Da Martesana2, n. 298 Novembre 2012 - di
Deborah Besseghini (capogruppo Sel zona2) - Scritto
in relazione a
Non bastano le case riservate. Ai rom anche un lavoro sicuro, di
Serena Coppetti, "Il Giornale" 08/11/12
Che noia! Ogni volta che un consiglio di zona approva qualche delibera in
argomento, la Lega cerca di richiamare dagli inferi l'ombra di Zinagaropoli
attraverso il medium della stampa, e ci tocca rispondere alle solite infondate
accuse che vorrebbero questa amministrazione prona ai voleri delle comunità rom,
con le quali ovviamente Pisapia sarebbe in combutta.
Dico solo due cose sulla questione del limes e dei margini.
Primo, che grazie alla politica degli sgomberi della precedente amministrazione,
le comunità rom si sono limitate a girare in senso orario e antiorario intorno
ai confini di Milano come la famosa mula di Sant'Ambrogio. Quello che questa
amministrazione sta cercando di fare è esattamente il contrario: evitare di
sprecare soldi pubblici in azioni inutili. Se si vuole cominciare a metter mano
al "problema" rom e lavorare per una effettiva inclusione sociale delle comunità
rom e sinte, dobbiamo pensare a politiche di lungo periodo, non ad azioni
spettacolari, e smettere di muoverci secondo una logica emergenziale.
Secondo, bisogna combattere la progressiva marginalizzazione dei gruppi più
deboli e evitare che sul territorio sorgano e si radichino baraccopoli e
favelas, anche come conseguenza della crisi economica. Dobbiamo dunque avere il
coraggio, in generale, di spendere soldi pubblici per evitare che la crescente
marginalizzazione delle comunità più deboli diventi un problema sociale e di
sicurezza ingovernabile. Altro che cittadini discriminati! Questo è un
obbiettivo comune a tutti.
Quanto detto non riguarda solo i rom, ma per restare sulla possibilità
dell'inclusione sociale dei rom, a mio parere, dobbiamo deciderci: o investiamo
risorse in un piano di lungo periodo volto a superare le condizioni di
marginalità, come han fatto con buoni risultati altri paesi europei (per esempio
la Spagna), oppure, se davvero si ritiene dimostrato che tutti i rom in quanto
tali, e senza eccezione alcuna, siano asociali e inadatti o non desiderosi di
partecipare alla vita di una più vasta comunità, allora è da domandarsi davvero
perché continuare a investire in eterno risorse per spostarli da destra a
sinistra, da sinistra a destra, da sopra a sotto, da sotto a sopra, e da un
paese comunitario all'altro. Bruciamoli tutti che ci costa meno!
Il "superamento" dei campi rom è l'obbiettivo dichiarato nel lungo periodo tanto
della vecchia quanto della nuova amministrazione. Non capisco dunque fino in
fondo le polemiche della Lega. Sarebbe invece interessante capire come sono
state spese le ingenti risorse del piano Maroni per la cosiddetta "emergenza
nomadi", visto che non mi pare si sia risolto nemmeno un pezzo del "problema".
La politica del superamento dei campi, in ogni modo, implica necessariamente che
da qualche parte i rom che vivono nei campi debbano andare, e le istituzioni
hanno qualche responsabilità a riguardo. Quello che il Consiglio di zona 2 ha
voluto sottolineare con la sua delibera è che tale politica non può funzionare
se non si ragiona ampiamente anche sul fronte dell'accompagnamento al lavoro, e
non solo su quello dell'abitazione. Niente di strano: se lavori, esci dal campo
anche con le tue gambe e non hai bisogno di ulteriore assistenza. Di più: senza
una politica che favorisca l'istruzione e l'inserimento lavorativo dei rom e dei
sinti, parlare di sicurezza e di legalità credo sia come abbaiare alla luna.
Bisogna creare le condizioni perché nel futuro queste persone escano dalla
condizione di estremo disagio sociale ed economico in cui sono spesso confinate:
solo allora si potranno combattere efficacemente le varie forme di criminalità
più o meno organizzata sviluppatesi in questi anni all'interno anche delle
comunità rom.
Nessuno si illude che percorsi di questo tipo possano funzionare immediatamente
in tutti i casi, ma se funzionassero per qualcuno, e soprattutto per i più
giovani, sarebbe già un bel passo avanti nella direzione del superamento della
marginalità per la popolazione rom e sinta. E d'altronde, meglio avere il
coraggio di scegliere una direzione e coerentemente prendere delle decisioni,
per quanto eventualmente impopolari, piuttosto che continuare a abbaiare alla
luna o a camminare in tondo, come notoriamente avevano il vizio di fare la mula
di Sant'Ambrogio e i rom a Milano al tempo di De Corato.
(N.d.a. Partito con la sua mula nottetempo da Porta Romana, e diretto a Pavia
con l'intento di scappare da Milano perché non voleva diventarne il vescovo,
Ambrogio si ritrovò a Porta Romana la mattina successiva. Aveva semplicemente
girato intorno alla città. Un'altra volta la fidata mula lo portò, si dice, solo
fino a Corbetta…)