Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La prima risposta (molto italiana) è:
- non può fregarmene di meno ...ma
parlare di Beppe fa salire il numero dei lettori, quindi:
Altra risposta all'italiana:
Il mio umilissimo parere l'avevo già dato
un anno e mezzo fa, e non si parlava di Beppe, bensì di un piccolo fatto
di cronaca nera in Emilia. Sapendo quanto sono pigri i miei lettori, riassumo il
concetto chiave: UN BUON 80% DI CHI SI PROFESSA RAZZISTA LO FA PER
CONFORMISMO, IN REALTA' VUOLE CHE RAZZISTI LO DIVENTINO GLI ALTRI.
Sì, anche Beppe... mi ricorda tanto certi personaggi da commedia
all'italiana, come Borghezio, o Sgarbi o Sallusti, per andare su altri temi. Non
sono così, lo fanno per esigenze di scena e non sarebbero neanche obbligati a
recitare quel copione. Ma vivono il terrore che i riflettori si dimentichino di
loro, e allora devono ricorrere alla battuta, meglio se fuori contesto e che
non porti a nulla. Un po' come sparare una puzza in un convegno elegante,
magari qualcuno si volta a vedere chi è stato.
Ma il Beppe è un caso a parte, lo ammetto.
Perché da un lato vuole accarezzare la pancia popolana di un'Italia
immiserita (nel portafoglio e nel cervello), dall'altra vorrebbe diventare un
maitre-a-penser (scusate ma ho un problema con gli accenti) del XXI
secolo. Non essendo mai stato né popolano né intellettuale, si è dovuto
inventare un movimento, e ora corre davvero il rischio che il movimento si mangi
il suo fondatore.
Perché, e qua torno al RAZZISMO DA BAR SPORT di Beppe, nel movimento c'è
finito di tutto. Anche nel suo famoso blog (lo leggo dagli inizi, peccato che
col tempo sia diventato illeggibile, sia come grafica che come contenuti): ha
iniziato con
padre Zanotelli per finire ai sacri confini invasi da negri e rumeni. In
mezzo c'è stato di tutto e il suo contrario. Con una chiusa desolante, degna più
di Casaleggio che del Beppe: NON E' NEI 10 PUNTI.
Ora... ... ... ... ... se 300 persone affogano alle porte di Lampedusa, se i
superstiti vengono denunciati come "clandestini" ... ... ... (tento di
mantenermi calmo, ma il VAFFANCULO GRILLO lo trattengo a stento), vorrei dagli
eletti un briciolo di MORALITA', quella parola che ho sentito tante volte
abbinata ai casi più improbabili. Non solo:
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d'una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
e allora, viva quei pescatori che sfidano la Guardia Costiera per salvare i
naufraghi, viva quel poliziotto che non arresterà un clandestino, viva
quell'eletto che sfiderà il suo partito e abolirà la Bossi-Fini (alla
faccia di Beppe, i VAFFANCULO arrivano anche così).
Cosa cambia, abolendo il reato di clandestinità? Forse non lo sanno neanche
quei M5S e SEL che l'hanno proposto, ma hanno fatto quello che loro competeva.
Rimane un quadro europeo che è tutto da dipanare, ma mi permetto di azzardare
che, se deve sempre esserci un'altra urgenza,, i 10 PUNTI
valgono (e servono) quanto i 10 PIANI DI MORBIDEZZA.
Con questo, spero di aver accontentato i lettori più pigri. Per i
solutori più che abili, ho ancora qualcosa:
Vi ricordate Maroni (sì, credo sia ancora vivo) quando a inizio anno diceva "Sul razzismo ci abbiamo marciato"? La Lega non nacque in
un'Italia dalla coscienza limpida e pulita, ci mise ovviamente del proprio, ma i
razzisti esistevano già. E iniziò prendendosela con gli immigrati, aggiungendo
la categoria dei ladri (grandi e piccoli) come contorno; facendosi passare come
anti-sistema, come movimento più che partito, come un gruppo di persone
antipatiche, ma serie e oneste. Poi, abbiamo visto com'è finita.
In realtà, una fine non c'è. La Lega oggi è abbastanza sputtanata di suo, e
PD e PDL ne hanno approfittato per sposarsi, un po' come quelle coppie che
litigano ogni giorno, ma stanno insieme un po' per interesse, un po' perché c'è
la famiglia da salvare, un po' perché forse si amano davvero ma non
vogliono ammetterlo.
Ma la Lega puzza di cadavere, e forse non basteranno gli imbalsamatori
Salvini o Tosi a profumarla. Che fine faranno quanti votavano Lega perché
speravano in un partito serio ed onesto (turandosi il naso già 20 anni fa)? Che
poi magari erano democristi o ciocialisti in crisi di coscienza?
Quanti saranno? Beppe come un avvoltoio è da tempo che se lo chiede; la Kasta,
i ladri, gli immigrati... hanno sostituito la
Biowash. Alla vecchia Italia codina propone il 2.0, visto che questo paese
Internet non l'ha mai capito.
Chiusura:
Siamo nell'ennesima storia italiana: che Beppe e Napo Orso Capo
non si sopportino, l'hanno capito tutti. Sulla PELLE dei "clandestini", che
rimangono una pietra dello scandalo, assisteremo al passaggio di consegne tra la
Turco-Napolitano e la Grillo-Casaleggio (con Bossi e Fini come testimoni di
staffetta). A furia di insulti, ma nel segno PRATICO di un'italica continuità.
Un Minuto Con: Kelemen, violinista ungherese - orgoglioso delle sue
radici rom - By Michael Roddy (Editing by Pravin Char) Copyright Thomson Reuters,
2013.
LONDRA (Reuters) - Il violinista ungherese Barnabas Kelemen che studiò col
virtuoso Isaac Stern e ha ottenuto il premio della rivista Gramophone per il
miglior Cd del 2013 di musica da camera, ciò che lo rende orgoglioso è la sua
origine rom.
Kelemen, che era a Londra per ritirare il prestigioso premio Gramophone per
il suo disco sulle suonate per violino di Bartok ed esibirsi domenica con sua
moglie Katalin Kokas nel Kelemen Quartet alla Wigmore Hall, riconosce suo nonno
violinista come la figura ispiratrice della sua vita.
"Posso suonare lo stile gypsy e lo adoro," dice Kelemen, 35 anni, in
un'intervista alla Reuters.
"E' molto importante artisticamente," dice, notando che a causa della
discriminazione contro la comunità rom in Ungheria e altrove nell'Europa
centrale, "ci sono molti esempi di genitori che non parlano della loro
provenienza."
Kelemen, d'altra parte, è orgoglioso che suo nonno Pali Pertis potrebbe
essere stato il modello del compositore francese Maurice Ravel, quando scrisse
il famoso "Tzigane" ispirato ai Rom, se non direttamente attinto dai Rom. Fu
commissionato dalla violinista ungherese Jelly d'Aranyi e da lei eseguita la
prima volta nel 1924.
"Mio nonno nacque nel 1903 e fu un vero bambino prodigio, da giovane viaggiò
in Europa e non è improbabile che Ravel stesso abbia ascoltato mio nonno a
Parigi.
Kokas, seduto al tavolo durante l'intervista, interviene suggerendo che sia
andata così, ma Kelemen, pur non in disaccordo, dice "Non è provato".
Ecco cos'altro ha avuto da dire sul perché musica dei principali compositori
ungheresi come Bartok e Kodaly si suoni meglio che mai, sul perché gli Ungheresi
possano avere un vantaggio ma non siano gli unici a poterla eseguire, e sul
futuro della sua carriera.
Le sonate per violino per cui tu e il pianista Zoltan Kocsis avete vinto
il premio Gramophone per la musica da camera, non sono delle novità su disco,
infatti il vostro mentore Isaac Stern registrò la prima sonata già nel 1951.
Cosa rende speciale la vostra versione?
Devo dirti che la generazione di musicisti ungheresi che ora opera e ha
studiato negli ultimi 10-20 anni, ha appreso da maestri fantastici che a loro
volta furono educati dalla generazione dei Bartok e ne bevvero come il latte
materno. Ciò che per loro era nuovo, per noi è naturale, ma ancora molto fresco.
Parliamo un linguaggio che è unico e io stesso sto insegnando a nuove
generazioni di studenti. Quindi, siamo in un momento molto fortunato riguardo lo
stile di Bartok e Kodaly.
Si dice spesso che i migliori interpreti della musica russa sono i Russi,
della musica ungherese gli Ungheresi, ma è così nel vostro caso?
Non sono tra quanti dicono che Bartok può essere suonato soltanto da
Ungheresi, ma è molto importante per gli Ungheresi... e devi capire che parte
della nostra musica data da tempi antichi, alcune melodie popolari hanno
relazioni con la musica cinese e asiatica, e quindi è realmente unica...
Il premio Gramophone, il recital alla Wigmore Hall e l'apparizione a
novembre come solista nell'estremamente impegnativo concerto per violino di
Penderecki assieme alla London Philarmonic Orchestra, questo sembra essere il
tuo anno, giusto?
Non sta a me dirlo, ma faccio il mio lavoro e cerco di suonare il meglio
possibile, godendo delle cose belle che stanno arrivando. Sono sempre stato una
persona e un musicista che si è divertito nello sviluppare passo dopo passo la
sua carriera concertistica. Non mi sono mai spinto, e nessuno mi ha mai fatto
pressioni eccessive.
Di Fabrizio (del 09/10/2013 @ 09:06:33, in scuola, visitato 1901 volte)
Le sottoscritte insegnanti del plesso di scuola primaria di Via Russo 27
chiedono l'attivazione del trasporto per gli alunni rom che frequentano la scuola.
Non abbiamo saputo nulla a riguardo dalle istituzioni e questo silenzio pesa, e
sulle famiglie e sugli operatori che da anni cercano di mettere in pratica ciò che
dice la nostra Costituzione (art. 2, 3 e 34).
Quest'anno inoltre nella scuola verrà attivato il "Progetto nazionale per
l'inclusione e l'integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti"; la
condizione
di base per lo sua attuazione è la presenza, a scuola dei bambini del campo di
Via
Idro.
Il governo italiano ho assunto in sede nazionale, europea e internazionale
l'impegno di promuovere lo parità di trattamento e l'inclusione economica e
sociale delle comunità RSC nello società, assicurare un miglioramento duraturo e
sostenibile delle loro condizioni di vita per renderne effettiva e permanente la
responsabilizzazione, la partecipazione al proprio sviluppo sociale, l'esercizio
e il pieno godimento dei propri diritti. Il progetto di cui sopra rientra in
questo
impegno e dovrebbe essere una delle azioni messe in atto per favorire processi
d'inclusione dei bambini e adolescenti rom.
Ora ci chiediamo coma sarà possibile attuare il progetto con la mancanza di
materia prima (alunni) e perché ogni anno dobbiamo rivolgerci a voi e agli
organi
di stampa per cercare di ottenere qualcosa che è la conditio sine qua non.
A coloro che potrebbero obiettare che I'anno scorso lo presenza o scuola degli
alunni è stata scarsa nonostante il pullman rispendiamo che le condizioni di
degrado e pericolo verificatesi al campo non ne hanno sicuramente facilitato la
presenza.
Avviare le persone (di qualunque etnia, religione, sesso...) all'autonomia e
alla responsabilizzazione presuppone un percorso di socializzazione, istruzione e
condivisione.
Tutto ciò è quello che gli insegnanti cernono di praticare do almeno 20 anni.
E le istituzioni?
Inoltre, nonostante l'assicurazione da parte della Dott.ssa Villella,
nell'incontro tenutosi a scuola il 16 settembre con la presenza del Dirigente
Scolastico Uboldi e le insegnanti interessate e coinvolte nel progetto, che íl
contratto con le mediatrici culturali (facilitatrici?) sarebbe stato rinnovato,
od ora 24 settembre non c'è nessuna conferma.
Rinnovando la nostro fiducia nell'amministrazione comunale chiediamo che al
più presto le istanze di cui sopra vengano defínitivamente accolte.
Gli insegnanti dello scuola di Via Russo, 27 e il personale ATA.
(seguono firme)
Alla cortese attenzione
del Sindaco, GIULIANO PISAPIA,
dell'assessore, MARCO GRANELLI
dell'assessore, PIERFRANCESCO MAJORINO
dell'assessore, FRANCESCO CAPPELLI
dell'assessore PIERFRANCESCO MARAN
del Presidente del Consiglío dí Zona 2, MARIO VILLA
del presidente dello Commissione scuola, ALBERTO CIULLINI
del presidente della Commissione Consiliare ""Educazione - Istruzione",
ELISABETTA
STRADA
del presidente della Commissione Consiliare ""Mobilità e Ambiente", MARCO
CORMIO
del presidente dello Commissione Coesione Sociale, Inclusione e Sicurezza,
STEFANO
COSTA
Buon giorno a tutti. Siamo gli insegnanti e il personale
ATA della scuola primaria di Via Russo che hanno sottoscritto la lettera a voi
inviata il 25 settembre 2013. Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta alla
nostra richiesta ma la cortesia istituzionale avrebbe richiesto almeno un vostro
cenno, anche per farci pervenire la sensazione che le istituzioni cui ci
rivolgiamo non siano totalmente sorde ai bisogni dei bambini. Il vostro silenzio
dunque ci costringe a non fermarci qui; chiederemo a gran voce una risposta,
anche se ciò significherà dover contattare e diffondere le nostre istanze
tramite gli organi di stampa (cosa che faremo nei prossimi giorni).
Distinti saluti.
Gli insegnanti della scuola primaria di Via Russo ULTIM'ORA:
Gentilissime
sono consapevole delle attuali difficoltà che l'assenza del trasporto scolastico
sta provocando alla frequenza scolastica dei bambini del campo di Via Idro.
Difficoltà che ovviamente si ripercuotono sull'organizzazione scolastica e
sull'organizzazione familiare.
Come immagino sapete le attuali difficoltà di bilancio dell'Amministrazione
comunale hanno reso necessario anche un intervento di razionalizzazione del
servizio di trasporto scolastico che, fatto salvo quello relativo agli alunni
con disabilità, ha interessato tutte le altre tipologie di trasporto scolastico.
In particolare per il trasporto dei bambini residenti nei cosiddetti "Campi
Nomadi" sto verificando, insieme agli uffici competenti e ad ATM la
disponibilità economica residua con l'obiettivo, entro la fine di questo mese di
poter riattivare il servizio o offrire possibili alternative.
Vi chiedo quindi di pazientare ancora un poco sapendo che considero
l'inserimento scolastico di tutti i bambini, indipendentemente da condizioni
sociali, etniche o religiose, e la loro frequenza un obiettivo prioritario
dell'Amministrazione comunale e mio personale
Francesco Cappelli
Segreteria Assessore
Educazione e Istruzione
Via Porpora, 10
20131 MILANO
0288448160-48162-48161
Di Fabrizio (del 08/10/2013 @ 09:06:24, in Italia, visitato 1321 volte)
ASSOCIAZIONE OPERA NOMADI
MILANO
COMUNICATO STAMPA
Siamo ormai prossimi al raggiungimento di metà mandato Amministrativo della
Giunta milanese e un bilancio seppur provvisorio su come sia stata affrontata e
gestita dai due Assessorati competenti (Politiche Sociali e Sicurezza
Volontariato) la "questione Rom" è doveroso farlo. Diciamolo subito con
chiarezza, il nostro è un giudizio sostanzialmente negativo per l'inerzia con
cui si affrontano i problemi quotidiani, quelli che nascono all'interno delle
Comunità Romanì e non trovano nessun interlocutore esterno con cui confrontarsi
e quelli dei cittadini che subiscono l'assenza di un soggetto pubblico e
istituzionale a cui chiedere risposte concrete e non solo intenzioni. Due anni
fa invocammo una valutazione generale della situazione, per capire come e in
quanto tempo il corso delle nuove azioni avrebbero dovuto produrre dei
risultati. D'altra parte non si fa un po' questo quando di apre un nuovo
"cantiere"? Si spiegano i motivi dell'opera e il progetto, i tempi di
realizzazione con i conseguenti disagi, il costo, la fine dei lavori. Non
ricevemmo alcuna risposta e i risultati ad oggi sembrano indicarne il motivo:
non fornire dei dati oggettivi e qualitativi di partenza per la conoscenza di un
fenomeno che si è chiamati a gestire consente di non comprendere chiaramente
cosa verrà fatto nel tempo, come e con quali esiti. Il "Progetto" approvato dal
Comune circa un anno fa non solo disattende i problemi nella loro sostanza, ma
si è rivelato pure uno "schiaffo" per tutte quelle Associazioni chiamate ad
esprimere il proprio parere ma poi nei fatti estromesse nella realizzazione
della strategia. Altro che partecipazione!
Ma già, quale strategia?
Un conto sono le parole, un conto i fatti.
Ci si nasconde dietro le restrizioni economiche ma, in verità, grazie ai fondi
statali del precedente Piano Maroni così tanti soldi non sono mai stati posti a
"bilancio", sia pure per mezzo di una Convenzione stipulata con la Prefettura,
per la realizzazione di azioni di inclusione rivolte alle comunità romanì
milanesi. Quello che manca sono però proprio le azioni, cioè continua a
prevalere l'assenza o l'abbandono degli interventi sociali intesi in senso lato
a partire proprio dai campi comunali. Non c'è stata nessuna rivisitazione
rispetto ai criteri di gestione di, poche e sempre meno... azioni affidate in
molti casi a Enti che pure hanno sostanzialmente fallito o esaurito i loro
compiti di "mediazione sociale", abbandonando al contempo quelle buone pratiche
che nel passato avevano pur tra mille difficoltà garantito un dialogo più
costruttivo con le comunità romanì. Ogni giorno riceviamo segnalazioni da parte
di cittadini che ci chiedono perché mai non ci sia un interlocutore in grado di
metterli a confronto e lavorare insieme alle comunità zigane, almeno quelle
stanziate stabilmente da anni nei quartieri. Non dovrebbero essere questi i
"patti" di convivenza? Non avrebbero forse un interesse generale? Eppure non
sono cittadini prevenuti e ostili in molti casi, ma persone che vivono sulla
propria pelle un disagio crescente e la frustrazione di non sapere a chi
rivolgersi. E questa frustrazione, che provoca rabbia, delusione e reazioni
sconsiderate è la stessa che ritroviamo nelle Comunità Zigane lasciate allo
sbando. Dobbiamo forse concludere che alla retorica bellicosa in stile De Corato
si sia solo avvicendato un linguaggio meno esasperato ma con un orizzonte
culturale che resta simile: l'esclusione di rom e sinti dalle politiche
pubbliche e la loro inevitabile "assimilazione"?
Milano, 7 Ottobre 2013-10-07
Di Fabrizio (del 07/10/2013 @ 09:00:56, in scuola, visitato 1489 volte)
I sacchetti - Monday, September 30, 2013
BALKAN CREW
Mirela abita al ponte Gazela. Nella casetta n. 67, fatta di cartone, lamiera e
compensato. Questo è il suo indirizzo. Ha due sorelle ed un fratello. Frequenta
la sesta classe. Un giorno, a scuola hanno parlato sul tema "Piccole cose che
per noi significano molto" Alcuni bambini hanno raccontato del telefonino
cellulare, alcuni di collezioni di bigiotterie, altri di cartoline arrivate da
ogni parte del mondo oppure di libri, album di figurine e così via. Mirela ha
deciso senza un attimo di esitazione: le borse di plastica. I normalissimi
sacchetti per la spesa. Per lei sono piccolezze ordinarie ma anche cose
importanti nella sua vita e in quella dei suoi fratellini. I bambini l'ascoltano
con interesse.
Alle prime non la capiscono ma sono certi che sia un'alunna in grado di fornire
sempre risposte esatte e attinenti. E' un'ottima alunna.
- Quali sacchetti? Di caramelle? Di regali?- chiedono alternandosi i bambini,
impedendole di finire il suo racconto.
- I sacchetti, i sacchetti qualunque - ripete semplicemente Mirela. - Io conservo
sempre i sacchetti perché so che mi aiuteranno. Se cade la pioggia, la nostra
casetta ha un sacco di buchi nel tetto, che il papà ripara sempre. Ma non serve
a niente. Quando piove fuori, piove anche dentro la nostra piccola abitazione.
Io allora salvo quello che è più importante, i libri ed i quaderni di scuola e
li metto nelle borse di plastica che mi ha dato la commessa del negozio al
blocco 28 *.
Così sono un po' tranquilla perché so che le mie cose non si bagneranno, so che
resteranno belle asciutte.
Le borse per me sono importanti anche quando vado a scuola.
La mamma, a me e ai miei fratelli, infila in ogni piede un sacchetto, che lega
intorno al ginocchio. Solo così possiamo passare attraverso il Gazela e il fango
del villaggio. Una volta raggiunto l'asfalto io levo i sacchetti e resto con le
scarpe da ginnastica pulite. Questo è l'unico modo per venire a scuola e non
essere rimandata indietro. Sì, perché le addette delle pulizie non vogliono che
sporchi e dicono che siccome vivo nel fango non c'è altro modo per liberarmene.
Io custodisco ogni sacchetto che mi capita e, prima o poi lo uso-.
- A volte, quando vedo che qualcuno sta per buttarne via uno ancora pulito, non
mi vergogno di chiederglielo per piacere. Le borse di plastica mi serviranno
anche alla fine della scuola di base*. Anche alle mie sorelle e a mio fratello.
So che le persone nella vita di tutti i giorni non le notano considerandole
insignificanti e spesso le gettano quando arrivano a casa, dopo averle svuotate
di tutte le cose costose che ci sono dentro-.
Gli alunni se ne stanno in silenzio. L'insegnante dice che Mirela ha dato il
migliore esempio di quanto le cose 'banali' di tutti i giorni, possano essere
importanti nella nostra vita. Mirela ottiene un ottimo voto e l'indomani...
l'indomani, l'insegnante e i bambini della sua classe le comprano un'infinità di
borse che le potranno servire fino al termine della scuola.
Ed anche durante le vacanze, quando la scuola è chiusa. Mirela ama la pioggia,
le piace pestare coi piedi nudi nelle pozzanghere e fare torte con il fango
insieme agli altri bambini del villaggio.
Solo allora i suoi sacchetti si riposano ed aspettano in buon ordine di
ritornare a scuola con la piccola Rom.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello
Vedi anche:
Gazela
Di Fabrizio (del 05/10/2013 @ 09:07:13, in Italia, visitato 1268 volte)
Stefano Cavalli è di Piacenza, ha una bella cravatta verde, è anche commissario per la Lega Nord di Reggio
Emilia. In regione è vicepresidente della Commissione II (Politiche economiche)
e componente della commissione V (Turismo, cultura, scuola, formazione, lavoro,
sport).
Ignoro quali siano le sue competenze sulle tematiche rom e sinte, ma
evidentemente l'essere di Piacenza è una molla più forte della competenza.
Leggo sulle cronache locali (ilPiacenza
e
PiacenzaSera), che in una serie di dichiarazioni il nostro:
- si lamenta di ben 63 case assegnate ai nomadi di Piacenza
(non si specifica se siano Rom o Sinti, se siano siano
stranieri, italiani oppure piacentini);
- contemporaneamente si aspetta "la chiusura totale dei campi
nomadi in tutta l'Emilia Romagna";
- e ovviamente, chiude i suoi ragionamenti con "la diffusa e
manifesta indisponibilità ad integrarsi delle comunità di
nomadi": "per definizione, in transito e poco inclini
all'integrazione"
Dall'alto della mia ignoranza, non capisco cosa voglia questo Cavalli, come
intenda affrontare la situazione, con quali mezzi, soldi e tempi (e logica)
Di Fabrizio (del 04/10/2013 @ 09:07:48, in Italia, visitato 1217 volte)
Lunedì, 23 Settembre 2013 16:56 Dopo anni di "nomadismo" una casa stabile per
l'associazione.
Napoli città sociale
All'associazione Chi Rom e Chi no... da anni protagonista di interventi per la
scolarizzazione, il sostegno e la lotta alla discriminazione nei confronti delle
popolazioni Rom di Napoli il comune di Napoli riconosce una sede negli spazi
dell'Auditorium di Scampia.
"Un luogo combattuto e conquistato con grande fatica alla fine di un percorso
accidentato, difficile, ma costruito con fiducia e intesa con il comune di
Napoli, che ha riconosciuto nella nostra storia e nei tanti progetti in cantiere
un'occasione di sviluppo per il quartiere e per la nostra città", scrivono i
membri dell'associazione, " In questo spazio, Chi rom e...chi no potrà
continuare il lavoro di ricerca-azione sui temi dell'educazione, dell'housing,
della pedagogia attiva, quello politico sullo spazio pubblico, sulla
partecipazione attiva e consapevole dei cittadini rom, italiani e stranieri".
L'associazione che tra i tanti laboratori attivati vanta l'acclamata esperienza
teatrale di Arrevuoto che ha coinvolto ragazzi Rom e italiani e che di recente
ha dato vita a La Kumpania l' impresa sociale (che lavora attraverso la
gastronomia rom e italiana combattendo le discriminazioni etniche, sociali, di
genere, creando forme di economia comunitaria) avrà ora una casa con una grande
e sana cucina.
Di Fabrizio (del 03/10/2013 @ 09:05:05, in Regole, visitato 1923 volte)
Osservatorio Balcani e Caucaso - Bozhidar Stanishic' 23 settembre 2013
Berlino, il Muro (Foto Context Travel, Flickr)
Il recente voto del Parlamento Europeo sulla possibile reintroduzione
dei visti rappresenta un'ulteriore minaccia alla libertà di movimento in Europa
e la violazione di una promessa. Il commento
Il 12 settembre il Parlamento Europeo ha votato un dispositivo di legge che
rende possibile il ritorno dei visti per i cittadini dei Balcani occidentali.
I paesi più minacciati dalla possibilità di reintroduzione della misura sono la
Bosnia Erzegovina, la Serbia e la Macedonia, paesi che fanno parte della
cosiddetta "lista bianca" di Schengen e da poco beneficiano di un sistema
agevolato di visti.
I 631 parlamentari presenti al voto hanno votato a maggioranza, 328, a favore
dell'introduzione del meccanismo che permette il ritorno temporaneo del regime
dei visti in situazioni d'emergenza e in casi di abuso del sistema.
Anche se questo "meccanismo di sicurezza" adottato dal Parlamento europeo non è
una misura, ma solo una possibilità, esso potrà scattare su richiesta di uno o
più paesi membri dell'Unione se qualcuno di loro avrà notato un aumento
considerevole (superiore al 50%) delle richieste dei cosiddetti falsi
richiedenti asilo.
In tale caso, il meccanismo sarà applicato per un periodo di sei mesi, con una
possibile proroga per altri nove mesi. In breve: basta una lettera di uno degli
stati dell'Unione poi si radunano gli esperti (che a Bruxelles non mancano mai )
e si va al voto. Il gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE), come sempre, sarà
compatto.
Tanja Fajon, eurodeputata slovena, attenta alle problematiche di quella parte
del vecchio continente, oltre alla critica del meccanismo di una votazione
seguita ad un dibattito burrascoso (secondo lei il voto era illegale per la
limitazione dei diritti del Parlamento e avrebbe dovuto essere fatta in un altro
momento), è stata chiara: "Il Partito popolare europeo, insieme alle forze
populiste e conservative del Parlamento europeo, ha mostrato per l’ennesima
volta di non avere alcun riguardo per la sicurezza dei cittadini europei e per
la libertà di movimento, che sono uno dei diritti umani fondamentali."
Jelko Kacin, consigliere del Parlamento europeo per i Balcani, da buon impiegato
dice che non bisogna esserne preoccupati. Il meccanismo, sostiene, potrà essere
applicato solo fino al 2016.
La vergogna delle file di fronte ai consolati
Subito dopo aver letto la notizia della possibile reintroduzione dei visti, nel
primo pomeriggio del 12 settembre, ho incontrato a Udine un mio compaesano,
originario della Bosnia occidentale. Anche lui aveva sentito la stessa notizia.
"Grazie a Dio, noi siamo a posto. Tutti in famiglia ora abbiamo la cittadinanza
italiana."
Cosa potevo dire a quel mio amico, un ex impiegato che in Friuli si è
trasformato in piastrellista? Citargli il profeta Geremia, la sua riflessione su
Gerusalemme: "Se io ti dimentico, o Gerusalemme, dimentichi la mia mano destra
ogni abilità"?
Un'ora più tardi mi ha chiamato un altro amico dalla Bosnia: "Che cosa vogliono
da noi?" Stranamente contento perché il mio coetaneo non ha detto "che cosa
volete", cercavo di consolarlo: "Tieni presente che non si tratta di una misura
che è stata adottata, ma di una possibilità..." Mi ha interrotto: "Ma chi sono
queste persone che, fra tutti i problemi in cui l'Europa è immersa, hanno tempo
per discutere di un pugno di furbi, emarginati e qualche disperato che
approfitta del regime dei visti per fare domanda di asilo?" Che cosa potevo o
dovevo rispondergli?
Ho un'esperienza in materia. All'inizio del 1997, su proposta della sede
italiana di un'organizzazione internazionale, sono stato al Consiglio d'Europa,
a Strasburgo, per dare uno sguardo personale alla problematica del difficile
ritorno dei profughi bosniaci al paese d'origine dopo la guerra. Sono tornato a
casa con un'impressione più che amara: insieme agli altri relatori, compaesani
esuli in diversi paesi europei, ho constatato l'ignoranza della materia da parte
della stragrande maggioranza dei membri della commissione davanti a cui avevamo
esposto le nostre osservazioni. Ricordo che un rappresentante romeno ha
incominciato il suo commento con queste parole: "Nel mio paese c'è un proverbio:
Chi ha visto un cavallo verde e un serbo onesto?"
Il mio amico ha proseguito, come se avesse intuito la mia risposta: "Quindi, i
rappresentanti parlamentari di 28 paesi membri dell'Unione si sono pronunciati a
favore di una misura del tutto fuori dallo spirito europeo?" Che potevo
rispondergli: "Mica tutti hanno letto le opere di Massimo Cacciari o di Edgar
Morin, o riescono a comprendere che l'Europa è un arcipelago, le cui isole sono
pure i paesi dei Balcani occidentali..."
Lui, come se volesse dar sfogo a quella ribellione che di solito finisce fra le
quattro pareti domestiche, mi ha chiesto: "Di nuovo, quindi, chi vuole viaggiare
dovrà mettersi in fila davanti alle porte dei consolati? Le file, le file di
nuovo! Che vergogna! In 328 hanno votato sì, 48 astenuti! Va bene, il mio
rispetto a quei 238 con le palle umane!" Aggiungendo che non pensava più a sé,
ma ai giovani, ha detto che secondo lui c'era qualcosa sotto, non soltanto la
questione dei visti.
"Forse è l'annuncio che noi, secondo quei signori seduti sulle poltrone d'Europa
che hanno alzato la mano del loro 'sì', non siamo benvenuti, né come viaggiatori
né come Stati?"
Un lontano ricordo: la caduta del Muro
Tutti noi che ricordiamo la caduta del Muro, ricordiamo pure non solo i fuochi
d'artificio e lo sventolare delle bandiere, ma pure le parole pronunciate, piene
di promesse per un futuro migliore per tutti gli europei. Certo, promettere fa
parte del mestiere del politico, perciò ricordo più volentieri la critica di
Günter Grass sull'ipocrisia dell'accoglienza dei rifugiati nel periodo del dopo
Muro. Secondo Grass, finita l'emergenza, finiti i nomi eccellenti dei personaggi
in fuga dall'altra parte del Muro, si sono spenti i riflettori dei media, si è
asciugato l'inchiostro nelle penne dei giornalisti.
Tradotto in parole povere, oggi, niente più Sacharov, né scrittori e
intellettuali polacchi, ungheresi, romeni ed altri dell'ex blocco sovietico, ma
persone, numeri, profughi delle guerre umanitarie, disperati senza nome.
Credo che il 12 settembre 2013 debba essere considerata una giornata vergognosa,
e non solo per il Parlamento europeo. La vergogna è ancora superiore per coloro
che rappresentano i partiti di destra (non dimentico i cittadini che li hanno
votati) nei paesi dell'ex Est Europa. Mi pare che la memoria, là, sia diventata
un lusso, forse una pillola proibita. Mi chiedo quanti a Riga, Praga, Varsavia,
Budapest e altre città simbolo dell'oppressione dei regimi comunisti si
ricordano della Cortina di Ferro, dell'impossibilità di viaggiare, di visitare
le città occidentali. Quando i loro rappresentanti politici nell'Unione hanno
alzato la mano per un "si" che minaccia milioni di cittadini dei paesi dei
Balcani occidentali, da tempo paria di questa Europa promessa, si ricordavano
quella marea di promesse del novembre 1989?
Di Fabrizio (del 02/10/2013 @ 09:03:51, in casa, visitato 1273 volte)
Donne rom scioperano: By:
Joe
Fiorito Columnist, Published on Wed Sep 18 2013
Un gruppo di inquiline rom, inaspettatamente schiette, sono scese in
sciopero dell'affitto per protestare contro le condizioni dei loro appartamenti.
Le romnià sono in sciopero dell'affitto, non tutte ma solo alcune, e non
avevo mai sentito di una cosa simile. Ma ne hanno abbastanza.
Vivono con le loro famiglie in una serie di appartamenti popolari in Lake Shore Blvd.
W. Ero lì l'altro giorno. Ma prima avevamo parlato sullo sciopero dell'affitto,
qui nella vostra Toronto:
Nel parcheggio dietro gli appartamenti, una macchina abbandonata, portiere
ammaccate, finestrini rotti, i bambini ci sono appoggiati come ad
un'attrezzatura da parco giochi; nessuno sa di chi sia quella macchina.
In lontananza si possono vedere gli alberi spinosi e le bianche vele delle
imbarcazioni ormeggiate nella marina sulle sponde del lago.
Quando arrivai, c'erano una mezza dozzina di donne che aspettavano nel
parcheggio. Tutte volevano parlare, tutte assieme. Avevo l'aiuto di un
traduttore ungherese, grazie al servizio legale della Parkdale Community.
Ho iniziato chiedendo dove fossero gli uomini. "Hoo, ha!" mi hanno risposto
in segno di affettuosa derisione.
OK, perché uno sciopero dell'affitto?
Dicono di aver avuto molte difficoltà ad ottenere le riparazioni, e quando il
lavoro è stato fatto,hanno dovuto pagarle di tasca propria e il costo non è
stato detratto dal canone d'affitto.
Sono andate ingruppo, un paio di volte, nell'ufficio del padrone di casa, che
è un avvocato. Gli incontri non sono andati bene.
Il fatto ha dello straordinario, perché la maggior parte dei Rom a Toronto
evita di fare qualsiasi cosa che possa risvegliare attenzione nei loro
confronti.
Il servizio legale della Parkdale Community ha scritto una lettera di
lamentela al proprietario. Che a sua volta, ha risposto al servizio legale a
stretto giro di posta, suggerendo di rivolgere le lamentele all'amministratore
dell'immobile. "Comprendo che il responsabile della proprietà ha già avuto a che
fare con qualcuno di voi", è nella sua risposta. Aggiungendo che gli inquilini
che danneggiano la proprietà potrebbero essere sfrattati.
Secondo il legale di Parkdale, due famiglie hanno pagato l'affitto dopo le
riparazioni. Ma diciotto famiglie continuano a rifiutarsi di farlo.
In ognuno dei tre edifici ci sono 38 unità.
In che condizioni sono?
Dice una donna "Lo scarico del vater non funziona. Devo usare un secchio."
Riempie il secchio nella vasca da bagno e lo svuota nello scarico.
Cos'altro?
"Devo usare lo scotch per le finestre, perché non cadano." Le lastre di vetro
sono rotte e, dicono, le finestre non si aprono o si chiudono correttamente.
"Il pavimento si sta sollevando e ci sono tonnellate di scarafaggi." Le
altre, tutte, annuiscono all'elenco delle lamentele.
La discussione continua sui piccoli animali negli appartamenti, forse topi o
forse ratti, per arrivare alle cimici.
Un'altra donna dice: "Venerdì non ho potuto usare la toilette, e ho dovuto
andare in quella della vicina."
Quale vicina?
"Quella del secchio."
Oh, santo cielo!
Aggiunge: "Le tubazioni perdono. Ho dovuto chiudere l'acqua calda. Il
lavandino è così intasato che la sua acqua sgorga dalla vasca da bagno."
Un'altra donna dice: "Ho molti scarafaggi. Il parquet sta andando. In camera
da letto non ho elettricità, le prese non funzionano. Da aprile, non funziona il
forno, e..."
Un attimo... Il forno non funziona? Come prepara la cena per la famiglia?
"Uso la cucina di qualcuna che conosco." Cucina prima o dopo che l'ha fatto la
sua vicina?
Quando lei ha già cucinato.
Un'altra dice: "Il mio bagno era intasato. Si sono allagati il mio
appartamento e quello della famiglia al piano di sotto."
Infine, una donna: "Ho quattro bambini. La toilette non funziona. In cucina
il rubinetto non si chiude. In cucina la dispensa è senza antine. Le finestre
sono rotte. Il pavimento si sta sollevando."
Una delle donne mi concede di dare un'occhiata. Quando apre la porta di casa,
gli scarafaggi scappano sui controsoffitti, attraverso la stufa, sotto i piedi e
lungo le pareti. Rispondendo alle vostre domande, è una casalinga ordinata e
pulita.
Aveva ragione su finestre e pavimento, e sulle perdite, e tornando a
pianterreno, ho notato che le luci d'emergenza non funzionavano ed i corridoi
erano al buio.
Di sicuro non è giusto.
Ho chiamato il proprietaro, l'avvocato. Ha detto di essere troppo occupato
per avere un colloquio. Ha suggerito di sentire l'amministratore dell'edificio.
Quest'ultimo non voleva ammettere che ci fossero dei problemi, poi voleva
sapere quale fossero gli appartamenti problematici ed infine, dietro
suggerimento del suo avvocato, si è rifiutata di parlare.
Giusto così.
Così, settimana scorsa alcuni inquilini hanno avuto le attese riparazioni,
che due famiglie hanno giudicato soddisfacenti. Ma ci sono ancora 18 famiglie
che non stanno pagando l'affitto, e girà voce che la proprietà voglia portare il
caso in tribunale.
Restate sintonizzati.
Di Fabrizio (del 01/10/2013 @ 09:06:10, in casa, visitato 1531 volte)
Sabato, 28 Settembre 2013 17:26
Riceviamo e pubblichiamo:
Una bambina di sette anni con i suoi genitori, da un mese e mezzo, non avendo
una casa, mangia e dorme nell'abitacolo di un'autovettura e da pochi giorni
dentro un garage.
Dopo le ripetute richieste avanzate al Comune e ai diversi settori di
pertinenza, ad oggi, i Commissari che gestiscono l'ente comunale non hanno
ricevuto la famiglia e i Servizi sociali non si sono interessati minimamente del
caso.
Lasciare che una bambina e i suoi genitori dormano su una automobile o sul
cemento di un garage, non significa negare un diritto fondamentale ? In questo
caso, è il comune di Reggio Calabria che nega questo diritto?
A queste domande la risposta che, da tempo, viene data dal Comune è la
seguente: non ci sono alloggi disponibili per l'assegnazione.
Ma le cose non stanno così, e gli addetti ai lavori lo sanno bene.
Gli alloggi popolari necessari, da assegnare alle famiglie che ne hanno
bisogno, ci sono. Su tutto il territorio della città, da Bocale a Catona,
tantissimi (nell'ordine di qualche centinaio) sono gli alloggi popolari che non
sono più abitati dagli assegnatari e che, secondo la normativa vigente,
dovrebbero tornare nella disponibilità del Comune, se l'ente applicasse la legge
e quindi disponesse le verifiche sulla permanenza dei requisiti degli
assegnatari.
Non è solo l'Opera Nomadi che, da diversi anni, denuncia questa grave
situazione di cattiva gestione della politica della casa e di illegalità. Nella
relazione redatta dalla Commissione di Accesso al Comune di Reggio Calabria che
ha portato allo scioglimento dell'ente alla pagina 59 viene riportato: "non
risultano essere stati svolti dall'Ente accertamenti periodici al fine di
verificare la sussistenza, nel tempo, dei requisiti che hanno portato
all'iniziale assegnazione. Tale situazione di palese, ingiustificato inattivismo
ha evidentemente determinato situazioni di palese irregolarità nelle quali,
verosimilmente, alcuni inquilini hanno continuato a mantenere la disponibilità
dell'alloggio popolare pur non avendone i requisiti ed a discapito di altri
soggetti in stato di concreta ed attuale necessità".
Rispetto al periodo (2012), precedente al Commissariamento del comune, in cui
la Commissione ministeriale ha verificato questo aspetto della politica
comunale, nulla è cambiato. Anche in quest'ultimo anno le verifiche non sono
state effettuate.
Se la Commissione straordinaria cominciasse ad applicare la legge effettuando
le verifiche ritornerebbero al Comune almeno 1.000 alloggi, che potrebbe essere
assegnati alle famiglie che ne hanno bisogno e urgenza (art. 31 della legge
reg.le 32/1996), come la famiglia Amato.
In questo momento di crisi economica, riteniamo che sia particolarmente grave
che il Comune non faccia nulla per riprendersi e assegnare gli alloggi non
abitati, mentre tante famiglie non riescono a far fronte all'affitto, oppure
sono già senza una casa e sono costrette a dormire su un'automobile.
Una Commissione di prefetti che amministra un comune sciolto per contiguità
mafiosa e con una situazione debitoria molto grave, ha sicuramente molte cose
importanti e urgenti da fare.
Ma a nostro parere la Commissione dovrebbe mettere anche questa tra le azioni
importanti da fare, visto che è un'azione che non incide sul bilancio comunale e
che serve a ripristinare una condizione di legalità e di giustizia sociale.
Pertanto chiediamo che la Commissione straordinaria provveda ad effettuare le
operazioni di legge necessarie per assegnare alla famiglia Amato un alloggio
popolare e proceda allo stesso modo per altri nuclei che si trovano nella stessa
condizione.
Il presidente
Sig. Antonino Giacomo Marino
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