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Roma_Francais
Rom: facilitare l'accesso al lavoro, "un vero, falso annuncio" Par Morgane
Bertrand
Il governo potrebbe fare molto di più per aiutare i Rom ad integrarsi,
dice Benjamin Abtan, presidente del Mouvement anti-raciste européen Egam.
Intervista
[...] Il ministro dell'alloggio, Cécile Duflot, ha annunciato mercoledì 22
agosto che il governo ha deciso di
"allentare i vincoli" sull'accesso al lavoro dei Rom,
"sopprimendo la tassa" a carico dei loro datori di lavoro ed "allargando" i
mestieri a cui possono accedere. Lei che ne dice?
Buono, ma potrebbe essere meglio. Prima, una piccola precisazione: il
problema non è facilitare l'accesso dei Rom al lavoro, ma cessare di impedirne
l'accesso a bulgari e rumeni. Per loro esistono disposizioni europee specifiche,
come l'obbligo di avere un permesso di lavoro e di soggiorno, e per il datore di
lavoro di accollarsi quella famosa tassa.
Ciò detto, facilitando l'accesso di rumeni e bulgari al mercato del lavoro,
si faciliterà effettivamente la loro integrazione ed una lotta più efficace
contro il lavoro nero e la mafia. Ma è un "vero-falso" annuncio, dato che la
Francia si era già impegnata di fronte alla Commissione Europea ad abolire
questo dispositivo specifico entro la fine del 2013. Diversi paesi, tra cui
l'Italia e l'Irlanda, l'hanno già fatto.
Il governo non ha anche il merito di affrontare finalmente a viso
aperto una questione tanto complessa?
Certo, ma ha scelto di farlo al minimo - ascoltando solo il
collettivo Romeurope - scegliendo cioè un interlocutore francese, ed umanitario.
I problemi dei Rom vanno ben oltre. Non solo non è stata considerata la
dimensione europea, ma il governo non ha neanche prestato orecchio all'Union française des associations tziganes,
che rappresenta la comunità. Se si fosse tenuto conto di questi aspetti, si
sarebbe andato ben oltre.
Esempio?
L'anno scorso, tutti i paesi dell'Unione Europea hanno presentato alla
Commissione la loro strategia d'integrazione dei Rom. Quella della Francia era
assolutamente insufficiente. Aspettiamo quindi dal governo una revisione
profonda di questa strategia, sia riguardo al budget che al calendario. A
Bruxelles ci sono miliardi di euro destinati a sostenere i progetti
d'inserimento dei Rom. Ma sono in gran parte sottoutilizzati. La Francia
potrebbe scegliere di mobilitarli. Quanto ai diritti dell'uomo, avrebbe potuto
prendere l'impegno di portare a livello europeo la lotta contro la
discriminazione ed il razzismo verso queste popolazioni.
Cosa avrebbero potuto domandare le comunità rom e zigane se fossero state
ricevute nella forma dovuta?
L'abolizione della legge del 1969 sul vagabondaggio. Questo testo
discriminatorio impone a queste popolazioni il possesso di un carnet di
circolazione, la perdita del diritto di voto per dieci anni in caso di
cambiamento del comune di residenza, o ancora una quota non superiore al 3% di
gens du voyage per ogni comune. L'anno scorso abbiamo chiesto l'abolizione di
questa legge, ed il partito socialista si era impegnato. Se il governo avesse
ricevuto i latori di questa rivendicazione, avrebbe potuto impegnarsi pure.
Per quanto riguarda lo sgombero dei campi rom, Matignon ha indicato
che "le decisioni giudiziarie continueranno ad essere applicate..."
Per cinque anni, si sono stigmatizzate mediaticamente queste persone, senza
una soluzione. Questi sgomberi non fanno che spostare il problema e complicano
ancora di più la situazione in termini di igiene o di scolarità. François Hollande
aveva promesso che non ci sarebbero più state espulsioni senza rialloggio. Il
governo ha il dovere di trovare una risposta globale. Secondo un
sondaggio Atlantico-Ifop realizzato il 9 e 10 agosto, l'80% dei Francesi
sono favorevoli allo smantellamento dei campi rom illegali, ma il 73% giudica la
misura inefficace!
Cosa risponde a quanti credono che queste persone non siano
sedentarizzabili?
Di cosa parliamo? I Rom di Francia, 15.000 miserabili Rumeni e Bulgari.
Su scala nazionale, la cosa è gestibile! Nei loro paesi, sono sedentari ed
urbanizzati da decenni. Si tratta soprattutto di immigrati poveri che si
ritrovano nelle baraccopoli perché non hanno i mezzi per vivere. Non è nel
loro gene vagabondare di baracca in baracca. Si direbbe dei nuovi immigrati
spagnoli che fuggono dalla crisi economica che sono dei "nomadi spagnoli"?