Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/12/2012 @ 09:07:27, in Europa, visitato 1479 volte)
27 novembre:
Finalmente, dopo sette mesi il municipio [di Nish, ndr.] ha fornito
la corrente elettrica a questi esseri umani. by Paul
Polansky
Il
caso presentato luglio scorso
Di Fabrizio (del 02/12/2012 @ 09:06:44, in scuola, visitato 1114 volte)
Da
Czech_Roma
Prague, 23.11.2012 20:46, Per avere successo studentessa rom
deve lasciare le scuole ceche
Il portale di notizie Novinky.cz
ha pubblicato (in lingua ceca, tradotto in inglese da Gwendolyn Albert ndr.))
la seguente intervista con Magdaléna Karvayová, una donna rom che ha frequentato
le superiori, nonostante la perdurante discriminazione a causa del colore
della sua pelle. Sin da giovane si è trovata di fronte odio, non ha mai avuto
molti amici a scuola ed era disprezzata dagli insegnanti, anche se i voti che
prendeva dimostravano che era un'alunna di talento. Si è iscritta ad una scuola
superiore internazionale per sfuggire da quell'ambiente sgradevole, ed anche là
ha ottenuto successo. Per lungo tempo nessuno ha creduto che potesse farcela, ma
alla fine è riuscita a segnare un percorso praticabile per i suoi fratelli più
piccoli.
Cosa faceva tuo padre per vivere?
Si guadagnava da vivere come indovino. Aveva una laurea, che dopo la
rivoluzione non è stata riconosciuta. Mia madre faceva le pulizie.
Sei cresciuta in una vasta comunità rom?
Allora a Jince u Příbrami c'erano solo tre famiglie rom, ma avevamo sempre
dei parenti in visita, quindi di volta in volta mi trovavo in una specie di
comunità rom.
Incontravate intolleranza e pregiudizi?
All'inizio. Ho avuto dei conflitti con dei bambini che avevano qualche anno
più di me, e non solo a scuola. Ad esempio, una volta era andata in negozio ed
un ragazzo che era in agguato mi ha afferrato la gola. Era è più tranquillo,
perché tutti ci conosciamo.
Quanto, i tuoi genitori ti hanno motivato a studiare?
Mi hanno appoggiato, ma la motivazione veniva soprattutto da me stessa. Avevo
due fratelli e sorelle più piccoli e dovevo prendermi cura di loro, ma quando
uscivo dicevo loro che dovevo studiare.
Com'era a scuola?
Una catastrofe. In tutta la scuola eravamo soltanto due studentesse rom. Non
avevo amiche e le mie compagne mi perseguitavano. Se solo camminavo nel
corridoio, i ragazzi mi spintonavano dicendo "Fuori di qui grassa zingara!". Mi
avrebbero spinto la testa nella tazza del gabinetto. Se mi lamentavo con
l'insegnante, lei mi accarezzava il viso rispondedomi "Facendo così, ti
succederà di nuovo". Così mio padre veniva a scuola tutti i giorni per
lamesso.entarsi, ma il direttore si limitava ad annuire ed il giorno seguente
era lo stesso.
Com'erano i tuoi voti?
Non ho mai preso meno del massimo dei voti. Facevo del mio meglio per
combattere, per mostrare loro - posso studiare anche meglio di voi, allora
perché mi trattate così? Poi è scattata una reazione e ho iniziato io stessa a
diventare una persona aggressiva, cosa che non piaceva a me né alla mia
famiglia. Decidemmo che avrei studiato alla Scuola Superiore Internazionale (Mezinárodní gymnázium),
dove c'erano sol studenti stranieri. L'ambiente multiculturale mi attraeva. Ci
sono andata a 12 anni.
Il tuo ambiente come ha reagito quando ti hanno accettata?
Gli insegnanti delle elementari mi hanno detto che non dovevo nemmeno
provarci, nessuno di loro credeva in me. Quando ho ottenuto un premio come
miglior studentessa del mese, mio padre l'ha portato alla scuola elementare per
mostrarlo. Dopo, anche i miei fratelli minori sono andati alle stesse mie
elementari, Anche loro hanno incontrato problemi, ma mai quanto me.
Com'era alle superiori?
Esattamente all'opposto. Il personale mi ha baciato e abbracciato per tutti i
miei sei anni di scuola. Il mio inglese non era del livello richiesto lì, ma gli
insegnanti mi aiutavano. Mi sono integrata in pochi mesi. Non c'era nessuna
ragione perché gli stranieri mi discriminassero, al contrario: ero qualcosa di
speciale per loro. Gli altri studenti venivano da tutto il mondo, ma io ero la
prima romanì.
Perché hai deciso per l'Anglo-American College?
Quando volevo iscrivermi alla Charles University, la prima domanda che mi
hanno fatto, guardando la mia carta d'identità, è stata: "Tu non sei Ceca,
vero?" Quell'approccio mi ha spento, avevo paura di ritrovarmi quella roba
daccapo. Dato che l'istruzione individualizzata funzione anche meglio per me, ho
scelto di frequentare l'Anglo-American.
Come fai fronte alla retta, che è piuttosto alta?
Lì c'è una borsa di studio per gli studenti rom - copre il 100% della retta
se si mantiene una certa media di valutazione. Così finora non ho pagato nessuna
tassa scolastica.
Perché stai studiando diritto comparato?
Dopo le esperienze che ho passato, ho deciso di aiutare gli altri, perché
sono sicura che non è capitato solo a me. Dovevo scegliere tra diritto e
psicologia, e diritto mi è sembrato più confacente. Voglio dedicare me stessa
all'istruzione, ai diritti umani e soprattutto alla minoranza romanì.
da
Czech_Roma
Ostrava, 24.11.2012 20:16,
Gli insegnanti cechi affermano che la comunità romanì non è interessata
allo studio Deník.cz, translated by Gwendolyn Albert
I genitori di alcuni studenti rom di Ostrava sono recentemente scesi in strada a
manifestare davanti al Municipio Nuovo. Tra i problemi che li preoccupano, il
fatto che ai bambini romanì non siano offerte le stesse condizioni educative
degli altri bambini, che vengono discriminati ed esclusi dall'istruzione
regolare, per essere mandati in scuole e classi per soli rom. Il portale di
notizie Deník.cz ha ora pubblicato un rapporto sulle esperienze negative e
positive di quanti insegnano hai rom nella scuola pubblica. Romea.cz ne presenta
qui la traduzione.
Esperienze negative
Gli insegnanti contattai da Deník.cz e quanti lavorano nella scuola con i
bambini romanì, dicono che la situazione è un po' differente da come è stata
dipinta dai suoi critici. Dicono che i genitori rom non partecipano spesso alle
riunioni di classe e non mostrano interesse nell'istruzione dei loro figli, e
spesso, neanche lo mostrano i bambini stessi.
Il punto è che l'istruzione non è importante nella loro cultura. Un altro
problema è che i genitori di questi bambini non hanno mai completato
l'istruzione primaria, quindi per loro è difficile aiutare i loro figli con le
responsabilità scolastiche, questi è la reale situazione," dice
Šárka Honová, direttrice dell'elementare Trnkovecká a Slezská Ostrava. Molti
degli alunni sono rom.
Honová dice che un altro problema è che i bambini romanì spesso non hanno il
materiale scolastico che serve. "E' stato annullato il beneficio per le matite e
le famiglie semplicemente non hanno i soldi per comperarle, o li usano per
altro," ritiene Honová.
Barbora (36 anni) è un'insegnante con parecchi bambini romanì in classe. Dice
che non è facile interessarli nell'istruzione. "Funziona quando sono più
giovani, ma già a 13-14 anni non hanno più alcun interesse nell'istruzione. Non
ho il tempo per focalizzarmi solo su di loro, specialmente quando le famiglie
non cooperano," dice Barbora, che non vuole rivelare il suo vero nome, per paura
che dei genitori si vendichino su di lei. "I genitori di questi studenti non
sono mai venuti alle riunioni di classe.
Secondo Jolana Šmarhovyčová, un'assistente sociale, sarebbe d'aiuto contare
più mediatrici scolastiche romanì, che aiuterebbero i bambini nell'uso del
materiale scolastico e nel rapporto con le insegnanti. Anche la direttrice
Honová è dello stesso parere.
Aggiunge: "Sfortunatamente, nessuno ci da il denaro che servirebbe. Però, se i
genitori non hanno interesse nell'istruzione dei figli, neanche gli assistenti
potranno servire."
Esempi positivi
Markéta (26 anni) lavora per un'organizzazione che assiste i bambini romanì ad
Ostrava. Dalla sua esperienza ha appreso che a molti di loro piace andare a
scuola.
"Ho visitato la famiglia di un bambino di 10 anni. Durante il periodo in cui
l'ho aiutato, i suoi voti sono migliorati di molto. Occorre pazienza," dice la
giovane.
Šmarhovyčová sottolinea che spesso i bambini romanì vivono segregati dalla
società maggioritaria. Anche se ufficialmente classi e scuole per soli rom non
esistono, dice che nel pratico ci sono queste divisioni.
Chiede: "Come possono questi bambini essere sufficientemente motivati, quando
mancano di esempi positivi? Quando i loro compagni di classe sono tutti nella
loro stessa situazione?"
Recentemente si è tenuta ad Ostrava una conferenza sull'istruzione per le
minoranze. Vi hanno preso parte autorità locali e organizzazioni non-profit,
oltre a genitori e dirigenti scolastici.
"Abbiamo proposto che l'ente legale incaricato delle scuole, monitori la
percentuale dei bambini romanì che le frequentano. Se la percentuale dovesse
raggiungere una data cifra, lì non si dovranno più iscrivere bambini romanì,"
dice Šmarhovyčová, aggiungendo che dev'essere aumentato anche il numero di
mediatrici scolastiche. "Penso che le parti si apriranno tra loro e che la
situazione migliorerà."
Di Fabrizio (del 02/12/2012 @ 09:04:18, in scuola, visitato 1250 volte)
Buongiorno Slovacchia Presov: dal prossimo anno gli alunni rom
saranno a fianco degli altri bambini - 21 novembre 2012
Secondo una sentenza della Corte regionale di Presov del mese di ottobre, la
scuola primaria di Šarišské Michalany, che ha creato classi separate per bambini
provenienti da "ambienti socialmente svantaggiati", ha violato il principio
della parità di accesso all’istruzione. Secondo quanto scrive oggi il quotidiano
Sme, la scuola, con quasi i due terzi di questi alunni (per lo più dalle
comunità rom), dovrà pertanto chiudere le 15 classi separate e comprendere gli
alunni rom nelle classi regolari entro l'inizio del nuovo anno scolastico. In
questo modo si eviterà, ha scritto la corte, una discriminazione su base etnica.
Il nuovo direttore Jaroslav Valastiak ha però dei dubbi: se non rispetta il
verdetto, infrange il verdetto della corte. Ma se formasse solo classi solo
socialmente miste, la struttura diverrà esclusivamente una scuola rom. Dopo la
sentenza, ha detto, quattro bambini hanno lasciato la scuola e altri genitori
stanno pensando di farlo, e cercarsi una scuola diversa per evitare che i loro
figli condividano le classi con bambini rom spesso affamati e non preparati, con
scarse abitudini igieniche. La discriminazione, pensano i genitori, è contro i
loro figli che devono adattarsi al ritmo più lento di apprendimento dei bambini
delle comunità emarginate.
Secondo Valastiak, scrive Sme, la sentenza è legittima ed è contro ogni forma di
segregazione sociale nella scuola, ma secondo lui l'integrazione forzata non
porterà ad alcun beneficio. La sua posizione è condivisa dalla maestra di
appoggio per i rom, Monika Duzdova, che pensa che gli oltre 400 bambini della
scuola a diversi livelli di istruzione, diversa estrazione sociale e con
prospettive diverse non possono essere semplicemente "mischiati". Lei è scettica
nei confronti di questo tipo di "giustizia", considerando che addirittura gli
stessi genitori rom sono contro quest'idea di classi miste ove i loro bambini
dovrebbero studiare fianco a fianco con i figli di famiglie "bianche".
Del resto, la scuola stessa ha già provveduto a trasferire i migliori studenti
rom nelle classi ordinarie per favorirne l’integrazione.
(Fonte Sme)
29 novembre 2012
Si sono svolti nel pomeriggio, in città, i funerali del maestro Giorgio Ferri,
cofondatore dell'Opera Nomadi di Reggio e tra i primi insegnanti elementari in
Italia che si occuparono dell'educazione dei bambini 'zingari'. Il maestro
Ferri, che abitava in via Vasco de Gama, nel rione Cln, aveva compiuto 80 anni
un mese fa. Nei giorni scorsi era stato ricoverato al Santa Maria Nuova per
alcuni problemi di salute. Ieri, improvviso, il decesso.
Giorgio Ferri ha dedicato una lunga parte della sua vita all'impegno per
l'integrazione dei nomadi: nel 1965, il ministero dell'istruzione istituì in
nove province italiane una scuola elementare destinata ai bambini di famiglie
sinte. Una venne aperta proprio a Reggio, nel quartiere di Baragalla, e toccò al
maestro Ferri insegnare i rudimenti della lingua e dell'organizzazione della
nostra società ai bimbi nomadi.
Una rappresentanza della comunità sinta di Reggio ha partecipato oggi alla
cerimonia funebre, che si è svolta nella chiesa dell'Immacolata concezione, in
via Bismatova. Quindi la tumulazione nel cimitero di Gavassa. Giorgio Ferri
lascia quattro figli.
Un ricordo del maestro Ferri di Paolo Bonacini, direttore di Telereggio
- Il 30 dicembre del 1996, con il termometro stabile sotto zero, Telereggio
raccontò la storia di due marocchini che vivevano sotto il ponte del Crostolo,
in città, lanciando un appello per trovare loro una sistemazione più dignitosa.
I primi a rispondere, il giorno dopo, furono alcuni esponenti dell'Opera Nomadi
di Reggio, che regalarono ai due immigrati una roulotte, memori delle analoghe
sofferenze da loro patite 40anni prima. Dell'Opera Nomadi Giorgio Ferri è stato
per decenni il cuore e l'ispiratore. Un reggiano doc, cattolico e altruista, che
mentre tanti racoglievano firme contro gli zingari, fomentando odio, andava
controcorrente lavorando per l'integrazione dei sinti, cercando cocciutamente di
portare a scuola i loro ragazzi e di insegnare loro le basi per avere una
prospettiva di vita e di lavoro normale, come condizione indispensabile alla
convivenza. Quel giorno, quando alcuni nomadi regalarono la roulotte ai
marocchini, venne anche lui davanti alle telecamere per dire senza tanti giri di
parole cosa ancora mancava dopo la scolarizzazione. Giorgi Ferri era anche un
bravo pescatore; all'apertura della della stagione della trota saliva con gli
amici sull'appennino e ne scendeva sempre con il maggior numero di pesci o con
il trofeo più pesante. Forse perchè era nelle grazie del Signore, o forse, più
semplicemente, perchè era più bravo degli altri.
Ciao Giorgio, ci mancherai.
Di Fabrizio (del 30/11/2012 @ 09:07:42, in media, visitato 1599 volte)
- Perché
Pirlo si incazza quando scrivono che è Sinto?
- Perché negli articoli sul calcioscommesse la parola
evidenziata è
ZINGARI,
quando di zingari non c'è ombra?
Vorrei chiederlo ai vari Osservatori sul razzismo, se il
RAZZISMO sia una parolaccia da appioppare al solito noto di turno (di preferenza
un politico) o non una tara che riguarda l'informazione generale. In Italia si
mastica tanto POLITICA che SPORT (anzi, più SPORT che POLITICA) e sarebbe il
caso di essere meno "aristocratici" nel scegliere di cosa scrivere.
Altra domanda: Chi ci informa?
Non mi riferisco ai Corriere, Giornale, Repubblica, o canali televisivi
nazionali... intendo l'informazione diffusa degli ultimi decenni, con portali
internet, televisioni locali, social network ecc. Cosa significa informazione
diffusa: tante voci diverse o essere circondati dall'omologazione?
Se di omologazione si tratta, l'omologazione è razzista?
Non mi interessano qua gli esempi eclatanti di razzismo, di quelli tutti
sanno scrivere.
Facciamo un esempio terra-terra, quotidiano direi:
Uno dei tanti problemi della nostra bella Italia è la scarsa attenzione
ambientale della grande maggioranza dei cittadini. Un altro problema è
l'atteggiamento "disinvolto" degli Italiani di fronte a leggi, regole, doveri...
(salvo prendersela con gli altri quando le infrangono, perché lo vorremmo fare noi).
Questa primavera è entrato in vigore il
SISTRI, cioè il sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti. Al solito
c'è
chi si è adeguato e chi no.
Se parliamo di legge, non è importante se chi non si è adeguato l'ha fatto
per impossibilità finanziarie o per la solita furbizia italiota, perché
la legge prevede anche punizioni per chi non la rispetta. Ma è un dato di fatto
che molti Rom e Sinti da sempre campano con la raccolta del metallo e dei
rifiuti, e che non tutti hanno le possibilità finanziarie di adeguarsi alle
nuove regole.
Il risultato naturale di questo stato di cose è l'aumento dell'attività
repressiva delle forze dell'ordine contro i traffici illegali di rifiuti. Che
altro potrebbero fare?
A questo punto, entra in ballo il ruolo dell'informazione:
Quando viene fermato un camion con contenuto sospetto, non ci si dimentica
mai di aggiungere "rom e sinti" se per caso risultano alla guida o il furgone è
di loro proprietà. Etnicizzazione del reato? Anche, ma la
domanda è: se qualcuno trasporta sostanze inquinanti, qualcun altro gliele avrà
pure fornite. Che differenza c'è tra i due reati? Che il fornitore di veleni
resta sempre anonimo.
Ragionamento di chiusura: si parla di piccoli reati, che
ottengono l'onore della cronaca solo su quelle pagine e quei siti locali di cui
accennavo sopra. Ve la immaginate una simile redazione, che mette il nome (italiano) di qualche stimato concittadino, o (addirittura!)
di un possibile finanziatore locale? Potrà avere un futuro questo mezzo d'informazione?
Finisce così che il reato di uno ZINGARO nasconda l'omertà mediatica su un
sistema che fa campare zingari e no.
E, qua chiudo veramente, se torniamo al discorso precedente su informazione
diffusa ed omologazione": tra le fonti che consultiamo quotidianamente,
esistono media ZINGARI? Sono mai esistiti? Cosa si può fare per cambiare un
panorama così squilibrato?
Di Fabrizio (del 29/11/2012 @ 09:08:37, in media, visitato 1438 volte)
Nel riportare la notizia di un furto, o di una rapina, quanto conta la
cittadinanza di chi compie il reato? La risposta giusta sembra essere "dipende",
almeno da quanto abbiamo potuto constatare facendo una rapida ricerca negli
archivi di alcune agenzie.
Abbiamo inserito le parole "furto" e "rapina" nell'archivio dell'agenzia
relativo all'ultimo mese, e i risultati, relativi solo a questo ultimo periodo
-
metà ottobre, inizio novembre - evidenziano una diversità di comportamento: se
il crimine è compiuto da un cittadino straniero, l'indicazione della nazionalità
è sempre presente, molto spesso nel titolo; ma se il reato è ad opera di un
italiano, allora la nazionalità appare raramente nel testo, e mai, o quasi, nel
titolo.
"Tre nomadi arrestate in A14 dopo furto" (20 ottobre), "Furti, arrestate due
polacche" (21 ottobre), "Romeno e bosniaco in manette dopo un colpo fallito" (23
ottobre), "Tre slavi arrestati per furto a Jesi" (29 ottobre), "Furto alcolici
in bar, arrestato romeno" ( 31 ottobre), "Furto in cantiere, arrestati 3 romeni"
(3 novembre), "Bosniaco arrestato per rapina ad anziana" (9 novembre) "Nomade
ucciso, arrestati i tre complici" (9 novembre), "Furto in azienda, arrestati 2
romeni" (13 novembre), "Rubano in villa, arrestati due serbi" (16 novembre),
"Bottino wurstel e pomodori, ventenne romeno condannato a Bolzano" (19
novembre): ecco i titoli con cui l'agenzia Ansa riporta alcune notizie. E gli
esempi di questo tipo sono diversi, anche monitorando altre agenzie: "Ladro col
‘gesso' a Catania, arrestato figlio dell'Imam", (29 ottobre), a "Roma:
Carabinieri, rubava nelle auto in sosta. Arrestata 42enne rom" (20 novembre),
entrambi pubblicati dall'agenzia Asca, oppure "Roma, cc arrestano due nomadi per
furti in automobili" (14 novembre), "Deposito AMA: 44enne romeno arrestato da
cc" (16 novembre), "Roma, ruba nelle auto in sosta: arrestata da cc 42enne
nomade" (20 novembre), pubblicati da Il Velino.
Non sono assenti i casi in cui viene indicata la nazionalità delle persone
coinvolte anche quando è italiana, ma sono più rari.
Emblematico il titolo di una notizia Ansa del 29 ottobre: "Furto e truffa,
badante denunciata da Cc" (29 ottobre): nel titolo non viene citata la
nazionalità, che si evince solo proseguendo la lettura dell'articolo. La signora
è italiana, ma il lettore leggendo solo il titolo potrebbe pensare che si tratti
di una cittadina straniera, essendo la parola "badante" utilizzata
prevalentemente per identificare le assistenti familiari straniere.
L'Asca il 7 novembre scrive "Roma: poliziotto libero da servizio sventa rapina
alle poste", e solo nel testo si indica che il ladro è "un 43enne romano"; il 9
novembre titola "Roma: Quarticciolo passato al setaccio dai Carabinieri. Due
arresti", specificando poi che i fermati sono un cittadino italiano e uno russo,
e il 15 novembre riporta "Roma: ladri in azione negli uffici VIII Municipio. Due
arresti", e nell'articolo scopriamo che sono "entrambi romani".
Il 3 novembre l'agenzia Il Velino scrive "Roma, arrestato 50enne che rubava
I-Phone5 aggredendo dipendente", e nel testo si specifica che è un "50enne
romano", così come nella notizia del 7 novembre "Roma, carabinieri sventano
rapina a sala bingo: 3 arresti".
In due casi, Il Velino riporta la nazionalità italiana anche nei titoli (3
novembre, "Torino, cc denunciano sei italiani per furto aggravato", 20 novembre,
"Roma, tenta rapina e picchia trans: arrestato 39enne romano").
Ma non è riportando la nazionalità, italiana o straniera che sia, che si
andrebbe nella giusta direzione. Il percorso da prendere è stato già indicato
nelle Linee guida elaborate dalla associazione Carta di Roma che sottolinea la
necessità di "usare con maggiore responsabilità e consapevolezza rispetto a
quanto avviene attualmente la nazionalità per nominare il/la protagonista di un
fatto di cronaca". E prosegue affermando che "Informazioni quali l'origine, la
religione, lo status giuridico -immigrato, richiedente asilo, rifugiato,
regolare/irregolare ecc.- non dovrebbero essere utilizzate per qualificare i
protagonisti se non sono rilevanti e pertinenti per la comprensione della
notizia". E la nazionalità, nel caso di un furto, o di una rapina, non sembra
essere un dettaglio rilevante.
La votazione del Consiglio comunale sull'osservazione, presentata
dall'Associazione Sucar Drom,
al Piano del Governo del Territorio del Comune di
Mantova è stata una sconfitta. Una sconfitta non solo sul merito ma su una linea
politica di mediazione e di governo delle problematiche vissute dalle famiglie sinte in rapporto con il Comune di Mantova che ho sempre convintamente
sostenuto.
La proposta presentata e bocciata dal Consiglio comunale, con tutti i suoi
limiti, era l'unico modo che la legislazione urbanistica vigente offriva per
costruire un percorso serio di governo delle aspirazioni legittime di tanti sinti mantovani. Un percorso di mediazione che contemperava diritti e doveri nel
rispetto della legge a 360° e si consideri che i doveri prevalevano sui diritti,
ma questa è la legge oggi. Un percorso che avrebbe aiutato a chiudere quello che
tutti unanimemente considerano un ghetto, offrendo una concreta possibilità di
uscire da logiche assistenziali che tanto costano in termini morali ai
mantovani, appartenenti alla minoranza storica linguistica sinta, e che tanto
costano in termini di risorse finanziarie alla Comunità mantovana nella sua
interezza.
Il voto del Consiglio comunale produrrà sicuramente nei prossimi anni un danno
economico non indifferente al Comune di Mantova e nelle esperienze già viste in
altre Città potrà produrre, per conseguenza, violazioni dei diritti umani con
ripercussioni che stento a pensare per la nostra comunità.
Rendo merito e ringrazio i tredici (13) Consiglieri comunali che hanno votato a
favore della proposta da me sottoscritta, in particolare ringrazio il Signor
Sindaco per il tentativo in extremis di mediazione e ringrazio i Consiglieri
Zecchini, Acerbi e Nicolini per i loro interventi. Purtroppo non è bastato.
Non ho capito la posizione dei tredici (13) Consiglieri che hanno votato contro.
A parte un appello al tema lavoro, che purtroppo oggi è sempre più difficile da
reperire, da parte del Consigliere De Marchi, gli altri consiglieri non si sono
espressi, ma riterrei doveroso un loro pronunciamento pubblico sulle motivazioni
della scelta che hanno fatto.
E' anche da evidenziare che sul tema del lavoro, dove mi sono speso in maniera
prioritaria in questi anni, l'Associazione Sucar Drom non ha mai ricevuto nessun
appoggio politico e/o istituzionale dalla Lega Nord e in particolare dal
Consigliere De Marchi. Giusto puntare sul lavoro ma poi bisogna spendersi
politicamente per realizzare gli inserimenti lavorativi, anche abbattendo
pregiudizi e stereotipi. Quindi mi chiedo legittimamente quanto sia sincero
questo appello e quanto invece non sia frutto di un'ideologia. Un'ideologia che
utilizza politicamente il “campo nomadi” per racimolare qualche decina di voti
ed arrivare a sedersi in Consiglio comunale.
La mia impressione è che il voto contrario sia stato frutto di tanti fattori.
Sicuramente la pochezza della risposta della Prof.ssa Treu, alla richiesta di
lumi del Consigliere Gianolio, penso abbia influito. Ad una domanda di
delucidazione tecnica, la risposta della Prof.ssa Treu è stata una
considerazione politica.
Un altro fattore è stato sicuramente il rimpasto in Giunta comunale che ha visto
escluso Arnaldo De Pietri che si era speso politicamente per costruire serie
possibilità di uscita alle famiglie dal cosiddetto “campo nomadi”.
Anche l'impossibilità di essere presente all'assessore Marco Cavarocchi, ieri in
Consiglio comunale penso possa aver influito.
Rimane il dubbio, inoltre, che alcuni Consiglieri comunali abbiano più votato di
pancia che non di testa, facendosi ingannare dalle sirene xenofobe.
Ma il fatto è indiscutibile: la linea politica di mediazione e di governo è
stata sconfitta in Consiglio comunale e nulla si vede all'orizzonte di serio e
costruttivo. Ne traggo le conseguenze e lunedì prossimo presenterò le mie
dimissioni nelle mani della Presidente Barbara Nardi e del Consiglio direttivo
dell'Associazione Sucar Drom perchè ritengo da oggi impercorribile alcun
percorso di mediazione e penso impraticabile nessun accordo con il Comune di
Mantova.
Carlo Berini
Vice presidente, Associazione Sucar Drom
Leggi anche: Una occasione persa per i Sinti e per
Mantova
RADIOBASE
Di Fabrizio (del 27/11/2012 @ 09:07:19, in Italia, visitato 1847 volte)
Da Martesana2, n. 298 Novembre 2012 - di
Deborah Besseghini (capogruppo Sel zona2) - Scritto
in relazione a
Non bastano le case riservate. Ai rom anche un lavoro sicuro, di
Serena Coppetti, "Il Giornale" 08/11/12
Che noia! Ogni volta che un consiglio di zona approva qualche delibera in
argomento, la Lega cerca di richiamare dagli inferi l'ombra di Zinagaropoli
attraverso il medium della stampa, e ci tocca rispondere alle solite infondate
accuse che vorrebbero questa amministrazione prona ai voleri delle comunità rom,
con le quali ovviamente Pisapia sarebbe in combutta.
Dico solo due cose sulla questione del limes e dei margini.
Primo, che grazie alla politica degli sgomberi della precedente amministrazione,
le comunità rom si sono limitate a girare in senso orario e antiorario intorno
ai confini di Milano come la famosa mula di Sant'Ambrogio. Quello che questa
amministrazione sta cercando di fare è esattamente il contrario: evitare di
sprecare soldi pubblici in azioni inutili. Se si vuole cominciare a metter mano
al "problema" rom e lavorare per una effettiva inclusione sociale delle comunità
rom e sinte, dobbiamo pensare a politiche di lungo periodo, non ad azioni
spettacolari, e smettere di muoverci secondo una logica emergenziale.
Secondo, bisogna combattere la progressiva marginalizzazione dei gruppi più
deboli e evitare che sul territorio sorgano e si radichino baraccopoli e
favelas, anche come conseguenza della crisi economica. Dobbiamo dunque avere il
coraggio, in generale, di spendere soldi pubblici per evitare che la crescente
marginalizzazione delle comunità più deboli diventi un problema sociale e di
sicurezza ingovernabile. Altro che cittadini discriminati! Questo è un
obbiettivo comune a tutti.
Quanto detto non riguarda solo i rom, ma per restare sulla possibilità
dell'inclusione sociale dei rom, a mio parere, dobbiamo deciderci: o investiamo
risorse in un piano di lungo periodo volto a superare le condizioni di
marginalità, come han fatto con buoni risultati altri paesi europei (per esempio
la Spagna), oppure, se davvero si ritiene dimostrato che tutti i rom in quanto
tali, e senza eccezione alcuna, siano asociali e inadatti o non desiderosi di
partecipare alla vita di una più vasta comunità, allora è da domandarsi davvero
perché continuare a investire in eterno risorse per spostarli da destra a
sinistra, da sinistra a destra, da sopra a sotto, da sotto a sopra, e da un
paese comunitario all'altro. Bruciamoli tutti che ci costa meno!
Il "superamento" dei campi rom è l'obbiettivo dichiarato nel lungo periodo tanto
della vecchia quanto della nuova amministrazione. Non capisco dunque fino in
fondo le polemiche della Lega. Sarebbe invece interessante capire come sono
state spese le ingenti risorse del piano Maroni per la cosiddetta "emergenza
nomadi", visto che non mi pare si sia risolto nemmeno un pezzo del "problema".
La politica del superamento dei campi, in ogni modo, implica necessariamente che
da qualche parte i rom che vivono nei campi debbano andare, e le istituzioni
hanno qualche responsabilità a riguardo. Quello che il Consiglio di zona 2 ha
voluto sottolineare con la sua delibera è che tale politica non può funzionare
se non si ragiona ampiamente anche sul fronte dell'accompagnamento al lavoro, e
non solo su quello dell'abitazione. Niente di strano: se lavori, esci dal campo
anche con le tue gambe e non hai bisogno di ulteriore assistenza. Di più: senza
una politica che favorisca l'istruzione e l'inserimento lavorativo dei rom e dei
sinti, parlare di sicurezza e di legalità credo sia come abbaiare alla luna.
Bisogna creare le condizioni perché nel futuro queste persone escano dalla
condizione di estremo disagio sociale ed economico in cui sono spesso confinate:
solo allora si potranno combattere efficacemente le varie forme di criminalità
più o meno organizzata sviluppatesi in questi anni all'interno anche delle
comunità rom.
Nessuno si illude che percorsi di questo tipo possano funzionare immediatamente
in tutti i casi, ma se funzionassero per qualcuno, e soprattutto per i più
giovani, sarebbe già un bel passo avanti nella direzione del superamento della
marginalità per la popolazione rom e sinta. E d'altronde, meglio avere il
coraggio di scegliere una direzione e coerentemente prendere delle decisioni,
per quanto eventualmente impopolari, piuttosto che continuare a abbaiare alla
luna o a camminare in tondo, come notoriamente avevano il vizio di fare la mula
di Sant'Ambrogio e i rom a Milano al tempo di De Corato.
(N.d.a. Partito con la sua mula nottetempo da Porta Romana, e diretto a Pavia
con l'intento di scappare da Milano perché non voleva diventarne il vescovo,
Ambrogio si ritrovò a Porta Romana la mattina successiva. Aveva semplicemente
girato intorno alla città. Un'altra volta la fidata mula lo portò, si dice, solo
fino a Corbetta…)
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