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20 giugno: giornata mondiale del rifugiato
Di Fabrizio (del 21/06/2007 @ 00:20:16, in Regole, visitato 1416 volte)

20 giugno 2007 - LETTERA APERTA ALLA CITTADINANZA E ALLE ISTITUZIONI IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO

Acli, Arci, Caritas Ambrosiana, Casa della Carità, Cgil, Cir, Cisl, Consorzio Farsi Prossimo , Naga e Uil

La situazione in Italia

La condizione dei richiedenti asilo in Italia è molto critica. La mancanza di una legge sulla tutela del diritto d’asilo, pure sancita dall’articolo 10 della nostra Costituzione, ha prodotto in questi anni una situazione di estremo disagio e sofferenza per persone che sono state costrette a lasciare la propria terra e i propri affetti a causa delle persecuzioni subite.

Prima che la richiesta d’asilo venga esaminata dalle apposite Commissioni Territoriali possono passare tempi che variano sensibilmente da Commissione a Commissione: dalle poche settimane nelle Commissioni del Sud Italia ai molti mesi (quasi un anno) nella Commissione territoriale di Milano, senza contare le migliaia di domande ancora pendenti presso la cosiddetta Commissione Stralcio di Roma. Nel frattempo il richiedente asilo attende quasi un anno per vedersi rilasciare un permesso di soggiorno che consente di lavorare regolarmente.

Queste lunghe attese per la definizione della domanda di asilo determinano conseguenze gravi: oltre al disagio derivante dal protrarsi di una condizione di incertezza e spesso di vera e propria indigenza, risultano evidenti le difficoltà di inserimento socio-lavorativo, dovute principalmente ai lunghi tempi di attesa per l’ottenimento di un permesso di soggiorno che consente di lavorare regolarmente.

Desta, inoltre, preoccupazione il ricorso al trattenimento dei richiedenti asilo all’interno dei Centri di Identificazione in modo sempre più generalizzato: la scarsa possibilità di uscita diurna (come è evidenziato dal numero bassissimo di autorizzazioni all’allontanamento dai centri) configura una privazione della libertà personale non soggetta al controllo dell’autorità giudiziaria. Il fatto che nella medesima area (ad esempio in via Corelli a Milano) sorgano centri dalle finalità molto diverse provoca, infine, il concreto rischio che si verifichi nei fatti una assimilazione sostanziale e del tutto impropria dei centri per richiedenti asilo con i Centri di Permanenza Temporanea (strutture destinate all’esecuzione delle espulsioni).

La situazione a Milano

La città di Milano si è trovata recentemente a dover affrontare l’afflusso consistente di profughi del Corno d’Africa, la maggior parte dei quali è titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Queste persone giungono quasi interamente dalle regioni meridionali, dove sono sbarcati fortunosamente, dove sono stati accolti (in massa) temporaneamente e dove, a tempo di record, è stata loro concessa una protezione umanitaria, anch’essa temporanea.

Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) non solo non è dotato di posti sufficienti in accoglienza, ma non è neanche in grado di valutare la portata di questi flussi, di individuarne le provenienze dalle Commissioni Territoriali meridionali e di coinvolgere strutture sia pubbliche che private esterne allo SPRAR che, in questa fase, possono fornire un supporto ad un sistema inadeguato.

Il compito di segnalare le presenze al Servizio Centrale dello SPRAR spetta alle Prefetture (su indicazione della Questura che ha accolto la richiesta di asilo), ma a Milano questo sistema non sembra funzionare: i richiedenti asilo non vengono adeguatamente informati sui loro diritti, attendono a lungo la convocazione presso la Commissione Territoriale e, dopo l’audizione, attendono ancora molti mesi per conoscere l’esito della richiesta.

Soltanto pochi richiedenti asilo, che si rivolgono direttamente agli sportelli del Comune o alle organizzazioni più visibili sul territorio riescono ad inserirsi nello spazio angusto del Sistema di protezione, mentre la maggior parte di essi cerca rifugi di fortuna, caratterizzati da condizioni igieniche preoccupanti, o si accampa nei pressi dei parchi cittadini: al momento ci sono circa 100 profughi, prevalentemente sudanesi, lungo la ferrovia dello Scalo Romana, mentre più o meno cinquanta persone, in prevalenza eritrei, dormono lungo i binari del tram, tra le aiuole dei bastioni di Porta Venezia. E’ oltretutto molto probabile che nel giro di pochi mesi il numero di profughi accampati in questi luoghi aumenti, per via dell’incremento degli sbarchi nelle coste meridionali nel periodo estivo.

L’Italia oggi non è come in passato un Paese di transito di rifugiati, ma di insediamento a più lungo termine. In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato le nostre organizzazioni intendono richiamare l’attenzione della cittadinanza sulle condizioni di vita di queste persone, sollecitando al tempo stesso le istituzioni centrali e locali a procedere con urgenza verso:

1. LA RAPIDA APPROVAZIONE DI UNA LEGGE ORGANICA SUL DIRITTO D’ASILO;

2. LA RIDUZIONE DEI TEMPI DI ATTESA, ANCORA TROPPO LUNGHI, PER LA CONVOCAZIONE DEI RICHIEDENTI ASILO IN COMMISSIONE E PER LA RISPOSTA ALLA DOMANDA DI ASILO (PROCEDURE PIÙ CELERI E TRASPARENTI) ;

3. L’AUMENTO DEI POSTI IN ACCOGLIENZA PREVISTI DAL S.P.R.A.R. NONCHÉ UN PROGRAMMA EFFICACE DI ACCOGLIENZA E DI INTEGRAZIONE SOCIO-LAVORATIVA GESTITO A LIVELLO LOCALE, MA COORDINATO, MONITORATO ED ADEGUATAMENTE FINANZIATO A LIVELLO CENTRALE DAL MINISTERO DELL’INTERNO E ANCI;

4. UN MAGGIOR COORDINAMENTO TRA ENTI LOCALI E PRIVATO SOCIALE PER FACILITARE PERCORSI DI ACCOGLIENZA E DI INSERIMENTO SOCIO-LAVORATIVO RIVOLTI A RICHIEDENTI ASILO, RIFUGIATI E TITOLARI DI PORTEZIONE UMANITARIA.

Acli

Arci

Caritas Ambrosiana

Casa della Carità

Cgil

Cir

Cisl

Consorzio Farsi Prossimo

Naga

Uil