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Storia recente dei Sinti di Brescia
Di Sucar Drom (del 17/04/2011 @ 09:44:41, in Italia, visitato 2219 volte)

Dalla newsletter di Articolo 3 - Osservatorio sulle discriminazioni

Dalla delibera di espulsione del 2010, ai roghi delle roulotte del 14 febbraio 2011, alla proibizione attuale dell'uso dei servizi igienici.

I Sinti di via Orzinuovi vivono da generazioni nella città e in Lombardia, tanto che non pochi amministratori locali possono ben dirsi meno "bresciani" dei sinti di cui vorrebbero liberarsi.

La loro storia recente ha inizio quattro anni fa quando l'amministrazione di centrosinistra portò loro una proposta apparentemente allettante: vi spostiamo di 300 metri, per pochi mesi avrete disagi e verrete privati delle fognature, ma poi vi saranno consegnate casette dotate di ogni confort costruite con finanziamento regionale. A casette costruite l'amministrazione comunale, con la scusa di pregressi debiti con l'azienda elettrica, congelò la consegna delle nuove abitazioni. Come a dire: con voi non valgono le leggi ordinarie; niente bollette elettriche pagate niente casa, continuate a restare in una condizione precaria senza fognature.

Nel maggio 2008 il centro destra vinse le elezioni, e subito si diede da fare per realizzare il programma sbandierato in campagna elettorale: Brescia entro due anni dovrà essere "zigeunerfrei". Perciò fu portato a termine il lavoro già iniziato dal centro sinistra di allontanare i Rom stranieri giunti in città dopo il 2000. Alcuni insediamenti rom furono così smantellati con brindisi del vicesindaco Rolfi e di altri dirigenti leghisti sulle macerie delle baracche abbattute.

Per quanto riguarda i Sinti bresciani, la giunta leghista tolse definitivamente ogni prospettiva di accesso alle casette cambiandone la destinazione d'uso. Contemporaneamente iniziò un forte pressing sui Sinti affinché se ne andassero dal territorio comunale, fu istituito un tavolo di trattative presso la prefettura e dopo mesi di incontri sembrò realizzarsi una soluzione accettabile: una microarea per una famiglia allargata nel comune di Guidizzolo (Mn) acquistata dall'immobiliare del comune e rivenduta ai Sinti con un mutuo. Come era prevedibile mentre la Lega di Brescia spingeva per farli uscire, quella di Guidizzolo ergeva barricate contri i Sinti in arrivo e la giunta vietava case mobili nell'area fabbricabile a loro destinata. Risultato: tutto azzerato con l'ennesima beffa di circa tremila euro già versati dalle famiglie come caparra e mai restituiti.

Siamo ai primi mesi del 2010 e altre vessazioni attendono i Sinti prima che trascorra un anno: Il 24 settembre 2010 il consiglio comunale con insolita votazione bipartisan (il solo voto contrario della consigliera di Sinistra arcobaleno e l'astensione di un consigliere PD) delibera che il campo sinti di via Orzinuovi venga chiuso entro l'agosto 2011. La deliberazione non contiene alcuna indicazione sul destino degli abitanti del campo e lascia quindi carta bianca alla Giunta leghista su come procedere. Dopo un mese infatti ai Sinti viene sottoposto un patto di cittadinanza redatto, sosterrà il vicesindaco Rolfi, d'intesa con la CGIL. Il patto è in sostanza una accettazione incondizionata della volontà del comune di allontanare dal campo tutti i Sinti. Vale la pena di leggerne un paio di passi. Cominciamo dallo stesso nome del documento "PATTO DI CITTADINANZA" come se i Sinti, a Brescia e in Lombardia da sei secoli, fossero dei marziani da sottoporre a condizioni per acquisire i diritti di cittadinanza. La premessa così recita "si prevede che … il Comune proceda alla chiusura del campo di via Orzinuovi per fronteggiare la situazione di precarietà e di degrado di alcune zone della città e dalla diffusa percezione di insicurezza e frustrazione di molti abitanti…" in altre parole il comune di Brescia decide di chiudere il campo dei sinti e di cacciarli tutti perché costituiscono motivo di insicurezza, degrado e precarietà per i quartieri della città. Un bel complimento non c'è che dire. La ciliegina sulla torta razzista arriva però all'articolo 1 del patto dove si scrive testualmente: "le premesse sono parte integrante del presente accordo" Vale a dire che i sinti nel sottoscrivere il patto di cittadinanza hanno convenuto che loro stessi sono fonte di insicurezza e degrado per la città.

Nel patto sottoscritto viene stabilito che i sinti dovranno andarsene, a partire da febbraio, entro l'agosto 2011. Puntualmente a fine di dicembre gli emissari del comune intimano alle tre famiglie Terrenghi di uscire dal perimetro del campo in attesa del loro definitivo trasferimento nell'area abitata dai Kosovari. I Terrenghi però non vogliono e non possono uscire dal campo dove non ci sono allacciamenti elettrici adeguati. L'elettricità è indispensabile per alimentare respiratori artificiali per due dei loro bambini: Tommaso di 15 mesi e Joselito di 6 mesi, affetti da gravi patologie cardio-respiratorie.

Il vicesindaco Rolfi (leghista) però non sente ragioni ed il 13 febbraio intima ai Terrenghi di lasciare il campo entro le 18 pena il taglio dell'elettricità a tutti gli abitanti dell'area (più di 100 persone). I Terrenghi non si spostano ed alle 19,30 scatta la punizione: l'intero campo piomba nel buio.

Dopo pochi minuti Tommaso e Joselito danno forti segni di difficoltà respiratoria ed il più piccolo viene ricoverato urgentemente in ospedale .

La risposta dei sinti è un misto di esasperazione e rabbia. Sulla strada statale che costeggia il campo danno fuoco ad alcune loro roulotte, il traffico viene bloccato, i vigili del fuoco impiegano più di due ore per domare le fiamme. Il giorno dopo il vicesindaco, sostenuto nelle sue gesta da Giunta e Sindaco, insulta i sinti accusandoli di strumentalizzare i bambini ammalati.

La reazione della città solidale è a favore dei sinti, tutta la stampa e la televisione nazionali ne parlano. La giunta comunale sembra voler abbandonare manifestazioni muscolari, ma è solo apparenza: dall'inizio di febbraio infatti, con un tempismo paradossale, proprio mentre si dava inizio alle procedure di evacuazione del campo, i tecnici comunali avevano finalmente completato la realizzazione di un blocco di sei bagni, che però sono ancora recintati e chiusi con divieto di utilizzo.

E qui c'è il nuovo ricatto: i bagni verranno resi disponibili alla comunità solo quando i Terrenghi se ne saranno andati. Nell'attesa i servizi igienici restano all'aperto fra arbusti e alberi, i bambini sinti continuano ad essere in pericolo, grazie alle scelte della giunta di Brescia, supportata nei fatti da quasi tutta l'opposizione che ha votato per la chiusura del campo e che polemizza con la lega su chi è più efficiente a ripulire Brescia dagli ‘Zingari'. In passato operazioni ‘pedagogiche' di questo genere hanno avviato processi di distruzione di interi popoli.

Luigino Beltrami

Ndr: Dalla lettura dei quotidiani di questa settimana scopriamo che la famiglia Terenghi ha lasciato il campo di Via Orzinuovi, ma i bagni restano chiusi: I sinti protestano: "I servizi igienici rimangono chiusi" (Brescia Oggi, 13/4) e Brescia, l'ira dei Sinti: "Il Comune non rispetta i patti e non apre i bagni" (Giorno Brescia, 13/4)


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