Commozione generale per la studentessa francese rimpatriata a forza in
Kosovo. Non è la prima, non sarà l'ultima. E' dai tempi di Sarkozy che la
Francia "sta giocando" con i propri immigrati e con i propri rifugiati,
alternando bastone e carota. Non è questione di essere io cinico, o i francesi
buoni o cattivi; molto semplicemente gli effetti di queste politiche sono che,
anche nei momenti di buona dello stato, una famiglia di rifugiati vivrà nel
costante terrore di una Mme Le Pen o di un Mr Valls che possono decidere sul
loro futuro. Perché, questa ragazzina era da anni in Francia con la sua
famiglia, andava a scuola, quindi aveva da tempo superato lo scoglio
dell'integrarsi (sempre Valls dice che la sua politica si basa sul fatto che i
Rom non sono integrabili nella società francese), e già aveva una prospettiva di
futuro in Francia, il paese che generazioni di immigrati hanno associato alla
libertà e ai diritti.
Ma, nuovamente e non cinicamente, diffido della commozione e
dell'indignazione a senso unico. Mi spiego: ha senso prendersela con questa
Francia cattiva che sta rimpatriando a forza (caricando bambini dai pullman
scolastici) bulgari, rumeni, kosovari? La Germania è dal 2008, quando il Kosovo
ha dichiarato la propria indipendenza, che sta attuando la medesima politica di
rimpatri forzati, con le medesime modalità.
Nel silenzio generale, nonostante in queste pagine e altrove siano apparse
sporadiche denunce.
Forse per questo diffido dell'attuale commozione e ho paura che tra una
settimana tutto sarà dimenticato.
Lo faccio raramente, ma vi consiglio un acquisto, per non perdere la memoria
e per capire un po' meglio dove nasca e come si evolva la storia che vi ha
commosso per un giorno o una settimana.
Perdere tutto
Ci era permessa una sola valigia.
La polizia buttava via ogni cosa
dicendo che non ne avremmo avuto bisogno.
Mia sorella cercò di tenere la sua Barbie.
Io cercai di prendere i libri di scuola.
La polizia buttò via tutto.
Dissero che in Kosovo era inverno.
Quella roba avrebbe soltanto preso spazio
e che avevamo bisogno di vestiti caldi.
Mio padre urlò che non sarebbe mai
tornato in Kosovo.
Non era più il suo paese.
Quando i poliziotti risero,
si buttò
dalla finestra del secondo piano.
Prezzo: € 10,00
Anno: 2013
ISBN: 9788677463762
Traduzione: Fabrizio Casavola
Epilogo: Rainer Schulze
Disegni: Stephane Torossian