Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 19/12/2007 @ 12:18:36, in scuola, visitato 2016 volte)
Invio articolo di graziano halilovic, pubblicato su " IL MONDO DOMANI" Bimestrale del Comitato Italiano per l'UNICEF n.5
Saluti Maria Grazia Dicati
minoranze
di Graziano Halilovic
Rom bosniaco xoraxané, mediatore culturale, membro del Comitato Rom e Sinti
insieme
I bambini e gli adolescenti Rom e Sinti che riescono a varcare la soglia
di un’aula scolastica sono spesso i più soli ed emarginati, e lo rimangono per
tutti gli anni della frequenza obbligatoria.
Non basta mandarli a scuola, bisogna integrarli e responsabilizzare i genitori
Ancora oggi ricordo il mio primo giorno di scuola: un grandissimo autobus in
mezzo al campo nomade che si trovava in un quartiere di Torino. In questo
quartiere esistevano tante scuole, ma la nostra era dentro l’autobus. Il campo
nomade era grandissimo e c’erano diverse etnie Rom e Sinte; ogni tanto
litigavano tra di loro, ma se si avvicinavano e cercavano di mettere a rischio
la nostra scuola tutti si alzavano gridando per allontanarli dall’autobus.
Era molto bello andare a scuola; tutte le mattine mi accompagnava mia madre o
una delle mie sorelle. Io avevo 7 o 8 anni, e per la prima volta avevo un
dovere e finalmente anche un diritto: quello di andare a scuola!
Le mie sorelle e tante altre ragazze e ragazzi si avvicinavano all’autobus a
guardare e a curiosare dalla finestra. A me sembravano dei poveracci: il loro
destino era stare fuori, mentre noi avevamo il privilegio di stare dentro. Non
so bene chi, ma qualcuno aveva scelto il nostro destino, anzi meglio: qualcuno
aveva tolto il sacro diritto allo studio a quei ragazzi e ragazze che stavano
fuori, mentre noi stavamo dentro l’autobus a farci ghettizzare.
Mi chiamo Graziano Halilovic e sono un Rom Bosniaco. Oggi ho 35 anni, una moglie
bellissima, 6 figli (3 maschi e 3 femmine), un lavoro e un mutuo da pagare! Da
dodici anni la mia professione è il mediatore linguistico culturale. Mi sento
fortunato per la persona che sono diventato e per il tipo di percorso di
integrazione che ho fatto, anche grazie all’adeguata istruzione che ho ricevuto.
Devo tutto questo, comunque, non a chi aveva pensato al sistema della scuola
nell’autobus… ma ai miei genitori.
Lo Stato italiano ha deciso che tutti i bambini Rom e Sinti devono andare a
scuola. Oggi esiste il progetto di scolarizzazione, gestito dalle varie
associazioni, rivolto ai questi bambini (definiti minori a rischio). Il progetto
ha come obiettivo l’integrazione, la responsabilizzazione e la sensibilizzazione
dei genitori; le associazioni dovrebbero seguire i nostri minori nel percorso
scolastico. Ormai sono più di quattordici anni che la scolarizzazione va avanti
e i primi bambini Rom e Sinti che hanno fatto parte del progetto, oggi hanno 20
anni. La maggior parte di essi, però, è stata inserita a scuola quando aveva già
10 o 13 anni e questo ha creato grande disagio e poca sensibilità verso le loro
problematiche. Spesso le scuole hanno inviato tante richieste di aiuto, ma le
uniche risposte che hanno ricevuto sono state: “c’è l’obbligo scolastico e avete
il dovere di prendere i bambini nella scuola”.
Ai genitori Rom e Sinti hanno imposto l’obbligo di mandare i figli a scuola, ma
non hanno trasmesso e spiegato il valore e l’importanza di farli studiare.
Questo ha creato l’allontanamento del genitore dal proprio ruolo.
Le associazione si vantano del loro progetto finanziato dal Comune di Roma, del
numero di bambini che sono riusciti a portare nelle aule, ma la qualità della
frequenza scolastica dei bambini e come il bambino vive questa situazione non
sono considerati.
I bambini Rom e Sinti sono molto sensibili, delicati, attenti, curiosi, vivaci,
intelligenti, pronti a imparare, hanno tanta voglia di giocare, di sbagliare, di
ricominciare, insomma sono dei bambini, come tutti gli altri!. Ma quando si
discute di loro sembra che siano solo degli zingari.
I bambini che hanno frequentato la scuola con questo sistema, oggi sono usciti
con un diploma di terza media (grandi elogi al sistema!) ma se gli chiedi di
leggere o scrivere fanno la stessa fatica di un bambino di seconda o terza
elementare.
Nelle scuole subiscono tanto razzismo, sono sempre gli ultimi della classe e
spesso gli ultimi di banco… disegnano, mentre gli altri bambini imparano a
leggere e a scrivere. In classe i bambini Rom e Sinti si trovano a rappresentare
per gli altri la negatività. In adolescenza capiscono cosa significa vivere
isolato ed escluso! Condividono gli stessi sogni dei loro compagni, ma iniziano
a capire che hanno ben poche speranze di realizzarli.
Dopo otto lunghissimi anni di dura prova escono con la coscienza che la vita che
fanno è disastrosa, vergognosa e che nessuno li rispetta. Vorrebbero migliorare
la propria condizione e acquisire dignità e sanno che la strada giusta è il
lavoro, ma sono analfabeti e per gli altri sono solo degli zingari. Così
cominciano a capire che dopo otto anni di scuola per loro non è cambiato niente.
Ritornano al proprio campo nomade, due volte sconfitti sperando di essere
accettati almeno lì. E al campo li accettano, pur non riuscendo a capire come
mai dei ragazzi che hanno speso otto anni della loro vita nella scuola e che
hanno fatto tutto quello che si poteva fare per essere integrati, possano essere
cosi maltrattati e rifiutati.
Nel campo, quando si ritrovano con altri ragazzi che non hanno mai frequentato
la scuola si sentono diversi, persi nel nulla.
Una mia amica diceva che i bambini Rom o Sinti vengono trattati come sacchi di
patate, e non come esseri umani. Lo diceva ai suoi operatori e ai suoi educatori
scolastici.
Oggi dico che non basta solo accompagnare i bambini dal campo alla scuola e
fargli prendere la terza media senza garantire la qualità della frequenza
scolastica: questi ragazzi devono avere un sostegno per poter proseguire gli
studi; bisogna offrirgli un’alternativa. Bisogna sostenere il loro attaccamento
alla famiglia e non cercare di allontanarli (la famiglia è una parte molto
importante della loro vita); bisogna coinvolgere e sostenere la famiglia e
mettere i genitori nella condizione di aiutare il proprio figlio o la propria
figlia nel percorso scolastico.
So che non è un sogno e che tutto ciò potrebbe essere realizzato: per una
completa e reale integrazione manca solo la volontà delle persone. E se non
dimostrano di avere la volontà di percorrere questa strada, allora mi chiedo se
per loro i Rom e i Sinti non sono altro che un ennesimo strumento per fare
politica.
Di Fabrizio (del 17/12/2007 @ 09:31:21, in scuola, visitato 1723 volte)
Da
Roma_Daily_News
Cari amici,
Roma Education Fund (REF) ha il grande piacere di annunciare la prima uscita
della rivista biannuale "A School for All".
Questa rivista intende fornire una piattaforma per discussioni, scambio ed
apprendimento di tutti quanti siano coinvolti ed interessati nell'educazione dei
bambini rom. La rivista non ha ambizioni accademiche ma spera di riunire
accademici, attivisti, esperti nello sviluppo comunitario, specialisti
dell'educazione, quanti sono coinvolti giorno per giorno nell'educazione dei
Rom, Rom e non Rom, nello scambiarsi esperienze concrete ed idee.
Il tema della prima uscita della rivista è "The Case for Integrated Education".
Si può scaricare la rivista dal nostro sito web
http://www.romaeducationfund.hu/ al link REF Magazine.
Best Regards,
Erzsebet Bader
ebader@romaeducationfund.org
Communication Assistant
Roma Education Fund
Hungary-1056
Budapest
Vaci utca 63
Tel: 36/1/ 235 80 30
Fax: 36/1/235 80 31
Di Fabrizio (del 23/11/2007 @ 09:01:02, in scuola, visitato 2513 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Rapporto di Amnesty International sulla Repubblica Slovacca: negata ai bambini e alle bambine Rom un’istruzione secondo criteri di uguaglianza e non discriminazione “I bambini qui sono dei ritardati mentali. C’è la tendenza a integrare i Rom nelle scuole primarie, ma per gli alunni con ritardo mentale e sociale non cambia niente. I bambini che provengono da un ambiente socialmente svantaggiato soffrono di un ritardo sociale e mentale.” (Il preside di una scuola speciale frequentata per il 9% da bambine e bambini Rom) Un alto numero di bambine e bambini Rom viene ancora assegnato, in modo sproporzionato, a scuole speciali, frequenta classi per persone con disabilità mentale e difficoltà d’apprendimento o viene segregato in scuole per soli Rom: è questa la denuncia contenuta in un rapporto presentato oggi da Amnesty International sulle violazioni del diritto all’istruzione dei bambini e delle bambine Rom nella Repubblica Slovacca. Il rapporto dell’organizzazione per i diritti umani segnala che i bambini e le bambine Rom assegnati alle scuole speciali seguono programmi ridotti e non hanno praticamente alcuna possibilità di reintegrarsi nelle scuole ordinarie o proseguire nell’educazione secondaria. Amnesty International chiede alle autorità slovacche di affermare in modo forte e chiaro la loro determinazione a sradicare la diffusa segregazione nell’istruzione delle bambine e dei bambini Rom e di prendere misure immediate per favorire la loro effettiva integrazione. “A prescindere dalla loro capacità individuale, molti bambini e bambine Rom ricevono un’istruzione di serie B in classi segregate. Se il governo non riesce a fornire un’istruzione adeguata a tutti i bambini e le bambine Rom, le loro prospettive d’impiego diventano scarse e si perpetua in questo modo un ciclo di marginalizzazione e di povertà” – ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International. L’organizzazione per i diritti umani si dice preoccupata per il fatto che il modo in cui vengono effettuate le valutazioni e i criteri usati per assegnare una bambina o un bambino in una scuola o in una classe speciale possono costituire elementi di discriminazione, poiché non tengono in adeguata considerazione le differenze linguistiche e culturali. Il rapporto di Amnesty International afferma che fino al 50% delle bambine e dei bambini Rom sono stati assegnati a scuole o classi speciali in modo errato. “Una bambina o un bambino che vivono in una baracca in mezzo al nulla, senza elettricità o acqua corrente non sapranno mai come scaricare una toilette, usare un bagno, impugnare una matita, fare un disegno o parlare slovacco. Tutto questo, però, non dovrebbe privarli del loro diritto fondamentale a un’istruzione adeguata” – ha sottolineato Duckworth. Un’ulteriore motivo di preoccupazione per Amnesty International è costituito dall’ampia presenza di scuole e classi per soli Rom. In alcune zone orientali della Repubblica Slovacca, il 100% delle scuole è di tipo segregato. La legge prevede che i genitori abbiano il diritto di scegliere la scuola per i propri figli. Questa normativa, apparentemente neutrale, contribuisce in realtà alla segregazione: la libertà di scelta dei genitori dà spesso luogo al ritiro di bambine e bambini non Rom dalle scuole frequentate prevalentemente da Rom. La scelta dei genitori, insieme alla mancanza di trasporti scolastici gratuiti per le bambine e i bambini Rom influenza la segregazione e riduce radicalmente l’interazione tra i Rom e i loro coetanei in Slovacchia. Sebbene insista che la segregazione non è una politica ufficiale, finora il governo di Bratislava non si è veramente impegnato a fermarla. Come ha detto un funzionario slovacco ad Amnesty International, la segregazione si ottiene facilmente ed è difficile contrastarla. “La società civile ha la competenza e l’esperienza per contribuire a risolvere i problemi della segregazione e della discriminazione nei confronti delle bambine e dei bambini Rom. Un miglioramento degno di nota sarà possibile solo con il coinvolgimento attivo e concordato del governo slovacco e di ogni livello delle istituzioni, delle comunità Rom e delle organizzazioni non governative” – ha commentato Duckworth. Alcune misure speciali assunte dal governo, come l’istituzione di classi preparatorie, l’assunzione di insegnanti di sostegno, gli incentivi finanziari alle scuole per integrare le bambine e i bambini Rom e un minimo di formazione per gli insegnanti che lavorano con i Rom, hanno avuto l’approvazione di Amnesty International. Tuttavia, queste misure non sono obbligatorie e in molti casi non vengono attuate a livello locale. Il diritto all’istruzione è collegato ad altri importanti diritti umani, come il diritto a un’abitazione adeguata. Circa un terzo della popolazione Rom della Repubblica Slovacca vive in insediamenti situati fuori dalle città e dai villaggi, con scarsa o addirittura assente fornitura di acqua ed elettricità, servizi igienici, strade asfaltate e altre infrastrutture fondamentali. L’assenza di adeguati alloggi per i Rom ha un impatto notevole sulla possibilità che le bambine e i bambini Rom possano beneficiare del diritto all’istruzione. Katarina Krustenova, che vive in un insediamento nei pressi di Letanovce, nella Slovacchia orientale, ha dichiarato ai ricercatori di Amnesty International: “Abbiamo una candela… vorremmo che i nostri figli studiassero a casa, ma finisce molto presto…”. “I Rom hanno le stesse aspirazioni del gruppo maggioritario della popolazione slovacca. Il governo deve assumersi le proprie responsabilità e promuovere, proteggere e ottenere il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini Rom. Deve anche far sì che gli insediamenti precari e segregati dei Rom siano un ricordo del passato” – ha concluso Duckworth. “È molto importante che l’Unione europea, di cui la Repubblica Slovacca è Stato membro, sostenga il governo in tutti i suoi reali tentativi di affrontare il problema della sistematica violazione del diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini Rom. L’Unione europea potrebbe farlo fornendo la necessaria assistenza finanziaria e tecnica e assicurando la partecipazione dei Rom a tutti i livelli dell’adozione e dell’attuazione di politiche e programmi riguardanti la loro vita”. FINE DEL COMUNICATO Roma, 15 novembre 2007
Di Fabrizio (del 19/11/2007 @ 09:33:28, in scuola, visitato 2352 volte)
Da
Czech_Roma
[JURIST] La Corte Europea dei Diritti Umani ha
giudicato martedì che la separazione educazionale dei bambini rom nella
Repubblica Ceca viola i principi dei diritti umani. Con 13 voti a favore e
4 contrari la corte ha ritenuto che la
separazione viola l'Articolo 14 della
Convenzione Europea sui Diritti Umani [pdf], offrendo la scuola
un'educazione di livello inferiore. La corte ha dichiarato che:
Le disposizioni d'istruzione per i bambini de Roma non sono state
assistite a dalle misure di sicurezza che avrebbero assicurato che,
nell'esercizio dei suoi margini di apprezzamento nella sfera educativa, lo
Stato ha considerato i loro bisogni speciali come membri di una classe
svantaggiata. Inoltre, come conseguenza delle disposizioni i candidati sono
stati disposti in scuole per bambini svantaggiati mentalmente, dove i
programmi sono differenti da quelli delle scuole ordinarie e dove i bambini
sono isolati dagli altri della popolazione maggioritaria. Di conseguenza,
hanno ricevuto una formazione che aumenta le loro difficoltà e compromette
il loro sviluppo personale successivo invece di affrontare i loro problemi
reali o aiutarli ad integrarsi nelle scuole ordinarie e sviluppare le
abilità che faciliterebbero la vita fra la popolazione maggioritaria.
Alla Repubblica Ceca è stato ordinato di pagare 4.000 € per ogni bambino, e
questo potrebbe potenzialmente accelerare l'integrazione educativa con l'Unione
Europea.
I bambini rom si sono inizialmente lamentati della mancanza di educazione
adeguata nel 2000, nel periodo in cui la Repubblica Ceca incominciava ad
effettuare cambi nel sistema scolastico. Nel 2005, le scuole speciali per i
bambini rom sono state ufficialmente abolite, tuttavia, alcuni osservatori
notano che queste scuole funzionano tuttora con gli stessi sub-standards e sotto
nuovi nomi. L'anno scorso, il Centro Europeo di Verifica e Controllo sul
Razzismo ed la Xenofobia ha segnalato che Rom, Ebrei e Musulmani continuano ad
avvertire una
significativa discriminazione e violenza razziale ed etnica nei paesi EU.
[...] EUobserver
coverage
Di Fabrizio (del 13/11/2007 @ 09:23:10, in scuola, visitato 1610 volte)
Da
Hungarian_Roma
Budapest, 7 novembre (MTI) - L'ombudsman per le minoranze ha detto mercoledì
scorso che il governo deve fare di più per rafforzare le strutture che
controllano la segregazione scolastica e per rafforzare la tolleranza zero.
Erno Kallai ha richiamato gli operatori degli uffici amministrativi e del
ministero dell'educazione a rinforzare la cooperazione col proprio ufficio per
sostenere gli sforzi per battere la segregazione che affligge particolarmente la
comunità Rom d'Ungheria.
Durante una conferenza stampa con il politico socialista Andras Tatai-Toth,
Kallai ha detto che lo stato deve giocare un ruolo maggiore nell'intervenire ad
assicurare che gli studenti Rom non siano vittime della segregazione scolastica.
Ha aggiunto che i governi locali siano ben equipaggiati per affrontare questo
tipo di problemi.
Dovrebbe spuntare dalla elite politica ungherese che non ci sono programmi di
lunga durata di evoluzione sociale - invece che guardare i quattro anni futuri
dovrebbero progettare per i venti - i trenta seguenti, ha detto: "Dobbiamo
rompere il ciclo vizioso che rafforza la segregazione scolastica di generazione
in generazione," aggiungendo che gli studenti che sono passati per la
discriminazione sono al momento del passaggio al mondo lavorale un peso sociale.
Tatai-Toth ha detto che il gruppo di lavoro sulla scuola del proprio partito
intende offrire all'ombudsman tutto il supporto necessario perché raggiunga
risultati effettivi. Il lavoro del governo è stato di assicurare il quadro
legale e le risorse per ottenere risultati nel lungo termine.
Di Fabrizio (del 07/10/2007 @ 09:26:14, in scuola, visitato 2047 volte)
Una trentina di ragazzi giocano a piedi nudi nel mezzo della strada. I vestiti sporchi non coprono i loro corpi magri. [...] Petra, una delle ragazze,
ha 14 anni, anche se il suo corpo snello e le braccia piccole le danno l'aspetto
di un'undicenne, è una ragazza savia e felice.
In una normale scuola secondaria in Romania, una ragazza della sua età
sarebbe all'ottavo grado, studiando lingue, fisica o geometria. Ma lei è solo al
sesto grado di una "Scuola Speciale" per ritardati mentali.
"Non imparavo abbastanza nella scuola normale" dice Petruta. Se le si chiede
cos'ha di speciale il suo nuovo posto di studio, risponde: "Beh, ci sono solo
Rom là, soltanto noi 'Zingari'!"
Petruta ha altri quattro fratelli e sorelle e i suoi genitori sono
disoccupati. La costruzione improvvisata che occupano ha quattro pareti
d'argilla ed un tetto di plastica. Il tempo è tempestoso e il vento fa saltare
il tetto, lasciando i cinque bambini in due piccoli letti svegli con il cielo
grigio sopra di loro.
La famiglia vive con i 30 €uro mensili dell'assegno di disoccupazione del
padre aggiunti a 7 €uro per ogni figlio. Come media, la famiglia vive con 2 €uro
al giorno.
Talvolta Petruta fa lavori di casa dai vicini. "Sono brava a pulire i tappeti
dei rumeni, " dice.
Chiedendole come va la sua scolarizzazione, Petruta ammette di non saper
ancora leggere o scrivere. Ma non è un'eccezione - ci sono migliaia di bambini
come lei in Romania. Questa giovane vive nella piccola città di Dumbraveni nella
regione di Sibiu, un povero distretto ostile ai Rom. Circa 150 bambini vivono lì
attorno. Oltre il 90% va alla Scuola Speciale - Centro per l'Insegnamento
Inclusivo, che il Ministero dell'Educazione ha costruito per i bambini ritardati
fisicamente o mentalmente. Attualmente, solo i bambini Rom ci vanno, anche se
nessuno di loro è disabile.
Superficialmente, questa situazione sembra soddisfare genitori, autorità
locali ed insegnati. I bambini che vanno in queste scuole hanno un certificato
che li dichiara handicappati. Questo permette di ottenere il doppio degli
assegni familiari - 14 €uro al mese. La maggior parte dei genitori non ha altre
fonti stabili di reddito.
I bambini stanno nella Scuola Speciale mattina e pomeriggio, dove
ricevono attente cure dagli insegnanti. Hanno anche pasti gratis ad ora di
pranzo. L'autorità locale è contenta, perché questo significa che i bambini Rom
"durante il giorno sono curati".
D'altra parte, i bambini non sviluppano nessuna abilità che li possa aiutare
ad ottenere una solida educazione. Alla fine della scuola, in pochi sanno
leggere o scrivere il rumeno.
La maggior parte di questi bambini sono forzati in questo sistema. A causa
del loro retroterra e vita a casa, se andassero in una scuola normale, avrebbero
scarse possibilità di eccellere. Inoltre, quando per due volte in fila non
passano l'anno sono espulsi, come qualsiasi bambino rumeno.
Metà della comunità di Dumbraveni non ha elettricità. I bambini non hanno un
posto dove fare i compiti. Molti di loro sono anche denutriti - specialmente se
non hanno accesso a pasti caldi. In pochi possono permettersi di comprare libri,
penne o quaderni.
Se espulsi da una scuola tipica, devono avere una seconda possibilità
attraverso il Centro per l'Insegnamento Inclusivo e le sue Scuole Speciali. Ma a
Dumbraveni, molti bambini Rom iniziano il loro primo grado all'età di 7/8 anni
direttamente nelle Scuole Speciali.
Autorità contente
Tutte le parti coinvolte dai capi scolastici al medico di famiglia
"consigliano" i genitori Rom a mandare i loro figli direttamente alla Scuola
Speciale. Sono valutati psicologicamente da una Commissione Distrettuale. Poi,
di solito, nove su dieci di questi bambini ricevono un certificato che li
dichiara handicappati, che permette loro di frequentare la Scuola Speciale.
Vasile Prodan, lo psicologo scolastico, discerne che i bambini Rom non sono
"equipaggiati mentalmente" come gli altri bambini. "Non vanno all'asilo
d'infanzia e non ricevano alcun tipo di educazione dai loro genitori," dice.
Anche le autorità dicono che la situazione discende dalla comunità Rom
stessa. "Questi bambini non vogliono andare alla scuola normale," dice Traian
Dur, sindaco di Dumbraveni. "E gli altri bambini li deridono perché sono
sporchi, e ciò li rende insicuri. Così vanno alla Scuola Speciale. Qui si
sentono bene perché ci sono solo Rom della stessa provenienza."
Nonostante la natura illegale della cosa, le autorità locali e centrale sono
d'accordo che, da una prospettiva sociale, è uno scenario realista.
"Non ci sono abusi commessi a Dumbraveni, ma questo non significa che stiamo
affrontando una situazione ideale che, infatti non credo sia unica," dice Diana
Trenchea, consigliera del Ministero dell'Educazione. "E' una convenienza per
tutti. E non è la prima volta che sentiamo di situazioni dove i genitori usano i
loro figli per migliorare la loro situazione finanziaria."
D'altra parte, quando i bambini cresceranno, [...] si ritroveranno a
ripercorrere le impronte dei genitori e vivere senza un tetto, elettricità e
lavoro - mandando i loro figli nello stesso tipo di istituzione.
Il Ministero infrange la sua stessa legge
Una delle OnG più attive specializzata sui problemi Rom, RomaniCRISS, ha
compilato una protesta al Consiglio Nazionale per Combattere la Discriminazione,
ammonendo che, nei casi come quello di Dumbraveni, esiste una forma di apartheid
educazionale.
"Segregazione è la separazione fisica dei bambini basata sul piano etnico e
non quello linguistico," dice Marian Mandache, capo del Dipartimento dei Diritti
Umani di RomaniCRISS. "Abbiamo esempi di segregazione in tutto il paese, nel
distretto di Dolj, a Cluj, Mures, Harghita, Neamt e Iasi. Ma nel caso Dumbraveni
c'è un chiaro segno di infrazione della legge, perché solo i bambini portatori
di handicap possono andare in una scuola per handicappati." Mandache dice che
spetta al Ministero dell'Educazione correggere la situazione.
Una soluzione sarebbe un compromesso educativo, una somma di denaro che lo
stato donerebbe alle famiglie come incentivo per mandare i loro figli nelle
scuole normali e per tenerli lì.
"Manca la volontà politica per risolvere i problemi Rom in questo paese,"
dice Mandache. "I politici hanno i soldi per costruire la Cattedrale della
Redenzione e possono far riparare le strade ogni anno. Ma non hanno soldi per
aiutare dei poveri bambini."
Ma per Gelu Duminica, direttore esecutivo dell'OnG Agentia Impreuna, non è
questione di razzismo. Dice che il Governo manca di volontà di cambiare lo stato
dei segmenti più poveri in generale, e non dei Rom in particolare.
"La gente povera è facile da prendere in giro" dice Duminica. "Se
l'autorità locale dona del cibo prima delle elezioni, avranno indietro i loro
voti."
Il Governo ha allocato due miliardi di €uro dai fondi europei per i prossimi
sette anni per risolvere il problema delle categorie svantaggiate come gli
handicappati, i Rom e le persone di oltre 45 anni.
Un altro problema è la trappola sociale che attanaglia alcune famiglie povere
- che danno figli alla luce soltanto per i 230 €uro mensili che lo stato
garantisce per i primi due anni di vita. Ma cosa succede quando tutti i figli
hanno più di due anni? Mircea, padre di 34 anni a Dumbraveni, ha cinque figli,
quattro dei quali maggiori di due anni. A malapena ma tutti mangiano.
"Lo stato ci ha chiesto di fare bambini quando la natalità andava sostenuta,"
dice "e se lo 'Zingaro' non ha un posto per lavorare, allora fa figli, così può
mangiare."
Traian Dur, sindaco di Dumbraveni, un politico locale rispettato dalla
comunità Rom, dice che i Rom hanno bisogno di maggiori opportunità di lavoro.
Questo risolverebbe il problema. Ma nella città non c'è lavoro per loro. "Il
giorno stesso che i Rom vengono pagati, spendono tutto al bar più vicino,"
aggiunge.
Occorre un moviemnto a tenaglia - educare nel contempo tanto i Rom che il
resto della società. Gelu Duminica ritiene che occorra focalizzarsi non sulla
scuola di per sé e sull'educazione statale, ma nell'educare i genitori Rom, gli
insegnanti e la maggioranza rumena nel cambiare le loro percezioni.
"Ci sono molti stereotipi, come nel fatto che tutti gli 'Zingari' siano
cattivi o rubino," dice Duminica. "La maggioranza dovrebbe imparare, meglio se
in corsi sponsorizzati dalle scuole pubbliche, a superare i propri pregiudizi e
comprendere che i Rom sono come tutti gli altri uomini o donne." Dall'altro
canto, i genitori Rom hanno bisogno di consulenza su come fare le migliori
scelte per i loro bambini e capire i benefici dell'educazione, mentre gli
insegnanti dovrebbero imparare come trattare i bambini che arrivano da famiglie
povere, o da una cultura o un'etnia differente.
La scuola dell'infanzia
I bambini Rom di solito non frequentano gli asili nido.
Questo significa che non hanno un'educazione formale prima dei sette anni -
quando per legge devono andare a scuola. Senza una scuola d'infanzia dietro di
loro, questi bambini non sono abituati, ad esempio, a rimanere seduti per 50' o
come usare una penna. La maggior parte del tempo, si trovano in una situazione
scomoda. Dopo poche settimane, rifiutano di andare a scuola. Alcuni studi
sociologici hanno mostrato che i bambini Rom sono abituati a ricevere molto
affetto dalle loro famiglie, specialmente dalle madri. Nel primo grado
dell'istruzione trasferiscono questo affetto verso gli insegnanti. I maestri
devono conoscere queste informazioni, così che possano capire il retroterra dei
loro alunni.
Se niente cambia, le situazioni come quelle di Dumbraveni continueranno.
[....]
Di Fabrizio (del 26/09/2007 @ 10:14:30, in scuola, visitato 2718 volte)
Merito di sé stessa, della sua famiglia e di Capodarco
E’ la prima volta che succede nei licei romani. Quest’anno al Virgilio, liceo
classico storico della capitale, si è iscritta una ragazza Rom. Ha una grande
determinazione, voglia di fare e soprattutto un gruppo familiare alle spalle che
la spinge e la incoraggia. Ma la studentessa Rom ha avuto anche un’altra
piccola-grande fortuna, quella di incontrare sulla sua strada, qualche anno fa,
un gruppo di persone che si dedicano quasi esclusivamente all’inserimento
scolastico dei ragazzi e delle ragazze Rom e Sinti. Stiamo parlando della
cooperativa Ermes, nata dall’esperienza diretta della Comunità di Capodarco
di Roma che in sedici anni ha visto raddoppiare il numero dei ragazzi inseriti
nelle scuole di ogni ordine e grado.
“Nell’anno scolastico 1991-92 – racconta Salvo Di Maggio, fondatore della
cooperativa Ermes che fa parte del consorzio Bastiani – erano iscritti alle
scuole di Roma non più di 180 ragazzi Rom e Sinti. Con l’anno scolastico che è
appena cominciato abbiamo superato abbondantemente i 2000. Credo che si arriverà
complessivamente a 2200 ragazzi e ragazzi”. Di questi una buona parte, anzi
circa la metà è iscritta alle scuole elementari. La cooperativa Ermes opera in
15 insediamenti della capitale che sono collocati in sette municipi. Quando si
parla di insediamenti non si intende solo il campo, ma anche i villaggi
attrezzati o gli insediamenti abitativi normali come quelli che a Roma si
trovano nella zona della Romanina e di Porta Furba. I Rom e i Sinti sono infatti
inseriti sempre più spesso nel contesto urbano e a differenza di quello che si
pensa normalmente sono sempre più spesso stanziali e vivono in abitazioni
normali (quest’anno partiranno anche i nuovi progetti per l’inserimento
abitativo dei Rom finanziati dal ministero della Solidarietà Sociale).
Finora l’inserimento scolastico dei minori Rom e dei Sinti è avvenuto in 110
scuole di Roma. “All’inizio è stata dura convincere le madri e le famiglie, -
racconta ancora Salvo Di Maggio - poi piano piano si è fatta strada la
convinzione dell’importanza della scuola e dell’educazione. I problemi maggiori
si incontrano alle medie, quando i programmi di studio si fanno più complessi e
quando le difficoltà linguistiche dei ragazzi diventano maggiori. Spesso questi
ragazzi Rom non parlano l’italiano nei loro gruppi di riferimento. La loro
lingua è il romanè e l’italiano, anche se sono nati in Italia, non può che
essere la seconda lingua. Il gap maggiore tra loro e i ragazzi e le ragazze
italiane si registra quindi proprio alle medie. Per questo la notizia
dell’iscrizione della ragazza Rom al Virgilio è un segnale molto importante. E’
la prova cioè che i percorsi di inserimento scolastico che sono stati avviati
negli anni passati stanno funzionando.
Per quanto riguarda il razzismo o comunque in generale i fenomeni di
intolleranza, il giudizio di chi ha condotto i progetti di inserimento
scolastico è positivo. Ci sono casi di chiusura, come succede per esempio in
alcune scuole che rifiutano di iscrivere ragazzi Rom. Ma in generale c’è una
grande disponibilità da parte delle famiglie italiane. La cosa più importante
che nelle esperienze di inserimento si sta sviluppando è quella dei laboratori
educativi. Non basta infatti inserire nelle scuole i ragazzi Rom. Servono anche
percorsi educativi e culturali che coinvolgano tutti gli altri ragazzi italiani.
Fonte: Comunità di
Capodarco
Di Fabrizio (del 26/09/2007 @ 09:17:43, in scuola, visitato 2374 volte)
Da Maria Grazia Dicati
La Commissione europea ha dichiarato il 2008 "Anno del dialogo
interculturale" al fine di promuovere il dialogo tra le culture quale strumento
atto ad aiutare i cittadini europei, e tutti coloro che vivono nell'Unione
europea ad acquisire le conoscenze e la capacità che gli consentiranno di agire
in un contesto più aperto e più complesso.
Anche la scuola per la radicale trasformazione delle nostre classi da
monoculturali a multietniche, ha elaborato in questi ultimi anni interessanti
riflessioni sul ruolo delle diversità culturali, ma nonostante il contesto
multietnico, parlare delle minoranze sinte e rom, costituisce uno scoglio ancora
da esplorare e da scandagliare, a meno che non vengano considerati gli aspetti
folcloristici o problematici come elementi della cultura romanì.
La scuola “di tutti e per tutti” non può assolvere in modo esaustivo il suo
compito educativo se non attraverso la didattica interculturale che riconosce e
legittima il valore positivo anche delle altre culture, nessuna esclusa.
Al fine di contrastare questa percezione superficiale, le associazioni
costituenti del “Comitato Rom e Sinti insieme”, coerentemente con quanto
discusso e proposto nella piattaforma di Cecina, hanno appoggiato e sostenuto la
pubblicazione del quarto libretto di Maria Grazia Dicati da proporre alle scuole
per la biblioteca multiculturale
Il testo, oltre al racconto illustrato, propone alcune tematiche e proposte
didattiche per una programmazione di percorsi interculturali indispensabili ad
avvicinarsi ed entrare in relazione con questa cultura.
Per quanti fossero interessati a sostenere questa iniziativa, chiediamo di
informare e contattare le varie scuole e gli assessorati dell’Ente Locale
affinché ne acquistino copie per le scuole materne, elementari e medie.
Il costo richiesto per ogni copia è di 6€ (più spese spedizione) : tutto il
ricavato sarà utilizzato per la pubblicazione di altri libretti sempre relativi
alla cultura e per sostenere il neo-comitato dei Rom e Sinti
Per informazioni si prega di contattare
Comitato Rom e Sinti Insieme
Segreteria Tecnica: via don Enrico Tazzoli n°14, 46100 Mantova –
telefono 0376 360 643 fax 0376 318 839
e mail: romsinti.insieme@libero.it
Di Fabrizio (del 15/09/2007 @ 09:39:08, in scuola, visitato 1848 volte)
Da Bandiera Gialla
Il concorso, voluto dalla Commissione europea, è riservato ai ragazzi dai 12 ai 18 anni
red.
Hai tra i 12 e i 14 anni? O tra i 15 e i 18 anni? Crea un gruppo di almeno 4 persone più un adulto. Realizza un poster contro le discriminazioni in Europa. Consegna il tuo poster entro il 31 ottobre 2007. Se vinci, sarai ospite della Commissione Europea. Nell'Anno europeo per le Pari Opportunità, infatti, la Direzione Generale Giustizia, Libertà e Sicurezza della Commissione europea ha indetto il concorso "L'Unione Europea e la non discriminazione". Il concorso intende promuovere la conoscenza dei temi legati al principio di non discriminazione sancito nell'art. 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, attraverso la realizzazione di un poster che li illustri graficamente. Il poster (su un foglio A2 dimensioni 42X59 cm) non deve essere piegato perché può essere utilizzato in futuro (per la consegna deve essere utilizzato un tubo).L'obiettivo finale è che i giovani acquisiscano una conoscenza più approfondita del principio di non discriminazione e siano in grado di promuoverlo e difenderlo. I partecipanti, divisi in due gruppi di età (12-14 anni e 15-18 anni) dovranno formare delle squadre composte da un minimo di 4 giovani più un adulto. Il termine ultimo per potersi iscrivere è lunedì 15 ottobre mentre per l’invio dei poster si ha tempo sino a mercoledì 31 ottobre 2007. Le squadre finaliste saranno invitate a Roma e, in caso di selezione, alle finali europee di Bruxelles per la cerimonia di premiazione finale, ospiti del Vice Presidente della Commissione Europea Franco Frattini. E’ attivo il sito web www.eurogiovane.eu su cui trovare una serie di documenti utili per il concorso (presentazione, calendario, regolamento, kit pedagogici, quiz, moduli per l’iscrizione e la partecipazione). Il coordinamento del concorso sul piano nazionale è affidato all’Ufficio di Rappresentanza della Commissione Europea mentre l’organizzazione logistica è assicurata dall’Associazione Culturale Affabulazione. Per informazioni Ass. Cult. Affabulazione P.zza M. V. Agrippa, 7 h 00121 - Ostia Lido (Roma) Tel./Fax 06/86.90.35.40 www.eurogiovane.eu e-mail ufficiale: italia@eurogiovane.eu cell. 339/498.46.69 (Filippo Lange)
Di Fabrizio (del 11/09/2007 @ 09:38:39, in scuola, visitato 1984 volte)
Buon divertimento da Maria Grazia
Dicati
Nell’articolo “ I bambini rom/sinti
imparano LA MATEMATICA anche GIOCANDO A CARTE”, già pubblicato in questo
blog, si mette in evidenza quali modalità e quali strategie
metodologiche sono state utilizzate al fine di tradurre in pratica una
“DIDATTICA INTERCULTURALE” in grado di coniugare motivazione,
apprendimento, socializzazione e rispetto delle regole.
Infatti, se da un lato le proposte
raccolte, si riferiscono a un percorso di insegnamento-apprendimento
relativamente ad alcuni concetti aritmetici previsti nei programmi
ministeriali, dall’altro lato utilizzano materiali con i quali i bambini
Rom, per motivi culturali, hanno maggior familiarità, quali il gioco
con le carte, i dadi, il denaro, le auto e la velocità
Questa "ricerca sul campo" che aveva
l’obiettivo di esaminare quali fossero le cause che impedivano
l'acquisizione di conoscenze e l’ apprendimento degli alunni Rom, non ha
la pretesa della ricerca scientifica, ma costituisce una “buona prassi”
che, sperimentata nel tempo, ha dimostrato una sua coerenza e validità
A titolo puramente esemplificativo, presento uno dei
giochi “il trenino dei numeri“ con il relativo testo dal titolo
“Viaggiare fino a 100…….con il trenino dei numeri”
“Viaggiare fino a cento…con il trenino dei numeri”
è un quaderno operativo che propone un percorso didattico relativamente
all’acquisizione della numerazione (base 10) entro il cento, ampiamente
sperimentato ed utilizzato con i bambini rom con questa specifica
difficoltà di apprendimento
Il percorso è suddiviso in quattro
unità che corrispondono ai quattro obiettivi da raggiungere dove il
primo obiettivo è introdotto dal racconto di Gianni Rodari “Il trionfo
dello zero” per proseguire con altre tre brani collegati al racconto di
Rodari.
Il kit si compone del :
- Testo di 110 pagine (formatoA4) con spiegazioni,
esercitazioni scritte, numeri da 0 a 99 in lingua romanés (harvato)
- Un trenino (20 x300cm) composto da 10 vagoni
suddivisi in 2 scompartimenti più la motrice, dove i numeri
riportano lo stesso colore dei regoli e il corrispondente numero in
romanés
- 9 cartoncini rettangolari ripiegabili con i
numeri da 10 a 90
- Un cartellone con la rappresentazione della
filastrocca di Rodari
- 9 automobiline in cartoncino colorato
- Un fischietto, una paletta ed un berretto da
capostazione per l’animazione, la drammatizzazione e simulazione
del gioco
Il percorso può essere utilizzato con
varie modalità :
- a livello preventivo
- a livello integrativo con quanto si sta facendo
con gli altri bambini
- a livello di recupero quando l’alunno non ha
appreso le regole della numerazione in base 10
Inoltre il materiale permette
l’acquisizione dei concetti anche escludendo le esercitazioni scritte
del testo e quindi lavorando soprattutto sull’oralità
Spiegazioni e presentazione dei
materiali da usare sono riportate in modo molto dettagliato nel quaderno
operativo.
Entrare nel mondo dei numeri con il gioco delle
carte
Vorrei continuare nella presentazione
di altri tre giochi con le carte, allo scopo di documentare, attraverso
esempi concreti, come la DIDATTICA INTERCULTURALE, a mio parere, può
considerarsi tale se mette in campo una pluralità di proposte con
metodologie e materiali anche non strutturati, con cui alcuni alunni
potrebbero avere una maggiore familiarità ed interesse.
Se molti bambini rom e anche non rom,
hanno imparato la numerazione entro il cento in modo piacevole e
semplice con “il trenino dei numeri”, lo devono soprattutto ad un loro
compagno rom : Toni.
Questo alunno aveva appreso la
numerazione in base 4/5/6……. e sapeva numerare oralmente e per iscritto
perfettamente e più velocemente anche dei compagni non rom i quali erano
invece condizionati proprio dal fatto che conoscevano già la numerazione
in base 10.
Analizzando attentamente quali fossero
le cause di tali difficoltà, mi sono resa conto che il problema non era
di ordine concettuale, dal momento che Toni era in grado di numerare e
calcolare in una qualsiasi base , ma era una difficoltà esclusivamente
di ordine linguistico, visto che parlava romanès.
Il percorso strutturato, secondo i
quattro obiettivi descritti nel testo “Viaggiare fino a cento…. con il
trenino dei numeri”, ci ha permesso di lavorare non solo sul recupero di
alunni con questa difficoltà, ma, con opportuni accorgimenti, il
percorso è stato utilizzato anche a livello preventivo, tanto che i
bambini di prima elementare, entro dicembre, sapevano già numerare fino
a cento oralmente.
Anche i tre giochi di carte seguenti
hanno tutti un alunno ispiratore : Simone, Emanuele e Marianna, tre
bambini rom di prima elementare che, non avendo seguito il percorso di
pregrafismo della scuola dell’infanzia, non avevano ancora acquisito la
concettualizzazione del segno e del colore, né erano in grado di stare
seduti e rispettare le regole e comunicavano solo in romanés.
Per loro era quasi impossibile
iniziare con le esercitazioni sul quaderno, su un foglio o su una scheda
: qualsiasi proposta diventava incomprensibile, demotivante e fattore di
ansia che si tramutava in irrequietezza e disturbo per tutti.
In questo caso è stato necessario
organizzare la classe in piccoli gruppi che a rotazione giocavano e
lavoravano con le carte : si raggiungevano medesimo obiettivi, ma i
giochi erano più divertenti e favorivano la conoscenza reciproca.
Ognuno dei tre giochi, “SCOPA” “GIOCO
DEL CAMBIO” “CARTA HER”, richiede un mazzo di carte specifico e ognuno
persegue determinato obiettivi.
Il Primo gioco “ A SCOPA” costituisce
un iniziale approccio nel mondo dei segni, utilizza un semplice mazzo di
carte, il simbolo di maggioranza in cartoncino rosso maneggevole e una
tabella per la registrazione delle vincite.
- riconoscere ed associare segni numerici uguali
(discriminazione visiva)
- ricopiare e scrivere autonomamente i numeri da 0
a 9 (pregrafismo)
- contare : in italiano e in romanes ( acquisizione
lingua italiana e valorizzazione
lingua romanés)
- confrontare quantità secondo un rapporto di uno a
uno (equipotenza)
- conoscere ed utilizzare correttamente nel
contesto del gioco il segno di maggioranza, minoranza e uguaglianza
(simbologia)
Solo in un secondo momento e solo dopo
l’interiorizzazione dei concetti si procede con le esercitazioni scritte
e non viceversa.
Le esercitazioni riproposte
successivamente anche nella forma scritta con le relative schede,
riprendono gradualità e simbologia utilizzata nel gioco e quindi la
verifica finale accerta :
- Se l’alunno riconosce i segni numerici uguali
(non se li sa nominare, perché questa non é la finalità del
gioco)
- Se l’alunno segue correttamente il tracciato
- Se l’alunno ricopia autonomamente
- Se l’alunno sa contare correttamente in
italiano e in romanés
- Se l’alunno sa riconoscere la quantità ed
usare il segno di maggioranza/minoranza/uguaglianza
IL Secondo gioco “DEL CAMBIO” entra più nello specifico
nelle abilità numeriche sul piano linguistico e concettuale ed in
particolare sul valore posizionale delle cifre
Si richiede il seguente materiale
:
- Un altro mazzo di carte, diverso da quello del
gioco a scopa;
- un cassetto dei soldi in cartoncino per ogni
bambino (per depositare le vincite) suddiviso in tre settori, ognuno
contraddistinto da tre simboli diversi che rappresentano le unità,
le decine e le centinaia ;
- una scatola che rappresenta la banca, anch’essa
suddivisa in tre parti, contrassegnate dai medesimi simboli dei
settori del cassetto dei soldi contenente le banconote fotocopiate
(1/10/100 euro);
- una tabella per la registrazione delle partite e
l’immancabile segno di maggioranza in cartoncino rosso;
Gli obiettivi di questo secondo gioco
riguardano in modo specifico :
- Riconoscere e nominare i simboli numerici
- Numerare oralmente da 0 a 10
- Individuare le quantità espresse dal numero
- Apprendere ed usare la simbologia relativa a
unità, decine, centinaia
- Acquisisce il concetto di cambio e del valore
posizionale delle cifre
- Utlizzare le quantità secondo 2 criteri : es
6 = 1+1+1+1+1+1 oppure 6 = 5 +1 (primo approccio proprietà
associativa)
Infine il terzo gioco “CARTA HER”
(simile ad un gioco molto conosciuto nel Veneto) ha come obiettivi la
memorizzazione di coppie di numeri che compongono il 10 per acquisire
quell’automatismo di base indispensabile al calcolo veloce strutturato
E’ un gioco molto divertente ed
eccitante : questo terzo mazzo di carte con i simboli numerici varia
quantitativamente a seconda del numero dei partecipanti, tenendo
presente di non superare le 6/8 carte per bambino.
Su ogni carta sono rappresentati i
simboli numerici di una cifra, escludendo lo 0, più una carta chiamata
HER con l’immagine di un asino (her = asino in Romanes)
Il capogioco, dopo aver assegnato ai
giocatori tutte le carte del mazzo, almeno 6, stabilisce la rotazione;
ogni alunno con le carte ricevute, senza mostrarle ai compagni, deve
formare tutte le possibili coppie del 10 ed eliminarle ponendole al
centro del tavolo tenendo in mano le carte che non si possono
abbinare.
A questo punto pesca allora dal
compagno vicino una carta qualsiasi verificando se può formare una
coppia del 10 con una delle sue ; in caso positivo elimina la coppia del
10 appena formata; in caso contrario tiene in mano anche la carta
pescata.
Il suo compagno vicino ripeterà la
stessa operazione pescando da lui e così procedendo, vengono eliminate
tutte le coppie del 10.
I giocatori che via via rimangono
senza carte, avendo accoppiato ed eliminato le carte, sono salvi, mentre
un solo giocatore si troverà in mano la carta HER, che dovrà eseguire
una simpatica e spiritosa “penitenza” stabilita dai compagni vincitori.
|