Dalla newsletter di Articolo 3 - Osservatorio sulle
discriminazioni
Dalla delibera di espulsione del 2010, ai roghi delle roulotte del 14
febbraio 2011, alla proibizione attuale dell'uso dei servizi igienici.
I Sinti di via Orzinuovi vivono da generazioni nella città e in Lombardia, tanto
che non pochi amministratori locali possono ben dirsi meno "bresciani" dei sinti
di cui vorrebbero liberarsi.
La loro storia recente ha inizio quattro anni fa quando l'amministrazione
di centrosinistra portò loro una proposta apparentemente allettante: vi
spostiamo di 300 metri, per pochi mesi avrete disagi e verrete privati delle
fognature, ma poi vi saranno consegnate casette dotate di ogni confort costruite
con finanziamento regionale. A casette costruite l'amministrazione comunale, con
la scusa di pregressi debiti con l'azienda elettrica, congelò la consegna delle
nuove abitazioni. Come a dire: con voi non valgono le leggi ordinarie; niente
bollette elettriche pagate niente casa, continuate a restare in una condizione
precaria senza fognature.
Nel maggio 2008 il centro destra vinse le elezioni, e subito si diede da fare
per realizzare il programma sbandierato in campagna elettorale: Brescia entro
due anni dovrà essere "zigeunerfrei". Perciò fu portato a termine il lavoro già
iniziato dal centro sinistra di allontanare i Rom stranieri giunti in città dopo
il 2000. Alcuni insediamenti rom furono così smantellati con brindisi del
vicesindaco Rolfi e di altri dirigenti leghisti sulle macerie delle baracche
abbattute.
Per quanto riguarda i Sinti bresciani, la giunta leghista tolse
definitivamente ogni prospettiva di accesso alle casette cambiandone la
destinazione d'uso. Contemporaneamente iniziò un forte pressing sui Sinti
affinché se ne andassero dal territorio comunale, fu istituito un tavolo di
trattative presso la prefettura e dopo mesi di incontri sembrò realizzarsi una
soluzione accettabile: una microarea per una famiglia allargata nel comune di
Guidizzolo (Mn) acquistata dall'immobiliare del comune e rivenduta ai Sinti con
un mutuo. Come era prevedibile mentre la Lega di Brescia spingeva per farli
uscire, quella di Guidizzolo ergeva barricate contri i Sinti in arrivo e la
giunta vietava case mobili nell'area fabbricabile a loro destinata. Risultato:
tutto azzerato con l'ennesima beffa di circa tremila euro già versati dalle
famiglie come caparra e mai restituiti.
Siamo ai primi mesi del 2010 e altre vessazioni attendono i Sinti prima che
trascorra un anno: Il 24 settembre 2010 il consiglio comunale con insolita
votazione bipartisan (il solo voto contrario della consigliera di Sinistra
arcobaleno e l'astensione di un consigliere PD) delibera che il campo sinti di
via Orzinuovi venga chiuso entro l'agosto 2011. La deliberazione non contiene
alcuna indicazione sul destino degli abitanti del campo e lascia quindi carta
bianca alla Giunta leghista su come procedere. Dopo un mese infatti ai Sinti
viene sottoposto un patto di cittadinanza redatto, sosterrà il
vicesindaco Rolfi, d'intesa con la CGIL. Il patto è in sostanza una accettazione
incondizionata della volontà del comune di allontanare dal campo tutti i Sinti.
Vale la pena di leggerne un paio di passi. Cominciamo dallo stesso nome del
documento "PATTO DI CITTADINANZA" come se i Sinti, a Brescia e in Lombardia da
sei secoli, fossero dei marziani da sottoporre a condizioni per acquisire i
diritti di cittadinanza. La premessa così recita "si prevede che … il Comune
proceda alla chiusura del campo di via Orzinuovi per fronteggiare la
situazione di precarietà e di degrado di alcune zone della città e dalla diffusa
percezione di insicurezza e frustrazione di molti abitanti…" in altre parole
il comune di Brescia decide di chiudere il campo dei sinti e di cacciarli tutti
perché costituiscono motivo di insicurezza, degrado e precarietà per i quartieri
della città. Un bel complimento non c'è che dire. La ciliegina sulla torta
razzista arriva però all'articolo 1 del patto dove si scrive testualmente: "le
premesse sono parte integrante del presente accordo" Vale a dire che i sinti
nel sottoscrivere il patto di cittadinanza hanno convenuto che loro
stessi sono fonte di insicurezza e degrado per la città.
Nel patto sottoscritto viene stabilito che i sinti dovranno andarsene, a
partire da febbraio, entro l'agosto 2011. Puntualmente a fine di dicembre gli
emissari del comune intimano alle tre famiglie Terrenghi di uscire dal perimetro
del campo in attesa del loro definitivo trasferimento nell'area abitata dai
Kosovari. I Terrenghi però non vogliono e non possono uscire dal campo dove non
ci sono allacciamenti elettrici adeguati. L'elettricità è indispensabile per
alimentare respiratori artificiali per due dei loro bambini: Tommaso di 15 mesi
e Joselito di 6 mesi, affetti da gravi patologie cardio-respiratorie.
Il vicesindaco Rolfi (leghista) però non sente ragioni ed il 13 febbraio intima
ai Terrenghi di lasciare il campo entro le 18 pena il taglio dell'elettricità a
tutti gli abitanti dell'area (più di 100 persone). I Terrenghi non si spostano
ed alle 19,30 scatta la punizione: l'intero campo piomba nel buio.
Dopo pochi minuti Tommaso e Joselito danno forti segni di difficoltà
respiratoria ed il più piccolo viene ricoverato urgentemente in ospedale .
La risposta dei sinti è un misto di esasperazione e rabbia. Sulla strada
statale che costeggia il campo danno fuoco ad alcune loro roulotte, il traffico
viene bloccato, i vigili del fuoco impiegano più di due ore per domare le
fiamme. Il giorno dopo il vicesindaco, sostenuto nelle sue gesta da Giunta e
Sindaco, insulta i sinti accusandoli di strumentalizzare i bambini ammalati.
La reazione della città solidale è a favore dei sinti, tutta la stampa e la
televisione nazionali ne parlano. La giunta comunale sembra voler abbandonare
manifestazioni muscolari, ma è solo apparenza: dall'inizio di febbraio infatti,
con un tempismo paradossale, proprio mentre si dava inizio alle procedure di
evacuazione del campo, i tecnici comunali avevano finalmente completato la
realizzazione di un blocco di sei bagni, che però sono ancora recintati e chiusi
con divieto di utilizzo.
E qui c'è il nuovo ricatto: i bagni verranno resi disponibili alla comunità
solo quando i Terrenghi se ne saranno andati. Nell'attesa i servizi igienici
restano all'aperto fra arbusti e alberi, i bambini sinti continuano ad essere in
pericolo, grazie alle scelte della giunta di Brescia, supportata nei fatti da
quasi tutta l'opposizione che ha votato per la chiusura del campo e che
polemizza con la lega su chi è più efficiente a ripulire Brescia dagli
‘Zingari'. In passato operazioni ‘pedagogiche' di questo genere hanno avviato
processi di distruzione di interi popoli.
Luigino Beltrami
Ndr: Dalla lettura dei quotidiani di questa settimana scopriamo che la
famiglia Terenghi ha lasciato il campo di Via Orzinuovi, ma i bagni restano
chiusi: I sinti protestano: "I servizi igienici rimangono chiusi" (Brescia
Oggi, 13/4) e Brescia, l'ira dei Sinti: "Il Comune non rispetta i patti e non
apre i bagni" (Giorno Brescia, 13/4)
Brescia, Tutti Uniti: partecipa anche TU alla manifestazione del 23 aprile
La Federazione Rom e Sinti Insieme invita tutti alla manifestazione “Tutti
Uniti!" che si terrà sabato 23 aprile 2011, a Brescia in Piazza della Loggia,
dalle ore 15.00. Tutti uniti per difendere i diritti umani, per la salvaguardia
della dig...