Rom e Sinti da tutto il mondo

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Gli Zingari fanno ancora paura?

La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 24/04/2011 @ 09:06:05, in Italia, visitato 1844 volte)

Le famiglie residenti nel campo sosta Panareo, destinatarie lo scorso gennaio di un’ingiunzione di abbattimento delle loro baracche, hanno presentato in questi giorni, assistite dall’Avvocato Adriano Tolomeo, il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, con il quale si chiede l’annullamento previa sospensiva dell’ingiunzione loro notificata.

In attesa che si espleti l’iter legale intrapreso, le associazioni impegnate nel sostegno degli abitanti del campo, auspicano che le Istituzioni intervengano quanto prima per la risoluzione intanto dell’emergenza sanitaria esistente al campo, ovvero la sistemazione degli impianti idrici e fognari come della bonifica ambientale. Per mercoledì, infatti, è stata convocata una commissione intersettoriale comunale per l’individuazione di soluzioni possibili.

La speranza è che le Istituzioni si impegnino concretamente nella realizzazione di progettualità in grado di dare risposte efficaci ai problemi che quotidianamente i Rom incontrano.

Vent’anni paiono un tempo sufficiente per comprendere che la logica dei campi si traduce in interventi inefficaci, non durevoli, dispendiosi ed inadeguati. Al fine di ridurre il danno ed opporsi ai ghetti è necessario promuovere processi finalizzati all’effettivo inserimento dei Rom all’interno del tessuto urbano e sociale della provincia di Lecce.

Uno sforzo istituzionale maggiore di quello che finora è stato realizzato ovvero un’azione sinergica (di partecipazione e concertazione) fra Istituzioni, Enti locali e cittadini Rom renderebbe possibile l’individuazione di strategie concrete che partano dalle esigenze maturate intanto dagli interessati.

Ad oggi, però, la collaborazione fra Istituzioni ed Enti locali risulta complessa, quasi farraginosa, impraticabile.

In questi mesi le associazioni ed i rappresentanti dei Rom di Campo Panareo hanno tentato di proporre delle alternative al campo, chiedendo ripetutamente la convocazione di un tavolo tecnico in Prefettura, puntualmente disatteso, e sollecitando la Regione ad un incontro propositivo, anch'esso non ancora avvenuto.

Alcuni Comuni della provincia di Lecce, ad esempio, proponevano la possibilità di avviare, attraverso finanziamenti reperibili dai piani sociali di zona, progettualità finalizzate all’inclusione socio-lavorativa dei rom. Lo stesso Comune di Lecce ha dichiarato la propria disponibilità ad interventi di natura differente dalla ristrutturazione del campo. Idee sospese in attesa dell’individuazione di fondi disponibili per poterle realizzare.

Stando a quanto riportato dalla stampa, durante un incontro avvenuto fra Comune di Lecce ed Assessorato regionale alle Politiche di Benessere Sociale e Pari Opportunità, si è individuato un possibile canale di finanziamento per la ristrutturazione del campo Rom ovvero l'uso dei fondi normalmente erogati per l’albergo diffuso.

Una soluzione, dunque, non quella auspicata, ma comunque una soluzione. La precarietà è senza dubbio preferibile allo sgombero, specialmente dopo vent’anni di vita in uno stesso luogo ma non può essere sempre e solo l'unica azione possibile.

I campi, d’altronde - oramai è più che noto - producono ghettizzazione, emarginazione, solitudini e l'eterogeneità degli agglomerati abitativi Rom all’interno della Regione Puglia non permette delle soluzioni univoche e generali alla situazione. Superare senza demagogia la logica ghettizzante dei campi, intervenire con azioni specifiche e differenziate nei diversi territori, impone un’unica propedeutica strada: quella del confronto e della partecipazione democratica nella gestione della cosa pubblica che parta da un'idea di fondo: i Rom di Puglia non sono nomadi. Saranno destinati a lungo a vivere nei ghetti?

Rete Antirazzista Salento
Comitato per la Difesa dei Diritti degli Immigrati, Lecce

Contatti
Katia lotteria: katialotteria@gmail.com - 320 0740257
Antonio Ciniero: antoniociniero82@libero.it - 329 6931041

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Di Fabrizio (del 23/04/2011 @ 09:24:55, in Italia, visitato 1784 volte)

Cinquanta persone accampate in un parco nei pressi di via Palmiro Togliatti, trenta in un fazzoletto di verde a piazzale della Radio e altri novanta ospitati negli spazi messi a disposizione della Comunità di base di San Paolo.
È questo il bilancio con cui cala la notte su questo lunedì della Settimana Santa, è questo il modo in cui le Istituzioni della Capitale si preparano alla Santa Pasqua e alla beatificazione di Giovanni Paolo II.

Eroi della giornata sono il Delegato del Sindaco alla Sicurezza Ciardi e il consigliere Presidente della Commissione Sicurezza Santori, in prima linea davanti a giornalisti e fotografi per mostrare il loro impegno contro i "campi abusivi", per cui centinaia di persone in mezzo alla strada e senza prospettiva di soluzioni abitative sono solo un danno collaterale.

A pulire la loro coscienza basta, infatti, la rituale e inutile offerta di accogliere solo donne e bambini per qualche giorno nei centri d'accoglienza.

Eppure appena qualche mese fa il Sindaco Alemanno si era impegnato ad avviare gli sgomberi dei campi "abusivi" con la garanzia di soluzioni alternative per tutti i residenti. Ancora ieri il Sindaco affermava la disponibilità del C.A.R.A. ad ospitare interi nuclei familiari sgomberati dagli insediamenti non autorizzati.

Sempre su questa idea, di spostare tutti i rom nel centro di Castelnuovo di Porto, si era impegnato pubblicamente, domenica scorsa, il Delegato del Sindaco per la questione rom, Najo Adzovic, che alle donne e agli uomini della Miralanza aveva promesso che non sarebbero stati messi per strada.

Parole e promesse morte sotto le ruspe di oggi, buone per i giornali e per farsi acclamare come presidente dei rom, ma inutili se davvero si vogliono superare le condizioni di rischio e di degrado degli insediamenti spontanei.

La logica che vediamo prevalere è, invece, quella della sicurezza-spettacolo, garantita da ruspe, minacce e manganelli, e dell'insicurezza diffusa, perché i rom sgomberati oggi, se non saranno presi in carico autonomamente e senza sostegno istituzionale da associazioni e realtà dei territori romani, non faranno altro che ricostruire altrove le loro baracche, sicuramente in zone più lontane e invisibili, ma anche più degradate e pericolose.

A quanto pare, questo è solo l'inizio di una nerissima Settimana Santa…

"Una scuolina per crescere" - Arpjtetto ONLUS
Popica Onlus
ARCI di Roma

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Di Fabrizio (del 22/04/2011 @ 10:38:07, in Italia, visitato 1715 volte)

Amnesty International - sezione italiana Data di pubblicazione dell'appello: 22.04.2011
Firma l'appello e invia un messaggio di solidarietà!


Partecipa alla fotopetizione di Amnesty International in favore dei bambini rom!
Per ribadire le proprie preoccupazioni, in occasione della Giornata mondiale dei rom e sinti, Amnesty International ha lanciato l'azione "case gemelle", con cui attivisti e sostenitori dell'organizzazione in tutto il mondo faranno pervenire una cartolina al prefetto di Roma e una seconda cartolina, in segno di solidarietà, alla comunità rom della capitale. Le cartoline a forma di casa ricorderanno la necessità di migliorare le condizioni abitative dei rom nella città. Guarda le prime fotopetizioni che ci sono arrivate!

Scarica le istruzioni e attivati subito! (43.41 KB)

UA: 121/11 EUR 30/009/2011

I rom che risiedevano in almeno tre insediamenti non autorizzati di Roma sono stati sgomberati, nel contesto di quella che appare un'ondata di sgomberi forzati in corso nella capitale. Secondo fonti delle Organizzazioni non governative locali, dall'inizio di aprile almeno 30 insediamenti non autorizzati hanno subito sgomberi forzati e vi è il timore che altri insediamenti siano a rischio d'imminente sgombero forzato.

Il 18 aprile, sono state sgomberate le famiglie rom residenti nell'insediamento di via Severini e quelle che vivevano nell'ex stabilimento abbandonato della Mira Lanza. Il 20 aprile è stata la volta dell'insediamento di via del Flauto. Il 6 aprile il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, riferendosi alla nuova ondata di sgomberi, aveva affermato che dovevano essere eseguiti con urgenza per evitare che i migranti irregolari in arrivo dalla Tunisia trovassero rifugio nei campi non autorizzati.

Secondo i resoconti delle Organizzazioni non governative locali, gli sgomberi sono stati eseguiti senza previa notifica o consultazione delle comunità interessate. Solo alle donne e ai bambini è stata provvisoriamente offerta una sistemazione alternativa nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, rifiutata in quasi tutti i casi in quanto le famiglie non vogliono essere divise.

Se di recente erano stati portati a termine sgomberi di insediamenti non autorizzati di minore dimensione, gli insediamenti in questione sono tra i più grandi di Roma. Si stima che circa 700 persone, comprese donne incinte e molti bambini, siano state lasciate senza un tetto a causa dei tre sgomberi. Di fronte alla mancanza di sicurezza e alle condizioni di vita inadeguate nei campi, la soluzione non può essere costituita dagli sgomberi forzati, che lasciano le comunità interessate in condizioni abitative e di vita peggiori.

Leggi le informazioni aggiuntive (8.18 KB)

Prefetto di Roma
Giuseppe Pecoraro
Via IV Novembre, 119/A
00187 Roma - Italia
Fax. +39 06 6729 4555
Email: prefettura.roma@interno.it

Ministro dell'Interno
Roberto Maroni
Palazzo Viminale
Via Agostino Depretis, 7
00184 Roma. Italia
Fax: +39 06 4654 9832
Email: caposegreteria.ministro@interno.it 

Sindaco di Roma
Gianni Alemanno
Via del Campidoglio, 1
00187 Roma
Fax: +39 06 6710 3590
Email: sindaco@comune.roma.it

Egregio prefetto Pecoraro,
egregio ministro Maroni,
egregio sindaco Alemanno,

sono un simpatizzante di Amnesty International, l'organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.

Le chiedo di fermare immediatamente tutti gli sgomberi forzati degli insediamenti rom di Roma e assicurare che gli sgomberi saranno considerati solo come la soluzione estrema ed eseguiti in pieno accordo con le garanzie previste dagli standard europei e internazionali sui diritti umani, che prevedono un'autentica consultazione e la messa a disposizione di un alloggio alternativo adeguato per tutte le persone colpite, senza che sia necessario dividere le famiglie.

Le chiedo di prevedere rimedi, tra cui alloggi alternativi adeguati per coloro che sono colpiti dagli sgomberi forzati.

La invito a sospendere immediatamente il "Piano nomadi" e disporre il suo riesame, consultando le comunità interessate, assicurando che la revisione del piano preveda soluzioni per l'alloggio alternativo adeguato per le comunità colpite dai provvedimenti, in linea con il diritto internazionale dei diritti umani ed evitando di perpetuare la segregazione.

La ringrazio per l'attenzione.
Scarica l'appello in favore dei rom a Roma (6.46 KB)

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Di Sucar Drom (del 22/04/2011 @ 09:03:28, in blog, visitato 1507 volte)

Bolzano, Sintengre Avarpen: un successo!
Le finalità del progetto Sintengre Avarpen (il lavoro dei sinti), presentato lunedì scorso a Bolzano, sono state quelle di creare opportunità lavorative per la comunità sinta, emarginata dal mondo del lavoro, con modalità consone alla pr...

Brescia, Tutti Uniti: partecipa anche TU alla manifestazione del 23 aprile
La Federazione Rom e Sinti Insieme invita tutti alla manifestazione “Tutti Uniti!" che si terrà sabato 23 aprile 2011, a Brescia in Piazza della Loggia, dalle ore 15.00. Tutti uniti per difendere i diritti umani, per la salvaguardia della dig...

Giornata Internazionale dei Sinti e dei Rom
Non c’era mare ai nostri piedi, anzi, gli siamo sfuggiti a malapena, quando - le disgrazie, si dice, non vengono mai sole - il cielo d’acciaio...

Identità e Incontro
"Identità e Incontro" è un’iniziativa promossa dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e finanziata, nell’ambito del progetto MU.S.A. (Musica Sport e Accoglienza), con il Fei - Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi. Questo è un progetto di comunicazione e sensibili...

Buon compleanno al nostro fratello Charlie Chaplin
Centoventidue anni fa in una carovana di romanichals (i sinti/rom inglesi), il 16 aprile, nasceva sir Charles Spencer Chaplin, noto come Charlie Chaplin. Per ricordarlo Google, nella pagina principale del motore di ricerca, ha inserito un video con cui omaggiare l'attore, regista, scene...

Babel Film Festival, presentazione della seconda edizione
Giovedì 21 aprile 2011, alle ore 11.00, presso la sala conferenze della Società Umanitaria – Cineteca Sarda, viale Trieste 126 Cagliari si terrà la conferenza stampa di presentazione della seconda edizione del BABEL FILM FESTIVAL, concorso cinem...

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Di Frances Oliver Catania (del 21/04/2011 @ 09:17:09, in Italia, visitato 2133 volte)

Ricevo e porto a conoscenza

[...]

Vorrei [...] portare a conoscenza del pubblico questa situazione, o se mi potete suggerire qualcuno che sia interessato.

Il comune di Pessano con Bornago (MI) sta cercando di sgomberare una comunità Rom che si è stabilità nel suo territorio.
Questi tentativi di sgombero si ripetono da circa otto anni ma, nonostante in questo periodo di tempo tutte le denunce fatte dal Comune si siano risolte in favore del Comune, gli abitanti del campo non hanno sgomberato e sono stati, fino a poco tempo fa, "tollerati".
Adesso il Comune ha trovato una formula per forzarli ad uno sgombero senza chiamarlo "sgombero"; ossia, nonostante il terreno sul quale è stato fatto il campo Rom sia di proprietà di uno degli abitanti del campo, questo terreno è un terreno agricolo.
Il comune sta quindi approfittando della nuova legge che equipara le roulotte a edifici per forzarli fuori dal terreno.
Essendo i Rom rimasti a Pessano con Bornago per otto anni, i minori nel campo sono iscritti alle scuole del paese, e vi sono anche vecchi e disabili (ai quali tra l’altro, è stata negata l’assistenza sociale perché non sono cittadini italiani).
Siccome questa volta il Comune si sta mostrando serio alcune delle famiglie nel campo sono andate via, ma rimangono ancora alcuni di loro che non vogliono, o non possono trovare un altro luogo dove vivere.

In particolare mi ha colpito il caso di una signora, di nome Maria, che ha 73 anni, problemi di cuore ed un figlio disabile (cieco) a cui sta badando; questa signora non ha la forza di cercare un altro posto dove andare e questa azione del Comune ha, anche se non nella forma, la stessa sostanza di uno sgombero.
Ho già cercato di contattare il Comune ed esprimere i miei dubbi ma sono stata trattata con ostilità dal sindaco che non vuole sentire ragioni, i motivi sono sempre gli stessi "non vogliono integrarsi" o "rubano", mi sono quindi rivolta ad altre associazioni come la Caritas Ambrosiana ed ho contattato un avvocato esperto in diritti umani, (Avv. Guariso) questi mi hanno dato una mano come hanno potuto ma senza risultati definitivi.
Mi rimane quindi solo il cercare di far pubblicità alla situazione nella speranza che in questo modo qualcuno possa convincersi che vi sono altri modi per risolvere la questione senza forzare i rimanenti Rom a cercare casa altrove.

Questo è un riassunto della situazione che è, come lo è sempre, un po’ più complicata. Se lei, o qualcuno, ha la possibilità di occuparsi di questo caso posso spiegare meglio i fatti.

Spero di ricevere buone notizie, in ogni caso auguro buona fortuna [...].

Cordali saluti.

Frances Catania

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Di Fabrizio (del 20/04/2011 @ 09:05:34, in Italia, visitato 1838 volte)

Corriere.it Non ce l'ha fatta Tommaso, 17 mesi: era diventato un simbolo. Soffriva di una rarissima malattia genetica

BRESCIA - Tommaso non ce l'ha fatta. Piccolo e malato, il bambino di 17 mesi, diventato suo malgrado il simbolo della lotta tra sinti e Comune di Brescia, è morto ieri pomeriggio agli Spedali Civili dove era ricoverato da due mesi. Il 14 febbraio scorso, dopo il blitz della polizia locale e la sospensione della corrente alle roulotte del campo, Tommaso era stato ricoverato d'urgenza. Dimesso dopo due giorni, il piccolo si era poi di nuovo aggravato tanto da dover tornare in ospedale. Tommaso soffriva di una malattia genetica rarissima (solo 14 casi al mondo) che si chiama H-ABC: un sondino fissato a una narice e a una macchina per l'ossigeno gli permettevano di sopravvivere, con mamma Fenni ad accudirlo e papà Samuel sempre pronto a qualsiasi emergenza.

Come la notte di San Valentino, quando dopo gli scontri con la polizia, mancata l'elettricità, ha dovuto procurarsi con le buone o con le cattive un generatore portatile per tenere in vita il suo bambino. «È nato così - spiega lo zio, Giovanni Tonsi, allargando le braccia -. Per malattie come la sua non c'è guarigione. Certo, quel giorno che il Comune ha staccato la corrente è stato tutto più difficile...». Al campo di via Orzinuovi, dove l'amministrazione di Palazzo Loggia non ha ancora riattivato i bagni perché aspetta di sgomberare gli ultimi abusivi, non accusano nessuno. Anzi, i sinti tendono la mano al sindaco, Adriano Paroli, perché la morte di Tommy serva a sancire una tregua.

Giuseppe Spatola
19 aprile 2011

NOTIZIE CORRELATE
Il bimbo senza ossigeno nella roulotte (17 febbraio 2011)

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Di Fabrizio (del 19/04/2011 @ 09:00:45, in media, visitato 1514 volte)

Dibattito alla quinta edizione del Festival del Giornalismo di Perugia

Tutti ricorderanno lo scorso anno quando in Francia il governo impose lo sgombero di numerosi campi Rom, in seguito ad un omicidio avvenuto all'interno della comunità nomade.

Si è discusso di Rom e della loro cultura al Centro Servizi Alessi in occasione della V edizione del Festival Internazionale del Giornalismo.

I media spesso li descrivono come "zingari" che chiedono l'elemosina o che non lavorano. Ma parlare di Rom dovrebbe presupporre una maggiore conoscenza del loro mondo. Ne hanno parlato Luca Bravi docente dell'Università di Firenze, Gabriella Capparelli del Tg1 e Alexian Santino Spinelli docente di Lingua e Cultura Rom presso l'Università di Chieti e leader del gruppo musicale Alexian ta le Chavè -Alexian e di suoi figli-.

«Il mondo dei Rom è diverso dalle casemobili, camper o tende -attacca Spinelli- non è una popolazione di nomadi». Bisognerebbe superare questo stereotipo perché il nomadismo non è né normale né tipico della loro cultura. Sono sempre stati obbligati a emigrare e scappare. «Sono costretti a vivere nei campi per un retaggio fascista -prosegue Spinelli- creare un campo Rom è segregazione razziale che, ricordiamo, è un crimine contro l'umanità».

Dai dati di molte inchieste la minoranza Rom è la più odiata dell'occidente. Durante il nazismo invece era seconda solo agli ebrei. Ma ora è interessante analizzare la differenza tra le due etnie: per i Rom non c'è stato alcun riscatto. «Nell'immaginario collettivo lo zingaro fa paura –spiega Bravi- rispetto alla persecuzione contro gli ebrei, c'è una forma di razzismo più culturale. Rispetto a prima si usano anche i moderni campi di concentramento che sono i campi Rom, appunto»

Questa forma di razzismo emerge anche nelle scuole che ripropone in maniera decisa lo stereotipo dello zingaro: i bambini Rom vengono messi in classi speciali, di solito scantinati non riuscendo così a socializzare e ad integrarsi. Questo è un problema molto delicato sia in Europa che ovviamente in Italia in cui siamo sempre stati abituati a vedere il loro mondo come una forma di delinquenza sicuramente da evitare. La conferenza va avanti con delle immagini e delle testimonianze di alcune donne che hanno avuto successo nel nostro paese. Anche loro ribadiscono che non sono tutti uguali ponendo una domanda un po' scomoda per tutti, ma soprattutto per Spinelli assoluto difensore di questo mondo. «Che senso ha andare a chiedere l'elemosina?»

In tutta Europa c'è questo pregiudizio e questo luogo comune che ci fa essere tutti razzisti. Una soluzione a questo delicato problema potrebbe essere anche piuttosto semplice se vogliamo: paese "ospite" e mondo rom dovrebbero incontrarsi a metà strada, facendo un passo per uno, cercando di togliere il paraocchi da una parte, ma allo stesso tempo, dall'altra, mostrarsi realmente interessati ad un'integrazione sana e pulita.

Già perché «l'integrazione è come l'amore, si fa in due» -conclude Spinelli.

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Di Fabrizio (del 18/04/2011 @ 09:46:29, in Europa, visitato 3120 volte)

Da Bulgarian_Roma

Radio Bulgaria Integrazione dei Rom in Bulgaria - Author: Milka Dimitrova - © Photos: BGNES



08/04/2011 - E' un compito difficile indicare il numero esatto dei Rom in Bulgaria. Secondo il censimento ufficiale del 2001, sono circa 370.000, mentre per le organizzazioni rom, il loro numero raggiunge gli 800.000, o il 10% della popolazione totale. Si aspettano dati più accurati dall'ultimo censimento, svoltosi a febbraio 2011. E' un fatto che i problemi della comunità rom in Bulgaria rimangano irrisolti. L'integrazione rom è stata una questione in Romania per alcuni anni, ma i programmi delle istituzioni sono sviluppati lentamente e non hanno molto effetto

La Bulgaria ha adottato un programma quadro per l'integrazione della comunità rom nel periodo 2010-2020, in accordo con i principi europei per la tolleranza e la protezione dei diritti umani. Il documento delinea le politiche relative alla comunità rom nelle sfere  dell'istruzione, della sanità, dell'alloggio, dell'impiego, ecc. La Bulgaria è stata uno dei primi paesi a partecipare al Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015, assieme a 12 paesi europei. Sullo sfondo dell'invecchiamento della popolazione europea, è la giovane comunità rom che può giocare un ruolo nel risolvere la mancanza di manodopera. E' per questo che il programma bulgaro dedica attenzione speciale all'aumentare i livelli di istruzione e di qualificazione della popolazione rom. Viene riferito che durante gli ultimi due decenni, 10.000 Rom si sono laureati nelle università bulgare. Tuttavia, un gran numero di bambini rom continuano ad abbandonare la scuola, nonostante il fatto che possano ricevere i benefici sociali solo mandando i loro figli a scuola. Ecco cosa dice Deyan Kolev, del Centro per il Dialogo e la Tolleranza Interetnica "Amalipe":

"Il numero dei bambini rom che abbandonano la scuola continua ad essere molto alto. Secondo le statistiche il numero di bambini rom nel primo grado è circa del 23% del totale, ma nell'ottavo grado solo il 7-8% degli studenti sono di origine rom."

Il basso livello di istruzione nella comunità rom causa alta disoccupazione. Un gran numero di famiglie rom campa di prestazioni sociali. Questa è una grande sfida per l'integrazione della comunità rom.



Inoltre le statistiche di sette paesi europei mostrano che i Rom hanno più problemi di salute, legati alle condizioni di vita insalubri. Ecco cosa dice Ilona Tomova, dell'Istituto di Studi sulla Popolazione presso l'Accademia Bulgara delle Scienze:

"Oltre metà dei Rom adulti soffre di ipertensione. Il 30% ha l'emicrania ed il 25% soffre di asma o bronchiti. Un gran numero soffre di artrite e reumatismi, il ché porta a maggiore disoccupazione."

I Rom bulgari partoriscono in giovane età ed il tasso di mortalità infantile nella comunità è il più alto in confronto agli altri paesi UE. Un gran numero di Rom bulgari vive in aree cittadine dove le condizioni di vita sono molto povere. A volte manca anche l'acqua potabile. Il problema rimane grave nonostante il programma nazionale per migliorare le condizioni abitative della comunità rom adottato nel 2006.

E' chiaro che le istituzioni bulgare dovranno fare molti più sforzi per un'inclusione di successo della comunità rom, che ancora si affidano soprattutto sul rapporto finanziario da parte dello stato, che sull'essere collaborativi con i processi di integrazione.

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Di Fabrizio (del 18/04/2011 @ 08:59:46, in Italia, visitato 1449 volte)



Questa mattina i circa 200 rom che abitano negli stabilimenti abbandonati della ex fabbrica Miralanza, in zona piazzale della Radio a Roma, hanno ricevuto l'ennesimo preavviso di sgombero, dopo la distruzione avvenuta nei giorni precedenti delle baracche più visibili.

"Fra 6 ore siamo qui con le ruspe" è stata la frase con cui vigili urbani e polizia hanno risposto alle richieste dei rom di avere qualche giorno di tempo per preparare il ritorno in Romania, mentre dagli operatori della Sala Operativa Sociale veniva la solita, inutile, proposta: l'inserimento in strutture d'emergenza soltanto per madri e bambini.
Il campo, non autorizzato ma ben conosciuto da tutte le istituzioni, si trova in condizioni drammatiche: non c'è acqua ed il rischio d'incendio è notevolissimo, ma rispetto a questa inaccettabile situazione la proposta delle forze dell'ordine appariva egualmente senza speranza: lo sgombero e poi la strada...

Su richiesta di alcune famiglie, fra le poche che conosciamo in quell'insediamento, siamo intervenuti per tentare una mediazione; abbiamo contattato associazioni (sia rom che gagè) e istituzioni del territorio, e, allo stato attuale, grazie all'intervento di Najo Adzovic, Delegato per il Sindaco alla questione rom, e di Alfredo Toppi, consigliere del XV Municipio, il rischio di uno sgombero senza alternative sembra scongiurato.
Najo Adzovic sta in queste ore lavorando con la Giunta Capitolina per trovare soluzioni praticabili; i rom della Miralanza hanno accettato di essere trasferiti in un centro d'accoglienza, ponendo come unica condizione il fatto che nessun nucleo famigliare sia smembrato; in tal senso, la disponibilità di spazi nel C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto, dichiarata dallo stesso Sindaco stamane agli organi di stampa, dovrebbe costituire una risorsa essenziale.

Ancora una volta si tratta di provare a governare l'emergenza, un'emergenza tanto annunciata quanto mai presa in carico, e a questo punto, ben sapendo che la sistemazione temporanea nel centro di Castelnuovo di Porto non rappresenta certo un modello positivo di intervento, non ci rimane che sperare che da oggi in poi tutti quanti lavorino per garantire almeno condizioni di vita sicure ai più di 60 minori, alle donne incinte, agli anziani, ai malati e agli esseri umani intrappolati nelle baracche della Miralanza e nella nostra indifferenza.

Una scuolina per crescere
info 366.3991873

A.R.P.J. Tetto ONLUS – Lungotevere Dante n. 5 – 00146 Roma
(0039) 06 5565949 – Fax 06 5574586 - P.I. 06910161006
www.arpj.org
arpj@arpj.org 

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Di Sucar Drom (del 17/04/2011 @ 09:44:41, in Italia, visitato 2218 volte)

Dalla newsletter di Articolo 3 - Osservatorio sulle discriminazioni

Dalla delibera di espulsione del 2010, ai roghi delle roulotte del 14 febbraio 2011, alla proibizione attuale dell'uso dei servizi igienici.

I Sinti di via Orzinuovi vivono da generazioni nella città e in Lombardia, tanto che non pochi amministratori locali possono ben dirsi meno "bresciani" dei sinti di cui vorrebbero liberarsi.

La loro storia recente ha inizio quattro anni fa quando l'amministrazione di centrosinistra portò loro una proposta apparentemente allettante: vi spostiamo di 300 metri, per pochi mesi avrete disagi e verrete privati delle fognature, ma poi vi saranno consegnate casette dotate di ogni confort costruite con finanziamento regionale. A casette costruite l'amministrazione comunale, con la scusa di pregressi debiti con l'azienda elettrica, congelò la consegna delle nuove abitazioni. Come a dire: con voi non valgono le leggi ordinarie; niente bollette elettriche pagate niente casa, continuate a restare in una condizione precaria senza fognature.

Nel maggio 2008 il centro destra vinse le elezioni, e subito si diede da fare per realizzare il programma sbandierato in campagna elettorale: Brescia entro due anni dovrà essere "zigeunerfrei". Perciò fu portato a termine il lavoro già iniziato dal centro sinistra di allontanare i Rom stranieri giunti in città dopo il 2000. Alcuni insediamenti rom furono così smantellati con brindisi del vicesindaco Rolfi e di altri dirigenti leghisti sulle macerie delle baracche abbattute.

Per quanto riguarda i Sinti bresciani, la giunta leghista tolse definitivamente ogni prospettiva di accesso alle casette cambiandone la destinazione d'uso. Contemporaneamente iniziò un forte pressing sui Sinti affinché se ne andassero dal territorio comunale, fu istituito un tavolo di trattative presso la prefettura e dopo mesi di incontri sembrò realizzarsi una soluzione accettabile: una microarea per una famiglia allargata nel comune di Guidizzolo (Mn) acquistata dall'immobiliare del comune e rivenduta ai Sinti con un mutuo. Come era prevedibile mentre la Lega di Brescia spingeva per farli uscire, quella di Guidizzolo ergeva barricate contri i Sinti in arrivo e la giunta vietava case mobili nell'area fabbricabile a loro destinata. Risultato: tutto azzerato con l'ennesima beffa di circa tremila euro già versati dalle famiglie come caparra e mai restituiti.

Siamo ai primi mesi del 2010 e altre vessazioni attendono i Sinti prima che trascorra un anno: Il 24 settembre 2010 il consiglio comunale con insolita votazione bipartisan (il solo voto contrario della consigliera di Sinistra arcobaleno e l'astensione di un consigliere PD) delibera che il campo sinti di via Orzinuovi venga chiuso entro l'agosto 2011. La deliberazione non contiene alcuna indicazione sul destino degli abitanti del campo e lascia quindi carta bianca alla Giunta leghista su come procedere. Dopo un mese infatti ai Sinti viene sottoposto un patto di cittadinanza redatto, sosterrà il vicesindaco Rolfi, d'intesa con la CGIL. Il patto è in sostanza una accettazione incondizionata della volontà del comune di allontanare dal campo tutti i Sinti. Vale la pena di leggerne un paio di passi. Cominciamo dallo stesso nome del documento "PATTO DI CITTADINANZA" come se i Sinti, a Brescia e in Lombardia da sei secoli, fossero dei marziani da sottoporre a condizioni per acquisire i diritti di cittadinanza. La premessa così recita "si prevede che … il Comune proceda alla chiusura del campo di via Orzinuovi per fronteggiare la situazione di precarietà e di degrado di alcune zone della città e dalla diffusa percezione di insicurezza e frustrazione di molti abitanti…" in altre parole il comune di Brescia decide di chiudere il campo dei sinti e di cacciarli tutti perché costituiscono motivo di insicurezza, degrado e precarietà per i quartieri della città. Un bel complimento non c'è che dire. La ciliegina sulla torta razzista arriva però all'articolo 1 del patto dove si scrive testualmente: "le premesse sono parte integrante del presente accordo" Vale a dire che i sinti nel sottoscrivere il patto di cittadinanza hanno convenuto che loro stessi sono fonte di insicurezza e degrado per la città.

Nel patto sottoscritto viene stabilito che i sinti dovranno andarsene, a partire da febbraio, entro l'agosto 2011. Puntualmente a fine di dicembre gli emissari del comune intimano alle tre famiglie Terrenghi di uscire dal perimetro del campo in attesa del loro definitivo trasferimento nell'area abitata dai Kosovari. I Terrenghi però non vogliono e non possono uscire dal campo dove non ci sono allacciamenti elettrici adeguati. L'elettricità è indispensabile per alimentare respiratori artificiali per due dei loro bambini: Tommaso di 15 mesi e Joselito di 6 mesi, affetti da gravi patologie cardio-respiratorie.

Il vicesindaco Rolfi (leghista) però non sente ragioni ed il 13 febbraio intima ai Terrenghi di lasciare il campo entro le 18 pena il taglio dell'elettricità a tutti gli abitanti dell'area (più di 100 persone). I Terrenghi non si spostano ed alle 19,30 scatta la punizione: l'intero campo piomba nel buio.

Dopo pochi minuti Tommaso e Joselito danno forti segni di difficoltà respiratoria ed il più piccolo viene ricoverato urgentemente in ospedale .

La risposta dei sinti è un misto di esasperazione e rabbia. Sulla strada statale che costeggia il campo danno fuoco ad alcune loro roulotte, il traffico viene bloccato, i vigili del fuoco impiegano più di due ore per domare le fiamme. Il giorno dopo il vicesindaco, sostenuto nelle sue gesta da Giunta e Sindaco, insulta i sinti accusandoli di strumentalizzare i bambini ammalati.

La reazione della città solidale è a favore dei sinti, tutta la stampa e la televisione nazionali ne parlano. La giunta comunale sembra voler abbandonare manifestazioni muscolari, ma è solo apparenza: dall'inizio di febbraio infatti, con un tempismo paradossale, proprio mentre si dava inizio alle procedure di evacuazione del campo, i tecnici comunali avevano finalmente completato la realizzazione di un blocco di sei bagni, che però sono ancora recintati e chiusi con divieto di utilizzo.

E qui c'è il nuovo ricatto: i bagni verranno resi disponibili alla comunità solo quando i Terrenghi se ne saranno andati. Nell'attesa i servizi igienici restano all'aperto fra arbusti e alberi, i bambini sinti continuano ad essere in pericolo, grazie alle scelte della giunta di Brescia, supportata nei fatti da quasi tutta l'opposizione che ha votato per la chiusura del campo e che polemizza con la lega su chi è più efficiente a ripulire Brescia dagli ‘Zingari'. In passato operazioni ‘pedagogiche' di questo genere hanno avviato processi di distruzione di interi popoli.

Luigino Beltrami

Ndr: Dalla lettura dei quotidiani di questa settimana scopriamo che la famiglia Terenghi ha lasciato il campo di Via Orzinuovi, ma i bagni restano chiusi: I sinti protestano: "I servizi igienici rimangono chiusi" (Brescia Oggi, 13/4) e Brescia, l'ira dei Sinti: "Il Comune non rispetta i patti e non apre i bagni" (Giorno Brescia, 13/4)


Brescia, Tutti Uniti: partecipa anche TU alla manifestazione del 23 aprile
La Federazione Rom e Sinti Insieme invita tutti alla manifestazione “Tutti Uniti!" che si terrà sabato 23 aprile 2011, a Brescia in Piazza della Loggia, dalle ore 15.00. Tutti uniti per difendere i diritti umani, per la salvaguardia della dig...

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