Una trentina di ragazzi giocano a piedi nudi nel mezzo della strada. I vestiti sporchi non coprono i loro corpi magri. [...] Petra, una delle ragazze,
ha 14 anni, anche se il suo corpo snello e le braccia piccole le danno l'aspetto
di un'undicenne, è una ragazza savia e felice.
In una normale scuola secondaria in Romania, una ragazza della sua età
sarebbe all'ottavo grado, studiando lingue, fisica o geometria. Ma lei è solo al
sesto grado di una "Scuola Speciale" per ritardati mentali.
"Non imparavo abbastanza nella scuola normale" dice Petruta. Se le si chiede
cos'ha di speciale il suo nuovo posto di studio, risponde: "Beh, ci sono solo
Rom là, soltanto noi 'Zingari'!"
Petruta ha altri quattro fratelli e sorelle e i suoi genitori sono
disoccupati. La costruzione improvvisata che occupano ha quattro pareti
d'argilla ed un tetto di plastica. Il tempo è tempestoso e il vento fa saltare
il tetto, lasciando i cinque bambini in due piccoli letti svegli con il cielo
grigio sopra di loro.
La famiglia vive con i 30 €uro mensili dell'assegno di disoccupazione del
padre aggiunti a 7 €uro per ogni figlio. Come media, la famiglia vive con 2 €uro
al giorno.
Talvolta Petruta fa lavori di casa dai vicini. "Sono brava a pulire i tappeti
dei rumeni, " dice.
Chiedendole come va la sua scolarizzazione, Petruta ammette di non saper
ancora leggere o scrivere. Ma non è un'eccezione - ci sono migliaia di bambini
come lei in Romania. Questa giovane vive nella piccola città di Dumbraveni nella
regione di Sibiu, un povero distretto ostile ai Rom. Circa 150 bambini vivono lì
attorno. Oltre il 90% va alla Scuola Speciale - Centro per l'Insegnamento
Inclusivo, che il Ministero dell'Educazione ha costruito per i bambini ritardati
fisicamente o mentalmente. Attualmente, solo i bambini Rom ci vanno, anche se
nessuno di loro è disabile.
Superficialmente, questa situazione sembra soddisfare genitori, autorità
locali ed insegnati. I bambini che vanno in queste scuole hanno un certificato
che li dichiara handicappati. Questo permette di ottenere il doppio degli
assegni familiari - 14 €uro al mese. La maggior parte dei genitori non ha altre
fonti stabili di reddito.
I bambini stanno nella Scuola Speciale mattina e pomeriggio, dove
ricevono attente cure dagli insegnanti. Hanno anche pasti gratis ad ora di
pranzo. L'autorità locale è contenta, perché questo significa che i bambini Rom
"durante il giorno sono curati".
D'altra parte, i bambini non sviluppano nessuna abilità che li possa aiutare
ad ottenere una solida educazione. Alla fine della scuola, in pochi sanno
leggere o scrivere il rumeno.
La maggior parte di questi bambini sono forzati in questo sistema. A causa
del loro retroterra e vita a casa, se andassero in una scuola normale, avrebbero
scarse possibilità di eccellere. Inoltre, quando per due volte in fila non
passano l'anno sono espulsi, come qualsiasi bambino rumeno.
Metà della comunità di Dumbraveni non ha elettricità. I bambini non hanno un
posto dove fare i compiti. Molti di loro sono anche denutriti - specialmente se
non hanno accesso a pasti caldi. In pochi possono permettersi di comprare libri,
penne o quaderni.
Se espulsi da una scuola tipica, devono avere una seconda possibilità
attraverso il Centro per l'Insegnamento Inclusivo e le sue Scuole Speciali. Ma a
Dumbraveni, molti bambini Rom iniziano il loro primo grado all'età di 7/8 anni
direttamente nelle Scuole Speciali.
Autorità contente
Tutte le parti coinvolte dai capi scolastici al medico di famiglia
"consigliano" i genitori Rom a mandare i loro figli direttamente alla Scuola
Speciale. Sono valutati psicologicamente da una Commissione Distrettuale. Poi,
di solito, nove su dieci di questi bambini ricevono un certificato che li
dichiara handicappati, che permette loro di frequentare la Scuola Speciale.
Vasile Prodan, lo psicologo scolastico, discerne che i bambini Rom non sono
"equipaggiati mentalmente" come gli altri bambini. "Non vanno all'asilo
d'infanzia e non ricevano alcun tipo di educazione dai loro genitori," dice.
Anche le autorità dicono che la situazione discende dalla comunità Rom
stessa. "Questi bambini non vogliono andare alla scuola normale," dice Traian
Dur, sindaco di Dumbraveni. "E gli altri bambini li deridono perché sono
sporchi, e ciò li rende insicuri. Così vanno alla Scuola Speciale. Qui si
sentono bene perché ci sono solo Rom della stessa provenienza."
Nonostante la natura illegale della cosa, le autorità locali e centrale sono
d'accordo che, da una prospettiva sociale, è uno scenario realista.
"Non ci sono abusi commessi a Dumbraveni, ma questo non significa che stiamo
affrontando una situazione ideale che, infatti non credo sia unica," dice Diana
Trenchea, consigliera del Ministero dell'Educazione. "E' una convenienza per
tutti. E non è la prima volta che sentiamo di situazioni dove i genitori usano i
loro figli per migliorare la loro situazione finanziaria."
D'altra parte, quando i bambini cresceranno, [...] si ritroveranno a
ripercorrere le impronte dei genitori e vivere senza un tetto, elettricità e
lavoro - mandando i loro figli nello stesso tipo di istituzione.
Il Ministero infrange la sua stessa legge
Una delle OnG più attive specializzata sui problemi Rom, RomaniCRISS, ha
compilato una protesta al Consiglio Nazionale per Combattere la Discriminazione,
ammonendo che, nei casi come quello di Dumbraveni, esiste una forma di apartheid
educazionale.
"Segregazione è la separazione fisica dei bambini basata sul piano etnico e
non quello linguistico," dice Marian Mandache, capo del Dipartimento dei Diritti
Umani di RomaniCRISS. "Abbiamo esempi di segregazione in tutto il paese, nel
distretto di Dolj, a Cluj, Mures, Harghita, Neamt e Iasi. Ma nel caso Dumbraveni
c'è un chiaro segno di infrazione della legge, perché solo i bambini portatori
di handicap possono andare in una scuola per handicappati." Mandache dice che
spetta al Ministero dell'Educazione correggere la situazione.
Una soluzione sarebbe un compromesso educativo, una somma di denaro che lo
stato donerebbe alle famiglie come incentivo per mandare i loro figli nelle
scuole normali e per tenerli lì.
"Manca la volontà politica per risolvere i problemi Rom in questo paese,"
dice Mandache. "I politici hanno i soldi per costruire la Cattedrale della
Redenzione e possono far riparare le strade ogni anno. Ma non hanno soldi per
aiutare dei poveri bambini."
Ma per Gelu Duminica, direttore esecutivo dell'OnG Agentia Impreuna, non è
questione di razzismo. Dice che il Governo manca di volontà di cambiare lo stato
dei segmenti più poveri in generale, e non dei Rom in particolare.
"La gente povera è facile da prendere in giro" dice Duminica. "Se
l'autorità locale dona del cibo prima delle elezioni, avranno indietro i loro
voti."
Il Governo ha allocato due miliardi di €uro dai fondi europei per i prossimi
sette anni per risolvere il problema delle categorie svantaggiate come gli
handicappati, i Rom e le persone di oltre 45 anni.
Un altro problema è la trappola sociale che attanaglia alcune famiglie povere
- che danno figli alla luce soltanto per i 230 €uro mensili che lo stato
garantisce per i primi due anni di vita. Ma cosa succede quando tutti i figli
hanno più di due anni? Mircea, padre di 34 anni a Dumbraveni, ha cinque figli,
quattro dei quali maggiori di due anni. A malapena ma tutti mangiano.
"Lo stato ci ha chiesto di fare bambini quando la natalità andava sostenuta,"
dice "e se lo 'Zingaro' non ha un posto per lavorare, allora fa figli, così può
mangiare."
Traian Dur, sindaco di Dumbraveni, un politico locale rispettato dalla
comunità Rom, dice che i Rom hanno bisogno di maggiori opportunità di lavoro.
Questo risolverebbe il problema. Ma nella città non c'è lavoro per loro. "Il
giorno stesso che i Rom vengono pagati, spendono tutto al bar più vicino,"
aggiunge.
Occorre un moviemnto a tenaglia - educare nel contempo tanto i Rom che il
resto della società. Gelu Duminica ritiene che occorra focalizzarsi non sulla
scuola di per sé e sull'educazione statale, ma nell'educare i genitori Rom, gli
insegnanti e la maggioranza rumena nel cambiare le loro percezioni.
"Ci sono molti stereotipi, come nel fatto che tutti gli 'Zingari' siano
cattivi o rubino," dice Duminica. "La maggioranza dovrebbe imparare, meglio se
in corsi sponsorizzati dalle scuole pubbliche, a superare i propri pregiudizi e
comprendere che i Rom sono come tutti gli altri uomini o donne." Dall'altro
canto, i genitori Rom hanno bisogno di consulenza su come fare le migliori
scelte per i loro bambini e capire i benefici dell'educazione, mentre gli
insegnanti dovrebbero imparare come trattare i bambini che arrivano da famiglie
povere, o da una cultura o un'etnia differente.
La scuola dell'infanzia
I bambini Rom di solito non frequentano gli asili nido.
Questo significa che non hanno un'educazione formale prima dei sette anni -
quando per legge devono andare a scuola. Senza una scuola d'infanzia dietro di
loro, questi bambini non sono abituati, ad esempio, a rimanere seduti per 50' o
come usare una penna. La maggior parte del tempo, si trovano in una situazione
scomoda. Dopo poche settimane, rifiutano di andare a scuola. Alcuni studi
sociologici hanno mostrato che i bambini Rom sono abituati a ricevere molto
affetto dalle loro famiglie, specialmente dalle madri. Nel primo grado
dell'istruzione trasferiscono questo affetto verso gli insegnanti. I maestri
devono conoscere queste informazioni, così che possano capire il retroterra dei
loro alunni.
Se niente cambia, le situazioni come quelle di Dumbraveni continueranno.
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