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I rom del panareo depositano il ricorso contro le ingiunzioni di abbattimento
Di Fabrizio (del 24/04/2011 @ 09:06:05, in Italia, visitato 1844 volte)

Le famiglie residenti nel campo sosta Panareo, destinatarie lo scorso gennaio di un’ingiunzione di abbattimento delle loro baracche, hanno presentato in questi giorni, assistite dall’Avvocato Adriano Tolomeo, il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, con il quale si chiede l’annullamento previa sospensiva dell’ingiunzione loro notificata.

In attesa che si espleti l’iter legale intrapreso, le associazioni impegnate nel sostegno degli abitanti del campo, auspicano che le Istituzioni intervengano quanto prima per la risoluzione intanto dell’emergenza sanitaria esistente al campo, ovvero la sistemazione degli impianti idrici e fognari come della bonifica ambientale. Per mercoledì, infatti, è stata convocata una commissione intersettoriale comunale per l’individuazione di soluzioni possibili.

La speranza è che le Istituzioni si impegnino concretamente nella realizzazione di progettualità in grado di dare risposte efficaci ai problemi che quotidianamente i Rom incontrano.

Vent’anni paiono un tempo sufficiente per comprendere che la logica dei campi si traduce in interventi inefficaci, non durevoli, dispendiosi ed inadeguati. Al fine di ridurre il danno ed opporsi ai ghetti è necessario promuovere processi finalizzati all’effettivo inserimento dei Rom all’interno del tessuto urbano e sociale della provincia di Lecce.

Uno sforzo istituzionale maggiore di quello che finora è stato realizzato ovvero un’azione sinergica (di partecipazione e concertazione) fra Istituzioni, Enti locali e cittadini Rom renderebbe possibile l’individuazione di strategie concrete che partano dalle esigenze maturate intanto dagli interessati.

Ad oggi, però, la collaborazione fra Istituzioni ed Enti locali risulta complessa, quasi farraginosa, impraticabile.

In questi mesi le associazioni ed i rappresentanti dei Rom di Campo Panareo hanno tentato di proporre delle alternative al campo, chiedendo ripetutamente la convocazione di un tavolo tecnico in Prefettura, puntualmente disatteso, e sollecitando la Regione ad un incontro propositivo, anch'esso non ancora avvenuto.

Alcuni Comuni della provincia di Lecce, ad esempio, proponevano la possibilità di avviare, attraverso finanziamenti reperibili dai piani sociali di zona, progettualità finalizzate all’inclusione socio-lavorativa dei rom. Lo stesso Comune di Lecce ha dichiarato la propria disponibilità ad interventi di natura differente dalla ristrutturazione del campo. Idee sospese in attesa dell’individuazione di fondi disponibili per poterle realizzare.

Stando a quanto riportato dalla stampa, durante un incontro avvenuto fra Comune di Lecce ed Assessorato regionale alle Politiche di Benessere Sociale e Pari Opportunità, si è individuato un possibile canale di finanziamento per la ristrutturazione del campo Rom ovvero l'uso dei fondi normalmente erogati per l’albergo diffuso.

Una soluzione, dunque, non quella auspicata, ma comunque una soluzione. La precarietà è senza dubbio preferibile allo sgombero, specialmente dopo vent’anni di vita in uno stesso luogo ma non può essere sempre e solo l'unica azione possibile.

I campi, d’altronde - oramai è più che noto - producono ghettizzazione, emarginazione, solitudini e l'eterogeneità degli agglomerati abitativi Rom all’interno della Regione Puglia non permette delle soluzioni univoche e generali alla situazione. Superare senza demagogia la logica ghettizzante dei campi, intervenire con azioni specifiche e differenziate nei diversi territori, impone un’unica propedeutica strada: quella del confronto e della partecipazione democratica nella gestione della cosa pubblica che parta da un'idea di fondo: i Rom di Puglia non sono nomadi. Saranno destinati a lungo a vivere nei ghetti?

Rete Antirazzista Salento
Comitato per la Difesa dei Diritti degli Immigrati, Lecce

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