Addio al maestro della convivenza
29 novembre 2012
Si sono svolti nel pomeriggio, in città, i funerali del maestro Giorgio Ferri,
cofondatore dell'Opera Nomadi di Reggio e tra i primi insegnanti elementari in
Italia che si occuparono dell'educazione dei bambini 'zingari'. Il maestro
Ferri, che abitava in via Vasco de Gama, nel rione Cln, aveva compiuto 80 anni
un mese fa. Nei giorni scorsi era stato ricoverato al Santa Maria Nuova per
alcuni problemi di salute. Ieri, improvviso, il decesso.
Giorgio Ferri ha dedicato una lunga parte della sua vita all'impegno per
l'integrazione dei nomadi: nel 1965, il ministero dell'istruzione istituì in
nove province italiane una scuola elementare destinata ai bambini di famiglie
sinte. Una venne aperta proprio a Reggio, nel quartiere di Baragalla, e toccò al
maestro Ferri insegnare i rudimenti della lingua e dell'organizzazione della
nostra società ai bimbi nomadi.
Una rappresentanza della comunità sinta di Reggio ha partecipato oggi alla
cerimonia funebre, che si è svolta nella chiesa dell'Immacolata concezione, in
via Bismatova. Quindi la tumulazione nel cimitero di Gavassa. Giorgio Ferri
lascia quattro figli.
Un ricordo del maestro Ferri di Paolo Bonacini, direttore di Telereggio
- Il 30 dicembre del 1996, con il termometro stabile sotto zero, Telereggio
raccontò la storia di due marocchini che vivevano sotto il ponte del Crostolo,
in città, lanciando un appello per trovare loro una sistemazione più dignitosa.
I primi a rispondere, il giorno dopo, furono alcuni esponenti dell'Opera Nomadi
di Reggio, che regalarono ai due immigrati una roulotte, memori delle analoghe
sofferenze da loro patite 40anni prima. Dell'Opera Nomadi Giorgio Ferri è stato
per decenni il cuore e l'ispiratore. Un reggiano doc, cattolico e altruista, che
mentre tanti racoglievano firme contro gli zingari, fomentando odio, andava
controcorrente lavorando per l'integrazione dei sinti, cercando cocciutamente di
portare a scuola i loro ragazzi e di insegnare loro le basi per avere una
prospettiva di vita e di lavoro normale, come condizione indispensabile alla
convivenza. Quel giorno, quando alcuni nomadi regalarono la roulotte ai
marocchini, venne anche lui davanti alle telecamere per dire senza tanti giri di
parole cosa ancora mancava dopo la scolarizzazione. Giorgi Ferri era anche un
bravo pescatore; all'apertura della della stagione della trota saliva con gli
amici sull'appennino e ne scendeva sempre con il maggior numero di pesci o con
il trofeo più pesante. Forse perchè era nelle grazie del Signore, o forse, più
semplicemente, perchè era più bravo degli altri.
Ciao Giorgio, ci mancherai.
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