Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 29/10/2010 @ 09:58:17, in Italia, visitato 2080 volte)

La Nazione

Claudia, una giovane donna rom, è stata sgomberata a gennaio dal campo ex Osmatex di Sesto Fiorentino. Trasportata d'urgenza in ospedale qualche giorno dopo, ha perso i due gemellini che portava in grembo

Firenze, 26 ottobre 2010 - Ha perso i due gemellini che aveva in grembo da sette mesi la giovane donna rom che, sgomberata dal campo ex Osmatex di Sesto Fiorentino il 16 gennaio 2010, è stata costretta a vivere in condizioni di vita brutali.

Lo rende noto Matteo Pegoraro, del Gruppo EveryOne, affermando che il Gruppo EveryOne ha depositato per questo epiosodio un atto di denuncia in Procura nei confronti delle Istituzioni locali.

"Trasportata d'urgenza in ospedale nella giornata di domenica 24 e subito ricoverata - scrive Pegoraro - , Claudia, già oggetto di un'incomprensibile pressione poliziesca e giudiziaria, è stata informata dai medici che i suoi due bambini non erano sopravvissuti, con tutta probabilità a causa di ripetuti traumi e delle avverse condizioni di vita cui la donna è soggetta assieme ad altre 185 persone romene di etnia Rom: senza una casa, senza pasti caldi né medicinali e senza alcuna assistenza sociale da parte degli enti locali".

Prosegue Matteo Pegoraro che "Claudia, incarcerata nei mesi scorsi con l'accusa di estorsione aggravata per aver richiesto 20 euro per rendere un gattino ritrovato per strada alla legittima proprietaria, è stata - ancor prima del processo - preventivamente oggetto di un'espulsione, per ordine del Prefetto e del Questore di Firenze, per cinque anni dal territorio fiorentino, perché considerata asociale e pericolosa per l'ordine pubblico. Successivamente assolta dalla Procura per il reato di estorsione, è stata ed è tuttora oggetto di fermi e perquisizioni da parte delle autorità, il più recente proprio all'uscita dell'ospedale, dopo che era stata operata e suturata. Claudia, ovviamente provata e terrorizzata dell'intera situazione, è riuscita a scappare grazie all'aiuto dei suoi connazionali e ora è probabilmente ricercata e rischia anni di carcere per non aver rispettato un provvedimento di espulsione che si configura come illegittimo, anticostituzionale e contrario alle direttive europee 38 sulla libera circolazione e 43 sulla non discriminazione. Oltretutto, versa in una condizione psicofisica tragica".

 
Di Fabrizio (del 28/10/2010 @ 09:32:32, in Italia, visitato 2157 volte)

Il Post 26 OTTOBRE 2010 di Stefano Nazzi

Oggi il quotidiano free press Leggo, edizione di Milano, titola: "Gli zingari denunciano Maroni". Così, proprio così. E poi, "La Lega insorge: «Ingrati»". Attendiamo titoli del tipo: "I negri ora pretendono un lavoro". Ma poi, ingrati perché? De che?

Vabbé, così va il giornalismo (ANCHE il giornalismo) da queste parti. Ma parliamo del merito. Dieci famiglie nomadi del campo di via Triboniano hanno denunciato il sindaco, il prefetto e il ministro perché prima si erano visti assegnare le case popolari previste dai "progetti di autonomia abitativa" e poi se le sono viste negare perché altrimenti si penalizzerebbero i milanesi. Facile pensare che siano state le pressioni della base della Lega a provocare il dietrofront. È ovvio che le famiglie che avrebbero dovuto avere le case popolari sono famiglie di persone che lavorano, con figli che vanno a scuola. Gente che tra poco resterà letteralmente senza un tetto perché il campo di via Triboniano sarà sgomberato. In pratica il comune dice: «Vi tiriamo giù il posto dove vivete adesso, non vi diamo altra soluzione. Cazzi vostri». Romano La Russa dice: «Non ci faremo intimidire dalle denunce di quattro rom o dalle predicozze fintomoraliste di don Colmegna». Ecco, predicozze fintomoraliste. Don Colmegna, già direttore della Caritas ambrosiana e della Città della Carità voluta dal cardinale Martini, è uno che per Milano ha speso ogni energia della sua vita. Magari un po’ di rispetto ci vorrebbe persino da Romano la Russa. Matteo Salvini, della Lega, ha detto: «Una risata li seppellirà, anche se qualche giudice buontempone che li ascolti, magari amico di don Colmegna, lo trovano pure. Avanti con gli sgomberi, magari li aiuterà Gianfranco Fini». Vabbé, che dire?

Mi ricordo un servizio che trasmise il telegiornale, lo trovate su Youtube oppure qui sotto. È datato 14 maggio 1991, si vede l’allora sindaco socialista di Milano Paolo Pillitteri che litiga con un gruppo di tranvieri (immagino leghisti, ma potrei sbagliarmi) che vogliono lo sgombero di un insediamento di extracomunitari. Pillitteri litiga e urla: «Siete fascisti. Fascisti e razzisti». Ora, io tutto avrei pensato ma mai e poi mai che avrei rimpianto Paolo Pillitteri. E anche Tognoli, Borghini, figuriamoci Iso. A rimpiangere Albertini non ci sono ancora arrivato ma mi sa che tra un po’…

 il link per chi legge da Facebook

 
Di Fabrizio (del 27/10/2010 @ 13:12:41, in Italia, visitato 1936 volte)

Rom a Milano: per risolvere i problemi occorre la forza della ragione non la propaganda

Da settimane stiamo assistendo a Milano a uno spettacolo poco edificante sulla vicenda del campo rom di via Triboniano, campo regolare che in passato era stato indicato spesso come "modello".
Ora si dice che quel campo va abbattuto per un problema di viabilità dell'Expo. Si è così aperto un confronto che ha definito una varietà di strumenti per dare un'alternativa agli sfollati, tra i quali l'assegnazione di alcuni alloggi pubblici non abitabili e da ristrutturare con i soldi del "fondo Maroni", da affidarsi al privato sociale che li assegnerà alle famiglie interessate.

Una soluzione, pur parziale, di buon senso si era dunque profilata. Se non fosse che la Lega, con una posizione ideologica e propagandistica, ha bloccato l'Amministrazione Comunale, la quale invece si era già impegnata con le famiglie rom e le organizzazioni del terzo settore , firmando accordi per l'assegnazione degli alloggi.

Questa situazione di blocco − a nostro avviso irresponsabile − sta però generando un clima di insicurezza sul futuro di molte famiglie, che a oggi non hanno nessuna prospettiva al di fuori del più volte annunciato sgombero del campo di Triboniano. La situazione è senz'altro aggravata dal fatto che sono diversi i campi regolari che l'amministrazione ha dichiarato di voler chiudere in tempi brevi.

Crediamo che questi prossimi giorni debbano vedere l'Amministrazione Comunale produrre proposte alternative al campo per tutte le famiglie regolarmente residenti, e chiediamo che si eviti in tutti i modi il ricorso alla forza, che sarebbe ingiustificato e intollerabile.

Con questo presidio chiediamo a tutti i cittadini, oltre che alle forze politiche e sociali, di mandare un segnale chiaro all'Amministrazione Comunale: si usi la ragione per risolvere i problemi e si abbandoni la disumana politica degli sgomberi senza soluzioni alternative. Non può passare sotto silenzio l'importante risoluzione che il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha preso il 21 ottobre 2010 (CM/ResChS(2010)8) all'unanimità contro l'Italia, richiamando con forza lo stato italiano, a tutti i livelli, a garantire anche per i rom i diritti all'abitazione sanciti nella Carta Sociale Europea.

La Camera del Lavoro di Milano, Arci Milano, Gruppo Abele Milano, Associazione Rom e Sinti insieme, Aven Amentza, UPRE Roma

 
Di Fabrizio (del 26/10/2010 @ 09:09:12, in Italia, visitato 1678 volte)

Invio, per opportuna conoscenza, il comunicato di Africa Insieme sulla vicenda delle intimidazioni del Comandante della Polizia Municipale di Pisa, dott. Massimo Bortoluzzi, contro un gruppo di rom. Ulteriori materiali sulla vicenda sono disponibili all'apposita pagina del nostro sito: http://www.denuncia.africainsieme.net/
Un caro saluto
Sergio Bontempelli, associazione Africa Insieme

 Il link per chi legge da Facebook

La scorsa settimana, al campo rom di Cisanello sotto sgombero, è avvenuto un fatto straordinariamente grave. Il Comandante della Polizia Municipale, dott. Massimo Bortoluzzi, la mattina del 13 Ottobre si è recato di persona al campo, ha rivolto parole ingiuriose e offensive agli attoniti capifamiglia rom, minacciandoli di rivolgersi alla Procura dei minori per sottrarre loro i bambini.

L'Associazione Africa Insieme dispone di una breve registrazione del colloquio intercorso tra i rom e il dott. Bortoluzzi. Le parole di quest'ultimo lasciano poco spazio all'immaginazione: «a me di venì qui [...] mi girano le palle, è chiaro?», «andate dove cazzo volete, ma ve ne dovete andare». Frasi ingiuriose e offensive, rivolte a persone che si rivolgevano al Comandante con cortesia e deferenza: un comportamento inqualificabile, da parte di un funzionario preposto alla tutela dell'ordine.

Non basta. Il Comandante ha invitato i rom a trasferirsi in altri Comuni (nella registrazione si sente dire distintamente «andate in un altro Comune e mi va benissimo... perché non andate a Cascina? Andate a S. Giuliano...»; e ancora: «andate... a Livorno... dove volete...»). Poi, ha annunciato la "linea dura" sui bambini: «perché qui adotteremo la linea dura... ma dura... e l'adotterò attraverso la Procura dei minori nei confronti dei bambini, eh? Ve lo dico subito...».

Il Comandante dovrebbe sapere che sottrarre i bambini alle loro famiglie è un atto estremo, che nel nostro ordinamento è consentito solo in casi molto gravi (quando, cioè, è chiaramente impossibile una loro permanenza nelle famiglie di origine). Oltretutto, la procedura richiede l'intervento di assistenti sociali qualificati e competenti, che assistano i bambini e le famiglie. Il Comandante, però, usa questo argomento come minaccia per far paura: si può immaginare cosa significhi, per una mamma, vedersi portar via il proprio bambino.

La cosa è tanto più grave, perché il Comandante è intervenuto proprio quando era in corso una difficile trattativa tra la nostra associazione e il Comune: pochi giorni prima, si era tenuta una riunione alla Società della Salute per discutere delle politiche in materia di rom e sinti. Il giorno prima dell'intervento del Comandante, personale dei Servizi Sociali aveva visitato il campo per valutare eventuali iniziative di inserimento sociale o abitativo in favore di alcune famiglie. Lo sgombero era stato sospeso, in attesa di ulteriori decisioni da parte della Giunta. Non c'era dunque alcun motivo per un intervento del Comandante della Polizia Municipale, né tantomeno per un intervento così pesante e aggressivo.

L'Associazione Africa Insieme ha scritto al Sindaco per chiedere spiegazioni su questo comportamento. Ci auguriamo che l'iniziativa del dott. Bortoluzzi non sia stata concordata con la Giunta, e che le autorità politiche di questa città prendano gli opportuni provvedimenti.

Associazione Africa Insieme
Pisa
http://www.africainsieme.net

 
Di Fabrizio (del 24/10/2010 @ 09:28:26, in Italia, visitato 1705 volte)

Si invia il seguente comunicato ed il volantino allegato con preghiera di pubblicazione o diffusione attraverso i vostri canali.

COMUNICATO STAMPA
"Na Darà", nella lingua dei Rom "non aver paura"
un progetto a "pensiero ed azione Rom"

"Na Darà" è il titolo di un progetto "a pensiero ed azione Rom", realizzato dall'associazione delle donne Rom di Torino IDEA ROM ONLUS in collaborazione con Romanò Ilò, l'Opera Nomadi ed i Gruppi di Volontariato Vincenziano, con un finanziamento nazionale pubblico del Dipartimento per le Pari Opportunità - Ufficio Antidiscriminazioni Razziali - UNAR, il patrocinio ed un contributo in servizi delle Circoscrizioni 5 e 6 del Comune di Torino.

Per la prima volta a Torino un'iniziativa promossa direttamente dai Rom e sostenuta da alcune istituzioni pubbliche, un segno concreto della speranza e della voglia di essere cittadinanza attiva da parte della comunità più emarginata della città.

"Na Darà" prevede interventi di accompagnamento alla convivenza nei condomini di case popolari, corsi sulle danze tradizionali ed attività di comunicazione che sfatino l'immagine negativa dei Rom.

Il primo dei corsi sulle danze tradizionali Rom, 10 lezioni settimanali gratuite, partirà mercoledì 3 novembre, dalle 18 alle 20, presso il Centro d'Incontro di via Cavagnolo 7 a Torino (mezzi pubblici 50, 51, 51/, 4).
La partecipazione è gratuita ma occorre iscriversi inviando una e-mail a idea.rom@gmail.com

Il corso è rivolto a tutti ed è soprattutto un'occasione d'incontro e conoscenza tra Rom e Gagé (coloro che non sono Rom).

Per saperne di più consultare: www.idearom.it

Torino, 21 ottobre 2010

Associazione IDEA ROM Onlus
c/o Centro Studi Sereno Regis
via Garibaldi 13 - 10122 Torino
tel/fax +39.011.82731123
Facebook: IdeaRom

 
Di Fabrizio (del 24/10/2010 @ 09:23:57, in Italia, visitato 3410 volte)

Sito Ufficiale

Presentazione campagna

Comunicato stampa 29 ottobre

Programma milanese

La campagna "DOSTA!" ("basta" in lingua romanes) promossa dalla Comunità europea è coordinata e finanziata dall'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) in collaborazione con il Consiglio d'Europa e con le principali federazioni rom e sinte per promuovere in Italia una maggiore conoscenza della cultura dei Rom e dei Sinti, la più grande minoranza etnica d'Europa, e per sconfiggere con la conoscenza gli stereotipi che hanno sempre accompagnato questo popolo.

Piacere di conoscervi!

Siamo i Rom e i Sinti, ma molti per ignoranza o cattiveria ci chiamano "zingari" o "nomadi".

Viviamo in mezzo a voi da circa seicento anni ma ancora in pochi ci conoscono veramente. Probabilmente avete letto sui giornali che siamo sporchi, ladri, accattoni… ma non è così. Certo alcuni di noi sono molto poveri e alcuni hanno commesso degli sbagli. Ma non siamo tutti uguali anche se siamo tutti presi di mira da discriminazioni e in alcuni casi da razzismo vero e proprio.

In Europa siamo in dodici milioni, in Italia molto meno, circa 100.000. In maggioranza siamo Cittadini italiani dal 1871 ma alcuni di noi vengono dalla ex Yugoslavia e dalla Romania: scappati dalla guerra o dalla miseria.

Provate ad immaginare di non poter avere documenti (anche se i vostri e genitori sono nati in Italia), di non poter chiedere lavoro o continuare a studiare per questo motivo, di dover aspirare al massimo a vivere in un container o in una roulotte… di essere allontanati se entrate in un bar, di essere oggetto di battute e scherno… che vita sarebbe? La vita di molti di noi al momento.

Noi siamo i Rom e Sinti e come ogni altra minoranza abbiamo una lunga memoria storica, valori, costumi, tradizioni, arti, talenti, musica e bellezza. Abbiamo i colori di una civiltà millenaria che non hai mai preso parte ad una guerra. Tutto questo tuttavia resta confinato troppe volte negli angusti spazi che occupiamo alle periferie delle città, in ghetti che chiamano "campi nomadi".

La campagna DOSTA può rappresentare la possibilità di superare quel muro del pregiudizio che circonda la nostra gente.

Noi vi tendiamo una mano, metteremo in piazza frammenti della nostra cultura, vi sorprenderemo con il calore della nostra musica, le emozioni delle nostre danze e lo faremo in una serie di eventi che si snoderanno per tutta Italia, accompagnati da seminari e conferenze, mostre fotografiche e proiezioni video, momenti di riflessione in cui ci racconteremo a voi.

Il programma di Milano è stato realizzato dalla "Federazione Rom&Sinti insieme" e dall'Associazione UPRE ROMA con il patrocinio e il contributo di:

  • Fondazione Culturale San Fedele
  • Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
  • Fondazione Fabrizio De André onlus
  • Casa della Cultura

Hanno aderito: ARCI Milano, Associazione Aven Amentza, Associazione Romano Drom, Lavoro, Gruppo Abele di Milano, Opera Nomadi di Milano


Rom e sinti: una piaga da scacciare o una realtà da conoscere?
A Milano la campagna "DOSTA!" contro la discriminazione di Rom e Sinti


Venerdì 29 ottobre alle ore 11.30 nella sala Marra di palazzo Marino è convocata la conferenza stampa di presentazione della campagna DOSTA!

La campagna " DOSTA!" ("basta" in lingua romanes) è stata promossa dalla Comunità europea, in Italia è coordinata e finanziata dall'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) del ministero per le Pari Opportunità in collaborazione con il Consiglio d'Europa e con le principali federazioni rom e sinte, per promuovere una maggiore conoscenza della cultura dei Rom e dei Sinti, la più grande minoranza etnica d'Europa, e per sconfiggere con la conoscenza gli stereotipi che hanno sempre accompagnato questo popolo.

A Milano la Federazione " Rom& Sinti insieme" e l'associazione UPRE ROMA hanno prodotto uno sforzo particolare per la situazione estremamente delicata delle comunità rom e sinte (350 sgomberi di campi abusivi e la prevista chiusura di 4 campi regolari con il coinvolgimento di oltre 1000 persone tra uomini, donne e bambini).

Il programma di iniziative che viene proposto alla città ha visto il coinvolgimento di autorevoli istituti culturali come la Fondazione Culturale San Fedele, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, la Casa della Cultura, la Fondazione De André e l'adesione dell'ARCI Milano, dell'Associazione Aven Amentza, dell'Associazione Romano Drom, della Camera del Lavoro, del Gruppo Abele di Milano, dell'Opera Nomadi di Milano.

Alla presentazione del programma intervengono Massimiliano Monanni direttore dell'UNAR, Dijana Pavlovic vicepresidente della Federazione Rom& Sinti insieme, Giacomo Costa per la Fondazione culturale San Fedele, Chiara Daniele direttrice della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Ferruccio Capelli presidente della Casa Della Cultura.

Grazie per l'attenzione

Per informazioni: 339-11.70.311


29 ottobre - ore 11.30 – sala Marra di palazzo Marino
Conferenza stampa di presentazione della campagna DOSTA!

8 novembre - ore 21 Auditorium San Fedele, via Hoepli 3/b
Saluti: Giacomo Costa, fondazione culturale San Fedele
Presentazione: un esponente dell'UNAR; Fabrizio Casavola, Upre Roma
"Le danze di Billy e Dijana"
di Daniele Lamuraglia, con Dijana Pavlovic e Diego Conti
Nell'occasione verrà esposta la mostra sul Porrajmos (lo sterminio dei rom e dei sinti)

12 novembre - ore 18-20.30 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, via Romagnosi 3
"Rom: a Milano si può? Politiche abitative (e altro): soluzioni possibili"
Saluti: Carlo Feltrinelli presidente della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Introduzione: un esponente dell'UNAR; Alfredo Alietti, Upre Roma, docente di sociologia università degli studi di Ferrara
Testimonianze: don Massimo Mapelli, Casa della Carità; abitanti dei campi;
Interventi: Laura Balbo, docente di sociologia università degli studi di Padova; Antonio Tosi, docente di sociologia urbana al Politecnico di Milano; Tommaso Vitale, Scientific Director of the Master "Governing the Large Metropolis" CEE, Sciences Po Paris
E' stata invitata Mariolina Moioli, assessore alle politiche sociali Comune di Milano.

18 novembre – ore 20.30-23 - Casa della Cultura, via Borgogna 3
"La rappresentazione mediatica dei rom e dei sinti: tra dovere di informare e violazione dei diritti."
Presenzia: Ferruccio Capelli, presidente della Casa della Cultura
Introduzione: un esponente dell'UNAR; Paolo Cagna Ninchi, presidente Upre Roma
Interventi: Michael Guet, Capo della Divisione dei Rom e dei viaggianti del Consiglio d'Europa; Eva Rizzin e Angelica Bertellini, Articolo 3 - Osservatorio sulle discriminazioni di Mantova; Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera; Roberto Escobar, docente di filosofia della politica alla Statale di Milano; David Parenzo, conduttore e autore televisivo,
E' prevista la presenza del ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna

1 dicembre – ore 21 – Casa della Cultura, via Borgogna 3
"Sebben che siamo donne… rom - La via dei campi e la via dell'arte"
Presenzia: Ferruccio Capelli, presidente Casa della Cultura
Introduce: un esponente dell'UNAR.
Rebecca Covaciu, rom rumena, premio UNICEF per i disegni;
Laura Halilovic, rom bosniaca, autrice di "Io, la mia famiglia rom e Woody Allen";
Dijana Pavlovic, rom serba, attrice
Nel corso dell'incontro saranno proiettati frammenti delle realizzazioni artistiche

9 dicembre - ore 21 - Auditorium San Fedele, via Hoepli 3/b
Concerto conclusivo con artisti rom e italiani organizzato con la Fondazione De André (programma in via di definizione)

Tutti gli eventi sono a ingresso libero

 
Di Fabrizio (del 22/10/2010 @ 09:49:46, in Italia, visitato 1726 volte)

Dopo l'intimazione ultimativa di abbandonare il campo effettuata ieri 19.10.2010 nel tardo pomeriggio dalla Polizia locale, cosa evidentemente impossibile da compiersi nell'imminenza della sera e in assenza del supporto di servizi sociali e Amsa, nella tarda mattinata di oggi 20.1.2010 è stato effettuato l'ennesimo sgombero - il quattordicesimo - del microcampo rom di via Cavriana, in zona Forlanini, a Milano.
Dalle 7 di stamane gli abitanti del campo – una quindicina – hanno atteso l'arrivo della Polizia locale insieme a una decina di componenti del Gruppo di sostegno Forlanini, che segue da due anni la loro situazione adoperandosi per il riconoscimento del loro diritto a vivere un'esistenza dignitosa.

Nonostante la presenza di minori (due bambine di 15 e 19 mesi e un maschio di 7 anni) – già verificata da precedenti accertamenti e in ultimo dal sopralluogo di ieri sera (stamattina le madri e le rispettivi bimbe si erano comprensibilmente allontanate per non assistere allo scempio) – e di anziani con seri problemi sanitari, la procedura è stata avviata comunque; il Gruppo di sostegno, grazie al supporto dell'avvocato presente, ha preteso, ma inutilmente, l'esibizione di un titolo scritto per lo sgombero, oltretutto inizialmente in assenza di una chiara individuazione del proprietario del fondo.

Da mezzogiorno di oggi, gli abitanti del campo vagano di nuovo nel quartiere e nella città, in una città in cui non vengono riconosciuti a questa categoria “speciale” i diritti di base: la casa, la salute, l'assistenza sociale e sanitaria, l'istruzione, un lavoro.

Le ruspe intanto stanno distruggendo le baracche e tutti quei beni che gli abitanti del campo non sono riusciti a portarsi dietro nel loro ennesimo esodo.

Oggi pomeriggio i genitori del ragazzino di sette anni, che siamo riusciti a iscrivere nella scuola elementare di zona (e che sta sperimentando nelle maestre e nei compagni finalmente dei soggetti che lo riconoscono e collaborano positivamente con lui), andranno ad accoglierlo all'uscita; gli si è voluto risparmiare lo spettacolo indecente di un atto di forza, ma anche per lui prosegue una vita grama e precaria.

Il Gruppo di sostegno Forlanini proseguirà, come più volte ribadito, nell'affiancamento a questi uomini e donne, battendosi insieme a loro per conquistare i diritti essenziali, consapevole che quegli stessi diritti, così preziosi, sono sempre più spesso sotto tiro per gli stessi “oriundi”. Cedere su questo fronte implica un ulteriore imbarbarimento della vita sociale.

Gruppo di sostegno Forlanini
scendiamoincampo@gmail.com
Milano, 20/10/2010

 
Di Fabrizio (del 19/10/2010 @ 09:40:00, in Italia, visitato 1725 volte)

Donatella Ascari - Segretaria Ass.Them Romanò Onlus - Reggio Emilia

Con Dosta! La Campagna del Consiglio d'Europa per dire basta al razzismo, ci siamo messi in piazza a disposizione di tutti coloro che volessero chiederci della nostra vita, del nostro lavoro, volevamo farci conoscere per combattere i pregiudizi che ci accompagnano da secoli solo perché, unici e rari, ci consideriamo cittadini del mondo. Abbiamo suonato con i nostri violini, abbiamo offerto cibo, mostrato le roulotte e, alla politica, abbiamo chiesto precisamente si essere coinvolti nelle decisioni che ci riguardano, di partecipare alla gestione dei campi, di avere voce. E' invece partita una assurda polemica in cui, ancora una volta, nessuno ci ha consultato. Tutti ci parlano addosso e nessuno ci ascolta, è proprio questo che non sopportiamo più. Noi siamo cittadini reggiani solo quando, in campagna elettorale, vengono a chiederci i voti, poi ridiventiamo un fastidio, un problema che, addirittura il signor Sindaco paragona a tossicodipendenti e carcerati. Vorremmo chiarire che la vita nomade è una scelta, una cultura, un diritto che abbiamo difeso in centinaia di anni di persecuzioni fino ai campi di sterminio. Nessuno è obbligato a vivere da sinto o rom, tutti possono decidere altrimenti, ma non è concepibile che si pretenda di "normalizzarci" come se il nostro stile di vita fosse una colpa. Noi vogliamo l'uguaglianza non essere tutti uguali, quando tutti sono uguali si chiama totalitarismo e noi ricordiamo meglio di voi cosa vuol dire. Non abbiamo chiesto case popolari, chi vuole può fare domanda come tutti gli altri, ma la maggioranza di noi preferisce vivere con il proprio nucleo famigliare non in campi di concentramento ma in situazioni dignitose. Per questo chiediamo che si trovi il modo ci legalizzare le nostre residenze in piccoli appezzamenti di terreno che abbiamo acquistato, senza il contributo di nessuno, intorno alla città e su cui viviamo da decenni. Noi amiamo vivere all'aria aperta, girare con le nostre giostre tra sagre e fiere a contatto con la gente, come pensate che potremmo parcheggiare una giostra nel garage di una casa popolare? Volete anche che cambiamo lavoro, volete spegnere il circo, i Luna Park? Già si sta andando su questa strada: a Rubiera, a Sant'Ilario e a Poviglio si vogliono spostare le giostre lontano da dove sono i bambini e il nostro pubblico, perché si cerca di mettere in difficoltà interi nuclei famigliari che di questo vivono, volete creare nuovi disoccupati? Ogni volta che cerchiamo di mantenerci con le nostre sole forze, si cerca di emarginarci, perché noi dobbiamo essere quelli che chiedono l'elemosina. Già combattiamo contro i pregiudizi dei cittadini ma se la politica, che dovrebbe portare equilibrio, ci indica come problema, come si potrà creare un clima positivo in città? Siamo molto delusi ma non vogliamo richiuderci tra noi, noi abbiamo offerto la nostra disponibilità, spetta alla politica e alla città fare la sua parte, noi siamo già cittadini del mondo e non solo dell'Europa, la nostra casa è la famiglia non una costruzione in mattoni e non c'è nessuna porta tra noi e chiunque voglia conoscerci.

 
Di Fabrizio (del 17/10/2010 @ 09:39:53, in Italia, visitato 1813 volte)


I rom a Lecce non sono di passaggio, ma le istituzioni non sembrano capirlo
10 ottobre 2010 - Andrea Aufieri (direttore rivista Palascìa_l'informazione migrante)
Fonte: Palascìa_l'informazione migrante, Anno I numero 2, maggio-settembre 2010 - 10 ottobre 2010

Antonio Ciniero, ricercatore dell'Osservatorio provinciale sull'immigrazione della Provincia di Lecce, ci racconta storia e quotidianità del campo "Panareo".
«La situazione che vivono i rom a Lecce è il risultato di discutibili scelte fatte negli scorsi anni. Lo stereotipo più diffuso è quello di credere che siano un gruppo omogeneo, ma più che parlarne in generale bisognerebbe considerare i singoli gruppi. Quello dei rom è "un mondo di mondi", per dirla con Piasere. Nel caso della comunità di campo "Panareo" si tratta di rom khorakhanè shqiptare, rom di tradizione musulmana di provenienza montenegrina e kosovara. Vengono soprattutto da Podgorica, e hanno capito cosa significa vivere in roulotte o in baracca solo qui, visto che in patria vivevano nelle proprie case. Il loro arrivo è avvenuto sulla base dei flussi migratori che hanno seguito la dissoluzione della Jugoslavia, vista la tragica contingenza di guerre fratricide impropriamente chiamate etniche. Molti di loro hanno scelto di non imbracciare le armi e di spostarsi. La scelta del Salento non è stata casuale: alcuni commercianti di abbigliamento compravano qui dei capi di vestiario per rivenderli sulle coste montenegrine, che proprio in quegli anni divenivano meta di flussi turistici. Nel '95-'96, durante la guerra del Kosovo, arriva un secondo gruppo, ma nessuno se ne interessa, se non il volontariato locale e in particolare la Caritas. Che chiede l'intervento delle istituzioni per migliorare le loro condizioni di vita, ma l'ottica dell'intervento istituzionale resta quella securitaria: si effettuano sgombri delle zone occupate accampando motivi di igiene e ordine pubblico. Le uniche risposte istituzionali sono quelle di realizzare un "campo sosta": dapprima si individua l'ex-campeggio di Solicara (1995) e poi dal 1998 si individua la Masseria Panareo».

«Oltre a quella demagogica non si cerca mai una reale soluzione. Si sorvola sul fatto che molti rom siano richiedenti asilo, che meriterebbero tutele che di fatto non hanno: alcuni non possono neanche tornare in Montenegro, dove pure hanno delle case di proprietà, perché risulterebbero disertori. È impossibile non ritenere che quello dell'approccio alla questione dei rom sia un errore di gestione politica. Un esempio di approccio errato alla "questione rom" è l'emanazione dell'ultimo regolamento del campo approntato dalla commissione per i servizi sociali del Comune di Lecce, che li considera ancora soggetti nomadi. Questo perché non ci si è relazionati con la realtà. È dovuto intervenire il portavoce della comunità, Benfik "Beni" Toska, che ha fatto presente che le stesse persone che si credono nomadi sono qui da venticinque anni».

«La soluzione dei campi è adottata solo in Italia, la prima cosa che invece dicono i rom è che vogliono uscire fuori dal campo. Il campo e un'istituzione totalizzante sul soggetto. Chi assume un rom in "sosta temporanea"? Il campo non fa che riprodurre i meccanismi della stigmatizzazione e dell'emarginazione sociale. La sua stessa collocazione sembra studiata ad arte, a 7 km da Lecce e da Campi, 4 da Novoli e da Surbo, 5 da Trepuzzi, senza collegamento pubblico con le città. Una situazione di questo genere porta all'emarginazione. Qui c'è l'intera quarta generazione nata e cresciuta all'interno del campo. Quella del campo è una scelta imposta. Ancora oggi, in materia di decisioni politiche, si assiste al solito canovaccio per cui prima si decide cosa e come fare, ma poi ci si deve adeguare a quanto deliberato. In una società democratica, non è possibile prescindere dal costante coinvolgimento e dal confronto con i cittadini rom -in questo caso- ogni qualvolta un'istituzione è chiamata in causa per prendere decisioni che li riguardano direttamente. Per pianificare le politiche migratorie territoriali, esiste poi un luogo istituzionale preposto per legge. È la prefettura con i Consigli territoriali per l'immigrazione. A Lecce questa istituzione latita. Sono anni che si chiede uno specifico tavolo tematico che appronti, assieme a tutti gli attori, istituzionali e non, le questioni poste dalla presenza dei rom sul territorio, per individuare insieme a loro concrete e praticabili soluzioni che vadano nella direzione dell' inclusione sociale».

«È in questo quadro che l'Opi svolge le sue indagini avvalendosi della metodologia della ricerca/azione. Una ricerca militante, che mira alla conoscenza della realtà sociale per poterla modificare insieme ai soggetti/oggetti di ricerca e alle istituzioni locali. Trovare il capro espiatorio nel solo Comune di Lecce, che ha individuato nel campo sosta la soluzione alloggiativa per questo gruppo di cittadini, sarebbe molto facile ma altrettanto sbagliato. La richiesta che viene dal campo è quella di risiedere nel tessuto urbano e sociale dei comuni della provincia. Chi è già uscito dal campo ha visto che la qualità della propria vita è migliorata. Il problema è di riuscire a concertare e pianificare percorsi praticabili a livello istituzionale». «Riguardo al lavoro, uno degli stereotipi più diffusi tra i gagè è quello che i rom rifiuterebbero il lavoro per "cultura". I rom del "Panareo" si danno da fare, eccome. Sono quasi tutti organizzati con la vendita delle piante presso tutta la provincia, con regolare licenza. Un lavoro congiunturale, però,che richiede autonomia, mobilità, capacità di compravendita, con il quale spesso non si riesce a far fronte alle esigenze economiche di una famiglia. Nel corso del tempo, poi, si ravvisano molte modifiche. Per esempio è venuta meno la logica del manghel (chiedere il denaro per strada), perché i ragazzini nati e cresciuti qui si vergognano di praticarlo. In Italia ancora si attende il riconoscimento dei rom e dei sinti come minoranze linguistico-culturali, come avvenuto per altre realtà. Nel variegato panorama sociale italiano il gruppo più debole è proprio quello dei rom, che pagano gli effetti di un razzismo strisciante presente nella società italiana. Come ci insegna la storia, la logica razzista si basa sul prendere a oggetto il gruppo più facilmente attaccabile, l'anello più debole della catena, per poi colpire gli altri. Quando è andato al potere il governo più xenofobo dal dopoguerra a oggi, da subito i rom sono stati "oggetto d'attenzione", partita con la montatura come quella del "tentato rapimento" di un bambino a Ponticelli a opera di una ragazzina rom, che ha scatenato un vero e proprio pogrom, con l'avallo politico delle opposizioni (ricordiamo il vergognoso volantino redatto dal Pd di Napoli che sosteneva i pogrom!) che è culminata con l'emanazione di decreti e atti chiaramente razzisti, come l'Europa, in generale, e l'Italia, in particolare, hanno conosciuto solo durante il triste periodo dei totalitarismi».

Note:
Link alla rivista Palascìa_l'informazione migrante, sfogliabile gratuitamente all'indirizzo
http://www.metissagecoop.org

 
Di Fabrizio (del 16/10/2010 @ 09:22:06, in Italia, visitato 1610 volte)

Segnalazione di Maria Grazia Dicati

Don Albino Bizzotto - Il mattino di Padova

Cari sindaci, cari carabinieri e vigili della polizia municipale, che cosa sta succedendo? Far rispettare la legge può significare violare i diritti fondamentali delle persone? E' possibile che un cittadino italiano non possa materialmente esistere, perché non può disporre di nessun metro quadro di territorio? A questo siamo arrivati di fatto oggi. Con le ultime leggi sulla sicurezza i sindaci possono emanare ordinanze che precludono a chicchessia la possibilità di stazionare sul proprio territorio. Ci sono in Italia persone che vivono in roulottes o in camper. Generalmente sono sinti o rom. Esco dal generico: vado al fatto, l'ultimo. Vengo chiamato d'urgenza. "Padre, ci sono carabinieri e vigili che ci vogliono cacciare e non intendono ragioni. Venga, faccia presto". Vado. E' vero: obbligo di sgombero. Per andare dove? Non interessa. "Devono andare via di qua", dice un vigile. Ma per quale reato e dove? "Siamo subissati dalle telefonate dei cittadini... Stamattina uno di quelli delle roulottes ha fatto la pipì all'aperto. E' stato anche fotografato". So, interrompo, che in questi giorni siete stati allertati per movimenti sospetti attorno ad alcune case, ma vi garantisco che non si tratta di queste persone.

Risposta di uno dei carabinieri: "Ma questi sono di quella gente, zingari". Sarebbe come dire che anch'io sono ladro, visto che molti italiani cercano di frodare con il "fai da te", dalle cricche politiche fino all'ultimo evasore. Così si spara sul mucchio, invece di perseguire chi veramente delinque. "Ma che vadano in zone attrezzate!". Appunto: tutti le reclamano ma nessuno si azzarda a realizzarle nel proprio Comune. "Ma noi che possiamo fare? Dobbiamo eseguire gli ordini". Certo. Ma chi coordina e dà gli ordini? Un panorama complesso, con personalismi e varie fonti di potere. "Che si mettano d'accordo!". Mi offro di andare dal sindaco immediatamente. Vado. Ho trovato comprensione e impegno. Accetta di dilazionare l'intervento. Ma tutte le contraddizioni rimangono, con rischio di spaccatura nella stessa coalizione di maggioranza. Ritorno al luogo delle roulottes. Vedo la gazzella dei carabinieri e dietro il furgone della polizia municipale. Cerco di raggiungerli per portare il messaggio del sindaco, facendo i fari a intermittenza... Accelerano e se ne vanno. Le roulottes non ci sono più ed è stata installata una sbarra con lucchetto per impedire l'entrata nella zona libera. Neanche la pazienza di una verifica! Anche la beffa! Ritelefono ai miei amici e li faccio comunque ritornare nella stessa zona, assumendomi la responsabilità di una disobbedienza civile di fronte a questa ingiustizia continua, nei confronti di 9 persone esasperate e perseguitate quotidianamente nella loro patria con un perenne foglio di via: ma verso dove? E molte volte trattate con aggressività e arroganza, non secondo legge! Stranieri in patria!

Conosco tutta la loro Via Crucis senza fine da un luogo a un altro, un numero interminabile di posti. Di mezzo c'è anche la perdita di una creatura per lo stress che procura questo tipo di vita. Nessuno che si avvicini, né un'assistente sociale, né qualche persona che si impegni a conoscere la situazione e prendersela a cuore.

Ci sono 3 bambini ma che importa? Nei momenti di tregua cercano di racimolare qualche soldo con la raccolta del ferro vecchio, ma con gli spostamenti continui non ce la fanno. E' vero. Nella nostra società oggi c'è più attenzione e sono più curati e protetti i cani e i gatti che questo tipo di persone. Eppure questi miei amici, come tanti altri sinti e rom, sono dispostissimi a rinunciare alle loro roulottes immediatamente, anche solo per un rudere di casa. Ma non possono partecipare a nessun concorso di assegnazione di case, perché non hanno i requisiti necessari, in particolare il reddito minimo e la residenza. Impossibile trovare un imprenditore disposto a provare a impiegarli in un lavoro. Tutti pretendiamo che si integrino nella società, ma non offriamo nessuna possibilità se non quella di essere mandati via. Sono tanti i sinti e rom analfabeti che desiderano un futuro migliore per i loro bambini e desiderano mandarli a scuola. Ma non si parte dai bambini per affrontare la situazione sociale. Ho raccolto le lacrime di qualcuna di queste mamme che non ce la fanno più. Sono lacrime proprio come quelle delle altre mamme, con qualche peso in più.

Eppure le leggi ci sono perché possano trovare un po' di pace: art 16 della Costituzione, Legge 328 - 2000, (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) Legge 1228 del '54 sull'iscrizione anagrafica. Ma è meglio ignorarle e stare alle ultime ordinanze. Spero vengano presto dichiarate illegittime, perché non possono prevalere sui diritti fondamentali della persona.

Mi premono due considerazioni:

1) Il fulcro del problema sta in noi. Parlo prima di tutto per me; anch'io, figlio di contadini, sono cresciuto con il pregiudizio e la paura degli "zingari". Sono cambiato quando ho accettato di conoscere le persone con i loro problemi. Il pregiudizio e la paura regola ancora i nostri "non rapporti" con i sinti e i rom, percepiti come più pericolosi degli immigrati. Le pressioni più forti sui sindaci e sulle forze dell'ordine vengono dalla popolazione stessa, che pretende sicurezza non affrontando i problemi, ma rifiutando in blocco questa categoria di persone. Non si fanno né distinzioni, né differenze e quindi non si accettano posizioni problematiche. I tentativi di soluzione vengono visti come una ingiustizia: "Vengono aiutati i delinquenti e non noi che fatichiamo tanto e siamo onesti". Anche le comunità ecclesiali sono in difficoltà, si delega qualche persona di buona volontà della Caritas, ma le comunità non vogliono saperne. Così anche i preti si rassegnano e si comportano come i sindaci. Se la gente si ribella che cosa possono farci? Se qualche prete si espone e richiama a un atteggiamento più umano, si ritrova con una parte dei fedeli che abbandona la messa. Quello dei più poveri e maltrattati pone un serio problema di fede.

2) E qui avviene il corto circuito della politica. Molti politici hanno ottenuto il consenso elettorale puntando sulla paura e andando a gara con la promessa della sicurezza. Più gli amministratori si mostrano intransigenti, più ottengono consenso. Ma la sicurezza delegata alle sole forze dell'ordine e alle case chiuse a chiave come casseforti non costruisce né fiducia né convivenza. I problemi vengono semplicemente rimossi e i pregiudizi e la paura rimangono e vengono scaricati sui più deboli socialmente, trattati come capri espiatori. Una riprova del disagio della nostra società si riscontra nelle esplosioni di violenza che avvengono con sempre più frequenza nelle nostre case. Oggi prevale la politica che cura soprattutto i serbatoi di voti. Sarà fatica, ma amministrare e governare significa anche oggi curare il bene di tutta la comunità, non solo la maggioranza, puntando alla convivenza con tutte le persone esistenti in un territorio, senza selezionare o scartare settori di società. A nessuno piacciono i problemi gravi in casa, ma quando ci sono bisogna affrontarli. E nella famiglia la sicurezza non si realizza con i controlli e gli interventi della polizia, ma con i rapporti di fiducia tra le varie persone, anche e soprattutto nei momenti più difficili. Questo come regola vale anche per la costruzione di qualsiasi altra forma di convivenza comunitaria. Proviamoci!

 

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