Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 21/06/2007 @ 00:20:16, in Regole, visitato 1415 volte)
20 giugno 2007 - LETTERA APERTA ALLA CITTADINANZA E ALLE ISTITUZIONI IN
OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO
Acli, Arci, Caritas Ambrosiana, Casa della Carità, Cgil, Cir, Cisl, Consorzio
Farsi Prossimo , Naga e Uil
La situazione in Italia
La condizione dei richiedenti asilo in Italia è molto critica. La mancanza di
una legge sulla tutela del diritto d’asilo, pure sancita dall’articolo 10 della
nostra Costituzione, ha prodotto in questi anni una situazione di estremo
disagio e sofferenza per persone che sono state costrette a lasciare la
propria terra e i propri affetti a causa delle persecuzioni subite.
Prima che la richiesta d’asilo venga esaminata dalle apposite Commissioni
Territoriali possono passare tempi che variano sensibilmente da Commissione a
Commissione: dalle poche settimane nelle Commissioni del Sud Italia ai molti
mesi (quasi un anno) nella Commissione territoriale di Milano, senza contare le
migliaia di domande ancora pendenti presso la cosiddetta Commissione Stralcio di
Roma. Nel frattempo il richiedente asilo attende quasi un anno per vedersi
rilasciare un permesso di soggiorno che consente di lavorare regolarmente.
Queste lunghe attese per la definizione della domanda di asilo determinano
conseguenze gravi: oltre al disagio derivante dal protrarsi di una condizione di
incertezza e spesso di vera e propria indigenza, risultano evidenti le
difficoltà di inserimento socio-lavorativo, dovute principalmente ai lunghi
tempi di attesa per l’ottenimento di un permesso di soggiorno che consente di
lavorare regolarmente.
Desta, inoltre, preoccupazione il ricorso al trattenimento dei richiedenti asilo
all’interno dei Centri di Identificazione in modo sempre più generalizzato: la
scarsa possibilità di uscita diurna (come è evidenziato dal numero bassissimo di
autorizzazioni all’allontanamento dai centri) configura una privazione della
libertà personale non soggetta al controllo dell’autorità giudiziaria. Il fatto
che nella medesima area (ad esempio in via Corelli a Milano) sorgano centri
dalle finalità molto diverse provoca, infine, il concreto rischio che si
verifichi nei fatti una assimilazione sostanziale e del tutto impropria dei
centri per richiedenti asilo con i Centri di Permanenza Temporanea (strutture
destinate all’esecuzione delle espulsioni).
La situazione a Milano
La città di Milano si è trovata recentemente a dover affrontare l’afflusso
consistente di profughi del Corno d’Africa, la maggior parte dei quali è
titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Queste persone
giungono quasi interamente dalle regioni meridionali, dove sono sbarcati
fortunosamente, dove sono stati accolti (in massa) temporaneamente e dove, a
tempo di record, è stata loro concessa una protezione umanitaria, anch’essa
temporanea.
Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) non solo non
è dotato di posti sufficienti in accoglienza, ma non è neanche in grado di
valutare la portata di questi flussi, di individuarne le provenienze dalle
Commissioni Territoriali meridionali e di coinvolgere strutture sia pubbliche
che private esterne allo SPRAR che, in questa fase, possono fornire un supporto
ad un sistema inadeguato.
Il compito di segnalare le presenze al Servizio Centrale dello SPRAR spetta alle
Prefetture (su indicazione della Questura che ha accolto la richiesta di asilo),
ma a Milano questo sistema non sembra funzionare: i richiedenti asilo non
vengono adeguatamente informati sui loro diritti, attendono a lungo la
convocazione presso la Commissione Territoriale e, dopo l’audizione, attendono
ancora molti mesi per conoscere l’esito della richiesta.
Soltanto pochi richiedenti asilo, che si rivolgono direttamente agli sportelli
del Comune o alle organizzazioni più visibili sul territorio riescono ad
inserirsi nello spazio angusto del Sistema di protezione, mentre la maggior
parte di essi cerca rifugi di fortuna, caratterizzati da condizioni igieniche
preoccupanti, o si accampa nei pressi dei parchi cittadini: al momento ci sono
circa 100 profughi, prevalentemente sudanesi, lungo la ferrovia dello Scalo
Romana, mentre più o meno cinquanta persone, in prevalenza eritrei, dormono
lungo i binari del tram, tra le aiuole dei bastioni di Porta Venezia. E’
oltretutto molto probabile che nel giro di pochi mesi il numero di profughi
accampati in questi luoghi aumenti, per via dell’incremento degli sbarchi nelle
coste meridionali nel periodo estivo.
L’Italia oggi non è come in passato un Paese di transito di rifugiati, ma di
insediamento a più lungo termine. In occasione della Giornata Mondiale del
Rifugiato le nostre organizzazioni intendono richiamare l’attenzione della
cittadinanza sulle condizioni di vita di queste persone, sollecitando al tempo
stesso le istituzioni centrali e locali a procedere con urgenza verso:
1. LA RAPIDA APPROVAZIONE DI UNA LEGGE ORGANICA SUL DIRITTO D’ASILO;
2. LA RIDUZIONE DEI TEMPI DI ATTESA, ANCORA TROPPO LUNGHI, PER LA CONVOCAZIONE
DEI RICHIEDENTI ASILO IN COMMISSIONE E PER LA RISPOSTA ALLA DOMANDA DI ASILO
(PROCEDURE PIÙ CELERI E TRASPARENTI) ;
3. L’AUMENTO DEI POSTI IN ACCOGLIENZA PREVISTI DAL S.P.R.A.R. NONCHÉ UN
PROGRAMMA EFFICACE DI ACCOGLIENZA E DI INTEGRAZIONE SOCIO-LAVORATIVA GESTITO A
LIVELLO LOCALE, MA COORDINATO, MONITORATO ED ADEGUATAMENTE FINANZIATO A LIVELLO
CENTRALE DAL MINISTERO DELL’INTERNO E ANCI;
4. UN MAGGIOR COORDINAMENTO TRA ENTI LOCALI E PRIVATO SOCIALE PER FACILITARE
PERCORSI DI ACCOGLIENZA E DI INSERIMENTO SOCIO-LAVORATIVO RIVOLTI A RICHIEDENTI
ASILO, RIFUGIATI E TITOLARI DI PORTEZIONE UMANITARIA.
Acli
Arci
Caritas Ambrosiana
Casa della Carità
Cgil
Cir
Cisl
Consorzio Farsi Prossimo
Naga
Uil
Di Fabrizio (del 09/05/2007 @ 09:13:14, in Regole, visitato 2150 volte)
Ricevo da Mauro Bulgarelli, senatore dei Verdi
Cari amici,
in allegato troverete la bozza di un disegno di legge da me presentato in senato
- Norme in materia di soggiorno e cittadinanza dei componenti delle comunità
nomadi - che sarei lieto potesse avere circolazione tra i vostri contatti.
Abbiamo cercato di mettere a punto un testo volutamente coinciso, nella speranza
che possa essere maggiormente incisivo e trovare referenti interessati in ambito
parlamentare. Ovviamente, qualunque suggerimento che vogliate darci è ben
accetto.
Cordiali saluti
Mauro Bulgarelli, senatore dei
Verdi
DISEGNO DI LEGGE
di inziativa del Senatore Bulgarelli
Norme in materia di soggiorno e cittadinanza dei componenti delle comunità
nomadi
Onorevoli Senatori. – La posizione giuridica delle
popolazioni rom, sinte e caminanti non può essere ricondotta ed accomunata a
quella degli immigrati, poiché, a differenza di questi ultimi, che provengono da
una nazione che, almeno teoricamente, li esprime e li rappresenta, i primi sono
popoli senza territorio, senza Stato. Per tali ragioni, il presente disegno di
legge propone che le norme in materia di soggiorno e di cittadinanza tengano
conto della specificità delle minoranze rom, sinte e caminanti rispetto agli
immigrati e agli altri stranieri, e, in particolare, che siano previste
agevolazioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana per il minore
nomade nato in Italia, rispetto alla disciplina vigente dettata in via generale
per gli stranieri, nella cui nozione non rientrano i nomadi. I Rom, Sinti e
Caminanti presenti in Italia sono circa 150 mila, segnando una concentrazione
nettamente inferiore a quella di altri paesi europei. Di questi, meno della metà
hanno già la cittadinanza italiana. I Rom provenienti dall'est europeo sono
circa 80.000 e sono giunti in Italia prevalentemente dal 1967 in poi. Tra i Rom
provenienti dai paesi dell'Est i rumeni sono particolarmente numerosi e la loro
presenza è in crescita. I Rom, Sinti o Caminanti presenti nel nostro paese
(spesso da decenni) ma senza cittadinanza italiana sono almeno 60.000,
prevalentemente i Rom Khorakhanè e Rom Dasikhanè (o Rom serbi: cristiani e
ortodossi) oltre ai già citati rumeni. Molti degli appartenenti a queste
comunità ormai non sono più "nomadi" in senso stretto da diverse generazioni ed
è quindi contraddittorio considerarli sbrigativamente - come di fatto fa la
normativa italiana - semplici cittadini stranieri. Anche i nuovi arrivi,
peraltro, hanno alle spalle lunghe tradizioni di inserimenti abitativi
tradizionali. La mancanza della cittadinanza italiana crea molti problemi
proprio nel percorso di inserimento sociale, soprattutto dei minori. I (pochi)
Rom che hanno acquisito la cittadinanza italiana lo hanno fatto o perché da
bambini sono stati riconosciuti come figli di un cittadino italiano o perché,
raggiunti i 18 anni di età, hanno richiesto e ottenuto la cittadinanza. Oggi
questa seconda strada si è fatta molto più difficile: non solo la cittadinanza
va chiesta dopo i 18 anni e prima di compiere i 19 anni, ma perché vi sia il
riconoscimento è necessario che essi dimostrino di essere nati in Italia, di non
aver mai abbandonato il territorio nazionale, e che la loro residenza sia stata
sempre legale ovvero, con una interpretazione piuttosto rigida, che i genitori
abbiano sempre avuto il permesso di soggiorno. Il risultato di questa
situazione, in relazione ai percorsi di scolarizzazione, è che quanti hanno
fatto il tradizionale percorso scolastico, compiendo i 18 anni, rischiano, se
non hanno cittadinanza o permesso di soggiorno, di non avere il riconoscimento
dei titoli di studio e - se non hanno ancora portato a compimento il ciclo di
studi - di considerare seriamente la prospettiva di un loro abbandono. Non
mancano attualmente, anche a livello regionali, proposte ed iniziative per
favorire l'accoglienza e integrazione di queste comunità, a partire dal
riconoscimento al diritto sia alla stanzialità che al nomadismo. L'accesso
all'istruzione e alla casa, l'inserimento nel mondo del mondo sono tutti aspetti
fondamentali di un processo che deve essere condiviso e partecipato dai
cittadini, dalle comunità nomadi e dalle istituzioni ma che rischiano di trovare
ostacoli concreti e normativi. Per l'accesso ai bandi per l'edilizia popolare,
ad esempio, si dà, doverosamente e giustamente, priorità agli sfrattati. Ma se
un rom non ha la residenza non può risultare sfrattato. La creazione e il
miglioramento di aree di sosta attrezzate può trovare ostacoli nelle comunità
locali, trattandosi di permanenza, sul territorio, di cittadini stranieri in
alcuni casi sprovvisti di permessi di soggiorno. Allo stesso modo, l'ammissione
a corsi di formazione professionale trova un limite nell'assenza dei permessi di
soggiorno. Nell'aprile 2006 l'Italia è stata richiamato dall’Unione Europea per
violazione della Carta sociale europea revisionata in merito alle condizioni
abitative di Rom e Sinti sul territorio italiano ma una politica inclusiva
efficace, rispetto a quella contrassegnata da una logica di esclusione, non
favorisce solamente chi è “nuovo cittadino”. Essa accresce la qualità generale
della vita sociale, compresa la sicurezza di tutti i cittadini; ciò è possibile
soprattutto se si sposta l’accento sulla partecipazione e, quindi, sulla
cittadinanza, che al riconoscimento dei diritti connette anche il rispetto dei
doveri sanciti dalle leggi. In vista della riforma della cittadinanza e delle
norme che ne regolano l'acquisizione, il presente disegno di legge parte proprio
da questi elementi di fondo su cui costruire le basi effettive su cui
consolidare, di conseguenza, le azioni per una politica inclusiva efficace , nel
rispetto delle differenze , verso le popolazioni rom, sinti e caminanti, per
segnalare la specificità della loro identità culturale e la peculiarità dei
problemi ad esse collegati.
DISEGNO DI LEGGE
Norme in materia di soggiorno e cittadinanza dei componenti delle comunità
nomadi
Art. 1
1. Fatte salve le disposizioni generali di cui al decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286, e successive modificazioni, gli appartenenti alle popolazioni rom
, sinti e caminanti possono ottenere il permesso di soggiorno dopo due anni di
permanenza documentata e regolare in Italia .
2. Nelle more della revisione delle norme sulla cittadinanza di cui alla legge 5
febbraio 1992, n. 91, gli appartenenti alle popolazioni rom , sinti e caminanti
residenti in Italia da almeno dieci anni ed in possesso della carta di soggiorno
rilasciata ai sensi dell’articolo 9 del citato testo unico di cui al decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, possono richiedere la cittadinanza italiana.
3. I minori rom, sinti e caminanti nati in Italia acquistano automaticamente la
cittadinanza italiana ai sensi della lettera b-bis) del comma 1 dell'articolo 1,
della legge 5 febbraio 1992, n. 91, introdotta dal comma 4 del presente
articolo.
4. Dopo la lettera b) del comma 1 dell'articolo 1 della legge 5 febbraio 1992,
n. 91, è aggiunta la seguente: "b-bis) chi è nato nel territorio della
Repubblica da genitori appartenenti alle minoranze rom, sinte e caminanti ed in
possesso di carta di soggiorno".
Di Fabrizio (del 02/05/2007 @ 09:49:10, in Regole, visitato 2170 volte)
Da
Romanian_Roma
Il 26 aprile 2007 il Tribunale Europeo per i Diritti Umani si è espresso su
due casi riguardo i pogroms anti-Rom che ebbero luogo in Romania agli inizi
degli anni '90. Il governo rumeno porta la responsabilità di aver infranto
diversi articoli della Convenzione Europea sui Diritti Umani, ed ha
rimediato pagando considerevoli somme per i danni ed i costi affrontati dai
richiedenti, oltre ad intraprendere misure volte al miglioramento delle loro
condizioni di vita e delle relazioni interetniche. [...]
Gergely contro la Romania, il primo dei due casi affrontati, riguarda gli
incidenti in cui venne dato fuoco a diverse case rom del villaggio di Casinu Nou,
nel distretto di Harghita, e le famiglie rom costrette a lasciare il villaggio.
Il secondo caso, Kalanyos ed altri contro la Romania, tratta di un incidente
simile avvenuto il giugno 1991 nel vicino villaggio Plaiesii de Sus. A seguito
del brutale pestaggio di due Rom, un non-Rom era morto, di conseguenza 28 case
rom erano state sistematicamente distrutte e le famiglie cacciate dal villaggio.
In entrambe i casi, le autorità locali erano state assenti o avevano partecipato
attivamente agli attacchi. Le investigazioni ufficiali furono superficiali,
mancarono di indicare le responsabilità degli individui colpevoli o provvedere
indennizzi alle vittime. [...]
Con una procedura raramente adoperata, il Tribunale Europeo per i Diritti
Umani ha isolato questi due casi sulla base delle dichiarazioni del governo
rumeno che contengono una serie di ammissioni: i suoi agenti, difatti, sarebbero
colpevoli di infrazione dell'art. 3 (proibizione della tortura), art. 6 (diritto
ad un equo processo), art. 8 (rispetto dell'individuo e della vita familiare),
art. 13 (diritto ad un indennizzo effettivo) ed art. 14 (divieto di
discriminazione) della Convenzione Europea. Il governo ammette di "aver mancato
di investigare per chiarire pienamente le circostanze che portarono alla
distruzione delle case e dei possessi dei richiedenti, cosa che li ha portati a
vivere in condizioni improprie, rendendo loro difficile la richiesta di azione
civile per i danni patiti, come pure l'esercizio del loro diritto alla casa,
alla vita privata e familiare." Inoltre, il governo esprime rincrescimento per
il fatto che "mancarono i rimedi per la protezione dei diritti dei richiedenti,
quando cercarono giustizia presso i tribunali, e questo fu dovuto al fatto che
erano di origine Rom".
In aggiunta, il governo intraprese una serie di misure atte a migliorare le
relazioni interetniche come pure le condizioni di vita delle due comunità. Per
terminare, il governo si è impegnato a pagare danni per € 133.000 alle quattro
presone coinvolte nei due casi.
[...]
Rif: il caso
Hadareni
Di Fabrizio (del 31/03/2007 @ 17:30:58, in Regole, visitato 3145 volte)
Da
Mundo_Gitano
Dichiarazione del Parlamento Catalano sul riconoscimento della
persecuzione e genocidio dei Rom
Letta nella Sessione Parlamentare del 29 marzo
L'articolo 607 del Codice Penale richiama la punizione del crimine di
genocidio per "quanti, con l'intenzione di totale o parziale distruzione di un
gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso [...], ne uccidono uno o più
membri [...], assoggettano il gruppo o i suoi componenti a condizioni
d'esistenza che mettono la loro vita in pericolo o grave stato di salute [...],
portano il gruppo o i suoi membri alla dispersione, l'adozione di qualsiasi
misura che restringe il loro modo di vita o la riproduzione, od attraverso lo
spostamento forzato dei componenti da un gruppo all'altro".
Occorre tener conto dei seguenti fatti storici:
- Tra il 1499 e il 1783 il quello che oggi è il territorio di Catalonia,
furono approvate almeno una dozzina di leggi che proibivano l'identità e i segni
culturali della comunità Rom, allo scopo di assimilarli forzatamente o della
loro sparizione come popolo. Le ragioni proprie di questi testi legali si
basavano sull'idea di costruire e consolidare uno stato unificato con una
propria egemonia culturale durante questo periodo, rendendo le differenze
inattendibili e mettendo in discussione il potere stabilito. Il risultato fu la
sostituzione di una lunga coesistenza tra culture e religioni di popolazioni
numericamente diverse tra loro, col fanatismo e la repressione.
- La Corona catalano-aragonese pure seguì questa politica anti-Rom,
inizialmente con l'espulsione della comunità Rom, che si evolse poi
nell'assimilazione forzata dei sui membri, passando attraverso la schiavitù e la
persecuzione criminale dei Rom e dei suoi simboli storici (linguaggio, vestiti,
occupazioni, residenza e mobilità tra gli altri).
- Causa una mancanza nel manuale lavorale, dopo l'espulsione degli Arabi,
l'oppressiva persecuzione e le politiche di assimilazione furono modificate così
che la comunità Rom fosse considerata come possibile forza lavoro,
specialmente per lavori in campagna. D'altra parte, la residenza dei Rom
continuò ad essere limitata e vennero applicate misure discriminatorie, con
l'obiettivo di eliminare l'identità Rom.
- La repressione raggiunse una scala più vasta e crudele il 30 luglio 1749
con "Il Grande Raid". Durante il regno di Fernando IV venne emesso un ordine
reale per imprigionare tutti i Rom nei diversi territori, senza riguardo
all'età, sesso o salute. E' stato documentato che almeno nove milioni di Rom
vennero imprigionati o furono mandati ai lavori forzati in miniera o negli
arsenali, dove molti di loro perirono.
- Visto che con nessuna delle misure applicate portarono alla sparizione
della comunità Rom, al tempo di Carlo III furono applicate politiche di
integrazione con lo scopo dell'assimilazione culturale, che includeva la perdita
del loro linguaggio e la sedentarizzazione forzata.
- Nel XX secolo, con la Guerra Civile e la seguente dittatura di Franco, si
intensificò l'intolleranza verso la comunità Rom. La loro lingua venne
nuovamente proibita e fu considerata come un gergo deliquenziale, contro cui
applicare la legge sul pericolo sociale. Resta da dire che il Regolamento della
Guardia Civil incluse due articoli apposta sui Rom, che violavano la presunzione
d'innocenza. Nel contempo, tanto l'Amministrazione come pure istituzioni
religiose e caritatevoli finanziarono programmi dedicati ad insegnare ai Rom a
non essere Rom.
- Con la promulgazione della Costituzione Spagnola terminò la discriminazione
legale, con l'articolo 14 che riconosce che tutti i cittadini Spagnoli sono
uguali di fronte alla legge, senza differenza di nascita, sesso, opinioni
religiose o qualsiasi altra condizione personale o sociale. Lo stesso articolo
14 della Costituzione ha ispirato leggi che promuovono azioni affermative
destinate a particolari gruppi sociali, basate sul principio di eguaglianza
delle opportunità attraverso il trattamento differenziale di quanti siano
differenti per garantire l'eguaglianza.
Considerando le conseguenze economiche, sociali e culturali di tutte le leggi
anti-Rom che si sono susseguite nei secoli e che continuano a pesare sulla
società odierna e che sono in larga parte la causa dell'ineguaglianza dei Rom.
Il Parlamento Catalano:
- Dichiara e riconosce che i Rom che vivono in Spagna, e specificatamente
in Catalonia, sono stati vittime di un genocidio storico e continuato.
- Deplora le leggi razziste ed anti-Rom che hanno guidato le istituzioni
catalane e tutte quelle situazioni che hanno prodotto trattamenti
discriminatori e la vulnerabilità della comunità Rom attraverso la storia.
- Promette di lavorare per l'applicazione di politiche inclusive,
effettive e determinate con l'obiettivo di raggiungere all'eguaglianza delle
opportunità per i membri della comunità Rom in Catalonia ed il
riconoscimento ed il mantenimento dei segni della sua cultura ed identità,
secondo le risoluzioni 1045/VI e 1046/VI del Parlamento, le menzionate
risoluzioni del governo, l'articolo 42.7 dello statuto autonomista e la
Direttiva EU 2000/43/CE, riguardo all'applicazione del principio di pari
trattamento degli individui, senza differenza di origine razziale o etnica.
Palazzo del Parlamento, 29 marzo 2007
Di Fabrizio (del 28/03/2007 @ 10:34:27, in Regole, visitato 2570 volte)
Un paio di giorni fa, il padre della famiglia Mogos, Marin Mogos, si è suicidato per strangolamento nel centro di transito dell'aeroporto di Bucarest. Nel 1990. a seguito dei disordini per la caduta del dittatore Ceausescu, la sua famiglia fuggì in Germania. I Mogos, assieme ai loro tre figli, chiesero di rinunciare alla cittadinanza rumena e diventarono apolidi.
A seguito del rifiuto della loro richiesta d'asilo e del successivo procedimento al tribunale di Wiesbaden, la famiglia venne espulsa in Romania nel 2002. Per paura di rappresaglie in Romania, la famiglia rifiutò di entrare in Romania e da allora finirono in quella terra di nessuno del centro di transito. Il cibo e le medicine erano insufficienti (Mogos soffriva di diabete). Tutta la famiglia ha sofferto di depressione e stati di paura. La figlia maggiore ha probabilmente lasciato il centro di transito nel frattempo. L'insostenibile situazione a portato Mogos al suicidio.
Questo tragico evento mette un'ombra nella tanto celebrata entrata di Romania e Bulgaria nell'Unione Europea e pone il fatto che nell'Unione Europea ci sono cittadini di seconda classe - senza stato, che formalmente erano cittadini rumeni. Persone che, per ragioni consce e comprensibili, non vogliono più essere cittadini di Romania e rifiutano di ritornarci, mentre hanno paura di perdere la possibilità di rimanere in Germania, dove si sono integrati.
Persone, che pure loro integrati in Germania e ancora apolidi, ma che hanno richiesto la loro rinaturalizzazione sono parimente minacciati di deportazione in Romania. A loro viene risposto che la rinaturalizzazione può avvenire in Romania. Molti anni di vita in Germania, la nascita e la crescita dei bambini e il terminare di un'integrazione di successo sono totalmente ignorati.
Come ex cittadini rumeni, i Rom apolidi sono effettivi cittadini dell'Unione Europea. La burocrazia tedesca nondimeno adopera lo status di apolide per farne cittadini di seconda classe ed escluderli dalla libertà di movimento come diritto fondamentale nella EU. Il governo rumeno presta la sua assistenza a questa procedura.
Förderverein Roma e. V. si rammarica profondamente per la tragica morte di Marin Mogos e condanna fermamente l'ignoranza e l'attitudine inumana delle autorità tedesche.
Förderverein Roma e. V. Stoltzestraße 17 60311 Frankfurt am Main 00 49 69/440123 foerderverein. roma@t-online. de
Di Fabrizio (del 26/03/2007 @ 09:17:00, in Regole, visitato 2722 volte)
Da Roma_Daily News
Canadian Press - Updated: Fri. Mar. 23 2007 3:19 PM ET
CALGARY - L'essere nato in Canada non aiuterebbe il figlio di una Rom rumena, attualmente in carcere per furto nello stato di Alberta.
Secondo un portavoce della Canadian Border Services Agency, il bambino, che probabilmente nascerà nel Centro Detenzione di Calgary, sarà deportato assieme a sua madre una volta emessa la sentenza.
"Faremo tutto il possibile," conferma Lisa White. "Il bambino sarà un cittadino canadese, e vogliamo che la famiglia resti unita."
"Ma se riuscissero ad estradare una persona con un bambino che è cittadino canadese, sarebbe meglio se fossero estradati assieme. Il bambino andrà con la madre."
La madre-in-attesa, con altre tre donne e due uomini, è accusata di furto in un negozio di liquori a Calgary gennaio scorso. Un video li riprende mentre alcuni di loro distraevano i commessi, e gli altri si impossessavano della merce.
Ancuta Sardaru, Luliana Boana, Aurora Ciuciu e Viorel Chiciu sono stati condannati a tre mesi di prigione, mentre Illeana Miclescu e Lucian Poenaru Miclescu hanno ottenuto una pena aggiuntiva di un mese. Anche una ragazza di 17 anni è stata accusata e il suo caso è stato discusso venerdì al tribunale minorile. Il suo caso verrà giudicato il 19 aprile.
Anche se la Canadian Border Services Agency intende emettere un decreto d'espulsione, il caso potrebbe essere dilazionato. Il gruppo aveva richiesto lo status di rifugiati a causa della loro origine zingara, ed ogni decreto d'espulsione può essere appellato.
"Una volta emessa la sentenza e se altre città non hanno carichi pendenti contro di loro, possiamo espellerli," spiega Lisa White.
"48 ore dopo che li abbiamo presi in custodia, loro hanno diritto ad appellarsi all'Immigration and Refugee Board, che determinerè il destino di queste persone."
Il gruppo ha altri capi di accusa, incluso qualcuno a Winnipeg. "Non sono sicura del numero esatto di accuse, ma... se Winnipeg lo richiede, dovremo farli giudicare anche lì," dice Const. Pat Chabidon, notando che i crimini di cui sono accusati sono simili a quelli di Calgary. [...]
La "deportazione" di un bambino figlio di rifugiati non è fuori dall'ordinario, dice Stephen Jenuth, avvocati di Calgary già coinvolto in altri casi simili.
"Il bambino nato in Canada ha il diritto di restare in Canada, ma dev'esserci qualcuno che ne sia il garante," dice Jenuth, che è anche presidente dell'Associazione Libertà Civili dell'Alberta.
Un sacco di cose potrebbero entrare in gioco nel determinare una decisione in un senso o nell'altro.
"Il bambino rimarrà cittadino canadese e potrebbe non essere deportato perché non avrebbe alcuno status in Romania," dice Jenuth.
"Cosa succederebbe a questo bambino al suo arrivo? Dipende dalla legge rumena. Può dare la cittadinanza ad un bambino nato in altri stati?"
E' probabile che la Canadian Border Services Agency possa ordinare una deportazione condizionale, che diverrebbe effettiva se la richiesta di rifugio fosse archiviata, dice Jenuth.
[...]
Invitiamo tutti alla conferenza "cittadinanze imperfette" che si terrà a Mantova il 21 marzo 2007, dalle ore 15.30, nella Sala Conferenze del Palazzo del Plenipotenziario, in piazza Sordello, 43. Il 21 Marzo è stato dichiarato Giorno Internazionale per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale dall’Assemblea Generale delle Nazione Unite, come reazione all’omicidio di settanta dimostranti anti-apartheid a Shaperville, in Sud Africa nel 1960. Durante la conferenza sarà presentato il libro “cittadinanze imperfette” e saranno raccontate le discriminazioni subite dalle popolazioni rom e sinte in Italia e in particolare nella Provincia di Mantova. Sarà anche dimostrato che la distinzione razziale è un’invenzione recente, legata al mito e alla superstizione e lontana dalla scienza. La conferenza è organizzata dall'Associazione Sucar Drom, in collaborazione con Assessorati alle Politiche Sociali e Pari Opportunità della Provincia di Mantova, United Against Racism, Istituto di Cultura Sinta. L'iniziativa è all'interno delle manifestazione organizzate in Europa nella Settmana Europea Contro il Razzismo (17 - 25 marzo) e l'Anno Europeo per Pari Opportunità per Tutti. Di seguito il programma ORE 15.30, Fausto Banzi (Assessore alle Politiche Sociali, Provincia di Mantova), Cesarina Baracca (Assessore alle Pari Opportunità, Provincia di Mantova), Yuri Del Bar (Consigliere Comunale, Comune di Mantova). ORE 16.00, il razzismo, tra mito e scienza di Daiana Gabrieli, Diego Saccani e Manuel Gabrieli (Servizio Civile Nazionale Ente Morale Opera Nomadi Mantova). ORE 16.30, cittadinanze imperfette di Nando Sigona (Oxford University, OsservAzione). ORE 17.15, le discriminazioni di Carlo Berini (Istituto di Cultura Sinta). Dibattito e conclusioni Per informazioni Associazione Sucar Drom via don Enrico Tazzoli n. 14, 46100 Mantova telefono 0039 0376 360643, fax 0039 0376318839 e- mail: sucardrom@sucardrom.191.it
Riferimenti cittadinanze imperfette
Di Fabrizio (del 28/02/2007 @ 10:26:09, in Regole, visitato 2569 volte)
Ricevo da Mariagrazia
Dicati
[...] Giovedì 15 febbraio
una donna Rom è stata tradotta, insieme ai due figli di 1 e 3 anni, dal
carcere femminile di Napoli presso la Corte di Appello per l'udienza relativa
all'accusa di evasione dagli arresti domiciliari, per il reato di furto.
Assistevano al processo chiusi in una gabbia di ferro.
Per questo bruttissimo episodio non abbiamo visto o ascoltato una protesta
coerente alla gravità del fatto,
INTERVIENE L'UNICEF con la seguente dichiarazione
Dichiarazione del Presidente dell'UNICEF Italia Antonio Sclavi: «Suscita
sdegno e viva preoccupazione la notizia delle due bambine Rom di 1 e 3 anni,
rinchiuse in una gabbia assieme alla madre durante un'udienza svoltasi giovedì
scorso presso la Corte di Appello del Tribunale di Napoli.
Ritengo ingiustificabili comportamenti così lesivi dei diritti dei bambini,
ancora più gravi perché avvenuti nel nostro paese e auspico che a simili
episodi facciano seguito provvedimenti efficaci da parte delle autorità
competenti.
Non bisogna dimenticare che fenomeni di questo
tipo, oltre ad offendere la dignità dei minori, possono causare loro anche gravi
traumi psicologici.
Mi auguro che tutto ciò induca il paese a una
riflessione che riconosca la necessità di ampliare il sistema di garanzie dei
diritti, istituendo al più presto il Garante nazionale per l'infanzia e i
Garanti regionali (ove ancora non istituiti)con il compito di tutelare i diritti
dei bambini in tutto il territorio, attraverso un continuo ed attento
monitoraggio.
Occorre inoltre che gli operatori competenti in
materia di giustizia e sicurezza ricevano un'adeguata formazione sui diritti dei
bambini, affinché prevalga l'interesse superiore dei minori in tutte le
decisioni e circostanze che li riguardano e a nessun bambino venga mai più
riservato un trattamento tanto discriminante e lesivo della dignità.»
Di Fabrizio (del 27/02/2007 @ 09:54:00, in Regole, visitato 6003 volte)
Da Roma_Italia
Di: Blaga Bangieva - http://international.ibox.bg/news/id_692666547
Non sta aumentando il numero di nomadi sugli aerei in volo verso l'Italia da Sofia e Bucarest. Non c'è afflusso di Bulgari e Rumeni alla frontiera italo-slovena, vicino a Trieste - la porta naturale dell'Italia per i lavoratori che arrivano dai due paesi balcanici.
Nei primi due giorni da quando Bulgaria e Romania hanno raggiunto l'UE, la vera invasione non arrivava da fuori , ma dall'interno, dice la pubblicazione "Balkans". Il rapporto è collegato con le notizie di ieri che a Torino l'ultimo nato del 2006 ed il primo del 2007 erano Rumeni.
Rumeni e Bulgari hanno già adesso gli stessi diritti di Francesi, Tedeschi e Spagnoli.
Il "Corriere della Sera" ha accennato alle loro speranze che la UE non si dispiaccia di questa espansione.
Inoltre OnG italiane come "Caritas" e la Fondazione "Iniziative ed esami delle società multi-etniche" sono in competizione nel fare prognosi su quanti Rumeni e Bulgari arriveranno in Italia.
Le aspettative variano tra i 60 e i 105 mila in corsa verso l'Italia. Non è facile fare pronostici esatti, ma gli Italiani mostrano di aver timore degli Zingari, che sono circa il 2,5% della popolazione totale dei due paesi balcanici.
Secondo il "Corriere della Sera" il governo italiano starebbe considerando un disegno di legge sugli Zingari che arrivano in Italia, la maggior parte senza documenti.
Il giornale poi afferma che a Capodanno, da tutti i centri di permanenza temporanea, sono stati rilasciati i Bulgari e i Rumeni, arrestati perché con documenti irregolari o col permesso di residenza scaduto.
Di Fabrizio (del 11/02/2007 @ 10:31:47, in Regole, visitato 2144 volte)
Nel novembre scorso una delegazione di ''cancellati'' sloveni si era recata a Bruxelles chiedendo all'Europa di intervenire. La Commissione europea, per voce di Franco Frattini, si tira però fuori: non è competenza nostra[...] La deportazione dei Berisha Intanto un nuovo caso getta ombra sul comportamento delle autorità slovene che comunque non si scompongono più di fronte alle critiche delle organizzazioni umanitarie e di Amnesty International, contando sulla comprensione delle istituzioni comunitarie e del commissario Frattini. Alcuni giorni fa la polizia di Lubiana ha prelevato da un centro di accoglienza per stranieri e deportato in Germania la numerosa famiglia rom di Ali Berisha, originaria del Kosovo. Le autorità tedesche stanno ora vagliando la possibilità di concedere ai Berisha quell'asilo politico che la Slovenia ha negato loro e che la stessa Germania precedentemente non aveva concesso. In questa vicenda s'intersecano le lacune legali sui cancellati e l'atteggiamento poco flessibile nei confronti dei rom. Ali Berisha è un cancellato in quanto negli anni '80 e '90 visse e lavorò in Slovenia. La Germania, dove era poi emigrato, non gli aveva concesso l'asilo politico e Berisha, pur di non tornare nel Kosovo, dove i rom continuano ad essere discriminati e anche perseguitati dai nazionalisti albanesi, aveva deciso di tornare con la sua famiglia in Slovenia.
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