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I Rom nell'Est Europa: "Tacito Apartheid"
Di Fabrizio (del 05/08/2008 @ 09:04:45, in lavoro, visitato 1864 volte)

Da Czech_Roma

I 4 milioni di Rom nella regione, affondati nella disoccupazione, povertà e malattia, sono una ruggine sociale e un'opportunità economica persa
by S. Adam Cardais

28 giugno 2008 - Sempre più spesso nell'Europa Centrale la disperazione della popolazione Romani nella regione rimane vergognosamente rimossa dai pubblici scrutini in ghetti nascosti all'esterno da capitali come Praga o Bratislava.

Ma viaggiando a sud attraverso i Balcani sino a Podgorica, dove con i bimbi al collo tirano le braccia ai turisti per mendicare, o Sarajevo, dove protette, delicate donne Romani circolano con i loro bambini - a mani tese - attraverso i caffè nella Città Vecchia Turca. Questo grida la disperazione della disoccupazione, della povertà e della malattia rampanti tra i circa 4 milioni di Rom nell'Europa Centrale ed Orientale. Gli stessi disperati paesi come la Repubblica Ceca cercano di marginalizzare - se non coprire - attraverso quello che un'organizzazione dei diritti umani con base a Praga chiama "tacito apartheid".

La quasi totale esclusione sociale dei Rom - spesso denominati Zingari - nell'Europa Occidentale ed Orientale ha ricevuto recentemente molta attenzione, specialmente dal "Decennio di Inclusione Rom", iniziativa lanciata nel 2005 da nove governi dell'Europa centrale e del sud-est per promuovere l'integrazione. Tuttavia, come può facilmente vedere qualsiasi viaggiatore nei Balcani, i Rom sono appesi a margini disperati. Di più, la recente decisione dell'Italia di prendere le impronte digitali ai Rom rivela la profondità di sotterranei sentimenti anti-Rom in Europa.

Data la considerevole attenzione, ed i miliardi di di Euro di aiuto dell'Unione Europea al "Decennio di Inclusione Rom", perché così pochi progressi? Non è mancanza di idee o di fondi, dicono gli esperti di integrazione Rom. Non è neanche che i Rom lavorino timidamente, teoria sposata dagli scettici sull'inclusione. No, dicono gli esperti, il problema è la debole volontà politica.

Però mantenere i Rom al fondo dovrebbe essere inaccettabile nella moderna Europa. Non solo è ingiusto ed immorale - è cattiva economia.

LE DIFFICOLTÀ DI CHI PAGA LE TASSE

"La povertà è costosa", dice Gwendolyn Albert di Peacework, un'organizzazione internazionale sullo sviluppo umano. "E' quello che la maggior parte della gente non capisce."

Effettivamente, l'esclusione dei Rom ha significativi costi economici che dovrebbero essere gridati fra gli argomenti a favore dell'integrazione. Può essere un approccio cinico, ma può anche avere le gambe politiche che sembrano mancare alle considerazioni morali.

I costi iniziano col lavoro. A causa della discriminazione o della mancanza di istruzione e specializzazioni, la disoccupazione Rom è sproporzionatamente alta nell'Europa Centrale ed Orientale, raggiungendo il 70% in alcuni paesi.

Nel contempo, la popolazione maggioritaria sta avanzando verso le sedie a rotelle piuttosto che i tricicli. I mercati lavorali nei prossimi decenni faranno a meno di decine di migliaia di lavoratori, così i governi dovrebbero provare a capitalizzare la loro economica e disponibile forza lavoro Romani. Ma per lo più non è così. Invece, paesi come la Repubblica Ceca stanno reclutando lavoratori stranieri per riempire il gap.

"E' assurdo portare gente dalla Mongolia alla Boemia o alla Moravia settentrionali, quando ci sono un gran numero di Rom disoccupati," dice Albert.

Specialmente considerando che la disoccupazione porta molti Rom all'assistenza sociale. Un rapporto del 2003 del Programma di Sviluppo ONU (UNDP) trovò che per oltre il 70% dei Rom nell'Europa Centrale ed Orientale, il loro reddito deriva da fonti statali come gli assegni per l'infanzia o la disoccupazione. Questa dipendenza sociale è chiaramente costosa, ma consideriamo anche che molti Rom con bassi stipendi non pagano tasse per supportare questi programmi ed i costi dell'esclusione sono chiari: il paese perde lavoratori, denaro pubblico e ingresso di tasse.

Misurare questi costi è difficile perché sono limitati i dati certi sui Rom. Quelli UNDP sono i più recenti, e coprono soltanto Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia. Ma gli economisti Luchezar Bogdanov e Georgi Angelov hanno calcolato il drenaggio di esclusione della Bulgaria.

In uno studio del 2007 per l'ufficio Open Society Institute di Sofia, i ricercatori hanno trovato che in 10 anni la Bulgaria avrebbe guadagnato l'equivalente dai 7 ai 16 miliardi di euro dalla piena integrazione e che il ritorno dell'investimento supererebbe il costo con un rapporto di 3 a 1.

Dicono gli esperti che il percorso per realizzare l'ambiziosa meta della "piena integrazione" nella regione deve partire con riforma politica, strutturata e coerente, che salti dalla pura consapevolezza al migliorare formazione e la sanità nelle comunità Romani. Gabriela Hrabanova, del Consiglio governativo Ceco per gli Affari Comunitari Rom e lei stessa per metà Romani, dice che il programma di Assistenza Insegnanti Rom, che forma gli insegnanti per lavorare meglio con i bambini Romani, è un progetto modello.

Sfortunatamente, dicono lei ed altri, gli sforzi di integrazione sia di Bruxelles che dei governi regionali non sono focalizzati, viene data più enfasi al progettare piani d'azione che programmi effettivamente di base. La Coalizione Politiche Rom della UE, un gruppo di organizzazioni di difesa legale, è arrivata ad una conclusione simile riguardo l'agenda UE del 2 luglio sull'affrontare l'esclusione, dicendo che lasciava la responsabilità agli stati membri, non riuscendo a proporre una singola strategia europea effettiva.

La coalizione spera in progressi reali alla Conferenza UE di settembre sui Rom. Senza dubbio la si svolgeranno molte discussione sul cammino dell'Europa sul tema dell'integrazione.

Forse qualcuno inghiottirà il relativo cinismo e ne farà un argomento economico. Potrebbe incitare i leader all'azione.

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