28 luglio 2008 - Nei mesi scorsi l'Italia è stata sotto i riflettori
per l'aumento degli attacchi e la crescita del pregiudizio razziale contro le
sue comunità Rom e Sinti.
Opera Nomadi è la principale organizzazione che lavora con le comunità
nomadi in Italia. Molti dei suoi componenti sono Rom e Sinti. Guida progetti
sull'istruzione, la sanità, l'abitare e le relazioni comunitarie nelle città
italiane, incluse Milano, Roma, Napoli e Padova.
Matilde Ceravolo, dell'MRG, ha parlato col Vice Presidente dell'Opera
Nomadi, Maurizio Pagani (in foto), sul peggioramento della situazione per i
Rom in Italia.
Quali sono le vostre relazioni con le autorità locali italiane?
I sindaci italiani tendono a delegare il lavoro con le comunità Rom a terze
parti, spesso OnG. Il problema è che non coinvolgono o consultano le comunità
stesse. Buona parte del lavoro dell'Opera Nomadi è facilitare il dialogo e la
mediazione culturale.
Recentemente il lavoro è diventato sempre più difficile. Ci sono delle
distinzioni tra le città, che dipendono dalla posizione politica dei sindaci, ma
generalmente ci sono forti contraddizioni nelle politiche sociali implementate
da tutti i partiti. Riguardo le comunità nomadi, il contesto politico e sociale
è andato sempre più peggiorando durante gli ultimi due anni.
Può spiegare come la situazione delle comunità Rom e Sinti sta peggiorando
in Italia? Cosa sta causando questa situazione?
Da luglio, il governo ha adottato misure discriminatorie, ad un livello mai
visto nel passato. Le comunità Rom e Sinti si sentono minacciate ora come mai
prima. Crediamo che ci sia un serio rischio di discriminazione etnica e che ci
stiamo avvicinando verso il disegno di politiche pubbliche discriminatorie.
Tuttavia, questo non dev'essere visto soltanto come una parte di un'ondata
anti-nomadi. Quanto sta accadendo adesso è parte di più vaste politiche
migratorie. Negli ultimi anni, il dibattito politico sulla migrazione ha assunto
forti toni demagogici. L'Italia è stata sul lato sbagliato di massicce
migrazioni dall'Est Europa, soprattutto dalla Romania, da quando quel paese ha
raggiunto la UE. Molti di quei migranti erano Rom rumeni, a cui è stata data
l'unica possibilità di sistemarsi in campi alle periferie delle città, creando
nuove baraccopoli. La presenza di queste comunità di Rom rumeni ha poi creato
forti conflitti sociali nelle periferie, e questo ha recentemente attirato più
attenzione sui Rom e si è trasformato in una crescente ondata di razzismo.
Campo di Rom rumeni, Milano - Paolo Poce
Ma la vera ragione per cui accadono questi esplosivi conflitti sociali è che
l'improvvisa migrazione dalla Romania non è stata gestita adeguatamente. Non ci
sono state politiche dell'emergenza, sono state abbandonate le politiche
dell'integrazione. Le istituzioni non hanno facilitato il processo, non hanno
offerto soluzioni, ed hanno terminato discriminando i migranti su base etnica.
Le questioni sociali affrontate dai Rom sono state trattate come qualcosa di
differente dall'assistenza sociale a cui hanno diritto gli altri cittadini.
Qual'è la sua opinione sulle misure che sta adottando il governo, come
registrare tutti i Rom e prendere le impronte digitali ai bambini?
Avevamo in precedenza denunciato i Prefetti di Roma, Milano e Napoli a cui è
stato dato il ruolo di "Commissari Speciali sull'Emergenza Rom" col compito di
sviluppare il censimento della popolazione Rom, dicendo che questo non sarebbe
stato un comune censimento della popolazione, ma sarebbe stato basato
sull'etnia... Avevamo ragione.
Metà della gente Zingara nel paese sono cittadini italiani, che hanno gli
stessi documenti di ogni altro cittadino italiano. Nondimeno, come parte di
questo censimento, è richiesto loro di mostrare i loro documenti, che vengono
fotografati e tenuti in uno speciale archivio parallelo, differente dal registro
civile usato per tutti gli altri, Sfortunatamente, anche la Croce Rossa Italiana
sta partecipando al censimento.
Riguardo alle impronte, anche se molto ne è stato scritto, al momento è
accaduto in pochi casi, con l'eccezione di Napoli. A Roma, il Commissario
Speciale ha avuto il coraggio di dichiarare che rifiutava di prendere le
impronte, tranne in casi eccezionali, dove fosse altrimenti impossibile
identificare la persona.
La società civile, e specificatamente l'Opera Nomadi, cosa stanno facendo
per rispondere a questa situazione?
Abbiamo immediatamente preso alcune azioni legali. Sono informato di due casi
in Lombardia dove sono stati citati i diretti responsabili della presa di
impronte (polizia e carabinieri). L'Opera Nomadi sta appoggiando una famiglia di
Rom italiani fornendo assistenza legale al caso.
Abbiamo anche deciso di denunciare pubblicamente la sfaccettatura
discriminatoria di questa misura. Critichiamo la mancanza di politiche pubbliche
effettive nell'affrontare i problemi delle comunità nomadi. Siamo a conoscenza
che i problemi esistono, ma sinora non abbiamo visto nessuna politica volta ad
affrontare problemi come l'accesso all'istruzione, al lavoro, alla casa,
di queste comunità. Abbiamo scritto al Prefetto di Milano offrendo di
incontrarsi e discutere tutti questi argomenti. Stiamo ancora aspettando una
risposta, e siamo ancora aperti al dialogo.
La società civile generalmente ha esercitato una pressione critica su
chi deve prendere le decisioni. La "Federazione Rom e Sinti", che include
rappresentanti di ogni comunità, è stata molto attiva.
Roberto Maroni, Ministro degli Interni, sta presentando la presa delle
impronte come un'azione umanitaria. Ha dichiarato che lo scopo è fornire
cittadinanza a quei bambini che sono stati "venduti, abbandonati, lasciati a
chissà chi". Può commentare?
In Italia abbiamo un immenso problema dei bambini nati senza cittadinanza.
Riguarda principalmente i Rom dell'ex-Yugoslavia, che non hanno assolutamente
documenti d'identità o cittadinanza. Non viene neanche assegnato loro un
certificato di apolidia. Stimiamo che siano circa 15-20.000. Opera Nomadi non
può ma accoglierebbe con favore una decisione che garantisse loro la
cittadinanza.
Sfortunatamente, quello che il signor Maroni suggerisce, riguardo solo i
minori che sono stati vittime di violenze terribili, che sono stati allontanati
dai genitori dai tribunali, o quelli che non hanno famiglia. Secondo l'Osservatorio Minori,
nel 2007 c'erano 8.000 casi simili nei registri (il numero reale è chiaramente
superiore). Molti di questi casi sono di stranieri, ma i Rom sono probabilmente
non più di poche centinaia. Molti di questi bambini vengono dal Maghreb. Sono
messi sotto la protezione dei servizi sociali, ma perdono la loro condizione
quando compiono diciott'anni. A loro non viene fornito nemmeno un permesso di
lavoro, e spesso rimangono senza cittadinanza.
Campo di Rom rumeni, Milano - Paolo Poce
In questa situazione, che il signor Maroni voglia loro garantire la
cittadinanza è certamente una buona notizia. Nondimeno, dev'essere chiaro che è
solo una forma di protezione per un gruppo molto specifico. Non cambia il fatto
che la legge italiana sulla cittadinanza abbia bisogno di una riformulazione
radicale. Non è accettabile che famiglie che sono qui da 4 generazioni non
possano ancora ottenere la cittadinanza.
Due notti fa un campo Rom ha preso fuoco a Roma. Il giorno prima i corpi di
due ragazze Rom che erano annegate sono state lasciate nell'indifferenza sulla
spiaggia di Napoli. E' questa la cima dell'iceberg del razzismo contro i Rom?
Io penso si debba essere molto prudenti con affermazioni simili. Nello stesso
modo in cui il rigetto dei Rom è diventato molto più visibile, è anche vero che
parte dei media e della società civile è troppo incline ad interpretare ogni
fatto come una manifestazione di razzismo. E' molto importante verificare la
credibilità delle informazioni prima di darle per assodate. Per esempio, non c'è
prova che al campo sia stato dato fuoco di proposito. Al momento, sembra più
probabile che sia stato solo un incidente.
Riguardo al caso delle due ragazze affogate. Sfortunatamente, credo che sia
un sintomo della nostra società malata. Non credo che l'episodio sia accaduto
per l'etnia delle ragazze. Lo stesso sarebbe probabilmente successo con chiunque
altro.