Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 07/08/2008 @ 08:59:31, in Europa, visitato 2317 volte)
Da
Czech_Roma
30 luglio, 2008 - By Gwendolyn Albert
Anita Danka/European Roma Rights Centre.
Elena Gorolova, a sinistra, a Madrid con una reduce alla sterilizzazione
forzata, Marta Pušková.
Negli ultimi quattro anni, sono stata coinvolta nell'aiutare le reduci delle
sterilizzazioni forzate nella Repubblica Ceca, nella loro lotta per ottenere dal
governo una riparazione per i danni da loro sofferti, e per impedire che
violazioni simili accadano ancora negli ospedali cechi. Assieme ad OnG locali ed
internazionali, le donne della comunità Rom di Ostrava in particolare, hanno
perseverato in questa ricerca, nonostante le minime risorse ed appoggio. Il loro
solo alleato è il difensore pubblico dei diritti Ceco (ombudsman), le cui
raccomandazioni fatte nel 2005 rimangono inadempiute dal governo, nonostante i
richiami dei consulenti governativi di riconoscere la responsabilità per le
violazioni, scusarsi con le vittime e fornire una riparazione.
Qualche settimana fa, mi sono trovata in un albergo di Vienna, dopo una
settimana di attivismo ad una grande
conferenza a Madrid sui diritti delle donne. Assieme ad alcune delle reduci
di Ostrava ed allo staff dell'European Roma Rights Centre, avevo raccolto firme
per richiedere ai governi ceco, ungherese e slovacco di riparare queste
violazioni. Curiosa di vedere le notizie, ho girato sulla CNN - e quasi sono
caduta per la sorpresa. Uno spot annunciava che il documentario Processo per un
Bambino Negato, sulla sterilizzazione coercitiva nella Repubblica Ceca, sarebbe
stato trasmesso durante la serie "Storie Mai Raccontate dal Mondo". Essendo
stata coinvolta da vicino nell'assistere i produttori del film, ero strafelice
di vedere il loro lavoro raggiungere il mondo.
Ma per me, lo sviluppo più importante negli scorsi quattro anni è stato il
cambiamento che ho osservato nelle donne stesse. Nonostante alcune difficoltà -
come le cronache ostili nella stampa locale dopo che avevano dimostrato fuori
dall'ospedale di Ostrava nel 2006 - queste donne hanno superato lo stigma che
chiunque proverebbe a discutere dettagli sulla propria vita così intimi. In un
recente incontro con le donne Rom della Slovacchia che sono state oggetto degli
stessi abusi, le reduci delle sterilizzazioni di Ostrava parlarono
appassionatamente del bisogno di raggiungere in qualche modo il pubblico
attraverso i media, non solo di scambiarsi le proprie esperienze privatamente.
Anche dopo quattro anni di quasi silenzio dal governo, ed anche sapendo che loro
sono coscienti che la grande maggioranza di loro non vedrà mai quel giorno in
tribunale, rimangono focalizzate e desiderose di giustizia.
Nessuna personifica questa trasformazione così chiaramente come Elena Gorolova,
che fu sterilizzata senza il suo consenso nel 1990, nel corso del suo secondo
parto cesareo. Durante il travaglio in sala parto, con un'enorme paura e sotto
l'influenza dei sedativi, i dottori le diedero un pezzo di carta e le dissero:
"Firma o morirai." Credendogli, firmò senza nemmeno leggere il documento - come
disse più tardi, "In quel momento, avrei firmato la mia condanna a morte."
Il "consenso" ottenuto da Elena sotto queste circostanze è tipico dei reclami
del post-comunismo registrati dall'ombudsman. Lei non scelse di essere
sterilizzata - i dottori scelsero per lei.
Quattro anni fa, quando riportai per la prima volta di queste violazioni alle
Nazioni Unite di New York, fu il suo primo viaggio aereo. Così ci organizzammo
per un'altra donna, che l'avrebbe accompagnata e mostrato la rotta.
Quest'estate, per il nostro viaggio a Madrid, Elena non solo ha volato da
Ostrava da sola, ma è stata lei ad offrire supporto ad un'altra che a sua volta
volava per la prima volta. Ha anche imparato ad usare, l'e-mail e Skype.
L'esperienza di parlare in pubblico ed interagire con i giornalisti ha
rafforzato non solo l'autostima di Elena, ma anche quella delle sue colleghe,
come il documentario dipinge così bene. Elena è anche stata nominata
recentemente membro della società civile del Consiglio Governativo per gli
Affari della Comunità Rom, un organo consultivo del governo sulle tematiche Rom.
Solo un'individualità veramente forte può aver sostenuto l'esperienza recente
di un'intervista online con i lettori del server di notizie iDNES.cz, che Elena
ha voluto fare mentre eravamo a Madrid. I partecipanti alla conversazione,
alcuni firmandosi "Dottore", accusavano Elena e le sue compagne di vari motivi
clandestini, come quello di voler diventare "ricche alla svelta" - un'accusa
ridicola per chiunque abbia familiarità con i tempi del sistema legale ceco, e
le somme tradizionalmente basse dei compensi elargiti solo in casi eccezionali.
Quanti interrogavano sembravano afferrare a fatica che le doglie non sono il
momento migliore per chiedere ad una donna se volesse essere sterilizzata.
Tentavano di spiegare ad Elena che il "vero problema" era il desiderio di suo
marito di avere più figli, non quello del dottore che la sterilizzava senza il
suo informato consenso. Questo implicava che avere bambini era solo uno
stratagemma per ricevere appoggio sociale. Le hanno chiesto se fumasse, quali
voti avesse a scuola e perché non adottasse un figlio. Le hanno chiesto perché i
Rom abusino del sistema sociale, perché si perdano nel gioco, droghe e alcool -
domande razziste che non hanno niente a che fare con gli abusi dei diritti
umani.
Come era sua prerogativa, non ha risposto alle domande più ignoranti. Ha
risposto a quelle che riteneva utili, ripetendo la sua storia intensamente
personale forse per la millesima volta, nello sforzo di far capire alla gente
che non solo lei, ma molte altre, ci sono passate. Ho trovato la sua stamina
semplicemente incredibile.
Il governo ceco assumerà la presidenza UE nella prima metà del 2009, seguito
dalla Svezia. Dieci anni fa, quella nazione decise di fare quanto la Repubblica
Ceca non ha ancora fatto: riconoscere che il programma di sterilizzazione
adottato dai primi anni '30 sino agli anni '70 portava all'abuso dei diritti
umani, e compensò le vittime di questa pratica. Per quanto ne so, il
riconoscimento di questa verità non è costato niente al governo svedese nei
termini di prestigio internazionale - invece, ha sollevato la condizione del
paese fra i fautori dei diritti umani e della giustizia.
Grazie agli sforzi di quanti hanno lavorato sull'argomento delle
sterilizzazioni forzate in questo paese sin dalla fine degli anni '70, il
governo ceco ha ora un'enorme opportunità di unirsi al gruppo di quei paesi
capaci di auto-riflessione ed espiazione. La domanda è se i leader cechi hanno
abbastanza compassione per farlo.
The author is the Director of the Women’s Initiatives Network of the
Peacework Development Fund.
Di Fabrizio (del 07/08/2008 @ 08:43:27, in blog, visitato 1494 volte)
Da
Roma_Francais
BIENVENUE CHEZ LES ROMS (blog)
Miei cari amici Rom,
Porto un toast al vostro coraggio ed a ciò che dovete sopportare per me. Da
quando sono stato nominato presidente del Consiglio dei ministri, ho rinunciato
a scegliere tra i mandati più difficili e optato per quelli che mi avrebbero
apportato più cre-di-bi-li-tà. Dopo aver passato in rivista i grandi assi della
mia politica, mi son dovuto arrendere all'evidenza. I soli che mi potevano
salvare la pelle eravate proprio voi, Voi, miei amici Rom!
Ho rinunciato alla lotta alla mafia poiché tutti i miei amici ne fanno parte.
Il potere d' acquisto sul quale non ho nessuna influenza. La lotta alla povertà,
alla miseria e all'indigenza, chi se ne frega! Tutte queste
preoccupazioni per le quali non posso strettamente fare nulla non avendo le
competenze ed ancor meno l'interesse. Fortunatamente, sono definitivamente
scappato alla giustizia mettendomi al riparo da azioni giudiziarie. Unica cosa
efficace che so riuscito sinora ad ottenere.
Pregando Dio in ginocchio, l'imploravo di mostrami la strada giusta e come
rassicurare gli Italiani. Guardando lungamente la croce sulla quale Gesù
sacrificato ha versato il suo sangue per me. Di colpo, un'illuminazione
straordinaria. Al posto di Gesù, ho visto un Rom.
Sì! Una rivelazione divina. Dio mi aveva inviato i Rom per venirmi in aiuto.
Voi siete stati designati, come l'agnello sacrificale sull'altare della politica
italiana. Immolati per far dimenticare agli Italiani che tutto va alla deriva.
Mi lanciai, in ginocchio, sul pavimento della Chiesa, per ringraziare il Padre
nostro di avervi designato tra noi.
E gli Italiani sono contenti dell'olocausto che gli offro. Mi incensano, mi
onorano, voi siete seguiti con tutti gli altri immigrati, ho inviato loro
l'esercito per le strade. Si sentono infine amati, compresi, rassicurati.
Avevano bisogno di un padre, ebbene, ce l'hanno. Onnipresente. Penso per
loro, decido per loro. L'uniforme, l'esercito, sono simboli potenti della forza
del padre, d'ora in poi si manifesterà a tutti gli angoli di strada.
Allora, miei amici Rom, lasciatemi ringraziarvi di avermi aiutato ad erigere
questa statua che io rappresento e che l'Italia intera adora. Per il vostro
coraggio, per il vostro dono di sé, sarete ricompensati davanti la Porta di San
Pietro. Prego tutti i giorni perché voi accediate al Paradiso, senza indugi, in
grazia dei servizi resi all'Italia.
Per finire, Cari amici Rom, siete i migliori cittadini italiani che il paese
ha mai avuto e meritereste, per questo, di essere decorati.
Alla vostra salute, leviamo i nostri bicchieri, tutti assieme, e beviamo alla
vostra gloria!
Ricevo da Luisa
Da
GEYGER DISF
Ieri è stato presentato alla regione Puglia il programma del Festival
della "Notte della Taranta", la cui XI edizione si terrà fra il 7 e il 23 agosto
nei Comuni della Grecìa Salentina, per concludersi nel concertone finale di
Melpignano, durante il quale è prevista la partecipazione di Caparezza, Aprés la
classe, Sud Sound System, Radiodervish, Richard Galliano e Rokia Traore' (nei
prossimi giorni maggiori informazioni).
Benché siano in molti, anche qui in Puglia, ad associare la "Notte della Taranta"
quasi soltanto al concertone di Melpignano, in realtà da anni questo Festival di
pizziche e contaminazioni folk è diventato itinerante, e per molti seguaci, "carovaniero" per tutto il Basso Salento, con circa 15 serate sparse fra
Calimera e Alessano, passando per Otranto e Galatina. Per non parlare di tutte
le rassegne, sagre, piccoli festivals ed eventi che costellano il Salento per
tutta l’estate, fornendo ampiamente scelte alternative per una stessa serata.
Anche il pubblico è perciò eterogeneo ed itinerante. Ad uno stesso concerto del
Festival, un terzo del pubblico è composto dalla popolazione locale- ma in buona
parte sono migranti italianissimi. Un altro terzo è composto da vacanzieri con
il culto dell’esotico, e l’ultimo terzo è costituito dai giovani travellers
d’Italia e ormai anche d’Europa (l’anno scorso ho anche incontrato
sudamericani). Al pubblico occorre aggiungere la non piccola comunità
temporanea degli ambulanti e degli addetti ai lavori, dei giocolieri e degli
artisti di strada, di chi organizza le varie rassegne e di chi fa commercio
(anche di dischi, magliette e libri). A volte la distinzione fra festival e
sagra s’assottiglia pericolosamente, a tutto vantaggio degli stands
gastronomici, che pagano di più ai Comuni. Altre volte i vigili lasciano fare, e
ciò rende la serata meno "istituzionalizzata" e "bottegaia".
Per molti giovani travellers il festival diventa davvero un’esperienza
nomadica "per scelta", assai simile ai fasti dell’Umbria Jazz d’un tempo,durante
la quale si incontrano, oltre il variegato mondo dell’ambulantato, anche gli
"zingari", in particolare nelle celebrazioni di San Rocco a Torrepaduli. Bands
di origine "zingara", come Mascarimirì di Claudio "Cavallo" Giagnotti, Crifiu,
Ziringaglia, sono presenti in parecchie serate, ma in genere molte formazioni
mixano ecletticamente ogni sorta di fonti musicali folk, etniche, world, afro,
reggae. Vi sono poi serate particolari in cui si incontrano "maestri" e "regine", come a Sternatia lo scorso anno, Lucilla Galeazzi ed Esma Redzepova
"the Queen of Gypsies" con il Canzoniere Grecanico Salentino.
Stratificazioni antiche, a volte rivendicate come "identitarie", e linee di fuga
contemporanee si intrecciano in un meticciato culturale reso più eccitante da o’
sole, o’ mare, sex drugs and rock’n’roll, dai mille incontri occasionali a volte
stimolanti, a volte divertenti, a volte convenzionali. Come sempre. Con la
"paura" di tornare a casa, alla solita vita scuola-lavoro-famiglia. E sullo
sfondo un Salento che con gli anni tende sempre più a "imborghesirsi", a sedentarizzarsi, a recintarsi, sempre meno
"selvaggio" e "primitivo" sempre più "bottegaio". Prima di tutto lo "sviluppo", il
"marketing del territorio", in
funzione turistica: villaggi, resort, bed & breakfast, strade, porti, etc.
L’alternativa fra nomadismo e sedentarietà oscilla fra le scorribande notturne e
la noia vacanziera, compresenti sullo stesso territorio per qualche mese estivo.
Nulla che in fondo non sia un déjà vu, da queste parti. Dove al tradizionale
incontro/scontro fra contadini, zingari e classi agiate si è sovrapposto quello
post-moderno fra migranti, vacanzieri, nuovi nomadi, artisti di strada,
giocolieri, e… affaristi. Più i nuovi Rom arrivati di recente dalla ex
Jugoslavia, e in particolare dal Kosovo, in seguito alle guerre etniche ed
"umanitarie".
Il gruppo più antico di Rom in Italia, proveniente dai Balcani, si è insediato
fin dal XV sec. nell’Italia centro-meridionale, fra Abruzzo, Molise, Campania,
Puglia e Calabria. Esercitavano le attività di fabbri, mercanti di equini,
giostrai. Fino agli anni successivi la seconda guerra mondiale durante la bella
stagione giravano per i mercati con carrozzoni trainati da cavalli; svernavano
vicino a qualche borgo, in stalle o fienili presi in affitto. Col tempo la
lingua romani, già fortemente influenzata dai dialetti regionali, è stata
quasi del tutto abbandonata o sopravvive nell’uso di alcune frasi gergali. Allo
stesso modo, il nomadismo è diventato stagionale e i più si sono "fermati" in
campi e baraccopoli alle periferie delle città.
La loro partecipazione ad alcune feste religiose le influenza in maniera
determinante come nel caso della festa di S. Rocco a Torrepaduli e della festa
dei SS. Cosma e Damiano a Riace (CZ). La presenza degli zingari è sensibilmente
diversa da quella dei contadini:
"i contadini trascorrono la notte accampati in chiesa, seguono la processione
cantando, suonano e danzano la tarantella solo in spazi e in momenti a margine
della festa vera e propria; gli zingari si accampano in automobili, camion o
furgoni, nei pressi del santuario. A Riace precedono la processione danzando; a
Torrepaduli, dopo la processione, si impadroniscono del sagrato dando vita per
tutta la notte a delle "ronde" di "pizzica". Qui agli zingari (e, in misura
minore, ad altri marginali e a gente di malavita) spetta prevalentemente il
ruolo di danzatori, ai contadini quello di suonatori di tamburello e di armonica
a bocca. La tarantella ballata a Torrepaduli in occasione della festa di S.
Rocco è detta la "scherma": due uomini si affrontano danzando, indice e medio
della mano destra tesi a simulare la presenza di un coltello, e duellano fino a
che uno dei due contendenti viene toccato per la terza volta dalle dita
dell’avversario"(Nico Staiti).
La "pizzica-scherma" verrebbe dalla Calabria, dov’è chiamata anche "tarantella maffiusa", tipica non degli zingari, ma come danza di contadini, pastori, e
gente di malavita. Ma i Rom salentini restano comunque gli interpreti principali
della "scherma", e sono loro ad averla importata dalla Calabria nel Salento.
Com’è tipico del nomadismo e degli zingari, sono questi ad aver svolto un ruolo
di mediatori di tradizioni fra due diverse regioni dell’Italia meridionale, cosa
impossibile fra culture "chiuse", e allo stesso tempo, a Torrepaduli come a
Riace, svolgono un ruolo complementare rispetto agli altri partecipanti.
La grande capacità degli zingari, come sottolineava Luca Guglielminetti nel post
di ieri, "La nuova musica zingara: il Jazz dei Balcani", è quella di costruire i
brani musicali attraverso "l'apprendimento, come per la lingua parlata, di arie
e melodie popolari dai luoghi di passaggio, e l'estro individuale
particolarmente esaltato dalla pratica molto frequente dell'improvvisazione. È
difficile individuare una musica originale zingara. Si possono riconoscere però
stili diversi…".
Questo tipo di "ibridazione", di "musica ibrida ai confini del mondo in un
cocktail irresistibile di musiche balcaniche…ricche di echi arabi, turchi e
mediorientali in un turbinio di ritmi etc." costituisce il contributo specifico
della musica "zingara" alla musica "etnica" del Salento. La sua profondità
(Liszt) riflette "un dato di precarietà sociale eccezionale" percepito
con intensità e forza straordinarie, alla quale, forse, anche il più distratto
vacanziero o migrante di ritorno, colto in un attimo di libertà fuori dalle
consuete costrizioni del lavoro e del quotidiano, s’abbandona mollemente.
"Se il dato primario degli zingari è la capacità (necessità) di adattarsi a
contesti sociali sempre nuovi, cui prestare attenzione per percepire quanto
serve per sopravvivere, è ben possibile che, come per i neri americani,
prestando orecchio a quanto le tradizioni musicali popolari fornivano nei
contesti dei luoghi nei quali si aggiravano abbiano condotto a queste strepitose
"sintesi" o "rivitalizzazioni" di tradizionali arie in forme dotate di una
autonoma cifra stilistica" (Luca Guglielminetti).
Di Fabrizio (del 06/08/2008 @ 09:34:30, in casa, visitato 1950 volte)
Da
Roma_Francais
LE MONDE | 31.07.08 | 13h19
LAMEZIA TERME (ITALIE) ENVOYÉ SPÉCIAL - I fiori di plastica abbelliscono le
finestre delle baracche. I bambini giocano in mezzo ai contenitori d'acqua. La
biancheria asciuga sul filo spinato. Il campo rom di Lamezia Terme, in Calabria,
incastrato tra la pendenza della ferrovia, il recinto dell'ospedale ed un muro
di 4,5 metri di altezza per 50 di lunghezza, è un ghetto con un solo accesso, il
tunnel sotto la strada ferrata.
"Il muro c'era già quando siamo arrivati, ma era più basso", si ricorda
Massimo che è cresciuto qui. "Poco a poco, i residenti l'hanno alzato e messo
del filo spinato per impedirci di saltare dall'altra parte." Massimo, cognome
italiano come tutti quelli della famiglia: Berlingeri. Il muro separa dal
resto della città degli italiani da generazioni, con meno diritti e condizioni
di vita inumane.
"Zi' Antonio", la memoria del campo, ricorda in dialetto locale e con un
forte accento calabrese: "Prima di andare a dormire, chiamo una dozzina di
giovani che vengano coi bastoni e mi aiutino a cacciare i ratti dalla baracca."
Attorno, si conviene. Se non sono i ratti, sono le blatte. Un alloggio degno: è
quello che domandano le 84 famiglie che sono istallate in questo campo
"provvisorio" dal 1982.
E se si parla loro del censimento dei Rom in corso, aggirano la questione con
un gesto della mano. Qui, dove vive la più forte comunità rom del Sud dopo
Napoli, non è questo il problema. Anche se siano riunite tutte le condizioni per
accedere agli alloggi sociali, è tutto bloccato. "E' un vicolo cieco", riconosce
il sindaco della città, Gianni Speranza. "Il rialloggiamento in stabili ad
affitto moderato è la sola soluzione, e finirà per arrivare, ma quel giorno,
spiega, temo una guerriglia contro i Rom."
I Rom sono accusati di provocare fumi tossici incendiando i pneumatici per
ricavarne materiale da rivendere. Si rimprovera loro di avere trasformato i
dintorni del campo in uno scarico di rifiuti ingombranti o tossici. "Più facile
per i privati o le imprese girare un biglietto di 10 o 20 euro tra di loro per
sbarazzarsi dei rifiuti, che seguire la filiera obbligatoria con i costi che
comporta", spiega Antonio Rocca, dell'associazione Ciarapani. Da qui l'amalgama,
Rom, criminalità. L'associazione vuole mostrare che esiste un'altra via: ha
messo in piedi una cooperativa incaricata dal comune di raccogliere le
immondizie. "Grazie al mio lavoro, sono riuscito a trovare un alloggio in
città", spiega Massimo, fiero della sua uniforme di spazzino. "Sono dei
cittadini. E' scandaloso rinchiuderli in un ghetto, quando avrebbero diritto,
come tutti, alla scolarizzazione, alla formazione, alle opportunità di lavoro e
ad un alloggio", spiega Marina Galati, presidente dell'associazione. Ma la paura
ei Rom, denunciata dalla sinistra, dalle associazioni cattoliche e della difesa
dei diritti, allontana tutte le soluzioni. Il muro di Lamezia Terme non è pronto
a cadere.
Salvatore Aloïse
Article paru dans l'édition du 01.08.08
PS: Di Marina Galati, segnalo "Fare
cittadinanza insieme ai rom"
Di Fabrizio (del 06/08/2008 @ 08:56:08, in Italia, visitato 3498 volte)
28 luglio 2008 - Nei mesi scorsi l'Italia è stata sotto i riflettori
per l'aumento degli attacchi e la crescita del pregiudizio razziale contro le
sue comunità Rom e Sinti.
Opera Nomadi è la principale organizzazione che lavora con le comunità
nomadi in Italia. Molti dei suoi componenti sono Rom e Sinti. Guida progetti
sull'istruzione, la sanità, l'abitare e le relazioni comunitarie nelle città
italiane, incluse Milano, Roma, Napoli e Padova.
Matilde Ceravolo, dell'MRG, ha parlato col Vice Presidente dell'Opera
Nomadi, Maurizio Pagani (in foto), sul peggioramento della situazione per i
Rom in Italia.
Quali sono le vostre relazioni con le autorità locali italiane?
I sindaci italiani tendono a delegare il lavoro con le comunità Rom a terze
parti, spesso OnG. Il problema è che non coinvolgono o consultano le comunità
stesse. Buona parte del lavoro dell'Opera Nomadi è facilitare il dialogo e la
mediazione culturale.
Recentemente il lavoro è diventato sempre più difficile. Ci sono delle
distinzioni tra le città, che dipendono dalla posizione politica dei sindaci, ma
generalmente ci sono forti contraddizioni nelle politiche sociali implementate
da tutti i partiti. Riguardo le comunità nomadi, il contesto politico e sociale
è andato sempre più peggiorando durante gli ultimi due anni.
Può spiegare come la situazione delle comunità Rom e Sinti sta peggiorando
in Italia? Cosa sta causando questa situazione?
Da luglio, il governo ha adottato misure discriminatorie, ad un livello mai
visto nel passato. Le comunità Rom e Sinti si sentono minacciate ora come mai
prima. Crediamo che ci sia un serio rischio di discriminazione etnica e che ci
stiamo avvicinando verso il disegno di politiche pubbliche discriminatorie.
Tuttavia, questo non dev'essere visto soltanto come una parte di un'ondata
anti-nomadi. Quanto sta accadendo adesso è parte di più vaste politiche
migratorie. Negli ultimi anni, il dibattito politico sulla migrazione ha assunto
forti toni demagogici. L'Italia è stata sul lato sbagliato di massicce
migrazioni dall'Est Europa, soprattutto dalla Romania, da quando quel paese ha
raggiunto la UE. Molti di quei migranti erano Rom rumeni, a cui è stata data
l'unica possibilità di sistemarsi in campi alle periferie delle città, creando
nuove baraccopoli. La presenza di queste comunità di Rom rumeni ha poi creato
forti conflitti sociali nelle periferie, e questo ha recentemente attirato più
attenzione sui Rom e si è trasformato in una crescente ondata di razzismo.
Campo di Rom rumeni, Milano - Paolo Poce
Ma la vera ragione per cui accadono questi esplosivi conflitti sociali è che
l'improvvisa migrazione dalla Romania non è stata gestita adeguatamente. Non ci
sono state politiche dell'emergenza, sono state abbandonate le politiche
dell'integrazione. Le istituzioni non hanno facilitato il processo, non hanno
offerto soluzioni, ed hanno terminato discriminando i migranti su base etnica.
Le questioni sociali affrontate dai Rom sono state trattate come qualcosa di
differente dall'assistenza sociale a cui hanno diritto gli altri cittadini.
Qual'è la sua opinione sulle misure che sta adottando il governo, come
registrare tutti i Rom e prendere le impronte digitali ai bambini?
Avevamo in precedenza denunciato i Prefetti di Roma, Milano e Napoli a cui è
stato dato il ruolo di "Commissari Speciali sull'Emergenza Rom" col compito di
sviluppare il censimento della popolazione Rom, dicendo che questo non sarebbe
stato un comune censimento della popolazione, ma sarebbe stato basato
sull'etnia... Avevamo ragione.
Metà della gente Zingara nel paese sono cittadini italiani, che hanno gli
stessi documenti di ogni altro cittadino italiano. Nondimeno, come parte di
questo censimento, è richiesto loro di mostrare i loro documenti, che vengono
fotografati e tenuti in uno speciale archivio parallelo, differente dal registro
civile usato per tutti gli altri, Sfortunatamente, anche la Croce Rossa Italiana
sta partecipando al censimento.
Riguardo alle impronte, anche se molto ne è stato scritto, al momento è
accaduto in pochi casi, con l'eccezione di Napoli. A Roma, il Commissario
Speciale ha avuto il coraggio di dichiarare che rifiutava di prendere le
impronte, tranne in casi eccezionali, dove fosse altrimenti impossibile
identificare la persona.
La società civile, e specificatamente l'Opera Nomadi, cosa stanno facendo
per rispondere a questa situazione?
Abbiamo immediatamente preso alcune azioni legali. Sono informato di due casi
in Lombardia dove sono stati citati i diretti responsabili della presa di
impronte (polizia e carabinieri). L'Opera Nomadi sta appoggiando una famiglia di
Rom italiani fornendo assistenza legale al caso.
Abbiamo anche deciso di denunciare pubblicamente la sfaccettatura
discriminatoria di questa misura. Critichiamo la mancanza di politiche pubbliche
effettive nell'affrontare i problemi delle comunità nomadi. Siamo a conoscenza
che i problemi esistono, ma sinora non abbiamo visto nessuna politica volta ad
affrontare problemi come l'accesso all'istruzione, al lavoro, alla casa,
di queste comunità. Abbiamo scritto al Prefetto di Milano offrendo di
incontrarsi e discutere tutti questi argomenti. Stiamo ancora aspettando una
risposta, e siamo ancora aperti al dialogo.
La società civile generalmente ha esercitato una pressione critica su
chi deve prendere le decisioni. La "Federazione Rom e Sinti", che include
rappresentanti di ogni comunità, è stata molto attiva.
Roberto Maroni, Ministro degli Interni, sta presentando la presa delle
impronte come un'azione umanitaria. Ha dichiarato che lo scopo è fornire
cittadinanza a quei bambini che sono stati "venduti, abbandonati, lasciati a
chissà chi". Può commentare?
In Italia abbiamo un immenso problema dei bambini nati senza cittadinanza.
Riguarda principalmente i Rom dell'ex-Yugoslavia, che non hanno assolutamente
documenti d'identità o cittadinanza. Non viene neanche assegnato loro un
certificato di apolidia. Stimiamo che siano circa 15-20.000. Opera Nomadi non
può ma accoglierebbe con favore una decisione che garantisse loro la
cittadinanza.
Sfortunatamente, quello che il signor Maroni suggerisce, riguardo solo i
minori che sono stati vittime di violenze terribili, che sono stati allontanati
dai genitori dai tribunali, o quelli che non hanno famiglia. Secondo l'Osservatorio Minori,
nel 2007 c'erano 8.000 casi simili nei registri (il numero reale è chiaramente
superiore). Molti di questi casi sono di stranieri, ma i Rom sono probabilmente
non più di poche centinaia. Molti di questi bambini vengono dal Maghreb. Sono
messi sotto la protezione dei servizi sociali, ma perdono la loro condizione
quando compiono diciott'anni. A loro non viene fornito nemmeno un permesso di
lavoro, e spesso rimangono senza cittadinanza.
Campo di Rom rumeni, Milano - Paolo Poce
In questa situazione, che il signor Maroni voglia loro garantire la
cittadinanza è certamente una buona notizia. Nondimeno, dev'essere chiaro che è
solo una forma di protezione per un gruppo molto specifico. Non cambia il fatto
che la legge italiana sulla cittadinanza abbia bisogno di una riformulazione
radicale. Non è accettabile che famiglie che sono qui da 4 generazioni non
possano ancora ottenere la cittadinanza.
Due notti fa un campo Rom ha preso fuoco a Roma. Il giorno prima i corpi di
due ragazze Rom che erano annegate sono state lasciate nell'indifferenza sulla
spiaggia di Napoli. E' questa la cima dell'iceberg del razzismo contro i Rom?
Io penso si debba essere molto prudenti con affermazioni simili. Nello stesso
modo in cui il rigetto dei Rom è diventato molto più visibile, è anche vero che
parte dei media e della società civile è troppo incline ad interpretare ogni
fatto come una manifestazione di razzismo. E' molto importante verificare la
credibilità delle informazioni prima di darle per assodate. Per esempio, non c'è
prova che al campo sia stato dato fuoco di proposito. Al momento, sembra più
probabile che sia stato solo un incidente.
Riguardo al caso delle due ragazze affogate. Sfortunatamente, credo che sia
un sintomo della nostra società malata. Non credo che l'episodio sia accaduto
per l'etnia delle ragazze. Lo stesso sarebbe probabilmente successo con chiunque
altro.
Di Fabrizio (del 06/08/2008 @ 08:46:00, in Europa, visitato 2047 volte)
Da Nordic_Roma
31 luglio 2008 1:50am BST - By Agnieszka Flak and Julie Breton HELSINKI (Reuters) - Aurelia non porta più con sé sua figlia di quattro anni a mendicare per le strade della capitale Helsinki. La donna Rom di 35 anni ha troppa paura che le prendano la bambina per darla in affido.
La Finlandia sta perseguendo i Rom, o zingari, che elemosinano con i loro bambini, minacciando di rimandare madri e figli nel loro paese di origine o di dare i bambini in affido. Lo scopo, dicono le autorità, è di proteggere i bambini.
Ma i gruppi dei diritti umani dicono che la mossa, introdotta alla fine del 2007, è sinora una delle più dure misure anti-Rom d'Europa, e costituisce una forma di ricatto che divide le famiglie invece di proteggerle.
La Finlandia non è sola nell'introdurre misure che i critici dicono essere discriminatorie contro i Rom. L'esecutivo dell'Unione Europea ha sollecitato gli stati membri ad offrire migliori opportunità ai Rom, cui spesso non vengono date pari opportunità di avanzare socialmente.
I Rom dell'Est Europa sono stimati in 9-12 milioni, sono il settore della società più povero nella regione, e molti sono fuggiti nei più ricchi stati occidentali, in cerca di una vita migliore. Ma, spesso, hanno trovato soltanto negligenza, discriminazione e schiacciante povertà.
In Italia, il governo è stato severamente criticato per il piano di prendere le impronte digitali ai Rom, inclusi i bambini, come componente di un severo provvedimento sui crimini, che molti italiani imputano agli immigrati.
I critici dicono che le misure proposte portano alla discriminazione etnica ed alla violazione delle regole UE. L'Italia ha replicato che le impronte verranno prese a tutti i cittadini, una mossa per disinnescare le critiche.
Astrid Thors, Ministra Finlandese per le Migrazioni e gli Affari UE, ha difeso la posizione del suo paese, dicendo che le autorità devono reagire se i bambini sono in pericolo.
"Stiamo cercando di agire nell'interesse dei bambini - Può essere problematico, ma è anche bene che la gente che arriva qui sappia che questa è la regola," ha detto.
Aurelia, che ha rifiutato di dare il suo cognome, elemosina ancora ma le entrate sono diminuite da quando ha smesso di portare sua figlia.
"Mendicare è ancora meglio che avere fame nel paese da cui arrivo," ha detto, agitando il bicchiere di plastica vuoto sul marciapiede vicino alla stazione di Helsinki.
"Alcune delle mie amiche sono andate via perché hanno sentito che i loro bambini sarebbero stati prese. Io non ho altra possibilità. Non ho altri sistemi migliori per appoggiare la mia famiglia a casa."
PIU' ORGANIZZATI
Il governo stima che vivano in Finlandia circa 10.000 Rom, anche se dicono che il numero potrebbe essere molto più alto, perché tracciare i loro movimenti è quasi impossibile.
Molti Rom arrivano dalla Romania e dalla Bulgaria, che hanno raggiunto l'Unione Europea nel 2007.
Quelli arrivati recentemente spesso dormono in tende o in comunità improvvisate sugli svincoli autostradali e raramente hanno accesso al servizio sanitario per prendersi cura delle loro famiglie.
Per legge, i Rom non possono essere deportati, a meno ché non commettano un crimine serio. Mendicare non è illegale.
Quando i Rom mendicanti, una presenza ubiqua nella capitale norvegese Oslo, apparvero per la prima volta l'anno scorso nelle strade di Helsinki, causarono fermento nei media locali e misero in evidenza una certa intolleranza verso gli stranieri.
I Rom non sono l'unico gruppo che ha affrontato la discriminazione in Finlandia, dove spesso la gente è ostile verso i nuovi venuti sino ai recenti segni che l'economia avrebbe sofferto se il paese non avesse adottato un approccio più positivo.
Con un clima duro ed una lingua parlata solo da pochi, la Finlandia sta ora cercando di attrarre gli immigrati per puntellare un'economia indebolita dal rapido invecchiamento della popolazione europea ed una forza lavoro ristretta.
La popolazione della Finlandia è di circa 5,3 milioni e ci sono circa 122.000 stranieri, la maggior parte dalla Russia e dall'Estonia.
Mentre il numero dei mendicanti Rom in Finlandia è ancora piccolo - meno di 100 secondo uno studio del ministro degli interni - la polizia dice che stanno diventando più organizzati ed aggressivi, a volte arrivano su mini bus noleggiati alla bisogna per la loro giornata lavorativa ad Helsinki.
E la presenza dei bambini ha fatto arrabbiare alcuni Finlandesi.
Outi Parkkinen, una madre che vive a Helsinki, ha detto che non potrebbe contribuire a suddividere la colpa dopo aver visto bambini dormire per strada ad una temperatura sotto zero.
Chiede: "La gente dice che la Finlandia non è aperta all'immigrazione ogni volta che si parla dell'arrivo dei Rom. Dovremmo forse lasciarli vagare e rischiare che qualcuno di questi bambini muoia?"
Thors ha detto che la Romania deve assumersi la responsabilità dell'integrazione della sua minoranza nomadica e prevenire che migliaia di persone inondino le altre città europee.
Pure altri stati nordici hanno iniziato a reprimere, specialmente da quando il numero dei mendicanti Rom è cresciuto dal 2007.
Le lamentele contro i mendicanti aggressivi ad Oslo hanno portato l'anno scorso i politici norvegesi a discutere il divieto di elemosina.
Anche se questa proposta è caduta, è nuovamente dibattito aperto che nuovi gruppi di Rom mendicanti, principalmente dalla Romania, hanno iniziato ad arrivare nella città più cara d'Europa.
Circa cinque anni fa, la Danimarca cercava di mettere i bambini Rom in classi speciali e di ritirare gli assegni di disoccupazione ai genitori Rom se i loro figli non frequentavano la scuola. Tutte e due le pratiche sono state ritenute illegali e da allora sono cessate.
(Additional reporting by Sakari Suoninen and Sami Torma in Helsinki, Kim McLaughlin in Copenhagen, Adam Cox in Stockholm and John Acher in Oslo; Editing by Clar Ni Chonghaile)
Di Fabrizio (del 05/08/2008 @ 10:45:39, in media, visitato 1941 volte)
Da
British_Roma
Un mio amico ha comprato un film dal titolo
I Ricchi: Stanno rubando il Sogno Americano
E' un trailer ed una serie per il cinema
E' UNA TERRIBILE PROPAGANDA ANTI-ROM
Le star sono Eddie Izzard e Minnie Driver con 2 bambini, Shannon Marie
Woodward, Noel Fischer, Adrian Mitchell.
Creatore Dmitry Lipkin
E' fatto dalla 20th century Fox e programmato per il Fox movie channel (Fox
è un canale molto razzista qui negli USA)
Loro reclamano di essere Viaggianti (con la V maiuscola) e nell'introduzione
dicono che "alcuni ci chiamano Zingari". Sono mostrati mentre guidano un
caravan, i bambini non vanno a scuola, e c'è un "campo" con molti altri che loro
visitano occasionalmente e che è guidato da un uomo molto violento e orribile,
ch tratta le donne e le ragazze terribilmente, picchiandole e facendo maritare
le ragazzi da molto giovani.
La premessa della serie è che sono tutti ladri. Minnie Driver li definisce
come ladri professionisti e questa è la loro occupazione.
Inutile da dire, questo è solo alimentare gli esistenti terribili stereotipi
e bisogna protestare sino all'ultimo.
Non ho idea se diventerà mai una serie TV, perché non ho TV! (neanch'io,
qualcuno potrebbe informarmi? ndr)
Ma ho pensato di farvelo sapere.
Dianne Post - Phoenix, AZ
Di Fabrizio (del 05/08/2008 @ 09:33:21, in scuola, visitato 1647 volte)
Da
Polska_Roma
By MONIKA SCISLOWSKA - WARSAW, Poland (AP) - Il Ministro
dell'Istruzione ha programmato di chiudere le classi per soli Zingari, a seguito
delle proteste per cui sarebbero discriminatorie.
"Non ci sarà più assolutamente alcuna forma di classi separate per i bambini
Rom" ha detto venerdì Katarzyna Hall a radio Tok FM. "Dobbiamo porre una fine a
questo".
Nel 2004, il Consiglio d'Europa si era appellato alla Polonia e ad altre
nazioni con una minoranza Rom, di porre una fine alle classi segregate.
Ma il giornale polacco Dziennik ha riportato questa settimana che, secondo
dati del Ministero degli Interni, ci sono state classi separate quest'anno in
cinque città meridionali ed orientali.
I bambini Zingari erano spediti in classi separate col pretesto che non
parlavano polacco, riporta il giornale, anche se molti lo parlavano
fluentemente.
Una scuola aveva persino ingressi separati per Zingari e Polacchi, secondo il
giornale.
Krzysztof Stanowski, delegato alla Camera, ha detto all'Associated Press che
dal 1 settembre tutti i bambini saranno messi insieme, indipendentemente
dall'etnia.
"Il ministro sta parlando con tutte le autorità locali dell'istruzione
coinvolte e ha detto che a partire da quest'anno scolastico non saranno più
formate classi separate per i Rom," ha detto Stanowski.
Ha detto che il Ministero dell'Istruzione si è opposto ad ogni tipo di
discriminazione, ed elogiato il giornale per aver sollevato la questione.
Di Fabrizio (del 05/08/2008 @ 09:04:45, in lavoro, visitato 1871 volte)
Da
Czech_Roma
I 4 milioni di Rom nella regione, affondati nella disoccupazione, povertà
e malattia, sono una ruggine sociale e un'opportunità economica persa
by
S. Adam Cardais
28 giugno 2008 - Sempre più spesso nell'Europa Centrale la
disperazione della popolazione Romani nella regione rimane vergognosamente
rimossa dai pubblici scrutini in ghetti nascosti all'esterno da capitali come
Praga o Bratislava.
Ma viaggiando a sud attraverso i Balcani sino a Podgorica, dove con i bimbi
al collo tirano le braccia ai turisti per mendicare, o Sarajevo, dove protette,
delicate donne Romani circolano con i loro bambini - a mani tese - attraverso i
caffè nella Città Vecchia Turca. Questo grida la disperazione della
disoccupazione, della povertà e della malattia rampanti tra i circa 4 milioni di
Rom nell'Europa Centrale ed Orientale. Gli stessi disperati paesi come la
Repubblica Ceca cercano di marginalizzare - se non coprire - attraverso quello
che un'organizzazione dei diritti umani con base a Praga chiama "tacito apartheid".
La quasi totale esclusione sociale dei Rom - spesso denominati Zingari -
nell'Europa Occidentale ed Orientale ha ricevuto recentemente molta attenzione,
specialmente dal "Decennio di Inclusione Rom", iniziativa lanciata nel 2005 da
nove governi dell'Europa centrale e del sud-est per promuovere l'integrazione.
Tuttavia, come può facilmente vedere qualsiasi viaggiatore nei Balcani, i Rom
sono appesi a margini disperati. Di più, la recente decisione dell'Italia di
prendere le impronte digitali ai Rom rivela la profondità di sotterranei
sentimenti anti-Rom in Europa.
Data la considerevole attenzione, ed i miliardi di di Euro di aiuto dell'Unione
Europea al "Decennio di Inclusione Rom", perché così pochi progressi? Non è
mancanza di idee o di fondi, dicono gli esperti di integrazione Rom. Non è
neanche che i Rom lavorino timidamente, teoria sposata dagli scettici
sull'inclusione. No, dicono gli esperti, il problema è la debole volontà
politica.
Però mantenere i Rom al fondo dovrebbe essere inaccettabile nella moderna
Europa. Non solo è ingiusto ed immorale - è cattiva economia.
LE DIFFICOLTÀ DI CHI PAGA LE TASSE
"La povertà è costosa", dice Gwendolyn Albert di Peacework, un'organizzazione
internazionale sullo sviluppo umano. "E' quello che la maggior parte della gente
non capisce."
Effettivamente, l'esclusione dei Rom ha significativi costi economici che
dovrebbero essere gridati fra gli argomenti a favore dell'integrazione. Può
essere un approccio cinico, ma può anche avere le gambe politiche che sembrano
mancare alle considerazioni morali.
I costi iniziano col lavoro. A causa della discriminazione o della mancanza di
istruzione e specializzazioni, la disoccupazione Rom è sproporzionatamente alta
nell'Europa Centrale ed Orientale, raggiungendo il 70% in alcuni paesi.
Nel contempo, la popolazione maggioritaria sta avanzando verso le sedie a
rotelle piuttosto che i tricicli. I mercati lavorali nei prossimi decenni
faranno a meno di decine di migliaia di lavoratori, così i governi dovrebbero
provare a capitalizzare la loro economica e disponibile forza lavoro Romani. Ma
per lo più non è così. Invece, paesi come la Repubblica Ceca stanno reclutando
lavoratori stranieri per riempire il gap.
"E' assurdo portare gente dalla Mongolia alla Boemia o alla Moravia
settentrionali, quando ci sono un gran numero di Rom disoccupati," dice Albert.
Specialmente considerando che la disoccupazione porta molti Rom all'assistenza
sociale. Un rapporto del 2003 del Programma di Sviluppo ONU (UNDP) trovò che per
oltre il 70% dei Rom nell'Europa Centrale ed Orientale, il loro reddito deriva
da fonti statali come gli assegni per l'infanzia o la disoccupazione. Questa
dipendenza sociale è chiaramente costosa, ma consideriamo anche che molti Rom
con bassi stipendi non pagano tasse per supportare questi programmi ed i costi
dell'esclusione sono chiari: il paese perde lavoratori, denaro pubblico e
ingresso di tasse.
Misurare questi costi è difficile perché sono limitati i dati certi sui Rom.
Quelli UNDP sono i più recenti, e coprono soltanto Bulgaria, Repubblica Ceca,
Ungheria, Romania e Slovacchia. Ma gli economisti Luchezar Bogdanov e Georgi Angelov
hanno calcolato il drenaggio di esclusione della Bulgaria.
In uno studio del 2007 per l'ufficio Open Society Institute di Sofia, i
ricercatori hanno trovato che in 10 anni la Bulgaria avrebbe guadagnato
l'equivalente dai 7 ai 16 miliardi di euro dalla piena integrazione e che il
ritorno dell'investimento supererebbe il costo con un rapporto di 3 a 1.
Dicono gli esperti che il percorso per realizzare l'ambiziosa meta della "piena
integrazione" nella regione deve partire con riforma politica, strutturata e
coerente, che salti dalla pura consapevolezza al migliorare formazione e la
sanità nelle comunità Romani. Gabriela Hrabanova, del Consiglio governativo Ceco
per gli Affari Comunitari Rom e lei stessa per metà Romani, dice che il
programma di Assistenza Insegnanti Rom, che forma gli insegnanti per lavorare
meglio con i bambini Romani, è un progetto modello.
Sfortunatamente, dicono lei ed altri, gli sforzi di integrazione sia di
Bruxelles che dei governi regionali non sono focalizzati, viene data più enfasi
al progettare piani d'azione che programmi effettivamente di base. La Coalizione
Politiche Rom della UE, un gruppo di organizzazioni di difesa legale, è arrivata
ad una conclusione simile riguardo l'agenda UE del 2 luglio sull'affrontare
l'esclusione, dicendo che lasciava la responsabilità agli stati membri, non
riuscendo a proporre una singola strategia europea effettiva.
La coalizione spera in progressi reali alla Conferenza UE di settembre sui
Rom. Senza dubbio la si svolgeranno molte discussione sul cammino dell'Europa
sul tema dell'integrazione.
Forse qualcuno inghiottirà il relativo cinismo e ne farà un argomento
economico. Potrebbe incitare i leader all'azione.
Provided by Transitions Online
- Intelligent Eastern Europe
Di Fabrizio (del 04/08/2008 @ 23:11:56, in casa, visitato 1759 volte)
Savorengo Ker: a parole nostre
Lettera aperta di Francesco Careri, responsabile del progetto Savorengo Ker:
una risposta alle polemiche sollevate dalla presentazione della casa di tutti;
un appello ad aderire a un'idea abitativa sperimentale.
Savorengo slideshow
Una rassegna delle migliori fotografie scattate dagli amici che ci hanno
seguito e sostenuto in questa lunga e incredibile avventura.
Savorengo Ker: istruzioni per l'uso
Un breve video di presentazione dei lavori di Savorengo Ker. Disponibili
in download anche il Press Kit e la Rassegna Stampa
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