Dibattito alla quinta edizione del Festival del Giornalismo di Perugia
Tutti ricorderanno lo scorso anno quando in Francia il governo impose lo
sgombero di numerosi campi Rom, in seguito ad un omicidio avvenuto all'interno
della comunità nomade.
Si è discusso di Rom e della loro cultura al Centro Servizi Alessi in occasione
della V edizione del Festival Internazionale del Giornalismo.
I media spesso li descrivono come "zingari" che chiedono l'elemosina o che non
lavorano. Ma parlare di Rom dovrebbe presupporre una maggiore conoscenza del loro
mondo. Ne hanno parlato Luca Bravi docente dell'Università di Firenze, Gabriella Capparelli del Tg1 e Alexian Santino Spinelli docente di Lingua e Cultura Rom
presso l'Università di Chieti e leader del gruppo musicale Alexian ta le Chavè
-Alexian e di suoi figli-.
«Il mondo dei Rom è diverso dalle casemobili, camper o tende -attacca Spinelli-
non è una popolazione di nomadi». Bisognerebbe superare questo stereotipo perché
il nomadismo non è né normale né tipico della loro cultura. Sono sempre stati
obbligati a emigrare e scappare. «Sono costretti a vivere nei campi per un
retaggio fascista -prosegue Spinelli- creare un campo Rom è segregazione
razziale che, ricordiamo, è un crimine contro l'umanità».
Dai dati di molte inchieste la minoranza Rom è la più odiata dell'occidente.
Durante il nazismo invece era seconda solo agli ebrei. Ma ora è interessante
analizzare la differenza tra le due etnie: per i Rom non c'è stato alcun
riscatto. «Nell'immaginario collettivo lo zingaro fa paura –spiega Bravi-
rispetto alla persecuzione contro gli ebrei, c'è una forma di razzismo più
culturale. Rispetto a prima si usano anche i moderni campi di concentramento che
sono i campi Rom, appunto»
Questa forma di razzismo emerge anche nelle scuole che ripropone in maniera
decisa lo stereotipo dello zingaro: i bambini Rom vengono messi in classi
speciali, di solito scantinati non riuscendo così a socializzare e ad
integrarsi. Questo è un problema molto delicato sia in Europa che ovviamente in
Italia in cui siamo sempre stati abituati a vedere il loro mondo come una forma
di delinquenza sicuramente da evitare. La conferenza va avanti con delle
immagini e delle testimonianze di alcune donne che hanno avuto successo nel
nostro paese. Anche loro ribadiscono che non sono tutti uguali ponendo una
domanda un po' scomoda per tutti, ma soprattutto per Spinelli assoluto difensore
di questo mondo. «Che senso ha andare a chiedere l'elemosina?»
In tutta Europa c'è questo pregiudizio e questo luogo comune che ci fa essere
tutti razzisti. Una soluzione a questo delicato problema potrebbe essere anche
piuttosto semplice se vogliamo: paese "ospite" e mondo rom dovrebbero
incontrarsi a metà strada, facendo un passo per uno, cercando di togliere il
paraocchi da una parte, ma allo stesso tempo, dall'altra, mostrarsi realmente
interessati ad un'integrazione sana e pulita.
Già perché «l'integrazione è come l'amore, si fa in due» -conclude Spinelli.