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\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 22/11/2013 @ 09:05:55, in scuola, visitato 1420 volte)

di Cinzia Gubbini - Intervista a Luigi Guerra, direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università di Bologna su Cronache di Ordinario Razzismo

La scuola media Besta di Bologna, nel quartiere periferico di San Donato, ha smesso di turbare il dibattito pubblico. La decisione del preside della scuola e del Consiglio dei docenti di formare una prima classe "sperimentale", composta soltanto di alunni di origine straniera, ha dapprima suscitato qualche indignazione, per poi essere giudicata praticamente all'unanimità un atto coraggioso, necessario a risolvere una situazione complicata. Il dirigente scolastico Emilio Porcaro, infatti, dopo le prime notizie aveva tenuto a precisare che si trattava di un modo per permettere innanzitutto a questi ragazzi, arrivati in Italia a agosto a classi già formate, di frequentare la scuola - visto che altre scuole li avrebbero rifiutati - e di inserirli solo successivamente nelle classi "normali", una volta insegnato loro l'italiano. Eppure c'è chi, pur lodando il tentativo della scuola, sin dal primo momento non ha rinunciato a evidenziare gli aspetti dannosi di questo metodo. Tra questi c'è una voce autorevole: quella di Luigi Guerra, direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università di Bologna e professore di didattica e pedagogia speciale.

Professore, lei ha detto che il metodo della scuola Besta è "pedagogicamente sbagliato": cosa intende?
Vorrei premettere che stimo molto il dirigente e gli insegnanti di quella scuola. Penso che abbiano fatto tutto quel che era nelle loro possibilità, considerata la situazione difficile. Detto questo non è accettabile comporre una classe di soli migranti. Che siano tre, dieci, otto. E' un metodo inammissibile, perché è l'esatto contrario del concetto di inclusione. Qualsiasi insegnante di linguistica sa cosa succede in queste situazioni: gli individui tendono a rinchiudersi in aree di linguaggio omogenee. Potrebbe accadere che il tunisino parli con il marocchino in francese o il filippino con il peruviano in spagnolo, ma tendenzialmente accade esattamente quel che accade ai nostri figli quando li mandiamo a Londra con gli amici per imparare l'inglese: normalmente non imparano nulla, perché continuano a muoversi in un contesto in cui a prevalere è la lingua italiana. E' un discorso che ovviamente funziona anche quando in una classe ci sono quindici stranieri e otto italiani. La lingua si impara per immersione: e quando mi immergo c'è tanta acqua.

Eppure le motivazioni addotte dal preside sembrano molto ragionevoli: sono ragazzi che non sanno neanche una parola di italiano, vogliamo solo introdurli alla lingua e a questo sistema scolastico che non conoscono, poi verranno introdotti nelle altre classi. Insomma, è una classe ponte. Cosa c'è di sbagliato?
Ma non funziona così. La scelta più giusta, a mio avviso, doveva essere: ti metto in una classe normale poi, caso mai, per due ore al giorno mi dedico a te con un progetto speciale, un laboratorio linguistico funzionale all'apprendimento della lingua italiana. D'altronde questo dovrebbe essere il modo in cui si accolgono tutti i bambini con dei bisogni speciali in una scuola.

Al di là del "giusto modo" di accogliere una persona, c'entra anche l'apprendimento tra pari?
C'entra eccome, ed è stato dimostrato che l'insegnamento tra pari è uno dei principali e più efficaci veicoli di apprendimento linguistico. I bambini apprendono dagli altri bambini: imparano l'italiano litigandosi la merenda o chiedendo dov'è il bagno. Il lavoro dell'insegnante è certamente importante, ma ha soprattutto la funzione di purificazione e formalizzazione.

Lei dice che bisognerebbe accogliere in modo speciale bambini speciali, ma come si fa se non ci sono risorse sufficienti?
Beh certamente: se le risorse sono scarse ci tocca usare modelli approssimativi. L'importante, però, è non far coincidere il "meglio che potevano" con il modello pedagogicamente corretto. E' come quando due genitori che lavorano mi dicono: riesco a stare solo mezz'ora al giorno con i miei figli, va bene? Certo che non va bene, ma se non si può fare a meno di fare quel tipo di lavoro c'è solo da cercare di fare il meglio in quella mezz'ora.

La scarsità di risorse peraltro diventa spesso una "condanna" per le scuole migliori, più avanzate e "ricche" di esperienze. Il preside della scuola Besta ha raccontato di essersi trovato in "emergenza" proprio perché sulla sua scuola sono ricadute le domande di tutte le famiglie che sono riuscite a ricongiungersi con i loro figli solo in estate. Le altre scuole li avrebbero rifiutati...
Purtroppo accade spesso, troppo spesso. Conosco il caso di una scuola di 200 alunni in cui sono arrivati in tre anni 150 alunni migranti. Cosa è successo? Che quella scuola ha chiuso i battenti. Sono cose che non dovrebbero accadere, anche perché una programmazione è possibile. Ma, soprattutto, bisognerebbe avere una cultura di sistema, che parta dal territorio innanzitutto. Dovrebbe esistere una rete reale e capace di parlarsi e organizzarsi. Non esisterebbero emergenze.

Tra i soggetti che potrebbero fare rete e diffondere una cultura dell'interculturalità, però, ci sono anche le università. Cosa fate voi, come voce forte e competente?
Noi diventiamo matti pur di fare qualcosa: e prima di tutto formiamo insegnanti. Li formiamo come possiamo, in modo gratuito. Con gli insegnanti interessati e che per venire a seguire i nostri corsi devono scappare di scuola, perché difficilmente vengono incentivati gli spazi di formazione. Ma lo facciamo, anche noi, in emergenza: nel mio Dipartimento il prossimo anno chiudiamo due corsi di laurea e mandiamo a spasso 300 studenti che ci avevano investito. Questa è la realtà. Dunque è ovvio che per fare buona integrazione e promuovere l'interculturalità sarebbero necessarie altre premesse.

 
Di Fabrizio (del 15/11/2013 @ 09:09:11, in scuola, visitato 1147 volte)

Ha preso il via il Corso di formazione per attivisti rom e sinti organizzato da Associazione 21 luglio e dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC). I giovani partecipanti spiegano perché hanno scelto di aderire all'iniziativa e di impegnarsi per i diritti umani delle proprie comunità.

Per maggiori informazioni sul Corso

 

Segnalazione di Tommaso Vitale

Molte persone rom, nate in Italia o che vi risiedono da decenni, non hanno alcun documento di identità né un regolare permesso di soggiorno. Si stima che circa 15.000 minori rom siano apolidi o a rischio di apolidia. Senza i documenti, ogni percorso di inclusione sociale è loro precluso: queste persone non possono lavorare regolarmente, affittare una casa o iscriversi all'Università. Restano "invisibili", privati di diritti fondamentali, generazione dopo generazione.

Per contribuire a risolvere questo grave problema, ASGI (associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione), Associazione 21 luglio e Fondazione Romanì, con il sostegno di Open Society Foundations, promuovono un corso finalizzato a formare 15 operatori para-legali specializzati nel supportare le persone rom nell'ottenimento dei documenti (permesso di soggiorno, passaporto, carta d'identità ecc.) e nel promuovere il miglioramento delle relative prassi a livello locale e nazionale.

Nell'ambito del corso saranno affrontati i seguenti temi: la normativa rilevante in materia di ottenimento dei documenti (riconoscimento dello status di apolide, rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari e di altri permessi di soggiorno in deroga alle norme generali in materia di ingresso e soggiorno dei cittadini stranieri in Italia, acquisto della cittadinanza italiana, ottenimento del passaporto del paese d'origine); metodi per promuovere il diritto delle persone rom prive di documenti e apolidi a uno status legale (supporto individuale, attività di advocacy, iniziative di informazione rivolte alla comunità ecc.); il ruolo degli operatori para-legali e le modalità per seguire i casi individuali.

Il corso prevede la partecipazione a due workshop residenziali di due giornate a Firenze; l'impegno a seguire, con il supporto degli avvocati dell'ASGI e dell'Associazione 21 luglio, tre casi di persone rom prive di documenti, affinché possano regolarizzare il loro status giuridico; la partecipazione al convegno finale e a una giornata conclusiva di valutazione e progettazione.

I partecipanti interessati saranno inoltre invitati a presentare progetti per la realizzazione di micro-interventi finalizzati a promuovere il diritto delle persone rom prive di documenti e apolidi a uno status legale. Il progetto selezionato come migliore riceverà un finanziamento di 5.000 euro.

I costi di viaggio, vitto e alloggio saranno coperti dal progetto.
I requisiti per partecipare al corso e le modalità per la presentazione delle domande sono specificati nel bando allegato.

Le domande di iscrizione, corredate della documentazione di supporto completa, devono essere inviate per e-mail all'indirizzo formazioneasgi@gmail.com entro il 15 dicembre 2013.

Il bando e il modulo per l'iscrizione possono essere scaricati QUI

Si prega di girare questa comunicazione a tutti coloro che potrebbero essere interessati.
Corso realizzato nell'ambito del progetto "OUT OF LIMBO" con il sostegno di Open Society Foundation

ASGI
Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
Via Gerdil n. 7
10152 Torino
Tel./Fax: 011.4369158
sito web: www.asgi.it
email : formazioneasgi@gmail.com

 
Di Fabrizio (del 30/10/2013 @ 09:07:59, in scuola, visitato 1841 volte)

28 Ottobre 2013

La mancata riattivazione del servizio di accompagnamento scolastico degli alunni rom e sinti dai campi comunali sta provocando, com'era prevedibile, una riduzione della frequenza scolastica e notevoli disagi alle famiglie in difficoltà.

Quello che fino ad oggi era stato un punto fermo dell'intervento comunale a favore della scolarizzazione dei bambini zigani rischia di venir definitivamente messo da parte non solo per questioni di Bilancio che afferiscono alle reali difficoltà di gestione di questo o quello specifico Settore ma, più in generale, alla trascuratezza e abbandono dell'azione sociale nei campi comunali in continuità con l'operato delle precedenti Amministrazioni.

Il concetto di "superamento dei campi", com'era prevedibile fin dall'inizio, sta rapidamente diventando il pretesto di un colpevole abbandono di luoghi di vita riconosciuti e attrezzati che sono o dovrebbero essere tutelati dal Comune, dove le persone che vi abitano non hanno più interlocutori credibili con cui affrontare i problemi della vita quotidiana e del loro futuro.

Che a farne le spese siano poi i bambini e i giovani verso cui si spreca da sempre una retorica vuota di contenuti credibili e interventi utili alla costruzione di un futuro migliore risulta ancora più inaccettabile.

Le linee guida d'intervento approvate un anno fa dalla Giunta sono rimaste solo dichiarazioni d'intenti smentite dai fatti, o meglio ancora dal non fare che rivela una incapacità di comprendere i fenomeni sociali e di avvertire l'urgenza di gestire l'azione pubblica con strumenti adeguati. Il giudizio negativo, appesantito da un uso strumentale e ipocrita del rapporto di sola facciata con i soggetti operanti nel volontariato e terzo settore che pure avevano offerto la più ampia collaborazione, riscontra una condivisione "inaspettata" e trasversale che accomuna soggetti tra loro diversi ma che pure intuiscono la necessità di un repentino cambio di rotta di questa scriteriata gestione nell'interesse delle comunità zigane, ma anche nella speranza di condividere l'idea di una città che si adoperi al miglioramento della vita dei propri concittadini.

 
Di Fabrizio (del 19/10/2013 @ 09:03:14, in scuola, visitato 1960 volte)

Commozione generale per la studentessa francese rimpatriata a forza in Kosovo. Non è la prima, non sarà l'ultima. E' dai tempi di Sarkozy che la Francia "sta giocando" con i propri immigrati e con i propri rifugiati, alternando bastone e carota. Non è questione di essere io cinico, o i francesi buoni o cattivi; molto semplicemente gli effetti di queste politiche sono che, anche nei momenti di buona dello stato, una famiglia di rifugiati vivrà nel costante terrore di una Mme Le Pen o di un Mr Valls che possono decidere sul loro futuro. Perché, questa ragazzina era da anni in Francia con la sua famiglia, andava a scuola, quindi aveva da tempo superato lo scoglio dell'integrarsi (sempre Valls dice che la sua politica si basa sul fatto che i Rom non sono integrabili nella società francese), e già aveva una prospettiva di futuro in Francia, il paese che generazioni di immigrati hanno associato alla libertà e ai diritti.

Ma, nuovamente e non cinicamente, diffido della commozione e dell'indignazione a senso unico. Mi spiego: ha senso prendersela con questa Francia cattiva che sta rimpatriando a forza (caricando bambini dai pullman scolastici) bulgari, rumeni, kosovari? La Germania è dal 2008, quando il Kosovo ha dichiarato la propria indipendenza, che sta attuando la medesima politica di rimpatri forzati, con le medesime modalità.

Nel silenzio generale, nonostante in queste pagine e altrove siano apparse sporadiche denunce.

Forse per questo diffido dell'attuale commozione e ho paura che tra una settimana tutto sarà dimenticato.

Lo faccio raramente, ma vi consiglio un acquisto, per non perdere la memoria e per capire un po' meglio dove nasca e come si evolva la storia che vi ha commosso per un giorno o una settimana.

Perdere tutto
Ci era permessa una sola valigia.
La polizia buttava via ogni cosa
dicendo che non ne avremmo avuto bisogno.

Mia sorella cercò di tenere la sua Barbie.
Io cercai di prendere i libri di scuola.
La polizia buttò via tutto.

Dissero che in Kosovo era inverno.
Quella roba avrebbe soltanto preso spazio
e che avevamo bisogno di vestiti caldi.

Mio padre urlò che non sarebbe mai
tornato in Kosovo.
Non era più il suo paese.

Quando i poliziotti risero,
si buttò
dalla finestra del secondo piano.

Prezzo: € 10,00
Anno: 2013
ISBN: 9788677463762
Traduzione: Fabrizio Casavola
Epilogo: Rainer Schulze
Disegni: Stephane Torossian

 
Di Fabrizio (del 09/10/2013 @ 09:06:33, in scuola, visitato 1903 volte)

Le sottoscritte insegnanti del plesso di scuola primaria di Via Russo 27 chiedono l'attivazione del trasporto per gli alunni rom che frequentano la scuola.

Non abbiamo saputo nulla a riguardo dalle istituzioni e questo silenzio pesa, e sulle famiglie e sugli operatori che da anni cercano di mettere in pratica ciò che dice la nostra Costituzione (art. 2, 3 e 34).

Quest'anno inoltre nella scuola verrà attivato il "Progetto nazionale per l'inclusione e l'integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti"; la condizione di base per lo sua attuazione è la presenza, a scuola dei bambini del campo di Via Idro.

Il governo italiano ho assunto in sede nazionale, europea e internazionale l'impegno di promuovere lo parità di trattamento e l'inclusione economica e sociale delle comunità RSC nello società, assicurare un miglioramento duraturo e sostenibile delle loro condizioni di vita per renderne effettiva e permanente la responsabilizzazione, la partecipazione al proprio sviluppo sociale, l'esercizio e il pieno godimento dei propri diritti. Il progetto di cui sopra rientra in questo impegno e dovrebbe essere una delle azioni messe in atto per favorire processi d'inclusione dei bambini e adolescenti rom.

Ora ci chiediamo coma sarà possibile attuare il progetto con la mancanza di materia prima (alunni) e perché ogni anno dobbiamo rivolgerci a voi e agli organi
di stampa per cercare di ottenere qualcosa che è la conditio sine qua non.

A coloro che potrebbero obiettare che I'anno scorso lo presenza o scuola degli alunni è stata scarsa nonostante il pullman rispendiamo che le condizioni di degrado e pericolo verificatesi al campo non ne hanno sicuramente facilitato la presenza.

Avviare le persone (di qualunque etnia, religione, sesso...) all'autonomia e alla responsabilizzazione presuppone un percorso di socializzazione, istruzione e condivisione.

Tutto ciò è quello che gli insegnanti cernono di praticare do almeno 20 anni.

E le istituzioni?

Inoltre, nonostante l'assicurazione da parte della Dott.ssa Villella, nell'incontro tenutosi a scuola il 16 settembre con la presenza del Dirigente Scolastico Uboldi e le insegnanti interessate e coinvolte nel progetto, che íl contratto con le mediatrici culturali (facilitatrici?) sarebbe stato rinnovato, od ora 24 settembre non c'è nessuna conferma.

Rinnovando la nostro fiducia nell'amministrazione comunale chiediamo che al più presto le istanze di cui sopra vengano defínitivamente accolte.

Gli insegnanti dello scuola di Via Russo, 27 e il personale ATA.

(seguono firme)

Alla cortese attenzione
del Sindaco, GIULIANO PISAPIA,
dell'assessore, MARCO GRANELLI
dell'assessore, PIERFRANCESCO MAJORINO
dell'assessore, FRANCESCO CAPPELLI
dell'assessore PIERFRANCESCO MARAN
del Presidente del Consiglío dí Zona 2, MARIO VILLA
del presidente dello Commissione scuola, ALBERTO CIULLINI
del presidente della Commissione Consiliare ""Educazione - Istruzione", ELISABETTA STRADA
del presidente della Commissione Consiliare ""Mobilità e Ambiente", MARCO CORMIO
del presidente dello Commissione Coesione Sociale, Inclusione e Sicurezza, STEFANO COSTA

    7 ottobre 2013:
    Buon giorno a tutti. Siamo gli insegnanti e il personale ATA della scuola primaria di Via Russo che hanno sottoscritto la lettera a voi inviata il 25 settembre 2013. Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta alla nostra richiesta ma la cortesia istituzionale avrebbe richiesto almeno un vostro cenno, anche per farci pervenire la sensazione che le istituzioni cui ci rivolgiamo non siano totalmente sorde ai bisogni dei bambini. Il vostro silenzio dunque ci costringe a non fermarci qui; chiederemo a gran voce una risposta, anche se ciò significherà dover contattare e diffondere le nostre istanze tramite gli organi di stampa (cosa che faremo nei prossimi giorni).

    Distinti saluti.

    Gli insegnanti della scuola primaria di Via Russo

ULTIM'ORA:

Gentilissime
sono consapevole delle attuali difficoltà che l'assenza del trasporto scolastico sta provocando alla frequenza scolastica dei bambini del campo di Via Idro.
Difficoltà che ovviamente si ripercuotono sull'organizzazione scolastica e sull'organizzazione familiare.
Come immagino sapete le attuali difficoltà di bilancio dell'Amministrazione comunale hanno reso necessario anche un intervento di razionalizzazione del servizio di trasporto scolastico che, fatto salvo quello relativo agli alunni con disabilità, ha interessato tutte le altre tipologie di trasporto scolastico.
In particolare per il trasporto dei bambini residenti nei cosiddetti "Campi Nomadi" sto verificando, insieme agli uffici competenti e ad ATM la disponibilità economica residua con l'obiettivo, entro la fine di questo mese di poter riattivare il servizio o offrire possibili alternative.
Vi chiedo quindi di pazientare ancora un poco sapendo che considero l'inserimento scolastico di tutti i bambini, indipendentemente da condizioni sociali, etniche o religiose, e la loro frequenza un obiettivo prioritario dell'Amministrazione comunale e mio personale

Francesco Cappelli

Segreteria Assessore
Educazione e Istruzione
Via Porpora, 10
20131 MILANO
0288448160-48162-48161

 
Di Fabrizio (del 07/10/2013 @ 09:00:56, in scuola, visitato 1492 volte)

I sacchetti - Monday, September 30, 2013 BALKAN CREW

Mirela abita al ponte Gazela. Nella casetta n. 67, fatta di cartone, lamiera e compensato. Questo è il suo indirizzo. Ha due sorelle ed un fratello. Frequenta la sesta classe. Un giorno, a scuola hanno parlato sul tema "Piccole cose che per noi significano molto" Alcuni bambini hanno raccontato del telefonino cellulare, alcuni di collezioni di bigiotterie, altri di cartoline arrivate da ogni parte del mondo oppure di libri, album di figurine e così via. Mirela ha deciso senza un attimo di esitazione: le borse di plastica. I normalissimi sacchetti per la spesa. Per lei sono piccolezze ordinarie ma anche cose importanti nella sua vita e in quella dei suoi fratellini. I bambini l'ascoltano con interesse.
Alle prime non la capiscono ma sono certi che sia un'alunna in grado di fornire sempre risposte esatte e attinenti. E' un'ottima alunna.

- Quali sacchetti? Di caramelle? Di regali?- chiedono alternandosi i bambini, impedendole di finire il suo racconto.
- I sacchetti, i sacchetti qualunque - ripete semplicemente Mirela. - Io conservo sempre i sacchetti perché so che mi aiuteranno. Se cade la pioggia, la nostra casetta ha un sacco di buchi nel tetto, che il papà ripara sempre. Ma non serve a niente. Quando piove fuori, piove anche dentro la nostra piccola abitazione. Io allora salvo quello che è più importante, i libri ed i quaderni di scuola e li metto nelle borse di plastica che mi ha dato la commessa del negozio al blocco 28 *.
Così sono un po' tranquilla perché so che le mie cose non si bagneranno, so che resteranno belle asciutte.
Le borse per me sono importanti anche quando vado a scuola.
La mamma, a me e ai miei fratelli, infila in ogni piede un sacchetto, che lega intorno al ginocchio. Solo così possiamo passare attraverso il Gazela e il fango del villaggio. Una volta raggiunto l'asfalto io levo i sacchetti e resto con le scarpe da ginnastica pulite. Questo è l'unico modo per venire a scuola e non essere rimandata indietro. Sì, perché le addette delle pulizie non vogliono che sporchi e dicono che siccome vivo nel fango non c'è altro modo per liberarmene. Io custodisco ogni sacchetto che mi capita e, prima o poi lo uso-.

- A volte, quando vedo che qualcuno sta per buttarne via uno ancora pulito, non mi vergogno di chiederglielo per piacere. Le borse di plastica mi serviranno anche alla fine della scuola di base*. Anche alle mie sorelle e a mio fratello. So che le persone nella vita di tutti i giorni non le notano considerandole insignificanti e spesso le gettano quando arrivano a casa, dopo averle svuotate di tutte le cose costose che ci sono dentro-.
Gli alunni se ne stanno in silenzio. L'insegnante dice che Mirela ha dato il migliore esempio di quanto le cose 'banali' di tutti i giorni, possano essere importanti nella nostra vita. Mirela ottiene un ottimo voto e l'indomani... l'indomani, l'insegnante e i bambini della sua classe le comprano un'infinità di borse che le potranno servire fino al termine della scuola.
Ed anche durante le vacanze, quando la scuola è chiusa. Mirela ama la pioggia, le piace pestare coi piedi nudi nelle pozzanghere e fare torte con il fango insieme agli altri bambini del villaggio.
Solo allora i suoi sacchetti si riposano ed aspettano in buon ordine di ritornare a scuola con la piccola Rom.

Racconto di Radmila Pecija Urosevic
Traduzione di Laura Maestrello


Vedi anche: Gazela

 
Di Fabrizio (del 19/09/2013 @ 09:02:33, in scuola, visitato 2198 volte)

in foto, il colonnello George Armstrong Custer

Alla c.a. del Sindaco di Segrate
della Giunta Comunale
del Consiglio comunale

Buongiorno,
siamo un gruppo di cittadini che, insieme alla Comunità di Sant'Egidio, operano come volontari nelle baraccopoli abitate da persone rom, con compiti umanitari di sostegno alle prime necessità (alimentazione, salute, scolarizzazione, casa o altra struttura in grado di fornire protezione) e di avviamento a progetti di lavoro e casa.
 
Esprimendo una forte preoccupazione per la violazione dei diritti umani nei confronti specialmente di una bambina di 7 anni, facciamo presenti alcuni avvenimenti recentemente accaduti nel territorio di questo Comune:

  1. Il giorno 07-09-2013 la Polizia locale si reca nell'area di Via Umbria per effettuare lo sgombero di due famiglie ivi residenti in modo abusivo. Al campo non vi è nessuno. Il campo viene raso al suolo, tutti i beni vanno perduti e gli occupanti, al loro ritorno scoprono di non avere più un rifugio, né vestiti, né pentole per poter cucinare, né materassi, né coperte, né zaino scolastico. Una bambina di 7 anni cerca il suo cane, che era rimasto al campo. Il cane non c'è: nel rispetto delle norme è stato accompagnato al canile di Vignate, ove avrebbe potuto avere un tetto sotto cui dormire, cibo e cure adeguate. Nessuno, tra quanti hanno ordinato ed eseguito lo sgombero, ha pensato di fornire le stesse garanzie agli esseri umani, nemmeno alla bambina, che nonostante i suoi 7 anni si è vista costretta a dormire all'addiaccio e a patire la fame.
    Abbiamo provveduto a soccorrere le due famiglie e ci siamo interessati presso il canile per restituire il cane; all'atto della restituzione, ci è stato chiesto di pagare alla Asl 122,30 euro. 
    Se scopo degli sgomberi è anche quello di ripristinare la legalità, suscita interrogativi il fatto che gli stessi  non avvengano nel rispetto della legalità medesima. Ovviamente il fatto che queste persone occupassero abusivamente un terreno non autorizza le Istituzioni a trascurare le norme che regolano tali azioni, compresa l'offerta di ospitalità in comunità per la bambina e la sua mamma, e il necessario preavviso in forma scritta dello sgombero. In particolare, si ricordano le Prescrizioni delle Nazioni Unite in materia di sgomberi forzati, stabilite nelle Linee guida sugli sgomberi forzati del 20 maggio 1997 del CESCR (Comitato per l'osservanza dei diritti economici, sociali e culturali), la Raccomandazione 2005 (4) adottata il 23 febbraio 2005 dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, l'art.7 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, l'art.8, comma 1, della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo e delle Libertà Fondamentali (CEDU), ratificata e resa esecutiva nel nostro ordinamento con la legge 4 agosto 1955, n. 848.
  2. Il giorno successivo allo sgombero, abbiamo portato alle due famiglie coperte, indumenti e tende che abbiamo dovuto acquistare, vista la distruzione di quelle in cui abitavano.
  3. Il 12-09-2013, primo giorno di scuola, le due famiglie vedono ripetersi un altro sgombero, avvenuto sempre senza preavviso e in assenza degli interessati. Nelle ore e nei giorni successivi, non potendo tollerare che esseri umani rimanessero privi delle più elementari tutele per la sopravvivenza, ci siamo visti costretti a ripetere l'intervento umanitario messo in atto pochi giorni prima.
  4. Il giorno 16-09-2013: lo sgombero si ripete per la terza volta in dieci giorni. Anche questa volta agli interessati viene impedito di prendere ciò che appartiene loro, e tutti i beni, benché di loro proprietà, vengono nuovamente distrutti (tutti i vestiti, il materiale scolastico). Le due famiglie dormono ora all'addiaccio sotto un ponte, nonostante la temperatura si sia notevolmente abbassata. Nel frattempo siamo molto preoccupati per la frequenza scolastica della bambina, non essendo possibile presentarsi a scuola in condizioni igieniche adeguate e dopo aver trascorso notti a stomaco quasi vuoto e non potendo dormire per il freddo. Questo nonostante il diritto allo studio debba essere garantito.

Considerato quanto sopra, chiediamo al Comune di Segrate come intende tutelare il percorso scolastico e la salute psico-fisica di una bambina di 7 anni abitante nel suo territorio. 
Auspichiamo che il Comune di Segrate operi nel rispetto delle leggi, evitando le modalità di sgombero attuate nelle scorse settimane. Inoltre, si sottolinea che, oltre a violare le normative internazionali, gli sgomberi senza soluzioni alternative non risolvono il problema della presenza di famiglie indigenti sul territorio del Comune, ma lo spostano semplicemente in un'area vicina, aggravando le condizioni di vita specialmente dei minori. 
 
Disponibili a fornire ulteriori informazioni, si inviano distinti saluti.
 
Flaviana Robbiati, Assunta Vincenti - "mamme e maestre di Rubattino"
Comunità di Sant'Egidio

 
Per informazioni:

  • Dr. Stefano Pasta (Comunità di Sant'Egidio Milano onlus) 338-73.36.925 - santegidio.rubattino@gmail.com 
  • Flaviana Robbiati 339-16.84.800
  • Assunta Vincenti 333-98.10.620

Se volete discuterne dal vivo con "mamme e maestre di Rubattino", l'appuntamento è domani a Pessano con Bornago


Per terminare, ma solo per chi vuole, una torta con ciliegina compresa:

Nicoleta e il suo sogno da grande
16 settembre 2013 - di Franca Fabbri (Sevizio EDU Lombardia) per "Segnali di fumo - il magazine sui Diritti Umani"

Nicoleta è una bimba Rom di undici anni che vive in un campo nomadi con la sua famiglia, composta da mamma Camelia, papà Nicol e i due fratelli Mario - di appena due anni - e Samuel. Samuel e Nicoleta sono 'il calciatore' e i 'bimbi rom in biblioteca' già apparsi sulle pagine di Segnali di Fumo.

Ho conosciuto questi bambini grazie all'insegnante Flaviana Robbiati, una delle prime maestre di Milano ad accogliere favorevolmente i bimbi Rom a scuola: Flaviana partecipò, diversi anni fa, a un'assemblea circoscrizionale di Amnesty Lombardia in cui raccontò l' esperienza di inserimento dei bimbi rom nella sua scuola, che già da qualche anno stava portando avanti insieme ad altre insegnanti e ad alcune mamme di bambini italiani.

Nicoleta mi colpì fin dal nostro primo incontro avvenuto nella biblioteca civica vicina alla scuola che lei frequenta: aveva necessità di migliorare la conoscenza della lingua italiana -che per lei, romena, è una seconda lingua - e io mi proposi di aiutarla. Finita la nostra conversazione, mentre ci stavamo avviando verso l'uscita lungo i corridoi della biblioteca, mi chiese: " Ma di chi sono tutti questi libri?". " Sono anche nostri, di chi li vuole leggere" le risposi. "Allora ne posso prendere uno anch'io?". Non credetti alle mie orecchie, memore della fatica che avevo fatto, durante i miei lunghi anni di insegnamento, per far leggere schiere di bambini, per lo più recalcitranti. Scelse 'Favole al telefono' di Gianni Rodari e lo riconsegnò la volta successiva raccontandomi, molto divertita, la storia di 'Alice cascherina' e del 'Naso che scappava'. Chiese un nuovo libro e ciò avvenne ogni volta che ci incontravamo in biblioteca: era ed è rimasta sempre ed è rimasta un'avida lettrice.
Nei due anni trascorsi dal nostro primo incontro abbiamo condiviso molti momenti felici: ad esempio la settimana scorsa Nicoleta è stata con me dalle 11 alle 17,30 e abbiamo trascorso una bella giornata insieme. Puntuale all'appuntamento, ben vestita e ben pettinata, è stata per un giorno 'la figlia di una mia amica' in tutte le occasioni in cui l'ho presentata ad altri e, dal dentista (con cui avevo appuntamento), è stata promossa a 'mia nipote maggiore'. Non mi piace mentire, ma avrei evitato di dire queste piccole bugie se non mi avessero chiesto con insistenza 'chi fosse quella bella bambina'; lei era divertita dalla prontezza delle mie risposte : le abbiamo commentate e abbiamo chiarito il senso della parola 'pregiudizio' che peraltro già conosceva.

Una vera giornata insieme con la mia 'nipote maggiore': un giro all'interno del mio condominio con sosta ai giochi per bimbi, il pranzo solo noi due in tinello a base di insalata di riso, vitel tonné e ciliege, un passaggio in biblioteca per spiegare lo smarrimento del libro preso a prestito da Nicoleta; poi insieme dal mio dentista, il ritorno verso casa mia con sosta dal gelataio artigianale, un riposino previa lettura sui divani e infine il rientro a 'casa' di Nicoleta, con il proposito di fare ancora molte cose insieme.

Una bella esperienza per me e, spero, anche per lei.

La mia simpatia per Nicoleta deriva proprio da tutte queste sue qualità: è educata e discreta, mai inopportuna, anche nel pormi le domande che un ambiente nuovo le suggerisce, con un tono di voce tanto sommesso da doverle spesso far ripetere quanto dice. Soprattutto è felice per le piccole cose: una passeggiata in Pazza Duomo o un bagno in piscina la fanno saltare di gioia come succede per le nuove esperienze che ci piacciono, ma che raramente abbiamo l'occasione di vivere.
Sono due anni che la conosco e ogni volta che ci incontriamo mi dispiace sempre lasciarla. Spesso temo che non si presenti agli appuntamenti, ma so che, se ciò dovesse accadere, non sarà certo per sua volontà; è la sua situazione familiare che spesso mi preoccupa: un trasferimento improvviso o uno sgombero non annunciato, come già altre volte è accaduto, potrebbero tenerla lontana.

Se anche questo dovesse accadere, credo che nessuno potrà toglierle la gioia delle esperienze condivise, così diverse da quelle della sua vita quotidiana.

Da grande vorrebbe fare l'ostetrica. Ricordiamocelo!

 
Di Fabrizio (del 17/09/2013 @ 09:09:53, in scuola, visitato 1530 volte)

Spett.
Dirigenti e Professori
degli Istituti scolastici

Aizo, Associazione Italiana Zingari Oggi - sezione di volontariato Trentino-Alto Adige, propone ai docenti e agli alunni/studenti il programma di interventi per scuole di ogni ordine e grado per l'anno scolastico 2013-2014.

L'Associazione di volontariato che ormai da parecchi anni accompagna sinti e rom nel cammino scolastico (e non solo) si offre con disponibilità, serietà ed esperienza ad operare in collaborazione col corpo docente negli istituti, nelle classi o in affiancamento a singoli alunni/studenti.

Gli interventi di seguito proposti servono a sensibilizzare alunni/studenti e docenti alla cultura rom e sinta, a combattere pregiudizio e stereotipo, ad aiutare a costruire un percorso didattico che leghi la particolare educazione dei sinti alle richieste scolastiche.

Esperti sinti ed esperti gagè (non sinti o non rom) creeranno le condizioni affinchè emergano le tante domande che i giovani si pongono su una cultura, quella rom e sinta, ai più sconosciuta: Sono italiani? Da dove vengono? Come vivono? Quanti sono? Rubano o leggono la mano? Perché vivono nei campi abusivi? Sono clandestini e delinquenti? Perché hanno belle macchine? Perché hanno così tanti bambini?

Noi di Aizo crediamo che attraverso la conoscenza si possa creare un legame fra le diverse culture presenti sul territorio, un legame di reciproco rispetto, condizioni essenziali per costruire una società giusta e un benessere sociale diffuso.

Il Presidente
Gian Luca Magagni

Le proposte scuola di Aizo sezione di volontariato Trentino-Alto Adige di quest'anno prevedono:

  • Lezione spettacolo: gli esperti, due gagè e due sinti (il termine gagè viene usato da rom e sinti per riferirsi ad ogni persona che non fa parte del loro popolo) delineeranno gli aspetti fondamentali della cultura (la famiglia come clan, il rito matrimoniale, la lingua, i mestieri tradizionali ed i lavori attuali, i luoghi e i non luoghi dell'abitare quali campi sosta e microaree, l'arte) e della storia del popolo romanì (dalle origini ai giorni nostri). I cenni storici offrono lo spunto per riflettere sull'attualità e sul persistere ancora oggi di stereotipi e pregiudizi legati al mondo “zingaro”. L'esposizione orale è supportata dalla proiezione con Power Point di una mostra fotografica comprensiva di 60 immagini che ritraggono il popolo romanì attraverso la quotidianità della loro storia e nell'attualità. Nell'intervento vengono utilizzati altri strumenti di conoscenza della cultura romanès quali la musica (eseguita dal vivo dai Sinti di Rovereto Manuel e Popo) e la poesia. La lettura in forma teatrale delle poesie scritte da artisti sinti proietta gli studenti nel vissuto emotivo della popolazione romanès
  • Seminario per docenti: due mattine di due ore ciascuna daranno la possibilità al corpo docente di acquisire nozioni sulla popolazione romanì. Le prime due ore saranno dedicata all'informazione rispetto ad una popolazione ai più sconosciuta, partendo da dati storici e affrontando i problemi di attualità. Importante sarà approfondire la situazione di discriminazione che vivono in Europa ed i motivi che hanno portato la Comunità Europea a promuovere dei percorsi d'inclusione delle popolazioni romanì, oppure comprendere come sono considerati nel nostro ordinamento, se vivono di sussidi o di lavoro… Nelle due ore del secondo appuntamento verranno affrontate le difficoltà scolastiche dei ragazzi sinti e rom, nella ricerca di una scuola che li possa formare. Alcune esperienze di docenti e un esperto aiuteranno la riflessione comune. Obiettivo del seminario è aiutare il corpo docente ad affrontare delle situazioni che potrebbero sembrare difficili se affrontate senza strumenti adeguati.
  • Visione e discussione di un film: un momento di riflessione, conoscenza e discussione alla presenza di esperti sinti. Attraverso la proiezione di una pellicola di tematica legata ai sinti e ai rom, si crea l'occasione agli studenti di chiedere spiegazioni ai “diretti interessati” o sciogliere quelle curiosità che sono sì del film, ma che sono spesso radicate nel pregiudizio. Il rapporto diretto fra studenti e sinti speriamo avvicini i giovani della popolazione maggioritaria ai rappresentanti del popolo romanì, contribuendo ad un percorso di pace attraverso l'istruzione e la conoscenza veritiera del prossimo. I film recenti proposti sono: La canzone di Rebecca; Rukelie. I film potranno variare rispetto alla disponibilità.
  • Porrajmos: lezione spettacolo sul genocidio dei campi di sterminio nazisti, sulle atrocità del passato e il razzismo di oggi. Alunni e studenti avranno modo di approfondire questo nero capitolo della storia dell'umanità dal punto di vista di una popolazione alla quale è stato per lungo tempo negato ogni ufficiale riconoscimento dello sterminio subito, oltre che comprenderne l'elevato grado di gravità: l'80% della popolazione sinta e rom in Europa è stato annientato dal nazismo. La profondità della prospettiva storica fornisce interessanti elementi per parlare delle attuali condizioni di vita di questa popolazione e del persistere di un clima di sospetto e di ostilità nei suoi confronti.

I volontari Aizo si rendono disponibili a collaborare con i docenti per la progettazione e la eventuale creazione di ulteriori percorsi o ad apportare parziali modifiche od integrazioni a quelli sopraproposti. In attesa di un Vostro gentile riscontro porgo cordiali saluti.

Riferimenti Sede: Via San Cristoforo, 4 Pomarolo (TN)- Cell.: 338 5485616
E-mail: maggianluca@hotmail.com Sito Internet: www.aizo.it
Referente: Gian Luca Magagni

 
Di Fabrizio (del 15/09/2013 @ 09:00:36, in scuola, visitato 1250 volte)

Quando ero piccolo io, lo spazio verde di fronte al parcheggio grande di viale Monza era un paradiso: montagnette di terra, cespugli, buche - l'ideale per giocare a indiani e cow-boy. Qualche anno fa, cambiò tutto, e divenne un elegante parchetto con panchine, tavoli da pic nic e giochi per bambini. Ci passo ancora spesso, visto che l'area è coperta da wi-fi.

Leggo che dalle parti nel novarese i genitori (italianissimi) stanno ritirando i loro pupi dalla scuola, perché ci sono troppi sinti (italiani anche loro, suppongo, ma la cosa ha importanza minima) lì iscritti. Ma sono i bambini che si ritirano (tipo che li ho messi in lavatrice col programma sbagliato) perché i sinti occupano troppo spazio, o che cosa? Non ho capito bene, in effetti.

Però, ricordo lo scandalo mediatico, quando la stampa italiana raccontò di un episodio simile in Slovacchia. La Slovacchia, bene o male da anni si sta impegnando per superare quella situazione. Ma se la cosa accade nella nostra amata Italia, sembra che possiamo risparmiarci le facce di circostanza. Noi, siamo civili a prescindere!

Il parchetto che descrivevo all'inizio è frequentato da bambini italiani, cinesi, rumeni, egiziani, senegalesi, persino da un inglese. Ogni tanto si affacciano anche piccoli rom. Di norma, ognuno gioca con i propri connazionali. Li osservavo, nel deserto di agosto, guardarsi attorno, spersi e soli. Così, finiva che il piccolo cinese, annoiato, chiedeva al coetaneo senegalese se voleva fare due tiri a pallone, e quest'ultimo finiva per coinvolgere il piccolo egiziano. Quando era di tornare a casa per cena, si davano appuntamento per il giorno dopo. E i loro genitori, per non fare brutta figura di fronte ai futuri eredi, iniziavano a parlare tra loro, in italiano, OVVIAMENTE, lingua franca che mette tutti d'accordo.

E questo valga anche per quei politici-avvoltoi, che hanno colto subito la palla al balzo.

 
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