Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 12/07/2012 @ 09:39:04, in Italia, visitato 1373 volte)
L'ASCE (Associazione Sarda Contro l'Emarginazione) e i delegati della
comunità ROM di Cagliari, vi invitano
Venerdì 13 alle ore 18.00
al Centro Asce (Teatro all'aperto SIRIO), Statale 387 Km 8 (Strada
Monserrato-Dolianova)
per un INCONTRO di tutti i ROM, di tutte le ASSOCIAZIONI democratiche e
degli AMICI sotto l'insegna "SIAMO TUTTI ROM"
Con SIAMO TUTTI ROM irrompe sulla scena un nuovo soggetto politico, che,
finalmente riconosciuto, parteciperà al primo tavolo comunale di concertazione
democratica della storia italiana e di sperimentazione della democrazia
partecipata con i cittadini rom. Si attende per il fine settimana la
convocazione del primo degli incontri che si ripeteranno fino al necessario. Per
raccontarci e valutare la fase, fare proposte, stringere relazioni, immaginare
un mondo di solidarietà e giustizia sociale, fare amicizia e festeggiare
proponiamo
Al termine cibo, bevande, musica e ancora festa!
Chi ha degli strumenti musicali e vuol suonare, li porti.
Chi vuol portare qualcosa da consumare lo faccia.
Faremo una piccola colletta per eventuali spese e per sostenere il gruppo che si
sta occupando degli animali che i rom trasferiti non hanno potuto tenere.
Di Fabrizio (del 13/07/2012 @ 09:02:46, in Italia, visitato 1342 volte)
- 04 luglio 2012 Il giudice di Milano annulla il
provvedimento di espulsione per un giovane serbo "nato e cresciuto in Italia".
Il 24enne, di etnia rom, era stato trattenuto in un Cie e poi espulso a
seguito di una condanna penale. I legali chiederanno la cittadinanza.
- 06 luglio 2012 A Palermo nasce il
centro interculturale per migranti e rom. "Oltre A
Vucciria" per offrire percorsi di sviluppo e di crescita della
persona ed occasioni di riflessione, approfondimento e lavoro
per una reale integrazione socio-lavorativa.
È "nato e cresciuto in Italia": questo il motivo con cui un
giudice di pace di Milano ha annullato il provvedimento di espulsione che aveva
costretto un giovane rom ad andare in Serbia, Paese d'origine dei suoi genitori,
ma dove lui non era mai stato.
Lo scorso 17 aprile, in esecuzione di un decreto di espulsione del 18 marzo
della Prefettura di Milano sulla base di una informativa della Questura, il rom
Dejan Lazic, di 24 anni e senza regolare permesso di soggiorno, era stato
rimpatriato in Serbia. Nel 2011 era finito in carcere per scontare una condanna
definitiva a 5 mesi e all'uscita era stato portato in Questura e gli era stato
notificato un primo provvedimento di espulsione. Era poi finito, in attesa di
essere mandato via, nel Cie milanese di via Corelli. A fine marzo il giudice di
pace di Milano aveva confermato il provvedimento di espulsione, decisione contro
cui la difesa, rappresentata dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, ha
fatto ricorso.
Nella sentenza presentata ieri dal giudice Claudio Bacherini si evidenzia che
Lazic "è cittadino serbo, ma nato e cresciuto in Italia e fratello di cittadino
italiano". E inoltre non si è "mai mosso dal suo Paese di nascita". Per il
magistrato, dunque, bisogna tener conto del "luogo di nascita", un "comune della
cintura torinese bizzarramente localizzato in Serbia" (il riferimento è ad
alcuni atti del procedimento di espulsione, ndr). Per questi motivi,
secondo il giudice, l'espulsione va annullata per "palese illogicità" e l'atto è
"irrimediabilmente viziato per eccesso di potere".
I legali avevano lamentato il fatto che il rom era stato espulso "senza nemmeno
attendere l'udienza sul ricorso" segnalando come, in
un caso analogo, il giudice di pace di Modena avesse deciso per la
liberazione di due fratelli di origine bosniaca che erano trattenuti da oltre un
mese nel Centro di identificazione ed espulsione modenese.
Dopo il rientro in Italia, gli avvocati del giovane hanno informato che si
avvarranno della sentenza per richiedere la cittadinanza italiana.
(Red.)
Ha ufficialmente aperto i battenti, a Palermo, il Centro
istituzionale interculturale per migranti e rom "Oltre A Vucciria".
L'iniziativa, promossa dalle associazioni Anolf Palermo e Jus Vitae, è
finanziata con i fondi della legge 328/00 e finalizzata a rafforzare ed ampliare
i servizi in favore degli immigrati e rom nell'ottica di una integrazione
efficace.
L'obiettivo del centro è quello di costituirsi come uno spazio aperto a tutti;
sia per i gruppi di migranti, siano essi singoli, famiglie, comunità o
associazioni; sia per minori, giovani, adulti e famiglie di origine italiana,
capace di offrire percorsi di sviluppo e di crescita della persona ed occasioni
di riflessione, approfondimento e lavoro, in un'ottica di costruzione di
progetti di vita mirati ad una reale integrazione socio-lavorativa.
Il centro si trova a Palermo all'interno dei locali dell'associazione del
dopolavoro ferroviario nei pressi della Stazione ferroviaria Notarbartolo e
resterà aperto nei mesi estivi tutte le mattine dalle 8 alle 14, dal lunedì al
venerdì (con chiusura ad agosto) e da settembre in poi nei pomeriggi di lunedì,
mercoledì e venerdì dalle 16 alle 20. Tutti i servizi e le attività sono
realizzate da operatori con pluriennale esperienza specifica nel settore
dell'integrazione.
(Red.)
L'appello è pubblicato su
Gay.it. La redazione di Mahalla ha aderito
Numerose sigle dell'associazionismo italiano, tutte impegnate
nell'affermazione dei diritti e della dignità delle persone e contro ogni
violenza e discriminazione, hanno condiviso un percorso di crescita, conoscenza
reciproca, condivisione di obiettivi che ha visto nell'attività svolta da
UNAR, negli ultimi tre anni, un motore importante e un punto di riferimento.
In questi tre anni, l'Ufficio nazionale contro le discriminazioni introdotto
con il recepimento di direttive europee sulla parità di trattamento e contro le
discriminazioni ha infatti scritto pagine importanti nella diffusione di prassi
antidiscriminatorie, costruzione di reti, contrasto ai fenomeni di
discriminazione e apertura di tavoli che hanno creato preziose relazioni,
sollecitando straordinarie sinergie e ottenendo riconoscimenti dal Consiglio
d'Europa, dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite.
Unar ha messo in campo attività finanziate in larghissima misura da fondi
europei e grava assai poco sul bilancio del nostro Paese e soprattutto dovrebbe
essere assunto a modello per la capacità di utilizzo dei fondi europei.
Esprimiamo dunque sgomento e massima preoccupazione nel constatare come
l'enorme lavoro svolto dall'ente, grazie alla direzione di Massimiliano Monnanni,
sia in pericolo a causa di un'applicazione indiscriminata della spending review
che non ne riconosce i meriti. Un'attenta valutazione politica doveva essere
esercitata prima di arrivare a conseguenze che oggi rischiano di stroncare il
futuro stesso dell'ufficio, attraverso la contemporanea perdita della direzione,
il drammatico ridimensionamento dell'organico , la dispersione di competenze,
conoscenze e esperienze assolutamente insostituibili in un momento complesso
come quello che viviamo.
Solo negli ultimi mesi l'UNAR ha avviato piani di attività fondamentali che
necessitano di impulso e coordinamento forte e di un altrettanto forte
coinvolgimento delle autonomie locali e dell'associazionismo: la Strategia
nazionale di inclusione dei ROM, Sinti e Camminanti ; il Piano nazionale di
azione contro razzismo e xenofobia; il Programma per l'applicazione della
Raccomandazione del Consiglio d'Europa su orientamento sessuale e identità di
genere; l'apertura e la programmazione di attività di Unar al contrasto della
discriminazione sulla base della disabilità.
Denunciamo pubblicamente il rischio che si spezzi qualunque continuità
d'azione nel contrasto alle discriminazioni, con gravi infrazioni di obblighi
derivanti da trattati e direttive dell'Unione e gravi e concrete sofferenze per
la vita di tante persone. Riteniamo urgentissima un'assunzione di responsabilità
delle Istituzioni e dei partiti, e invochiamo una nuova riflessione da parte del
Governo e del Presidente del Consiglio, perché si adottino tutte le soluzioni
possibili per mantenere ad UNAR, e al nostro Paese, le condizioni per una seria
strategia di contrasto alle discriminazioni tutte, in un momento in cui sulla
convivenza civile, l'equità, la dignità, si gioca tanta parte della nostra
capacità e credibilità nel rilancio dell'Italia.
PER ADESIONI SCRIVERE A:
ufficiostampa@arcigay.it
ACLI
AGEDO
AIZO
ARCI
Arcigay
ArciLesbica
Associazione Nevo Drom
Associazione Sucar Drom
Associazione radicale “Certi diritti”
Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford
Azionetrans
Comitato italiano per l'UNICEF
Coordinamento Campania Rainbow
Di'Gay Project
Edge
ENAR – European Network Against Racism
Famiglie Arcobaleno
Federazione Rom e Sinti Insieme
Genitori Rainbow
Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali-ISTISSS
Les Cultures
FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap
IREOS
MIT – Movimento identità transessuale
Nuova proposta, donne e uomini omosessuali cristiani
ONG M.A.I.S.
Osservatorio sulla legalità e sui diritti
Parks – Liberi e Uguali
Rete Lenford
Sicilia queer filmfes
Sinti nel mondo
Telefono Azzurro
Di Fabrizio (del 16/07/2012 @ 09:31:13, in Italia, visitato 1208 volte)
Segnalazione di Agostino Rota Martir
PisaNotizie 14-07-2012
E' ripresa a pieno regime in città la politica degli sgomberi. Ieri 37
persone di cui 16 minori sono state allontanate da sotto il Ponte dell'Impero
Riprendono gli sgomberi dei campi rom in città da parte dell'amministrazione
comunale. Già l'anno scorso il periodo estivo era stato fortemente segnato da
azioni di questo genere, e così questa estate non sembra essere diversa.
Infatti ieri mattina un ingentissimo schieramento di vigli urbani, polizia e
carabinieri con al seguito ruspe e altri mezzi, ha proceduto ad allontanare le
famiglie che da alcuni mesi avevano trovato riparo attorno alla casa cantoniera
dell'Anas dell'Aurelia all'altezza del Ponte dell'Impero.
Secondo quanto riferisce l'amministrazione comunale nell'area si trovavano "37
occupanti (21 adulti e 16 minori), tutti rom originari della Romania".
"Da questa mattina (ieri per chi legge, ndr) - si legge in una nota del Comune -
sono entrati in azione gli uomini e i mezzi dell'Avr per l'intervento di
radicale pulizia di tutta la porzione di golena attorno alla casa cantoniera (la
quale, invece, non era stata oggetto di occupazione dato che porte e finestre
erano state in precedenza proprio per evitare questa eventualità). Una vera e
propria «task force», composta da cinque operai attrezzati con tre camion
scarrabili (di cui due dotati di gru), che hanno cominciato a rimuovere tutti i
rifiuti ingombranti quali lamiere e tavole delle baracche, ma anche televisioni
ed altri elettrodomestici inutilizzabili, un lavoro lungo che li vedrà impegnati
almeno fino a metà della prossima settimana. Sul posto era presente anche gli
operatori sociali della SdS che hanno distribuito acqua e succhi di frutta alle
famiglie rom e convocato alcune delle famiglie occupanti ad un incontro con i
servizi sociali per la prossima settimana in modo da verificare la possibilità
di accesso ai percorsi di sostegno e assistenza promossi nella Zona Pisana".
Di fatto ieri sera intorno alle 20.30 le famiglie si trovavano quasi tutte lì,
senza avere più nulla né un posto dove andare. Come sempre è avvenuto anche in
occasione dei precedenti sgomberi, alle famiglie - molte con minori - non è
stata fatta alcuna proposta alternativa di luoghi dove poter andare a vivere,
alimentando una spirale perversa e anche pericolosa per cui gli stessi nuclei
familiari passano in poche settimane da uno sgombero all'altro peggiorando ogni
volta le proprie condizioni di vita.
Anche in questo caso si profila una situazione per cui lo sgombero, visto che si
tratta di persone che vivono a Pisa da almeno 7-8 anni, non farà altro che
spostare il problema da una parte all'altra della città. Ogni volta che vi è uno
sgombero, le famiglie alle quali viene distrutto praticamente tutto quel che
poco che hanno, non sanno dove andare e, in assenza di un'offerta alternativa,
ricominciano la ricerca di un luogo dove potersi riparare.
La decisione da parte del Comune di procedere a questo sgombero è anche di fatto
la risposta all'appello lanciato nelle scorse settimane dal convegno "Rom:
sgomberiamo il campo dai pregiudizi", organizzato all'Università nello scorso
fine settimana da Africa Insieme, Rebeldia e Arciragazzi in collaborazione con
Amnesty International. Un appello che chiedeva sostanzialmente una tregua con la
sospensione di tutti gli sgomberi sul territorio e al contempo l'apertura di un
tavolo di confronto con la Regione Toscana, e in particolare con la "cabina di
regia" regionale che raccoglie tutti gli enti locali del territorio.
Un appello che è caduto nel vuoto mentre alcune decine di persone da ieri non
hanno un tetto dove ripararsi.
Di Fabrizio (del 18/07/2012 @ 09:04:38, in Italia, visitato 1921 volte)
Continua la rassegna (totalmente
autoprodotta ed autofinanziata)
HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO?
Mercoledì 25 luglio ore 19.30 Cena - ore 21.00 presentazione
del libro "Milano, fin qui tutto bene" di Gabriella Kuruvilla (l'autrice
potrà firmarvi le copie del libro) editore LATERZA - maestro di cerimonie:
Mihai Butcovan; Valeria Ferrario leggerà alcuni brani. Comunità Rom Harvati -
via Idro 62, Milano
In un angolo verde di Milano, miracolosamente scampato alle ruspe,
esploreremo la città meno visibile e più attiva, con i suoi luoghi e soprattutto
i suoi personaggi.
Fruttivendoli e internet point cingalesi, ristoranti e
alimentari sudamericani, macellerie e kebab arabi,
centri-massaggi e incasinatissimi bazar di cinesi multitasking
dove tra cellulari e computer trovi anche delle parrucche, se il
taglio a 8 euro del negozio accanto non è proprio un capolavoro:
siamo in via Padova, in viale Monza, in via Sarpi, in piazzale
Corvetto, all'Isola e in Porta Venezia.
Siamo a Milano, città del nuovo millennio, che non è «Parigi,
dove paghi di più ma puoi fermarti al tavolino quanto vuoi.
Siamo a Milano, dove tutto se fa de pressa: velocemente».
Siamo in giro con Anita, Samir, Stefania, Tony, Gioia, Pietro,
Laura e Lejla, fra panchine e bar dove anche gli incontri e gli
amori vanno di corsa. Leggi anche la recensione di Igiaba Scego
Ingresso gratuito. Si cena in anticipo al
Marina Social Rom, piatti primi e piatti freddi estivi e piatti
vegetariani. Cena SOLO SU PRENOTAZIONE (confermare QUI le presenze
entro martedì 24 luglio). Grazie e buona serata a tutti!
PS: in caso di maltempo, l'evento si svolgerà al coperto.
Evento realizzato con la collaborazione di Paolo Melissi -
Pluriversi
Di Fabrizio (del 20/07/2012 @ 09:02:32, in Italia, visitato 1206 volte)
Segnalazione di Doriana Chierici Casadidio
Considerazioni di una donna
Lei ha mal di denti è andata in una struttura pubblica e il dentista invece
di curarle un dente cariato ha deciso di estrarlo senza curarsi dell'ascesso e
l'ha mandata via, gli altri denti sono ancora lì cariati e doloranti.
Per un caso fortuito ho saputo del suo bisogno di un dentista, l'ho chiamata ci
siamo incontrate e l'ho accompagnata da un dentista che conosco da quando ero
bambina e che ho ritrovato dopo 30 anni quando ero in partenza per l'Uganda
scoprendo che anche lui stava andando lì ad insegnare gratuitamente il lavo a 16
ragazzi.
Lo chiamo e gli chiedo se può visitare la mia giovane amica e se lo fa
gratuitamente. Le ha tolto delle piccole radici, le ha insegnato il modo
corretto di curare la bocca, l'ha sgridata perché i denti vanno lavati sempre e
se non lo si fa questi si cariano e che diamine a 16 anni non si può avere una
bocca conciata così male.
Lei si sente mortificata gli chiede scusa ma lui è burbero ma buono, e le regala
spazzolino e molti dentifrici.
Lei per ringraziarlo le regala uno dei suoi disegni, lo scelgo io, è disegnato
con fili d'erba, un volto di donna, lui si commuove quando sa che questo è il
suo modo per aiutare la famiglia.
Andiamo a mangiare, parliamo un po' e scopro che lei e la sua famiglia, 10
persone in tutto, non vivono in una baracca come gli altri rom, lei è fortunata
abita in una casa, casa??? La casa è composta da due stanze dove manca il
pavimento, non ci sono le finestre, niente termosifoni per l'inverno e niente
frigorifero per l'estate, niente bagno. Ma sono felici perché avendo una casa
non devono avere paura della polizia. Questa bellissima casa costa € 380 al
mese.
Lei ha 16 anni, studia al liceo artistico e aiuta al mantenimento della famiglia
vendendo per le strade i suoi dipinti. Suo padre aiuta nei mercati a scaricare
le verdure, quando lo chiamano e riesce a guadagnare in quel giorno €30. Suo
fratello è un aiuto cuoco ma non riesce a trovare lavoro perché non sa leggere.
Una famiglia povera ma unita, una famiglia che si aiuta ma che ha bisogno di
aiuto. Mi spiega che il problema maggiore non è quello del cibo, ma quello di
trovare i soldi per pagare l'affitto e la luce, una lampadina spartana ma che
serve in inverno per accendere quelle belle stufette magia soldi. In inverno
spendono anche € 1.000 per potersi scaldare. Questo è il loro grande problema,
senza un lavoro fanno fatica a pagare e la padrona di casa vuole aumentare
ancora l'affitto. Sono inorridita, come può una padrona di casa chiedere così
tanti soldi per una casa priva di agibilità chi è questa carogna? Sorpresa la
proprietaria è un africana e qui mi prende lo sconforto la rabbia sale. Davvero
non capisco, ma come diavolo fa una donna africana sfruttare una famiglia
povera, dal suo vissuto non ha davvero preso niente, oppure già nel suo paese
era un infame o lo ha imparato da noi che ci sono i poveri dei poveri, gli
ultimi degli ultimi?
Come si fa a pretendere un affitto quando questa famiglia non ha diritti per il
solo fatto che è rom?
Perché continua ad esistere lo sfruttamento nello sfruttamento, davvero non lo
capisco.
Scrivo il mio sconcerto su Twitter e una persona mi risponde con questa frase
"D'accordissimo, ma adesso la casa non ce l'abbiamo manco noi italiani! Lavoro
neppure. Quindi?" La mia risposta è il dubbio che ad un italiano si affitti una
casa così, lui dubita e insinua il dubbio in me, allora gli rispondo che se
anche lui ha questo problema, cercherò di aiutarlo come vorrei fare per questa
ragazza e la sua famiglia. Non ricevo più nessuna risposta. Vorrei davvero
insultare questa persona, chiedergli se non si vergogna di fare distinzioni fra
italiani e rom, come se i rom non fossero persone con dei diritti . Come si
permette a scrivere una frase che mi ricorda tanto quelle che ricevevano i
meridionali quando venivano al nord in cerca di lavoro. Se non capisce che è
grazie a persone come lui che esisteranno sempre poveri, razzismo, differenze e
che diamine, cosa gli ha insegnato la vita, a stare nel proprio mondo piccolo
ottuso e dal guai a toccarmi la mia erba il mio Ipad e sparisci dalla mia vista
che sei solo un inutile insetto.
Che sia chiaro non sono sconcertata, sono arrabbiata, avvelenata, davvero non
tollero tanta ignoranza menefreghismo cattiveria ottusità egoismo e stupidità
umana.
Perdonatemi ma ho usato dei soldi che mi avete dato per andare in Uganda, li ho
usati per dare una mano a questa piccola grande ragazzina che lotta nella
società e nella scuola per far sapere che i Rom non sono bestie, che sanno
studiare lavorare e che non rubano non indossano oro e argento, che credono in
Dio e nella sua bontà. La mia missione è di aiutare chi ha bisogno e in quel
momento questa ragazza aveva bisogno, non ho tolto ai bambini ugandesi, a loro
arriverà il 99% del vostro aiuto, ma non potevo, non posso non aiutare chi
soffre, sia che si trovi in Africa che in Italia
Di Fabrizio (del 20/07/2012 @ 09:18:47, in Italia, visitato 2060 volte)
Con l'occasione della presentazione del "Progetto rom sinti
caminanti - Comune Milano" lo scorso 6 luglio, e la successiva richiesta da parte
del comune di aprire il dialogo con le associazioni coinvolte, penso possa
interessare questo mio contributo di un paio di anni fa, al convegno "La
condizione giuridica di Rom e Sinti in Italia" (cfr. ATTI - pagg.
843-847, Giuffrè editore)
- Introduzione
- Presenze Rom e Sinte
- Un'agenzia: strumento per il lavoro e la
casa
- Il lavoro
- L'abitare
L'Italia è conosciuta come il paese dei campi e degli sgomberi, sgomberi che
a Milano in due anni sono stati oltre 2701. Presenterò alcuni dati su questa
città, non solo perché è la realtà che conosco meglio, ma anche perché le
politiche che si applicano qui sono sempre state un laboratorio di quanto accade
poi in Italia.
Sgomberi che riguardano tanto i campi autorizzati che quelli informali,
limitandosi a spostare i problemi, senza risolverli. Come attivisti per i
diritti dei rom e dei sinti veniamo, però, rimproverati di essere solamente
capaci di protestare. Tenterò di presentare alcune proposte concrete per
affrontare questi problemi. Tra l'altro anche il
messaggio del presidente Napolitano, letto all'inizio della Conferenza
internazione sulla condizione giuridica di rom e sinti in Italia chiedeva un
impegno alla ricerca di soluzioni praticabili. E' proprio in questa direzione
che vanno le nostre riflessioni, nella speranza che si possa aprire finalmente
aprire un tavolo di confronto col comune di Milano. (Si veda il documento:
Tavolo Rom, Rom e Sinti: politiche possibili nell'area metropolitana di Milano.
Modelli e proposte, Milano, 2010. ndr.)
Presenze Rom e Sinte
Nel corso della Conferenza, in molti interventi si è sottolineato come manchino
a diversi livelli dati certi sulla presenza numerica di Rom e Sinti. Nel nostro
caso possiamo contare nella città di Milano circa 1.300 presenze nei campi
comunali, tra di loro cittadini italiani (Rom harvati, abruzzesi e Sinti
piemontesi) e stranieri (comunitari: Rom rumeni ed extracomunitari: Rom
bosniaci, kosovari e macedoni) ed altri 1.300 negli insediamenti informali. In
Lombardia contiamo circa 13.000 presenze.
Il dato da cui partire (tra poco spiegherò il perché) è quello provinciale:
secondo la Prefettura le presenze sarebbero 3.500 unità, mentre l'Osservatorio
Regionale per l'integrazione e la multietnicità ne conta circa 3.300.
Quindi: le cifre stesse indicano che il "problema nomadi" è tranquillamente
affrontabile, se esistesse la volontà politica. Nei prossimi paragrafi, perciò,
cercherò di sintetizzare alcune proposte concrete e realizzabili elaborate dal
Tavolo Rom di Milano.
Un'agenzia: strumento per il lavoro e la casa
Oltre agli sgomberi, nel territorio milanese dobbiamo affrontare la questione
della chiusura della maggior parte dei campi comunali. Il Tavolo Rom ha proposto
l'istituzione di un'Agenzia apposita, organizzata sulla forma di società
consortile, che possa gestire questa fase tanto nel breve che nel medio termine.
Siamo coscienti che lo "strumento Agenzia" non è replicabile automaticamente in
altre realtà (anche regionali), ma ci sembra utile invece sottolineare alcuni
dei suoi compiti chiave.
- Affrontare congiuntamente i nodi del lavoro e quello dell'abitare: l'uno non
può sussistere senza l'altro se si vogliono ottenere risultati duraturi.
- Agire in ambito sovracomunale: coinvolgere tutto il territorio metropolitana
(circa 5 milioni di abitanti), fornendo aiuto e consulenza ai comuni coinvolti e
coordinando strategicamente le loro politiche.
- Mediare, trovando soluzioni ai conflitti che via via possono crearsi, tramite
l'impiego di personale esperto nell'ambito del lavoro e dell'abitare e di
operatori che abbiano già stabilito rapporti di fiducia con i Rom ed i Sinti
coinvolti, ed allocando risorse adeguate.
Scopo dell'Agenzia è di sostenere le capacità e l'autonomia di Rom e Sinti,
tenendo conto di una situazione che, lungi dall'essere uniforme, vede grandi
differenze tra un gruppo e l'altro, per provenienza, durata della presenza in
Italia, composizione familiare ed esperienze pregresse.
Il lavoro
Per molti disporre di una residenza è condizione indispensabile per poter
lavorare in maniera autonoma ed iscrivere i figli a scuola.
In particolare i Rom provenienti dall'Europa dell'Est lavorano in maniera
abituale, o frammentaria, nell'edilizia ed il problema più grande per molti è di
regolarizzare la loro posizione.
Invece molti Rom e Sinti italiani hanno sviluppato piccole attività artigianali
in proprio o imprese di servizi a carattere familiare. Attività
autoimprenditoriali già in corso comprendono: una cooperativa di servizi e
manutenzioni, una lavanderia, un'attività di recupero, riparazione e produzione
di bancali, una sartoria. In questi casi occorrerebbe un supporto, anche di
marketing e di programmazione, a queste attività.
Occorre poi sostenere il commercio ambulante praticato dai Caminanti presenti a
Milano nel periodo estivo. Infine, predisporre percorsi di accompagnamento
mirato ai giovani Rom (14 - 18 anni) che si affacciano al mercato del lavoro
dopo la scuola dell'obbligo, tenendo conto che sinora le esperienze delle
borse-lavoro non si sono tramutate in sbocchi occupazionali.
Una rapido esame della situazione lavorativa mostra, quindi, che, pur di fronte
ad un'altissima percentuale di disoccupazione, non esiste il deserto, ma
possiamo già contare su varie capacità professionali che necessitano di percorsi
diversi.
Intendiamo quindi operare, sempre tramite l'Agenzia, svolgendo un ruolo di
mediazione con diversi enti locali e organizzazioni di rappresentanza degli
interessi, quali: Confcooperative, Camere di Commercio, Lega delle Cooperative,
Associazione Provinciale Albergatori Milano, Scuola di Formazione Edile.
L'abitare
Come nel lavoro, anche per l'abitare le soluzioni non sono univoche.
Mi limito a ricordare che siamo passati da un'esaltazione dei campi sosta come
politica valida per tutti (non entro nel merito di un argomento discusso
ampiamente in altri capitoli in questo volume) alla loro negazione, senza
affrontare il tema chiave della mediazione, necessaria per affrontare il
passaggio dai campi all'alloggio stabile. Il risultato è che le esperienze
precedenti si sono tramutate in "campi verticali", cioè l'ingresso dei Rom dai
campi in quartieri "gagé", parimenti abbandonati e privi di servizi, spesso con
una forte presenza di malavita organizzata. Per assurdo, uno dei pochi casi di "integrazione" riuscita, con i Rom che, in mancanza di politiche generali della
casa, sono risultati funzionali alle economie sommerse, se non criminali, che
permettono il sopravvivere di questi quartieri.
Nel merito, un aspetto minoritario è dato da quelle comunità che tuttora
svolgono una vita nomade, come ad esempio i Caminanti. Occorre stabilire aree
soste attrezzate per piccoli gruppi, munite di servizi igienici, lavanderia,
docce e opere di urbanizzazione primaria per ogni piazzola, senza ripetere
errori del passato, quando i campi spacciati come attrezzati mancavano di questi
servizi di base. Un altro rischio è che aree simili da provvisorie diventino
definitive ed attraggano altri Rom e Sinti che non trovino una sistemazione.
Un caso a parte è poi costituito dai Sinti della missione evangelica zigana (una
minoranza nella minoranza!), che da anni si vede negare senza ragione dal comune
di Milano uno spazio per tenere i propri raduni religiosi.
Una richiesta che arriva soprattutto dai Sinti e dai Rom harvati è quella di
attrezzare micro aree dove potersi installare con la propria famiglia allargata,
in piccole comunità di 10/massimo 50 persone. E' possibile anche prevedere
progetti di autocostruzione e mantenimento, oltretutto riducendo notevolmente i
costi di gestione rispetto ai mega campi di sosta. Esperienze simili sono già in
funzione a
Guastalla (RE) e
Casalmaggiore (CR), con i progetti curati
dall'associazione Sucar Drom di Mantova.
Rom harvati e ultimamente anche rumeni si stanno indirizzando verso il recupero
e la manutenzione di cascine dismesse o abbandonate, dove potersi installare,
dopo averle restaurate (e recuperato così un nostro patrimonio in abbandono) con
logiche simile a quelle delle micro aree.
Nei due casi presentati, l'Agenzia, assieme alla Regione, potrebbe attingere ai
fondi strutturali europei per finanziare i lavori necessari o per mediare se
dovessero verificarsi dei contratti di affitto. Inoltre le persone
acquisirebbero i diritti su quanto costruito, ma non sul suolo (dunque non
potrebbero rivendere la proprietà senza autorizzazione del Comune); questo per
evitare possibili speculazioni.
Molti Sinti e Rom harvati, per uscire dalle logiche ghettizzanti del campo
sosta, hanno scelto in autonomia di acquistare privatamente dei terreni agricoli
dove sistemarsi con la propria famiglia. Il T.U. 380 del 2001 ha reso illegale
installare su questi terreni anche solo una roulotte, paragonandola ad un
edificio. Queste famiglie si trovano, spesso dopo essersi indebitate per
l'acquisto del terreno, nella condizione di essere cacciate dalla loro stessa
proprietà. E' una situazione presente purtroppo su tutto il territorio
nazionale, e nessun caso sinora è stato sanato. Anche questo appare come un caso
di discriminazione razziale indiretta.
I Rom dell'Est Europa di solito abitavano in case nei paesi di origine e, anche
di fronte ad un mercato della casa obiettivamente difficile, potrebbero essere
interessati a rientrare nell'edilizia pubblica o privata. Di fronte alla
ventilata chiusura dei campi sosta, occorrerebbe stabilire che chi vi abita e si
trovasse in una situazione di effettivo sfratto, potesse acquisire un punteggio
supplementare per l'assegnazione di casa popolare. Nel caso di accesso
all'edilizia privata, di fronte ai probabili timori del proprietario, sarebbe
l'Agenzia a sottoscrivere il contratto, garantendo i pagamenti dell'affitto e
delle utenze e seguendo le famiglie a cui subaffitterebbe i locali.
Infine, nei casi di fasce particolarmente deboli o problematiche, si potrebbe
ricorrere all'housing sociale, prevedendone comunque la temporaneità e
approntando percorsi di accompagnamento verso le soluzioni precedenti.
La provincia pavese Il portavoce della comunità sinti chiede la realizzazione di piazzole
attrezzate
17 luglio 2012 - GAMBOLO'. Dopo l'incidente in cui sono stati investiti tre
bambini, a farla da padrone a Gambolò è la tristezza per quanto accaduto
domenica sera.
Nei bar e sulle panchine ieri non si parlava d'altro, se non di quei tre
bambini investiti davanti alla loro madre incinta di nove mesi.
«Ringraziamo i santi in Paradiso - diceva la cliente di un bar del centro - se è
finita così. I bambini e la madre stanno meglio, ma poteva accadere una
tragedia. Fortunatamente l'auto andava pianissimo e le conseguenze dell'urto
sono state limitate. Se la macchina fosse transitata a velocità sostenuta
sarebbe stata una strage». Placate le tensioni nate immediatamente dopo il
fatto, nel campo dei sinti dove vive la famiglia dei bambini non c'era più alcun
sentimento di rabbia. «Non portiamo rancore per quanto accaduto - sottolineava
il portavoce della comunità, Franco Ovara Bianchi - però se fosse successo che
uno di noi avesse investito dei bambini italiani, forse sarebbe partita la
caccia all'uomo. E poi qui la nostra condizione non è accettabile. Il campo è a
lato della strada, senza alcuna protezione. Siamo cittadini italiani e vorremmo,
che come si era pensato in passato, vengano realizzate delle piazzole attrezzate
per le roulotte qui a Gambolò».
L'incidente di domenica lascia l'amaro in bocca alla comunità sinti di Gambolò.
Ma c'è anche il conforto per le condizioni dei bambini feriti, che sono in
miglioramento.
La più piccola, di tre anni, è stata dimessa dall'ospedale Niguarda di Milano
dove era stata portata in elisoccorso, visto che le sue condizioni, tra quelle
di tutti i feriti, sembravano le più preoccupanti.
Una volta tornata nel campo è stata subito coccolata dai nonni. «Abbiamo pregato
per questi bambini - aggiunge Franco Ovara Bianchi - resta però il fatto che
eventi del genere non dovrebbero succedere: non è possibile che tre bambini
vengano investiti mentre vanno tranquillamente al bar».
Ieri nel campo a lato della strada per Remondò c'era anche Sondra Morandi, la
mamma dei tre fratellini coinvolti nell’incidente. Ha scelto di uscire
temporaneamente dall'ospedale di Vigevano, dove è stata comunque ricoverata dopo
il fatto, visto lo stato di gravidanza quasi al termine, per stare qualche ora
vicino ai figli e alla famiglia.
Così come il marito, che avrebbe dovuto subire un'operazione di routine alla
schiena al policlinico San Matteo di Pavia, ma ha chiesto di rinviarla per stare
vicino alla famiglia in questo momento di difficoltà. «Ho visto la macchina
quando ormai era tardi - racconta Sondra Morandi - non c'era più niente da
fare».
La donna sostiene che con i bambini stava attraversando sulle strisce pedonali,
fatto che la polizia stradale sta cercando di verificare sentendo anche dei
testimoni dell’incidente. Sul volto di Sondra Morandi ieri si leggeva la
sofferenza per quanto è accaduto.
Bocche cucite invece dai familiari della donna alla guida della Fiat 500 che ha
investito i bambini domenica sera in via Carrobbio: «Non abbiamo nulla da dire»
sottolineavano ieri.
Sandro Barberis
Di Fabrizio (del 23/07/2012 @ 09:03:54, in Italia, visitato 1284 volte)
...Ma è silenzio su sgomberi e campi abusivi - Di Luisa Santangelo | 19
luglio 2012
La nuova generazione di news made in Catania
Il capoluogo etneo è la città pilota, in Italia, della campagna Dosta! che punta
a sensibilizzare la popolazione sull'integrazione dei cosiddetti zingari. Nel
Paese sono circa 140mila, ma parecchi di loro vivono per strada o in case
improvvisate. Magari edifici comunali abbandonati e occupati, come quello di
viale Bernini, sgomberato un paio di giorni fa. Che fine faranno le 150 persone
che ci vivevano? L'assessore non vuole parlarne
"Delle politiche sugli insediamenti abusivi parleremo in altre occasioni, non è
certo questo il momento". Carlo Pennisi, assessore alle
Politiche sociali del
Comune di Catania, dello
sgombero dei circa
150 occupanti dell'edificio comunale
di viale Bernini non vuole parlare. Ci sono luoghi e contesti adeguati,
sostiene, e la conferenza stampa di presentazione del progetto
Dosta!, campagna
di sensibilizzazione contro i pregiudizi verso i Rom, non è uno di quelli. Tanti
bei discorsi sull'integrazione e sul fatto che "Catania in fatto di ospitalità
non ha termini di paragone" (parole del prefetto Francesca Cannizzo), ma quando
la domanda verte sulle
soluzioni che le istituzioni hanno pensato - se ne hanno
pensate - per evitare che 150 persone rimangano in mezzo alla strada la risposta
non arriva. "Stiamo parlando di Rom, e a palazzo Bernini ce n'erano solo due
famiglie - precisa l'assessore - tutte le altre erano bulgare e rumene, quindi
siamo fuori tema". Il campo Rom di Zia Lisa, seguendo il ragionamento, è
perfettamente in tema: "Garantire almeno l'acqua corrente? È escluso -
aveva
dichiarato ad aprile Pennisi - queste persone, al netto di problemi di tipo
sanitario non devono stare comode. Anzi, devono stare scomode così è più facile
che decidano di andarsene. L'assistenzialismo di molte associazioni caritatevoli
non serve ed è pernicioso". Oggi, nonostante il progetto del quale è promotore,
conferma tutto: "Non ho cambiato idea", dice.
Oltre alle domande, erano fuori tema anche Fabrizio Cappuccio e Maria Chiara Aruta, del
collettivo Aleph, quello a cui appartengono alcuni dei
volontari che
hanno aiutato per giorni gli occupanti del palazzone comunale abbandonato.
Quando sono entrati a palazzo Platamone - in cui si teneva l'incontro - con uno
striscione inneggiante al diritto alla casa per tutti, due uomini in borghese
della Digos sono intervenuti immediatamente per buttarli fuori. "Non è previsto
un dibattito, non credo che voi qui abbiate qualcosa da fare", dice a Cappuccio
uno dei due agenti. "Abbiamo chiesto più volte di incontrare il prefetto -
spiega Francesco Cappuccio - Ed era stato l'assessore Pennisi, tempo fa, a
invitarci a questo evento". Ma che esponessero un lenzuolo con un messaggio non
era previsto. Per questo, prima che potessero entrare, sono stati chiesti loro i
documenti. "Vogliamo solo che non vengano più dette menzogne - dicono i due
militanti - Il Comune fa una bella iniziativa d'integrazione, dietro la quale
nasconde il fatto che ci sono delle persone che sono state buttate in mezzo alla
strada, che nei fatti saranno costrette a dormire sotto i portici".
Temi interessanti, certo, ridotti a sbavature in una conferenza stampa di
presentazione. Dopo le parole sul fatto che "per essere buoni cristiani bisogna
non avere pregiudizi" dell'arcivescovo di Catania Salvatore Gristina; dopo le
precisazioni del prefetto sul fatto che "gli aspetti negativi non sono
connaturati nelle etnie, nessuno è perfetto e tutti siamo perfettibili"; dopo il
forfait del sindaco Raffaele Stancanelli; e dopo le spiegazioni di
Massimiliano Monanni, direttore dell'Unar, ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali
sul fatto che il capoluogo etneo è la prima delle cinque città scelte per
diffondere la conoscenza delle comunità Rom, Sinti e Camminanti; dopo tutto
questo i saluti. Ma prima è intervenuta Olga Balan, la cantante romena di
origine gitana che venerdì sera si esibirà al cortile Platamone, assieme al
gruppo - per metà napoletano e per metà Rom - O'Rom. Olga presenta se stessa e
il suo spettacolo, poi aggiunge: "Quella dei campi Rom è una delle realtà più
terribili che ci sono in Italia, è bene parlarne". Per Carmine D'Aniello, leader
della band: "L'integrazione passa attraverso il diritto all'alloggio per tutti".
Di Fabrizio (del 25/07/2012 @ 09:16:48, in Italia, visitato 1846 volte)
SABATO 21 LUGLIO 2012 - "Entrano nella mia roulotte, se lo tirano fuori e mi
dicono di succhiarli se non voglio le botte". La prima volta che ha sentito
questa storia, Valter Halilovic, mediatore culturale e animatore della comunità
rom di Torino, quasi non ci voleva credere. Ma, nel corso delle ultime
settimane, le testimonianze di minacce e violenze ai danni di omosessuali e
bisessuali all'interno della comunità rom sono diventate più numerose e gravi. Halilovic ha deciso di denunciare la situazione dopo che l'altroieri notte sono
stati diagnosticati quattordici giorni di prognosi ad un amico che aveva
accompagnato al pronto soccorso: lo avevano ripetutamente colpito in testa con i
pugni avvolti in catene di ferro. "E ad altri è andata anche peggio, con un mese
di prognosi. Se va avanti così, ci scappa il morto" racconta Halilovic a Il
grande colibrì.
La banda di violenti sarebbe composta da ragazzi del campo nomadi "Aeroporto".
"Hanno dai 25 ai 32 anni, girano in cinque-sette alla volta, colpiscono membri
della comunità sia nel loro campo sia nel campo di via Germagnano". Il gruppo
avrebbe iniziato le proprie scorribande violente circa un anno fa, quando uno di
loro è uscito dal carcere. Le loro vittime, tutte rom, sono "i più
disgraziati,
quelli che non possono reagire", racconta ancora il mediatore culturale: tra di
loro sembra ci siano anziani, disabili, intere famiglie che vengono malmenate,
senza che siano risparmiati né i bambini piccoli né le donne. Halilovic ha
raccolto in particolare le testimonianze dirette di tre omosessuali e di un
bisessuale.
Uno di questi ragazzi, dopo essere stato più volte picchiato e derubato, dopo
che la banda gli ha distrutto l'automobile e l'ha costretto ad abbandonare la
casa faticosamente conquistata, è fuggito da Torino e spera di non essere più
rintracciato dai suoi aguzzini. Gli altri tre vivono in una situazione
angosciosa di costanti angherie. Solo in due, però, hanno sporto denuncia alle
autorità: se in un caso il processo non si è ancora aperto, nell'altro il
giudice ha vietato ai componenti del gruppo di avvicinarsi alla loro vittima.
Ovviamente, purtroppo, il divieto non è stato mai rispettato: "A questi non
gliene frega niente delle autorità".
La mancata applicazione delle sentenze penali, tuttavia, spiega solo in parte
perché gli altri due ragazzi angariati non abbiano sporto denuncia: i loro
timori sono tanti, da quello di vedersi rovinata la reputazione rivelando il
proprio orientamento sessuale alla possibilità di ritorsioni contro se stessi o
contro le proprie famiglie. E alla mancanza reale o percepita di tutele legali
(l'assenza dell'aggravante di omofobia per i reati è spesso sentita dalle
vittime come una manifestazione di disinteresse dello stato) si aggiunge il
silenzio della propria comunità: "Tutti sanno tutto, persino nelle comunità rom
di origini bosniache delle altre città, ma nessuno fa niente. Quelli della banda
appartengono a famiglie molto numerose e potenti e la fiducia nello Stato è
molto bassa".
La situazione, insomma, è complessa. Per ragioni contestuali, con le forze
dell'ordine che, purtroppo, appaiono molto più impegnate negli inumani
sgomberi
fatti a scopi mediatici ed elettoralistici che in attività di integrazione. E
per ragioni interne alla cultura rom, perché, come spiega Halilovic, "la
comunità non ti dà nessuno spazio per ribellarti". E allora cosa possono fare
queste persone sole, che non sanno più cosa fare e dove andare? Dopo averne
parlato con loro, il mediatore culturale ha deciso: "E' tempo di parlare. E
abbiamo scelto Il grande colibrì, perché magari gli altri media avrebbero
puntato tutto sul sensazionalismo". I rom sanno bene quanto le loro storie,
quando finiscono nelle mani di un giornalista, possano essere usate non per
risolvere problemi, ma per diffondere paura ed emarginazione...
E invece questa storia è piena di violenza, ma è anche un esempio importante di
volontà di non stare più a tacere e di cambiare in meglio il proprio e l'altrui
destino, come riconosce anche Paolo Hutter, giornalista e attivista gay da
sempre attento anche al contrasto del razzismo: "Valter Halilovic è una figura
nuova, che prende parola senza paura contro la violenza e l'omofobia. E' un
esempio di come si possono promuovere i diritti all'interno delle minoranze
etniche: mantiene salda la solidarietà con la propria comunità, ma non accetta
che diventi omertà".
Ora dobbiamo dimostrare tutti che davvero i diritti sono universali, che la loro
violazione non può essere intesa come un problema di un gruppo nel quale non ci
si riconosce, ma invece ci riguarda tutti personalmente. Hutter è ottimista:
"Con le sue strutture comunali, con la sua società civile, con le sue
associazioni, Torino saprà rispondere nel migliore dei modi". Coinvolgendo
positivamente, si spera, l'intera comunità rom.
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