Le famiglie residenti nel campo sosta Panareo, destinatarie lo scorso gennaio
di un’ingiunzione di abbattimento delle loro baracche, hanno presentato in
questi giorni, assistite dall’Avvocato Adriano Tolomeo, il ricorso straordinario
al Presidente della Repubblica, con il quale si chiede l’annullamento previa
sospensiva dell’ingiunzione loro notificata.
In attesa che si espleti l’iter legale intrapreso, le associazioni
impegnate nel sostegno degli abitanti del campo, auspicano che le Istituzioni
intervengano quanto prima per la risoluzione intanto dell’emergenza sanitaria
esistente al campo, ovvero la sistemazione degli impianti idrici e fognari come
della bonifica ambientale. Per mercoledì, infatti, è stata convocata una
commissione intersettoriale comunale per l’individuazione di soluzioni
possibili.
La speranza è che le Istituzioni si impegnino concretamente nella
realizzazione di progettualità in grado di dare risposte efficaci ai problemi
che quotidianamente i Rom incontrano.
Vent’anni paiono un tempo sufficiente per comprendere che la logica dei campi
si traduce in interventi inefficaci, non durevoli, dispendiosi ed inadeguati. Al
fine di ridurre il danno ed opporsi ai ghetti è necessario promuovere processi
finalizzati all’effettivo inserimento dei Rom all’interno del tessuto urbano e
sociale della provincia di Lecce.
Uno sforzo istituzionale maggiore di quello che finora è stato realizzato
ovvero un’azione sinergica (di partecipazione e concertazione) fra Istituzioni,
Enti locali e cittadini Rom renderebbe possibile l’individuazione di strategie
concrete che partano dalle esigenze maturate intanto dagli interessati.
Ad oggi, però, la collaborazione fra Istituzioni ed Enti locali risulta
complessa, quasi farraginosa, impraticabile.
In questi mesi le associazioni ed i rappresentanti dei Rom di Campo Panareo
hanno tentato di proporre delle alternative al campo, chiedendo ripetutamente la
convocazione di un tavolo tecnico in Prefettura, puntualmente disatteso, e
sollecitando la Regione ad un incontro propositivo, anch'esso non ancora
avvenuto.
Alcuni Comuni della provincia di Lecce, ad esempio, proponevano la
possibilità di avviare, attraverso finanziamenti reperibili dai piani sociali di
zona, progettualità finalizzate all’inclusione socio-lavorativa dei rom. Lo
stesso Comune di Lecce ha dichiarato la propria disponibilità ad interventi di
natura differente dalla ristrutturazione del campo. Idee sospese in attesa
dell’individuazione di fondi disponibili per poterle realizzare.
Stando a quanto riportato dalla stampa, durante un incontro avvenuto fra
Comune di Lecce ed Assessorato regionale alle Politiche di Benessere Sociale e
Pari Opportunità, si è individuato un possibile canale di finanziamento per la
ristrutturazione del campo Rom ovvero l'uso dei fondi normalmente erogati per
l’albergo diffuso.
Una soluzione, dunque, non quella auspicata, ma comunque una soluzione. La
precarietà è senza dubbio preferibile allo sgombero, specialmente dopo vent’anni
di vita in uno stesso luogo ma non può essere sempre e solo l'unica azione
possibile.
I campi, d’altronde - oramai è più che noto - producono ghettizzazione,
emarginazione, solitudini e l'eterogeneità degli agglomerati abitativi Rom
all’interno della Regione Puglia non permette delle soluzioni univoche e
generali alla situazione. Superare senza demagogia la logica ghettizzante dei
campi, intervenire con azioni specifiche e differenziate nei diversi territori,
impone un’unica propedeutica strada: quella del confronto e della partecipazione
democratica nella gestione della cosa pubblica che parta da un'idea di fondo: i
Rom di Puglia non sono nomadi. Saranno destinati a lungo a vivere nei ghetti?
Rete Antirazzista Salento
Comitato per la Difesa dei Diritti degli Immigrati, Lecce
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