I sacchetti - Monday, September 30, 2013
BALKAN CREW
Mirela abita al ponte Gazela. Nella casetta n. 67, fatta di cartone, lamiera e
compensato. Questo è il suo indirizzo. Ha due sorelle ed un fratello. Frequenta
la sesta classe. Un giorno, a scuola hanno parlato sul tema "Piccole cose che
per noi significano molto" Alcuni bambini hanno raccontato del telefonino
cellulare, alcuni di collezioni di bigiotterie, altri di cartoline arrivate da
ogni parte del mondo oppure di libri, album di figurine e così via. Mirela ha
deciso senza un attimo di esitazione: le borse di plastica. I normalissimi
sacchetti per la spesa. Per lei sono piccolezze ordinarie ma anche cose
importanti nella sua vita e in quella dei suoi fratellini. I bambini l'ascoltano
con interesse.
Alle prime non la capiscono ma sono certi che sia un'alunna in grado di fornire
sempre risposte esatte e attinenti. E' un'ottima alunna.
- Quali sacchetti? Di caramelle? Di regali?- chiedono alternandosi i bambini,
impedendole di finire il suo racconto.
- I sacchetti, i sacchetti qualunque - ripete semplicemente Mirela. - Io conservo
sempre i sacchetti perché so che mi aiuteranno. Se cade la pioggia, la nostra
casetta ha un sacco di buchi nel tetto, che il papà ripara sempre. Ma non serve
a niente. Quando piove fuori, piove anche dentro la nostra piccola abitazione.
Io allora salvo quello che è più importante, i libri ed i quaderni di scuola e
li metto nelle borse di plastica che mi ha dato la commessa del negozio al
blocco 28 *.
Così sono un po' tranquilla perché so che le mie cose non si bagneranno, so che
resteranno belle asciutte.
Le borse per me sono importanti anche quando vado a scuola.
La mamma, a me e ai miei fratelli, infila in ogni piede un sacchetto, che lega
intorno al ginocchio. Solo così possiamo passare attraverso il Gazela e il fango
del villaggio. Una volta raggiunto l'asfalto io levo i sacchetti e resto con le
scarpe da ginnastica pulite. Questo è l'unico modo per venire a scuola e non
essere rimandata indietro. Sì, perché le addette delle pulizie non vogliono che
sporchi e dicono che siccome vivo nel fango non c'è altro modo per liberarmene.
Io custodisco ogni sacchetto che mi capita e, prima o poi lo uso-.
- A volte, quando vedo che qualcuno sta per buttarne via uno ancora pulito, non
mi vergogno di chiederglielo per piacere. Le borse di plastica mi serviranno
anche alla fine della scuola di base*. Anche alle mie sorelle e a mio fratello.
So che le persone nella vita di tutti i giorni non le notano considerandole
insignificanti e spesso le gettano quando arrivano a casa, dopo averle svuotate
di tutte le cose costose che ci sono dentro-.
Gli alunni se ne stanno in silenzio. L'insegnante dice che Mirela ha dato il
migliore esempio di quanto le cose 'banali' di tutti i giorni, possano essere
importanti nella nostra vita. Mirela ottiene un ottimo voto e l'indomani...
l'indomani, l'insegnante e i bambini della sua classe le comprano un'infinità di
borse che le potranno servire fino al termine della scuola.
Ed anche durante le vacanze, quando la scuola è chiusa. Mirela ama la pioggia,
le piace pestare coi piedi nudi nelle pozzanghere e fare torte con il fango
insieme agli altri bambini del villaggio.
Solo allora i suoi sacchetti si riposano ed aspettano in buon ordine di
ritornare a scuola con la piccola Rom.
Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello
Vedi anche:
Gazela