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\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 31/08/2012 @ 09:11:24, in Europa, visitato 1605 volte)

Da Roma_Francais

  par voxrromorum le 21 août 2012

Martedì 21 alle 15 si è tenuta una riunione sotto stretta sorveglianza, nel capannone di Ion, un Rom rumeno che con altri, sta occupando un terreno abbandonato nel dipartimento dell'Essoinne. Invitati Rom da tutti i paesi: Zanko dalla ex Jugoslavia, Dimitar dalla Bulgaria, Janos dall'Ungheria ed anche Jean-François, detto Papayou, un Sinto che abita nel dipartimento. La spinosa questione dei Fnarcesi preoccupa questi Rom, convenuti nel consiglio dei saggi.

Il fatto è che Zanko ha commesso un errore. Da poco incaricato dal consiglio riguardo le questioni della sicurezza e del paesaggio, ha deciso di smantellare il sistema di videosorveglianza in alcuni quartieri. Ciò ha provocato la levata di scudi delle imprese alla sicurezza, mentre i padroni di cani sostengono l'azione di Zanko e chiedono lo smantellamento del sistema di videosorveglianza in tutto il dipartimento. La situazione è esplosiva: le società di sicurezza privata ed il sindacato dei padroni di cani sono due forze inconciliabili per ogni Essoniano che vuole farsi un nome.

Non solo, Janos l'ungherese, incaricato al commercio e lavoro, è andato fuori di testa apprendendo la notizia. Pur "comprendendo il disagio causato dall'installazione di questi sistemi di videosorveglianza", Janos ritiene che il loro smantellamento non sia una soluzione. Come alternativa propone di incastonare i sistemi nei muri, le lenti delle telecamere potranno essere mascherate da una vernice che le renda quasi invisibili, permettendo comunque loro di funzionare. Comunque tanto Janos che le ditte interessate a questo tipo di installazioni, sanno che quella vernice è assolutamente opaca e che le telecamere non riusciranno a registrare niente, ma occorre proporre un'alternativa, se non altro per smarcarsi da quel coglione di Zanko. Poi, se si può aiutare gli amici...

La riunione rischiava di essere lunga, attendendo impazientemente le conclusioni. Da buoni reporter, pubblichiamo per tutti e tutte la decisione adottata, quando Jean-François, detto Papayou, uscendo dal capannone con gli occhi sbarrati si è colpito la fronte: "Che idioti!" Gli abbiamo chiesto cosa non andasse, e ci ha risposto: "Bah, i Fnarcesi non chiedono telecamere, sui pali o dentro i muri, né coperte, né scoperte, pitturate o altre. Vogliono solo che permettiamo loro di mettere le serrature alle porte!" Accidenti, avevamo dimenticato questo divieto per i Fnarcesi di mettere serrature ed utilizzare chiavi. E questo perché, non si capisce che le imprese che le proteggono, a colpi di telecamere o possessori di cani...

 
Di Fabrizio (del 29/08/2012 @ 09:13:04, in Europa, visitato 1448 volte)

Da Roma_Francais

Rom: facilitare l'accesso al lavoro, "un vero, falso annuncio" Par Morgane Bertrand

Il governo potrebbe fare molto di più per aiutare i Rom ad integrarsi, dice Benjamin Abtan, presidente del Mouvement anti-raciste européen Egam. Intervista

[...] Il ministro dell'alloggio, Cécile Duflot, ha annunciato mercoledì 22 agosto che il governo ha deciso di "allentare i vincoli" sull'accesso al lavoro dei Rom, "sopprimendo la tassa" a carico dei loro datori di lavoro ed "allargando" i mestieri a cui possono accedere. Lei che ne dice?

Buono, ma potrebbe essere meglio. Prima, una piccola precisazione: il problema non è facilitare l'accesso dei Rom al lavoro, ma cessare di impedirne l'accesso a bulgari e rumeni. Per loro esistono disposizioni europee specifiche, come l'obbligo di avere un permesso di lavoro e di soggiorno, e per il datore di lavoro di accollarsi quella famosa tassa.

Ciò detto, facilitando l'accesso di rumeni e bulgari al mercato del lavoro, si faciliterà effettivamente la loro integrazione ed una lotta più efficace contro il lavoro nero e la mafia. Ma è un "vero-falso" annuncio, dato che la Francia si era già impegnata di fronte alla Commissione Europea ad abolire questo dispositivo specifico entro la fine del 2013. Diversi paesi, tra cui l'Italia e l'Irlanda, l'hanno già fatto.

Il governo non ha anche il merito di affrontare finalmente a viso aperto una questione tanto complessa?

Certo, ma ha scelto di farlo al minimo - ascoltando solo il collettivo Romeurope - scegliendo cioè un interlocutore francese, ed umanitario. I problemi dei Rom vanno ben oltre. Non solo non è stata considerata la dimensione europea, ma il governo non ha neanche prestato orecchio all'Union française des associations tziganes, che rappresenta la comunità. Se si fosse tenuto conto di questi aspetti, si sarebbe andato ben oltre.

Esempio?

L'anno scorso, tutti i paesi dell'Unione Europea hanno presentato alla Commissione la loro strategia d'integrazione dei Rom. Quella della Francia era assolutamente insufficiente. Aspettiamo quindi dal governo una revisione profonda di questa strategia, sia riguardo al budget che al calendario. A Bruxelles ci sono miliardi di euro destinati a sostenere i progetti d'inserimento dei Rom. Ma sono in gran parte sottoutilizzati. La Francia potrebbe scegliere di mobilitarli. Quanto ai diritti dell'uomo, avrebbe potuto prendere l'impegno di portare a livello europeo la lotta contro la discriminazione ed il razzismo verso queste popolazioni.

Cosa avrebbero potuto domandare le comunità rom e zigane se fossero state ricevute nella forma dovuta?

L'abolizione della legge del 1969 sul vagabondaggio. Questo testo discriminatorio impone a queste popolazioni il possesso di un carnet di circolazione, la perdita del diritto di voto per dieci anni in caso di cambiamento del comune di residenza, o ancora una quota non superiore al 3% di gens du voyage per ogni comune. L'anno scorso abbiamo chiesto l'abolizione di questa legge, ed il partito socialista si era impegnato. Se il governo avesse ricevuto i latori di questa rivendicazione, avrebbe potuto impegnarsi pure.

Per quanto riguarda lo sgombero dei campi rom, Matignon ha indicato che "le decisioni giudiziarie continueranno ad essere applicate..."

Per cinque anni, si sono stigmatizzate mediaticamente queste persone, senza una soluzione. Questi sgomberi non fanno che spostare il problema e complicano ancora di più la situazione in termini di igiene o di scolarità. François Hollande aveva promesso che non ci sarebbero più state espulsioni senza rialloggio. Il governo ha il dovere di trovare una risposta globale. Secondo un sondaggio Atlantico-Ifop realizzato il 9 e 10 agosto, l'80% dei Francesi sono favorevoli allo smantellamento dei campi rom illegali, ma il 73% giudica la misura inefficace!

Cosa risponde a quanti credono che queste persone non siano sedentarizzabili?

Di cosa parliamo? I Rom di Francia,  15.000 miserabili Rumeni e Bulgari. Su scala nazionale, la cosa è gestibile! Nei loro paesi, sono sedentari ed urbanizzati da decenni. Si tratta soprattutto di immigrati poveri che si ritrovano nelle baraccopoli perché non  hanno i mezzi per vivere. Non è nel loro gene vagabondare di baracca in baracca. Si direbbe dei nuovi immigrati spagnoli che fuggono dalla crisi economica che sono dei "nomadi spagnoli"?

 
Di Sucar Drom (del 27/08/2012 @ 09:16:51, in Europa, visitato 1350 volte)
 
Di Fabrizio (del 21/08/2012 @ 09:14:39, in Europa, visitato 2233 volte)

Da Roma_Daily_News

by Valeriu Nicolae

L'espulsione dei Rom dalla Francia non funzionerà, perché la Francia (e l'Europa) non ha idea di quanto succede nei ghetti rom o di come integrare i Rom.

16/08/2012 - Le autorità francesi hanno nuovamente iniziato a smantellare i campi rom "illegali", offrendo ai Rom rumeni 300 €. a testa ed un biglietto gratuito per la Romania.

Una gamma piuttosto ristretta di media ha ripreso la notizia, la maggior parte sono stati critici verso le autorità francesi. La Commissione Europea ha rilasciato una dichiarazione, però solo da un portavoce di basso profilo. I politici francesi ed europei sono stai in notevole silenzio.

Nell'estate 2010, l'allora presidente francese, Nicolas Sarkozy, promise che avrebbe smantellato metà dei campi rom illegali in Francia e avrebbe rimandato in patria i Rom bulgari e rumeni. François Hollande - allora una figura di spicco dell'opposizione - assieme ad altri socialisti criticò fortemente l'approccio governativo della destra. La Commissione Europea asserì che la Francia stava usando metodi mutuati dai nazisti e Viviane Reading, commissaria alla giustizia, disse che "questa è una situazione a cui mai avrei pensato l'Europa avrebbe dovuto assistere dopo la II guerra mondiale"; mentre il Parlamento Europeo emise parole forti per condannare l'azione francese. Molti dei più importanti canali d'informazione condannarono le azioni francesi.

Ma il nuovo governo socialista sembra agire esattamente come fece quello precedente di destra nel 2010.

Perché questa differenza?

Lo scontro nel 2012 tra Reding e Sarkozy costò caro ad entrambe. Sembra che tanto la Commissione Europea che le autorità francesi abbiano imparato la lezione. La decisione di Reding di lasciare la risposta ad un portavoce, continua la sua politica dal 2010, nell'essere molto attenta a non alzare troppo la voce contro la Francia. Da parte sua Hollande sta lasciando la questione in mano alle autorità locali e al ministro degli interni. Molto probabilmente, entrambe sperano di trovare una soluzione accettabile per evitare l'attenzione dei media e risolvere senza troppo rumore le questione sollevate dalla presenza dei campi rom illegali in Francia.

Il problema è che questo approccio non può funzionare. Né la Commissione né il governo francese (e nessun governo UE, se è per questo) sembrano avere idea di che cosa stia succedendo. I maggiori incentivi per i governi de3i paesi di provenienza dei Rom, assieme a quelli per i Rom stessi, incoraggiano la migrazione verso ovest, invece dell'inclusione nelle loro società.

Ecco alcune delle cose che i politici in Francia, Europa orientale ed incaricati di Bruxelles non sanno o non vogliono dire:

  1. I ghetti in Romania e Bulgaria sono ben peggiori di qualsiasi campo illegale in Europa occidentale. Il numero di quanti vivono in questi ghetti sta crescendo. E così il numero di tossicodipendenti, infetti da HIV/AIDS, criminali ed analfabeti funzionali.
  2. Lavorare, mendicare, prostituirsi o piccola criminalità fanno guadagnare di più - sino a 20 - 30 volte - in Europa occidentale che nei luoghi di provenienza dei Rom.
  3. I servizi sociali per i Rom migranti sono di gran lunga migliori nei campi illegali in Francia, dei servizi disponibili per quei cittadini rumeni, ungheresi, slovacchi o bulgari che vivono nei ghetti.
  4. Le condanne per crimini minori e le condizioni delle prigioni in Europa dell'est, rendono quasi una meta vacanziera le prigioni in Francia, Italia e GB.
  5. Pagare 300 €. a rimpatrio ed offrire il biglietto aereo gratis è un enorme spreco di denaro pubblico, oltre che un significativo incentivo ad ulteriori migrazioni. La famiglia rom che migra in Francia ha in media cinque componenti; quella famiglia riceverà 1.500 €. per tornare in Romania. Il costo di un biglietto del bus per la Francia è di circa 40 €. a persona - diciamo 200 €. a famiglia. Ciò significa un guadagno netto di 1.300 €. - più delle entrate annuali medie di una tale famiglia in un ghetto.
  6. La maggior parte degli stati membri dell'Europa centrale ed orientale hanno significativi incentivi per sbarazzarsi dei Rom. I governi a Bucarest, Sofia, Budapest, Bratislava e Praga non godono di incentivi per fermare la migrazione dei Rom. Che sono di gran lunga la minoranza etnica più odiata nella regione - la popolazione maggioritaria è felice di votare per qualsiasi politico anti-Rom. In Romania a migliaia cantano per la morte dei Rom durante le partite di calcio. Per molti politici nella regione, il "dumping etnico" - i Rom che lasciano il loro paese - appare una soluzione migliore dell'inclusione sociale.
  7. Quando si tratta di Rom, il razzismo istituzionale - tradotto in mancanza di accesso e partecipazione significativi ad un'istituzione - è insito nelle istituzioni europee. E' spaventosa la mancanza di esperienza pratica o persino accademica nell'agire con l'inclusione rom a livello di istituzioni europee. Alcuni dei peggiori esempi sono la Commissione Europea e l'Agenzia per i Diritti Fondamentali, le principali organizzazioni incaricate dell'inclusione sociale a livello europeo. Questo toglie legittimità alle istituzioni quando fanno raccomandazioni agli stati membri, riguardo le misure per l'inclusione sociale dei Rom, in particolare quando ci si riferisce ad azioni positive.
  8. La presenza di politici rom nei principali partiti o nei governi è abissale. Lo stesso riguardo la presenza di esperti rom o incaricati nel processo decisionale.
  9. E' stato riconosciuto dal 1984 che i Rom sono discriminati ed esclusi. Ma gli stati membri UE hanno fallito drammaticamente, facendo sostanzialmente nulla anche solo per fermare la tendenza alla crescente esclusione. La situazione attuale è il diretto risultato dell'inazione o di politiche inette, disegnate da persone ben intenzionate senza nessuna esperienza sulle questioni rom.

Soluzioni ce ne sono. Ma non sono né immediate né a buon mercato. I Rom devono diventare cittadini rispettati del loro paese, ma anche responsabili. Questo non può accadere solo tramite grandi discorsi a Bruxelles o costose conferenze negli hotel a cinque stelle delle capitali dell'Europa orientale.

Gli sforzi vanno prima di tutto incanalati verso il lavoro a livello base, con l'obiettivo di rendere i Rom cittadini responsabili ed attivi, eliminando l'antiziganismo, creando incentivi a favore delle parti principali, governi ed istituzioni UE volte a rafforzare i Rom, e misure che assicurino ci siano almeno alcuni Rom nelle posizioni decisionali a livello nazionale ed europeo.

    Valeriu Nicolae è un Rom rumeno con molti anni di esperienza di lavoro nei ghetti. Nel 2009 ha iniziato un progetto in uno dei peggiori ghetti in Romania, che ha ricevuto il premio UNICEF 2012 come miglior progetto sportivo ed educativo. La sua organizzazione il Centro di Politica per i Rom e le Minoranze, ha anche ricevuto il premio Sviluppo della Società Civile Rumena nel 2012.
 
Di Fabrizio (del 13/08/2012 @ 09:10:43, in Europa, visitato 1321 volte)

Rue89Lyon Quegli abitanti che vogliono tenersi i Rom vicini - par Leïla Piazza | 3 agosto 2012 (i link sono in francese, ndr.)
I bambini sono onnipresenti nel quartiere. Crédit : Leïla Piazza

Fanno petizioni, ma non per cacciarli. Nel cuore del quartiere della Guillotière (7° arrondissement di Lione), gli abitanti e associazioni  de " l'îlot Mazagran" si mobilitano per rialloggiare un centinaio di Rom che vivono in due case occupate, il cui sgombero è imminente. Una richiesta inedita che fa parte della più vasta mobilitazione contro la "gentrificazione" del quartiere.

Quando dei Rom occupano un edificio in un quartiere, di solito l'accoglienza riservata ai nuovi abitanti non è molto buona. Di solito sono rifiutati con violenza da chi vive intorno, come succede attualmente in una zona residenziale di Vaulx-en-Velin. Tutt'altra la situazione nel quartiere della Guillotière. Invece di scrivere al sindaco per farli sgomberare il prima possibile, molti residenti di un'area del quartiere conosciuta come "l'îlot Mazagran" si mobilitano per farli restare.

"L'îlot Mazagran", due edifici occupati da un centinaio di persone, è a tutti gli effetti sotto sgombero. Ma, se l'intervento delle forse dell'ordine può avvenire da un momento all'altro, le famiglie non sono state ancora sloggiate. Qua entra in gioco la mobilitazione degli altri abitanti del quartiere. Difatti a metà luglio un collettivo di loro e di associazioni ha fatto girare una petizione che ha raccolto un centinaio di firme, inviate alla città di Lione ed alla Grande-Lione.

Squatter sostenuti dagli abitanti

C'è da dire che i Rom si sono insediati nel quartiere di Lione dove esiste la più alta concentrazione di associazioni e militanti della città. Associazioni che hanno preso possesso dei luoghi lasciati vacanti, in seguito al congelamento del progetto di creare una grande arteria, che avrebbe prolungato l'avenue Félix Faure sino al bacino del Rodano.

Ci sono aree di compostaggio collettivo, un caffè cooperativo, un'associazione di messa a dimora del verde, un locale (les Locaux Motiv') che riunisce 17 associazioni ed artisti. Soprattutto è emerso al centro di questo abbandono urbano, il giardino condiviso di Amaranthe, creato nel 2003. Sostenuto da una trama boschiva, è diventato "l'îlot Mazagran".

Questo per dire che questa zona della Guillotière è iperattiva a livello associativo, in un contesto di mixité sociale, composto da immigrati, studenti, classe media, intellettuali, artisti o SDF (Senza Fissa Dimora, ndr.) da Père Chevrier, il più grande centro di senzatetto del Foyer Notre-Dame.

La differenza con gli altri quartieri si è fatta subito sentire, rileva Julien, militante di Demeurant Partout, l'associazione che ha "requisito" un anno fa il primo immobile, divenuto il primo squat di rue Montesquieu:

    "In questo quartiere, la gente non ha atteggiamenti esagerati, come succede da altre parti. Ci hanno scritto delle mail dicendoci che abbiamo fatto bene e offrendoci dei mobili."

Conferma Gilberte Renard, dell'associazione CLASSES (Collettivo Lionese per l'Accesso alla Scolarizzazione ed il Sostegno ai Bambini degli Squat):

    "Qui li aiutiamo. Portiamo loro da mangiare. I bambini partecipano alle attività. E sono molto discreti. Come risultato, gli abitanti li hanno accettati."

Così, tra le famiglie rom minacciate di espulsione, sono tante quelle che non vorrebbero finire troppo lontani dalla Guillotière.

Una delle famiglie nell'appartamento occupate nell'îlot Mazagran. Crédit : Leïla Piazza

Coesistenza o integrazione?

Qui, si dice che alcuni residenti abbiano tenuto corsi per i bambini, altri abbiano aiutato i genitori nella gestione delle lettere amministrative e nella lettura della posta.

Nell'"îlot Mazagran" i bambini rom giocano e non esitano a fermare i passanti.

    "Quando passo la mattinata, fuori quasi non ci sono che bambini, racconta Christian, uno degli attivisti. Mi dicono buongiorno, mi corrono appresso. A volte mi dicono che vogliono rubarmi la moto, ma il tono è di scherzo."

Grazie i bambini, s'è creato il contatto tra abitanti ed occupanti, particolarmente nel giardino condiviso di Amaranthe, gestito dall'associazione Brind'Guill. Emma Lidbury, militante dell'associazione e co-presidente di Locaux Motiv' - incubatore che comprende 17 associazioni di quartiere, racconta:

    "Ho incontrato queste famiglie attraverso il giardino dove i bambini sono molto presenti. Da quando apre, ci chiedono di andarci assieme. Così, si inizia a conoscere meglio le famiglie. Sono davvero integrate nel quartiere."

Ed in occasione di avvenimenti nel quartiere, i Rom partecipano sempre di più.

    "Durante il Maza'Grand Événement abbiamo proiettato dei film, racconta Francis dell'associazione Les Inattendus. I Rom sono venuti e sono stati un pubblico davvero buono. Non c'erano molte parole ed hanno potuto comprendere, ed essere coinvolti."

La vita del quartiere si è organizzata attorno ad Amaranthe, un giardino condiviso, creato nel 2003 e ora aperto a tutti, quando è presente un giardiniere dell'associazione. Crédit : Leïla Piazza

"Niente buonismo"

Gli attivisti delle associazioni che si battono perché le famiglie restino nel quartiere, non vogliono passare per sempliciotti:

    "Non dobbiamo nasconderci, prosegue Francis, che sono in tanti e lo spazio è piccolo. Non sempre è evidente, ma per forza si creano tensioni."

"Problemi ci sono di sicuro," riconosce Emma Lidbury :

    "Ma se si inizia a conoscere bene alcune famiglie, si può parlare. Per esempio, in giardino sono spartite alcune cose. Se ne è discusso. Di sicuro, direttamente non sono stati loro, ma questa comunità è un po' come una grande famiglia, le cose poi sono tornate. E adesso, in qualche modo sono loro che sorvegliano il capanno degli attrezzi..."
    "Quando va bene, c'è un vero scambio. Soprattutto con i bambini che sono molto intraprendenti. Con i genitori è più complicato, perché c'è la barriera della lingua," aggiunge la sua collega Maura.

Stesse conclusioni da parte di Elodie, barista del bar cooperativa del posto, il Court Circuit:

    "P., il nonno della famiglia, viene a trovarci, ordina il suo caffè e cerca di parlare con noi. Ma se non ci capiamo molto. è difficile avere uno scambio."

Il bar cooperativo situato al centro di questo isolato, ha anche dovuto imparare a far coabitare la sua clientela con i Rom regolarmente presenti in piazza, dove si trova la sua terrazza.

    "C'è una forte precarietà e molta inattività. E' dura la vita, soprattutto per i più giovani che si annoiano. Vengono a giocare in piazza, senza prestare attenzione ai clienti. Così non è facile convivere."

Corinne Iehl abita nel quartiere e fa parte dell'associazione Cré'Avenir che partecipa al tavolo degli abitanti, Sfuma ulteriormente il quadro:

    "Dire che i Rom sono integrati, è un po' eccessivo, anche se si è familiarizzato con molte famiglie. E' complicata. Sono alla sbando, sopravvivono alla giornata. Spesso ci sono tensioni tra le differentii famiglie. Sono tollerati, accettati. Di converso, ci sono forme di carità."

Lo spazio al centro dell''îlot Mazagran accoglie numerose feste e il gazebo del bar cooperativo. Crédit : Leïla Piazza

Lotta contro "l'imborghesimento"

In questa parte del quartiere è forte la paura della perdita delle sue specifiche sociali. A primavera 2011, il comune di Lione ha riproposto un progetto di rinnovamento urbano del quartiere. Tenuto conto della sua alta densità associativa, gli eletti hanno immediatamente contattato i residenti. Sin dall'inizio, molti abitanti ed associazioni si sono attivamente coinvolti nella concertazione, particolarmente in seno al collettivo Mobilizagran. Soprattutto con una rivendicazione: la resistenza alla gentrificazione, cioè l'imborghesimento della zona:

    "Sin dall'inizio della concertazione, gli abitanti e le associazioni hanno detto di voler mantenere la mixité sociale. C'è paura della gentrificazione, che sta già prendendo piede," analizza Corinne Iehl di Cré'Avenir.

Perciò la partenza dei Rom dal quartiere significherebbe, secondo diversi abitanti, l'inizio della scomparsa della mixité sociale. Un argomento subito me3sso in avanti nella petizione degli abitanti agli eletti di Lione:

    "Noi, abitanti ed associazioni riuniti dell'îlot Mazagran (Lyon 7e), siamo stati messi a conoscenza della situazione a riguardo il rialloggio delle famiglie rom del quartiere. [...] Non vogliamo assolutamente vedere il quartiere gentrifichizzato con, conseguentemente, l'impennata dei prezzi degli immobili e l'esclusione delle  persone in situazione di estrema precarietà. Non possiamo accettare che il rinnovamento del quartiere avvenga al prezzo della rimozione di famiglie già in situazione di esclusione sociale."

I firmatari chiedono quindi che "le famiglie siano rialloggiate nel quartiere, come (secondo la petizione) aveva promesso Grande-Lione." Contattata, la Grande-Lione replica che la questione (degli sgomberi di alloggi occupati) è di competenza della prefettura.

La questione della risistemazione si pone anche per una famiglia rom rialloggiata da Habitat et Humanisme in un immobile destinato alla distruzione (nel quadro del rinnovamento urbano) e a cui l'associazione ha promesso il trasferimento. Ma per ora alla coppia di nonni è stato proposto solo uno studio a Villeurbanne.

    "Preferirei restare qui, suggerisce in francese incerto Léontina, la decana della famiglia P. Sono in quartiere da 8 anni. Uno dei miei nipoti va alla scuola Gilbert Dru. E con la gente va bene. C'è chi viene a bere il caffè. E poi ci portano vestiti, mobili o da mangiare."

altre immagini


Appendice da Il Giornale: E Hollande fa come Sarkozy: ruspe contro i campi rom
Il presidente demolisce gli alloggi a dispetto del programma elettorale
L’avvento del governo socialista in Francia non ha cambiato la linea impostata dall' amministrazione Sarkozy sui campi nomadi...

E se in Italia, per il momento la notizia è ripresa solo da Agoravox: Hollande sgombera i nomadi, le Ong lo attaccano: "Peggio di Sarkozy"
Diversi campi rom sono stati smantellati in questi giorni in Francia. Mercoledì, quando le ruspe si sono presentate all'ingresso del più grande campo nomadi di Parigi non hanno trovato nessuno, gli abitanti allertati si erano già allontanati verso...

QUI potete trovare le ultime notizie dalla Francia.

 
Di Fabrizio (del 10/08/2012 @ 09:17:50, in Europa, visitato 1375 volte)

Da Roma_Francais

Orly, giovedì. Maria ed i suoi figli fanno parte dei 74 Rom accolti nel primo villaggio d'inserimento in Francia, finanziato principalmente dall'Unione Europea. Mala giovane lotta per trovare un lavoro | (lp/florian dèbes)
Rom, il villaggio test non accoglie nessuno - A quasi otto mesi dall'apertura, il villaggio d'inserimento dei Rom, un esperimento europeo, è ancora lontano dal compiere la propria missione. Lì cresce l'impazienza. leParisien.fr par Florian Dèbes - Publié le 30.07.2012, 06h17

E' un luogo unico in Francia, quello che visiterà questo pomeriggio ad Orly Jean-Yves Leconte, senatore dei francesi dell'estero. Recandosi nel villaggio d'inserimento delle famiglie rumene, potrà incontrare Maria ed i suoi 73 vicini. Per loro l'emergenza è terminata grazie al dispositivo installato non lontano dalla stazione di Saules.

Spostatasi a metà dicembre in una casa provvisoria, la giovane aveva posto fine ad un percorso fatto di produzione di mattoni in Romania, di bracciante agricola in Italia e di elemosine a Parigi. Nella baraccopoli che occupava precedentemente a Orly, a febbraio 2010 sono morti in un incendio due bambini di 15 mesi e 3 anni. Oggi la pulizia del sito è da considerarsi un imperativo. Maria spera di iniziare un tirocinio in una struttura per la prima infanzia. Ma questo è ancora una speranza.

Il programma d'inserimento, finanziato dall'Unione Europea per un importo di 250.000 €, e dal consiglio generale Val-de-Marne, ha davanti a sé ancora numerosi ostacoli, malgrado gli sforzi di Habitat et soins, l'organizzazione che quotidianamente gestisce il sito. "Non è ancora tutto bene", riassume Maria in un francese incerto.

I 74 abitanti vivono di vendita di rottami ed accattonaggio

L'obiettivo di dare alloggio alle famiglie è comunque soddisfatto. Ma vivono ancora di rivendita di rottami e di accattonaggio. Gli adulti sono sempre sottomessi al regime derogatorio che limita l'accesso dei cittadini rumeni l'accesso al mercato del lavoro. Viene additata la lentezza amministrativa. "In autunno depositeremo in prefettura sette dossier completi per le domande d'autorizzazione al lavoro," spiega Laurence Potte-Bonneville, direttrice regionale dell'associazione.

Si complica la scolarità degli adolescenti

Nessun problema da segnalare nella scuola primaria Marcel-Cachin. Invece per gli studenti delle superiori ci sono maggiori difficoltà. Mescolati in tre diversi istituti durante l'anno, per integrare in classi specializzate chi ha potuto andare poco a scuola, gli studenti faticano ad adattarsi allo stress. "Per qualcuno non è automatico alzarsi tutti i giorni per ascoltare un prof. Non l'hanno mai fatto," riconosce Elsa, l'educatrice specializzata del sito.

Corsi di francese per adulti offerti solo ora

Otto mesi dopo il loro insediamento lì, gli adulti potranno finalmente seguire, prima della partenza, laboratori sociolinguistici orientati alla ricerca di lavoro. "E' una richiesta insistente da parte loro," rileva Laurence Potte-Bonneville. Abitanti ed associazioni hanno faticato ad assumere un insegnante. Tre hanno declinato l'offerta all'ultimo momento. Una quarta ha infine incontrato le famiglie a inizio luglio. E così, se per il momento il villaggio di inserimento non è ancora un successo, c'è ancora tempo, le parti si son date tre mesi, per fare un bilancio.

 
Di Fabrizio (del 03/08/2012 @ 09:14:47, in Europa, visitato 1705 volte)

Due notizie da Dale Farm (vedi l'ultima segnalazione)

Macchinari pesanti intenti a smantellare una barricata durante lo sgombero di ottobre 2011. Photograph: Oli Scarff/Getty Images The Guardian Wednesday 25 July 2012 00.26 BST

Secondo il consiglio di Basildon, alcuni sgomberati durante lo sgombero dell'anno scorso dal sito illegale nell'Essex si sono spostati nelle vicinanze

Il consiglio di Basildon si sta preparando a richiamare gli ufficiali giudiziari, dopo che i Traveller sgomberati da Dale Farm, il più grande sito illegale in Europa, si sono spostati in un insediamento vicino.

Ai Traveller, alcuni dei quali provenienti da Dale Farm, sono state notificate le ingiunzioni di sgombero.

A seguito dello sgombero di massa dell'anno scorso, molti Traveller si sono spostati nel sito legale in Oak Lane, insediandosi sulla strada accanto al sito.

La risoluzione dell'anno scorso era seguita ad una disputa decennale sui terreni non autorizzati sul sito di sei acri e sui milioni di sterline costati al consiglio di Basildon per le operazioni ed i costi legali.

Il consiglio ha detto di aver consegnato gli avvisi a 19 roulotte parcheggiate illegalmente sul percorso che porta all'ex sito di Dale Farm ed aggiunto che il numero degli occupanti di Oak Lane ha superato il limite legale.

Il Traveller Solidarity Network (TSN) ha detto che le famiglie non sono in grado di muoversi da Dale Farm "a causa della mancanza di posti nell'area" sin dallo sgombero forzato dell'anno scorso. "Hanno vissuto in spazi angusti, senza acqua corrente, elettricità regolare e con problemi di depurazione."

Mary Sheridan, una madre che vive a Oak Lane, ha detto: "Il consiglio e il governo ancora non ci ascoltano; non abbiamo altro posto dove andare. Perché dovremmo vivere senza acqua corrente e fognature, se avessimo un posto dove andare? Vogliamo un posto sicuro per vivere, dove i nostri bambini possano andare a scuola. Chiediamo troppo?"

Ai Traveller è stato dato tempo sino al 29 agosto per presentare appello contro l'avviso di sgombero.

Tony Ball, leader del consiglio, ha detto: "La gente sa che il consiglio di Basildon è impegnato nel rispettare la legge, e che passerà i diversi gradi per garantirne l'esecuzione."

"A febbraio, abbiamo inviato gli avvisi di contravvenzione al piano urbanistico, dando 21 giorni per rispondere ed abbandonare l'area. Ovviamente questo non è successo ed il consiglio ha valutato attentamente opzioni ed azioni disponibili. Abbiamo dovuto essere certi di star prendendo le giuste opzioni per quanto riguarda questa particolare violazione."

"Trovo tuttavia immensamente frustando che dopo aver eliminato il sito [illegale] l'anno scorso, quella che sembra una piccola minoranza dei residenti originali persista con questi comportamenti pericolosi e distruttivi. E' anche evidente che molti di quanti sono lì [in violazione alla legge] sono nuovi dell'area e non hanno niente a che fare con l'insediamento [illegale] originale."

Dice Jo McGuire, attivista di Dale Farm e membro del TSN: "Il messaggio, ora come allora, è sempre lo stesso, queste famiglie non hanno altro posto dove andare, perché il consiglio non ha voluto autorizzare nuove piazzole."

"Il consiglio intende sgomberare prima che vengano considerate le richieste di pianificazione. Queste famiglie stanno tentando di tutto per tenere i loro figli nella scuola locale, ma pare che il consiglio voglia solo eliminarli dalla zona."


Posted by TravellerSolidarityNetwork on July 31, 2012

E' previsto che a breve l'Agenzia per l'Ambiente prelevi campioni di suolo da Dale Farm, dove lo scorso ottobre 80 famiglie furono sgomberate da centinaia di poliziotti ed ufficiali giudiziari sulla base delle norme di pianificazione. Se, come si aspettano residenti ed attivisti, venisse trovata contaminazione da amianto ed idrocarburi, la cifra di 8 milioni di £.già spesa per lo sgombero è destinata a crescere [1]. La notizia arriva mentre settimana scorsa il consiglio di Basildon ha iniziato ulteriori azioni legali contro le famiglie sgomberate, che affermano di "non avere altro posto dove andare". A quanti vivono sulla strada privata che porta alle loro vecchie case di Crays Hill,  Essex, sono stati consegnati avvisi di sgombero con termine alla fine di agosto [2].

Il consiglio si era precedentemente impegnato con l'Alta Corte alla rimozione di tutto il materiale inquinato dal sito, ricevendo così foni dal Dipartimento delle Comunità e del Governo Locale come liquidazione dello sgombero multimilionario dell'ottobre scorso. Da allora gli incaricati del consiglio hanno rivoltato ed ammucchiato* la terra, esponendo migliaia di tonnellate di sottosuolo - una misura temporanea, dicono, per impedire alle famiglie di tornare alle loro proprietà.

Gli ispettori dell'Agenzia per l'Ambiente dovranno ora determinare se così facendo il consiglio abbia creato un grave rischio per la salute, [...] non solo per le famiglie accampate sulla strada, ma per le case adiacenti, incluse le oltre cinquanta proprietà autorizzate di Dale Farm.

Parte dell'area di Dale Farm in passato era stata usata dal consiglio di Basildon per lo stoccaggio di veicoli abbandonati e come discarica, Sono state demolite oltre 6.000 auto nel sito, prima che un decennio fa venisse venduto alle famiglie [3].

Gli attivisti locali hanno denunciato [il consiglio] all'Agenzia per l'Ambiente, perché alterando l'equilibrio ha causato un inquinamento massiccio. Grattan Puxon, da lungo tempo sostenitore di Dale Farm ed amico delle famiglie sgomberate, dice "il consiglio non ha gambe per sostenersi. Hanno sgomberato le famiglie dalle loro case sul principio che il terreno fosse fascia verde di rispetto, ed ora stanno spendendo milioni per inquinare il terreno dopo lo sgombero. Nel frattempo le famiglie che vivono qui sono ancora senza casa e non hanno dove andare. Eppure l'intento del consiglio è di allontanarli da Basildon."

* Cioè trasformare terreno pianeggiante in dossi e trincee. Gli sviluppatori lo fanno regolarmente per rendere inabitabile il terreno./> [1] The Indipendent
[2] Vedi sopra
[3]
The Telegraph

 
Di Fabrizio (del 01/08/2012 @ 09:09:24, in Europa, visitato 1457 volte)

Da Roma_Daily_News

July 25, 2012 by Andy Haupert - Roma Initiatives

Ludovic Rafi in Romania

"Sapevo che era una necessità a cui potevamo rispondere con pochi o nessun finanziamento," dice Ludovic Rafi, 29 anni e rom laureato dalla Romania. "Inoltre, ho pensato che i partecipanti avrebbero visto quanto fosse semplice pulire l'area e seguire il nostro esempio." Laureato in economia e poi stagista presso la direzione generale per l'Allargamento della Commissione Europea, Rafi ha intrapreso un progetto comunitario volto a ripulire il suo quartiere nel villaggio di Mintia.

Mintia ospita circa 100 famiglie rom, che vivono in una comunità compatta alla periferia. Le famiglie occupano sei ex capannoni degli anni '70 e tre blocchi di appartamenti più recenti. Gli edifici circondano un campo che serve come parco giochi per i bambini, ma che col tempo è stato invaso dai rifiuti.

Imperturbabili. Rafi e quattro altri giovani soci hanno pianificato una giornata dell'ambiente, che avrebbe coinvolto tra i 50 e i 60 membri della comunità. Il progetto è stato avviato, condotto ed in parte finanziato dalla stessa comunità rom. Rafi ed il suo gruppo hanno promosso l'evento ai vicini, incollati i manifesti e ricevuto offerte da parte del governo locale per i sacchi dell'immondizia, procurandosi guanti ed altro materiale.

I partecipanti arrivati sul posto una mattina agli inizi di marzo 2012, avevano un'età tra i 10 e i 35 anni, con l'eccezione di un cinquantenne. "E' stato interessante ascoltare le reazioni dei residenti che osservavano," riflette Rafi. "Alcuni erano d'accordo, altri dicevano che le autorità, non o giovani, dovevano essere le responsabili di quel lavoro. Ma alla fine della giornata, si erano uniti anche alcuni tra gli scettici. Penso che ogni azione di questo tipo aiuterà a rendere più popolari il lavoro volontario ed il servizio comunitario.

Per incoraggiare questo spirito volontaristico, Open Society Roma Initiatives include aspetti del servizio comunitario nel programma di tirocinio per i giovani rom che operano con la Commissione Europea. Ai partecipanti viene chiesto di proporre un piccolo progetto di servizio comunitario, che riguardi una questione importante per loro e la loro comunità rom locale. I partecipanti i cui progetti passano il vaglio, vengono forniti di menzione e sostegno allo sviluppo del progetto, da realizzare dopo la partecipazione allo stage o ad altri programmi.

Sul merito di questi progetti, è meglio lasciare l'ultima parola a Rafi. "Stiamo ricevendo una grossa opportunità, quindi dobbiamo applicarci e fare qualcosa per la gente della nostra comunità, per chi non ha le medesime opportunità. E col volontariato possiamo ispirare gli altri ad assumersi la responsabilità delle loro situazioni."

Senada Lamovska in Macedonia

"Essendo stata lontana dalla mia città e non avevo più contatti con i Rom del posto da 10 anni, fui molto felice di avere la possibilità dei ricollegarmi facendo qualcosa per la comunità," dice Senada Lamovska. "Dopo un'assenza tanto lunga, era difficile capire quale sarebbe stata la cosa più utile da fare per i Rom della mia città, quindi feci ciò che sapevo meglio. So insegnare francese e romanì, così decisi di insegnare la lingua romanì, perché nella mia città è una lingua dimenticata. Il turco è la madrelingua. Ho voluto presentare la storia romanì e le basi della lingua ai giovani rom e agli studenti delle superiori.

Nel contempo ero felice di poter conoscere i più giovani della comunità, parlare con loro e vedere la loro comprensione della romanipé, vedere quale visione hanno del futuro - se vogliono continuare con l'istruzione e come posso aiutarli con consigli o informazioni. In altre parole, volevo condividere le mie esperienze e conoscenze.

Tra febbraio e marzo 2012, Lamovska, in collaborazione con l'organizzazione locale Avena Kocani, ha dato sei lezioni introduttive di un'ora l'una in storia e lingua romanì, agli studenti della scuola secondaria Koso Vikentiev di Kocani. Con la sessione di storia gli studenti hanno avuto l'opportunità di cimentarsi con temi fondamentali come "Da dove veniamo?" e "Chi sono oggi i Rom?" I corsi di lingua hanno presentato l'alfabeto romanì, grammatica di base e il vocabolario di tutti i giorni.

Lamovska è rimasta sorpresa del livello di entusiasmo da parte degli studenti e della loro apertura verso l'apprendimento della storia e della lingua romanì. Per molti di loro era il primo incontro con questi soggetti, in particolare nell'ambito del normale insegnamento. "Sono stata contenta di scoprire che i bambini rom nella mia città fossero interessati alla lingua," dice, "avendo il turco come lingua madre, direbbero in molti, dovrebbero considerarsi Turchi. Credo che imparare la storia, la lingua e la cultura rom sia molto importante per la loro identità rom."

Riflettendo sui requisiti dei servizi di comunità, dice Lamovska: "Penso che continuare con questa pratica sia una buona idea. Molti studenti finiscono l'istruzione e si dimenticano della loro comunità. E' una buona idea ricordare loro di fare ritorno a dove sono partiti e condividere le conoscenze acquisite... Ho svolto molti progetti volontari nei posti dove ho vissuto e lavorato, e penso che questo requisito mandi un messaggio positivo ai giovani: a volte dobbiamo aiutare senza aspettarci di essere pagati."

 
Di Fabrizio (del 31/07/2012 @ 09:07:09, in Europa, visitato 1657 volte)

Un Big Mac in salsa "razzista"

Un'agenzia Ansa riferisce di un episodio di razzismo che risale ad alcuni giorni fa. Una signora decide di comprare qualcosa da mangiare a tre bambini rom di 5, 7 e 8 anni, che stanno giocando vicino al McDonald's di Novi Sad, nel nord della Serbia. Un uomo della security del ristorante ferma i tre bambini, un maschietto e due femminucce, sostenendo che non possono entrare. La donna gli fa osservare che i tre bambini sono con lei e che avrebbe pagato personalmente. Ma l'uomo vieta loro categoricamente l'ingresso, tanto che i piccoli rom finiscono per consumare il pasto nel giardino all'aperto. La direzione del ristorante fa sapere di aver avviato un'indagine interna sull'episodio di discriminazione. Il ministro dell'Interno serbo condanna duramente l'episodio affermando che in Serbia non vi è spazio per alcuna forma di discriminazione. Il Consiglio nazionale della minoranza rom parla di ‘atto vergognoso' e chiede una rapida inchiesta da parte delle autorità per punire i responsabili.

 
Di Fabrizio (del 27/07/2012 @ 09:10:58, in Europa, visitato 1682 volte)

Da Roma_Daily_News

The Local Negata la pensione alla vedova di un Sinto vittima ad Auschwitz Published: 24 Jul 12 16:03 CET
Romani Rose (a sinistra) ad Auschwitz

E' stata negata la pensione alla vedova di una vittima di Auschwitz, dopo che le autorità avevano consultato i referti medici di 40 anni prima, che dicevano che il suo cattivo stato di salute era dovuto ai due anni passati nei campi nazisti.

[...] A suo marito, che chiameremo soltanto Anton B., fu concessa la pensione di vittima nel 1957, che mantenne senza problemi sino alla morte avvenuta nel 2009. Ma quando la vedova ha chiesto la reversibilità di quei 600 € mensili, le è stato detto che il referto dei dottori nel 1957 era sbagliato, e che ciò annullava futuri psagamenti.

Il caso ha indignato i gruppi rom e sinti tedeschi - 500.000 di loro furono uccisi dai nazisti durante l'Olocausto, ha scritto martedì il giornale taz.

A 67 anni dall'Olocausto, questa è una svolta incredibile ed inaccettabile degli eventi," scrive Romani Rose, capo del Consiglio Centrale dei Sinti e dei Rom Tedeschi, in una lettera ad Hannelore Kraft, premier del Nord Reno-Westfalia.

"Non permetteremo questo degradare le vittime di Auschwitz."

Anton B. aveva 19 anni, quando nel marzo 1943 il capo delle SS Heinrich Himmler diede l'ordine di ammassare tutti i Sinti e i Rom ancora liberi nei territori occupati dalla Germania e deportarli nel famigerato campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau in Polonia.

Scrive il giornale che i dieci tra fratelli e sorelle di Anton, furono tra i 17.000 che lì morirono. Ma un anno dopo, lo stesso Anton venne ritenuto ancora abile al lavoro, dai dottori delle SS, e venne trasferito nel 1944 nel campo di concentramento di Buchenwald, ai lavori forzati in miniera e  poi, alla costruzione dei razzi V2.

Nel 1957, dodici anni dopo, esaminando Anton i dottori confermarono che i due anni passati nei campi nazisti gli avevano direttamente causato danni permanenti tanto al cuore che al sistema nervoso. Sulla base dei risultati degli esami, ad Anton venne garantita una pensione d'invalidità, compensatoria da parte dello stato.

Scrive sempre il giornale che nel 1975, Eva incontrò Anton: lui aveva 51 anni e lei 25. Nonostante la differenza d'età, si innamorarono e poco dopo si sposarono.

Anton morì nel 2009 ad 85 anni, continua il giornale, ed Eva, che allora ne aveva 59, fece richiesta di pensione come vedova , avendo lei diritto a 600 € al mese. Ma la richiesta venne rigettata dal distretto di Düsseldorf, dicendo che avevano studiati i referti medici degli anni '50, decidendo che era stato un errore affermare che le condizioni cardiache di Anton B. fossero un risultato diretto dell'internamento nel campo di concentramento.

Ci sono regole complicate riguardo alle vedove di vittime dello stato nazista, per cui la vittima non solo deve avere sofferto di una malattia derivante direttamente dalla persecuzione, ma questa malattia deve averle portate alla morte. Di solito, scrive il giornale, casi simili portano al rifiuto se la vittima non muore del disturbo stesso, ma stavolta, stranamente, è stata messa in discussione la diagnosi iniziale.

"E' comprensibile che per la vedova del signor B. la decisione sia difficile da accettare," ha detto al giornale un portavoce del dipartimento degli interni del Nord Reno-Westfalia. Ma non c'era "margine di discrezionalità".

Dopo tre anni di lotte con le autorità locali, Eva, che ora ha 62 anni, porterà il suo caso davanti alla Corte distrettuale di Düsseldorf il 7 agosto. La sentenza definitiva è attesa nel mese di settembre.

"Non voglio la carità," ha detto Eva B. al giornale, "voglio giustizia."

The Local/jlb

 

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