Questa mattina i circa 200 rom che abitano negli stabilimenti abbandonati della
ex fabbrica
Miralanza, in zona piazzale della Radio a Roma, hanno ricevuto l'ennesimo
preavviso di sgombero,
dopo la distruzione avvenuta nei giorni precedenti delle baracche più visibili.
"Fra 6 ore siamo qui con le ruspe" è stata la frase con cui vigili urbani e
polizia hanno risposto alle
richieste dei rom di avere qualche giorno di tempo per preparare il ritorno in
Romania, mentre dagli
operatori della Sala Operativa Sociale veniva la solita, inutile, proposta:
l'inserimento in strutture
d'emergenza soltanto per madri e bambini.
Il campo, non autorizzato ma ben conosciuto da tutte le istituzioni, si trova in
condizioni
drammatiche: non c'è acqua ed il rischio d'incendio è notevolissimo, ma rispetto
a questa
inaccettabile situazione la proposta delle forze dell'ordine appariva egualmente
senza speranza: lo
sgombero e poi la strada...
Su richiesta di alcune famiglie, fra le poche che conosciamo in
quell'insediamento, siamo intervenuti
per tentare una mediazione; abbiamo contattato associazioni (sia rom che gagè) e
istituzioni del
territorio, e, allo stato attuale, grazie all'intervento di Najo Adzovic,
Delegato per il Sindaco alla
questione rom, e di Alfredo Toppi, consigliere del XV Municipio, il rischio di
uno sgombero senza
alternative sembra scongiurato.
Najo Adzovic sta in queste ore lavorando con la Giunta Capitolina per trovare
soluzioni praticabili; i
rom della Miralanza hanno accettato di essere trasferiti in un centro
d'accoglienza, ponendo come
unica condizione il fatto che nessun nucleo famigliare sia smembrato; in tal
senso, la disponibilità di
spazi nel C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto, dichiarata dallo stesso Sindaco
stamane agli organi di
stampa, dovrebbe costituire una risorsa essenziale.
Ancora una volta si tratta di provare a governare l'emergenza, un'emergenza
tanto annunciata quanto
mai presa in carico, e a questo punto, ben sapendo che la sistemazione
temporanea nel centro di
Castelnuovo di Porto non rappresenta certo un modello positivo di intervento,
non ci rimane che
sperare che da oggi in poi tutti quanti lavorino per garantire almeno condizioni
di vita sicure ai più di
60 minori, alle donne incinte, agli anziani, ai malati e agli esseri umani
intrappolati nelle baracche
della Miralanza e nella nostra indifferenza.
Una scuolina per crescere
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