Oggi il futuro dei Rom è in un calice di vino rosso.
È il 2010 quando la giunta Moratti decide di dare il via a una serie
sistematica di sgomberi delle famiglie Rom nell'ex campo informale di via
Rubattino, impedendo di fatto ai ragazzi che lo abitavano di proseguire il
percorso di inserimento scolastico iniziato nel 2008 attraverso la mediazione
culturale della comunità di Sant'Egidio e il sostegno economico
dell'associazione dei genitori. Ma diversi abitanti del quartiere non ci stanno
e decidono spontaneamente di intervenire: dopo aver contattato Intergas, rete di
Gas (Gruppi di acquisto solidale) di Milano e averne ricevuto la collaborazione,
le due realtà cittadine danno i natali al progetto "I vini R.O.M. – Rossi di
Origine Migrante", un'offerta di tre qualità di vini rossi toscani provenienti
dall'associazione autogestita di volontariato Fuorimercato che tra il 2010 e il
2011 vende il proprio nettare durante varie kermesse di consumo solidale, tra le
quali l'importante fiera meneghina degli stili di vita sostenibili "Fa' la cosa
giusta!". I risultati di tale operazione, conclusasi pochi giorni fa, si
materializzano nella vendita di circa 2.300 bottiglie di vino per un ricavato
totale di € 9.500: la cifra è stata divisa in nove borse di lavoro e di studio,
tre delle quali sono state assegnate a Garofita, mamma Rom che lavora presso due
cascine del Parco Sud, a Sandu e a Marco, papà Rom che collaborano al restauro
della Cascina Cuccagna a Milano per un totale di € 3.500, mentre le restanti
cinque hanno dato la possibilità a Cristina e Florina, entrambe di 10 anni, e a
Geanina, Belmondo, Ovidiu e Marian, adolescenti, di pagare i corsi scolastici e
i mezzi di trasporto per un totale di € 6.000. Non solo: tanto per i grandi
quanto per i più piccoli è stato progettato un percorso di accompagnamento
psicologico che prevede colloqui a cadenza bisettimanale con assistenti sociali
ed educatori per capire e monitorare la situazione.
La scena sembra essere quella della Milano anni Cinquanta del film "È
arrivato il cavaliere!" di Mario Monicelli quando, dopo la guerra, alcuni
sfollati si ritrovano senza un tetto sotto cui vivere e vengono osteggiati da
politici che impongono le proprie scelte strategiche per conquistarsi qualche
proselito in più; solo l'intervento di un privato cittadino, il filantropico
cavalier "ghe pensi mi", cercherà in tutti i modi di salvare le vittime
innocenti di un sistema corrotto e irrispettoso, senza tuttavia riuscirci.
Sessant'anni dopo la storia si ripete: non più sfollati ma "extracomunitari",
non più il cavaliere tuttofare ma il Gas e, ci allieta dirlo, non più la tragica
fine della famiglia cinematografica ma una conclusione che premia i più deboli e
chi si è prodigato per il loro bene. "Nel nostro piccolo – chiosa Francesca
Federici, coordinatrice del progetto – siamo contenti dei risultati ottenuti:
abbiamo voluto denunciare la pratica irregolare degli sgomberi in assenza di
alternative praticabili, dimostrando che i percorsi di integrazione sono
possibili con pochi mezzi e poche risorse anche a Milano" città, quest'ultima,
che già nelle dichiarazioni del grande regista era (e lo è ancor di più oggi)
"capitale non solo economica ma anche morale d'Italia".
Di Fabrizio (del 29/04/2012 @ 09:52:10, in Italia, visitato 1717 volte)
Nell'ambito della terza edizione della festa "via Padova è meglio di Milano",
il polo di via Idro proporrà due giorni all'insegna di vari aspetti della
cultura e della vita dei Rom, col contributo di artisti, cantanti, musici,
scrittori e vari testimoni.
Per finanziare le varie attività, siete invitati ad una CENA DI SOTTOSCRIZIONE
che si terrà lunedì 7 maggio alle ore 20.00 presso
enoteca '70 Café LIGERA via
Padova 133, MILANO
Proporremo ai vostri palati: Antipasti
Hummus
Tabulè
Salumi e formaggi vari
Primi
Lasagne di carne e per vegetariani
Gnocchi alla romana
Secondi
Spezzatino con contorno
Torte dolci e salate
Vino e bevande
Durante la cena verranno presentate le attività
proposte nei due giorni della festa "via Padova è meglio di Milano.
PS: se qualcuno volesse contribuire, in qualsiasi modo, alla riuscita della
cena, ci si trova mercoledì 2 maggio, alle 18,15 presso l'ENOTECA LIGERA, via
Padova 133, per definire gli ultimi particolari, oppure scrivere
info@sivola.net.
Di Fabrizio (del 08/05/2012 @ 09:25:21, in Italia, visitato 1319 volte)
Stanotte rileggevo il mio vecchio blog, Pirori, e tra i
vecchi post ho ritrovato questo del
maggio 2004. Chissà se quel razzista è ancora in circolazione, e chissà se è
cambiato qualcosa...
Io odio i neri, gli zingari (e un po' anche i gialli): non mi sento più
sicuro di girare in città. Sono Italiano e me ne vanto.
Me ne vanto di meno quando incontro un francese o un inglese: mi guardano sempre
con quella superiorità di chi è un popolo da almeno 1000 anni, mentre di
Italia se ne è cominciato a parlare da neanche 200. Ma in casa ho il TV color,
il DVD, l'HiFi e tutte quelle cose col nome inglese. Se me le portassero via, mi
sentirei un po' nero anch'io. E ho paura.
Gli zingari non hanno tutte queste cose, ecco mi sentirei un po' zingaro...
Loro non pagano le tasse come me, per scacciare la paura loro rubano i TV color,
e poi li rivendono a noi italiani, o ci allevano dentro le galline. Io,
piuttosto che rimanere senza TV color, lo comprerei persino da uno zingaro (e
magari ci risparmio, basta stare zitti).
Io pago le tasse per stare in pace, e con le tasse mando i figli a scuola.
Adesso, anche gli zingari vogliono mandare a scuola i figli (con i soldi che
paghiamo noi!) Abbiamo fatto un presidio, alla fine alcuni loro genitori li
hanno ritirati dalla scuola. Poi, andando a lavoro, ho trovato uno di questi
bambini zingari per strada. Magari quel bambino andava a chiedere il mangel, o a
rubare. M'è venuto un pensiero strano in testa: e se quello andava a rubare, io
con quelli del presidio (tutti italiani, lavoratori, padri di famiglia) non è
che ce l'abbiamo mandato noi??
A scuola, con gli zingari, stanno succedendo cose strane: prima, o i soldi (le
mie tasse!) non venivano spesi, oppure dovevamo pagare di tasca nostra quello
che lo stato ci doveva. Adesso la scuola ha tutta una serie di finanziamenti che
neanche mi aspettavo. Però gli zingari sono sporchi: adesso a scuola hanno
chiesto persino una lavatrice. Ho fatto 2 conti: se ci tassiamo noi genitori,
avremo la lavatrice a scuola, e forse ci risparmiamo su quello che pagavamo
prima (o almeno andiamo in pari).
La lavatrice: è un idea che ho avuto parlando col dottore; però si è aperto un
nuovo problema. Il campo degli zingari fa schifo solo ad immaginarlo... non c'è
acqua o corrente, certo che i bambini arrivano sporchi a scuola. Ma, se per caso
lì dentro scoppiasse un'epidemia, le malattie (che non sono razziste come me),
prima o poi arrivano anche da noi. Potremmo fare un nuovo presidio, perché gli
zingari vadano via, magari al posto del campo, non faranno un parco, ma speriamo
almeno in un supermercato (ce ne sono già altri otto). E poi, mi sono detto:
"Quelli" dove vanno? Non che me ne importi, ma lo so già, staranno qui attorno e
gireranno nuovamente nel quartiere. Anche ad arrestarli tutti, poi dove li si
mette? Io non so più se sono razzista, o se è solo la paura che scrivevo all'inizio...
ma tra uno zingaro che ho già visto e uno sconosciuto che verrà poi, forse
preferisco quello che ho già visto, che il figlio va a scuola, che magari gli ho
dato dei vestiti alla mamma… Cercate di capirmi!
Credo che il Comune non ascolterà questi pensieri di un razzista, e sgombererà
il campo con la polizia e con le ruspe (che io pago con le mie tasse). Si
aspetterà che gli sia grato di questo quando ci saranno le elezioni. Dopo le
elezioni, avremo un altro accampamento abusivo, poco distante dal primo, e
dovremo ricominciare ad odiarci da capo, come se niente fosse successo.
Odiare per me non è un problema, sono abituato. Sono molto più preoccupato
perché le mie tasse da anni sono finite in un giro vizioso: polizia, ruspe,
sgombero dell'immondizia quando non se ne può più. Ogni anno senza che niente
possa cambiare. Gli zingari montano un campo, il Comune lo smonta, il Comune
monta un campo, gli zingari lo demoliscono.
Forse sarebbe meno pesante per le mie tasche, se il Comune li pagasse per
montare, e tenere in ordine, dove li manda. I soldi, ho scoperto ci sono, ma se
non vengono spesi, non è che saranno investiti per fare quel parco che avremmo
bisogno. No! Tornano in tesoreria, o a Bruxelles o chissà dove. Ho il sospetto
che per farmi un favore, mi nascondano i soldi... e questo non è bello, se sei
convinto che i ladri siano gli zingari!
Insomma, caro diario, sono sempre razzista, ma a ragionare mi è venuto una gran
mal di testa. Cosa mi rimane di sicuro? La mia paura. Se non ne avessi così
tanta, parlerei con gli zingari per capire chi è il ladro. Ma non ne sono
capace, e forse anche lo zingaro avrà paura di parlare con me. Saremo condannati
ad odiarci, e per fortuna è quello che sappiamo fare meglio.
Qualcosa su di noi: Via Idro si trova a Milano, in zona nord-est praticamente al termine di via
Padova, non lontano dalla tangenziale est, al confine con i comuni di Sesto San
Giovanni e Cologno Monzese.
Quasi in aperta campagna, al numero 62, da oltre 20 anni vi risiedono in un
campo comunale circa 120 Rom Harvati, metà di loro hanno meno di 18 anni. Di
lontana origine croata, sono presenti nella zona da oltre 40 anni, prima in
sistemazioni di fortuna e dal 1989 lì regolarmente residenti.
Sono cittadini italiani, scolarizzati dalla metà degli anni '80, iscritti al
SSN. Inizialmente era solo un prato abbandonato, dove erano piazzate le roulotte
attorno ad un sentiero che lo percorre come un anello, sentiero poi asfaltato
dal comune. Data la situazione di relativa tranquillità degli anni scorsi, le
famiglie hanno potuto col tempo sistemare i propri spazi, rendendo il campo
simile ad un piccolo campeggio. Nel villaggio ci sono anche due MONUMENTI:
proprio di fronte all'ingresso LA GRANDE SERRA DEL PERDUTO
LAVORO, costruita quando la cooperativa LACI BUTI (Buon Lavoro
nella loro lingua, la cooperativa è formata dai rom stessi
diplomatisi operatori del verde agli inizi degli anni '90)
coltivava piante da vendere al mercato. Ora il monumento è in
disuso, perché il comune non ha più rinnovato la licenza di
vendita.
Al centro del villaggio: il CENTRO POLIFUNZIONALE. Costruito
una quindicina d'anni fa dal comune, nelle intenzioni doveva
essere un centro comunitario, presidio sanitario e sociale. In
tutti questi anni è stato adoperato 5-6 volte. E' intenzione
degli abitanti riportarlo all'originaria funzione, già ora
sarebbe possibile utilizzarlo per tenere corsi di cucito e
sartoria. Inoltre potrebbe aprirsi ad iniziative e mostre in
collaborazione con la zona.
Inoltre nel villaggio risiedono gli ultimi allevatori di cavalli dell'area di
Milano, eredi di una lunga tradizione. Anni fa, quando nell'insediamento si
erano formate diverse squadre di calcio, divise per età, era stata anche
bonificata un'area per sistemarla a terreno di calcio, che fu teatro di
memorabili sfide con altre squadre del quartiere.
Questo, in poche parole, il vissuto di un insediamento storico. Sia chiaro, i
problemi non sono mai mancati e non mancano tuttora. Ma nei decenni passati, la
comune volontà degli abitanti, delle varie amministrazioni comunali, dei
cittadini e dei volontari di zona, avevano fatto sì che questo fosse conosciuto
come un campo modello nella realtà milanese. L'abbandono degli ultimi anni, la
mancanza di manutenzione e di politiche sociali, assieme alla volontà delle
ultime amministrazioni di procedere ad una progressiva chiusura del campo, hanno
portato ad un progressivo deteriorarsi della situazione.
Da questo è nato un
progetto partecipato di riqualificazione dell'insediamento, accompagnato da
un lungo confronto tra gli stessi abitanti e le forze politiche e sociali della
zona, per dare finalmente sicurezze a chi risiede in zona da decenni ed
all'insediamento un carattere di villaggio solidale pienamente inserito
nell'area del costituendo Parco della Media Valle del Lambro. Il progetto spazia
in diversi ambiti: da quello del lavoro, all'abitare, alla scuola,
all'interazione col quartiere e con la città. E' anche il senso della
partecipazione per la prima volta della comunità di via Idro alla festa VIA
PADOVA E' MEGLIO DI MILANO, in quanto componente degli storici quartieri di
Crescenzago-Gobba-Adriano. Sperando, con il contributo di artisti, cantanti,
musici, scrittori e vari testimoni, di offrirvi un panorama ricco ed
interessante di questa cultura, vi aspettiamo tutti il 19 e 20 maggio.
Programma
Sabato 19 maggio
dalle 10.00 alle 12.00: Ti costruisco una storia:
laboratori per bambini - Preparazione con i bambini dei
costumi e delle scenografie dello spettacolo teatrale del
pomeriggio. Laboratorio curato da Stefania Benedetti, Mela
Tomaselli, Karisa Kahindi (a cura di associazione AB)
dalle 10.30 alle 11.30: Il tempo dell'incertezza:
comunità stanziali e sgomberate a confronto - Letture
di brani dei libri METROPOLI PER PRINCIPIANTI (Gianni Biondillo)
e di I ROM DI VIA RUBATTINO - UNA SCUOLA DI SOLIDARIETA' (a cura
di Elisa Giunipiero e Flaviana Robbiati), effettuate dagli
autori e con la presenza dei protagonisti. (a cura di Martesana 2 e
Comunità rom di via Idro)
dalle 16.00 alle 17.00: Racconterò una fiaba che mi
hanno raccontato - "L'anim-attrice" Stefania Benedetti
condurrà per mano il pubblico attraverso un racconto del popolo
rom (a cura di associazione AB)
dalle 19.00 alle 20.00: The million dollar Kid -
Proiezione del documentario (40’ circa) sui Traveller in
Irlanda, alla presenza del regista Gian Maria Carrara, presso il
centro polifunzionale. Interazione con gli ultimi allevatori di
cavalli della città, che risiedono proprio in via Idro (a
cura di Vivere in Zona 2 e Comunità rom di via Idro)
dalle 21.00 alle 23.30: Musiche randagie – Antonio Ricci, Valeria Lista, Rosa Maurelli, Rosanna Casè e Piero Leodi. - Pietro Marazza e Paola D'Alessandro. - OSPITE SPECIALE: Alessio Lega (a
cura di Comunità rom di via Idro e Anpi Crescenzago)
Domenica 20 maggio
dalle 10.30 alle 11.30: Non siamo nomadi, siamo
cittadini? - presentazione del libro VICINI DISTANTI,
CRONACHE DA VIA IDRO (a cura di Fabrizio Casavola). L'autore
intervisterà alcuni protagonisti del libro su problemi,
speranze, racconti, promesse, riguardo la loro presenza
quarantennale in zona 2, da ascoltarsi nelle loro piazzole di
sosta, sorbendosi un caffè (a cura di Vivere in Zona 2 e
Comunità rom di via Idro)
dalle 15.00 alle 18.00: I nipoti di Zampanò -
Clown, trampolieri, mangiafuoco, fachiri e giocolieri... grandi
e piccini faranno un balzo indietro nel tempo, com'era una volta
lo spettacolo itinerante, in compagnia degli artisti del
Circo
Ciccioli(a cura di Vivere in Zona 2)
tra le 18.00 e le 18.30: arrivo della Biciclettata
poetico meticcia con performance poetica (a cura di
Teatro degli Incontri)
dalle 18.30 alle 21.00: Video e suoni con Annese e
Finessi – DALLE TERRE DI NESSUNO, 2009, 53',
documentario di Elvio Annese - “Se un giorno d'inverno un
suonatore di fisarmonica...” Un film di Valerio Finessi con
Jovica Jovic. Due sguardi sui mutamenti urbani (a cura di
City ART)
dalle 21.30 alle 22.30: Dopocena con Ratko -
Cabaret con Luca Klobas (Zelig). Consigli, suggerimenti,
opinioni e dritte per neoarrivati e lungodegenti, su come
sopravvivere all'Italia e agli italiani (a cura di Vivere in
Zona 2)
Inoltre, durante tutta la durata della festa: per i più piccini, giro del
villaggio di via Idro a dorso di pony.
Il villaggio vedrà l'esposizione di ZigZart: un evento di
urban art con 10 installazioni che si relazionano con la realtà urbana,
estrapolando significati dai luoghi toccati, danno visioni creative cercando di
costruire relazioni e istigare processi trasformativi. Il villaggio nomade è un
luogo urbano, un possibile terreno comune, dove sperimentare convivenze e
relazioni tra culture diverse, tessere fili tra una realtà concreta degli
abitanti del villaggio e il mondo circostante. (evento a cura di Sitart)
Di Fabrizio (del 10/05/2012 @ 09:09:12, in Italia, visitato 1300 volte)
OPERA NOMADI DI REGGIO CALABRIA - COMUNICATO STAMPA
L'omicidio del giovane Domenico Rigante è un fatto grave che va affrontato
assicurando tutti i colpevoli alla giustizia, nel rispetto della legge italiana.
Questo significa che le istituzioni pubbliche che in modo efficiente hanno
provveduto all'arresto del presunto omicida devono, allo stesso modo, condannare
e contrastare le azioni con le quali la comunità rom di Pescara è stata
minacciata e criminalizzata come colpevole del reato.
Contro queste azioni illegali di "etnicizzazione del reato" le
istituzioni, fino ad oggi, hanno fatto molto poco : li hanno subite e tollerate
. Lo striscione lasciato appeso di fronte al comune di Pescara con scritto "avete
cinque giorni per cacciarli dalla città" mette in evidenza l'approccio
utilizzato delle istituzioni locali. Per questo atteggiamento tollerante tante
famiglie rom di Pescara, persone per bene che non c'entrano nulla con
l'omicidio, per paura di subire delle violenze, hanno deciso di allontanarsi
dalle loro case.
Ci chiediamo se così facendo le istituzioni pubbliche abbiano garantito la
sicurezza anche ai cittadini rom. L'approccio tollerante utilizzato dalle
istituzioni, forse per evitare reazioni peggiori da parte del gruppo ultrà,
comunque lascia spazio alla realizzazione di altre violenze, le stesse che hanno
portato all'omicidio del giovane Rigante.
Anche l'approccio dei media è stato, a nostro parere, molto discutibile.
I media nazionali, che non subiscono le pressioni dei gruppi locali, hanno
riportato gli episodi gravi delle minacce che hanno spinto alcune famiglie rom
ad allontanarsi dalla città, come delle semplici "tensioni" successive
all'omicidio, senza esprimere alcuna forma di condanna verso queste. Nessuna
condanna neanche verso quei politici locali che hanno apertamente appoggiato
queste iniziative discriminanti, accompagnate dalle frasi "riprendiamoci il
territorio". Descrivere questi fatti di grave discriminazione come se fossero
una "normale reazione" all'omicidio, significa indirettamente accettarli e
legittimarli.
Episodi di questo genere sono azioni di razzismo, che troppo spesso hanno
preparato atti violenti contro delle famiglie inerme e totalmente estranee ai
fatti criminali che arbitrariamente gli vengono addebitate.
A nostro parere la condanna verso queste posizioni deve essere chiara e
inequivocabile e per questo non si devono accettare attenuanti e giustificazione
di nessuna specie. Proprio perché, dopo un atto di grave violenza come è stato
l'omicidio di questo giovane, vanno scongiurate in modo netto altre violenze.
Da lodare, invece, è il comportamento civile del padre del giovane ucciso.
Quest'uomo , nonostante il suo grande dolore per la perdita di un figlio, ha
invitato gli ultrà alla calma chiedendo giustizia e non vendetta. Siamo vicini a
questo padre che, dimostrando grande dignità ed equilibrio, ha capito che la
giustizia per suo figlio non si otterrà con gli atti di razzismo verso la
comunità rom. Atti assurdi e arbitrari come l'omicidio di suo figlio, atti il
cui argomento etnico è una pura invenzione.
I fenomeni criminali, che esistono in tutte le città, non hanno mai avuto una
connotazione etnica come alcuni lasciano intendere applicando l'approccio del
capro espiatorio. Approccio che serve altri interessi e non certo quelli del
bene comune. La criminalità, in ogni città, è una problematica di tipo sociale
che va affrontata con seri provvedimenti sociali e non attraverso la costruzione
di "scontri tra gruppi etnici", che in realtà non esistono. Questo è un modo
subdolo di affrontare le questioni sociali che non ha mai portato ad alcuna
soluzione, ma ha aumentato i problemi.
Invitiamo pertanto il comune di Pescara a condannare apertamente gli atti di
discriminazione posti in essere contro i cittadini rom, a collaborare con le
associazioni locali che da tempo denunciano l'esistenza di problemi sociali (non
etnici) sul territorio e a realizzare con queste gli interventi necessari.
Reggio Calabria, 7 maggio 2012
Il presidente Sig. Antonino Giacomo Marino
Di Fabrizio (del 14/05/2012 @ 09:03:19, in Italia, visitato 4105 volte)
COMO La campagna elettorale si infiamma. Manca una settimana al
ballottaggio e si consuma il primo vero scontro tra la candidata del Pdl Laura
Bordoli e il candidato del centrosinistra Mario Lucini.
A scatenare la bagarre è stata un'iniziativa lanciata ieri da Bordoli e dal
Pdl: una raffica di volantini, distribuiti in città e pubblicati su Internet
(compaiono anche nel notiziario web del coordinatore provinciale Alessio Butti),
per denunciare che «la città in mano alla sinistra sarà una città diversa».
Esistono diverse versioni, tutte comunque tese a sottolineare quello che
accadrebbe - secondo il Pdl - se Lucini divenisse sindaco: i centri sociali
nelle circoscrizioni, i campi nomadi vicino casa, l'aumento dell'immigrazione,
una moschea in città, l'addio ai vigili di quartiere. E ancora: aumento delle
tariffe dei mezzi pubblici, aumento delle tasse comunali, pedaggio per entrare
in città. «È accaduto a Milano con Pisapia e accadrebbe anche qui», è la tesi
del Pdl... (continua su La Provincia di Como)
Non vi pare di aver già sentito qualcosa di simile? Bossi: ''Pisapia è matto, vuole che
Milano diventi una zingaropoli'' Sappiamo com'è finita
Nell'introduzione leggiamo: "Quelli di cui parlo non sono Rom
immaginari o da rotocalco, ma persone reali con cui ho agito, discusso, riso,
litigato per anni". Quale è la Sua esperienza personale con la comunità rom?
Quella di una comunità piccola, rinchiusa ed assediata. Al di là di questo,
composta da gente che ha, come me o come il mio vicino di casa, problemi,
aspettative, guai e speranze...
Ho ritrovato un post che fece scandalo nella sonnacchiosa comunità dei
blog di Tiscali, del 17 marzo 2005:
Vittorio: "Per come è oggi la situazione, è meglio vivere in
un appartamento, soprattutto per i nostri figli. Nei campi spesso c'è troppa
violenza, e la situazione igienica non è certo delle migliori".
Rita, sua moglie: "Certo, io pur non essendo una zingara
preferivo la vita nei campi. Anche i nostri bambini stavano meglio. Quando ci
siamo trasferiti in appartamento non riuscivano a dormire, si sentivano
soffocare e poi sentivano la mancanza dei loro amici. Nei campi si vive tutti
insieme, in questi palazzi, invece, ognuno pensa per sé".
Ivan: "Tutte le mattine devo timbrare il cartellino alle otto.
È mio padre che tutte le mattine mi accompagna all'autobus in macchina. La mia
vita è cambiata completamente, vivo con i miei e prima andavamo avanti col
contagocce, oggi ho dodici mensilità, tredicesima e quattordicesima. Sul posto
di lavoro nessun problema, essere zingaro non ha provocato reazioni negative fra
i miei colleghi. I miei colleghi non sono bambini, sanno che vivo in un
accampamento, ma non è un problema." testimonianze da: Zingari a Milano di Laura Tajoli, Roberta Lorenzetti,
Giliola Verza ed. Vivereoggi – Comune di Milano
Francesco: "La nuova sistemazione abitativa ha fatto emergere
anche nuovi problemi cui devo dedicare la mia attenzione e il mio impegno. Devo
occuparmi degli attacchi della luce, delle giovani coppie in cerca di casa e dei
rapporti tra il nuovo quartiere e gli altri cittadini di Cosenza.
Non è facile il mio ruolo; mentre prima della realizzazione del villaggio mi
occupavo della sola questione abitativa, ora affronto tutti i problemi, sono un
mediatore 'globale', usando una parola imparata dei miei amici del Movimento per
la Pace che ho frequentato da quando siamo usciti dalla baraccopoli e viviamo
più intensamente la vita cittadina.
L'uscire dall'emarginazione mi ha permesso di acquistare maggior sicurezza nelle
mie capacità. La responsabilità acquisita, grazie all'incarico di mediazione
dell'Opera Nomadi, mi ha spinto a partecipare con consapevolezza a tutti gli
incontri con le autorità, come ad esempio il Giorno della Memoria, organizzato
insieme al Comune di Cosenza per ricordare i Rom e i Sinti sterminati dal
nazi-fascismo.
L'arrivo nella nostra città di un gruppo di Rom, provenienti dalla Serbia, è
stata l'occasione per conoscere la lingua che parlavano i miei nonni: quel
romanès che vorrei portare nelle scuole." atti del convegno: LA MEDIAZIONE CULTURALE, una scelta, un diritto –
Istituto di Cultura Sinta – Mantova 2004
Parlando con un amica al campo: "Quand'ero più giovane, sono
andata a chiedere l'elemosina. Non perché mi piacesse, ma perché non c'erano
alternative. Adesso qualche volta lavoro, non lo farei più. I miei genitori
erano analfabeti, io ho studiato in collegio. Le mie figlie adesso frequentano
le superiori. Ecco: non voglio che loro debbano mai chiedere l'elemosina,
sarebbe l'unico motivo per tornare a farlo io!
Loro sono diverse da me: figurati che adesso si preoccupano della linea! E poi,
io alla loro età mi vestivo come capitava, loro vanno a scuola e vogliono non
sfigurare di fronte alle loro amiche gagi. Così, mi chiedono i soldi per i
vestiti. Ma di soldi, ne girano sempre pochi. Così ho risposto: la mattina
andrete a scuola, il pomeriggio a lavorare. Anche come lavapiatti, non importa.
Non torno a chiedere la carità per comperarvi vestiti."
L'attuazione dell'"emergenza nomadi" ha condotto a gravi violazioni dei
diritti umani di migliaia di donne, uomini e bambini rom residenti nei campi e
ha permesso una maggiore impunità per le violazioni di norme internazionali in
materia di alloggio adeguato.
Centinaia di famiglie rom in Italia sono intrappolate in un circolo vizioso di
sgomberi forzati. Bambini, uomini e donne che vivono in campi informali vengono
sgomberati ogni giorno senza alcuna tutela giuridica, molto spesso restando
senzatetto e vedendo aumentare ulteriormente la discriminazione nei loro
confronti.
Anche le persone rom che vivono nei campi autorizzati e tollerati sono a rischio
di sgomberi illegali. I piani per la chiusura di diversi campi a Roma e Milano
sono stati stabiliti durante l"emergenza nomadi", un provvedimento
discriminatorio adottato dalle autorità nazionali nel maggio 2008. Anche se
l"emergenza nomadi" è stato ufficialmente dichiarata illegittima lo scorso
novembre dal Consiglio di stato, le autorità italiane sono ancora impegnate a
portare avanti questi piani, invece di fornire rimedi per coloro che hanno
subito le violazioni, attraverso gli sgomberi forzati, la segregazione in campi
inadeguati e l'insicurezza della loro condizione abitativa.
Il governo italiano ha la responsabilità di rispettare, proteggere e garantire
la realizzazione dei diritti umani delle persone rom, compreso il loro diritto a
un alloggio adeguato. Tuttavia, a sei mesi dal suo insediamento, il governo deve
ancora dimostrare il suo impegno per la tutela dei diritti umani delle persone
rom non solo con le parole, ma con i fatti.
Anna Maria Cancellieri
Ministero dell'Interno
Palazzo Viminale
Via Agostino Depretis 7,
00184 Roma
Email: scrivialministro@interno.it
Prof. Andrea Riccardi
Ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione
Largo Chigi 19
00187 Roma
Email: segreteria.ministroriccardi@governo.it
Egregio Ministro,
Sono un simpatizzante di Amnesty International, l'Organizzazione non governativa
che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano
violati.
Vorrei esprimere la mia preoccupazione per il fatto che centinaia di famiglie
rom sono intrappolate in un circolo vizioso di sgomberi forzati in Italia.
Bambini, uomini e donne che vivono nei campi informali sono stati sgomberati
senza una previa consultazione né un adeguato preavviso e senza accesso a un
alloggio alternativo accettabile o via di ricorso efficaci.
Mi preoccupa inoltre il fatto che le autorità locali sembrino impegnate a
portare avanti i piani di chiusura dei campi anche se l"emergenza nomadi" è
stata dichiarata illegittima dal Consiglio di stato lo scorso novembre, e che
nel febbraio 2012 il governo abbia presentato ricorso contro questa decisione
alla Corte di Cassazione.
I piani di chiusura dei campi autorizzati e tollerati a Roma e Milano hanno già
portato a continui sgomberi forzati, al sovraffollamento, alla segregazione
delle persone rom in campi inadeguati e a una sempre maggiore insicurezza della
loro condizione abitativa. Queste azioni violano trattati internazionali e
regionali sui diritti umani di cui l'Italia è parte.
Le scrivo per chiederle di fare tutto in quanto in suo potere affinché:
vengano interrotti immediatamente gli sgomberi forzati e sia promossa una nuova
legislazione che ne recepisca il divieto, per garantire che tutti gli sgomberi
forzati siano effettuati nel rispetto del diritto e degli standard
internazionali;
vengano adottate misure, incluse linee guida, per garantire che tutti i
funzionari coinvolti negli sgomberi forzati siano dotati di indicazioni chiare
sulle garanzie che devono essere prese in considerazione affinché uno sgombero
avvenga legalmente, in conformità con gli obblighi esistenti;
siano sospesi i piani per la chiusura dei campi "autorizzati" e "tollerati",
stabiliti a livello locale in base all'"emergenza nomadi", tra cui quelli di
Roma e Milano, fino a quando piani alternativi che rispettino pienamente i
diritti umani siano stati sviluppati in consultazione con tutte le persone
interessate;
sia ritirato il ricorso contro la decisione del Consiglio di stato del novembre
2011 e forniti rimedi efficaci, attraverso la creazione di meccanismi e
procedure adeguate, a tutti coloro che hanno subito violazioni dei diritti umani
come conseguenza dell'"emergenza nomadi".
Sabato 26 maggio faremo al Terradeo la 6^Festa del Quartiere. Venite a
conoscerli (ma portatevi la vostra ragione), per capire e giudicare coi vostri
occhi quanto è miserabile il pregiudizio.
VIA DEI LAVORATORI 2 (zona industriale)
*Sabato 26 maggio 2012
Ore 10.30 Messa al campo
Ore 11.30 Incontro con le Autorità e i Visitatori, presentazione e visita del
Quartiere Terradeo
Ore 12.00 Rinfresco
Ore 14.30 Giochi per i bambini e merenda
*Domenica 27 maggio 2012
Apertamente e Punto Parco Terradeo alla Festa delle Associazioni in Cascina
Fagnana.
I Sinti (e i Rom, e tutti gli altri discriminati) non li vorrei né eroi né
vittime delle abituali persecuzioni. Mi piacerebbe che fossero così considerati,
come li conosco da tanti anni, semplicemente persone. Vorrei che, come
ogni persona ne ha diritto, fossero giudicati per quel che sono ciascuno di
loro, come ognuno di noi.
La realtà è, invece, che sono giudicati in blocco da gente che ha il
cervello annebbiato dal pregiudizio e dall’incapacità di conoscere e capire.
Loris, un giovanotto sinto, simpatico e lavoratore, è in giro per raccogliere il
ferro: l’unico quasi ormai tra i lavori che la crisi e il discrimine lasciano a
quelli come lui, che di lavori ne ha fatti tanti, per provvedere alla sua
famiglia, anche più d’uno contemporaneamente. Vede un uomo che si getta nel
Naviglio, a Trezzano, dal ponte gobbo. Spegne il motore del camioncino,
si toglie le scarpe, si getta in acqua. Con lui ci sono due cognati che lo
aiuteranno a portare a riva l’aspirante suicida, un uomo anziano, che
recuperando la vita non ha certo risolto i suoi problemi. Loris e i due cognati
risalgono in cabina, riavviano il motore e se ne vanno. Tutto qui.
La notizia gira, i giornalisti si fanno giustamente vivi, qualcuno lo avverte
anche la nostra associazione fondata da sinti e non sinti, "ApertaMente di
Buccinasco", del cui Consiglio Loris fa parte, con sede nel Quartiere Terradeo
di questa Città (vedi QUI ndr)
Per l’opinione corrente è un po’ come l’uomo che morde il cane: una stranezza.
Un grande scrittore ha detto: sfortunato quel popolo che ha bisogno di eroi.
Di quanti Loris ha bisogno il popolo sinto perché cambino idee e comportamenti
nei suoi confronti?
Ernesto Rossi, presidente di "ApertaMente di Buccinasco"
Di Fabrizio (del 20/05/2012 @ 07:25:18, in Italia, visitato 1480 volte)
Sabato 26 maggio 2012 Palazzina Liberty – Largo Marinai D'Italia 1 – Milano
dalle 15.30 alle 19.30
Naga – Gruppo di Medicina di Strada presenta
ROM E GAGI: ABITARE INSIEME LA CITTÁ
Da secoli la convivenza di rom e sinti con le popolazioni dei paesi nei
quali hanno vissuto è stata segnata da pregiudizi e discriminazioni. Solo un
anno fa, la campagna elettorale del sindaco uscente e dei suoi alleati si è
incentrata sul pericolo che Milano diventasse una "zingaropoli". In diversi
casi, in varie città italiane, vi
sono stati episodi ancora più gravi di intolleranza e violenza contro gli
abitanti dei campi rom.
Medicina di strada, composta da volontari del Naga che lavorano da più di dieci
anni nei campi irregolari e regolari di Milano, occupandosi della salute e dei
bisogni delle famiglie rom che vi vivono, vuole proporre uno sguardo diverso
sulla cultura e sulla realtà dei popoli rom e sinti, nella convinzione che per
rom e "gagi"
(termine che in lingua romanì indica "non rom") abitare insieme la città sia
possibile.
All'incontro partecipano, oltre ai volontari del Naga, famiglie rom,
associazioni che rappresentano e che operano con i rom, esponenti
dell'amministrazione comunale, dei consigli di zona e delle associazioni di
quartiere.
Programma:
L'identità e la storia di rom e sinti
Giorgio Bezzecchi (Vice Presidente nazionale Federazione Rom e Sinti Insieme)
La vita nei campi irregolari a Milano e la storia degli sgomberi negli
ultimi anni
Racconti, testimonianze e proiezione di video
L'intervento del Naga
Per i volontari di Medicina di Strada: Andrea Galli, Cinzia Colombo, Simonetta
Jucker e Tina Aiolfi
"La discriminazione contro di noi supera tutte le frontiere": leggi,
ordinanze, sgomberi e antiziganismo
Marzia Barbera (Naga Medicina di Strada)
Dibattito
Interverranno: musicisti, comici, registi rom
Aperitivo rom
D'intesa con la Presidenza del Consiglio Comunale di Milano - Ingresso libero - www.naga.it –
naga@naga.it – 349.1603305
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
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