Di Fabrizio (del 11/07/2012 @ 09:18:09, in conflitti, visitato 1337 volte)
AnarresRiprendiamo, dal sito di Radio Blackout, questo articolo sulle radici profonde
del razzismo contro i rom
Nei giorni scorsi la polizia ha arrestato due ultras juventini accusandoli per
il pogrom che lo scorso dicembre mandò in fumo le miserabili baracche dove
vivevano i rom nel quartiere Le Vallette di Torino.
I due arrestati sono del gruppo "Bravi Ragazzi", una delle poche formazioni
ultas juventine di sinistra.
Ricordiamo i fatti.
L'attacco incendiario che il 17 dicembre ha mandato in fumo il campo rom della
Continassa a Torino è l'emblema del disprezzo diffuso verso stranieri e
immigrati poveri che si allarga ogni giorno di più. Spesso a farne le spese sono
i rom.
Siamo alle Vallette. Un quartiere popolare, di quelli dove campare la vita non è
mai stato facile. Da un lato il carcere, la discarica sociale dove tanti nati
qui finiscono con trascorrere pezzi di vita; dall'altra parte c'è il nuovo
stadio della Juve, dove le tensioni sociali si stemperano tra tifo e ginnastica
ultrà.
In questo quartiere si è consumato un pogrom.
Una ragazzina racconta un bugia, uno stupro mai avvenuto, punta il dito su due
rom, i rom che vivono in baracche fatiscenti tra le rovine della cascina della
Continassa.
In questa bugia è il nocciolo di un male profondo. Una famiglia ossessionata
dalla verginità della figlia sedicenne, al punto di sottoporla a continue visite
ginecologiche, incarna un retaggio patriarcale che stritola la vita di una
ragazza. Lei, per timore dei suoi, indica nel rom, brutto, sporco, puzzolente,
con una cicatrice sul viso l'inevitabile colpevole.
In pochi giorni nel quartiere cominciano a girare i soliti volantini anonimi dei
"cittadini indignati". Da anni in città i comitati più o meno spontanei animati
da fascisti, postfascisti e leghisti, soffiano sul fuoco, promovendo marce per
la legalità, contro lo spaccio, contro gli zingari. Tutte manifestazioni dalla
cui trama sottile emerge la xenofobia, la voglia di forca .
La segretaria dei Democratici torinesi, Brangantini, ha preso le distanze dal
corteo indetto per "ripulire" la Continassa, ma quella sera sfilava in prima
fila. Con lei c'era tanta "brava gente" accecata dall'odio razzista.
All'arrivo dei vigili del fuoco la folla inferocita li ha fermati a lungo. Ci
hanno impiegato tutta la notte a spegnere le fiamme che hanno distrutto il
campo.
Quando si punta il dito su un intero popolo, quando tutti sono colpevoli perché
due sono sospettati di aver stuprato una ragazza, il passo successivo sono le
deportazioni, i lager, le camere a gas. La pulizia etnica. Se sei diverso e
povero la tua vita diventa sempre più difficile.
L'estendersi del razzismo e della xenofobia allarga una frattura sociale sulla
quale si incardina il consenso verso leggi che annullano anche nella forma
l'assunto liberale dell'eguaglianza.
I media fanno la loro parte nel creare un clima di emergenza permanente,
accendendo i riflettori sugli immigrati, cui cuciono addosso lo stereotipo del
criminale.
I fascisti sguazzano in questo pantano, consolidando la propria presenza attiva,
specie in certe zone del paese, ma sarebbe miope non vedere che il male, nella
sua terrificante banalità, è ben più profondo. Investe a fondo il sentire comune
di interi quartieri, anche tra la gente di "sinistra", come i Bravi Ragazzi
della Continassa.
Da anni i pogrom incendiano l'Italia. Bruciano le baracche e corrodono la
coscienza civile. Qualcuno agisce, troppi plaudono silenti e rancorosi, certi
che saranno più sicuri. Al riparo dalla povertà degli ultimi.
Radio Blackout ne ha discusso con Paolo Finzi della redazione di A, curatore del
DVD e libretto "A forza di essere vento" dedicato allo sterminio nazista di rom
e sinti.
Di Fabrizio (del 04/07/2012 @ 09:24:11, in conflitti, visitato 1712 volte)
Roma buzz monitorBomba al quartier generale di Euroroma. Ferito
attivista
Lunedì (scorso, ndr.) protesta a Londra.
Un attivista si trova in ospedale gravemente ferito, dopo lo scoppio di una
bomba venerdì (29 giugno) al quartier generale del partito Euroroma, a
Sandanski, l'unica città bulgara ad eleggere un consiglio comunale composto solo
da Rom.
Quando Malin Iliev (59 anni) è andato a rimuovere un pacco sospetto lasciato
davanti al palazzo alle 6 del mattino, l'ordigno è esploso strappandogli il
braccio. Ricoverato nell'ospedale locale, è poi stato trasferito in terapia
intensiva a Sofia.
La maggior parte delle finestre degli uffici di Euroroma, che si trova nei
pressi della piazza del mercato, sono andate distrutte per la violenza
dell'esplosione. Secondo l'agenzia di stampa Novinite anche altri edifici hanno
subito danni.
La polizia sta esaminando i resti per determinare il tipo e la quantità di
esplosivi usati. Al momento di questo articolo non sono stati ancora effettuati
arresti (lunedì 2 luglio, arrestato un ventiduenne,
QUI, in
bulgaro. Aveva preso parte anche agli incidenti di
Katounitsa dell'anno scorso, ndr.).
"Iliev era uno dei nostri candidati alle elezioni locali," dice Toni Angelov,
responsabile della sezione locale di Euroroma. "Riteniamo che si tratti di un
attacco a sfondo politico e razziale."
Ma Tsvetan Tsvetanov, ministro degli interni, sosteneva già dal giorno
dell'esplosione che la politica non c'entrava, parlando di "atto puramente
criminale", sicuro che entro una settimana il commissario di polizia Georgi
Kostov avrebbe catturato i responsabili.
L'ex parlamentare Tsvetelin Kanchev, presidente di Euroroma, rilasciato dalla
prigione per indulto all'inizio dell'anno, critico con l'amministrazione afferma
di temere che la soppressione dell'attività politica romanì continui a tempo
indefinito.
Da Londra, Toma Nikolaev, direttore dell'agenzia Defacto, dice che il
dipartimento di stato USA ritiene la marginalizzazione dei 700.000 Rom bulgari
come la questione dei diritti umani più urgente nel paese. Aggiunge che sono
diffuse la corruzione nel governo e nella magistratura, oltre che ai
maltrattamenti dei carcerati.
"Parlo per esperienza personale," dice Nikolaev. "I miei uffici sono stai
distrutti, sono stato picchiato per strada e una bomba è stata piazzata sul mio
balcone. Ecco perché sono fuggito e ho chiesto asilo."
Nikolaev sta affrontando un procedimento di estradizione da Londra su
richiesta dei procuratori bulgari. Dicono che dovrebbe scontare ulteriori cinque
settimane dell'anno di carcere a cui era stato condannato per piccoli reati di
ordine pubblico. Lunedì 2 luglio l'udienza al
Westminster Magistrates Court.
Si terrà una protesta davanti al tribunale, contro la sua estradizione e
contro l'attentato in Bulgaria.
Nikolaev, presidente di Roma London BG, sta conducendo una campagna contro
quello che definisce il regime del primo ministro
Boykov Borisov. La segregazione scolastica è ancora comune, con molti bambini
che vivono ancora nelle baraccopoli senza aver mai ricevuto nessuna istruzione.
Inoltre, afferma che sotto Tsvetanov la polizia stia conducendo un vero regno
di terrore contro gli attivisti rom. Molti sono in carcere, inclusi i suoi
colleghi di Kupate (Assieme), un gruppo politico di quattro organizzazioni
romanì che ha presentato candidati alle elezioni generali.
Inizialmente, dopo la caduta del comunismo, i Rom vennero spinti a votare per
i partiti tradizionali. Se non si votava come indicato, si potevano perdere il
lavoro, la pensione o l'appartamento, dice Nikolaev. C'era molta compravendita
di voti, cosa che era un handicap per l'attività politica romanì.
Euroroma venne registrata nel 1998 e l'anno seguente i Rom a Silven fondarono
Futuro, guidato da Rusi
Golemanov. Seguirono Bulgaria Libera ed una ventina di altri gruppi, che
portarono ai primi successi nelle elezioni locali.
Bulgaria Libera vinse tre elezioni comunali, ottenendo 60 seggi nei consigli
municipali. Nel 2001, vennero eletti due Rom al Parlamento, ma tramite le liste
dei partiti tradizionali. Tittavie, dopo le elezioni del 2005, un solo
parlamentare rom entrò nel Sobranie. (parola che in molte lingue slave
indica il Parlamento; per kla Bulgaria il termine esatto è Assemblea Nazionale,
ndr.)
Due anni dopo, grazie anche ad una campagna per l'iscrizione nei registri
elettorali condotta da Amalipe e altri, una colaizione tra Euroroma, Drom e PLAM
ottenne un centinaio di seggi.
Molti altri Rom sono stati eletti come candidati dei partiti tradizionali. A
Sandanski, anche se la comunità rom locale è relativamente piccola, Euroroma ha
ottenuto una chiara maggioranza in consiglio comunale, creando un precedente
nella storia politica della Bulgaria.
Ma questo successo, in una città che ha preso il nome dal rivoluzionario
Yane Sandanski - accusato di aver ucciso numerosi avversari, per ora sembra per
ora il segno culminante dei progressi politici romanì. Dozzine di Rom sono stati
uccisi dalla polizia e da teppisti neofascisti, molti feriti durante spedizioni
paramilitari e pogrom. Nell'attuale clima di repressione pochi osano parlare,
mentre la maggioranza è inchiodata al suolo da un tasso di disoccupazione del
70% e dalla spirale di povertà.
Di Fabrizio (del 13/06/2012 @ 09:09:14, in conflitti, visitato 1360 volte)
Segnalazione di Nazzareno Guarnieri
Una delegazione dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) della
Presidenza del Consiglio dei Ministri si è recata oggi nella prefettura di
Pescara per una serie di incontri istituzionali e con rappresentanti della
comunità Rom.
Obiettivo degli incontri è garantire la piena attuazione della strategia
italiana di inclusione dei Rom sul territorio, mission alla quale sta dando un
grande contributo anche il comune di Pescara. L'attuazione della strategia
inclusiva è legata agli impegni internazionali assunti dal governo italiano in
quest'ambito riguardo all'attuazione della comunicazione della Commissione
europea n.173/2011.
Dopo gli incontri con il questore Passamonti e con il comandante provinciale dei
Carabinieri Galanzi, coordinati dal prefetto Vincenzo D'Antuono, i delegati Unar
hanno avuto un colloquio con esponenti della comunità Rom, che ha condannato con
fermezza l'omicidio del tifoso laziale ucciso la sera del 1° maggio a Pescara
presumibilmente da un gruppo di Rom.
La comunità pescarese, hanno assicurato i suoi rappresentanti, è pienamente
disponibile a partecipare ad un percorso di inclusione socio-lavorativa, le cui
tappe, con le relative iniziative, saranno individuate nell'ambito di un
tavolo
di lavoro permanente.
La prefettura avrà un ruolo di primo piano nell'organismo, che sarà avviato
entro giugno a cura dell'Unar nella sua doppia veste di ente per la prevenzione
e il contrasto delle discriminazioni e di struttura di coordinamento della
strategia europea e italiana di inclusione dei Rom.
In quest'ottica, ci sarà molta attenzione per la funzione dei mezzi di
informazione - La Federazione nazionale della stampa italiana già collabora con
Unar - che possono dare un grande contributo nel promuovere un cambiamento
culturale in vista del superamento di pregiudizi e stereotipi diffusi.
Commento di Pavel Pospěch: I Rom "sull'attacco a Brno" -
Pavel Pospěch, translated by Gwendolyn Albert
Prague, 11.5.2012 20:32, (Originally published in Czech at Blog RESPEKT. Published with the
kind consent of the author)
La criminalità rom sta uscendo di controllo e ogni giorno ci sono violenze
per le strade. Inoltre, i media sono dalla parte dei Rom ed ignorano
completamente il problema. Questo significa che noi gente comune dobbiamo
condividere le nostre esperienze e quanto sappiamo, così che sempre di più i
politici sappiano che non siamo indifferenti agli attacchi dei Rom!
Vi dirò cos'è successo ai miei amici. Qualche sera fa, stavano bighellonando
per le strade di Brno, cercando un posto aperto dove poter continuare la loro
appassionata discussione davanti ad una birra. Per strada si aggregò un
compagno, dall'apparenza piuttosto malmessa e probabilmente senza un tetto sulla
testa. Aveva bevuto e non interloquiva granché con gli altri, anche se quella
allegra compagnia nel mezzo della notte sembrava averlo attratto. Si unì ai miei
quattro amici, rimanendo un po' indietro alla compagnia.
E' successo tutto d'improvviso. Hanno udito dei passi rapidi, e dal nulla
sono apparsi due Rom ben piazzati. Avevano seguito i miei amici, forse da una
strada vicina. Sono saltati addosso al senzatetto e l'hanno sbattuto a terra con
diversi pugni. C'è voluto solo un istante. Il senzatetto giaceva a terra, i miei
amici erano lì in piedi senza sapere che fare. Sorridendo, anche i Rom erano lì
in piedi. "E' un vostro amico?" chiese uno di loro. "Pensavamo fosse qualcun
altro," disse con un bel sorriso, quasi scusandosi. "Allora, cosa volete fare?"
chiese ai miei amici. "Lo lasciate così?" I miei amici non sapevano che dire.
Erano tre uomini e una donna, tutti mingherlini, di fronte a tre massicci
criminali rom, che non aspettavano altro che di iniziare una rissa. "Gli daremo
20 corone, d'accordo?" minacciò un altro Rom. "Dovrebbero bastare, giusto?" Si
stavano divertendo moltissimo. Avevano picchiato un barbone per puro
divertimento e ora stavano umiliando chi era insieme a lui.
I miei amici hanno fatto l'unica cosa possibile in quel momento. Hanno
chiamato la polizia e segnalato l'incidente, ma quando la pattuglia è arrivata
sulla scena, tutto era già terminato. Il senzatetto malmenato si era rialzato e
seduto sul marciapiedi ed i Rom erano spariti. Forse erano andati a brindare il
successo del loro divertimento con una bevuta. O forse a cercare qualche altra
vittima. Di notte le strade sono piene di obiettivi solitari.
E' una storia vera, ma...
Tutto ciò che ho scritto è successo veramente. Solo una cosa non è corretta:
gli assalitori non erano Rom; erano Cechi bianchi, come voi e me. Un segno
particolare: avevano le teste rasate.
Non Rom, ma dei "bianchi". Qual è la differenza? Beh, probabilmente sono
cresciuti in una casa o un appartamento normali, non un ostello con 10 persone
per stanza. Non in un edificio in rovina nel quartiere peggiore della città.
Probabilmente non hanno frequentato scuole "speciali". Hanno frequentato la
scuola dell'obbligo normale, come voi o io, e hanno potuto scegliere dove
continuare gli studi. I loro genitori e fratelli non sono andati alla scuola
"speciale", quindi quel gruppo non è dovuto crescere tra gente la cui unica
istruzione proveniva dalla scuola "speciale". La loro lingua madre è
probabilmente il ceco, che a scuola è naturalmente un vantaggio. I loro parenti
non sono in prigione e la loro famiglia non sta pagando interessi mortali agli
usurai. Il colore della loro pelle è uguale a quello di tutti gli altri. Le
guardie di sicurezza non li pedinano nei supermercati. Se salgono sul tram, il
controllore non risale tutta la vettura solo per loro. Probabilmente non
soffrono di disagi materiali. Non vivono in mezzo a gente in dipendenza da
droghe o gioco d'azzardo. Niente di tutto questo può spiegare il motivo per cui
assalgono delle persone. Se picchiano la gente, è solo per divertimento.
Qual è la differenza più grande? Se fossero stati Rom, avreste appreso di
questa storia dalle prime pagine dei giornali. Le testate online si sarebbero
precipate sulla scena del crimine. La gente avrebbe condiviso e diffuso queste
notizie attraverso Internet. Gli inserzionisti si starebbero fregando le mani
dalla gioia, nel trovare i loro annunci accanto ad articoli che sollevano tanto
interesse. La Gioventù Lavoratrice avrebbe indetto una marcia attraverso Brno.
Però... non erano Rom, quindi la maggior parte di voi leggerà quanto è
accaduto su di un blog come questo. Dopo tutto, Dio sa cosa è successo davvero.
I miei amici, erano ubriachi persi, e chissà cosa hanno visto. Forse sono stati
loro a provocare. Cosa ci facevano nel mezzo della notte. Perché il senzatetto
era con loro? Tutto ciò non deve sorprendere affatto.
Se gli autori non sono Rom, non è una notizia per la prima pagina di
iDNES.cz, solo una banale storia da pub. Quel gruppo violento può con tutto
comodo continuare a malmenare i senzatetto e chiunque altro capiti nelle loro
mani. A fine settimana indossano le loro t-shirt nere, quelle che indossano per
le occasioni speciali, e si spostano a Břeclav o in qualche altra città dove i
media staranno tenendo un'altra lezione sulla "violenza romanì". Lì, durante un
corteo organizzato dal Partito dei Lavoratori, o di una delle sue varianti,
protesteranno ad alta voce contro i Rom che hanno picchiato qualcuno.
Circa venti giovani si sono presentati nella notte all'interno del Bingo che
si trova lungo la via Vestina, a Montesilvano (Pescara), con i volti coperti da
passamontagna e sciarpe. Cercavano i nomadi, che spesso frequentano questa
struttura ma da qualche giorno non si fanno vedere. La loro frequentazione del
Bingo si e' interrotta presumibilmente a seguito dell'omicidio di Domenico
Rigante, l'ultra' 24enne di Pescara che sarebbe stato ucciso proprio da un rom,
Domenico Ciarelli, arrestato sabato dalla polizia.
Nell'ambiente nomade si temono ritorsioni da parte dell'ambiente della
tifoseria pescarese a cui Rigante apparteneva. Quando c'e' stata l'irruzione nel
Bingo erano presenti circa 30 giocatori. Dopo aver fatto un giro senza trovare
cio' che volevano i giovani si sono allontanati e hanno chiesto scusa per
l'irruzione. Non sarebbero state viste armi ma non si esclude che l'obiettivo
fosse quello di aggredire e picchiare gli zingari. Quando sono andati via, erano
le 2.30 circa, e' stato lanciato l'allarme e sono stati avvertiti i carabinieri
della compagnia di Montesilvano, coordinati dal capitano Enzo Marinelli, che
hanno raccolto le testimonianze dei presenti e si stanno occupando delle
indagini. (AGI) Pe1/Ett
Di Fabrizio (del 05/05/2012 @ 09:23:54, in conflitti, visitato 1614 volte)
Se ultimamente vi è capitato di leggere i giornali,
saprete che a in questi giorni la situazione per la comunità rom di Pescara è di una tensione estrema. Non so come
si possa uscirne. Un invito alla riflessione, grazie a NO(b)LOGO,
partendo da distante
Scrive Guadagnucci, e l'articolo è tutto da leggere, che: "emerge una certa
insofferenza per critiche e suggerimenti sulle pratiche di una corretta
informazione non razzista da parte di chi lavora sul campo".
Ed appunto l'insofferenza alle regole deontologiche dettate dalla
Carta di Roma
quello che fa scrivere a Giustiniani:
Tra le molte e utili raccomandazioni (non riprendere con la telecamera un
rifugiato o una vittima della tratta e non pubblicarne le generalità; nelle
notizie di cronaca nera assegnare lo stesso spazio e rilievo ai fatti in cui
autori e vittime del reato siano di origine straniera piuttosto che italiani) ve
ne sono però altre che personalmente mi lasciano perplesso. La 7.2 ad esempio:
"Si raccomanda di evitare l'utilizzo di termini stigmatizzanti, quali ad
esempio: badante, clandestino, zingaro, vu cumprà". Stigmatizzare vuol dire
disapprovare con "energica e indignata fermezza" (Devoto Oli), biasimare. Dunque
stigmatizzante significa, in buona sostanza, offensivo: lo spiego a me stesso,
perché non ho mai usato questo participio presente.
Ma quali sono i termini alternativi che il giornalista dovrebbe usare?
Non sono un professore come Giustiniani ("Phd in Humanities at Il Messaggero")
ma vi viene assai semplice rispondergli che nel 99,99% non andrebbe usato alcun
termine atto ad identificare etnia o nazionalità o religione o stato sociale.
Non è una questione linguistica ma è l'uso della stigmatizzazione etnica,
nazionale, religiosa che è da condannare.
Quasi mai si giustifica la caratterizzazione etnica nel titolare un articolo di
cronaca.
Ad esempio oggi "il Messagero" titola (adottando una doppia stigmatizzazione,
oltre quella etnica quella sugli ultrà) Giallo a Pescara, irruzione di rom in casa
Ucciso un ultrà biancazzurro di 24 anni
Solo nella Germania nazista qualcuno si sarebbe sognato di titolare "irruzione
di ebrei" o "giustiziato in casa dai giudei" in un episodio che vede
protagonisti personaggi della microcriminalità di religione o di origine
ebraica.
Invece per il giornalismo italiano è lecito titolare in questo modo ogni qual
volta ci sia uno "zingaro" coinvolto in un episodio di cronaca (ed anche quando
lo zingaro non c'è,
come nel caso del calcio scommesse), e l'effetto diretto è
il
vaso di pandora di commenti razzisti che si accumulano sotto all'articolo.
Ancora peggio è soffiare sul fuoco su una situazione come quella di Pescara dove
il circolo vizioso dell'intolleranza e dell'emarginazione sta diventando
esplosivo.
Segnalo un ulteriore esempio di sensazionalismo razzista, utilizzo sempre come
esempio un articolo de il Messaggero per ricollegarmi al commento di Giustiniani
ma anche in questo caso praticamente tutta la stampa cade negli stessi errori:
Quello che resta nell'opinione pubblica è solo quello che sommariamente si
evince dal titolo: gli zingari hanno centinaia (qualcuno ha scritto 5000) auto
di lusso nei campi e le usano per fare rapine.
Nella realtà nei campi Rom la finanza ha trovato solo alcune decine di
emarginati, sfruttati dalla criminalità organizzata, che non avendo niente da
perdere si sono venduti anche il nome fungendo da prestanome per il giro di auto
illegalmente intestate e che dai campi non sono mai passate.
Quando i giornalisti capiranno che la differenza da fare non è tra le parole
"zingaro" e "rom" ma quella ben più significativa tra delinquenza ed
emarginazione (che sono stati sociali tra loro correlati ma del tutto
indipendenti da etnia e nazionalità) sarà sempre troppo tardi.
Di seguito da Pescara parla Nazzareno Guarnieri,
del Comitato scientifico Centro studi e ricercAzioni Ciliclò. Intervista
realizzata da Radio Radicale, licenza Creative Commons attribuzione 2.5.
Comunicazione importante, sempre da Nazzareno Guarnieri:
Vi chiedo un favore, la situazione è molto grave. Non prendete iniziative
pubbliche in questa fase. Avremo bisogno del vs. aiuto nei prossimi giorni e ve
lo chiederemo, ma ora fateci lavorare in silenzio per cercare di raggiungere
alcuni obiettivi per l'incolumità fisica delle persone. Abbiamo già fatto molte
richieste alle istituzioni locali e nazionali che non possiamo rendere pubbliche
per far sì che vengano effettivamente accolte al momento giusto.
Di Fabrizio (del 27/04/2012 @ 09:25:11, in conflitti, visitato 1890 volte)
Pisanotizie Ieri pomeriggio un'ingente dispiegamento della Polizia Municipale si è
recato sotto il Ponte delle Bocchette per intimare di allontanarsi da Pisa alle
poche famiglie che lì hanno trovato riparo dopo lo sgombero dai Frati Bigi.
Momenti di tensione con una signora che ha avuto un malore ed è stata condotta
in ambulanza al Pronto Soccorso. Atteso nella giornata lo sgombero definitivo
dell'area
Come si celebra il 25 aprile a Pisa, giorno della Liberazione dal
nazi-fascismo? In molti modi, si direbbe. Il nostro giornale negli scorsi giorni
ha pubblicato la notizia di innumerevoli commemorazioni ed eventi organizzati
sul territorio cittadino e provinciale, legati a una delle "festività" più
importanti della nostra democrazia. Eppure il 25 aprile 2012 rimarrà nella
storia della città non solo per essere stato il 67° anniversario della
Liberazione.
Nella giornata di ieri infatti, in località "Il Tondo", dove da meno di 72 ore
avevano trovato un rifugio di fortuna alcune famiglie in emergenza abitativa che
avevano lasciato negli scorsi giorni l'ex convento dei Frati Bigi, si sono
recate cinque auto e due moto della polizia municipale per un totale di quasi
venti agenti. Un dispiegamento di forze ingente con il solo scopo,
all'apparenza, di intimare ai presenti di abbandonare il proprio giaciglio.
Un primo "avviso" da parte della polizia municipale c'era stato nella giornata
di lunedì e ieri la nuova "visita". "Sono scesi dalle auto e subito hanno
indossato guanti di pelle nera", così raccontano i testimoni presenti a "Il
Tondo".
"Ci hanno intimato - proseguono - non solo di lasciare il campo entro domattina
(oggi per chi legge, ndr.), ma di lasciare Pisa e alle nostre insistenze sul
fatto che non abbiamo un posto dove andare si sono fatti aggressivi. Una donna
per il forte spavento dopo l'aggressione verbale di uno dei vigili si è sentita
male. E' stata chiamata un'autoambulanza e la signora è finita al pronto
soccorso". Ed è proprio intorno a questo episodio che la giornata di ieri
ritrova, purtroppo, una sua sintesi.
Secondo quanto riportato dai presenti, a provocare il malore della donna
sarebbero stati i modi usati dal vicecomandante Migliorini e dall'ispettore
Derri, che già in in occasione del recente sgombero dell'ex convento dei Frati
Bigi, ricordano ancora i presenti, avevano tenuto un "atteggiamento
particolarmente duro" nei confronti dei rom.
Vittima delle "escandescenze" dei due è stato anche uno dei giovani presenti al
campo che, nel tentativo di riprendere la scena, ha visto - raccontano ancora i
presenti al campo - letteralmente "volare" il suo cellulare in seguito a una
manata.
La donna è stata subito condotta al Pronto Soccorso di Cisanello dove è rimasta
in osservazione fino alle 18, poi rilasciata con un referto che riportava
"stress psicologico (per sgombero della polizia)" . Al Pronto Soccorso sono poi
arrivati anche Derri e Migliorini si sono recati nel tardo pomeriggio al Pronto
Soccorso per verificare lo stato di salute della donna. Da quanto hanno
raccontato i parenti di quest'ultima i due avrebbero incontrato anche i medici
che l'hanno tenuta in osservazione.
Ma che il clima di ieri fosse tutto tranne che sereno, nonostante si trattasse
di una decina di persone che da alcuni giorni dormono su dei materassi a cielo
aperto, senza tende o baracche dove ripararsi, lo dimostra anche il fatto che
dalla macchina della polizia municipale, dove erano presenti Migliorini e Derri,
abbiamo sentito pronunciare insulti non si sa bene se rivolti agli occupanti del
campo o ai redattori che erano giunti sul posto.
Sembra che l'Amministrazione pisana abbia ormai smesso di santificare le feste,
sacre o laiche che siano. Dopo lo sgombero del venerdì santo, arriva quello del
25 aprile, quasi la logica delle liberalizzazioni commerciali abbia toccato da
vicino anche i tempi di interventi e di azione .
Intanto il problema di fondo rimane irrisolto: "Continuiamo a essere vittime di
vessazioni - affermano le famiglie - ma non sappiamo ancora dove andare per
trovare riparo. Senza casa non ci fanno un contratto di lavoro e senza un
contratto di lavoro non riusciamo a prendere una casa. Molti di noi lavorano al
nero ma ormai sempre meno, perché il lavoro scarseggia".
Forse che l'unica Liberazione - si fa per dire - che si è festeggiata ieri a
Pisa è stata proprio quella de "Il Tondo"?
I Sinti italiani durante il fascismo subirono una violenta persecuzione su base
razziale, il
Porrajmos. Vennero rinchiusi a partire dal settembre 1940, quindi
ancor prima degli ebrei italiani, in appositi campi di concentramento. E' un
pezzo di storia ancora poco conosciuta dagli italiani. Ma con l'8 settembre 1943
molti riuscirono a fuggire con lo sbandamento che porterà alla formazione della
Repubblica di Salò.
Le famiglie sinte scampate dalla deportazione nei campi di sterminio ma braccate
dai repubblichini e dai nazisti furono aiutate da molti italiani anche nella
Provincia di Mantova, in particolare dai contadini che li nascondevano nei
fienili.
I Sinti non solo si nascosero, per non subire la deportazione, ma parteciparono
attivamente alla Guerra di Liberazione. Questo pezzo di storia italiana è
misconosciuta anche per il disinteresse dimostrato in questi anni dall'ANPI.
Nel mantovano si formò il battaglione "I Leoni di Breda Solini" formato
unicamente da sinti italiani, fuggiti dal campo di concentramento di Prignano
sul Secchia (MO), dove erano stati rinchiusi nel settembre 1940.
Lo racconta Giacomo "Gnugo" De Bar (in foto) nel suo libro "Strada, Patria Sinta",
edito da Fatatrac:
"Molti sinti facevano i partigiani. Per esempio mio cugino Lucchesi Fioravante
stava con la divisione Armando, ma anche molti di noi che facevano gli
spettacoli durante il giorno, di notte andavano a portare via le armi ai
tedeschi. Mio padre e lo zio Rus tornarono a casa nel 1945 e anche loro di notte
si univano ad altri sinti per fare le azioni contro i tedeschi nella zona del
mantovano fra Breda Salini e Rivarolo del Re (oggi Rivarolo Mantovano), dove
giravamo con il postone che il nonno aveva attrezzato. Erano quasi una leggenda
e la gente dei paesi li aveva soprannominati «I Leoni di Breda Solini», forse
anche per quella volta che avevano disarmato una pattuglia dell'avanguardia
tedesca."
Racconta ancora Gnugo:
"Erano entrati nel cuore della gente come eroi, anche per il fatto che usavano
la violenza il minimo necessario, perché fra noi sinti non è mai esistita la
volontà della guerra, l'istinto di uccidere un uomo solo perché è un nemico.
Questo lo sapeva anche un fascista di Breda Solini che durante la Liberazione si
era barricato in casa con un arsenale di armi, minacciando di fare fuoco a
chiunque si avvicinasse o di uccidersi a sua volta facendo saltare tutta la
casa: «lo mi arrendo solo ai Leoni di Breda Salini». Così andarono i miei, ai
quali si arrese, ma venne poi preso in consegna lo stesso da altri partigiani,
che lo rinchiusero in una cantina e lo picchiarono."
Quella di Gnugo De Bar è una testimonianza per stimolare le stesse Istituzioni
ad attivarsi per far conoscere e offrire spazi ai sinti anche nelle cerimonie
ufficiali, perchè troppo spesso viene oscurato più o meno volontariamente
l'apporto dato dai sinti alla formazione dell'Italia.
In ultimo il mio pensiero va oggi a Walter "Vampa" Catter, Lino Ercole Festini,
Silvio Paina e Renato Mastin. Sono i martiri partigiani sinti, trucidati a
Vicenza l'11 novembre 1944. Per non dimenticare.
Di Fabrizio (del 24/04/2012 @ 09:25:00, in conflitti, visitato 2021 volte)
Dal diario di un dirigente della polizia municipale di Roma Capitale...(segnalazione di Carlo Stasolla)
Continua lo sgombro degli insediamenti abusivi con la bonifica dell'aerea nel
territorio del V Municipio. Oggi abbiamo sgombrato quattro insediamenti abusivi
tra la Palmiro Togliatti e Ponte Mammolo, ove al nostro arrivo i nomadi si sono
allontanati alla spicciolata. Nel corso dell'operazione, all'interno di una
baracca, sono stati rinvenuti dei testi e quaderni scolastici. Una piccola e
immediata indagine ha dato la possibilità ad un bambino che chiameremo Sandro,
di rientrare in possesso almeno dei libri e quaderni rubati nel pomeriggio,
unitamente allo zainetto e autoradio dall'interno dell'auto della mamma. Il
piccolo studente è rimasto molto soddisfatto riavere i suoi libri e quaderni
La più giovane, una ragazzina, sgranocchia un pezzo di focaccia:
Sono arrivati alle 7 di mattina. Ti lasciano sotto la pioggia. Dovevo scaldare
il latte per mio figlio di 4 mesi e non potevo, perché avevano tolto
l'elettricità. Ma intanto davano da mangiare ai cuccioli di cane. "Che carini!"
dicevano.
La più anziana è come un fiume in piena. Ci conosciamo da oltre 20 anni; i miei
figli e i suoi nipoti sono praticamente cresciuti assieme. Mi investe con
frammenti di frase, ripetendomi cose che io e lei sappiamo a memoria.
Mi hanno portato via la mia casetta. Capisco se fosse stata rubata, ma l'avevo
pagata tutta coi miei soldi.
Ho 62 anni, sono italiana e non rubo. Quando io e mio marito avevamo un negozio,
ci siamo dissanguati con le tasse, e siamo finiti qui.
Mi hanno messo per strada solo perché sono una zingara. Mi cacciano e non ho più
dove andare.
Mi hanno detto vai via, e poi mi hanno chiesto "Dove dormirai
stanotte?". "Sotto quell'albero," ho risposto...
Ma ti rendi conto? Sono cardiopatica, ho il pace-maker e mi hanno dovuto mettere
nell'ambulanza perché stavo male, e la dottoressa mi ripeteva che dovevo andare
via. Ma con che cuore?? Io ho forse cacciato di casa quella dottoressa?
Se avessi rubato, non sarei qui. Ma se fossi stata una ladra o una
extracomunitaria, avrei avuto un aiuto.
Vorrei avere un mitra qua tra le mani. Farei una strage, credimi, ho perso ogni
speranza.
I miei vestiti, sono nella casa che mi hanno sequestrato, ed io sono qui...
Eppure questo campo l'ho fatto anch'io, sono andata in piazza assieme a tutti
quando chiedevamo acqua e luce. Guardami in che condizione sono...
E poi ricomincia, arrabbiandosi con me, con i politici, con i giornalisti. Deve
sfogarsi, sa che nessuno vuole ascoltarla.
Io, forse ho fatto troppa abitudine a ragionare, mediare, spiegare. Ma poi torno
a casa con la stessa rabbia di questa gente e mi stanco di dover essere sempre
diplomatico. Non servirà a nulla, ma uno sgombero sono persone, beni, affetti,
sicurezze, che ogni volta sono messi in discussione. Ecco cosa state leggendo.
Gli atteggiamenti ostili verso i Rom in Svizzera stanno rendendo
difficile la vita agli Jenische, un gruppo etnico nomade completamente separato,
con una lunga storia nel paese [...].
13/04/2012 - I leader jenische dicono che la reputazione dei Rom riguardo
all'accattonaggio, furto e prostituzione, sta peggiorando l'immagine degli
Jenische, e sta comportando un cambiamento di atteggiamento verso gli Jenische.
"Veniamo spesso abusati," dice Daniel Huber, presidente di "Radgenossenschaft
der Landstrasse", l'associazione che protegge i diritti degli Jenische, nomadi
che per secoli hanno vissuto in Europa.
"Spesso, ad esempio, in Svizzera per strada veniamo appellati -sporchi
zingari-".
L'associazione conta circa 35.000 membri Jenisch, di cui 3.500 ancora
conducono uno stile di vita nomade, mentre il resto è stanzializzato in case
permanenti. Anche se sono completamente separati dai Rom, molti Svizzeri non
sanno riconoscere le differenze.
Anche se in Svizzera è sempre esistita una popolazione rom, il loro numero di
recente è significativamente aumentato, a causa dell'adozione della direttiva UE
sulla libera circolazione delle persone.
"In realtà alcuni Rom di altri paesi si comportano come elefanti in un
negozio di porcellane," ha detto a Tages Anzeiger il presidente della Naschet Jenische Foundation, Uschi Waser.
"Purtroppo, è difficile far loro rispettare le nostre regole."
"Molte persone accettano che non tutti i Rom sono mele marce". Tanto Waser
che Huber riconoscono che il cattivo comportamento di pochi sta infangando la
reputazione di entrambe i gruppi etnici.
Inoltre, i Rom sono anche usati come capro espiatorio dell'aumento di
attività criminali.
"Molti delinquenti operano tra i confini, ma soltanto alcuni di loro sono
Rom," ha detto al giornale Venanz Nobel, vice-presidente della Transnational Jenische Assocation.
"Ma le notizie sono dominate dai Rom, che perpetuano i vecchi pregiudizi per
cui sono zingari ladri."
Nobel è anche preoccupato delle azioni intraprese, con la scusa di proteggere
i bambini che i Rom userebbero per attività criminali. Intravede paralleli con
le azioni intraprese tra il 1926 ed il 1972, quando circa 600 bambini jenische
vennero sottratti ai loro genitori.
"Ancora oggi," dice Nobel, "i bambini sono una scusa, mentre il vero
obiettivo è di ripulire e liberare le strade dagli zingari."
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