Quando ero piccolo io, lo spazio verde di fronte al parcheggio grande di viale
Monza era un paradiso: montagnette di terra, cespugli, buche - l'ideale per
giocare a indiani e cow-boy. Qualche anno fa, cambiò tutto, e divenne un
elegante parchetto con panchine, tavoli da pic nic e giochi per bambini. Ci
passo ancora spesso, visto che l'area è coperta da wi-fi.
Leggo che dalle parti nel novarese i genitori (italianissimi)
stanno ritirando i loro pupi dalla scuola, perché ci sono troppi sinti
(italiani anche loro, suppongo, ma la cosa ha importanza minima) lì iscritti. Ma
sono i bambini che si ritirano (tipo che li ho messi in lavatrice col programma
sbagliato) perché i sinti occupano troppo spazio, o che cosa? Non ho capito
bene, in effetti.
Però, ricordo lo scandalo mediatico, quando la stampa italiana raccontò di
un episodio simile in Slovacchia. La Slovacchia, bene o male da anni si sta
impegnando per superare quella situazione. Ma se la cosa accade nella nostra
amata Italia, sembra che possiamo risparmiarci le facce di circostanza.
Noi, siamo civili a prescindere!
Il parchetto che descrivevo all'inizio è frequentato da bambini italiani,
cinesi, rumeni, egiziani, senegalesi, persino da un inglese. Ogni tanto si
affacciano anche piccoli rom. Di norma, ognuno gioca con i propri connazionali.
Li osservavo, nel deserto di agosto, guardarsi attorno, spersi e soli. Così,
finiva che il piccolo cinese, annoiato, chiedeva al coetaneo
senegalese se voleva fare due tiri a pallone, e quest'ultimo finiva per
coinvolgere il piccolo egiziano. Quando era di tornare a casa per cena, si
davano appuntamento per il giorno dopo. E i loro genitori, per non fare brutta
figura di fronte ai futuri eredi, iniziavano a parlare tra loro, in
italiano, OVVIAMENTE, lingua franca che mette tutti d'accordo.
E questo valga anche per
quei politici-avvoltoi, che hanno colto subito la palla al balzo.