soli in casa davanti alla TV, e durante la loro assenza scoppia un incendio per una qualsiasi fatalità che provoca la morte di qualche bambino, ebbene come avremmo reagito se un P.M. decidesse di arrestare quei genitori con l’accusa di abbandono, condotti in carcere, messi in isolamento per una intera settimana, perché: “I bambini erano stati lasciati soli e con molta probabilità con il forno della cucina acceso…che per cause ancora da chiarire ha provocato l’incendio, quindi sui genitori pesano delle gravi responsabilità, perché al momento del rogo questi non sono intervenuti per tentare di mettere in salvo la vita dei loro figli, perché assenti.”

Quale sarebbe stata la nostra reazione?

Immagino che si sarebbe levata una ondata di sdegno contro quel Giudici disumani, accusandoli di insensibilità, l’assurdità della Legge che non solo ignora la causa principale della tragedia, ma addirittura impedisce ai genitori di poter piangere la morte dei loro figli… non ci apparirebbe tutto questo come un accanimento da condannare?

Ma è ovvio che questo non succederà mai se in questione c’è una “nostra famiglia”.

La cittadinanza senza alcuna eccezione, si stringerebbe attorno ad essa per piangere insieme la morte dei loro piccoli, mostrando la necessaria compassione e umanità come è giusto e doveroso in questi casi.

E’ una cosa normale.

Mi chiedo, allora perché la cittadinanza Livornese (ma non solo lei), eccetto qualche persona, non è stata capace di manifestare quegli stessi sentimenti di compassione cristiana e di umanità con la famiglia Rom coinvolta in questo dramma.

Perché in questi giorni non siamo stati capaci di piangere insieme ai famigliari Rom, che con pazienza ancora attendono invano di poter entrare nel carcere delle Sughere, per abbracciare e consolare gli affranti genitori?

Perché arriviamo ad impedire che il dolore di queste famiglie Rom potesse manifestarsi liberamente, anzi ci appare normale che questo dolore resti addirittura recluso dietro le sbarre di un carcere, volendo tenerlo a distanza in una specie di “fuori luogo”, forse per timore di contagiare le nostre coscienze?

Insieme ai campi Rom, ai loro accampamenti sempre provvisori e precari, insieme alle loro stesse vite, anche il dolore è condannato ad essere un ulteriore “fuori luogo”, che imbarazza se messo in prima pagina, meglio censurarlo e consegnarlo alla giustizia.

E’ forse normale questo?

Come se il loro dolore fosse diverso dal mio, come se il nostro fosse più vero di quello di una madre e di un padre Rom.

Lo dobbiamo ammettere: siamo arrivati tranquillamente a credere in questa assurdità!

Quali i motivi che ci fanno toccare così alti livelli di disumanizzazione?

Una tragedia del genere che doveva richiamare il silenzio, invece si è scatenato addosso ogni sorta di pregiudizio, di condanna, di indice puntato, di rancore…perché è ormai diffusa la convinzione che verso il popolo Rom in genere, tutto questo è lecito, doveroso, è normale, appunto!

Ma come può essere ritenuta normale la disumanizzazione?

Perché le Istituzioni laiche e religiose, le Chiese e noi semplici cittadini non arriviamo a sdegnarci di fronte a questa “normalità”, invece ci adeguiamo e non ci accorgiamo invece, che pian piano ci stiamo avvelenando dentro.

Ogni volta che permettiamo ad ogni essere umano di vivere ghettizzato, anche se nascosto sotto i cavalcavia alle porte delle nostre città, ben lontano dalla nostra vista noi accettiamo e contribuiamo al degrado intero della nostra società, quello stesso degrado che arma la mano non solo dei piromani che bruciano i nostri boschi, ma anche la vita dei più indifesi, che nella nostra società subiscono la sorte di essere di essere abbandonati sotto i cavalcavia prima, ma poi abbandonati anche attraverso i poteri giudiziari per non turbare i nostri pregiudizi.

p.Agostino Rota Martir
campo Rom di Coltano (PI) - 17 Agosto 2007