OPERA NOMADI DI REGGIO CALABRIA - COMUNICATO STAMPA
L'omicidio del giovane Domenico Rigante è un fatto grave che va affrontato
assicurando tutti i colpevoli alla giustizia, nel rispetto della legge italiana.
Questo significa che le istituzioni pubbliche che in modo efficiente hanno
provveduto all'arresto del presunto omicida devono, allo stesso modo, condannare
e contrastare le azioni con le quali la comunità rom di Pescara è stata
minacciata e criminalizzata come colpevole del reato.
Contro queste azioni illegali di "etnicizzazione del reato" le
istituzioni, fino ad oggi, hanno fatto molto poco : li hanno subite e tollerate
. Lo striscione lasciato appeso di fronte al comune di Pescara con scritto "avete
cinque giorni per cacciarli dalla città" mette in evidenza l'approccio
utilizzato delle istituzioni locali. Per questo atteggiamento tollerante tante
famiglie rom di Pescara, persone per bene che non c'entrano nulla con
l'omicidio, per paura di subire delle violenze, hanno deciso di allontanarsi
dalle loro case.
Ci chiediamo se così facendo le istituzioni pubbliche abbiano garantito la
sicurezza anche ai cittadini rom. L'approccio tollerante utilizzato dalle
istituzioni, forse per evitare reazioni peggiori da parte del gruppo ultrà,
comunque lascia spazio alla realizzazione di altre violenze, le stesse che hanno
portato all'omicidio del giovane Rigante.
Anche l'approccio dei media è stato, a nostro parere, molto discutibile.
I media nazionali, che non subiscono le pressioni dei gruppi locali, hanno
riportato gli episodi gravi delle minacce che hanno spinto alcune famiglie rom
ad allontanarsi dalla città, come delle semplici "tensioni" successive
all'omicidio, senza esprimere alcuna forma di condanna verso queste. Nessuna
condanna neanche verso quei politici locali che hanno apertamente appoggiato
queste iniziative discriminanti, accompagnate dalle frasi "riprendiamoci il
territorio". Descrivere questi fatti di grave discriminazione come se fossero
una "normale reazione" all'omicidio, significa indirettamente accettarli e
legittimarli.
Episodi di questo genere sono azioni di razzismo, che troppo spesso hanno
preparato atti violenti contro delle famiglie inerme e totalmente estranee ai
fatti criminali che arbitrariamente gli vengono addebitate.
A nostro parere la condanna verso queste posizioni deve essere chiara e
inequivocabile e per questo non si devono accettare attenuanti e giustificazione
di nessuna specie. Proprio perché, dopo un atto di grave violenza come è stato
l'omicidio di questo giovane, vanno scongiurate in modo netto altre violenze.
Da lodare, invece, è il comportamento civile del padre del giovane ucciso.
Quest'uomo , nonostante il suo grande dolore per la perdita di un figlio, ha
invitato gli ultrà alla calma chiedendo giustizia e non vendetta. Siamo vicini a
questo padre che, dimostrando grande dignità ed equilibrio, ha capito che la
giustizia per suo figlio non si otterrà con gli atti di razzismo verso la
comunità rom. Atti assurdi e arbitrari come l'omicidio di suo figlio, atti il
cui argomento etnico è una pura invenzione.
I fenomeni criminali, che esistono in tutte le città, non hanno mai avuto una
connotazione etnica come alcuni lasciano intendere applicando l'approccio del
capro espiatorio. Approccio che serve altri interessi e non certo quelli del
bene comune. La criminalità, in ogni città, è una problematica di tipo sociale
che va affrontata con seri provvedimenti sociali e non attraverso la costruzione
di "scontri tra gruppi etnici", che in realtà non esistono. Questo è un modo
subdolo di affrontare le questioni sociali che non ha mai portato ad alcuna
soluzione, ma ha aumentato i problemi.
Invitiamo pertanto il comune di Pescara a condannare apertamente gli atti di
discriminazione posti in essere contro i cittadini rom, a collaborare con le
associazioni locali che da tempo denunciano l'esistenza di problemi sociali (non
etnici) sul territorio e a realizzare con queste gli interventi necessari.
Reggio Calabria, 7 maggio 2012
Il presidente
Sig. Antonino Giacomo Marino