Sabato, 28 Settembre 2013 17:26
Riceviamo e pubblichiamo:
Una bambina di sette anni con i suoi genitori, da un mese e mezzo, non avendo
una casa, mangia e dorme nell'abitacolo di un'autovettura e da pochi giorni
dentro un garage.
Dopo le ripetute richieste avanzate al Comune e ai diversi settori di
pertinenza, ad oggi, i Commissari che gestiscono l'ente comunale non hanno
ricevuto la famiglia e i Servizi sociali non si sono interessati minimamente del
caso.
Lasciare che una bambina e i suoi genitori dormano su una automobile o sul
cemento di un garage, non significa negare un diritto fondamentale ? In questo
caso, è il comune di Reggio Calabria che nega questo diritto?
A queste domande la risposta che, da tempo, viene data dal Comune è la
seguente: non ci sono alloggi disponibili per l'assegnazione.
Ma le cose non stanno così, e gli addetti ai lavori lo sanno bene.
Gli alloggi popolari necessari, da assegnare alle famiglie che ne hanno
bisogno, ci sono. Su tutto il territorio della città, da Bocale a Catona,
tantissimi (nell'ordine di qualche centinaio) sono gli alloggi popolari che non
sono più abitati dagli assegnatari e che, secondo la normativa vigente,
dovrebbero tornare nella disponibilità del Comune, se l'ente applicasse la legge
e quindi disponesse le verifiche sulla permanenza dei requisiti degli
assegnatari.
Non è solo l'Opera Nomadi che, da diversi anni, denuncia questa grave
situazione di cattiva gestione della politica della casa e di illegalità. Nella
relazione redatta dalla Commissione di Accesso al Comune di Reggio Calabria che
ha portato allo scioglimento dell'ente alla pagina 59 viene riportato: "non
risultano essere stati svolti dall'Ente accertamenti periodici al fine di
verificare la sussistenza, nel tempo, dei requisiti che hanno portato
all'iniziale assegnazione. Tale situazione di palese, ingiustificato inattivismo
ha evidentemente determinato situazioni di palese irregolarità nelle quali,
verosimilmente, alcuni inquilini hanno continuato a mantenere la disponibilità
dell'alloggio popolare pur non avendone i requisiti ed a discapito di altri
soggetti in stato di concreta ed attuale necessità".
Rispetto al periodo (2012), precedente al Commissariamento del comune, in cui
la Commissione ministeriale ha verificato questo aspetto della politica
comunale, nulla è cambiato. Anche in quest'ultimo anno le verifiche non sono
state effettuate.
Se la Commissione straordinaria cominciasse ad applicare la legge effettuando
le verifiche ritornerebbero al Comune almeno 1.000 alloggi, che potrebbe essere
assegnati alle famiglie che ne hanno bisogno e urgenza (art. 31 della legge
reg.le 32/1996), come la famiglia Amato.
In questo momento di crisi economica, riteniamo che sia particolarmente grave
che il Comune non faccia nulla per riprendersi e assegnare gli alloggi non
abitati, mentre tante famiglie non riescono a far fronte all'affitto, oppure
sono già senza una casa e sono costrette a dormire su un'automobile.
Una Commissione di prefetti che amministra un comune sciolto per contiguità
mafiosa e con una situazione debitoria molto grave, ha sicuramente molte cose
importanti e urgenti da fare.
Ma a nostro parere la Commissione dovrebbe mettere anche questa tra le azioni
importanti da fare, visto che è un'azione che non incide sul bilancio comunale e
che serve a ripristinare una condizione di legalità e di giustizia sociale.
Pertanto chiediamo che la Commissione straordinaria provveda ad effettuare le
operazioni di legge necessarie per assegnare alla famiglia Amato un alloggio
popolare e proceda allo stesso modo per altri nuclei che si trovano nella stessa
condizione.
Il presidente
Sig. Antonino Giacomo Marino