Rom e Sinti da tutto il mondo

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\\ Mahalla : VAI : conflitti (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 11/07/2012 @ 09:18:09, in conflitti, visitato 1337 volte)

Anarres Riprendiamo, dal sito di Radio Blackout, questo articolo sulle radici profonde del razzismo contro i rom

Nei giorni scorsi la polizia ha arrestato due ultras juventini accusandoli per il pogrom che lo scorso dicembre mandò in fumo le miserabili baracche dove vivevano i rom nel quartiere Le Vallette di Torino.
I due arrestati sono del gruppo "Bravi Ragazzi", una delle poche formazioni ultas juventine di sinistra.

Ricordiamo i fatti.
L'attacco incendiario che il 17 dicembre ha mandato in fumo il campo rom della Continassa a Torino è l'emblema del disprezzo diffuso verso stranieri e immigrati poveri che si allarga ogni giorno di più. Spesso a farne le spese sono i rom.
Siamo alle Vallette. Un quartiere popolare, di quelli dove campare la vita non è mai stato facile. Da un lato il carcere, la discarica sociale dove tanti nati qui finiscono con trascorrere pezzi di vita; dall'altra parte c'è il nuovo stadio della Juve, dove le tensioni sociali si stemperano tra tifo e ginnastica ultrà.
In questo quartiere si è consumato un pogrom.
Una ragazzina racconta un bugia, uno stupro mai avvenuto, punta il dito su due rom, i rom che vivono in baracche fatiscenti tra le rovine della cascina della Continassa.
In questa bugia è il nocciolo di un male profondo. Una famiglia ossessionata dalla verginità della figlia sedicenne, al punto di sottoporla a continue visite ginecologiche, incarna un retaggio patriarcale che stritola la vita di una ragazza. Lei, per timore dei suoi, indica nel rom, brutto, sporco, puzzolente, con una cicatrice sul viso l'inevitabile colpevole.
In pochi giorni nel quartiere cominciano a girare i soliti volantini anonimi dei "cittadini indignati". Da anni in città i comitati più o meno spontanei animati da fascisti, postfascisti e leghisti, soffiano sul fuoco, promovendo marce per la legalità, contro lo spaccio, contro gli zingari. Tutte manifestazioni dalla cui trama sottile emerge la xenofobia, la voglia di forca .
La segretaria dei Democratici torinesi, Brangantini, ha preso le distanze dal corteo indetto per "ripulire" la Continassa, ma quella sera sfilava in prima fila. Con lei c'era tanta "brava gente" accecata dall'odio razzista.
All'arrivo dei vigili del fuoco la folla inferocita li ha fermati a lungo. Ci hanno impiegato tutta la notte a spegnere le fiamme che hanno distrutto il campo.

Quando si punta il dito su un intero popolo, quando tutti sono colpevoli perché due sono sospettati di aver stuprato una ragazza, il passo successivo sono le deportazioni, i lager, le camere a gas. La pulizia etnica. Se sei diverso e povero la tua vita diventa sempre più difficile.
L'estendersi del razzismo e della xenofobia allarga una frattura sociale sulla quale si incardina il consenso verso leggi che annullano anche nella forma l'assunto liberale dell'eguaglianza.
I media fanno la loro parte nel creare un clima di emergenza permanente, accendendo i riflettori sugli immigrati, cui cuciono addosso lo stereotipo del criminale.
I fascisti sguazzano in questo pantano, consolidando la propria presenza attiva, specie in certe zone del paese, ma sarebbe miope non vedere che il male, nella sua terrificante banalità, è ben più profondo. Investe a fondo il sentire comune di interi quartieri, anche tra la gente di "sinistra", come i Bravi Ragazzi della Continassa.
Da anni i pogrom incendiano l'Italia. Bruciano le baracche e corrodono la coscienza civile. Qualcuno agisce, troppi plaudono silenti e rancorosi, certi che saranno più sicuri. Al riparo dalla povertà degli ultimi.

Radio Blackout ne ha discusso con Paolo Finzi della redazione di A, curatore del DVD e libretto "A forza di essere vento" dedicato allo sterminio nazista di rom e sinti.

Ascolta l'intervista
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Di Fabrizio (del 04/07/2012 @ 09:24:11, in conflitti, visitato 1712 volte)

Roma buzz monitor Bomba al quartier generale di Euroroma. Ferito attivista

Lunedì (scorso, ndr.) protesta a Londra.

Un attivista si trova in ospedale gravemente ferito, dopo lo scoppio di una bomba venerdì (29 giugno) al quartier generale del partito Euroroma, a Sandanski, l'unica città bulgara ad eleggere un consiglio comunale composto solo da Rom.

Quando Malin Iliev (59 anni) è andato a rimuovere un pacco sospetto lasciato davanti al palazzo alle 6 del mattino, l'ordigno è esploso strappandogli il braccio. Ricoverato nell'ospedale locale, è poi stato trasferito in terapia intensiva a Sofia.

La maggior parte delle finestre degli uffici di Euroroma, che si trova nei pressi della piazza del mercato, sono andate distrutte per la violenza dell'esplosione. Secondo l'agenzia di stampa Novinite anche altri edifici hanno subito danni.

La polizia sta esaminando i resti per determinare il tipo e la quantità di esplosivi usati. Al momento di questo articolo non sono stati ancora effettuati arresti (lunedì 2 luglio, arrestato un ventiduenne, QUI, in bulgaro. Aveva preso parte anche agli incidenti di Katounitsa dell'anno scorso, ndr.). 

"Iliev era uno dei nostri candidati alle elezioni locali," dice Toni Angelov, responsabile della sezione locale di Euroroma. "Riteniamo che si tratti di un attacco a sfondo politico e razziale."

Ma Tsvetan Tsvetanov, ministro degli interni, sosteneva già dal giorno dell'esplosione che la politica non c'entrava, parlando di "atto puramente criminale", sicuro che entro una settimana il commissario di polizia Georgi Kostov avrebbe catturato i responsabili.

L'ex parlamentare Tsvetelin Kanchev, presidente di Euroroma, rilasciato dalla prigione per indulto all'inizio dell'anno, critico con l'amministrazione afferma di temere che la soppressione dell'attività politica romanì continui a tempo indefinito.

Da Londra, Toma Nikolaev, direttore dell'agenzia Defacto, dice che il dipartimento di stato USA ritiene la marginalizzazione dei 700.000 Rom bulgari come la questione dei diritti umani più urgente nel paese. Aggiunge che sono diffuse la corruzione nel governo e nella magistratura, oltre che ai maltrattamenti dei carcerati.

"Parlo per esperienza personale," dice Nikolaev. "I miei uffici sono stai distrutti, sono stato picchiato per strada e una bomba è stata piazzata sul mio balcone. Ecco perché sono fuggito e ho chiesto asilo."

Nikolaev sta affrontando un procedimento di estradizione da Londra su richiesta dei procuratori bulgari. Dicono che dovrebbe scontare ulteriori cinque settimane dell'anno di carcere a cui era stato condannato per piccoli reati di ordine pubblico. Lunedì 2 luglio l'udienza al Westminster Magistrates Court.

Si terrà una protesta davanti al tribunale, contro la sua estradizione e contro l'attentato in Bulgaria.

Nikolaev, presidente di Roma London BG, sta conducendo una campagna contro quello che definisce il regime del primo ministro Boykov Borisov. La segregazione scolastica è ancora comune, con molti bambini che vivono ancora nelle baraccopoli senza aver mai ricevuto nessuna istruzione.

Inoltre, afferma che sotto Tsvetanov la polizia stia conducendo un vero regno di terrore contro gli attivisti rom. Molti sono in carcere, inclusi i suoi colleghi di Kupate (Assieme), un gruppo politico di quattro organizzazioni romanì che ha presentato candidati alle elezioni generali.

Inizialmente, dopo la caduta del comunismo, i Rom vennero spinti a votare per i partiti tradizionali. Se non si votava come indicato, si potevano perdere il lavoro, la pensione o l'appartamento, dice Nikolaev. C'era molta compravendita di voti, cosa che era un handicap per l'attività politica romanì.

Euroroma venne registrata nel 1998 e l'anno seguente i Rom a Silven fondarono Futuro, guidato da Rusi Golemanov. Seguirono Bulgaria Libera ed una ventina di altri gruppi, che portarono ai primi successi nelle elezioni locali.

Bulgaria Libera vinse tre elezioni comunali, ottenendo 60 seggi nei consigli municipali. Nel 2001, vennero eletti due Rom al Parlamento, ma tramite le liste dei partiti tradizionali. Tittavie, dopo le elezioni del 2005, un solo parlamentare rom entrò nel Sobranie. (parola che in molte lingue slave indica il Parlamento; per kla Bulgaria il termine esatto è Assemblea Nazionale, ndr.)

Due anni dopo, grazie anche ad una campagna per l'iscrizione nei registri elettorali condotta da Amalipe e altri, una colaizione tra Euroroma, Drom e PLAM ottenne un centinaio di seggi.

Molti altri Rom sono stati eletti come candidati dei partiti tradizionali. A Sandanski, anche se la comunità rom locale è relativamente piccola, Euroroma ha ottenuto una chiara maggioranza in consiglio comunale, creando un precedente nella storia politica della Bulgaria.

Ma questo successo, in una città che ha preso il nome dal rivoluzionario Yane Sandanski - accusato di aver ucciso numerosi avversari, per ora sembra per ora il segno culminante dei progressi politici romanì. Dozzine di Rom sono stati uccisi dalla polizia e da teppisti neofascisti, molti feriti durante spedizioni paramilitari e pogrom. Nell'attuale clima di repressione pochi osano parlare, mentre la maggioranza è inchiodata al suolo da un tasso di disoccupazione del 70% e dalla spirale di povertà.

 

Segnalazione di Nazzareno Guarnieri



Una delegazione dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) della Presidenza del Consiglio dei Ministri si è recata oggi nella prefettura di Pescara per una serie di incontri istituzionali e con rappresentanti della comunità Rom.

Obiettivo degli incontri è garantire la piena attuazione della strategia italiana di inclusione dei Rom sul territorio, mission alla quale sta dando un grande contributo anche il comune di Pescara. L'attuazione della strategia inclusiva è legata agli impegni internazionali assunti dal governo italiano in quest'ambito riguardo all'attuazione della comunicazione della Commissione europea n.173/2011.

Dopo gli incontri con il questore Passamonti e con il comandante provinciale dei Carabinieri Galanzi, coordinati dal prefetto Vincenzo D'Antuono, i delegati Unar hanno avuto un colloquio con esponenti della comunità Rom, che ha condannato con fermezza l'omicidio del tifoso laziale ucciso la sera del 1° maggio a Pescara presumibilmente da un gruppo di Rom.

La comunità pescarese, hanno assicurato i suoi rappresentanti, è pienamente disponibile a partecipare ad un percorso di inclusione socio-lavorativa, le cui tappe, con le relative iniziative, saranno individuate nell'ambito di un tavolo di lavoro permanente.

La prefettura avrà un ruolo di primo piano nell'organismo, che sarà avviato entro giugno a cura dell'Unar nella sua doppia veste di ente per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni e di struttura di coordinamento della strategia europea e italiana di inclusione dei Rom.

In quest'ottica, ci sarà molta attenzione per la funzione dei mezzi di informazione - La Federazione nazionale della stampa italiana già collabora con Unar - che possono dare un grande contributo nel promuovere un cambiamento culturale in vista del superamento di pregiudizi e stereotipi diffusi.

 
Di Fabrizio (del 16/05/2012 @ 09:13:19, in conflitti, visitato 2005 volte)

Da Czech_Roma

Commento di Pavel Pospěch: I Rom "sull'attacco a Brno" - Pavel Pospěch, translated by Gwendolyn Albert
Prague, 11.5.2012 20:32, (Originally published in Czech at Blog RESPEKT. Published with the kind consent of the author)

La criminalità rom sta uscendo di controllo e ogni giorno ci sono violenze per le strade. Inoltre, i media sono dalla parte dei Rom ed ignorano completamente il problema. Questo significa che noi gente comune dobbiamo condividere le nostre esperienze e quanto sappiamo, così che sempre di più i politici sappiano che non siamo indifferenti agli attacchi dei Rom!

Vi dirò cos'è successo ai miei amici. Qualche sera fa, stavano bighellonando per le strade di Brno, cercando un posto aperto dove poter continuare la loro appassionata discussione davanti ad una birra. Per strada si aggregò un compagno, dall'apparenza piuttosto malmessa e probabilmente senza un tetto sulla testa. Aveva bevuto e non interloquiva granché con gli altri, anche se quella allegra compagnia nel mezzo della notte sembrava averlo attratto. Si unì ai miei quattro amici, rimanendo un po' indietro alla compagnia.

E' successo tutto d'improvviso. Hanno udito dei passi rapidi, e dal nulla sono apparsi due Rom ben piazzati. Avevano seguito i miei amici, forse da una strada vicina. Sono saltati addosso al senzatetto e l'hanno sbattuto a terra con diversi pugni. C'è voluto solo un istante. Il senzatetto giaceva a terra, i miei amici erano lì in piedi senza sapere che fare. Sorridendo, anche i Rom erano lì in piedi. "E' un vostro amico?" chiese uno di loro. "Pensavamo fosse qualcun altro," disse con un bel sorriso, quasi scusandosi. "Allora, cosa volete fare?" chiese ai miei amici. "Lo lasciate così?" I miei amici non sapevano che dire. Erano tre uomini e una donna, tutti mingherlini, di fronte a tre massicci criminali rom, che non aspettavano altro che di iniziare una rissa. "Gli daremo 20 corone, d'accordo?" minacciò un altro Rom. "Dovrebbero bastare, giusto?" Si stavano divertendo moltissimo. Avevano picchiato un barbone per puro divertimento e ora stavano umiliando chi era insieme a lui.

I miei amici hanno fatto l'unica cosa possibile in quel momento. Hanno chiamato la polizia e segnalato l'incidente, ma quando la pattuglia è arrivata sulla scena, tutto era già terminato. Il senzatetto malmenato si era rialzato e seduto sul marciapiedi ed i Rom erano spariti. Forse erano andati a brindare il successo del loro divertimento con una bevuta. O forse a cercare qualche altra vittima. Di notte le strade sono piene di obiettivi solitari.

E' una storia vera, ma...

Tutto ciò che ho scritto è successo veramente. Solo una cosa non è corretta: gli assalitori non erano Rom; erano Cechi bianchi, come voi e me. Un segno particolare: avevano le teste rasate.

Non Rom, ma dei "bianchi". Qual è la differenza? Beh, probabilmente sono cresciuti in una casa o un appartamento normali, non un ostello con 10 persone per stanza. Non in un edificio in rovina nel quartiere peggiore della città. Probabilmente non hanno frequentato scuole "speciali". Hanno frequentato la scuola dell'obbligo normale, come voi o io, e hanno potuto scegliere dove continuare gli studi. I loro genitori e fratelli non sono andati alla scuola "speciale", quindi quel gruppo non è dovuto crescere tra gente la cui unica istruzione proveniva dalla scuola "speciale". La loro lingua madre è probabilmente il ceco, che a scuola è naturalmente un vantaggio. I loro parenti non sono in prigione e la loro famiglia non sta pagando interessi mortali agli usurai. Il colore della loro pelle è uguale a quello di tutti gli altri. Le guardie di sicurezza non li pedinano nei supermercati. Se salgono sul tram, il controllore non risale tutta la vettura solo per loro. Probabilmente non soffrono di disagi materiali. Non vivono in mezzo a gente in dipendenza da droghe o gioco d'azzardo. Niente di tutto questo può spiegare il motivo per cui assalgono delle persone. Se picchiano la gente, è solo per divertimento.

Qual è la differenza più grande? Se fossero stati Rom, avreste appreso di questa storia dalle prime pagine dei giornali. Le testate online si sarebbero precipate sulla scena del crimine. La gente avrebbe condiviso e diffuso queste notizie attraverso Internet. Gli inserzionisti si starebbero fregando le mani dalla gioia, nel trovare i loro annunci accanto ad articoli che sollevano tanto interesse. La Gioventù Lavoratrice avrebbe indetto una marcia attraverso Brno.

Però... non erano Rom, quindi la maggior parte di voi leggerà quanto è accaduto su di un blog come questo. Dopo tutto, Dio sa cosa è successo davvero. I miei amici, erano ubriachi persi, e chissà cosa hanno visto. Forse sono stati loro a provocare. Cosa ci facevano nel mezzo della notte. Perché il senzatetto era con loro? Tutto ciò non deve sorprendere affatto.

Se gli autori non sono Rom, non è una notizia per la prima pagina di iDNES.cz, solo una banale storia da pub. Quel gruppo violento può con tutto comodo continuare a malmenare i senzatetto e chiunque altro capiti nelle loro mani. A fine settimana indossano le loro t-shirt nere, quelle che indossano per le occasioni speciali, e si spostano a Břeclav o in qualche altra città dove i media staranno tenendo un'altra lezione sulla "violenza romanì". Lì, durante un corteo organizzato dal Partito dei Lavoratori, o di una delle sue varianti, protesteranno ad alta voce contro i Rom che hanno picchiato qualcuno.

 
Di Fabrizio (del 09/05/2012 @ 09:43:00, in conflitti, visitato 1367 volte)

(AGI) - Pescara, 19:12 07 MAG 2012

Circa venti giovani si sono presentati nella notte all'interno del Bingo che si trova lungo la via Vestina, a Montesilvano (Pescara), con i volti coperti da passamontagna e sciarpe. Cercavano i nomadi, che spesso frequentano questa struttura ma da qualche giorno non si fanno vedere. La loro frequentazione del Bingo si e' interrotta presumibilmente a seguito dell'omicidio di Domenico Rigante, l'ultra' 24enne di Pescara che sarebbe stato ucciso proprio da un rom, Domenico Ciarelli, arrestato sabato dalla polizia.

Nell'ambiente nomade si temono ritorsioni da parte dell'ambiente della tifoseria pescarese a cui Rigante apparteneva. Quando c'e' stata l'irruzione nel Bingo erano presenti circa 30 giocatori. Dopo aver fatto un giro senza trovare cio' che volevano i giovani si sono allontanati e hanno chiesto scusa per l'irruzione. Non sarebbero state viste armi ma non si esclude che l'obiettivo fosse quello di aggredire e picchiare gli zingari. Quando sono andati via, erano le 2.30 circa, e' stato lanciato l'allarme e sono stati avvertiti i carabinieri della compagnia di Montesilvano, coordinati dal capitano Enzo Marinelli, che hanno raccolto le testimonianze dei presenti e si stanno occupando delle indagini. (AGI) Pe1/Ett

 
Di Fabrizio (del 05/05/2012 @ 09:23:54, in conflitti, visitato 1614 volte)

Se ultimamente vi è capitato di leggere i giornali, saprete che a in questi giorni la situazione per la comunità rom di Pescara è di una tensione estrema. Non so come si possa uscirne. Un invito alla riflessione, grazie a NO(b)LOGO, partendo da distante

Corrado Giustiniani scrive sul suo blog su il Messaggero l'opinione: Zingaro e badante parole "vietate".

Un articolo che è la migliore dimostrazione delle tesi di Lorenzo Guadagnucci in <Com'è difficile "sgomberare" gli stereotipi> pubblicato su Giornalisti contro il Razzismo.

Scrive Guadagnucci, e l'articolo è tutto da leggere, che: "emerge una certa insofferenza per critiche e suggerimenti sulle pratiche di una corretta informazione non razzista da parte di chi lavora sul campo".

Ed appunto l'insofferenza alle regole deontologiche dettate dalla Carta di Roma quello che fa scrivere a Giustiniani:

    Tra le molte e utili raccomandazioni (non riprendere con la telecamera un rifugiato o una vittima della tratta e non pubblicarne le generalità; nelle notizie di cronaca nera assegnare lo stesso spazio e rilievo ai fatti in cui autori e vittime del reato siano di origine straniera piuttosto che italiani) ve ne sono però altre che personalmente mi lasciano perplesso. La 7.2 ad esempio: "Si raccomanda di evitare l'utilizzo di termini stigmatizzanti, quali ad esempio: badante, clandestino, zingaro, vu cumprà". Stigmatizzare vuol dire disapprovare con "energica e indignata fermezza" (Devoto Oli), biasimare. Dunque stigmatizzante significa, in buona sostanza, offensivo: lo spiego a me stesso, perché non ho mai usato questo participio presente.

    Ma quali sono i termini alternativi che il giornalista dovrebbe usare?

Non sono un professore come Giustiniani ("Phd in Humanities at Il Messaggero") ma vi viene assai semplice rispondergli che nel 99,99% non andrebbe usato alcun termine atto ad identificare etnia o nazionalità o religione o stato sociale.

Non è una questione linguistica ma è l'uso della stigmatizzazione etnica, nazionale, religiosa che è da condannare.
Quasi mai si giustifica la caratterizzazione etnica nel titolare un articolo di cronaca.
Ad esempio oggi "il Messagero" titola (adottando una doppia stigmatizzazione, oltre quella etnica quella sugli ultrà)
Giallo a Pescara, irruzione di rom in casa
Ucciso un ultrà biancazzurro di 24 anni


Cambia poco nella sostanza rispetto al pessimo titolo de "il tempo":
Ultrà giustiziato in casa dagli zingari

Solo nella Germania nazista qualcuno si sarebbe sognato di titolare "irruzione di ebrei" o "giustiziato in casa dai giudei" in un episodio che vede protagonisti personaggi della microcriminalità di religione o di origine ebraica.

Invece per il giornalismo italiano è lecito titolare in questo modo ogni qual volta ci sia uno "zingaro" coinvolto in un episodio di cronaca (ed anche quando lo zingaro non c'è, come nel caso del calcio scommesse), e l'effetto diretto è il vaso di pandora di commenti razzisti che si accumulano sotto all'articolo.
Ancora peggio è soffiare sul fuoco su una situazione come quella di Pescara dove il circolo vizioso dell'intolleranza e dell'emarginazione sta diventando esplosivo.

Segnalo un ulteriore esempio di sensazionalismo razzista, utilizzo sempre come esempio un articolo de il Messaggero per ricollegarmi al commento di Giustiniani ma anche in questo caso praticamente tutta la stampa cade negli stessi errori:

Maxi blitz: sequestrate nei campi nomadi centinaia di auto usate per le rapine
Controllate oltre 5000 vetture, intestate a prestanome venivano rivendute a persone con precedenti penali

Quello che resta nell'opinione pubblica è solo quello che sommariamente si evince dal titolo: gli zingari hanno centinaia (qualcuno ha scritto 5000) auto di lusso nei campi e le usano per fare rapine.

Nella realtà nei campi Rom la finanza ha trovato solo alcune decine di emarginati, sfruttati dalla criminalità organizzata, che non avendo niente da perdere si sono venduti anche il nome fungendo da prestanome per il giro di auto illegalmente intestate e che dai campi non sono mai passate.

Quando i giornalisti capiranno che la differenza da fare non è tra le parole "zingaro" e "rom" ma quella ben più significativa tra delinquenza ed emarginazione (che sono stati sociali tra loro correlati ma del tutto indipendenti da etnia e nazionalità) sarà sempre troppo tardi.


Di seguito da Pescara parla Nazzareno Guarnieri, del Comitato scientifico Centro studi e ricercAzioni Ciliclò. Intervista realizzata da Radio Radicale, licenza Creative Commons attribuzione 2.5.

Comunicazione importante, sempre da Nazzareno Guarnieri:
Vi chiedo un favore, la situazione è molto grave. Non prendete iniziative pubbliche in questa fase. Avremo bisogno del vs. aiuto nei prossimi giorni e ve lo chiederemo, ma ora fateci lavorare in silenzio per cercare di raggiungere alcuni obiettivi per l'incolumità fisica delle persone. Abbiamo già fatto molte richieste alle istituzioni locali e nazionali che non possiamo rendere pubbliche per far sì che vengano effettivamente accolte al momento giusto.
 
Di Fabrizio (del 27/04/2012 @ 09:25:11, in conflitti, visitato 1890 volte)

Pisanotizie
Ieri pomeriggio un'ingente dispiegamento della Polizia Municipale si è recato sotto il Ponte delle Bocchette per intimare di allontanarsi da Pisa alle poche famiglie che lì hanno trovato riparo dopo lo sgombero dai Frati Bigi. Momenti di tensione con una signora che ha avuto un malore ed è stata condotta in ambulanza al Pronto Soccorso. Atteso nella giornata lo sgombero definitivo dell'area

Come si celebra il 25 aprile a Pisa, giorno della Liberazione dal nazi-fascismo? In molti modi, si direbbe. Il nostro giornale negli scorsi giorni ha pubblicato la notizia di innumerevoli commemorazioni ed eventi organizzati sul territorio cittadino e provinciale, legati a una delle "festività" più importanti della nostra democrazia. Eppure il 25 aprile 2012 rimarrà nella storia della città non solo per essere stato il 67° anniversario della Liberazione.

Nella giornata di ieri infatti, in località "Il Tondo", dove da meno di 72 ore avevano trovato un rifugio di fortuna alcune famiglie in emergenza abitativa che avevano lasciato negli scorsi giorni l'ex convento dei Frati Bigi, si sono recate cinque auto e due moto della polizia municipale per un totale di quasi venti agenti. Un dispiegamento di forze ingente con il solo scopo, all'apparenza, di intimare ai presenti di abbandonare il proprio giaciglio.

Un primo "avviso" da parte della polizia municipale c'era stato nella giornata di lunedì e ieri la nuova "visita". "Sono scesi dalle auto e subito hanno indossato guanti di pelle nera", così raccontano i testimoni presenti a "Il Tondo".

"Ci hanno intimato - proseguono - non solo di lasciare il campo entro domattina (oggi per chi legge, ndr.), ma di lasciare Pisa e alle nostre insistenze sul fatto che non abbiamo un posto dove andare si sono fatti aggressivi. Una donna per il forte spavento dopo l'aggressione verbale di uno dei vigili si è sentita male. E' stata chiamata un'autoambulanza e la signora è finita al pronto soccorso". Ed è proprio intorno a questo episodio che la giornata di ieri ritrova, purtroppo, una sua sintesi.

Secondo quanto riportato dai presenti, a provocare il malore della donna sarebbero stati i modi usati dal vicecomandante Migliorini e dall'ispettore Derri, che già in in occasione del recente sgombero dell'ex convento dei Frati Bigi, ricordano ancora i presenti, avevano tenuto un "atteggiamento particolarmente duro" nei confronti dei rom.

Vittima delle "escandescenze" dei due è stato anche uno dei giovani presenti al campo che, nel tentativo di riprendere la scena, ha visto - raccontano ancora i presenti al campo - letteralmente "volare" il suo cellulare in seguito a una manata.

La donna è stata subito condotta al Pronto Soccorso di Cisanello dove è rimasta in osservazione fino alle 18, poi rilasciata con un referto che riportava "stress psicologico (per sgombero della polizia)" . Al Pronto Soccorso sono poi arrivati anche Derri e Migliorini si sono recati nel tardo pomeriggio al Pronto Soccorso per verificare lo stato di salute della donna. Da quanto hanno raccontato i parenti di quest'ultima i due avrebbero incontrato anche i medici che l'hanno tenuta in osservazione.

Ma che il clima di ieri fosse tutto tranne che sereno, nonostante si trattasse di una decina di persone che da alcuni giorni dormono su dei materassi a cielo aperto, senza tende o baracche dove ripararsi, lo dimostra anche il fatto che dalla macchina della polizia municipale, dove erano presenti Migliorini e Derri, abbiamo sentito pronunciare insulti non si sa bene se rivolti agli occupanti del campo o ai redattori che erano giunti sul posto.

Sembra che l'Amministrazione pisana abbia ormai smesso di santificare le feste, sacre o laiche che siano. Dopo lo sgombero del venerdì santo, arriva quello del 25 aprile, quasi la logica delle liberalizzazioni commerciali abbia toccato da vicino anche i tempi di interventi e di azione .

Intanto il problema di fondo rimane irrisolto: "Continuiamo a essere vittime di vessazioni - affermano le famiglie - ma non sappiamo ancora dove andare per trovare riparo. Senza casa non ci fanno un contratto di lavoro e senza un contratto di lavoro non riusciamo a prendere una casa. Molti di noi lavorano al nero ma ormai sempre meno, perché il lavoro scarseggia".

Forse che l'unica Liberazione - si fa per dire - che si è festeggiata ieri a Pisa è stata proprio quella de "Il Tondo"?

 
Di Sucar Drom (del 26/04/2012 @ 09:31:14, in conflitti, visitato 1542 volte)

I Sinti nella Guerra di Liberazione di Carlo Berini

I Sinti italiani durante il fascismo subirono una violenta persecuzione su base razziale, il Porrajmos. Vennero rinchiusi a partire dal settembre 1940, quindi ancor prima degli ebrei italiani, in appositi campi di concentramento. E' un pezzo di storia ancora poco conosciuta dagli italiani. Ma con l'8 settembre 1943 molti riuscirono a fuggire con lo sbandamento che porterà alla formazione della Repubblica di Salò.

Le famiglie sinte scampate dalla deportazione nei campi di sterminio ma braccate dai repubblichini e dai nazisti furono aiutate da molti italiani anche nella Provincia di Mantova, in particolare dai contadini che li nascondevano nei fienili.

I Sinti non solo si nascosero, per non subire la deportazione, ma parteciparono attivamente alla Guerra di Liberazione. Questo pezzo di storia italiana è misconosciuta anche per il disinteresse dimostrato in questi anni dall'ANPI.

Nel mantovano si formò il battaglione "I Leoni di Breda Solini" formato unicamente da sinti italiani, fuggiti dal campo di concentramento di Prignano sul Secchia (MO), dove erano stati rinchiusi nel settembre 1940.

Lo racconta Giacomo "Gnugo" De Bar (in foto) nel suo libro "Strada, Patria Sinta", edito da Fatatrac:
"Molti sinti facevano i partigiani. Per esempio mio cugino Lucchesi Fioravante stava con la divisione Armando, ma anche molti di noi che facevano gli spettacoli durante il giorno, di notte andavano a portare via le armi ai tedeschi. Mio padre e lo zio Rus tornarono a casa nel 1945 e anche loro di notte si univano ad altri sinti per fare le azioni contro i tedeschi nella zona del mantovano fra Breda Salini e Rivarolo del Re (oggi Rivarolo Mantovano), dove giravamo con il postone che il nonno aveva attrezzato. Erano quasi una leggenda e la gente dei paesi li aveva soprannominati «I Leoni di Breda Solini», forse anche per quella volta che avevano disarmato una pattuglia dell'avanguardia tedesca."

Racconta ancora Gnugo:
"Erano entrati nel cuore della gente come eroi, anche per il fatto che usavano la violenza il minimo necessario, perché fra noi sinti non è mai esistita la volontà della guerra, l'istinto di uccidere un uomo solo perché è un nemico. Questo lo sapeva anche un fascista di Breda Solini che durante la Liberazione si era barricato in casa con un arsenale di armi, minacciando di fare fuoco a chiunque si avvicinasse o di uccidersi a sua volta facendo saltare tutta la casa: «lo mi arrendo solo ai Leoni di Breda Salini». Così andarono i miei, ai quali si arrese, ma venne poi preso in consegna lo stesso da altri partigiani, che lo rinchiusero in una cantina e lo picchiarono."

Quella di Gnugo De Bar è una testimonianza per stimolare le stesse Istituzioni ad attivarsi per far conoscere e offrire spazi ai sinti anche nelle cerimonie ufficiali, perchè troppo spesso viene oscurato più o meno volontariamente l'apporto dato dai sinti alla formazione dell'Italia.

In ultimo il mio pensiero va oggi a Walter "Vampa" Catter, Lino Ercole Festini, Silvio Paina e Renato Mastin. Sono i martiri partigiani sinti, trucidati a Vicenza l'11 novembre 1944. Per non dimenticare.

 
Di Fabrizio (del 24/04/2012 @ 09:25:00, in conflitti, visitato 2021 volte)

Dal diario di un dirigente della polizia municipale di Roma Capitale... (segnalazione di Carlo Stasolla)

Continua lo sgombro degli insediamenti abusivi con la bonifica dell'aerea nel territorio del V Municipio. Oggi abbiamo sgombrato quattro insediamenti abusivi tra la Palmiro Togliatti e Ponte Mammolo, ove al nostro arrivo i nomadi si sono allontanati alla spicciolata. Nel corso dell'operazione, all'interno di una baracca, sono stati rinvenuti dei testi e quaderni scolastici. Una piccola e immediata indagine ha dato la possibilità ad un bambino che chiameremo Sandro, di rientrare in possesso almeno dei libri e quaderni rubati nel pomeriggio, unitamente allo zainetto e autoradio dall'interno dell'auto della mamma. Il piccolo studente è rimasto molto soddisfatto riavere i suoi libri e quaderni


da Vicini Distanti cronache da via Idro (pagg. 96-97):

    La più giovane, una ragazzina, sgranocchia un pezzo di focaccia:

Sono arrivati alle 7 di mattina. Ti lasciano sotto la pioggia. Dovevo scaldare il latte per mio figlio di 4 mesi e non potevo, perché avevano tolto l'elettricità. Ma intanto davano da mangiare ai cuccioli di cane. "Che carini!" dicevano.

    La più anziana è come un fiume in piena. Ci conosciamo da oltre 20 anni; i miei figli e i suoi nipoti sono praticamente cresciuti assieme. Mi investe con frammenti di frase, ripetendomi cose che io e lei sappiamo a memoria.

Mi hanno portato via la mia casetta. Capisco se fosse stata rubata, ma l'avevo pagata tutta coi miei soldi.

Ho 62 anni, sono italiana e non rubo. Quando io e mio marito avevamo un negozio, ci siamo dissanguati con le tasse, e siamo finiti qui.

Mi hanno messo per strada solo perché sono una zingara. Mi cacciano e non ho più dove andare.

Mi hanno detto vai via, e poi mi hanno chiesto "Dove dormirai stanotte?". "Sotto quell'albero," ho risposto...

Ma ti rendi conto? Sono cardiopatica, ho il pace-maker e mi hanno dovuto mettere nell'ambulanza perché stavo male, e la dottoressa mi ripeteva che dovevo andare via. Ma con che cuore?? Io ho forse cacciato di casa quella dottoressa?

Se avessi rubato, non sarei qui. Ma se fossi stata una ladra o una extracomunitaria, avrei avuto un aiuto.

Vorrei avere un mitra qua tra le mani. Farei una strage, credimi, ho perso ogni speranza.

I miei vestiti, sono nella casa che mi hanno sequestrato, ed io sono qui...

Eppure questo campo l'ho fatto anch'io, sono andata in piazza assieme a tutti quando chiedevamo acqua e luce. Guardami in che condizione sono...

    E poi ricomincia, arrabbiandosi con me, con i politici, con i giornalisti. Deve sfogarsi, sa che nessuno vuole ascoltarla.

    Io, forse ho fatto troppa abitudine a ragionare, mediare, spiegare. Ma poi torno a casa con la stessa rabbia di questa gente e mi stanco di dover essere sempre diplomatico. Non servirà a nulla, ma uno sgombero sono persone, beni, affetti, sicurezze, che ogni volta sono messi in discussione. Ecco cosa state leggendo.

 
Di Fabrizio (del 18/04/2012 @ 09:08:20, in conflitti, visitato 1466 volte)

Da Roma_und_Sinti

by Lyssandra Sears

Gli atteggiamenti ostili verso i Rom in Svizzera stanno rendendo difficile la vita agli Jenische, un gruppo etnico nomade completamente separato, con una lunga storia nel paese [...].

13/04/2012 - I leader jenische dicono che la reputazione dei Rom riguardo all'accattonaggio, furto e prostituzione, sta peggiorando l'immagine degli Jenische, e sta comportando un cambiamento di atteggiamento verso gli Jenische.

"Veniamo spesso abusati," dice Daniel Huber, presidente di "Radgenossenschaft der Landstrasse", l'associazione che protegge i diritti degli Jenische, nomadi che per secoli hanno vissuto in Europa.

"Spesso, ad esempio, in Svizzera per strada veniamo appellati -sporchi zingari-".

L'associazione conta circa 35.000 membri Jenisch, di cui 3.500 ancora conducono uno stile di vita nomade, mentre il resto è stanzializzato in case permanenti. Anche se sono completamente separati dai Rom, molti Svizzeri non sanno riconoscere le differenze.

Anche se in Svizzera è sempre esistita una popolazione rom, il loro numero di recente è significativamente aumentato, a causa dell'adozione della direttiva UE sulla libera circolazione delle persone.

"In realtà alcuni Rom di altri paesi si comportano come elefanti in un negozio di porcellane," ha detto a Tages Anzeiger il presidente della Naschet Jenische Foundation, Uschi Waser.

"Purtroppo, è difficile far loro rispettare le nostre regole."

"Molte persone accettano che non tutti i Rom sono mele marce". Tanto Waser che Huber riconoscono che il cattivo comportamento di pochi sta infangando la reputazione di entrambe i gruppi etnici.

Inoltre, i Rom sono anche usati come capro espiatorio dell'aumento di attività criminali.

"Molti delinquenti operano tra i confini, ma soltanto alcuni di loro sono Rom," ha detto al giornale  Venanz Nobel, vice-presidente della Transnational Jenische Assocation.

"Ma le notizie sono dominate dai Rom, che perpetuano i vecchi pregiudizi per cui sono zingari ladri."

Nobel è anche preoccupato delle azioni intraprese, con la scusa di proteggere i bambini che i Rom userebbero per attività criminali. Intravede paralleli con le azioni intraprese tra il 1926 ed il 1972, quando circa 600 bambini jenische vennero sottratti ai loro genitori.

"Ancora oggi," dice Nobel, "i bambini sono una scusa, mentre il vero obiettivo è di ripulire e liberare le strade dagli zingari."

 
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